Serie A, pareggio a reti bianche tra Inter e Sassuolo

Nell'ultimo anticipo della giornata di campionato sono scese in campo Inter e Sassuolo.
A San Siro il match è finito con il risultato di 0-0, dopo un primo tempo molto combattuto e ricco di azioni. Un risultato che sta un pò stretto all'Inter, che potrebbe vedere il Napoli prendere il largo.


Allenamento Roma, martedì mattina la ripresa

Dopo il successo per 3-2 contro il Torino il tecnico Di Francesco ha voluto concedere due giorni di riposo ai propri giocatori. Si tornerà in campo pre riprendere gli allenamenti martedì mattina, con in testa il match di campionato contro l'Atalanta.


10/05/2003 - La prima volta di Daniele De Rossi e la gioia di Sensi in tribuna

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - A maggio del 2003, la stagione della Roma di Fabio Capello in campionato ormai non ha più alcun obiettivo (se non quello di evitare brutte figure), dal momento che i giallorossi stazionano malinconicamente in ottava posizione, lontani anni luce dalla zona Champions.

Già dall'estate precedente, purtroppo, qualche campanello d'allarme all'interno del centro sportivo di Trigoria aveva iniziato a suonare, a causa delle scintille tra il tecnico giallorosso e il presidente Sensi in merito alla possibilità di acquisto di Edgar Davids dalla Juventus. Capello vuole di nuovo (dopo l'esperienza al Milan) con sé il centrocampista olandese; il numero uno della società, invece, non è disposto a spendere troppo per portare il numero 26 bianconero nella capitale.

Da gran furbacchione, quindi, il mister della Roma mette le mani avanti in previsione della stagione in procinto di iniziare e dichiara: “Ho chiesto solo quel giocatore e se volessimo davvero lo potremmo comprare”. L’allenatore friulano aggiunge poi che “vista la situazione lottiamo per il quarto posto dal momento che gli altri si sono rinforzati e noi no”, concludendo con un perentorio: “Nella testa continuo a pensare al primo posto, ma in realtà siamo da quarto“.

La risposta del presidente del terzo scudetto giallorosso non si fa attendere e il clima in casa giallorossa si fa davvero rovente. Più di qualcuno ipotizza che si possa arrivare addirittura ad una clamorosa rottura prima dell’inizio della nuova stagione quando Sensi afferma: “Se Capello porta la Roma al quarto posto, non so se arriva a fine campionato e poi Capello su Davids non può dire niente perché un giorno lo vuole e il giorno dopo ci ripensa”.

Alla fine, l'olandese resta a Torino ma il tecnico della Roma (almeno pubblicamente) se ne fa una ragione, affermando che "se riterremo giuste le richieste della Juve acquisteremo Davids, altrimenti no, perché le follie non dobbiamo farle. Saremmo gli unici ad andare fuori mercato, una sciocchezza".

Qualcosa, però, si è inevitabilmente rotto nel rapporto tra i due e da allora le frasi al vetriolo si moltiplicheranno.

Come se non bastasse, Franco Sensi perde quella che non è fuori luogo definire una vera e propria 'battaglia' per la presidenza della Lega Serie A contro Adriano Galliani e misteriosamente i giallorossi in campionato iniziano a subire torti arbitrali a ripetizione.

Addirittura, al termine della stagione, probabilmente per la prima volta nella storia, i designatori Bergamo e Pairetto ammettono candidamente che la Roma è stata danneggiata durante il campionato appena conclusosi e che in questa circostanza "torti e favori non si sono compensati".

Storie strane.

La squadra, comunque, ci mette del suo nell'ambito del naufragio che porta la Roma ad allontanarsi ben presto dalla vetta della Serie A e dalla zona che porterebbe alla qualificazione per l'Europa che conta l'annata seguente: Batistuta ormai è soltanto la brutta fotocopia del 'Re Leone' che ha trascinato una città allo scudetto; Montella incappa in una stagione no ed appare spesso irriconoscibile; Delvecchio viene lasciato sempre più spesso in panchina da Capello, che evidentemente lo vede all'inizio del tramonto da calciatore e lo stesso discorso vale per quelli che erano un tempo il punto di forza della compagine di Capello, ovvero gli esterni Candela e Cafu.

Insomma, la rosa giallorossa, pur competitiva sulla carta, si rivela alla fine inadeguata per lottare per grandi traguardi. Le poche gioie vissute sono fornite ai tifosi dal solito capitan Totti e da Antonio Cassano, che dopo un anno di apprendistato nella capitale mostra una crescita notevole.

Si arriva così alla giornata numero 32, terz'ultima del campionato, con i giallorossi che sfidano il già retrocesso Torino in una gara che ha veramente poco o nulla da dire. L'occasione è però buona per vedere come si comporti in campo un giovanissimo proveniente dal settore giovanile di Trigoria, per il quale Fabio Capello letteralmente stravede, dal momento che lo ha già fatto esordire in Champions e in Serie A: si tratta di Daniele De Rossi.

Il centrocampista di Ostia viene scelto come titolare accanto a Tommasi ed Emerson in una formazione comunque ampiamente rimaneggiata. Capello manda in campo il seguente undici: Pelizzoli, Zebina, Samuel, Dellas, Candela, Tommasi, De Rossi, Emerson, Lima, Guigou, Cassano.

Il Torino risponde con: Sorrentino, Delli Carri, Fattori, Galante, Conticchio, De Ascentis, Vergassola, Donati, Castellini, Lucarelli, Ferrante.

Arbitra il signor Pieri.

La partita inizia e già dal principio viaggia sui classici ritmi lenti di fine stagione tra compagini che non hanno necessità di fare risultato. La Roma tiene in mano il pallino del gioco, mentre il Torino non rinuncia alle ripartenze in contropiede. Tra il 5' e il 10', i giallorosso vanno vicini al gol del vantaggio dapprima con Samuel (colpo di testa neutralizzato da Sorrentino), poi con Gianni Guigou (diagonale salvato a un passo dalla linea di porta dalla retroguardia granata).

Il più attivo nella formazione di Capello è colui che possiede più talento nei piedi in questo piovoso pomeriggio romano: Antonio Cassano. Il barese si mostra attivo su tutto il fronte offensivo ma anche assai impreciso: al 13', l'attaccante manda fuori di nuca su bell'assist di Candela; al 16', invece, imbeccato da Tommasi, Cassano calcia di piatto in modo quasi svogliato un buon pallone.

Poco dopo la mezz'ora, comunque, il numero 18 della Roma riesce a trovare la via del gol: ottimo spiovente di Lima dalla sinistra, Cassano interviene di testa, anticipando anche il compagno Emerson e porta in vantaggio i capitolini, effettuando poi una delle più classiche 'cassanate' beccandosi un'ammonizione per aver alzato al cielo la bandierina del corner in un match assolutamente inutile.

Sbloccato il risultato, prima del duplice fischio di Pieri, la Roma sfiora pure il raddoppio con Candela.

Nella ripresa, i giallorossi mostrano subito di voler chiudere i conti e, dopo un grande stacco al 48' di Zebina da angolo, realizzano il 2-0 con il baby Daniele De Rossi, che sigla la sua prima rete nella massima serie mediante una bordata dalla distanza che lascia Sorrentino di sasso. Anche il presidente Sensi gioisce in tribuna e viene ripreso dalle telecamere mentre si alza e urla di gioia per il gran gol del 'ragazzino'.

Al 61', la Roma fa tris: Tommasi recupera un pallone a centrocampo e mette in mezzo, è Cassano il più lesto di tutti per la doppietta personale e il nono gol in campionato. Prima del 90', c'è tempo solo per il gol della bandiera granata ad opera di Frezza e una bomba di Dellas direttamente da calcio di punizione.

Termina 3-1, una vittoria inutile ai fini della classifica ma fondamentale per un grande calciatore del futuro giallorosso. Recentemente, infatti, lo stesso De Rossi ha confessato quanto sia stata importante quella partita di maggio del 2003 con il presidente Sensi sugli spalti per dare il via alla sua carriera con una sola maglia: "Il mio primo gol in Serie A, a Roma-Torino, è stato qualcosa di importante, volevo lasciare il segno anche se ero giovane. Sapevo che sarei dovuto andare via in prestito a farmi le ossa, ma sicuramente quello era anche un modo per dire ai tifosi, all’allenatore e al presidente che io c'ero e che potevo restare in squadra. L’esultanza del presidente Sensi in quel caso fu emblematica, aveva visto “er regazzino”, come mi chiamava. In quel momento si sono accorti che potevo restare e da lì non mi sono mosso mai da Roma".


Roma-Torino, il doppio ex - Gigi Radice

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - Corre l'anno 1989, quando il presidente giallorosso Dino Viola, al termine della terrificante annata contraddistinta dalla comica coppia brasileira Andrade-Renato, decide di porre fine alla terza esperienza giallorossa in panchina del grande Nils Liedholm.

Il campionato appena concluso è stato avaro di soddisfazioni per la Magica, finita soltanto ottava e che rimarrà fuori dall'Europa durante la stagione seguente dopo lo spareggio perso contro la Fiorentina (a causa del gol del mai dimenticato ex Roberto Pruzzo, alla sua ultima rete in carriera: classica storia da Roma) sul campo neutro del Renato Curi di Perugia.

Il presidente romanista, comunque, non ha la minima intenzione di mollare e anzi vorrebbe rilanciare, portando sulla panchina capitolina un grande nome. Le sue attenzioni si posano su Ottavio Bianchi, tecnico che ha portato a Napoli il primo, storico scudetto (oltre a una Coppa Italia) appena due anni prima. L'allenatore bresciano, tuttavia, è ancora legato ai campani da un altro anno di contratto e la società di Ferlaino non ha la minima intenzione di liberarlo.

Dino Viola non si arrende e 'blocca' Bianchi per la stagione 1990/1991. C'è, però, un'annata ancora tutta da giocare.

Il numero uno del club di Trigoria si mette così alla ricerca di un tecnico che accetti la scomoda posizione di traghettatore per un solo campionato. Alla fine, la scelta cade su Gigi Radice, il 'Sergente di Ferro' che a metà degli anni 70 ha condotto il Torino sul tetto d'Italia.

La gente storce la bocca. La scelta di Radice non convince buona parte del tifo romanista, che sognava un nome più altisonante e al 'tiro al bersaglio' verso il trainer di Cesano Maderno partecipa anche parte della stampa della Città Eterna.

Soltanto un'estate dopo, la situazione sarà completamente diversa ed essere costretto a salutare l'ex allenatore del Torino sarà molto triste per il popolo giallorosso.

La stagione 1989/1990, infatti, che passa alla storia anche come quella 'del Flaminio', poiché la Roma (e la Lazio) disputa le proprie gare interne in tale a impianto a causa dei lavori di ammodernamento dell'Olimpico in vista dei Mondiali di Italia 90, fa letteralmente innamorare la fan base romanista della squadra organizzata e messa in campo da Gigi Radice.

La compagine giallorossa disputa un campionato molto buono, contraddistinto da grande carattere mostrato sul terreno di gioco e anche spunti di calcio gradevole. Il 'tedesco volante' Rudi Voeller realizza 14 gol mentre il giovane Stefano 'Ciccio' Desideri ne mette a segno ben dieci; da segnalare anche l'ottimo rendimento di Ruggiero Rizzitelli, che dopo un anno di apprendistato nella capitale mostra a tutti di che pasta sia fatto.

Da ricordare, in particolare, entrambi i derby disputati in stagione: all'andata, ci pensa capitan Giannini a recuperare lo svantaggio laziale firmato da Bertoni e salvare Radice dalla sconfitta alla sua prima stracittadina romana, mentre al ritorno Rudi Voeller batte Orsi con un fantastico 'cucchiaio' su rigore (episodio che ispirerà Francesco Totti a far diventare tale gesto il suo marchio di fabbrica) e regala la vittoria ai giallorossi).

L'annata per la Roma si conclude al sesto posto, ma con la sensazione fino a metà della stagione che la squadra di Radice potesse giocarsela davvero con le più grandi per i primissimi piazzamenti in classifica.

Alla fine, dunque, Gigi Radice, nel frattempo diventato un vero beniamino del popolo romanista, saluta a malincuore la capitale, con la sensazione di aver lasciato un buon lavoro soltanto a metà dell'opera.

Si aprono le porte della panchina giallorossa per Ottavio Bianchi, che al contrario del suo predecessore non sarà mai amato dai tifosi della Roma.


In-granata la marcia!

INSIDEROMA.COM - L.LUCIANI - Giunta al giro di boa della stagione, la Roma riprende la corsa al quarto posto sulle orme positive dell’anno appena trascorso, ottenendo la terza vittoria consecutiva senza far mancare quella sofferenza peculiare dello stile romanista.

SOLUZIONE - L’anticipo delle 15:00 contro il Torino vede subito una tegola in casa Roma: dopo solo cinque minuti Under si infortuna per un problema muscolare alla coscia che richiede immediatamente una sostituzione. Con Florenzi non convocato, l’unica soluzione appare El Shaarawy, non ancora al meglio dopo un periodo influenzale. Ma il Faraone non sembra curante del suo stato fisico e corona la sua ottima prestazione con un rigore procurato e il gol della vittoria.

INVOLUZIONE - Assente ingiustificato dal rientro dalle vacanze è il bomber Edin Dzeko. Con solo 2 gol all’attivo, di cui l’ultimo datato 5 Ottobre, il bosniaco si presenta poco motivato e di lunga sotto le aspettative dei tifosi e dei bookmakers, che lo davano quasi scontato come marcatore del match. Capace di sbagliare a pochi metri dalla porta, Dzeko si allontana dal profilo di goleador ormai acquisito da anni dando i primi segni di un’involuzione in rapida ascesa.

VETERANO - Nel risultato finale condito con ben cinque reti, non poteva mancare la firma di Zaniolo. Il “giovane veterano” continua a sfornare prestazioni maiuscole marchiate a fuoco, con gol spettacolari ricchi di tenacia mista a tecnica sopraffina. Un talento cristallino pronto a imporre il proprio “io” nel calcio italiano da qui ai prossimi dieci anni, a patto che venga protetto dalle pressioni esterne e dalle numerose aspettative che gravano sui suoi appena 19 anni.


Roma-Torino 3-2 - Le pagelle dei giallorossi

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Come alla prima d'andata la Roma parte bene con i tre punti. Non un match facile però, soprattuto per come si era messa la gara nel primo tempo. Ma fortunatamente i ragazzi di Di Francesco si sono fatti trovare pronti, reagendo con cattiveria e trovando il successo finale.
Ma vediamo come si sono comportati i giallorossi in campo:

OLSEN 6 - Si fa trovare impreparato sui due gol dalla distanza, ma era comunque difficile arrivarci. Per il resto del match compie solo qualche uscita senza essere seriamente impegnato.

KARSDORP 6.5 - Ottime sovrapposizioni e trova l'imbeccata per El Shaarawy che porta al rigore. Si perde un pò nel corso della ripresa ma è un piacere poterlo finalmente vedere in campo.

SANTON (dall'80') 6 - Entra per i dieci minuti finali e fa vedere buone cose, cercando anche il gol con un'azione personale ma Sirigu para.

MANOLAS 6 - Come sempre una partita attenta senza commettere errori o perdere il diretto marcatore.

FAZIO 5.5 - Qualche errore di troppo, ma chiude il match con cattiveria e voglia di non chiudere la partita senza i tre punti.

KOLAROV 6.5 - Gol su rigore a coronamento di un'ottima prestazione. Quando è in forma si vede e risulta fondamentale per la squadra.

CRISTANTE 6.5 - Sempre presente in mezzo al campo con contrasti e trame di gioco per liberare i compagni e far ripartire l'azione.

LO. PELLEGRINI 7 - Una prestazione sopraffina la sua, con costanza in mezzo al campo e sostegno ai giocatori offensivi. Al bacio l'assist per El Shaarawy che vale il gol della vittoria.

ZANIOLO 7 - Porta in vantaggio la Roma con un super gol. Arpiona il pallone in area con il destro e da terra la piazza sotto la traversa. Lotta in mezzo al campo con foga agonistica e dribbla con classe e semplicità.

UNDER SV - Solo sei minuti per l'esterno turco, che esce per infortunio.

EL SHAARAWY (dal 6') 7 - Sciupa una ghiotta occasione poco dopo il suo ingresso in campo, ma si fa trovare in area procurandosi il rigore. Trova l'angolo giusto per il nuovo vantaggio giallorosso che regala la vittoria finale.

KLUIVERT 5.5 - Partita sottotono la sua, con qualche cross per i compagni ma senza incidere.

SCHICK (dal 72') 5.5 - Pochi minuti in cui gioca largo facendo vedere come non sia il suo ruolo naturale.

DZEKO 5 - Partita molto sottotono la sua. Il non aver giocato per varie partite sembra aver pesato. Sbaglia un facile tap-in nella ripresa, un gol che in passato avrebbe segnato ad occhi chiusi.


Sulla (buona) strada per la quarta vittoria di fila

INSIDEROMA.COM - ELISA GIOCONDI - Partita bagnata, partita fortunata. Non era così? Il cielo sulla capitale è grigio, ma non lo sarà lo spirito della Roma che alle 15 scenderà in campo per battere il Torino.
L'approccio è diverso e la voglia di vincere è molta: le tre vittorie consecutive unite alla sosta, più gli allenamenti serrati a cui la squadra si è sottoposta, possono spezzare l'incantesimo del Torino imbattuta da 12 gare in trasferta.
A favore di Di Fra vanno le mancanze dei granata: Mazzarri & Co. sono privati di Izzo e Meitè causa squalifica, Moretti e Baselli per infortuni, mentre tornano dopo la ripresa Lukic e Zaza, Ansaldi spostato a centrocampo. Il mister dei torinesi sfoggerà il temuto 3-5-2 che ha fatto tribolare i giallorossi: non c'è squadra "debole" che tenga, quando si trovano di fronte la suddetta tattica, vanno in tilt.
Il tecnico abruzzese, invece, disporrà la sua rosa con un ben riuscito 4-2-3-1. Farà a meno di De Rossi, Florenzi, Juan Jesus, Perotti e Mirante, Manolas torna trionfante in difesa, Nzonzi e El Shaarawy prontissimi in panchina. In ottima forma Marcano, Schick e Karsdorp, che giocherà sulla fascia da titolare per la seconda partita di fila.

I punti portati a casa contro Sassuolo, Parma e Virtus Entella, devono gasare i giallorossi per le prossime partite più toste delle precedenti: Torino, oggi, e Atalanta in campionato, poi Fiorentina e Porto in coppa. Non c'è 3 senza 4: se conquisteranno anche la vittoria di oggi, si piazzeranno al 4° posto davanti alla Lazio, che ha due punti in più e giocherà domani, e al Milan che ha soltanto un punto di vantaggio rispetto alla Roma e sfiderà il Genoa lunedì. La risalita deve pressare le concorrenti in Champions.
Di Francesco è (parzialmente) soddisfatto della crescita ma non può (e non deve) tirare ancora un sospiro di sollievo, la strada per il traguardo è tortuosa. Il Torino è temibile, soprattutto in trasferta, ma il 4° posto in classifica è (potenzialmente) raggiungibile e la Roma, nonostante le privazioni forzate, potrebbe avere i numeri per farcela.


Kolarov raggiunge il suo record personale ma è la stagione più prolifica per lui in campionato

Aleksander Kolarov raggiunge il suo record personale. Infatti, oggi il serbo si è portato a quota 5 gol stagionali. Solo nella stagione 2009-2010 aveva fatto altrettanto, quando indossava la maglia della Lazio ma fece 5 goldivisi tra campionato, Coppa Italia ed Europa League. Mai però aveva ne aveva realizzati così tanti in un singolo campionato, al massimo si era fermato a 4 ai tempi dell'OFK Belgrado. 


Barba potrebbe essere il colpo a sorpresa dopo l'infortunio di Juan Jesus

INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - Il calciomercato è ufficialmente aperto ed in casa Roma si comincia a pensare alle possibili manovre. La situazione infortuni di certo non aiuta ma fa sì che per il ds Monchi nascano nuove idee per andare a tappare quei buchi aperti a causa dei guai muscolari. Juan Jesus, dopo l'infortunio patito nel match di Coppa Italia con la Virtus Entella, si è presentato al Centro Sportivo Fulvio Bernardini già senza stampelle e oggi si sottoporrà invece alla visita del professor Mariani che deciderà se operarlo o meno al ginocchio. Manolas è tornato in campo a inizio settimana, ma solo in extremis Di Francesco deciderà se impiegarlo titolare. Ha recuperato anche Nzonzi.

TRA POSSIBILI USCITE ED ENTRATE - In attacco ancora da capire se la squadra di Di Francesco deciderà di muoversi in entrata ed in uscita. Il nome più caldo di tutti è attualmente quello di Grégoire Defrel, ora in prestito alla Sampdoria. L’ultima settimana di mercato sarà decisiva per il francese che, dopo l’arrivo di Gabbiadini in blucerchiato, vuole andare via da Genova. È richiesto dall’Atalanta (diventando così utile in ottica Mancini a giugno ndr) e dal Fulham. Opzione inglese che garantirebbe alla Roma il cash per muoversi. Miranda è bloccato da Spalletti ma un’offerta concreta potrebbe aprire nuovi scenari. Dalla Spagna è tornato a circolare il nome di Nacho che non ha però trovato riscontri a Trigoria. Sondaggio per Barba del Chievo Verona: classe ‘93, romano ed ex giallorosso, è un centrale di piede mancino che può ricoprire anche il ruolo di terzino sinistro, andrebbe a prendere il posto di Juan Jesus in caso oggi si decidesse per l'operazione del brasiliano. La Roma attende risposte da Villa Stuart ed intanto sonda il terreno, qualcosa di certo si farà.


Domani il Torino. Pellegrini: "Champions il nostro obiettivo"

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Domani si alza il sipario sul girone di ritorno della Roma, impegnata all’Olimpico alle 15, contro il Torino. «Dovremo fare meglio di quello di andata per raggiungere il quarto posto in classifica che penso non sia in discussione perché, nonostante tutte le difficoltà, sono fiducioso. Sarebbe un’assurdità non arrivarci. E poi abbiamo come obiettivo la finale di coppa Italia». Parte la scalata che, dopo il raggiungimento dei quarti di finale della Coppa nostrana, non può che avere come obiettivo il piazzamento Champions a fine stagione. E Lorenzo Pellegrini ne sarà un protagonista, a cominciare da domani, quando si posizionerà in mezzo al campo, accanto a Cristante (Nzonzi non è ancora al meglio), con Zaniolo oppure Pastore (meno probabile) come trequartista. «La cosa che più apprezzo di questo ruolo — continua Pellegrini a Sky — è che non si deve pensare troppo alla tattica, mentre da mediano si, visto che si deve fare da schermo e non lasciare buchi». Ha cominciato a lavorare sul campo, intanto, De Rossi, anche se con esercizi individuali. Il capitano vuole provare a esserci nella trasferta di Bergamo della prossima settimana.


Il professionista della violenza ultrà: "Vado allo stadio solo per picchiare"

LA REPUBBLICA - DE RICCARDIS - Ha tatuate sulle braccia dodici foglie, tante quanti gli anni che ha trascorso dietro le sbarre, tra una condanna e l’altra per aggressioni da stadio, risse e pestaggi sfociati in accuse di tentato omicidio. Alla soglia dei cinquant’anni, Nino Ciccarelli si racconta come un «sopravvissuto». Agli scontri di strada, alle inchieste e ai processi, agli anni dei Daspo, alle relazioni pericolose con uomini della curva e della criminalità. «Vado allo stadio per picchiare — ha raccontato di recente a una tv russa — . Devi essere pronto a tutto: pronto ad andare in galera, pronto allo scontro, a tirare le coltellate e a prenderle. E non devi scappare. Sono quello che ha pagato più di tutti». Fondatore dei Viking della curva Nord dell’Inter nel 1984, a quindici anni, Ciccarelli ne ha trascorsi trentacinque in curva. E nonostante l’ennesimo Daspo, che avrebbe dovuto tenerlo lontano da stadi e tifoserie fino al 2021, Nino è in via Novara prima di Inter-Napoli, la sera di Santo Stefano. Regista insieme al capo dei Boys, il creatore delle coreografie della curva Marco Piovella, dell’agguato ai tifosi napoletani, durante i quali muore l’ultrà “Dede” Belardinelli.

Per il gip Guido Salvini, che ieri ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare che l’ha riportato a San Vittore insieme a Alessandro Martinoli, ultrà varesino dei neonazisti di Blood Honor, Ciccarelli è soggetto di «particolare pericolosità», capace di «condizionare facilmente altri tifosi», dato che è «conosciuto in tutto l’ambiente ultrà». Interrogato dalla Digos, dice però di essersi trovato nel cuore della rissa coi napoletani «per caso, dopo aver visto da lontano gli scontri e essersi unito ai suoi amici». Nelle telecamere di via Novara, Ciccarelli appare «claudicante». Ferito alla gamba destra, in faccia e sul naso, «appoggiato a un cestino dell’immondizia». Ultima rappresentazione di una biografia di guerriglia e violenze, inaugurata in una delle giornate peggiori del calcio italiano, il 9 ottobre 1988, quando. Alla fine di Ascoli-InterNazzareno Filippini viene massacrato di botte e muore dopo otto giorni di coma. Ciccarelli è lì. Prosciolto per omicidio, viene condannato per rissa. «Nino non c’entra, mi dice sempre “meglio lo stadio della droga”», lo difese allora sua madre, dopo che la Digos se lo venne a prendere tra i casermoni di Quarto Oggiaro, estrema periferia nord di Milano. Eppure in una storia di spaccio a San Siro, Ciccarelli viene coinvolto negli anni ’90 insieme a un altro volto storico della curva, Vittorio Boiocchi, poi finito in inchieste di criminalità organizzata. Entrambi assolti, ma Ciccarelli torna di nuovo in carcere nel febbraio del ‘90, quando è arrestato per il tentato omicidio di un pusher liberiano, che finisce in ospedale con un polmone perforato. Coltellate date, coltellate prese. Se, venticinque anni fa, l’allora 26enne Ciccarelli viene bloccato vicino al Meazza mentre si lancia con un coltello in mano contro gli juventini, a fine ‘94 è lui a restare ferito davanti a una discoteca milanese. Quattro fendenti nella pancia, cicatrici di guerra che mostra con orgoglio: «Vado allo stadio per picchiare — dice in tv — .Se picchiamo l’altra tifoseria, abbiamo vinto la partita anche se l’Inter perde».


Juan Jesus, oggi si decide sull’operazione

IL MESSAGGERO - La lunga influenza che ha colpito Alessandro Florenzi lo ha costretto a rimanere a casa quasi una settimana, solo ieri è tornato a Trigoria per svolgere un allenamento blando in palestra. L’esterno è ancora debilitato e non giocherà la gara di domani contro il Torino, al suo posto è atteso KarsdorpJesus, presentatosi al Bernardini già senza stampelle, oggi si sottoporrà invece alla visita del professor Mariani che deciderà se operarlo o meno al ginocchio. Manolas è tornato in campo a inizio settimana, ma solo in extremis Di Francesco deciderà se impiegarlo titolare. Ha recuperato anche Nzonzi, ma il centrocampo sarà composto da Cristante-Lorenzo Pellegrini sulla mediana e Zaniolo sulla trequarti. L’ex Sassuoloin un’intervista a Sky Sport ha detto: «Sarebbe un’assurdità non arrivare tra le prime quattro. La mia posizione ideale in campo è sulla trequarti, mi sento più libero quando gioco alto».