Occhio DiFra, ti giochi tutto
GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Tutte le storie cominciano, ma non tutte hanno un vero finale. Il Romanzo di Italo Calvino «Se una notte d’invero un viaggiatore» spiega meglio di ogni parola un concetto del genere. Ci sono dieci «incipit» che però non portano mai ad alcuna conclusione, col (possibile)Romanzo che ricomincia sempre in un altro modo. Ecco, la storia della Roma a trazione statunitense è anche una collezione di storie interrotte, ed anche quest’anno si corre il rischio di rivivere situazione già viste. Inutile dire che, in situazioni del genere, è l’allenatore l’anello debole di ogni catena di comando. Così Eusebio Di Francesco, nonostante venga da due vittorie consecutive (contro Bologna e Frosinone), sa bene come le sfide che lo attendono – contro la Lazio in campionato ed il Porto in Champions League – potrebbero essere decisive per la stagione giallorossa e conseguentemente per il suo futuro.
EFFETTO MONCHI Non basta. L’allenatore in questo momento corre il rischio di pagare due situazioni diverse fra loro. La prima è legata a lui, visto che le ultime due gare, pur vittoriose, hanno evidenziato una squadra con grandi difficoltà, tant’è che se Bologna e Frosinone avessero pareggiato, non sarebbe stato uno scandalo. La seconda invece lo prescinde, visto che riguarda quello che è stato finora il suo mentore, ovvero il d.s Monchi, sempre più vicino all’addio a fine stagione. Ieri il tweet postato dallo spagnolo («In molti possono avere quello che hai, ma nessuno può essere ciò che sei…», con foto della Curva Sud e riferimenti alle prossime due partite) inevitabilmente non hanno fugato dubbi sul suo futuro, che sembra sempre più legato all’Arsenal, anche se il club londinese dovrà pagare una clausola di rescissione alla Roma, a cui è legato da un contratto fino al 2021. Logico che il suo addio indebolirebbe la posizione di Di Francesco, anche se il tecnico abruzzese è ancora perfettamente in grado di costruire la sua fortuna. Come? Arrivando in zona Champions League (fondamentale) e magari facendo ancora strada in Europa, visto che il Porto non è sembrato avversario irresistibile.
si cambia Logico che, se al direttore sportivo vengono accollati alcuni errori sul mercato (nel polverone di radio mercato i nomi più gettonati sono tre: Pastore, Nzonzi e Bianda, ma Zaniolo?), i tanti problemi muscolari non aiutano la gestione dell’allenatore. «Troppi infortuni stupidi», ha detto infatti pochi giorni fa il presidente Pallotta. Se Di Francesco onorerà il suo contratto fino al prossimo anno, qualcosa forse dovrà essere rivisto in merito, ma l’attualità non aspetta e così già contro la Lazio la squadra cambierà. Probabile infatti il ritorno al 4-3-3, con il sacrificio di Nzonzi a beneficio di Cristante, mentre sulla fascia destra dovrebbe tornare Zaniolo. Più o meno la stessa squadra che potrebbe giocare quattro giorni dopo a Oporto in Champions, sperando in quella occasione di poter recuperare Manolas, assai a rischio per il derby (vedi sotto).
RIVOLUZIONE Insomma, nel giro di due partite parte del futuro della Roma potrebbe essere scritto. Quanto basta per cominciare altri Romanzi che corrono a loro volta il rischio di restare incompiuti. Sul fronte della panchina, logico che lo show di ieri a Londra allontani Sarri dalla panchina del Chelsea con tutte le ricadute del caso, mentre sul fronte della direzione sportiva, accanto a nomi noti (Faggiano e Mirabelli) prende corpo anche la soluzione interna, che galleggia tra Balzaretti e Massara. Ma tornando alla panchina, c’è da registrare l’ottimismo di Di Francesco: «Sono convinto che faremo un grande derby, anche se l’ambiente destabilizzante non aiuta». Ne siamo convinti, ma c’è un futuro da scrivere. E sono in tanti a credere che, se anche questo Romanzo fosse interrotto, sarebbe una sconfitta per tutti.
Manolas, niente fratture: è distorsione.
GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - C’è una flebile speranza. Ma è, appunto, flebile. Insomma, le chances che Kostas Manolas possa giocare il derby, sabato prossimo, sono davvero poche. E considerando l’importanza che ha il difensore greco per la retroguardia giallorossa, questa non è certo una buona notizia.
IL GRECO Ieri Manolas si è sottoposto agli esami strumentali (radiografia) a Villa Stuart, per valutare l’entità dell’eventuale danno alla caviglia destra, quella che sabato sera lo ha costretto ad alzare bandiera bianca a Frosinone, nel corso della ripresa, dopo uno scontro con Molinaro. E gli esami hanno scongiurato il rischio di eventuali fratture, confermando invece la prima diagnosi, quella della distorsione alla caviglia. Ieri Manolas zoppicava e oggi farà anche una risonanza magnetica per monitorare i legamenti della caviglia. La distorsione è stata forte e lo mette a serissimo rischio per il derby, se non già addirittura out. Nel senso che mancando ancora sei giorni alla partita, la Roma farà di tutto per provare a rimetterlo in piedi e fargli giocare una sfida chiaramente decisiva. Ma senza rischiare, molto dipenderà dall’esito delle terapie a cui Manolas si sottoporrà in questi giorni. Non dovesse farcela (che oggi poi è l’ipotesi più accreditata), l’obiettivo si sposterebbe inevitabilmente sulla gara di Oporto, quella del 6 marzo prossimo, dove la Roma andrà a caccia del pass per i quarti di finale della Champions League.
gli altri E il derby potrebbe saltarlo anche Cengiz Under, che sembrava pronto al rientro ed invece non è stato convocato neanche per la trasferta di Frosinone. Il giovane turco verrà valutato anche lui di giorno in giorno, ma spifferi di corridoio parlano di una ricaduta al flessore della coscia destra. Schick e Karsdorp, invece, possono rientrare in settimana in gruppo, anche se difficilmente saranno della partita. Il derby lo giocherà di certo De Rossi, la cui situazione viene seguita attentamente. Il capitano durante la settimana fa spesso individuale, gestendo i carichi di lavoro. Il che, però, lo vincola dal punto di vista della forma.
Baldissoni candidato al consiglio
GAZZETTA DELLO SPORT - Oggi alle 14 torna a riunirsi l’assemblea della Lega di Serie A. Dopo l’ultima fumata nera, si proverà a integrare i posti in consiglio di Lega. Tra i nomi considerati più forti a entrare a far parte dell’organismo, c’è anche quello di Mauro Baldissoni, da pochi giorni è diventato vicepresidente della Roma. Sul tavolo dell’assemblea, comunque, ci sarà un argomento non banale, ovvero i criteri di ripartizione dei diritti tv. Tra l’altro sarà la prima assemblea per il nuovo amministratore delegato De Siervo, insediatosi una settimana fa.
Oggi l'orario forse non si cambierà: via alle 20:30
GAZZETTA DELO SPORT - ZUCCHELLI - Trentacinquemila persone già sicure di essere allo stadio, ma senza sapere l’orario. Dovrebbe essere decisa oggi, o al più tardi domani in mattinata, l’ora d’inizio del derby di Roma, in programma sabato 2 marzo. Al momento il via è per le 20.30, con diretta su Dazn, ma per motivi di ordine pubblico la Questura ha richiesto all’Osservatorio l’anticipo alle 15 o, al più tardi, alle 17. Oggi dovrebbe essere comunicata la decisione che, stando a quanto filtrava nelle ultime ore, potrebbe essere negativa rispetto alla richiesta, con il derby confermato in notturna. Con soddisfazione della televisione e dei tifosi, considerando che il sabato è un giorno lavorativo, meno delle forze dell’ordine. Molto dipenderà dalle ulteriori relazioni inviate in queste ultime ore dalla Digos: le prime parlavano di clima più teso rispetto al solito tra Roma e Lazio, anche per la presenza di tifosi in arrivo dall’estero, come ad esempio quelli del Real che si infiltrerebbero tra quelli biancocelesti per ricambiare la presenza di alcuni supporter della Lazio in un derby con l’Atletico.
VERSO I 50MILA I biglietti staccati fino a questo momento sono oltre 35mila, di cui poco meno di 10mila dal lato Roma, che giocherà in trasferta. Oggi partirà la vendita libera e la sensazione è che dopo il successo al 95’ contro il Frosinone possano essere molti i romanisti a caccia del biglietto. L’obiettivo è arrivare a 50mila spettatori, se fosse confermato l’orario notturno potrebbero essere di più.
Il derby di papà Pellegrini «Siamo carichi per vincerlo»
GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Ci sono momenti nella storia di un calciatore che ti restano dentro per sempre, perché sono quelli in grado di cambiare – in un senso o nell’altro – il corso di una carriera. Momenti a cui sei legato, a cui ripensi ogni volta che ripercorri il tuo film calcistico e che senti più tuoi di tutto il resto. Uno di quei momenti lì, ovviamente in positivo, Lorenzo Pellegrini l’ha vissuto nel derby d’andata, quando gli è cambiata un po’ tutta la prospettiva giallorossa. Discusso e incompreso prima, applaudito e indispensabile dopo. A cambiare il corso della sua storia Romanista è stato ovviamente il gol di tacco alla Lazio, ma anche quella posizione lì, da trequartista, in cui ha confessato di trovarsi più a suo agio. Da lì è partito un nuovo Pellegrini e lì vuole rituffarsi subito, già sabato prossimo, dopo aver aiutato la Roma ad arrivare al derby con un’altra vittoria, quella ottenuta sabato sera sul Frosinone. «Una vittoria fondamentale, perdere punti con il Frosinone sarebbe stato un dispiacere immenso per tutti – ha detto alla fine il centrocampista giallorosso, direttamente nella pancia del Benito Stirpe –. Invece così arriviamo al derby sereni e con una serie di vittorie importanti, che speriamo possa continuare anche sabato prossimo. Loro saranno carichi, ma noi lo saremo anche di più di loro».
L’ATTESA E lo è anche Lorenzo, che proprio a Frosinone ha segnato la sua seconda rete stagionale in campionato, proprio dopo quella segnata al derby, quasi cinque mesi dopo la prima volta. Di segnare, in realtà, gli era capitato ancora a Mosca, il 7 novembre, ma in Champions League, contro il Cska. In campionato, invece, niente più, nonostante Lorenzo ci abbia provato spesso e volentieri, rischiando anche in un paio di occasioni di riuscirci. E allora chissà, magari il tris in campionato potrebbe arrivare anche sabato prossimo, sarebbe la chiusura ideale di un cerchio perfetto. In caso, la dedica sarebbe sostanzialmente identica a quella di Frosinone, quando dopo aver segnato il 2-1 Pellegrini ha esultato con il gesto del ciuccio. «Sto aspettando una bambina, sono molto felice. Dedico tutto questo, la vittoria e il gol, a mia moglie ed alla mia futura bambina».
L’ALTRA DEDICA La moglie, Veronica, sabato sera era proprio lì, sugli spalti del Benito Stirpe, ad ammirarlo dal vivo. In attesa poi di renderlo padre la prossima estate, probabilmente tra luglio ed agosto, quando il caldo sarà pesante esattamente come l’attesa di abbracciare una figlia. Veronica che, tra l’altro, ieri ha dedicato a Lorenzo un post molto tenero sui social, con una loro foto dove si inizia a vedere il pancione. «Ci siamo conosciuti che eravamo due bambini, ma con le idee molto chiare sul nostro futuro insieme. Non vedevamo l’ora di andare a convivere, di sposarci, ma soprattutto di creare la nostra famiglia. Ed ora eccoci qua ad aspettare la nostra bambina. Sarà la più amata del mondo e tu sarai un papà unico». Firmata Veronica, per Lorenzo. Una gioia in più anche per Tonino, il papà di Pellegrini, che ha già la fortuna di essere nonno tre volte ma che non vede l’ora di firmare il prestigioso poker.
AL DERBY Pellegrini a Frosinone è tornato a giostrare da trequartista, alle spalle di Edin Dzeko, esattamente il ruolo che gli piace di più. Possibile, però, che contro la Lazio debba cambiare ancora, ritornando a giocare da intermedio, nel caso in cui Di Francesco decida di optare di nuovo per il 4-3-3. In caso non sarà un problema, perché con la carica che ha dentro in questo momento può far bene ovunque. Del resto, l’amore per una figlia ti dà sempre una carica speciale.
Primavera stanca: 0-0 con rigore fallito allo scadere
GAZZETTA DELLO SPORT - SCANO - Voltare pagina non è cosa semplice. Alla Roma Primavera non bastano quattro giorni per dimenticare l’eliminazione in Youth League e per ripartire dal campionato, unico obiettivo rimasto. I ragazzi di De Rossi rallentano col Palermo, terzultimo in classifica, e tornano dalla trasferta siciliana con un pari a reti inviolate. Tante le occasioni per i giallorossi e per Celar, che al 94’ non è riuscito trasformare il rigore procurato da Cangiano. Sfuma così l’aggancio alla vetta della classifica: la Roma è momentaneamente terza, a pari punti col Torino (oggi impegnato col Milan).
CATTIVERIA Il match contro i pari età dell’ex giallorosso Scurto poteva essere una vittoria all’ultimo respiro, fotocopia del sabato sera di Dzeko col Frosinone, e invece è stato il primo in cui l’attacco giallorosso, il più prolifico del campionato con 58 gol in 20 gare, è rimasto a secco. «I ragazzi non riescono a incidere come prima - ha detto De Rossi -. Il viaggio dalla Danimarca è stato lungo, ma qualcuno si accontenta: ci vorrebbe più determinazione». Stanchezza e delusione per Semeraro, terzino sinistro classe 2001, vanno accantonate, sabato il big match con la capolista Atalanta: «Col Palermo ci è mancata un po’ di cattiveria: c’è rammarico per l’occasione persa a un minuto dal termine. Adesso pensiamo a riscattare il 4-0 con l’Atalanta che ci è costato la Coppa Italia».
PALERMO-ROMA 0-0
PALERMO (4-3-3) Al Tumi (dal 32’ p.t. Avogadri); Sicuro (dal 26’ s.t. Petrucci), Fradella, De Marino, A. Gallo; Ruggiero (dal 20’ s.t. Gambino), Santoro, Mendola; Rizzo, Cannavò, Lucera (dal 26’ s.t.’ Birligea). PANCHINA Angileri, Giuliano, Garofalo, Montaperto, Correnti, De Stefano. ALLENATORE Scurto.
ROMA (4-3-3) S. Greco; Parodi, Trasciani, Cargnelutti, Semeraro; Riccardi, Pezzella, F. Greco (dal 32’ s.t. Estrella Galeazzi); D’Orazio (dal 15’ s.t. Darboe), Celar, Besuijen (dal 1’ s.t. Cangiano). PANCHINA Zamarion, Santese, Buttaro, Simonetti, Chierico, Sdaigui, Bucri. ALLENATORE De Rossi.
ARBITRO Curti di Milano
NOTE Ammoniti De Marino e Ruggiero (P), Parodi, Trasciani e Cargnelutti (R) .
Dagli errori ai triangoli: la difesa soffre
GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - La battuta fatta da Eusebio Di Francesco nel post-partita di Frosinone non era male. «Il fatto di non riuscire a far rimanere la porta inviolata è un bel cruccio che mi porto dietro. Lo scorso anno siamo stati la seconda miglior difesa del campionato, mentre in questa stagione segniamo di più. Forse sono diventato più zemaniano», e ha sorriso, ricordano il suo maestro.
triangoli in mediana Prima cominciamo con i numeri. La Roma finora non ha subito gol soltanto in 8 partite sulle 34 disputate: 5 su 25 in campionato, 2 su 7 in Champions League, 1 su 2 in Coppa Italia. Olsen o Mirante, perciò, sono stati battuti 33 volte in campionato, 9 in Europa e 7 in Coppa Italia (tutti nella disfatta contro la Fiorentina). Non basta. Negli ultimi 8 match la Roma ha subito reti in 7 occasioni (per un totale di 17), ottenendo un «clean sheet» soltanto nella partita contro il fanalino di coda Chievo (0-3) dell’8 febbraio scorso. L’allenatore abruzzese, però, sa bene come il problema non sia addebitabile solo ai difensori, che pure qualche sbavatura l’hanno concessa. Non è un caso che, anche per dare maggiore copertura alla retroguardia, la Roma sia passata dal 4-3-3 al 4-2-3-1, quindi con una doppia cerniera sui sedici metri. Insomma, il triangolo di centrocampo è passato da avere il vertice basso (generalmente De Rossi, ma anche Nzonzi) al vertice alto (Pastore, Pellegrini, Zaniolo), che nonostante tutto non ha assicurato quella impermeabilità richiesta. Ciò nonostante in alcune situazioni sembra il male minore. Non è un caso che sia stato riproposto sia nel sofferente finale contro il Bologna che in partenza contro il Frosinone, quando Di Francesco temeva una partita difficile soprattutto dal punto di vista della corsa. E allora, in attesa che gli acciacchi finiscano, è assai probabile che anche in una stessa partita i due sistemi di gioco tornino ad affacciarsi. Perché tornare zemaniani in questa fase della stagione potrebbe essere pericoloso.
Manolas: oggi la verità in vista del derby
IL MESSAGGERO - Di Francesco rischia di perdere Manolas per il derby. Il greco ha lasciato il campo in lacrime al 77’ della gara contro il Frosinone per un contrasto con Molinaro, la diagnosi parla di una forte distorsione alla caviglia destra. La stessa che Kostas si è infortunato in nazionale a metà novembre (saltò il match perso contro l’Udinese, rientrando 3 giorni dopo con il Real). Già sabato sera l’arto si è gonfiato e ieri Manolas ha svolto una lastra per escludere fratture. Oggi la risonanza magnetica a Villa Stuart - se la caviglia si sarà sgonfiata - per far chiarezza sui tempi di recupero. La speranza a Trigoria è che non siano interessati i legamenti, se così fosse allora sarebbe in pericolo anche per il Porto (6 marzo). Radiografia al gomito, invece, per Marcano. In vista del derby possibile il recupero di Schick e Karsdrop, in forse Under che giovedì ha sentito nuovamente dolore al flessore della coscia destra. Da oggi vendita libera dei biglietti per sabato (già venduti 10mila).
Roma eterna convalescente
IL MESSAGGERO - TRANI - Come la guardi, e non solo in campo, la Roma rimane divisa in due. E la mancanza di unità, non c’entra il rapporto tra l’allenatore e i giocatori o quello tra gli stessi calciatori, non dà garanzie per il presente e, probabilmente, nemmeno per il futuro. I risultati da una parte, le prestazioni dall’altra: la spaccatura è nella differenza che esiste tra il raccolto e il gioco. Abbondante da dopo Natale il primo, spesso sciatto il secondo. I giallorossi, dal 26 dicembre, hanno conquistato gli stessi punti della Juventus che detta legge in serie A: 20 punti, con la serie utile di 8 match (6 vittorie e 2 pari). Ma proprio nelle più recenti gare di campionato, lunedì scorso contro il Bologna terzultimo e sabato sera contro il Frosinone penultimo, hanno conquistato 3 punti e ancora nemmeno loro sanno come hanno fatto. O meglio, la risposta c’è: il singolo che incide più del collettivo. Mihajolvic e Baroni si sono arresi solo per questo davanti a Di Francesco che proprio non riesce a mettere fine alla lunga convalescenza del gruppo. Che vive sull’individualità: Dzeko, Zaniolo e i difensori Kolarov e Fazio.
SEMPRE IN ALTALENA - La Roma, insomma, è lì, vicina al Milan che è in vantaggio di 1 punto (e negli scontri diretti). E all’Inter (adesso, dopo il pari di Firenze, è a +3). Ma non dà alcuna certezza nella corsa al 4° posto. E ripropone con una certa frequenza i soliti vizi e i vecchi difetti. Sbaglia l’approccio, incassa sempre gol per distrazione o per sufficienza, è lenta e sciatta nel palleggio, perde l’equilibrio e la compattezza a prescindere da chi ha di fronte. Anzi, quando affronta rivali di bassa classifica, va in cortocircuito: nel girone d’andata ha lasciato 13 punti perdendo contro il Bologna, l’Udinese e la Spal e pareggiando contro il Chievo e il Cagliari. Solo in Europa si ritrova, come se i riflettori della Champions dovessero ricordare a questi giocatori il percorso da grande che la proprietà Usa ha voluto per loro, come dimostrano gli ingaggi da top player che ora lo stesso Pallotta non è più disposto a concedere. Coppa e campionato, la bipolarità è inquietante. Confermata anche quando si tocca il fondo in Serie A o, come è successo il 30 gennaio a Firenze, in Coppa Italia. Improvvisamente si riaccende e anche Di Francesco non sa perché. «Incomprensibili» le montagne giallorosse.
IDENTITÀ SMARRITA - Nessun alibi per il possibile addio (tra l’altro, a fine stagione) di Monchi, suo principale punto di riferimento: l’allenatore, nella periodo cruciale della stagione (il derby e il Porto, le prossime 2 partite), è chiamato a dare un senso alla Roma. Che non ha più una traccia. E, invece di giocare a memoria, va a braccio o, in alcune fasi dei match, fa scena muta. Manca la formazione base: 34 diverse in 34 partite. Anche se all’allenatore, come del resto a diversi suoi colleghi, non piace la divisione tra titolari e riserve, ne vanno scelti 13-14 su cui puntare. Senza escludere nessuno, ma puntando sui migliori del momento. Gli infortuni hanno penalizzato il coro. Che però stona a priori: lo spartito e gli interpreti non sono mai gli stessi. Il sistema di gioco non è il problema, ma il ballottaggio tra il 4-2-3-1 e il 4-3-3 disorienta chi va in campo.
FRAGILITÀ DISARMANTE - Solo in 5 delle 25 partite del campionato la Roma non incassato reti: quasi da zona retrocessione. Non è vulnerabile la difesa, ma la squadra. Che con il 4-2-3-1, se manca la registrazione tra reparti, si allunga e diventa sbilanciata e scoperta. Ma se è questo l’assetto giusto, bisogna andare oltre Dzeko. Il copione migliora anche il campione. E si va sul sicuro
L’unicità senza tempo di Dzeko
IL MESSAGGERO - FERRETTI - E quando lo trovi un altro come lui. Come lui in che senso? Uno che ti fa gol col ripetitore, ad esempio. Sì, certo: uno che in campionato non segna all’Olimpicodall’aprile dello scorso anno... No, no: uno che ha segnato ottantacinque gol in centosessantasei partite. E, poi, nel suo caso non è soltanto un discorso legato ai gol. Ma, scusa, un centravanti da che cosa lo giudichi: da come corre o da quanto segna? Dal numero dei gol, certo, ma uno come lui va giudicato anche per altre cose. Per come fa girare la squadra, ad esempio. Ma se gli rinfacciano sistematicamente di estraniarsi dal gioco? La verità è che uno come lui non finisci mai di scoprirlo, perché per quanto talvolta ti possa far arrabbiare quando non c’è ti manca. Ti manca da morire, hai ragione.
UN FUTURO DA SCRIVERE - Uno come Edin Dzeko, al di delle chiacchiere da bar, non lo compri tutti i giorni al supermercato. Lui, con pregi e difetti, fa parte di un’altra categoria. È merce rara, nel mondo del calcio. Perché non è facile trovare un centravanti che faccia gol e che sappia far fare gol. Ci sono in giro bomber più spietati, attaccanti che vivono esclusivamente per il gol, ma non sono tanti quelli che sanno abbinare la quantità alla qualità. E, osservando bene il panorama internazionale, Dzeko rappresenta una splendida eccezione. Anche se i dodici gol stagionali(sette più cinque in Champions League) non rendono onore al suo valore. Che, al di là della carta d’identità, continua ad essere pregiato assai. Già, l’età. Dzeko, 33 anni il 17 del prossimo mese, è vincolato con la Roma fino al 30 giugno del 2020, e questo significa che a fine stagione per forza di cose dovrà essere presa una decisione sul suo futuro. E in certi casi, si sa, o arriva il rinnovo oppure scatta le cessione. Si sussurra che a Trigoria non è stata ancora presa una decisione. Chissà. E, scorrendo l’attualità, oggi non v’è certezza sul nome di quale dirigente sarà chiamato ad affrontare la faccenda. Mica una cosa da poco, a ben pensarci. Al di là di qualsiasi considerazione, sia la società che il giocatore faranno le proprie, ragionate valutazioni. E, come sempre, alla fine sarà soltanto il dio danaro a comandare. Che nessuno si faccia illusioni, in merito. Nell’attesa degli eventi, non resta che sottolineare quanto sarà complicato per la Roma trovare, oggi, domani o dopodomani, uno come Dzeko. Che con un’altra rete romanista si tatuerà una Lupa sul cuore, simbolo della società in cui ha segnato di più. Con tanti saluti al Wolfsburg. E riuscirci nel derby sarebbe indimenticabile. Non solo per lui.
De Rossi-Nzonzi, la coppia non piace ma vince sempre
IL MESSAGGERO - CARINA - Una sensazione che contrasta con i numeri. Perché se la coppia Nzonzi-De Rossi statisticamente dal via sa solo vincere (en plein 5 su 5 con Frosinone,due volte,Empoli, Lazio e Cska Mosca più i 38 minuti di Napoli, prima del ko di Daniele), la percezione che regala è quella di una mediana statica, compassata e passiva. È accaduto sabato, ma si era avuta la stessa impressione a Empoli, Napoli o nel finale con il Porto. E se con il Bolognal’ingresso di Daniele risistema in parte gli equilibri ,il gol di Sansone arriva comunque con i due in campo. Sensazione che non muta nemmeno se Nzonzi e De Rossi vengono schierati con il 4-3-3: il flop di Madrid-con 30 tiri subiti in 90 minuti, 1 ogni 180 secondi -è lì a confermarlo. Si ritorna al quesito estivo quando ci si domandava se l’ex Siviglia dovesse affiancare Daniele oppure giocarci vicino. All’epoca il canovaccio tattico era il 4-3-3, senza deroghe. Il paradosso vuole che nemmeno con l’apertura al 4-2-3-1, i due sembrano una coppia. Non è una questione di corsa: Nzonzipercorre di media 11,274 km: primo nella rosa. Nemmeno di palleggio, anche se nessuno dei 2 è un metronomo alla Pizarro. Figuriamoci se può esserlo d’esperienza. Semplicemente si tratta di dinamicità: se il 4-3-3 vede uno tra De Rossi e Nzonzi in regia, le due mezzali diventano propositive, portate a fare più il passo in avanti che indietro, più inclini agli inserimenti. Questione di caratteristiche.
Manolansia
LEGGO - BALZANI - Lazio e Porto, il futuro della Roma nella doppia corsa Champions è dietro l'angolo. Nonostante l'ottavo risultato utile di fila in campionato, però, ci sono più paure che certezze per i giallorossi. La più forte riguarda la difesa (10 reti subite nelle ultime 7 partite) che nella doppia sfida (2 e 6 marzo) può perdere il suo elemento cardine: Kostas Manolas. Il greco, uscito quasi in lacrime al 77' della gara col Frosinone dopo un duro contrasto con Molinaro, ha rimediato una forte distorsione alla caviglia destra, la stessa che già gli aveva dato problemi nel recente passato. Per capire se c'è l'interessamento dei legamenti (oltre alla distorsione) bisognerà aspettare un esame più approfondito con risonanza magnetica a cui si sottoporrà stamattina a Villa Stuart visto che ieri la caviglia era troppo gonfia per essere esaminata a livello strumentale. Difficile anzi quasi impossibile che Manolas possa recuperare in vista del derby, l'obiettivo è averlo contro il Porto che intanto ha recuperato in tempo record l'attaccante Marega. In caso di interessamento ai legamenti (anche se filtra ottimismo) lo stop sarebbe decisamente più lungo. Comunque un bel problema per Di Francesco e per la difesa che pure con Manolas ha ballato spesso. Senza Kostas, però, le cose sono andate molto peggio. In campionato, nelle uniche 4 gare in cui è stato assente, sono arrivate due sconfitte con Spal e Udinese, il pareggio di Firenze la vittoria col Chievo. Gli altri tre centrali non convincono. Fazio difficilmente finisce una partita sopra la sufficienza, con Marcano (uscito malconcio pure lui per una botta al gomito) in campo sono arrivati 11 gol in 7 partite di campionato e Juan Jesus non gioca da titolare dal 16 dicembre scorso tra infortuni e bocciature tecniche. In attacco dovrebbe recuperare Under mentre Karsdorp sarà a disposizione solo per la gara di Champions col Porto. Intanto arrivano conferme sul passaggio di Monchiall'Arsenal. Il club inglese ha ottenuto il sì del dirigente spagnolo ed è disposto a pagare la clausola rescissoria di tre milioni. Le strade quindi dovrebbero dividersi dopo nemmeno due anni. E nessuno a Trigoria si opporrà all'addio di Monchi. Per il sostituto si pensa alla soluzione interna con la promozione del duo formato da Massara e Balzaretti. L'alternativa è Faggiano del Parma.