Cessione del club. Piano B di Pallotta per restare a galla

LA REPUBBLICA - In attesa di conoscere quali saranno gli scenari una volta terminata l'emergenza sanitaria, la Roma cerca di trovare delle soluzioni per poter arginare al meglio la situazione economica del club. La trattativa per la cessione da Pallotta a Friedkin è al momento rallentata dal coronavirus, ma ogni cosa a questo punto è messa in dubbio. Il magnate di Boston allora cerca di mettere a punto una strategia per poter rimanere comunque a galla qualora dovesse saltare tutto. Pallotta sarebbe pronto a un cospicuo aumento di capitale, fissato a 150 milioni, con l'aggiunta del taglio del monte ingaggi e la cessione di tutti quei giocatori che gravano sulle casse del club, tra cui Pastore, Perotti, Juan Jesus, Nzonzi e Schick.


Roma, Karsdorp ora rischia di tornare

IL TEMPO - BIAFORA - Uno dei tanti flop dell'era Monchi è certamente Rick Karsdorp, ceduto la scorsa estate in prestito al Feyenoord dopo due anni con molte più ombre che luci alla Roma. Il terzino è ritornato a giocare nel club da cui i giallorossi lo avevano acquistato e ha totalizzato 24 presenze, condite da 5 assist e 2 reti, ma il suo futuro è ora più che incerto. Il club di Rotterdam sta avendo problemi di natura finanziaria e a differenza di quanto vorrebbe - riferisce Voetbal International - non può tenere in rosa il classe 1995. Petrachi per cederlo chiede circa 7-8 milioni, cifra sufficiente ad effettuare una piccola plusvalenza: Karsdorp è costato 16,6 milioni e sarebbero necessari almeno 6,7 milioni per non registrare una minusvalenza. Il Feyenoord non ha le disponibilità economiche per tenere l'olandese, che farà quindi ritorno a Trigoria. Destino simile per Olsen, Florenzi e Antonucci, tutti ceduti in prestito secco, mentre servirà del tempo per capire gli scenari relativi a Defrel, Gonalons e Coric, partiti in prestito con riscatto che diventa obbligatorio in base a determinate condizioni. In bilico anche Schick - il Lipsia ha un diritto di riscatto, ma chiede lo sconto - e Nzonzi: il prestito al Rennes si prolungherà in caso di qualificazione alla prossima Champions.


Il calcio ci spera ancora

IL TEMPO - PIERETTI - L'Uefa indica la strada per la ripresa dei campionati nazionali: non si potrà andare oltre il 3 agosto. Ieri il massimo organismo calcistico continentale ha sospeso le amichevoli delle Nazionali previste all’inizio di giugno per far spazio alla ripresa di tutte le competizioni: i calendari dei tornei nazionali non potranno andare oltre l’inizio di agosto per la necessità di portare a termine le competizioni europee e programmare al meglio anche la prossima stagione. Dal vertice dell'Uefa - al quale ieri hanno partecipato le 55 federazioni affiliate - è emersa la volontà di far disputare le coppe europee nella seconda parte di luglio e nel mese di agosto. Anche se alcuni campionati nazionali non dovessero riprendere, l’Uefa è determinata a concludere sia la Champions League e l'Europa League.

Il Comitato esecutivo ha anche sospeso le norme sulle licenze relative al- la preparazione e alla valutazione delle future dichiarazioni finanziarie dei club, esclusivamente per la partecipazione alle competizioni Uefa 2020/2021. Non sarà quindi necessario presentare il bilancio, che verrà comunque incluso nella consueta valutazione finanziaria del triennio. I legacci del Fair Play Finanziario non saranno così stretti, e di- versi club con il bilancio non propriamente in ordine potranno comunque partecipare alla Champions League e all'Europa League del 2020/2021.

La priorità della Figc è quella di portare a termine il campionato. Il Presidente federale Gabriele Gravina non intende archiviare la stagione, né sospenderla sine die. Si tornerà in campo. Non si sa quando, né come, né dove: ma il pallone tornerà a rotolare. «Nessuno oggi come oggi è in grado di fare previsioni - ammette il numero uno della Federcalcio Gravina - quella che stiamo vi- vendo è un'emergenza unica, che non ha precedenti nella storia. Una volta superata questa emergenza però dovremo ripartire perché la priorità assoluta è quella di concludere i campionati». L'ipotesi più ottimistica è quella di ripartire alla fine di maggio o - al più tardi - nella prima settimana di giugno per arrivare alla conclusione nel mese di luglio. «Non sappiamo ancora quando po- tremo riprendere a giocare - ha sottolineato il presidente federale - ma da parte nostra è doveroso programmare la ripresa del campionato. Alla Juventus non piacerebbe aver assegnato il titolo con un campionato incompleto, ma allo stesso modo sarebbe ingiusto annullare una stagione già disputata per due terzi».

Il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora nelle ultime ore è apparso già possibilista sulla ripresa dell'attività agonistica. «Lo sport può essere uno dei motori della ripartenza - ha dichiarato - ma in questo momento ognuno di noi deve fare la propria parte».  Il vicepresidente dell’Assocalciatori Umberto Calcagno ha specificato la posizione della categoria. “La salute è al primo posto, ma i calciatori vogliono concludere la stagione”. Ancora lontano l'accordo per il taglio collettivo degli stipendi: dopo la Juventus, anche Inter e Cagliari hanno trovato un accordo con i propri tesserati.


Coronavirus, Tommasi: «Torniamo in campo solo se ci sono le condizioni. Si riparte soltanto se finiamo»

LIBERO - Dopo lo stop agli allenamenti fissato fino al 13 aprile, la Serie A fa le prove di ripartenza. Domani è prevista l'assemblea di Lega che potrebbe fissare le date della ripresa della stagione. E anche i calciatori sono pronti a ripartire. Questa la posizione espressa da Damiano Tommasi,  presidente dell'AIC.

Si vuole evitare di compromettere la prossima stagione, l'alternativa è chiuderla qui. Quanto è concreta questa possibilità?
«Noi speriamo che ci siano le condizioni per tomare in campo, ma lunedì abbiamo affrontato per la prima volta questa prospettiva. E abbiamo detto che siamo pronti a fare la nostra parte per salvare il sistema»

Se si riprende a porte chiuse, i danni d saranno comunque. E servirà un sacrificio sugli stipendi...
«I calciatori sembra che siano l'unico costo... La verità è che lo stop alla stagione certifica una situazione: senza classifica non ci sono i bonus legati al risultato. In caso di ripresa, invece, bisognerà calcolare i danni per i club e le richieste ai calciatori. E se un giocatore ha già un accordo con un'altra squadra dal 1 luglio? Prolunga o cambia maglia? Sono temi da affrontare in fretta».

La Juve ha già raggiunto un accordo, l'Inter è pronta a imitarla. Gli accordi individuali indeboliscono il sindacato?
«Il nostro lavoro, e quello delle Leghe, è cercare una soluzione condivisa. Gli accordi collettivi servono proprio a non creare contenziosi. Se la Juve ha trovato il sostegno della squadra, a noi va più che bene».

Quali sono le condizioni minime per riprendere?
«Innanzitutto deve esserci una prospettiva che oggi manca. Al momento le persone devono limitare i nostri spostamenti, perché dobbiamo far uscire di casa i calciatori? Per una stagione che non si sa se riprenderà? Non ha senso tornare in campo per "sperare". Anzi, c'è il pericolo di altre positività che blocchino tutto. E bisogna capire gli effetti dell'infezione sull'idoneità sportiva: Pepe Reina ha confessato di essersi sentito mancare l'ossigeno per 25 minuti...».

Avete considerato dei paletti irrinunciabili?
«Tre aspetti: 1) che l'emergenza sia finita, e ce lo auguriamo tutti. 2) Se si torna a giocare deve essere per portare a termine la stagione anche oltre il 30 giugno, perché mancano ancora tante partite. Scegliere a tavolino promossi e retrocessi è complicato, parliamo di investimenti importanti come per il caso del Benevento. 3) Si deve poter viaggiare in sicurezza, perché non è solo questione di allenarsi ma di muovere 50 persone due volte a settimana - i ritmi saranno quelli - in quella che è zona rossa. E parlo per esperienza personale...».


Infantino: "Dobbiamo seguire le regole, tornerà tempo calcio"

ANSA - "Il mio cuore italiano è lacerato dalle immagini di sofferenza terribile che descrivono i lutti che stanno colpendo le famiglie del nostro Paese. Oggi, dobbiamo pensare a portare sollievo a chi soffre, dobbiamo seguire le regole". In un messaggio affidato all'ANSA il presidente della Fifa, Gianni Infantino, esprime i suoi sentimenti nei giorni dell'emergenza coronavirus invitando tutti a "seguire le regole che ci dicono le autorita' scientifiche". "Tornerà il tempo del calcio - aggiunge - e quando tornerà festeggeremo insieme l'uscita da un incubo".


Gonalons: "Amo il Lione. Futuro? Vedremo"

Maxime Gonalons, centrocampista in prestito al Granada ma di proprietà della Roma, ha parlato sulle pagine de L'Equipe per parlare di se e del suo futuro:

Hai nostalgia per il Lione?
"No, è stata la mia storia, il mio destino. Chi mi conosce ovviamente sa quanto io ami questo club. Li ho sempre continuati a seguire da quando me ne sono andato perché lì ho trascorso 17 anni incredibili. Ho poi seguito la mia strada conoscendo due campionati stranieri in cui ho vissuto grandi momenti".

Futuro?
"Vedremo cosa mi prometterà ma, in ogni caso, sono contento di vivere le esperienze che sto vivendo".


Cetin: "La Roma ci supporta molto. Orgoglioso per ciò che la società sta facendo"

Mert Cetin, difensore della Roma, ha rilasciato un'intervista per il portale online Yeni Akit a cui ha parlato del momento che si sta vivendo in Italia in seguito al Coronavirus:

"La quarantena ci costringe a stare a casa e a passare più tempo per noi stessi. Bisogna seguire le indicazioni del Governo e rispettare sia noi stessi che l'ambiente. Guardo molte Serie Tv, leggo libri e mi alleno. Il club ci ha dato un programma da seguire e cerco di tenermi pronto. La Roma ci supporta molto, ci manda a casa ciò che ci occorre. Comunichiamo molto con il club tramite video chiamate. Non abbiamo fatto i test perché non ce n'è bisogno, non abbiamo avuto alcun sintomo.
Sono orgoglioso della mia squadra e del supporto del club per ciò che sta facendo per l'emergenza sanitaria. Ci è stato chiesto di supportare le donazioni di Roma Cares e, ovviamente, abbiamo partecipato tutti. Ci ha reso felici poter aiutare chi sta in difficoltà. Pensate che la società ha mandato ai propri abbonati over 75 un box contenente cibo e presidi sanitari utili. È veramente bella questa iniziativa".


Parlano Montella e Balbo: "Fonseca ci ha sorpreso positivamente. E' l'allenatore giusto"

Vincenzo Montella ed Abel Balbo, ex attaccanti della Roma e compagni di squadra nell'annata scudetto, hanno rilasciato un'intervista ai microfoni di Sky Sport:

Avete rappresentato tanto per la Roma. 189 gol tra tutti e due con la maglia della Roma in partite ufficiali. Secondo voi, avreste potuto giocare insieme o eravate troppo diversi?
Montella: “Questo non lo so. Non ci ho mai pensato. Ho avuto il privilegio di giocare con Abel, anche se lui era a fine carriera. Ma uno dei tanti consigli che mi dava e che studiavo guardandolo, è che penso sia stato veramente il calciatore che ha fatto più gol da calcio d’angolo e questa è una cosa che mi sono portato dietro in tutta la mia carriera e ho cercato di insegnarla ogni volta nelle squadre che allenavo”.

È un qualcosa che si può insegnare o è una cosa naturale?
Balbo: “Si studia, io studiavo queste cose. Sapevo che nelle punizioni laterali a favore o su calcio d’angolo se andavo a colpire di testa nove volte su dieci perdevo il contrasto, mentre se chiudevo sul secondo palo riuscivo a perdere la marcatura e avevo grandi possibilità di fare gol. Quindi ho fatto sempre quello, cerco di insegnarlo ai ragazzi e agli attaccanti. Rispetto a Vincenzo, penso che giocare con i grandi campioni è sempre facile. Non c’entrano le caratteristiche, i giocatori devono essere predisposti per fare un certo lavoro, per collaborare con la squadra, poi quando i giocatori sono bravi e sono simili, anche se noi non lo eravamo, possono giocare tranquillamente insieme”.

Abel, quando arrivò Batistuta alla Roma ci fu la questione della maglia numero 9, che, però, era già di Vincenzo Montella. Avresti fatto come lui e ti saresti tenuto la maglia o l’avresti donata a Batistuta?
Balbo: “Me la sarei tenuta anche io come Vincenzo perché se l’era guadagnata. È logico, arriva un altro campione e va bene, ma avrei fatto lo stesso e avrei rosicato se me l’avessero tolta”.
Montella: “Allora c’è anche un’anamnesi rispetto a tutto questo. Quando arrivò Batistuta per circa un mese ci fu uno spot mediatico in cui si diceva che la società gli aveva promesso la maglia. In tutto quest’arco di tempo a me né la società, né Gabriel, con il quale poi mi sono chiarito quando ci siamo incontrati, hanno mai chiesto la maglia. Se me l’avessero chiesta appena arrivato Batitusta, o l’avesse chiesto lo stesso Gabriel, sicuramente gliel’avrei lasciata o comunque sarebbe stato più probabile. Quando arrivai alla Roma c’era Bartelt che aveva la maglia numero 9 e la prima cosa che feci fu chiedergliela, gli dissi di farmi questa cortesia, perché avevo sempre sognato di giocare con la 9  e lui me l’ha lasciata".

Vincenzo, cosa ti è rimasto della tua esperienza di allenatore?
Montella: “Probabilmente appena ho iniziato. Mi sono piaciute tutte, ma la prima, quando fui catapultato in Prima Squadra dai Giovanissimi, fu un salto che non prevedevo e che mi diede grandissima responsabilità e grandissimo entusiasmo. Mi sono divertito a Catania e a Firenze, il Milan era il sogno della mia vita, il ritorno alla Samp. Le esperienze sono tutte belle, con questo mestiere ti emozioni sempre”.

Cosa vi invidiate a vicenda?
Montella: “L’ho detto. Lui aveva movimenti da falco, da area di rigore. Era molto tecnico e calciava in egual misura con entrambi i piedi. Ecco, forse quello. Io non avevo questa abilità, anche se ho segnato tanto di destro ma la velocità con cui calciava Abel con entrambi i piedi sicuramente l’ho vista in pochi giocatori e uno di questi è Enrico Chiesa. Un calciatore che aveva queste caratteristiche."
Balbo: “Soprattutto la sua abilità e il suo mancino. Era micidiale quell’aspetto lì. Nell’uno contro uno era molto bravo, io invece non lo ero. Poi il suo mancino era sicuramente davvero buono."

Balbo, qual è il ricordo più bello che hai della città di Roma?
Balbo: “Calcisticamente sono tanti. Il più bello è stato quando abbiamo vinto lo scudetto, anche se io non sono stato un protagonista diretto quell’anno lì. Non ho  partecipato molto, ma è stata sicuramente una delle emozioni più belle che ho provato come calciatore perché è stata la realizzazione di tutto l’insieme degli anni vissuti nella Roma. Quindi penso che quando si vince lo scudetto, soprattutto in Italia con una squadra come la Roma che, purtroppo, non vince tutti gli anni sono dei momenti speciali".

Sei talmente affezionato che continui a vivere a Roma, giusto?
Balbo: “Sì, vivo a Roma. Da quando sono arrivato nel ’93 non sono più andato via, quindi sono quasi 30 anni che sto qua".

In quale giocatore in attività vi rivedete?
Balbo: “Non è facile. Io ero un centravanti un po’ inventato, non il classico centravanti. Avevo fatto solo il centrocampista prima di arrivare in Italia. Vedo qualcosa in Dzeko, che è molto simile a me, perché è uno che anche se gioca molto dentro l’area riesce a venire indietro e aiutare con la manovra e a costruire il gioco con la squadra e fare il regista per la squadra".

Dzeko è arrivato a 102 gol con la maglia della Roma e ha raggiunto Vincenzo, che ha omaggiato il bosniaco con un bellissimo tweet. Vero?
Montella: “Sì, abitiamo nella stessa via e proprio pochi giorni prima mio figlio Emanuele mi aveva chiesto una foto con lui. Poi è successo questo pandemonio e non c’è stato modo di fargliela fare, quindi ha coinciso la cosa con le altre due. Mi rivedo in Dybala. Vi racconto un aneddoto. Quando allenavo il Catania, ormai credo siano passati più di 10 anni, il direttore Lo Monaco che andava sempre in Argentina, tornò e mi disse ‘Mister, ho trovato un giocatore che le assomiglia molto in Argentina. Uguale a lei. Gioca in Serie B in Argentina’ e io dissi ‘Direttore, compriamolo subito’ e lui mi rispose che costava troppo. All’epoca costava già 3/4 milioni, però poi l’ho sempre seguito e devo dire che molto spesso mi rivedo in lui. Anche se a Paulo piace giocare più lontano dalla porta rispetto a come interpretavo io il ruolo".

Chi era più completo fra Totti e Del Piero?
Montella: “Bella domanda. Ho avuto il privilegio di giocare con Francesco 7/8 anni nel pieno della carriera. Con Alex ci incontravamo in Nazionale, lo conoscevo meno. Sono due giocatori diversi, anche se giocano nella stessa posizione e con gli stessi risultati. Francesco negli anni si è trasformato da centravanti con grandissimi risultati, Alex penso che sia sempre stato più una seconda punta con grande senso del gol.".

Siete dell’idea che ora si difende molto meno e che se aveste giocato adesso avreste fatto il doppio dei gol? Oppure la pensate diversamente?
Montella: “Questo non lo so. Non c’è la controprova. Sicuramente i tre punti hanno agevolato il fatto che le squadre giochino più per la vittoria rispetto a prima o all’inizio della nostra carriera. Adesso l’attaccante è un po’ più tutelato perché ci sono le telecamere ovunque ed è anche vero che, però, c’è anche un po’ più di tatticismo rispetto a prima. Quindi forse alla fine si compara un po’ tutto".
Balbo: “Penso che adesso le nuove regole aiutino moltissimo chi fa gol, perché sono fatte apposta per questo, per fare più bello il gioco, quindi un attaccante ha dei vantaggi che prima non aveva. Se avessimo fatto più gol? Penso di sì, però bisogna sempre dimostrarlo. È difficile, anche se negli anni in cui abbiamo giocato noi c’era anche una diversa qualità dei difensori. A noi ci marcavano Maldini, Costacurta, Turam, Nesta e senza disprezzare nessuno, purtroppo nel campionato italiano questi difensori non ci sono".

Balbo hai mai pensato o avuto voglia di tornare a far parte della Roma?
Balbo: “Mi piacerebbe senz’altro poter lavorare in qualche modo per la Roma. Non ho mai avuto la possibilità, nemmeno fino ad adesso. Non lo so, non credo di poterla avere, ma sicuramente sarebbe una cosa bella per me poter fare parte in qualche maniera della Roma".

Che impressione avete avuto dalla Roma?
Montella: “Fonseca è tra gli allenatori che mi ha sorpreso di più positivamente. La Roma ha un’identità e muove sempre qualcosa in base all’avversario, quando l’abbiamo affrontata noi è stata una partita competitiva per poco tempo. Sono stato sorpreso poi dagli scarsi risultati dell’ultima parte, tutto dipende da come poi avrebbe reagito la squadra. Mi piace molto”.
Balbo: “La penso come Vincenzo. Fonseca è un ottimo allenatore, si è adattato bene al campionato italiano, e non era scontato. Adesso è un po’ di tempo che è in difficoltà, ma può capitare. La Roma è un’ottima squadra, forse manca qualcosa a livello caratteriale, ma Fonseca è l’allenatore giusto”.


La Roma guarda al futuro e mette nel mirino David Ruiz

Sempre attivo il DS Petrachi, che nonostante lo stop del campionato sta lavorando per portare nuovi giovani nella formazione giallorossa. Un lavoro che serve a garantire nuovi talenti in ottica futura e l'ultimo nome sul taccuino del DS, come riferito da calciomercato.com, è quello di David Ruiz.
Il giovane esterno del Valencia, 16enne classe 2003, può ricoprire tutti i ruoli sulla fascia sinistra ed ha anche un buon senso del gol. Infatti ha siglato una rete in sei presenze in Youth League e 11 rete con la formazione Under 19. Inoltre David Ruiz vanta già 5 presenze nella nazionale spagnola under 17.


Trattativa Pallotta-Friedkin, il texano propone l'acquisto del 51% del club

Secondo quanto riportato dall'Adnkronos da fonti vicine all'affare, la trattativa per l'acquisto della Roma da parte di Dan Friedkin è rallentata e traslata ma è ancora viva, anche in considerazione di uno spiraglio e di possibili date che sono state ipotizzate per ricominciare a giocare in Serie A a maggio o giugno. Il rallentamento che c'è stato nella trattativa era dovuto all'impossibilità di capire le prospettive, a causa della pandemia del coronavirus e del blocco dei campionati, con l'imprenditore texano che voleva attendere una schiarita, con la chiusura del bilancio a giugno e con l'aumento di capitale da parte del presidente James Pallotta per poi avere più chiara la situazione, non solo dei conti e dei costi superiori sostenuti, ma soprattutto delle prospettive. Friedkin nelle scorse settimane, nel pieno della crisi legata al Covid-19 aveva provato comunque a chiudere l'affare proponendo a Pallotta, a quanto apprende l'Adnkronos, di acquistare solo il 51% della società per poi valutare l'acquisto delle restanti quote del club a crisi superata, ma il numero uno bostoniano ha rispedito al mittente l'offerta, non considerandola vantaggiosa.

 

 


Roma, trattativa bloccata Pallotta-Friedkin: congelati i ritorni di Totti e De Rossi

LEGGO.IT - BALZANI - Capitani in quarantena. Totti e De Rossi, così come tutta la popolazione italiana, stanno vivendo queste giornate chiusi in casa tra qualche videochiamata ad amici ed ex compagni, i giochi con i figli, le serie tv e un po’ di attività fisica. E cercando di far luce sul loro futuro che non sarà alla Roma, almeno per i prossimi mesi. La trattativa bloccata tra Pallotta e Friedkin, infatti, impedisce ai due ex capitani di valutare anche un ipotetico ritorno a Trigoria di cui tanto si era parlato nei primi mesi del 2020. Francesco aveva appena inaugurato la sua società di procuratori, ovviamente frenata dall'esplosione del coronavirus. E nel frattempo ha continuato a farsi vedere in tv (un successo la partecipazione a Celebrity Hunted su Amazon Prime) e sui campi di calciotto almeno fino alla sospensione dei campionati. In più di una chiacchierata sui social ha ammesso di voler valutare un ritorno alla Roma in caso di chiamata. Non di Pallotta ovviamente visti i precedenti, ma di Friedkin. Tutto rinviato. Fino a quando è impossibile saperlo visto che la trattativa è stata congelata. A fine pandemia potrebbe riprendere ma con tutte altre cifre che potrebbero non soddisfare lo stesso Pallotta.
E De Rossi? Fino a qualche giorno fa si ipotizzava un ruolo come allenatore della Primavera. Daniele quindi avrebbe preso il posto di papà Alberto, il quale sarebbe diventato supervisore del settore giovanile entrando nei quadri dirigenziali al fianco di Bruno Conti e Morgan De Sanctis. Il presupposto era l’arrivo di Friedkin visto che pure in questo caso i rapporti con Pallotta (e Baldini) non sono così idilliaci dopo il mancato rinnovo di nemmeno un anno fa. In questi mesi De Rossi ha vinto uno scudetto col Boca (non da protagonista) e ha appeso gli scarpini al chiodo. La carriera da allenatore resta la scelta più gettonata. Anche in questo caso il Covid ha bloccato sul nascere l’idea della Figc che proprio per averlo al fianco di Mancini sulla panchina azzurra aveva inoltrato alla UEFA una richiesta per organizzare a tempo di record (si parlava di aprile) uno speciale corso-allenatori Uefa A. Ottenuto quel patentino, De Rossi avrebbe potuto guidare tutte le formazioni giovanili inclusa la Primavera, tutte le squadre femminili e tutte le squadre maschili fino alla Serie C. In più poteva diventare allenatore in seconda di qualsiasi categoria. L’Europeo spostato al 2021 potrebbe essere il nuovo obiettivo. Roma permettendo, perché il primo amore rimane il giallorosso. Per entrambi.


Bavagnoli: "Ritroveremo una squadra con una grande mentalità"

Betty Bavagnoli, allenatrice della Roma Femminile, ha parlato in un’intervista rilasciata all'emittente televisiva del club ROMA TV. Queste le sue parole: 

Come sta vivendo questo periodo?
"Con grande riflessione, come tanti altri. Sto riflettendo tanto, non solo su tutto ciò che sta accadendo ma pensando anche a ciò che accadrà dopo, a come affronteremo il futuro. All'inizio è stata un po' più dura perché la mia famiglia sta a Piacenza, tra le città più colpite, molto vicina alla zona rossa iniziale. Il mio pensiero è andato alle mie sorelle, a mio fratello, ai miei familiari, con ansia e paura. Grazie a Dio stanno tutti bene ma continuo a seguire ciò che accade nella mia città. Sto riflettendo molto".

Le è mai capitato di stare così tanto senza calcio?
"Mi è capitato perché ho lavorato con le Nazionali e, senza campo, era un lavoro diverso, con tempi diversi. Un momento così però ti fa pensare a talmente tante altre cose che ti costringe ad affrontare tutto in maniera diversa. Dopo i primi 10 giorni, ho cercato di pensare quanto fosse importante quello che ci stavano chiedendo, rimanere a casa per evitare i contagi  e di nuocere a qualcuno".

Come mantenete i contatti con la squadra in questo periodo?
"La società ci è sempre stata molto vicino. Abbiamo la possibilità di utilizzare una piattaforma messa a disposizione dal club ed è molto importante. Ci consente di interagire con le nostre atlete, le nostre ragazze per comunicare qualsiasi cosa. Siamo vicine a loro in tanti modi: abbiamo un programma per ognuna delle nostre ragazze, un programma fisico da svolgere. Nel primo periodo bastava una sessione di allenamento al giorno mentre da ieri le ragazze svolgono due sessioni al giorno con i tutorial fatti dai nostri preparatori. Per l'aspetto tecnico-tattico, realizziamo dei video per le nostre giocatrici. Per l'aspetto medico, affrontiamo l'aspetto nutrizionale e il monitoraggio della condizione e infine abbiamo delle psicologhe che stanno vicine alle nostre ragazze. Abbiamo cercato di entrare nel dettaglio di ogni aspetto".

Abbiamo lasciato una Roma in gran forma prima dello stop
"Una Roma consapevole della posizione che occupa, del percorso fatto, del grande lavoro realizzato in questa fase, di una mentalità che è stata acquisita, una mentalità vincente. Avevamo preso coscienza del lavoro fatto sui limiti, sulle lacune ma anche sui nostri punti di forza. Abbiamo lasciato una squadra in grande evoluzione e salute. Ritroveremo una squadra con una grande mentalità".