Roma, Napoli e Juve su Orsolini. Il Bologna dribbla: “Noi non svendiamo”

LA GAZZETTA DELLO SPORT - DALLA VITE - Tutti a caccia dell’Orso. Il Bologna per ora non vuole cederlo, secondo anche le parole del ds Bigon: “Noi non svenderemo i talenti. È una fortuna perché non abbiamo necessità di farlo e sicuramente non svenderemo, questo posso dirlo con certezza“. Sabatini, direttore delle aree tecniche, rinacara la dose: “La società è solida e il suo progetto non è la demolizione“. Orsolini però piace a tanti club: è inseguito in Italia da Napoli, Roma e Juventus (più defilata), con la Liga spagnola che gli fa l’occhiolino e il Chelsea che venne a vederlo già ad inizio campionato per Brescia-Bologna.


Lo scatto della Lega: iter velocizzato, nuovo protocollo già da Spadafora. Oggi l’esame del CTS

LA GAZZETTA DELLO SPORT - GOZZINI, PICCIONI - La proposta del nuovo protocollo è partita di corsa. In un pomeriggio la Lega di serie A ha confezionato il documento poi condiviso con la Federcalcio e la sua commissione medica. Fatto sta che alle nove della sera di ieri, il ministro dello sport Vincenzo Spadafora ha ufficializzato di aver ricevuto il documento. Naturalmente non è che un’analisi del genere possa essere fatta in un attimo, quindi è da escludere una fumata bianca oggi. Però è chiaro che si procederà velocemente (3-4 giorni?).

Ma che cosa cambia nel nuovo protocollo rispetto al vecchio, quello del ritiro blindato senza contatti con l’esterno, fatto fuori dallo scetticismo di club e calciatori? Per cominciare: niente più bolla, niente più gruppo chiuso, si dorme a casa. A ogni sessione, ci sarà il termo scanner che misurerà la temperatura e chi ha più di 37,5 dovrà tornarsene a casa. Per arrivare però al dormire a casa, ci vogliono maggiori controlli. Più che altro, la frequenza. E quindi, si adottano in toto quelle indicazioni della Federazione Medico-Sportiva – una scelta “apprezzata” dal presidente Maurizio Casasco – che erano state messe da parte vista la “specificità” del calcio. Ma cambia anche la frequenza dei tamponi, che saranno effettuati ogni quattro giorni.

Ma la novità più grande riguarda il che cosa si farebbe (o si farà) in caso di positività. Dopo aver disposto l’immediato isolamento della persona, sarà tutta la squadra ad andarsene in isolamento per due settimane, ma all’interno del centro sportivo e proseguendo gli allenamenti.

Con la giornata tutta presa dalle vicende del nuovo protocollo, è finita in secondo piano la vicenda del passaggio degli allenamenti dalla forma “individuale” a quella “collettiva”. Il Dpcm, annunciato e poi firmato dal premier Conte, non basta. Anche oggi i calciatori dovranno allenarsi soltanto in forma individuale. 


Zaniolo e Pellegrini, Cristante e Diawara: tutti i gioielli a rischio

CORRIERE DELLA SERA - PIACENTINI - La Roma necessita di sistemare il bilancio. La strada più diretta per monetizzare è il calciomercato. C’è una lista di giocatori di cui Petrachi si libererebbe volentieri tra ingaggi pesanti (Pastore) e giocatori attualmente in prestito (Florenzi) , ma non sarà facile che tutti vadano via. Perciò sono a rischio anche i pezzi pregiati, due su tutti Zaniolo e Pellegrini. Rinunce dolorose sarebbero anche quelle a Cristante e Mancini che però, a causa delle modalità differite di pagamento stabilite con l’Atalanta, pesano ancora tanto sul bilancio e dunque andrebbero ceduti a cifre alteper evitare la minusvalenza. Stesso discorso vale per Diawara. I più “vendibili” sono Kluivert e Under, oltre al giovane Riccardi, ma anche in questo caso bisognerà vedere l’entità delle offerte che arriveranno.


Allenamenti rinviati

CORRIERE DELLA SERA - COLOMBO, DE CAROLIS - Il calcio resta nel limbo e non riapre, almeno per i prossimi giorni, poi forse a metà settimana qualcosa si muoverà. Oggi poteva essere il gran giorno della ripresa degli allenamenti collettivi: non sarà così. Il protocollo della Figc non è mai stato validato dopo le correzioni richieste dal Comitato tecnico scientifico. Non c’è ancora uno schema per ricominciare tutti insieme e si va avanti con le linee guida del governo per gli sport di squadra, che non prevedono partitelle e contatti. Ci si può allenare a gruppetti, mantenendo la distanza di sicurezza e così faranno quasi tutti i club.


Lady Fonseca: "Io, Paulo e Roma. Amore a prima vista"

IL TEMPO - SONNINO -  Si sono trasferiti a Roma da meno di un anno ma Paulo Fonseca e Katerina Ostroushko già si sentono a casa. La moglie dell’allenatore giallorosso ha rilasciato un’intervista e ha parlato di come si trova nella Capitale. Queste le sue parole:

A cosa avete rinunciato?

In Ucraina eravamo felici. Paulo collezionava successi sportivi, io avevo un lavoro che amavo molto e tutta la mia famiglia accanto. Ma ho sentito che mio marito era pronto per una nuova sfida. Quando la Roma ha chiamato, era da poco nato nostro figlio e avevamo appena cambiato casa. Non avevo avuto nemmeno il tempo di svuotare gli scatoloni.

 

Era mai stata a Roma?

Si, la prima volta nel 2018, quando lo Shakhtar giocò qui gli ottavi di Champions League. È facile immaginare che all’epoca non facessi il tifo per i giallorossi (ride ndr). Ma della città mi sono innamorata a prima vista. Pochi mesi dopo siamo tornati per una breve vacanza e non eravamo più soli, aspettavamo Martin. Nostro figlio ha visitato Roma ancor prima di nascere.

Come avete vissuto la quarantena?

In un momento così difficile può sembrare egoistico, ma devo ammettere che questo tempo trascorso in casa è stato un regalo enorme. Sono abituata a vedere Paulo partire spesso e restare giorni ad aspettarlo. Non eravamo mai riusciti a fare una colazione insieme senza fretta. È stato bello avere il tempo per goderci nostro figlio ed essere lì l’uno per l’altra. Ci siamo allenati ogni giorno in giardino e persino cucinare o pulire casa ci è sembrato un privilegio.

Com’è stato il suo primo anno da mamma?

Martin ha letteralmente sconvolto la nostra vita, abbiamo passato di tutto: notti insonni, lacrime, stanchezza. Ma quando ci penso sorrido, perché Paulo è sempre stato al mio fianco. Non mi dà solo una mano, condivide tutto con me. Lui ha altri due figli, è un papà ideale. Martin è pazzo di lui, a volte sono quasi gelosa! Dovreste vederlo come corre verso la porta quando sente che Paulo torna a casa.


Taglio stipendio allo staff giovanile

IL TEMPO - BIAFORA - La Roma continua ad alleggerire i costi a bilancio. Dopo aver trovato un accordo con i calciatori e con lo staff della prima squadra per un risparmio pari a 30 milioni di euro, la società di Trigoria ha deciso di tagliare gli stipendi dei membri degli staff del settore giovanile. La riduzione per osservatori, allenatori e i vari collaboratori non è lineare, ma dipende dal tipo di contratto e in alcuni casi arriva a toccare anche la quota del 30% mensile. La Roma contestualmente ha però comunicato a tutti il rinnovo per la prossima stagione.


Tutti fermi, non si riparte

IL TEMPO - PIERETTI - Semaforo rosso. Il Comitato Tecnico Scientifico non ha ancora approvato le linee guida del Ministro dello Sport inviate lo scorso 12 maggio: allenamenti collettivi bloccati. Si va oltre, nelle prossime ore gli scienziati dovranno valutare le integrazioni richieste dalla Figc relative agli allenamenti collettivi senza ritiro blindato. Il Sistema calcio va avanti tra incertezze e insofferenze; i medici sociali sono ancora in rivolta, i club della Serie A pretendono una data certa per ripartire, gli scienziati rimandano in attesa che i dati sulla curva dei contagi sia per tutti propizia. I giocatori sosterranno sedute individuali anche nei prossimi giorni.

LA RIPARTENZA - Il Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, ieri sera ha ricevuto dal Presidente della Figc, Gabriele Gravina, la versione aggiornata del protocollo per la ripresa degli allenamenti delle squadre di calcio professionistiche e degli arbitri, rivisto alla luce dei rilievi formulati dalla Lega Serie A. In spirito di piena collaborazione, il Ministro ha dato immediato impulso ai propri uffici per procedere a una rapida valutazione da parte del Comitato Tecnico Scientifico. La risposta affermativa potrebbe accelerare la ripresa degli allenamenti collettivi.

MALCONTENTO DEI CLUB - I calciatori premevano per l'abolizione dei ritiri blindati, e tanto hanno ottenuto. Permangono tutte le altre criticità, tra cui lo svincolo degli allenamenti collettivi e il divieto di disputare le partitelle. La mancanza di una data certa per la ripresa del campionato ha generato malcontento da parte dei club che - arrivati a questo punto - avrebbero voluto ottenere maggiori certezze. Dal punto di vista sportivo, la “falsa” partenza sugli allenamenti collettivi complica i piani, mentre l'assenza di una data certa per la ripresa del  campionato frena i presidenti sull’ingiunzione di pagamento da inviare alle emittenti che non hanno ancora corrisposto l’ultima rata dei diritti  tv. Le criticità non mancano: nei prossimi giorni si dovrà legalizzare la situazione dei calciatori in scadenza di contratto al 30 giugno.

I DUBBI DEI MEDICI - Nonostante i chiarimenti emersi dopo la circolare dell’ INAIL sulla responsabilità civile e penale, i medici sociali sono ancora sul piede di guerra per quanto riguarda il protocollo licenziato. I medici vorrebbero unicamente esercitare la loro professione, senza sconfinare in quella di vigilantes, chiamati a far rispettare - in ogni angolo del centro sportivo - un dispositivo pieno di paletti e di incertezze: nel parcheggio, negli spogliatoi, in campo. I dottori diventerebbero i sorveglianti del gruppo squadra, i tutori della legge. Domani la Commissione medica della Federcalcio si riunirà per valutare le criticità dell'ultimo protocollo presentato per gli allenamenti collettivi al CTS e per l'impostazione dei protocolli successivi perla continuazione degli allenamenti collettivi e l'eventuale ripresa del campionato. Sarà una documentazione elaborata che dovrà comprendere anche i criteri logistici e organizzativi delle trasferte e dei relativi trasferimenti che il presidente federale Gravina - e quello della Lega Paolo Dal Pino - porteranno avanti con il prof. Nanni
nominato membro della Commissione medica Figc - e con il presidente dei medici Sportivi Casasco.

BOOM BUNDESLIGA - L'unico campionato di livello che ha riaperto i battenti in Europa è stato quello della Bundesliga. In Germania la ripresa del campionato è stata un vero e proprio successo; 160 paesi collegati da tutto il mondo, 6 milioni di spettatori in tv e introiti elevatissimi per quanto riguarda le scommesse sportive. Gli altri Paesi per il momento restano a guardare: imprigionati dai nodi burocratici che stanno paralizzando la ripresa, le maggiori Leghe calcistiche europee stanno perdendo terreno e risorse importanti.


Roma, Petrachi ai margini: è stato irreperibile per due mesi

LA REPUBBLICA - La Roma sta studiando le mosse da mettere a segno durante la prossima finestra di mercato. A condurre le trattative sarà Petrachi, che però negli ultimi mesi sembra aver perso forza all'interno del club: il ds infatti sembra essere finito ai margini. Petrachi era partito per Lecce all'indomani di Cagliari-Roma, ultima gara giocata, il 29 febbraio: per due mesi è stato irreperibile per tutti, compreso i giocatori che hanno perso fiducia in lui. Alla ripresa degli allenamenti a Trigoria c'era anche lui, ma la sensazione è quella che la frattura che si era tra ds e club aperta durante lo scorso febbraio non si sia mai rimarginata del tutto.


Mkhitaryan: "Sarebbe bello restare alla Roma. Vorrei vincere un titolo"

Henrikh Mkhitaryan, attaccante della Roma è stato intervistato dall’Ambasciata italiana in Armenia, queste le sue parole:

In una recente intervista hai parlato dei tuoi piani per restare Roma. Che livelli vuoi raggiungere, la Champions? 
"Dal primo giorno che sono arrivato a Roma mi sono trovato bene, con al squadra, la città, era tutto fantastico. Ovviamente sarebbe bello restare qua. L’obiettivo principale sarebbe la Champions, e ovviamente giocare e vincere dei titoli". 

Hai giocato in Ucraina, Germania e Inghilterra, ora sei in Italia. Cosa ti ha dato la Serie A?
"Paragonandola al calcio inglese, tedesco e ucraino, ha le sue particolarità. Alcuni la sottovalutano, ma è molto interessante giocare qui. Non è forse come 20 anni fa, ma sono sicuro che il campionato stia continuando a crescere e anche la scelta del prestito dell’anno scorso parla da sé. Sono molto felice di essere qui, giocare in Italia con questi tifosi è davvero incredibile. Avevo sentito molto sul fatto che i tifosi qui fossero pazzi in senso buono, ma non potevo credere che fosse davvero così. Sono molto soddisfatto di giocare per la Roma e di avere questi tifosi. Non è un segreto che il successo di ogni giocatore in campo dipenda anche dai suoi compagni e da una collaborazione efficace tra di loro". 

Raccontaci qualche aneddoto sui tuoi compagni. 
"Ovviamente una buona performance non si basa solo su di te, dipende anche da tutti gli altri perché non puoi vincere una partita da solo. Devi vincere con 11 giocatori più quelli in panchina, perché il calcio è uno sport di squadra. Non puoi pensare: “Ok, oggi gioco da solo, dipende tutto da me”. No, dipende da tutta la squadra. Cerco di fare del mio meglio per aiutare i compagni e loro fanno lo stesso per me. Dal primo giorno che sono arrivato sono rimasto impressionato da alcuni giocatori, dei livelli che non avevo visto in Germania, Inghilterra o Ucraina. Non farò i nomi ma dico che abbiamo dei grandi talenti, dei grandi calciatori che possono raggiungere livelli altissimi e spero che con le loro qualità potranno aiutare la Roma per raggiungere gli obiettivi".

La situazione più divertente nella quale ti sei trovato in Italia? Anche gli italiani come gli armeni hanno un grande senso dell’umorismo…
"Gli italiani con la loro mentalità sono molto simili agli armeni ed è una cosa buona per me perché mi trovo molto bene con loro e mi rende la vita più facile. Di cose divertenti ne sono accadute, la prima è stata mentre stavo prendendo il volo, il 2 settembre, per viaggiare da Londra a Roma. Ero seduto in aereo e l’assistente di volo è venuto da me e mi ha chiesto: Hai già firmato con la Roma? e io gli ho risposto: beh, come vedi sto andando a Roma a vedere se firmare o meno. Quando sono sceso dall’aereo c’erano tantissimi giornalisti e ho chiesto all’ufficio stampa della Roma: non ho ancora firmato, perché c’è tutta questa gente con le telecamere che si aspetta che dica qualcosa sulla Roma. E mi ha risposto che l’Italia va pazza per il calcio, quindi sarei dovuto essere pronto per queste cose. Forse ora la storia non è così divertente ma comunque ti dice molto: ero in una situazione in cui io stesso non sapevo se avrei firmato o meno con la Roma, ma tutti già lo davano per scontato". 

In che modo la tua famiglia ti sprona ad essere più motivato?
"Anche prima di sposarmi avevo la famiglia che mi motivava, mia madre mia sorella, ma anche mio cugino, i miei amici. Io gioco a calcio per me stesso ma voglio che anche loro siano felici. Se gioco bene significa che staranno bene anche loro. Il livello successivo è stato quando mi sono sposato ed è nato mio figlio. Ogni volta che vado agli allenamenti penso a loro. Sfortunatamente non ho ancora giocato una partita dalla sua nascita, ma spero che presto ci saranno altre gare. Durante gli allenamenti penso sempre a loro, penso ad allenarmi e a giocare con più impegno". 

Impossibile evitare l’argomento della buona cucina
"Quando ho iniziato ad assaggiare il cibo qui, in tanti ristoranti ho pensato: oh mio Dio. In tutto l’anno che ho passato qui ho provato un sacco di cose e tutto ciò che ho assaggiato è stato fantastico. Certamente anche questo può spronarti, perché ti dici che ti sei allenato e hai giocato e poi puoi goderti la vita in Italia". 

Qual è il tuo prossimo obiettivo nel calcio a livello personale? 
"Ho già ottenuto molto, ma per me quello è il passato. Voglio di più per l’anno prossimo, non mi restano molti anni in carriera ma sono sicuro che sto facendo del mio meglio per raggiungere i miei obiettivi. Alla fine dalla tua carriera tutti penseranno a cosa hai fatto per le squadre, cosa hai vinto, come hai giocato… Quindi per me è molto importante lasciare un ricordo positivo: vincere qualcosa, un titolo, fare qualcosa di buono per la squadra". 

C’è qualche gergo particolare per il calcio italiano? 
"L’italiano è una lingua splendida e quando ero giovane avevo l’obiettivo di impararla, ora ho questa opportunità. Grazie a Dio sto andando bene, anche gli altri sono soddisfatti del mio italiano e ho già fatto delle interviste. In più è molto più facile parlare con i compagni perché non ti servono frasi lunghe, dici solo un paio di parole. Non è facile, ma credo che il modo in cui mi sono dedicato allo studio dell’italiano sia ottimo, anche grazie alle persone che mi hanno aiutato". 

Durante la quarantena hai più possibilità di contattare i tuoi fan attraverso i social media? Di cosa parlate?
"Sì, ho fatto alcune interviste e dirette e ho risposto ad alcune domande su come stessi passando la quarantena, come mi tengo occupato, le serie tv che sto vedendo, oppure se potevo uscire per brevi allenamenti. Sono felice di avere dei fan anche per parlare io con loro e per sapere come stessero loro in quei giorni". 

Che tipo di feedback hai dai tifosi italiani?
"Le uniche occasioni di contatto che ho avuto sono quelle dopo le partite. Quando prendo la macchina per andare a casa a volte mi fermano per un autografo o una foto. Sono felice di poter parlare con loro, certo alcuni sono felici ed altri no, ma è normale. Non puoi essere amato da tutti, fa parte del calcio. Ma io provo a fare del mio meglio per rendere tutti felici. Come? Devo giocare, segnare o fare assist. Per me la cosa più importante è che la mia squadra vinca". 

So che hai visto “The Last Dance” su Netflix e c’è un momento in cui Michael Jordan dice: “Sono un giocatore di basket, non mi interessa la politica”. Tu come la vedi? È davvero difficile per uno sportivo professionista essere qualcosa di più?
"Beh se l’ha detto ha ragione. Non puoi essere attivo in politica se stai facendo sport, no? Anche io sono totalmente concentrato sul calcio e non sto a pensare ad altro. Non è da me, mi sono dedicato al calcio, sono impegnato nel calcio, voglio restare nel calcio e non guardare da altre parti per vedere cosa succede, cosa posso fare, o se devo dire qualcosa di provocatorio. Il mio lavoro è giocare a calcio e basta, voglio godermi questo". 


Karsdorp: "Alla Roma vorrei un'altra chance"

Rick Karsdorp, terzino della Roma in prestito al Feyenoord, ha rilasciato un'intervista al quotidiano Algmeen Dagblad. Queste le sue parole:

Non esattamente l’addio al Feyenoord che hai sognato…
No, certamente no. Avevo riconquistato il mio posto da titolare, mi sentivo sempre meglio e anche il Feyenoord stava girando bene. Ad ogni modo, il mondo sembra improvvisamente molto diverso. Nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe stato così a causa di un virus.

Ad agosto aveva previsto un Feyenoord molto in alto…
Pensavo già che avessimo un buon gruppo. Si sa già la storia: avevamo troppi giocatori che provenivano da una situazione in cui avevano giocato poco. Parlo anche per me, due stagioni alla Roma ero sempre infortunato, qui ho visto che ci vuole tempo per rimettersi davvero in forma.

Quel video in cui sembrava che avesse bevuto troppo...
Preferirei non rendere quella storia più grande di quello che è. Dopo l’ultima partita del 2019, la vittoria contro l’Utrecht, sono usciti con alcuni compagni. Ci siamo sfogati. La gente non mi vede mai in città, ma poi è arrivata la pausa invernale, eravamo in vacanza. Avevo bevuto, è vero. Qualcuno che ho incontrato per la prima volta quel giorno mi ha filmato e ha fatto girare quel video. E a quanto pare qualcuno ha anche pensato che fosse necessario metterlo su Internet. La gente diceva persino che avevo assunto droghe. Credetemi, non ne sono orgoglioso. Ma tutti quelli che mi conoscono sanno che non lo farei mai.

E' ancora sotto contratto in Italia con la Roma. Pensi che ci vorrà un po' per abituarsi, dopo una stagione in Olanda?
In Italia vivono il calcio in modo completamente diverso. Si parla sempre di tattica. A volte ci siamo allenati per ore senza palla. Il mio primo allenatore, , ci faceva allenare con tranquillità e poi voleva che accelerassimo nelle partite.  era davvero un grande, per preparazione era simile al modo di lavorare che si usa qui. Poi Fonseca mi ha detto fin da subito che ero libero di andarmene. A quel punto ero sicuro: dovevo tornare al de Kuip. Volevo ritrovare il buon feeling nel club in cui sono cresciuto.

L’avventura in Italia è fallita?
Alcuni lo diranno. Ma ancor prima di giocare il primo pallone con la maglia della Roma ho dovuto subire un’operazione al ginocchio. Nell’ultimo anno al Feyenoord avevo avuto problemi al ginocchio negli ultimi tre mesi, ma volevo così tanto vincere quel titolo di campionato che ho giocato con un’iniezione quasi ogni settimana. L’intervento alla Roma mi ha fermato tre mesi. Quando sono tornato, mi sono rotto subito il  contro il Crotone. Più tardi, quando sono tornato dopo otto mesi, ho avuto un infortunio al tendine del ginocchio. Bene.

Il suo ritorno al Feyenoord: è andata come si aspettava?
Il mio obiettivo era fare 40 partite, ovviamente non avevo preso in considerazione il coronavirus. Volevo tornare ai livelli che avevo già raggiungo qui, dopo la pausa invernale c'ero andato molto vicino. E poi avrei voluto vincere la Coppa d'Olanda (la finale tra Feyenoord e Utrecht è stata annullata per l'emergenza sanitaria, ndr). Ma sì, cause di forza maggiore.

E adesso che succederà?
Mi restano ancora due anni di contratto con la Roma. Vedremo cosa succederà la prossima estate. Ci vorrei riprovare.


Totti: "Era il mio sogno giocare nella Roma con il numero 10 e la fascia da capitano"

Francesco Totti, ex capitano della Roma, ha parlato ai microfoni di Revista Libero per parlare del suo trascorso in giallorosso:

"Mi inorgoglisce perché il rapporto con i romani va oltre il calciatore. Per il fatto che sono cresciuto con una squadra sola mi ha aiutato a capire tante cose reali di Roma. È speciale per me perché sono sempre stato tifoso della Roma, è sempre stato il mio sogno giocare nella Roma con il numero dieci e la fascia di capitano. Una volta che sono riuscito a ottenere questo sogno me lo sono tenuto stretto. Questa è la mia specialità. Roma per me è la città più bella del mondo. Mare, montagna, sole, amici, parenti. Per me è una città che non cambierei con nessun altra al mondo".

Il possibile trasferimento al Real Madrid?
"Diciamo che all'80% era indirizzato verso il Real Madrid. Perché poi con la Roma c'erano un po' di attriti, anche se poi Sensi mi voleva bene realmente. Aveva fatto qualsiasi cosa, le cifre erano alte. Mi avrebbero dato qualsiasi cosa per andare al Real Madrid. Qualsiasi. Tranne la fascia di capitano che era di Raul che era il giocatore che doveva guadagnare più di tutti. Era il simbolo. Qualunque giocatore andasse al Real Madrid, doveva guadagnare meno di Raul. Nel 2004 mi scadeva il contratto con la Roma e ci sono stati alcuni problemi con il presidente per altri motivi, non miei personali. E il Real Madrid mi offriva qualsiasi cifra per andare lì. Ci pensai tantissimo, l'80% era per il trasferimento a Madrid. Ilary mi spingeva verso Madrid, mi diceva che avrebbe lasciato tutto e mi avrebbe seguito. Alla fine è stata una scelta di cuore, verso i tifosi, gli amici e la famiglia. Di fare una cosa diversa da tutto quello che c'è stato, da tutti gli altri giocatori. Viravano verso il Real Madrid, il Bayern Monaco, il Barcellona. Io ero invece il giocatore diverso, forte ma che restava con un'unica maglia".


Lippi: "Il calcio è un'industria come altre con tanti lavoratori normali. Non sono mai stato vicino alla Roma"

Marcello Lippi, ex tecnico della Juventus e della nazionale campione del mondo 2006, ha parlati ai microfoni di Non è La Radio per parlare del momento del calcio italiano:

Questo è un momento particolare, ma da oggi cominciamo finalmente a vedere la luce in fondo al tunnel.
"Oggi tutte le città sono tornate a popolarsi, tutti sono pronti a ripartire in sicurezza. C’è tanto entusiasmo dopo due mesi e mezzo di sofferenza ma speriamo di avere la possibilità di riprenderci, magari anche attraverso il calcio, che viene sempre considerato come qualcosa di diverso e un po’ a sé, ma è un’industria come le altre, con tanti lavoratori normali e non solo i calciatori milionari". 

Sul calcio c’è comunque un po’ di confusione al momento.
"So che oggi dovrebbero riprendere gli allenamenti collettivi, poi si avrà un mese a disposizione prima della ripartenza. Ieri abbiamo visto riprendere la Bundesliga e abbiamo avuto belle sensazioni da appassionati di calcio. Purtroppo in Italia le polemiche non mancheranno mai, in ogni caso, sia nel bene che nel male. L’importante però è sempre fare le cose, non solo parlarne". 

Con il Mondiale del 2006 è diventato l’allenatore di tutti gli italiani, ma nella sua carriera ha fatto tanto altro. Noi la ricordiamo in particolare per le tre finali di Champions con la Juventus. Qual era la squadra più forte tra quelle?
"Io di finali di Champions League ne ho fatte quattro, di cui tre consecutive, tra il 1996 e il 1998, e poi quella del 2003. Quelle Juventus erano tutte forti, il valore di una squadra si misura a prescindere dalle vittorie che consegue. In quegli anni la Juventus era una squadra in grado di vincere lo scudetto e arrivare in finale di Champions: questo significa dominare il calcio europeo. Poi una finale puoi anche perderla per un rigore, ma dietro c’è sempre un cammino importante". 

Quando si parla del Mondiale, in chiave Roma si parla sempre di Totti e De Rossi, dimenticando un po’ un calciatore come Simone Perrotta.
"Perrotta è stato un punto di riferimento per tutti, un calciatore che faceva la doppia funzione in maniera puntuale, precisa e sempre con grande qualità. Io poi lo conoscevo bene perché lo avevo avuto già alla Juventus. Chiaramente si parla sempre delle stelle, ma sono stati tutti importantissimi: su 23 giocatori hanno giocato in 21, cosa che raramente accade in questo tipo di manifestazioni. Tutti hanno dato qualcosa, a prescindere dai minuti giocati". 

In qualche occasione sono circolate voci che la volevano sulla panchina giallorossa. C’è mai stato davvero vicino?
"No, in realtà non è quasi mai successo. Soprattutto quando ero alla Juventus, non ho mai avuto alcun contatto con i dirigenti della Roma. Poi negli ultimi tempi qualche chiacchierata c’è stata, anche per via dell’ottimo rapporto con Francesco Totti, ma non c’è mai stato nulla di concreto. Comunque mi avrebbe fatto piacere fare un’esperienza sulla panchina della Roma, perché ogni volta che si giocava all’Olimpico, con tutto lo stadio che cantava e tifava, era davvero molto emozionante". 

L’ultima domanda è su Daniele De Rossi: secondo lei può diventare un grande allenatore?
"Dico una cosa: tutti i calciatori del gruppo che ha vinto il Mondiale del 2006 sono straordinari. Ognuno di loro ha le carte in regola per fare qualsiasi cosa nel calcio, e De Rossi non è da meno. Qualsiasi cosa vorrà fare, sono sicuro che Daniele riuscirà a farla, perché è una persona dalle grande qualità. Potrà fare il dirigente, il team manager, il direttore sportivo, l’ allenatore, ma in ogni caso farà sicuramente bene".