Malagò: "Difficile fare previsioni ora. Se il 3 aprile la situazione sarà migliorata potremo programmare un calendario"

Giovanni Malagò, presidente del CONI, ha parlato nel corso della trasmissione Uno Mattina, in onda su Rai 1. Di seguito in estratto delle sue parole:

 “Sento spesso persone senza specifiche competenze, in questo caso sulla terribile vicenda che stiamo vivendo, che fanno previsioni e sostengono tesi: non ho mai capito bene da che punto di vista. È evidente che la palla sia in mano ai tecnici: se il 3 aprile si vedrà la luce in fondo al tunnel sarà possibile programmare, pianificare un nuovo calendario delle competizioni nazionali e internazionali. Ma tutto questo è subordinato a ciò che avverrà: allo stato dell’arte non è possibile prevederlo”.


Pallotta-Friedkin, incontro al termine dell'emergenza Coronavirus

James Pallotta e Dan Friedkin si incontreranno una volta finita questa gravissima crisi internazionale e nessuno può escludere che i parametri economici sui quali si erano accordati potranno essere messi in discussione o modificati. Non è da accantonare a quel punto nemmeno l’ipotesi che Pallotta possa dire di non essere più interessato. Lo riporta Sky Sport


Cancellata Inghilterra-Italia

ANSA - La Federcalcio inglese ha appena confermato che anche l'amichevole contro l'Italia, in programma venerdì 27 marzo a Wembley, è stata cancellata. Almeno fino al prossimo 3 aprile - ha dichiarato un dirigente della Fa all'Ansa -tutto il calcio professionistico inglese (e dunque anche il campionato femminile) ha deciso di fermarsi. "La nostra speranza e il nostro obiettivo è di ricominciare già il 4 aprile, ma tutto dipenderà dalla situazione medico-sanitaria e dalle indicazioni che riceveremo dagli organi competenti", ha dichiarato un portavoce della Fa. 


Coronavirus, la Serie A diventa una prigione, tanti stranieri tentati dalla fuga

REPUBBLICA.IT - Cristiano Ronaldo è in Portogallo, accanto alla madre. Dybala è in quarantena con i suoi compagni. Ibrahimovic resta a Milano. Eriksen ha più malinconia di prima. Da eroi e idoli di centinaia di milioni di tifosi a uomini improvvisamente vulnerabili come tutti gli altri, anche i campioni della serie A stanno vivendo ore di stress: completamente diverso da quello, legato alle partite, al quale sono abituati. Di colpo segregati al chiuso, senza potersi allenare e senza sapere davvero fino a quando potrà durare questa dimensione di limbo sempre più simile a un coprifuoco, scoprono un'inquietudine difficile da controllare. E non è un segreto che tra gli oltre 500 calciatori del massimo campionato ci sia chi - soprattutto tra gli stranieri, che rappresentano quasi il 60 per cento del totale - sta valutando addirittura la soluzione estrema: la rescissione del contratto e il ritorno a casa il più presto possibile, fermo restando che le restrizioni del decreto governativo sugli spostamenti impediscono per il momento qualunque partenza.

Una cosa è comunque certa: la pandemia in atto, certificata dall'Oms, ha tra gli innumerevoli effetti collaterali lo stravolgimento del mercato calcistico per la stagione successiva, che di solito comincia a decollare proprio in marzo. Le conseguenze evidenti sono di segno opposto: da un lato il congelamento delle strategie della campagna acquisti da parte dei club, dall'altro la spinta di qualche giocatore ad accelerare la propria fuga dal calcio italiano. Trattandosi nei casi più rilevanti di ingaggi netti a sei zeri, la questione può rischiare di diventare presto materia legale: i calciatori hanno ricchi contratti da rispettare e non vogliono perdere soldi a cuor leggero, le società in crisi finanziaria non possono perdere i loro campioni senza adeguato indennizzo.

La tentazione della fuga  

I casi più "semplici" riguardano chi ha il contratto in scadenza a giugno. La sospensione del campionato e le incognite sulla ripresa dell'attività potrebbero spingere i diretti interessati a rinunciare alla parte residua del contratto, raggiungendo una transazione economica con la società, per la quale il danno sarebbe limitato alla mancata partecipazione del giocatore in questione alle eventuali partite che rimangono. La tentazione è forte. Diverso è il caso dei contratti pluriennali. "In questo momento non sussistono i presupposti per la risoluzione", puntualizza l'avvocato Umberto Calcagno, vicepresidente dell'Aic, l'associazione calciatori. La legislazione che regola i rapporti di lavoro dei calciatori professionisti in Italia è appunto quella italiana, che contempla come motivazione per la risoluzione del contratto (da una qualsiasi delle due parti che lo hanno stipulato) "la sopravvenuta impossibilità della prestazione": nello specifico, la chiusura definitiva dei campionati, che per ora, invece, sono soltanto sospesi. Anche se questa stagione dovesse concludersi in anticipo, il giocatore con contratto pluriennale rimarrà dunque normalmente vincolato al proprio club per quella successiva (o per quelle successive, a seconda della durata dell'accordo).

Divorzio: la pandemia non basta

L'ipotesi di un ricorso alla Fifa, cioè al livello sovranazionale, non è in teoria praticabile: esiste in Italia un organo indipendente che ha giurisdizione in materia e rispetta i requisiti richiesti: il Collegio Arbitrale, composto da un Presidente e da due Arbitri, nominati dalle due parti in causa. Detto che il solo caso in Italia finito davanti alla Fifa e poi al tribunale di Losanna è finora quello del 2013 tra l'argentino Mauro Zarate e la Lazio, secondo le norme Fifa, e in base ai precedenti, gli eventi eccezionali considerati "cause di forza maggiore" e validi per la risoluzione di un contratto, sono comunque la guerra (è accaduto per quella civile in Egitto) o epidemie come il virus Ebola in Africa. L'attuale pandemia non farebbe parte al momento della fattispecie. "Non è detto che lo stato pandemico comporti la sospensione dei campionati e non postula lo scioglimento del rapporto subordinato", precisa Paco D'Onofrio, docente di diritto pubblico all'Università di Bologna e avvocato specializzato in diritto sportivo.

Concorrenza selvaggia                                         

Resta il fatto che il prossimo mercato estivo potrà essere pesantemente condizionato da due fattori: la perdita di valore dei calciatori, che non giocando si svalutano via via, e l'annessa possibilità che i club ne approfittino per sfruttare la legge non scritta della concorrenza: per un calciatore sotto contratto che abbia la certezza di potere trovare una squadra e un ingaggio di suo gradimento, sarà più semplice fare pressione sul proprio club, magari facendo leva sulla volontà di tornare in patria e spuntando così una cessione più economica. Per esemplificare, se prima del coronavirus una trattativa partiva da 50, d'ora in poi può partire da 25. Ma tutto questo, naturalmente, riguarda il calcio di vertice. Più si scende di categoria, più i problemi sono ben altri. In serie C, dove i contratti in scadenza a giugno sono numerosi, sono più facilmente le società a spingere per la rescissione anticipata, in modo da risparmiare in questa delicata fase di contrazione degli introiti. E in serie B, malgrado la stretta del decreto governativo, non poche società premevano perché i giocatori continuassero a presentarsi al campo di allenamento.


Gabbiadini: "Ho solo mal di gola, però vediamo come evolve. Mi spiace per i disagi provocati a tutti"

Manolo Gabbiadini, giocatore della Sampdoria risultato positivo al Coronavirus, ha parlato del suo stato di salute sulle pagine de Il Secolo XIX:

"Oggi non ho neppure la febbre, solo un po’ di mal di gola, però vediamo come evolve la situazione. Mi spiace ovviamente per i disagi provocati a tutti".


La Sampdoria comunica altri cinque casi di Coronavirus oltre a Gabbiadini

Dopo Manolo Gabbiadini in casa Sampdoria sono risultati positivi al Coronavirus altri quattro calciatori ed un dirigente. Si tratta dei giocatori Colley, Ekdal, La Giumina e Thorsby; a cui si aggiunge il dottor Baldari. A comunicarlo la stessa società blucerchiata sul sito ufficiale del club (sampdoria.it), che specifica come stiano tutti bene e docimiliati nelle proprie abitazioni:

"L’U.C. Sampdoria comunica che, a seguito alla positività al Coronavirus-COVID-19 di Manolo Gabbiadini, in presenza di lievi sintomi sono stati sottoposti a tampone, con esito positivo, i calciatori Omar Colley, Albin Ekdal, Antonino La Gumina, Morten Thorsby e il dottor Amedeo Baldari. Sono tutti in buone condizioni di salute e nei loro domicili a Genova.
L’U.C. Sampdoria ribadisce di aver immediatamente applicato tutte le procedure previste dalla normativa: tutte le sedi del club sono chiuse, la squadra, i dirigenti e i dipendenti potenzialmente coinvolti sono in auto-isolamento domiciliare volontario. Si conferma che tutte le attività sportive sono sospese e che vengono svolte, da remoto, quelle essenziali organizzative del club.
Il presidente Massimo Ferrero, i dirigenti, Claudio Ranieri e la squadra invitano tutti a rispettare, con rigore e fermezza, le disposizioni ministeriali e regionali per affrontare insieme, con coraggio e spirito di sacrificio collettivo, questo periodo. Andrà tutto bene. Uniti ce la faremo. Restate a casa".


La Roma vicina alla Sampdoria: "In momenti come questi i colori non sono importanti" (foto)

La Roma, tramite il proprio profilo Twitter in lingua inglese, ha voluto dimostrare la propria vicinanza alla Sampdoria ed ai suoi giocatori risultati positivi al Coronavirus:

"In momenti come questo, i colori non sono importanti. I migliori auguri da parte di tutta la Roma a Gabbiadini, Colley, Ekdal, La Gumina, Thorsby e a tutti i membri della Sampdoria che continuano ad affrontare questa difficile situazione".

 


Fiorentina, Vlahovic positivo al Coronavirus

Anche la Fiorentina, come comunicato dalla società sul sito it.violachannel.tv, ha riscontrato un caso di Coronavirus tra le proprie file. Il giocatore positivo, anche se asintomatico, è Dusan Vlahovic:

"ACF Fiorentina informa che il calciatore Dusan Vlahovic è risultato positivo al test per l’identificazione del Coronavirus - COVID-19, al momento il giocatore è asintomatico e si trova presso la sua abitazione.
La Società sta attivando in queste ore tutte le procedure di isolamento previste dalla normativa ad iniziare dal censimento di tutte le persone che hanno avuto contatto con il calciatore".


Spadafora, Ministro dello Sport: "La Lega di Serie A non si è voluta assumere la responsabilità aspettando il governo. Giusto fermarsi in questo momento"

Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, è tornato a parlare dello stop del campionato causa Coronavirus ai microfoni della Rai durante il programma "La vita in diretta":

"Il calcio è un po’ un mondo a sé, è anche una cosa importantissima ma c’è stato un momento in cui la Lega di Seria A avrebbe dovuto assumere una responsabilità che non ha voluto assumere dicendo che era il governo che doveva farlo. In realtà poi lo abbiamo fatto, ma perché facendolo noi la Lega vede tutelati i propri interessi economici. Meglio tardi che mai. Ora basta con le polemiche, è giusto fermarsi in questo momento. I medici ci dicono che a fine mese, a inizio aprile dovremo vedere i risultati di tutte queste azioni di sacrificio che stiamo chiedendo agli italiani. Se sarà così, come tutti ci auguriamo, vuol dire che andremo in una fase di miglioramento e questo vuol dire che nelle settimane successive riusciremo a riprendere una vita quasi normale. Io nel prossimo Cdm porterò un provvedimento ad hoc per fare in modo che quando questo periodo sarà passato e quando sarà finito l’anno scolastico ci si sia un piano straordinario di interventi per lo sport di base, aumentando in numero enorme i campi estivi perché dopo questo stop forzato si possa riprendere nel periodo estivo".


Lega Serie A, i campionati riprenderanno quando le condizioni sanitarie lo permetteranno

La Lega Serie A, tramite il proprio sito ufficiale, ha diramato un comunicato a termine dell'assemblea tramite videoconferenza tenutasi oggi:

"La Lega Serie A ha riunito oggi i rappresentanti delle Società in video conference, proseguendo la valutazione, iniziata ieri, dell'impatto del COVID-19 sull'attività sportiva. La posizione della Lega Serie A, condivisa ieri con i Club e seguita da tutte le altre Leghe europee, resta quella di terminare l'attività sportiva concludendo nei prossimi mesi i campionati nazionali, riprendendoli quando le condizioni sanitarie lo permetteranno. A tal fine la Lega Serie A, il cui obiettivo primario in questo momento resta la tutela della salute, ha costituito alcuni gruppi di lavoro che si dedicheranno ad affrontare l'emergenza coronavirus. I tavoli di lavoro, che vedranno la partecipazione di rappresentanti delle Società, riguarderanno tematiche mediche, tecnico-sportive, di rapporti istituzionali e di risk assessment per le Società e per la stessa Lega Serie A".


Pallotta, pressing su Friedkin per la cessione

IL MESSAGGERO - L'emergenza Coronavirus che sta bloccando l'Italia e il calcio italiano, ha messo in stand-by anche la trattativa tra James Pallotta e Dan Friedkin per la cessione della Roma. Jim è indispettito per la mancata firma dei contratti preliminari, Friedkin vuole capire come si evolve la situazione in Italia. Il titolo in Borsa intanto continua ad oscillare e a ciò si aggiunge il debito di 87 mln dell'ultima semestrale. Pallotta ha fretta, ma dovrà avere ancora pazienza e capire cosa succederà al calcio italiano.


Scandalo Uefa, Italia furiosa

IL MESSAGGERO - L'Italia calcistica va allo scontro aperto con la Uefa, e molto presto potrebbero accodarsi tutto il resto delle nazioni europei. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la questione relativa ai rinvii delle gare di Europa League Inter-Getafe e Siviglia-Roma. Dopo una giornata di telefonate, l'idea del massimo organo calcistico europeo, vista l'emergenza covid-19, sarebbe quella di giocare le gare a campo neutro il 19 marzo (da capire dove) per non interrompere lo svolgersi della competizione.  A rischio c'è anche Juve-Lione di Champions League. Il presidente Ceferin, in costante con Gravina, vuole continuare le competizione europee, al contrario Lega e FIGCchiedono di fermare i tornei per club e spostare Euro 2020. In tutto questo si aggiunge anche la questione delle nazionali: l'Italia, come altre nazioni, ha già fatto sapere di non lasciar partire i giocatori, stranieri e italiani per le prossime amichevoli o incontri di qualificazione.