Stadio, spunta la nuova tegola: «Sos piano protezione civile»
IL MESSAGGERO - PIRAS - Sullo stadio della Roma è meglio non fare domande. E se ne fai finisci per ululare alla luna, come i consiglieri di opposizione, che ieri si sono trovati da soli alla commissione Trasparenza. I consiglieri di maggioranza, e i dirigenti precettati dal direttore generale, hanno dato forfait. Una volta, l'approccio era ispirato a San Tommaso: il M5S era quello del fiato sul collo agli amministratori, delle richieste protocollate per filmare e trasmettere in streaming le commissioni, delle incursioni nelle istituzioni. Qualcuno nella maggioranza se lo ricorda bene e in queste ore soffre molto la linea imposta sullo stadio.
LE DENUNCE - Oggi l'approccio è il fideismo più totale: da San Tommaso a Sant'Agostino. Un atteggiamento che rischia di sbattere contro le opposizioni che sono d'accordo nel dare mandato al presidente della commissione Trasparenza Marco Palumbo di scrivere una lettera al Prefetto e a depositare un esposto alla magistratura e al Tar per omissione di atti d'ufficio. Un'azione che non potrà frenare nemmeno il segretario generale, interpellato dalla consigliera M5S Sara Seccia che aveva dubbi su come e perché si convochi una Commissione Trasparenza. Mileti infatti risponde arabescando su un'ovvietà: i consiglieri hanno un potere di controllo, indagine e ispezione. Che ieri però non hanno potuto esercitare.
Alla commissione si è presentato invece Carlo Scandurra, presidente dell'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma, che ha esposto forti dubbi sul comparto mobilità a Tor di Valle. «Abbiamo timori. L'interlocuzione avuta con i dipartimenti Mobilità e Urbanistica non è stata pienamente soddisfacente. Per questo ho inviato una lettera alla sindaca Virginia Raggi in cui le ho rappresentato le mie perplessità. Nella missiva alla prima cittadina, ho anche riferito che non sono riuscito a rinvenire nel progetto un piano per la sicurezza, cioè un piano di protezione civile che coordini le emergenze nella zona». Tempo cinque minuti dopo il suo intervento e il cellulare ha cominciato a squillargli ripetutamente.
Ma anche fuori dal Campidoglio fioccano le denunce. Come quelle depositate una decina di giorni fa da Federsupporter, Associazione dei diritti e degli interessi collettivi dei sostenitori sportivi , e da C.A.L.M.A. Coordinamento di associazioni laziali per la mobilità alternativa. L'esposto parla di violazione di norme di legge sul procedimento amministrativo e sulla legge sugli stadi che avrebbero dovuto essere adottate dal Comune. Si ipotizzano i reati di rifiuto di atti d'ufficio e omissione. Le denunce sono state precedute da diffide in cui si chiedeva di adottare provvedimenti cautelari in autotutela. «Sindaca, aspetti il processo e poi si vedrà», questo in sintesi il contenuto della diffida che tiene conto «dei gravi fatti e dei comportamenti emersi dall'Ordinanza del GIP del Tribunale di Roma dell'11 giugno 2018, da cui si rileva, in particolare, la violazione dei doveri di correttezza ed imparzialità della Pubblica Amministrazione con asservimento dell'interesse pubblico ad interessi privati».
LA SOSPENSIONE - Chiedevano una sospensione dell'iter che non è arrivata. «Analogo sconcerto e preoccupazione destano le dichiarazioni di Toninelli, in merito al fatto che il così detto Ponte di Traiano, essenziale ai fini della mobilità verso e dallo Stadio, sarà realizzato a totale spese dei contribuenti, anziché del privato», si legge nell'esposto.
«Ora chi è a disagio nella maggioranza abbia il coraggio di esporsi», dice la consigliera CristinaGrancio che ha chiesto l'annullamento della delibera sullo stadio. «Raggi aveva promesso di illustrare il parere del Politecnico a tutti i capigruppo perché il voto finale spetta a noi», stigmatizza invece Svetlana Celli.
Cominciò tutto con un tweet della sindaca: «Lo stadio si farà e sarà uno stadio fatto bene». E si continua con un silenzio religioso su come quando e perché quello stadio sia passato dal condizionale all'imperativo. «Mala tempora», dice qualcuno e si riferisce alla riforma dell'accesso agli atti. In sintesi: si potrà chiedere un atto solo se non va contro «il buon andamento dell'amministrazione». Già ma chi lo decide se si può esercitare la prerogativa per eccellenza di un eletto? O per parafrasare il presidente di Montecitorio Roberto Fico: «L'assemblea è ancora sovrana»?
Il progetto Tor di Valle: più treni e meno ingorghi le condizioni per lo stadio
IL MESSAGGERO - DE CICCO - Un «sì», ma con una serie di prescrizioni per evitare che attorno allo stadio e al mega-complesso di negozi, uffici e alberghi si crei un ingorgo perenne. Era lo scenario da panico tratteggiato nella prima bozza del Politecnico di Torino, la versione «preliminare» spedita in Campidoglio a inizio dicembre in cui si parlava di un impatto«catastrofico», del «blocco totale» di cinque grandi arterie cittadine e del «collasso» di un intero quadrante di Roma, non solo durante le partite, ma anche nei giorni feriali. Versione hard smussata non poco, se è vero che oggi, a distanza di due mesi e senza che gli elaborati siano cambiati di una virgola, i professori piemontesi, chiamati in causa da Raggi per avere conforto dopo l'inchiesta su Parnasi, diranno che il progetto Tor di Valle può andare avanti, anche se diverse variazioni andranno necessariamente apportate, per evitare che la circolazione di auto e scooter finisca paralizzata o quasi. Lo stesso pensa la Regione Lazio, che già ieri faceva trapelare: daremo il permesso a costruire solo se tutti gli adeguamenti su viabilità e trasporti saranno osservati alla lettera dai privati. Significa modificare non poco il progetto licenziato a dicembre 2017 dalla Conferenza dei servizi.
«MOBILITÀ DA RIVEDERE» - «Il Politecnico ha dato un sì con prescrizioni sulla mobilità»,confidavano ieri importanti esponenti dell'amministrazione comunale. Anche i proponenti sono stati rassicurati: dalla conferenza stampa di stamattina arriveranno «novità positive». Cioè un nulla osta al progetto, pur con una serie di rilievi sulla viabilità e i trasporti. Il massimo che l'amministrazione stellata potesse strappare, dopo la prima versione del rapporto che stroncava di netto il progetto (i docenti del Politecnico, nella bozza provvisoria, addirittura annotavano: «Sono troppo evidenti le criticità fin da ora riscontrate per fornire un giudizio positivo»).
Stamattina davanti a telecamere e taccuini, accanto a Raggi, ci sarà anche Bruno Dalla Chiara, il professore del Dipartimento Trasporti dell'ateneo sabaudo che ha firmato lo studio. Spiegherà lui il parto travagliato del parere, facendo luce sulle tante zone d'ombra del progetto. Andrà potenziata la malandata Roma-Lido, una delle peggiori ferrovie d'Italia secondo le classifiche del settore. Il problema è: chi ci mette i soldi? In Campidoglio dicono che spetti alla Regione, dove effettivamente sono stati stanziati 180 milioni. «Ma sono per l'intera tratta, mica per la fermata di Tor di Valle», ribattono dalla Pisana. Come a dire: i fondi regionali saranno spalmati su tutta l'infrastruttura - 28,4 chilometri e 13 fermate, dalla Piramide Cestia al lungomare di Ostia - non soltanto dove fa comodo ai privati per aprire lo stadio e il maxi-centro commerciale.
IL TAGLIO DELLE CUBATURE - L'altro nodo è quello dei ponti, entrambi giudicati fondamentali dalla Conferenza dei servizi per evitare che l'area intorno all'impianto finisca iper-congestionata. Il progetto iniziale ne prevedeva due: il ponte dei Congressi, pagato dal governo, e quello di Traiano, a carico dei privati. Dopo il taglio parziale alle cubature monstre operato dai grillini, a febbraio 2017, il secondo ponte è rimasto senza finanziamenti. Prima l'ex ministro Lotti e poi, di recente, il ministro Toninelli hanno detto, a parole, che potrebbe essere pagato dallo Stato. Ma non si va oltre le dichiarazioni. Mentre la Conferenza dei servizi - e forse oggi anche il Politecnico - ha detto che quel collegamento serve.
Il parere dell'università torinese non è vincolante, ma serve a Raggi per provare a compattare le truppe, la sua maggioranza sempre più disorientata e divisa, su Tor di Valle, dopo gli arresti per tangenti. C'è nervosismo, intorno al Marc'Aurelio, come si è visto ieri nella Commissione Trasparenza convocata sul tema e dove nemmeno un grillino si è presentato, così come i dirigenti competenti, istruiti via mail dal direttore generale del Comune. Non tutti, tra i consiglieri M5S, sono convinti di votare sì alla variante urbanistica. C'è chi teme nuovi strascichi, anche giudiziari. Due organizzazioni - Federsupporter e il Coordinamento associazioni laziali per la mobilità alternativa - hanno appena presentato un nuovo esposto in Procura accusando il Comune di «rifiuto d'atti d'ufficio» e di «omissione d'atti d'ufficio» per non avere fermato l'operazione calcistico-immobiliare dopo lo scandalo della corruzione.
La mail del dg ai dirigenti: «Non serve che andiate in commissione trasparenza»
IL MESSAGGERO - PIRAS - Dove nasce l’ammutinamento di ieri? Sul telefono dei dirigenti che si occupano del dossier stadio c’erano diverse chiamate senza risposta venerdì pomeriggio. Così alle cinque meno dieci prima che gli uffici del Comune si svuotassero per celebrare il weekend il direttore generale Franco Giampaoletti che era rimasto ad aspettare all’altro capo del telefono una risposta, ha pensato bene di premurarsi inviando una mail con l’oggetto scottante: «Commissione trasparenza 4 febbraio». «Gentilissimi, avendo provato a contattarvi senza successo nel pomeriggio provo a inviare intanto un primo messaggio», la mail esordisce così. E continua facendo cenno alla convocazione di ieri mattina: la commissione Trasparenza indetta da Marco Palumbo con un solo argomento all’ordine del giorno: «Progetto nuovo stadio della Roma». Il dg scrive: «Il nostro Ente ritiene opportuno limitare la partecipazione alla parte politica». Cari dirigenti, sarebbe meglio che voi non andiate. La parte politica, ovvero i consiglieri di maggioranza, in forte difficoltà e in mancanza di un dirigente a sostenere l’impalcatura ideologico-amministrativa sullo stadio, hanno seguito il suggerimento rivolto ai dirigenti e hanno disertato anche loro.
I DUBBI - La mail si conclude dicendo che in caso di dubbi il direttore li contatterà personalmente lunedì mattina (ieri mattina, ndr). Il presidente della Commissione Trasparenza, il dem Marco Palumbo, alza le mani: «È una mail del tutto irrituale, è inaccettabile». E sta già confezionando una denuncia da portare in Procura. «Giampaoletti ha sostanzialmente precettato i dirigenti comunali invitandoli a non partecipare alla seduta di commissione sullo Stadio. A nome di chi parla Giampaoletti, forse di terzi estranei all’amministrazione? Appropriandosi della paternità del ‘nostro ente’, ritiene quindi che il Comune di Roma sia suo? Forse dimentica il meccanismo del processo democratico e amministrativo in un ente locale, dove il ruolo dei dirigenti dovrebbe mantenersi ben separato da quello della politica». Ma su questa storia rigori, fischi e fuori gioco non sono più una notizia.
Il manifesto di Mancini per rincorrere il Mondiale
LA REPUBBLICA - CURRO' - Il primo atto della Nazionale nel 2019, lo stage lampo a Coverciano, non è stato banale: ha assunto il valore di manifesto programmatico. Mancini ha ribadito che la sua Italia vuole e deve vincere tutte le partite, Gravina che le sue riforme saranno improntate a un principio basilare: valorizzare al massimo i migliori talenti. Il ct non ha perso tempo: ha istruito sul campo sia i veterani, come il redivivo Quagliarella, sia le reclute, come il vitalissimo Zaniolo, sulla tattica da usare tra un mese e mezzo, nelle prime due partite di qualificazione a Euro 2020, con Finlandia (il 23 marzo a Udine) e Liechtenstein (il 26 a Parma). Presto avrà a disposizione un secondo stage, riservato ai più giovani. Quanto al presidente federale, ha dettato le sue regole: Nazionale maggiore e Under 21 come vasi comunicanti, per aiutare Mancini a prenotare l’Europeo in anticipo e Di Biagio a puntare al titolo europeo di categoria, impresa vietata dal 2004 agli azzurrini, forse aiutati stavolta dal fatto di giocare in casa. Gravina ha anche chiarito i criteri della riforma sulle seconde squadre, pallino del neopresidente del settore tecnico Albertini: è possibile l’abbassamento dell’età limite, dagli Under 23 agli Under 21.
La sterzata anagrafica era visibile a Coverciano. A marzo torneranno i pilastri assenti ieri (il vice-capitano Bonucci, Jorginho e Verratti), più Immobile. Ma l’ipotetica formazione degli undici più giovani, secondo il sistema di gioco innovativo a sua volta (il 4-3-3 in fase offensiva diventa 3-2-5, con l’avanzamento di un terzino d’assalto e della mezz’ala addetta alle incursioni), è più di una suggestione: molti giovanissimi hanno già esperienza internazionale. Donnarumma in porta, difesa Conti-Bastoni-Romagnoli-Spinazzola, centrocampo Barella (Pellegrini)-Tonali-Zaniolo, attacco Bernardeschi-Kean-Chiesa. La media d’età sarebbe di anni 22,09. Che il 2019 sia un anno cruciale per la Figc, dopo la sofferta elaborazione del lutto per il Mondiale mancato, è concetto tautologico. Ieri è stato esplicitato in pubblico. Mancini ha ribadito l’obiettivo: vincere tutte e 10 le partite di qualificazione all’Europeo, anche per aggiustare la classifica Fifa, che può diventare un ostacolo sulla strada delle qualificazioni al Mondiale 2022, vista l’esperienza del girone non da testa di serie con la Spagna e del fatale play-off con la Svezia: «Siamo una squadra forte, possiamo vincere tutte le partite delle qualificazioni, anche perché dobbiamo risalire nel ranking. L’Italia, al diciottesimo posto, non ci sta bene».
Per la convocazione di marzo concorre in teoria anche Balotelli («se segna un gol a partita col Marsiglia da qui a marzo»). Mancini vorrebbe chiudere quasi il discorso qualificazione già a giugno, l’8 in Grecia e l’11 con la Bosnia (probabilmente a Torino), affrontando con serenità la trasferta in Armenia a settembre. Potrebbe utilizzare almeno tre giocatori (Chiesa, Barella e Zaniolo, «che ha avuto una crescita velocissima, sta a lui non perdersi») da consegnare poi per l’Europeo Under 21 (16-30 giugno) a Di Biagio, che ieri ha partecipato allo stage. Gravina confida nel sì di Gian- luca Vialli come capodelegazione del Club Italia (se lo augura Mancini: «Sarebbe bello, dopo la giovinezza passata insieme»), annuncia nel Cda i Palloni d’oro Rivera, Rossi, Baggio e Cannavaro, dovrebbe sondare Zambrotta per lo staff di Mancini al posto di Gregucci, allenatore della Salernitana, e progetta le seconde squadre: «Se ne discuterà il 5 marzo a Torino».
Da Zaniolo fino a Pellegrini: l'Italia si è tinta di giallorosso
IL MESSAGGERO - TENERANI - Mancini è felice per lo stage e ringrazia «i club per la collaborazione», ma soprattutto perché stringe tra le mani una pattuglia di giovani in crescita esponenziale. Il capofila è Nicolò Zaniolo, crac del calcio italiano. A Mancini brillano gli occhi: «Se continuerà così l'Italia avrà un centrocampista come non aveva da anni». Era stato il Mancio il 3 settembre scorso a chiamare in azzurro il giovane giallorosso, senza neppure un minuto in serie A. Una convocazione rumorosa, in tanti pensavano che il ct fosse impazzito e invece aveva visto lungo: «Lo avevamo seguito agli Europei Under 19 e ci era piaciuto insieme a Tonali. Bravissimo Di Francesco a metterlo in campo. Se il ragazzo gioca così anche in Champions, senza problemi di impatto fisico, è chiaro che può giocare anche in Nazionale. Ha avuto una crescita incredibile, molto precoce. Per restare a quei livelli, però, devi lavorare tanto. Ha tecnica e fisicità». Zaniolo e i suoi fratelli giallorossi verrebbe da dire: «Sono contento dei nostri giovani in generale perché adesso hanno un po' più di spazio e nella Roma ce ne sono altri 4-5 molto interessanti».
GOLDEN SENIOR - Parole dolci anche per l'altro golden boy del calcio italiano, Federico Chiesa(già 7 gol nel 2019): «Ho sentito Enrico, suo padre, per gli auguri di Natale: Dì a tuo figlio di fare più gol' Si vede che Enrico glielo ha detto Certe volte arriva stanco sotto porta, deve capire di non fare una corsa a vuoto. L'esperienza lo aiuterà a gestirsi. Vale il discorso fatto per Zaniolo: per restare a quei livelli bisogna lavorare duro e ascoltate l'allenatore». Non c'è Cutrone, invece: «Ci sarà la prossima volta, così come Immobile che fa sempre gol. La speranza però è che quelli che non fanno tante reti adesso riprendano la strada. Non ho fatto convocazioni a caso». In compenso c'è Quagliarella: «Merita di stare qui per quello che ha fatto. La mia stima per lui è antica». E lancia una battuta a Balotelli: «Fa parte del gruppo, dipende da lui. Se farà un gol a partita da qui a fine marzo lo chiamerò (e scoppia ridere ndr). Magari quando ci saranno le prime due partite di qualificazione a Euro 2020: «Vogliamo vincere tutte le partire». Chiusura con Vialli, il suo gemello' che potrebbe diventare il capo delegazione azzurro: «E' un'idea del presidente, gli ho dato il numero. Mi farebbe immensamente piacere». Ieri prove tattiche, stamani seduta video. Le esercitazioni hanno visto sempre il 4-3-3 protagonista con 3 formazioni diverse. Nell'ultima c'erano 3 giallorossi sui 5 totali convocati: Florenzi, Pellegrini e Cristante.
Il Porto perde il bomber: Marega salterà gli ottavi di Champions
LEGGO - SARZANINI - Anche il Porto ha poco da ridere. Oltre al deludente 0-0 col Vitoria Guimares di domenica che ha riaperto il campionato, l'avversaria della Roma negli ottavi di Champions ha perso il bomber Marega per infortunio. L'attaccante franco-maliano è uscito al 76' per una lesione muscolare alla parte superiore della coscia sinistra. Marega, 5 gol in 6 partite nel girone di Champions vinto dai lusitani, rischia di restare ai box per un mese e di saltare quindi almeno la sfida d'andata con la Roma del 12 febbraio. «Penso che la lesione di Marega sia grave, Ne sapremo di più con gli esami», le parole del tecnico Sergio Conçeicao.
Roma, ecco la svolta buona
IL MESSAGGERO - TRANI - Più che l'interrogativo, è il dibattito a prendersi la Roma subito dopo il pari con il Milan, risultato ininfluente per la classifica ma di sostanza per la squadra e il suo allenatore. Solo venerdì sera a Verona, prossima partita contro il Chievo, potremo capire se questa è davvero la svolta buona. E, evitando di restare a metà del guado, non esclusivamente il ripensamento mirato alla difesa della panchina e quindi del posto. «Mi piace il 4-3-3» ha detto Di Francesco dopo l'1-1 dell'Olimpico. Nessuno ha mai pensato il contrario. Anzi, l'accusa più fastidiosa indirizzata verso il tecnico, è stata proprio quella di aver rinnegato la sua idea di calcio, e quindi il suo sistema di gioco preferito, per assecondare tatticamente il gruppo. Adesso l'assetto, riproposto già ad inizio ripresa nel pomeriggio dell'umiliazione vergognosa contro la Fiorentina al Franchi, sembra quello ideale per cominciare il nuovo percorso che deve riportare i giallorossi in zona Champions: il Milan, attualmente al 4° posto, è sopra di 1 punto (in più ha vantaggio del risultato dell'andata: quel 2-1 che, arrivando alla pari, promuoverebbe Gattuso).
SCHERMO IN REGIA - L'ingresso di De Rossi, come ha chiarito domenica sera l'allenatore, ha favorito l'aggiustamento in corsa: «Straordinario» e, aggiungiamo noi, per l'interpretazione del ruolo di play, basso e lucido davanti alla difesa. Se c'è il capitano, nessun dubbio: nai più titolare dal 28 partite (16 partite, dunque, su 30), ha garantito l'equilibrio che è spesso mancato ai giallorossi: 12 gol in 3 match (media di 4 a gara), prima della rete di Piatek.Finalmente la Roma non è stata fragile e Olsen non ha avuto lavoro come nelle gare precedenti. Pericoli e gol (1) solo per le gaffe che proprio non riescono a uscire dal dna di questi giocatori. A Di Francesco, ieri volato a Francoforte per la riunione tra i 16 allenatori promossi agli ottavi di Champions (meeting sulla Var) verrebbe da chiedere come mai, con 30 reti incassate in 22 match di campionato (l'anno scorso 28 in 38), non abbia pensato prima alla virata tattica. Ora l'esercizio dei se e dei mai non aiuta nè l'allenatore nè i giocatori, pure se a Firenze, con De Rossi in panchina e Nzonzi sostituito all'intervallo, Cristante si è piazzato in mezzo alle due linee da 4, tra la difesa e il centrocampo. E il modulo, soprattutto per riconquistare la solidità e ritrovare il comportamento di squadra, in fase di non possesso palla è sempre il 4-1-4-1.
DOVE È LA VITTORIA - Il 4-2-3-1 è stato utilizzato in 21 match, il 3-4-1-2 a San Siro contro il Milan all'andata (sconfitta che oggi pesa in classifica), il 3-4-3 con il Genoa all'Olimpico e con Zaniolo falso nove (Schick in panchina e Dzeko infortunato), e il 3-5-2 contro la Juventus a Torino. Il 4-3-3, scelto in 5 delle prime 6 gare stagionali e abbandonato dopo il ko di Bologna del 23 settembre (lì Pallotta avrebbe affidato la gestione tecnica a Paulo Sousa), si è visto 6 partite, contando l'ultima con il Milan (dopo 23 match). La Roma, con questo sistema di gioco, ha vinto solo al debutto in questo torneo: gol di Dzeko, in casa del Torino. A centrocampo, da titolare, ancora presente Strootman, prima dell'addio. Nelle altre 5 gare: i pareggi all'Olimpico contro l'Atalanta 83-3), il Chievo (2-2) e domenica contro il Milan (1-1). E 2 sconfitte esterne, al Bernabeu in Champions contro il Real (3-0) e al Dall'Ara contro il Bologna (2-0).
E Mancini elogia DiFra: «Bravo e coraggioso a far giocare il baby talento da titolare»
LEGGO - BALZANI - Roberto Mancini ci ha creduto da subito. E oggi, oltre a ringraziare la Roma e Di Francesco, si prende i giusti meriti. Il ct azzurro, infatti, convocò Zaniolo a settembre quando il talento giallorosso non aveva nemmeno esordito in serie A attirandosi pure qualche critica. Ora se lo ritrova nella due giorni di stage a Coverciano, con tutta un'altra storia da raccontare. Sembra l'inizio di una lungo romanzo tra l'ex Primavera dell'Inter (chissà cosa ne pensano ad Appiano) e la nazionale italiana. «Io l'ho chiamato perché lo avevo seguito agli Europei U19 e mi era piaciuto - ha detto ieri Mancini -. Avevamo capito che poteva essere un giocatore del futuro, poi è stato bravo anche Di Francesco a lanciarlo. Può giocare già in Nazionale visto che ha avuto una crescita velocissima e forse imprevedibile».
Sulle caratteristiche e sugli altri giovani: «E' un centrocampista moderno, è stato molto precoce. Ora serve mantenersi, lavorando sodo. Ha qualità tecniche e fisiche impressionanti. Oggi l'unico giovane che ha tante presenze in Serie A è Donnarumma, poi c'è Chiesa. Ho sentito suo padre Enrico a Natale e gli ho detto che doveva fare più gol, si vede che gliel'ha riferito. E' un esterno offensivo e il gol deve essere nel suo bagaglio tecnico. Corre molto, con l'esperienza si impara poi a fare una corsa a vuoto in meno e arrivando meno stanco sotto porta. Spero continui così». Poi una bacchettata ai club: «Ai miei tempi magari i giovani avevano più partite, giocavano di più. Però sono ottimista perché pian piano stanno trovando spazio». Ma Mancini non pensa solo ai giovani: «Balotelli fa parte del gruppo e dipenderà da lui. Ieri ha giocato la seconda partita in quattro-cinque mesi. Dipenderà tutto da lui. Se fa gol sempre da qui a fine marzo vedremo. Quagliarella? E' sempre stato forte, sa benissimo però che potrà esserci o no. Se poteva stare nella nostra Samp? In panchina sì (ride, ndr)».
A tavola con le romane c’è anche l’Atalanta
LA REPUBBLICA - L’Atalanta vince anche quando è brutta. Segno di forza. Ieri le è bastata una rete di Hateboer per espugnare la Sardegna Arena (0-1) davanti a un Cagliari senza Barella squalificato e Birsa infortunato al 13’ (sospetta frattura del braccio). Soltanto dopo un’ora, grazie al debutto dei nuovi acquisti Pellegrini e Thereau, i sardi hanno trovato più spazi nella difesa di Gasperini.
Primo tempo senza emozioni. Nel secondo Ilicic al posto di uno stanco Gomez ha svegliato l’attacco bergamasco. La rete arriva al 5’, di testa. Poi anche Thereau deve arrendersi (stiramento) dopo appena 20’ minuti di campo lasciando il Cagliari in 10. E in 10 Deiola colpisce la traversa nel recupero. Atalanta a 35 punti con Lazio e Roma, a –1 dalla zona Champions.
Già venduti 43mila biglietti per il Porto
IL TEMPO - MENGHI - Prove di pace coi tifosi. La Champions League fa storia a sé e, pure quando in campionato le cose non vanno nel verso giusto, attira sempre il pubblico delle grande occasioni. Col Porto, per la partita d'andata degli ottavi di finale, non sarà diverso: sono stati staccati 43 mila biglietti e si punta a riempire lo stadio negli ultimi giorni di vendita, anche se dopo il boom iniziale ai botteghini gli acquisti si sono di gran lunga ridotti e c'è stata un po' una frenata. Basti pensare che erano 33 mila i tagliandi prenotati in fase di prelazione da chi era in possesso dei mini-abbonamenti per l'Europa, fase che si è chiusa lo scorso 7 gennaio. Pure la vendita libera era partita bene con 7 mila biglietti spazzati via in poche ore, poi però, complici i risultati della squadra e i più costosi posti liberi rimasti, si è andati a rilento.
La speranza è di vedere un Olimpico pieno dopo la curva polemicamente vuota dal quarto d'ora del primo tempo col Milan. Ma la contestazione non è ancora finita, domenica al triplice fischio sono piovuti fischi anche se la prova dei giallorossi non era da disprezzare. Il 7-1 di Coppa Italia ha lasciato il segno e per cancellarlo serve tempo, e vittorie. A partire magari da Verona, dove lo spicchio per gli ospiti è sempre grande e affollato e la Roma si aspetta di vederlo tutto colorato di giallorosso venerdì, nonostante le poche centinaia di biglietti staccati ieri.
Sullo Stadio blitz di Raggi ma resta il nodo del traffico
LA REPUBBLICA - Caricato di un'importanza che, al di là del suo contenuto, tecnicamente non ha sul prosieguo o meno del progetto, secretato per 5 giorni per evitare fughe di notizie, finalmente stamattina verrà illustrato dalla sindaca Virginia Raggi in una conferenza stampa che taglia fuori il resto del consiglio comunale. C'è un'aura di mistero (e molte polemiche) attorno al parere del Politecnico di Torino sul progetto dello Stadio della Roma.La giunta M5S si è affidata a una relazione di un ente terzo per uscire dall'impasse generata a giugno dall'inchiesta della magistratura che ha coinvolto, tra gli altri, il costruttore Luca Parnasi, e il problem-solver della sindaca sull'impianto, quel Luca Lanzalone promosso alla presidenza di Acea proprio per il suo lavoro sullo stadio. Da allora la prima cittadina ha ribadito la volontà di andare avanti sul progetto di Tor di Valle.
Oggi si scopriranno le carte e Raggi spiegherà le prossime mosse alla presenza del professore del Politecnico Bruno Dalla Chiara che ha lavorato al parere. "Ne parleremo in massima trasparenza — assicura l'assessore allo Sport, Daniele Frongia — non c'è nessun segreto". Eppure due mesi fa, quando filtra una prima bozza della relazione (nella quale la mobilità nel quadrante di Tor di Valle era definita "catastrofica" in presenza dell'impianto) si sollevò un polverone. Per evitare nuove anticipazioni, ieri la maggioranza ha disertato la commissione trasparenza (guidata dal dem Marco Palumbo). Una decisione che ha avvelenato il clima, con promesse di esposti e ricorsi al Tar da parte dell'opposizione. "Chi può aver paura della verità? Solo chi ha qualcosa da nascondere", attacca Ilaria Piccolo, Pd. Forti del parere del Segretariato del Campidoglio (che metteva in luce il numero elevato di convocazioni della Trasparenza, anche oltre le sue "competenze regolamentari"), i 5 Stelle si sono tenuti alla larga dalla riunione, rimandando a oggi il giorno decisivo.
Le indiscrezioni parlano di un sostanziale parere positivo del Politecnico con prescrizioni sul traffico. D'altra parte, a esprimere "preoccupazione per la ricaduta sulla mobilità" e stata ieri l'agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma. "La mobilità — afferma il presidente Carlo Sgandurra — tutela un interesse maggiore di quello degli stessi tifosi, perché tocca anche chi non vuole andare allo stadio". Rilievi simili li aveva già sollevati la conferenza dei servizi, l'organismo al quale Raggi deve fornire risposte sui flussi di traffico a Tor di Valle prima che la Regione dia il via libera definitivo all'impianto. E proprio alla Regione la Raggi vorrebbe bussare per chiedere fondi per potenziare la Roma-Lido che fa capo all'ente governato da Nicola Zingaretti. "Ma quello eècompito dei privati — è la posizione della Regione — altrimenti dove sarebbe l'interesse pubblico dell'opera". Sul cammino dello stadio, insomma, gli scogli non mancano. Oltre alle proteste dei Municipi IX e XI (entrambi M5S) che devono dare pareri non vincolanti sul progetto, un nuovo esposto è stato presentato in procura firmato da alcune associazioni che segnalano "le gravissime e insanabili illegittimità" nel progetto di Tor di Valle.
Contrasti e duelli, il gruppo torna a essere più cattivo
IL MESSAGGERO - CARINA - Nella sera del ritorno al 4-3-3, ciò che è piaciuto della Roma è stata la capacità di mostrare cattiveria. Squadra più corta, che ha volutamente lasciato all’Olimpico il possesso palla agli avversari (44% totale, sceso addirittura a 38,6% nella ripresa rispetto ad una media casalinga del 52,5%) e che per una volta ha mostrato un agonismo insperato anche in alcuni interpreti che per carattere sembravano esserne sprovvisti. Di Francesco l’ha ribattezzata ‘tigna’.
Considerando esclusivamente le gare disputate nel 2019, quella di domenica è stata quella che ha visto addirittura il 75% dei contrasti effettuati vinti (ben 16). Se la media dei falli s’è assestata sul trend stagionale (15) balza agli occhi la percentuale dei duelli aerei vinti (60%) nonostante in mediana mancassero Nzonzi e Cristante. Ma anche la media dei duelli di gioco (54%) è la più alta delle 5 partite del nuovo anno, con De Rossi capofila (3 su 3). Un contrasto è costato caro a Bianda, che nella sfida in Primavera col Milan si è infortunato al ginocchio. Si sospetta la rottura del crociato destro.