Primavera ancora in mano a De Rossi

IL TEMPO - BIAFORA - Continuerà la lunga avventura di Alberto De Rossi sulla panchina della Roma Primavera. Dopo un periodo di incertezza su chi avrebbe guidato la formazione giovanile giallorossa, la società di Trigoria e il tecnico classe 1957 hanno deciso di affrontare insieme la diciassettesima stagione consecutiva: la firma sul rinnovo di contratto è soltanto una formalità. L'intenzione di Fienga e Petrachi è di mantenere del tutto intatta l'attuale struttura del settore giovanile (tecnici compresi), rinviando alla prossima stagione un eventuale ingresso di De Rossi nei quadri dirigenziali. Il lavoro del padre di DDR sarà sempre supervisionato da De Sanctis - all'ex portiere sono affidate anche l'Under 18 e la 17 - mentre Bruno Conti manterrà il ruolo di responsabile di tutte le squadre dall'Under 16 in giù.

Intanto ieri Andrea Causarano, Head Of Club Medical della Roma, ha affidato all'Ansa il proprio punto di vista sulla ripresa delle competizioni: «Non ho mai espresso parere sfavorevole alla ripresa degli allenamenti in vista della ripartenza del campionato di Serie A. In queste settimane la Roma ha già lavorato con le strutture sanitarie competenti per attivare tutti i protocolli necessari per la salvaguardia della salute degli atleti, l'auspicio è che tutti affrontino i problemi per trovarne le soluzioni e non per strumentalizzarli».


Fonseca sorride: dietro Dzeko tanti tris diversi. Mercato: nel mirino Vertonghen e Firpo

IL MESSAGGERO - Alla ripresa del campionato, per tentare la rincorsa alla Champions League, il calendario non ammetterà pause. La rosa a disposizione di Fonseca è però ampia, soprattutto nel reparto offensivo dove i calciatori da ruotare nel tridente del 4-2-3-1 dietro Dzeko sono quasi 3 per ruolo: Pellegrini, Mkhitaryan, Pastore, Under, Perez, Kluivert e Perotti, considerando anche Zaniolo.

Capitolo mercato: sarà difficile trattenere Smalling e per sostituirlo la Roma pensa a Vertonghen, col contratto in scadenza col Tottenham. Monitorato il terzino sinistro classe '96 del Barcellona Firpo: se i blaugrana lo cedono in prestito, la Roma è in prima fila.


Calcio sempre più nel caos

IL TEMPO - CICCIARELLI - La ripartenza del calcio italiano si inceppa sul protocollo. Diciassette squadre di Serie A su venti si interrogano sulle linee guida per la ripresa stilate dalla commissione medica della Federcalcio e hanno manifestato le rispettive perplessità in una lettera di venti pagine inviata alla Figc. Un lungo elenco di obiezioni e richieste chiarimenti, con particolare attenzione sulle conseguenze legate a nuovi casi di positività al virus e sulla difficoltà del reperimento dei tamponi. Quest'ultima rischia di dilatare le tempistiche per il ritorno in campo, nonostante il Governo ragioni sulla ripresa degli allenamenti individuali dal 4 maggio e del lavoro di squadra dal 18.

PERPLESSITA' - Soltanto Lazio, Juventus e Genoa restano fuori dalle richieste di chiarimento sulle linee guida della commissione guidata dal dottor Paolo Zeppilli, anche se buona parte dei rilievi sarebbero già stati recepiti dal gruppo di lavoro e sottoposti già il 22 aprile al ministro Spadafora. I nodi restano la difficoltà di rispettare il distanziamento, la sanificazione degli ambienti o le perplessità sul ritiro chiuso. Il Napoli pone il problema delle responsabilità medico-legali, dato che l'Inail ha specificato che il Covid è da considerare "malattia del lavoro". Il Brescia ritiene il protocollo "non sufficiente a tutelare la salute di staff e giocatori", la Sampdoria dice no alla ripresa al 4 maggio - e Ferrero precisa "Meglio l'11 o il 18 ma solo con le rassicurazioni giuste" - mentre Lecce e Bologna sollevano il problema della difficoltà nel reperire i tamponi. Il tema più spinoso però resta quello delle possibili positività al Covid-19 dopo la ripresa. "Come gestiamo la positività di un giocatore - si chiede la Roma - alla vigilia di una partita? Partita rinviata, di quanto?". La società giallorossa però ha precisato all'Ansa che "i rilievi non erano volti alla contestazione del protocollo - ha spiegato il medico sociale Andrea Causarano - ma alla sua ottimizzazione. Il club non ha mai espresso parere sfavorevole alla ripresa degli allenamenti in vista della ripartenza del campionato di serie A". 

DIFFERENZE - IL tema dei nuovi contagi ha già visto differenze di approccio anche con la Federazione dei Medici Sportivi, che resta il riferimento del Coni anche nella stesura del protocollo sanitario dello sport italiano che sarà presentato domani a Spadafora. Se venissero accertati casi positivi dopo la ripresa, la Figc prevede due tamponi a distanza di 24 ore per il gruppo squadra e test sierologici dopo 5-7 giorni, mentre per la Federmedici resta l'obbligo di due settimane di isolamento dei contatti ravvicinati. Rispetto alla Fmsi la Federcalcio dispone anche una diversa divisione del gruppo squadra, aggiungendo la distinzione dei "malati lievi" che differiscono per la necessità alcuni esami. Infine i tamponi di controllo, con la Figc che ne prevede due all'inizio mentre la Fmsi ne vorrebbe uno ogni quattro giorni.

RIPRESA ALL'ESTERO - Ieri la Uefa ha chiesto alle federazioni europee di definire in un mese il piano di ripresa dei campionati, comprensivo di date ed eventuali modifiche dei format. La Polonia è già pronta a ripartire il prossimo 29 maggio, mentre la Premier League punta a tornare in campo l'8 giugno e chiudere il campionato il 27 luglio. Intanto il Chelsea ha annunciato che gli ingaggi non saranno tagliati invitando i giocatori a fare beneficenza, mentre l'Arsenal tornerà ad allenarsi domani. In Argentina si valuta l'interruzione definitiva del campionato, con il Boca Juniors che in questo caso verrebbe proclamato campione. In Messico il massimo campionato è in stand by, mentre la seconda serie è stata fermata definitivamente e per i prossimi sei anni saranno bloccate promozioni e retrocessioni. Buone notizie per Junior Sambia, il centrocampista del Montpellier positivo al coronavirus è stato svegliato dal coma e respira da solo.


Il nuovo ruolo di Fonseca e Dzeko, così il club riparte. Mercato: piace il difensore Niakhaté

LA REPUBBLICA - Paulo Fonseca ed Edin Dzeko sono gli uomini della rifondazione romanista. Nel pieno dell'emergenza sanitaria la Roma ha chiesto al bosniaco di contribuire a far capire alla squadra il momento di crisi, ponendolo anche come esempio per il gruppo. Al capitano giallorosso, inoltre, è stato chiesto lo sforzo di rappresentare il club con le iniziative volte a mantenere vivo il marchio. Alle riunioni, organizzate in conference call dai vertici della Roma, con le aziende che sponsorizzano il club hanno partecipato non solo Guido Fienga e Francesco Calvo, ma anche Fonseca e Dzeko.

Capitolo mercato: il ds Petrachi ha messo nel mirino il difensore francese classe 1996 del Magonza, Moussa Niakhaté. Il costo si aggira intorno agli 11 milioni di euro.


Veretout: "Volevo giocare con Totti e DDR"

Jordan Veretout, come molti suoi compagni di squadra, non vede l’ora che la stagione riparta. Alla stampa francese ha dichiarato: «Sono felice di aver scelto la Roma, mi ha convinto la telefonata di Fonseca. Il rammarico? Non aver giocato con Totti e De Rossi».


Coronavirus, Grassani: "Società responsabili, può aiutare un passaporto Covid"

GAZZETTA DELLO SPORT - Al quotidiano sportivo ha parlato l'avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, sulla questione norme, leggi e rischi legati alla ripartenza del calcio. Uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Tutela sanitaria dei calciatori e di tutto il personale nel periodo degli allenamenti e della futura ripresa agonistica: dove finisce la responsabilità del medico sociale, di quello del lavoro e del club?
«Questo è il vero casus belli. Partiamo con il dire che i club sono sempre e comunque responsabili della corretta predisposizione degli strumenti di lavoro, dell’individuazione di idonei ambienti in cui svolgere la preparazione nonché delle metodiche di allenamento del gruppo. Sarebbe, quindi, molto complicato riuscire a dimostrare l’assenza di responsabilità per Covid-19 in un eventuale giudizio».

[...]

L’Inail ha stabilito che il Covid è una malattia del lavoro e questa aumenta le responsabilità per i club. Si può arrivare a una «nuova idoneità agonistica»?
«La soglia di attenzione delle società prima di ricominciare l’attività dovrà essere massima. Nel calcio l’idoneità prevista dal D.M. 18/02/1982, di norma, vale per una stagione ma nulla impedisce, vista l’eccezionalità del momento e l’invasività del male, di sottoporre i componenti della prima squadra a una moltitudine di accertamenti mirati alla valutazione delle condizioni dal singolo. Tanto prima dalla ripresa quanto durante. Potrebbe, a questo proposito, risultare molto utile la creazione di un “Passaporto Covid 19”, documento individuale sanitario, integrativo della scheda di cui al D.M del 1982, sul quale annotare ogni indagine, comportamento, situazione e reazione ritenuti utili per combattere l’emergenza virus. Aiuterebbe i medici sociali, le autorità di controllo, e i diretti interessati».


Thauvin resta al Marsiglia

E' durata pochi giorni la voce di mercato che tornava ad accostare Florian Thauvin alla Roma. Il centrocampista del Marsiglia ha escluso una sua partenza nella prossima sessione di mercato in una diretta Instagram. "Resto al Marsiglia, la discussione è chiusa - le sue parole - Sapete benissimo cosa rappresenta l'OM per me".

Il centrocampista è tornato anche sull'infortunio alla caviglia che lo ha tenuto ai box per larga parte della stagione: "Sto bene e inoltre ho perso una stagione. Dovrei andarmene ora che andremo in Champions? Sono anni che lotto per questo obiettivo"


Osvaldo: "Totti? Miglior calciatore con cui abbia mai giocato"

Pablo Daniel Osvaldo, ex calciatore della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni a TNT Sports. Di seguito un estratto: 

"Prandelli? Avevo fatto sei o sette gol nelle qualificazioni, ero il titolare e avevo la maglia numero 10, ma mi lasciò fuori (dai Mondiali 2014, ndr) perché i giornali gli dicevano che io ero argentino e andava convocato qualcun altro. Spero stia passando male la quarantena. Quando mi chiamò per andare al Galatasaray gli dissi che non avrei accettato neanche per 50 milioni. La cosa brutta è stata che ho scoperto di non essere convocato dai giornali, non mi ha neanche chiamato. Ci sono rimasto malissimo, sono finito a piangere, volevo morire perché meritavo di andare in Brasile. Totti? Gli dicevo che secondo me era cornuto, perché non poteva essere così perfetto. Aveva una bella faccia, non voglio dare dettagli, ma era anche ben dotato nelle parti intime. Ed era il miglior calciatore con cui abbia mai a giocato. Aveva solo pregi, non aveva nemmeno l’alito cattivo per dire. E sua moglie…Qualcosa di brutto doveva pur averlo, no? Ma in realtà no, non aveva neanche le corna".


Balbo: "Con Dzeko avremmo fatto una bella coppia"

Abel Balbo è stato protagonista di "A casa dell'ex", nuovo format di Roma TV. L'ex attaccante giallorosso si è raccontato, qui le sue parole:

Come stai vivendo questa situazione?
“Come tutti, mi sto adattando. Stiamo vivendo una situazione difficile, c’è in ballo la vita delle persone, è una cosa seria ma noi rispettiamo le regole e speriamo finisca tutto al più presto. La mia famiglia sta bene, a Buenos Aires ci sono casi, c’è chiusura totale ma si stanno comportando bene, speriamo che riescano a controllare questa pandemia, un conto è difenderla in un paese europeo, un conto in Sudamerica o in Africa dove le condizioni economiche non sono le stesse”.

Si parla della ripresa della Serie A: che ne pensi?
“Sono ottimista, penso sia fattibile ritornare un po’ alla normalità. Il calcio è uno sport ricco, i club possono fare controlli individuali, hanno le proprie infrastrutture e penso che possano permettersi tutte le precauzioni, il calcio può tornare alla normalità”.

Quest’anno hai avuto la possibilità di seguire la Roma in più di un’occasione: che effetto ti ha fatto la Roma di Fonseca?
“Tornare all’Olimpico mi riempie di ricordi, di momenti molto belli che ho vissuto, stare allo stadio è il mio ambiente e sono molto felice quando riesco a vedere la Roma in partite importanti come Juventus o Lazio. La Roma è una squadra che ha avuto alti e bassi, penso che Fonseca sia un ottimo allenatore, è stato sfortunato con gli infortuni e in questi casi è sempre difficile mantenere una certa qualità nel gioco, ha fatto bene e un po’ meno bene, quando si riprenderà dovrà vincere per provare ad andare almeno in Champions League”.

In Serie A, per il momento sei il giocatore straniero con più gol con la maglia della Roma
“Io ne ho fatti 78 e Dzeko 74, sicuramente mi supererà perché spero che giocherà altri anni con la Roma, è un calciatore straordinario e non sono dispiaciuto se lui batterà questi record”.

Avresti potuto giocare anche con Dzeko…
“Sì, l’importante è avere calciatori bravi perché possono giocare con tutti, sono giocatori pensanti che sanno fare tante cose”.

La tua prima avventura alla Roma?
“Nella mia prima esperienza alla Roma, la squadra non era in grado di lottare per il vertice. Io ho giocato in quel periodo ma sono felice di aver fatto parte di quella Roma, abbiamo riso molto”.

Speravi in cuor tuo di tornare alla Roma, come hai fatto?
“Sì, io ho avuto un rapporto molto forte con Sensi, sono andato via la prima volta e pensavo di tornare come dirigente. La vita, invece, mi è stata grata e sono tornato con Batistuta e abbiamo vinto lo scudetto”.

Una storia a lieto fine…
“Sì, era impensabile e sono felice che la mia carriera italiana sia finita con lo scudetto”.

Un ricordo in particolare che ti lega alla Roma?
“Ne ho tanti, come il 3-0 alla Lazio. La squadra era meno forte ma c’era più unione, Sensi era come un padre per me. Ora il calcio è cambiato, i soldi lo hanno peggiorato e i rapporti sono più freddi. Quel derby è stato bellissimo, ci davano tutti per spacciati, il punteggio poteva essere anche più ampio, è stata una grande soddisfazione per noi. È stato un ricordo molto bello”.


Perotti, parla il padre: "Non so se tornerà al Boca, è un'ipotesi"

Hugo Perotti, padre dell'attaccante giallorosso Diego, è stato intervistato da La Nacion. Ecco uno stralcio delle sue parole:

“Mio figlio non so se tornerà al Boca, non dipende solo da lui. Bisognerà vedere se al momento il Boca avrà bisogno di uno come lui, cosa vorrà fare il ragazzo e se ci saranno tutte le condizioni, tecniche ed economiche. È un’ipotesi, non ha senso generare aspettative. Magari quando sarà il momento, visto che non ha ancora terminato la carriera in Europa, i cinesi appaiono e mettono sul piatto cento milioni di dollari, è impensabile saperlo ora. Quando e se Dio vorrà, speriamo possa accadere”.


Nainggolan: "Ero più triste di aver lasciato la Roma che contento di andare all'Inter"

Radja Nainggolan ha parlato in una diretta Instagram. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni:

Tu sportivamente parlando odi più la Juve che la Lazio?
"Io non odio nessuno. A me ha sempre dato fastidio quando una persona non si sente di andare ad una piazza. Io non sono mai andato alla Juventus perché vincere uno scudetto facendo 5 partite all’anno non lo sentirei mio. Per paura di non giocare all’inizio ho deciso di fare un altro percorso. Da lì nascono le mie dichiarazioni. Preferisco giocare contro i più forti cercando di vincere".

Tu hai perso solo due derby no?
"Sì, solo due".

Tu pensavi realmente di vincere in semifinale?
"A parte lo stato in cui stavo. Io dico sempre la verità. Io pensavo veramente di vincere, come tutti i derby. La sconfitta più brutta in Coppa Italia. Il ritorno l’abbiamo vinto ma siamo usciti".

Vai via da Roma a malincuore. Se fosse stato per te non saresti andato mai via?
"Io sono andato via per rispettare soprattutto me stesso. Uno ha fatto delle cose dietro le spalle, a mia insaputa. Per come sono fatto io non potrei neanche salutare una persona del genere. Visto che vuoi che vado via decido io dove andare. Nessun problema nello spogliatoio".

Quando sei arrivato a Milano però la scena l’abbiamo vista tutti…
"Nulla togliere ai tifosi dell’Inter però se tu mi chiedevi se ero più contento di essere arrivato all’Inter o più triste di aver lasciato la Roma io ti dicevo che ero più triste di essermene andato".

Vorresti tornare a giocare?
"Vorrei giocare perché è la mia passione ma giustamente la salute viene prima di tutto. Giocare a porte chiuse non è calcio ma piuttosto è comunque più giusto finire il campionato. Sarà la stessa cosa giocare fuori casa o in casa".

Perché non sei stato convocato al Mondiale?
"Da quando è arrivato questo allenatore io ho fatto due amichevoli all’inizio e mi ha fatto fuori. Alla Roma poi ho giocato la semifinale di Champions. Quando mi dicevano le domande io ho sempre dichiarato che preferivo uno che mi diceva la verità. Io ci ho parlato e mi ha detto che non poteva darmi il ruolo che avevo nella Roma. Mi diceva che per lui non ero un titolare e che non voleva portarmi perché in panchina avrei fatto zizzania. Non tornerei in Nazionale. Mi manca è normale. Ormai, quando prendo una decisione difficilmente torno indietro".

Torneresti alla Roma?
"Alla Roma sì. Se ci sono i presupposti io tornerei. Ho vissuto anni bellissimi, una piazza che mi vuole bene e a cui io voglio bene e ho dato tutto".


Mancini: "Non vedo l'ora di tornare in campo"

Gianluca Mancini è intervenuto durante la diretta del derby virtuale #TUTTICONTROCOVID. Ecco le sue parole:

Come stai?
“Tutto bene, sto con la famiglia”.

Sei sereno? Hai frenato dai ritmi del calcio?
“Siamo fortunati, siamo a casa con la famiglia e non abbiamo contratto il virus. Riusciamo ad allenarci più di quanto immaginavamo e sono pesanti anche se da casa. Non vediamo l’ora di ricominciare, viviamo per questo e per fare vivere emozioni ai tifosi, non vediamo l’ora. Speriamo che manchi poco e che ci siano le condizioni per riprendere”.

Come vivi questo derby virtuale?
“In questo momento ci siamo tutti uniti e siamo una squadra unica. Facciamo una bella cosa per tutte le persone che combattono per salvare vite. Noi che stiamo bene dobbiamo fare tutto per aiutarli. Sto seguendo questo derby e spero di vincere, perché i derby vanno vinti sempre”.

Parolo ha detto che potrebbero vincere lo Scudetto e colorare Roma di biancoazzurro
“Noi pensiamo solo a noi e ai nostro obiettivi. Dobbiamo raggiungere la Champions e ci stavamo riprendendo dopo un gennaio non positivo. La città di Roma è la Roma, i nostri tifosi sono fantastici”.

A 24 anni sei già un pilastro della Roma
“Sono ancora molto giovane e ho tanto da imparare”.

In quarantena ti sei dilettato in cucina?
“Mia moglie mi ha messo ai fornelli. Faccio molto bene pizza e lasagna”.

Come sarebbe giocare senza pubblico?
“Toglie tante emozioni, il calcio è uno spettacolo. Avere i tifosi al seguito è un grande supporto, mancheranno ma la cosa fondamentale è partire in sicurezza e sperare che tutto questo sia solo un brutto ricordo”.

Ora sei difensore ma hai fatto anche il centrocampista
“Ho fatto sempre il centrocampista a livello giovanile, poi dalla Serie B sempre difensore. Poi quest’anno per emergenza il mister mi ha messo a centrocampo e ho aiutato la squadra, sono contento. Quando un giocatore può ricoprire più ruoli è un bagaglio importante. Mi sento più difensore perché ho maggior margine di crescita, ma posso anche giocare a centrocampo se il mister me lo chiede”.

In allenamento provi mai a battere le punizioni?
“Sì, le provo ma poi capisco che in partita è meglio che ci pensino Pellegrini e Kolarov (ride, ndr)”.