Nicolò ai tifosi: “Voglio diventare la vostra bandiera”
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - “Mi piacerebbe diventare una bandiera della Roma, come lo sono stati Totti e De Rossi, ma ora devo pensare solamente a rientrare e a far felice la gente“. Nicolò Zaniolo ha le idee chiare sul suo futuro in giallorosso e, nel corso dell’intervista a Sky, non fa che ribadirle: “La mia idea è restare il più a lungo possibile nella Capitale. Alla Roma devo tutto e sono innamorato della città. Sto sempre meglio dopo l’intervento al ginocchio e, se si giocherà per finire il campionato, punto ad esserci“. Nel frattempo il numero 22, insieme ai suoi compagni, a Fonseca e al suo staff, hanno deciso di rinunciare al pagamento di quattro mensilità di stipendio dell’attuale stagione sportiva. Nelle prossime settimane si perfezioneranno gli accordi individuali per stabilire un piano di rientro dei soldi perduti (di fatto, solo marzo), con la spalmatura nel prossimo esercizio di bilancio dei mesi non percepiti (aprile, maggio e giugno) attraverso anche bonus, premi vari e rinnovi contrattuali.
Stipendi, taglio ufficiale. Risparmio di 30 milioni
CORRIERE DELLA SERA - PIACENTINI - Trenta milioni di euro, lordi. È questa, euro più euro meno, la cifra che la Roma potrà risparmiare dopo l’accordo, ufficializzato ieri, con calciatori, tecnico e staff, sul taglio degli stipendi di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. Dzeko e compagni hanno anche concordato di pagare collettivamente la differenza economica per garantire che ogni dipendente interessato dalla cassa integrazionepossa continuare a percepire il proprio stipendio netto. Anche i dirigenti del club rinunceranno a parte dei loro stipendi per aiutare il club ad alleggerire l’impatto economico e finanziario causato dalla sospensione della stagione a causa del Coronavirus.
L’ultima doppietta della “riserva” Totti
CORRIERE DELLA SERA - PERRONE - Il 20 aprile del 1986, Roma-Lecce 2-3? Lasciamo perdere quello scudetto buttato, meglio ricordare un altro 20 aprile di 30 anni dopo: un mercoledì, un altro 3-2, stavolta a favore, quello contro il Torino nel 2016. Quando Totti entrò in campo all’86’, al posto di Keita, impiegò appena 22 secondi per pareggiare con una spaccata di destro. Tre minuti dopo trasformò un rigore, firmando il ribaltone e l’ultima doppietta della sua carriera.
Zaniolo: “Qui a lungo, sogno di diventare una bandiera”
CORRIERE DELLA SERA - PIACENTINI - “Se ci sarà l’occasione per tornare in campo prima della fine del campionato sarò il primo ad esserne felice“. Dal 12 gennaio, Nicolò Zaniolo vede per la prima volta la possibilità di tornare in campo a stagione in corso. “Il recupero va molto bene – prosegue ai microfoni di Sky -, ogni giorno miglioro un po’ di più, il ginocchio risponde bene“. Il giovane talento ha inoltre aperto alla possibilità di un nuovo rinnovo, confermando di vedere il suo futuro nella Roma: “L’idea è restare qui il più a lungo possibile, alla Roma devo tutto e sono innamorato della città. I tifosi mi amano, vorrei diventare una bandiera, ma Totti e De Rossi difficilmente potranno essere eguagliati. La maglia numero 10? No, quella è impossibile, sono felice con la 22 e me la tengo stretta“.
Rooney: “Questo Liverpool come la Roma con Totti falso nueve”
LA GAZZETTA DELLO SPORT - ZUCCHELLI - C’era una volta un tempo in cui i tifosi della Roma sognavano la coppia Totti-Rooney. Erano gli anni in cui la squadra di Spalletti arrivò per due volte tra le prime otto d’Europa ed erano gli anni in cui a sbatterla fuori dalla Champions era il Manchester United guidato, proprio, da Rooney.
L’inglese aveva un debole per il gioco di quel gruppo – lo ha ricordato spesso – e per questo quando al Sunday Times ha fatto un paragone tra “il gioco del Liverpool e quello della Roma con Totti e due ali veloci che attaccavano l’area dall’esterno” il pensiero è andato subito al 4-2-3-1 del primo Spalletti. In realtà però, per quanto all’epoca Vucinic e Mancini partissero larghi, con Perrottatrequartista, è più plausibile che Rooney si riferisse ad una Roma più recente, quella del 2013. L’allenatore era Garcia e la squadra giocava con il 4-3-3 simile a quello attuale dei Reds. Totti era il numero 10, le ali, veloci, Gervinho e Florenzi che, con tutte le differenze del caso, avevano un modo di scendere in campo simile a quello di Manè e Salah. Anche il centrocampo, con Wijnaldum, Fabinho e Henderson, può essere messo a paragone con quello formato da De Rossi, Pjanic e Strootman.
Il nuovo stadio? In attesa da 3000 giorni…
LA GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Dalle parti dell’Eur si chiedono quanti giorni dovranno ancora passare per la prima pietra dello stadio di Tor di Valle.
Perché proprio in questo periodo è stato tagliato il traguardo dei 3000 giorni di attesa dal giorno in cui James Pallotta e Luca Parnasi firmarono a Miami l’accordo per la costruzione del nuovo impianto. “It’s a big day”, disse quel giorno Pallotta. Mentre l’iter sembrava essere arrivato all’ultima curva, ecco che il coronavirus ha bloccato tutto anche qui.
La variante e la convenzione urbanistica sono infatti ancora fermi nei vari dipartimenti del Comune di Roma, in attesa della loro approvazione. L’okay sembrava poter arrivare proprio nel mese di marzo, prima che il Covid-19 sbaragliasse il campo e cambiasse i piani anche da questo punto di vista. All’Eur ovviamente sperano che con la ripresa delle attività, a maggio possa esserci anche il passo finale verso l’approvazione definitiva.
Passo che dovrà essere effettuato dall’Assemblea di Roma Capitale. Con l’okay che dovrà arrivare proprio alla variante ed alla convenzione (il contratto tra pubblico e privato) che si baserà su tre contratti distinti (interessati il Comune, la Regione Lazio, la Città Metropolitana e Acea).
Acerbi, carezza alla Roma: “Zaniolo mi fa impazzire”. Quando il derby sparisce…
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Forse non se l’aspettava neanche. Perché di mezzo c’è la rivalità, il derby, il predominio cittadino. E perché poi quando i complimenti ti arrivano da chi non te li aspetti, allora fanno anche più piacere.
“Tra i giovani mi fa impazzire Zaniolo, che è un giocatore forte forte. Ha qualità, forza fisica e anche tiro. Inoltre non lo sposti. Un animale…”, ha detto ieri Acerbi il difensore centrale della Lazio direttamente ai microfoni della radio di casa. Insomma, non un’incoronazione vera e propria perché per Zaniolo la corona deve ancora arrivare. Ma una bella investitura sì, con il riconoscimento di un talento eccezionale anche sull’altra sponda del Tevere.
“Col recupero va molto bene, miglioro di giorno in giorno, il ginocchio risponde bene. – ha detto Zaniolo a Sky – Penso solo a recuperare, meglio aspettare un giorno in più che un giorno in meno. Se poi ci sarà l’occasione di tornare in campo prima della fine del campionato, sarò il primo a gioirne“.
Esattamente come ne sarà felice la Roma, che non vede l’ora di riabbracciarlo. Anche se poi la cosa è reciproca: “Totti e De Rossi sono ineguagliabili, i simboli di Roma. Ma a me piacerebbe diventare una bandiera di questa squadra. Alla Roma devo tutto, sono innamorato di questa città. L’affetto ricevuto dal giorno dell’infortunio è qualcosa di incredibile, mi è entrato nel cuore. Ho trovato una città fantastica, che ti ama, che vive di calcio. E una società unica. Qui vivo benissimo, ho trovato anche l’amore“.
Zaniolo: “Sogno di restare giallorosso a lungo”
IL TEMPO - BIAFORA - Tanta umiltà e nessuna voglia di affrettare i tempi di recupero. Zaniolo sta vivendo la sua quarantena con la fedele cyclette con la quale sta seguendo l’iter di recupero dall’infortunio al ginocchio, che prosegue positivamente: “Il ginocchio va molto bene, miglioro ogni giorno di più. Se ci sarà modo sarò felice di finire il campionato con la squadra“. Il talento di Massa non ha timore di fare promesse ai tifosi giallorossi, ma evita qualsiasi paragone impossibile: “Mi piacerebbe diventare una bandiera come Totti e De Rossi. Il mio obiettivo è di rimanere più tempo possibile, alla Roma devo tutto. La maglia numero 10? Impossibile, tengo la 22“.
Coronavirus, Ceferin: «Pronti a giocare senza spettatori»
CORRIERE DELLA SERA - Obiettivo terminare la stagione sportiva. Aleksandar Ceferin detta le linee guida del calcio europeo per quando sarà superata l'emergenza coronavirus. Il presidente dell'Uefa è tornato a parlare della ripresa delle attività. Questo uno stralcio dell'intervista rilasciata dal numero uno della federazione europea al quotidiano milanese:
La Uefa che lei dirige ha dovuto rinviare Euro 2020, coppe e campionati sono fermi. Terminerà la stagione?
La priorità è la salute di tifosi, giocatori e dirigenti. Sono ottimista di natura, credo ci siano opzioni che ci possono permettere di ricominciare campionati coppe e portarli a termine. Potremmo dover riprendere senza spettatori, ma la cosa più importante credo sia giocare le partite. In tempi così duri si porterebbe alla gente felicità e un certo senso di normalità anche se le partite saranno solo in tv.
Molti sport hanno chiuso le stagioni in anticipo, perché il calcio non fa lo stesso?
È presto per dire che non possiamo completare la stagione. L’impatto sarebbe terribile per club e leghe. Possiamo terminare, ma dobbiamo rispettare le decisioni delle autorità e aspettare il permesso per tornare a giocare.
La serie A potrebbe “riaprire” gli allenamenti il 4 maggio. È giusto tornare in campo con l’emergenza in corso?
Tutte le attività si stanno organizzando per ricominciare, tutti hanno bisogno di ritrovare le loro vite. Se le misure di sicurezza verranno rispettate e se le autorità daranno luce verde, gli allenamenti potrebbero riprendere come il resto. Per le gare servirà un ulteriore consenso.
In futuro il timore è di avere stadi vuoti, perché si avrà paura di stare a contatto. Il calcio diventerà virtuale?
Le misure saranno per un periodo limitato, nel tempo si tornerà alla normalità. Vedremo ancora stadi pieni, ne sono certo.
Pensa sia possibile (se necessario), come ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina, terminare la stagione anche tra settembre e ottobre o entro il 2020?
Lo vedo abbastanza difficile, avrebbe un impatto pesante sul calendario della stagione 2020-21.
Chi decide di non terminare la stagione, come vorrebbe fare il Belgio, sarà escluso dalle prossime coppe?
Decisioni del genere non vanne prese da soli. Il calcio è interconnesso, abbiamo visto quanto è importante che Uefa e leghe lavorino in buona cooperazione. Il Comitato esecutivo prenderà in esame i casi.
Se non si riuscisse a riprendere, quale sarà il danno economico per la Uefa e il calcio?
I campionati sono la base dei ricavi per i club a livello nazionale. Se completati, le conseguenze finanziare saranno limitate. La Uefa invece perderà tanti soldi per aver posticipato Euro 2020.
I bilanci dei club andranno in rosso. Pensa che il Fair play finanziario sia troppo stringente così com’è?
Abbiamo già sospeso alcune condizioni, ma non rottameremo il fair play finanziario. Ha portato tanti benefici, però deve essere un aiuto, non un ostacolo: saremo flessibili.
La Fifa vuole estendere i contratti fino al termine della stagione e pensa ad ampliare il mercato. Non crede che il mercato sia troppo lungo?
Dobbiamo dare maggiore flessibilità a club e giocatori. Mi sembra che estendere la finestra per il calciomercato sia una buona opzione.
Speranza: "Con 400 morti al giorno, far ripartire il calcio è l'ultimo dei problemi"
Roberto Speranza, ministro della salute, è intervenuto sulle frequenze di Radio Capital, nel corso della trasmissione Circo Massimo. Queste le sue parole:
"Far ripartire il campionato di calcio? Con più di 400 morti al giorno, con sincerità, e parlo anche da tifoso, questo è l'ultimo problema di cui possiamo occuparci. Le priorità del Paese sono altre. Abbiamo tutti insieme approvato le norme perché il 4 maggio sia una data attorno alla quale dobbiamo costruire questa fase 2 – ha detto Roberto Speranza -. Mi auguro che al più presto ci possa essere un incontro tra le forze sociali e con loro irrobustire il documento del 14 di marzo che ci ha aiutato in queste settimane difficili per avere sicurezza nei luoghi di lavoro". Ma per il ministro della Salute non si può ancora parlare di un ritorno alla normalità: "Voglio essere chiaro su un punto: la battaglia non è vinta.Ciascuna di queste mosse è un pezzo di un disegno che il governo sta mettendo in campo. Non dico che ci sono miracoli, la vera mossa sarà il vaccino".
La Serie A non ripartirà: al Governo la scelta di un salto nel buio
LIBERO - LORENZINI - Dopodomani il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e quello della Salute, Roberto Speranza, si riuniranno con tutto il mondo del calcio per deliberare se il 4 maggio i calciatori potranno tomare ad allenarsi. Eppure, il campionato di serie A che la Figc sta tentando di ultimare entro fine luglio rischia di non ripartire proprio in base alle regole che la commissione medico-scientifica varata dalla stessa Federazione ha trasmesso al governo. Nelle 47 pagine di indicazioni a squadre e arbitri, che vanno come sappiamo dallo screening preventivo (visite, rilievo della temperatura, tamponi e indagine sierologica tra le 96 e le 72 ore precedenti al primo allenamento) al maxi ritiro chiuso per «l'intero gruppo squadra» (calciatori, staff, dirigenti), c'è un passaggio fondamentale, che riguarda la questione sulla bocca di tutti: "E se uno risulta positivo?".
UN CONTAGIATO Il protocollo recita: «In caso di accertata positività del soggetto, nei confronti dei suoi contatti stretti (verosimilmente tutto il gruppo squadra nel caso si tratti di uno dei componenti), si procederà a: isolamento fiduciario con sorveglianza attiva; ripristinare tutte le misure più "rigide" di distanziamento e sospendere temporaneamente gli allenamenti di gruppo fino alla ripetizione dei test molecolari rapidi (2 test a 24 ore di distanza) e sierologici e verificare la loro negatività. I test sierologici saranno ripetuti entro 5-7 giorni». Tradotto, la squadra si ferma sette giorni (o fanno allenare e scatenano un focolaio?), si rifanno i tamponi e i test sul sangue e si attende l'esito. Che lotti per lo scudetto o per salvarsi. Pare normale immaginare che, se la positività di un calciatore avviene a campionato già ripreso diventerà un caos. Oltre alla sua squadra, logica vorrebbe che dovrebbe fermarsi anche quella contro cui il contagiato ha magari giocato pochissimi giorni prima, perché sappiamo che il calendario sarà molto compresso, con 12 giornate più quattro recuperi di serie A e le due semifinali e la finale di Coppa Italia: in due mesi. Dunque? Si blocca ancora il campionato? Lo scenario e le polemiche potete immaginarli. E un salto nel buio. E a spiegare che l'isolamento delle squadre potrebbe non bastare a mettere tutti al riparo è l'esperienza del presidente del Brescia, Massimo Cellino: «Dopo due settimane di quarantena a Cagliari sono stato in ospedale per controlli. E uscito fuori che mia figlia ha avuto il virus, mio figlio no, ma io ce l'ho in atto. Il tampone era negativo, me l'ha detto il test del sangue». E attacca:«Ricominciare la serie A? Assurdo». E vero che la ripartenza del calcio va programmata, è un traino economico e sociale, ma (sulle pagine del Corriere) Maurizio Casasco, capo della Federazione Medici Sportivi, fa eco a quanto aveva detto a Libero Enrico Castellacci (ex medico della Nazionale e presidente della Libera associazione dei medici del calcio): «Occhio a non sbagliare i tempi della ripartenza. Se emerge di nuovo un positivo su chi ricade la responsabilità giuridica? E a livello assicurativo?». Le linee guida studiate per la serie A creano perplessità e malumori sia per la B e la C (il presidente Ghirelli, fa capire che mancano i fondi per garantire i maxi ritiri di tutti i club) sia fra i medici: nelle serie minori molti di loro non sono contrattualizzati, seguono la squadra come lavoro part time e quindi diventerebbe problematico andare due mesi in ritiro. Con la possibilità di diverse dimissioni dall'incarico.
PRIVILEGIO TAMPONI Per non parlare dei tamponi, ferita ancora aperta fra i comuni cittadini e le molte categorie (come gli operatori sanitari) che da settimane combattono il Coronavirus in prima linea e che se li sono visti negare. La Figc si ostina a dire che non ci saranno linee preferenziali, ma sarà difficile far digerire ai tifosi che, a conti fatti (ipotizzando un "gruppo squadra" composto da 50 persone), per la serie A saranno disponibili 2000 tamponi subito pur se comprati dai club e rapidamente altre centinaia nel caso di positività o sospetti: un mercato privato della salute che già ha causato polemiche a Prato e al San Raffaele di Milano, dove venivano effettuati a prezzi dai 102 ai 120 euro, bypassando la procedura in vigore che lasciava alle aziende ospedaliere il compito di valutare caso per caso la necessità del test.
Vigorelli, ag, Zaniolo: "Nicolò ha trovato il giusto ambiente per emergere con una società che crede in lui e un pubblico fantastico"
Claudio Vigorelli, agente di Nicolò Zaniolo, ha rilasciato alcune dichiarazioni al portale tmw.com. Queste le sue parole:
Nicolò Zaniolo è un giovane affermato.
“La sua prima parte del campionato è stata fantastica, ha confermato quanto di buono aveva fatto vedere l’anno prima. Ripartirà da quella straordinaria azione contro la Juve che gli è costata l’infortunio, chiaramente con un finale diverso. Quello sarà il punto di ripartenza. È caduto e adesso si è rialzato. Comincia il conto alla rovescia. Ma niente ansia di ricominciare. Le sfide non spaventano certo Nicolò, uno che a diciannove anni ha esordito contro il Real Madrid”.
Ci sono già delle voci su un possibile rinnovo di contratto. Ne state davvero parlando con la Roma?
“Non è il momento di parlare di rinnovi o situazioni di mercato Bisogna prima tornare alla normalità e superare questo brutto momento dovuto al Covid-19. Poi quanto sarà importante Nicolò per la Roma lo vedremo più avanti, ma oggi non è il momento di parlare di un eventuale rinnovo del contratto o di mercato anche perché Nicolò ha trovato il giusto ambiente per emergere con una società che crede in lui e un pubblico fantastico che lo ha da subito amato. Intanto voglio credere alla ripresa del campionato, mi auguro che si torni in campo. E che tutto avvenga con le dovute precauzioni. Senza forzature che potrebbero risultare dannose”.