La Fifa vuole prorogare la stagione a tempo indeterminato

IL MESSAGGERO - La Fifa annuncerà nelle prossime 24-48 ore una proroga a tempo indeterminato della stagione 2019-20 a seguito della pandemia di Coronavirus, secondo le anticipazioni del portale sportivo «The Athletic», e le indicazioni influenzeranno anche la prossima finestra di mercato e i contratti in scadenza. Lo scenario peggiore, ossia l'annullamento dei tornei, non è completamente fuori discussione ma il piano della Fifa riduce considerevolmente questa possibilità.


Serie A-giocatori, lite sui tagli

IL MESSAGGERO - Ieri sono state approvate all'unanimità dalla Lega di Serie A le linee guida sul taglio degli stipendi a calciatori, allenatori e tesserati della prima squadra, esclusa la Juventus che ha già trovato negli scorsi giorni un'intesa con i propri giocatori. L'accordo prevede una riduzione di un terzo (ossia il 33%, quattro mensilità omnicomprensive) della retribuzione totale annua lorda se non si riprenderà l'attività, e di un sesto (17%, due mensilità medie) se nei prossimi mesi si completerà la stagione. Questa è la base di massima da cui partire per la contrattazione, ogni club poi lo farà in maniera privata. La Roma, ad esempio, sta pensando ad un taglio di una sola mensilità con i tre stipendi restanti pagati dopo il 1 luglio (spalmati entro la conclusione dei rispettivi contratti).

L'accordo non è piaciuto all'Aic: «È una proposta vergognosa e irricevibile», ha attaccato il vicepresidente Umberto Calcagno. «Se le società di serie A si devono trovare in assemblea per dire che non pagheranno gli stipendi, quando in realtà a tu per tu con i giocatori i singoli club stanno cercando accordi di buon senso, è molto preoccupante», ha aggiunto Tommasi.


Falcao: “Cara Roma, quanto mi manchi. Neymar in giallorosso è il mio sogno”

LA GAZZETTA DELLO SPORT - CANNONE - Per tutti nella Capitale resta semplicemente l’ottavo Re di Roma. Anche ora che è confinato nel suo palazzo di Porto Alegre con la moglie e la figlia. Da lì Falcao ha parlato del suo passato in giallorosso: 40 anni fa il suo sbarco nella Capitale. Queste le sue parole:

Falcao, come vanno le cose al tempo del coronavirus?

Siamo tutti chiusi in casa, da un paio di settimane non esco per niente. Parlo tutti i giorni con i miei amici in Italia, di recente ho chiamato Sandro Bonvissuto. Ha scritto un libro (“La gioia fa parecchio rumore”, ndr) in cui in copertina ci sono io che esulto di spalle. Non cita mai il mio nome, ma il romanzo racconta in realtà proprio di me, parla di un personaggio che ha finito con cambiare tutto. Un po’ la storia della Roma, che prima non vinceva mai…

 

Se in Italia non si dovesse ripartire, sarebbe giusto assegnare lo scudetto alla Juventus?

Non so se sarebbe giusto, la Lazio è ad un solo punto… A differenza dell’Inghilterra, dove sarebbe invece giusto assegnarlo al Liverpool, visto il largo vantaggio che ha sulla seconda in classifica. Ma vedere il calcio italiano in Brasile ora è difficile, non ci sono molte partite in tv. E ho avuto poche occasioni per vedere la Roma.

Già, la Roma, Ad agosto saranno 40 anni dal suo sbarco nella Capitale.

Arrivai pensando che in Europa sarebbe stato diverso, mi aspettavo meno calore del Brasile. All’aeroporto pensavo di trovare qualche dirigente, due o tre giornalisti. E invece c’era un fiume di gente, tutta lì per abbracciarmi. Non perché era arrivato Falcao, ma la speranza di poter cambiare.

Lo scudetto poi arrivò nel 1982-83, dopo averlo sfiorato nel 1981.

Quello scudetto ci fu tolto, è diverso. Mi riferisco al gol regolare annullato a Turone in casa della Juventus. Ancora oggi non si sa che fuorigioco venne fischiato da Bergamo. Era l’arbitro di quella partita e, se non sbaglio, anche il designatore arbitrale ai tempi di Calciopoli. Una cosa molto triste. La Juve era uno squadrone, noi avevamo appena iniziato… Ma poco dopo la battemmo nella semifinale di Coppa Italia, prima di battere il Torino in finale.

Quale brasiliano si sente di consigliare alla Roma?

Neymar va bene? Scherzi a parte, se potessi vedere le partite della Roma avrei anche un’idea di cosa ha bisogno la squadra in questo momento.


Le società di A unite: niente marzo e aprile, 4 mesi se non si riparte. L'Aic: "Che vergogna"

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Scontro Lega di A-Aic sul taglio degli stipendi dei giocatori: ieri in assemblea la Lega ha raggiunto un accordo all'unanimità (tranne la Juventus, che ha già trovato un'intesa con i propri calciatori negli scorsi giorni). «Una riduzione pari a un terzo della retribuzione totale annua lorda (ovvero quattro mensilità medie onnicomprensive) nel caso non si possa riprendere l’attività sportiva, e una riduzione di un sesto della retribuzione totale annua lorda (ovvero due mensilità medie onnicomprensive) qualora si possano disputare nei prossimi mesi le restanti partite della stagione 2019-2020», quanto deciso dalla Lega.  Ogni club, poi, ha facoltà per trattare esclusivamente con i rispettivi tesserati. Dura la reazione dell'Aic, sindacato di categoria: «È una proposta vergognosa e irricevibile».

Ieri, inoltre, è stata confermata la volontà di tornare a giocare senza correre rischi, solo quando le condizioni sanitarie e le decisioni governative lo permetteranno.


Lippi: "Zaniolo potrebbe essere per Mancini quello che è stato per noi Totti nel 2006"

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Al quotidiano sportivo ha parlato l'ex ct dell'Italia campione del Mondo del 2006, Marcello Lippi. Le sue dichiarazioni tra emergenza Coronavirus e uno sguardo alla Nazionale:

Vedremo diversamente la vita, e il calcio, dopo?
«Probabile. Ma non parlo solo di incazzature per una sconfitta. Spero che, chi decide, stia pensando al calcio dilettantistico che rischia di scomparire. Spero lo protegga. Quello d’élite ne uscirà sicuramente ridimensionato, ma tutto sommato non sarebbe neanche un male».

[...]

Lei quando ripartirebbe con il calcio?
«Soltanto quando saremo a contagi zero. Non importa se a porte aperte o chiuse: non è questo il problema. Il problema è che impossibile non succeda qualcosa se una squadra, una cinquantina di persone in tutto, viaggia e incontra camerieri, cuochi, autisti... Solo quando questa guerra sarà vinta dovremo ripartire. E dalla 26ª giornata. Niente play-off o altre formule, per carità. Dodici giornate. Non è giusto che chi ha fatto sei mesi eccezionali debba giocarsi tutto in due partite, e lo stesso per chi sta lottando per la retrocessione. Campionato e coppe: non si comincia la nuova stagione prima di aver finito questa. La prossima partirà più tardi, avrà qualche turno infrasettimanale. Non importa. E non è soltanto questione di campo...».

Perché?
«S’immagina che cosa accadrebbe con un’assegnazione straordinaria? Tra reclami, ricorsi, avvocati, tribunali… non ne usciremmo più».

[...]

Permette almeno una domanda sulla Nazionale?
«Certo. Mi spiace per l’Europeo saltato, ma l’Italia è così forte che farà benissimo anche nel 2021. E aggiungo, con la passione con cui un nonno può seguire il nipote: recupererà giocatori importanti come Zaniolo. Magari per Mancini potrebbe essere quello che è stato per noi Totti».


Serie A, il conto per i calciatori. I club tagliano da 2 a 4 stipendi

LA REPUBBLICA - Ieri la Lega Serie A ha deliberato unilateralmente di non pagare due mensilità ai calciatori, quattro se il campionato non ripartirà più. Una scelta votata da tutti i 19 club di A, esclusa la Juventus che ha già un accordo con i propri giocatori. L'Aic ha replicato definendola "una follia". Ogni club ora tratterà individualmente con i i tesserati. Con il taglio il risparmio stimato oscillerebbe fra 177 (se si riprende a giocare) e 355 milioni (se non si torna in campo), se tutti i club applicassero in concreto le stesse misure. Questo vuol far pagare ai calciatori la metà dei danni prodotti dal Coronavirus, se si tornerà a giocare, addirittura il 75% se non si giocherà più.

In Inghilterra, invece, il Liverpool, che aveva deciso di accedere agli ammortizzatori sociali previsti dal governo per mettere in cassa integrazione i dipendenti non sportivi, ha fatto marcia indietro. Inoltre, la Fifa ha fatto trapelare un’apertura a estendere la stagione sportiva a tempo indeterminato.


Under: “Non sono un top player ma lo diventerò”

CORRIERE DELLA SERA - PIACENTINI - “Non credo di essere ancora un top player, ma lo diventerò“. Cengiz Under, per molti prima dello stop uno dei maggiori indiziati alla cessione nella prossima sessione di mercato e obiettivo di alcune squadre tedesche e inglesi, parla ai media turchi del suo percorso di crescita in maglia giallorossa: “Sono debole sulle palle alte, devo lavorare sodo e migliorare sotto tutti i punti di vista“. In giallorosso, Cengiz Under ha giocato in totale 85 partite e segnato 17 gol (67/13 in Serie A, 4/0 in Coppa Italia, 18/4 in Coppe europee).

 


Malagò: “Aspettavo Friedkin e il figlio”

IL TEMPO - BIAFORA - L’ennesima conferma di un affare vicino al suo esito positivo, fermato soltanto dal virus. Malagò, presidente del Coni, ha fornito ulteriori dettagli sulla cessione della Roma a Friedkin: “So che la trattativa era molto avanzata, poi è successo quello che è successo, non so come evolverà, è plausibile immaginare che ci sia una pausa di riflessione a prescindere dai termini economici. Non conosco personalmente Dan, ma persone molto vicine a lui mi hanno fatto sapere che avrebbe voluto incontrarmi insieme al figlio Ryan, che sarebbe venuto a Roma in pianta stabile una volta conclusa la trattativa“.

 


Benatia: “Pensavo di finire la carriera a Roma, ma mi hanno venduto. La dirigenza deve imparare a tenere i migliori”

IL TEMPO - SONNINO - Un anno alla Roma sfiorando il titolo, poi due e mezzo alla Juventus, passando dal Bayern Monaco, con due scudetti. Oggi Mehdi Benatia risponde al telefono dalla sua casa di Doha: il coronavirus è arrivato anche lì. Queste le sue parole, sul virus e sulla Roma:

La Juventus è stata una delle prime a dare il buon esempio sul taglio degli stipendi.

Non sono sorpreso, lì c’è gente responsabile, campioni veri, c’è un gruppo che è una famiglia. Anche la Roma sta facendo moltissimo. Sono molto orgoglioso di loro.

 

A distanza di tanti anni, lascerebbe ancora la Capitale?

Ho trascorso a Roma soltanto una stagione, ma rimarrà sempre nel mio cuore, perché è stata in assoluto la migliore: la mia Roma era troppo bella. Dopo sei mesi mi sono detto “Io non mi muovo più da qua”. Poi hanno deciso di vendermi al Bayern, ma avevo pensato davvero di finire la mia carriera a Trigoria.

Che idea si è fatto dei giallorossi?

Auguro loro di avere una squadra all’altezza dei tifosi, che lotti ogni anno per vincere il campionato, la Champions, perché a Roma c’è una passione infinita. Tifosi come i romanisti, non ne ho mai conosciuti. Mi auguro che i dirigenti riescano a fare una grande Roma, che smettano di vendere tutti e imparino a tenersi i migliori, come la Juve, il Real, il Barcellona: la Roma deve lottare con loro e i tifosi meritano una squadra che li renda orgogliosi.

Lei ha una ricetta?

All’Udinese siamo arrivati in Europa per tre anni: Pozzo prese me, Sanchez, Zapata, Handanovic, nessuno ci conosceva e ci ha venduti bene. Così si fanno i soldi. La Juve ripartì con un progetto serio: prese Pogba a zero, Barzagli quasi a scadenza, Bonucci dal Bari. Perché la Roma non ce la fa? In sette anni ha venduto Alisson, Salah, Nainggolan, Pjanic, Marquinhos, Osvaldo, Lamela, Benatia, Gervinho. Troppi. Se li avesse tenuti, avrebbe vinto qualcosa. Il problema è nella gestione.


Lega-calciatori, scontro totale sugli stipendi

IL TEMPO - CICCIARELLI - La trattativa tra calciatori e club per il taglio degli ingaggi arriva al muro contro muro. Non basta la ritrovata unità della Lega Serie A che intorno al tema salariale si riscopre compatta, perché la proposta sottoposta insieme alla Lega B all'Assocalciatori viene bollata come "vergognosa e irricevibile". L'assemblea di Lega - Juventus esclusa, visto che ha già raggiunto l'accordo con i propri giocatori - ha trovato la convergenza su una soluzione che prevede la decurtazione per calciatori, allenatori e tesserati di un terzo dello stipendio lordo (quattro mesi) in caso di mancata ripresa del campionato e di un sesto se la stagione venisse completata, rimandando ai club la definizione degli accordi con i tesserati. Una delibera che fa infuriare l'Assocalciatori. "Voler riversare sui calciatori - replica in un duro comunicato - l'eventuale danno economico fa riflettere sulla credibilità imprenditoriale di chi dovrebbe traghettare il sistema calcio in questo momento di difficoltà". In serata il presidente dell'Aic Tommasi rincara la dose: "Se le società di serie A si devono trovare in assemblea per dire che non pagheranno gli stipendi, quando a tu per tu con i giocatori i club stanno cercando accordi di buon senso, è molto preoccupante. Mettere in cattiva luce i giocatori, quando tutti o quasi stanno già discutendo con i club come uscire insieme da questa crisi, mi pare una follia".  Intanto in caso di ripresa del campionato - la Fifa lavora su estensione a tempo indeterminato della stagione 2019/20 - si potrebbe dover rinunciare alla Var per motivi precauzionali. "In alcuni casi si usano ambienti angusti - spiega il presidente dell'Aia Nicchi - dove l'arbitro Var lavora con gli operatori in due metri quadri".


Mancini apre a De Rossi

IL TEMPO - "De Rossi può entrare nello staff? Con lui ci avevo parlato prima che decidesse di fare la sua esperienza in Argentina, c'era questa possibilità, poi è saltato tutto ma in futuro non si sa mai, tutto è possibile".. Così Roberto Mancini, ct della Nazionale, su Daniele De Rossi.


AIC, Calcagno: "In questo momento ci deve essere collaborazione. Spero si continui a dialogare"

Umberto Calcagno, vice presidente dell'AIC, ha parlato ai microfoni di calciomercato.it della proposta di Leghe di A e B per il taglio del 30% degli stipendi dei calciatori qualora non si tornasse a giocare:

"Una provocazione. L'assemblea di Lega non ha alcun potere giuridico sulle contrattazioni, che sono già in atto tra i club e i singoli calciatori. L'intento è quello di mettere in cattiva luce i calciatori, ma gli unici a fare una brutta figura in questa situazione sono proprio i presidenti. La provocazione, ripeto, di voler decurtare il 30% circa dagli stipendi mira palesemente a scaricare solo sui calciatori gli eventuali danni del sistema, in attesa di capire se si potrà tornare a giocare oppure no. L'unica parte che ha valore giuridico della nota dei club è l'ultima, quella in cui si dice che le società dovranno negoziare le modifiche contrattuali con i singoli giocatori. Mi pare che si chieda solo a quest'ultimi di fare la loro parte, quella degli altri mi sfugge. Spero che si continui a dialogare, come già stava avvenendo squadra per squadra. È chiaro che, se l'atteggiamento di qualche presidente dovesse essere irrispettoso verso i propri giocatori, non è da escludere che si possa arrivare a contenziosi sul dovuto o sul non dovuto. C'è anche la prospettiva, per qualche giocatore, di mettere in mora la società e svincolarsi. In questo momento deve esserci la collaborazione da parte di tutti per arrivare ad una giusta soluzione".