Il monito di Gravina. Lettera alle Leghe in cerca di unità di fronte al governo

CORRIERE DELLA SERA - Tra giovedì e venerdì prossimo toccherà al Coni, e alle singole federazioni, quindi per il calcio alla Figc, sedersi al tavolo con la politica a cui saranno presentate tutte le proposte per affrontare le ricadute gravi dell’emergenza, sia economiche sia organizzative. Il presidente Gravina ha già inviato una lettera alle Leghe e ai presidenti delle componenti, quindi a Tommasi (Calciatori), Ulivieri (Allenatori) e Nicchi (Aia), invitandoli a non procedere in ordine sparso, ma con una certa unione di intenti.

Il presidente della Serie B ha già formulato la propria richiesta poco gradita da Gravina, ovvero la pretesa di risorse di cui la Federazione ha smentito l’esistenza. Il presidente Dal Pino invece presenterà entro domani la relazione della sua Lega, preparata insieme ai club con l’aiuto di Deloitte, assicurando collaborazione e senso di responsabilità.


Lotito-De Laurentiis contro tutti

GAZZETTA DELLO SPORT - La decisione di Aurelio De Laurentiis e Claudio Lotito, presidenti di Napoli e Lazio, di far riprendere gli allenamenti rispettivamente il 25 e il 26 marzo, cozza chiaramente con quanto indicato dai medici sportivi e dall'associazione calciatori, che tendono a preservare la salute dei tesserati e delle rispettive famiglie. La data fissata da entrambi i club e comunicata attraverso i propri social network rimane indicativa perché se il quadro sanitario del nostro Paese dovesse peggiorare De Laurentiis e Lotito si allineerebbero con le altre squadre di Serie A, facendo slittare il ritorno in campo dei propri giocatori al 4 aprile.

«Lo sport può passare in seconda linea, non è un aspetto prioritario, bisogna chiudere tutto» è quanto ribadito da Luigi Umberto Petrella, sindaco di Castel Volturno, comune della provincia di Caserta dove sorge il centro sportivo del Napoli.


La Roma pensa al futuro

IL TEMPO - BIAFORA -La Roma aspetta Friedkin e lo stadio. Il mese di marzo secondo le attese doveva essere quello della svolta su due fronti più che fondamentali per il club giallorosso, che sul campo avrebbe cercato di riacciuffare il quarto posto ,con l'ostacolo Siviglia da affrontare in Europa League. L'emergenza coronavirus ha però fermato l'Italia e il mondo intero , bloccando tutte le competizioni e stoppando sul più bello la trattativa per il passaggio di proprietà dalle mani del gruppo di azionisti guidato da Pallotta a quello di Friedkin, numero uno dell omonimo gruppo che fa base a Houston. I due imprenditori dalla fine della scorsa estate avevano iniziato i colloqui per l'affare e, nonostante ci sia un momento di impasse, entrambi gli schieramenti sono convinti che una volta chiariti e approfonditi al meglio i danni che subirà il calcio il «deal» potrà essere portato a termine. Nelle ultime due settimane è sorto un po' di nervosismo ed ognuno cerca di tirare acqua al proprio mulino addossando la colpa dei ritardi per la firma dalla controparte. Pallotta, che a fine febbraio aveva già versato 89,1 milioni dei 150 totali dell'aumento di capitale, a più riprese ha fatto capire alla dirigenza di Trigoria di essere disposto ad andare avanti nella gestione, ma quel che è certo è che i suoi soci sono sempre intenzionati ad uscire dal progetto Roma. Dall'altra parte Friedkin sta avendo come tanti imprenditori del settore automobilistico un calo dei ricavi, ma il texano può vantare alle sue spalle un consorzio con investimenti diversificati, un fattore che permette una ripartenza post-crisi più rapida. Nella settimana che si appresta ad iniziare è stata fissata una videoconferenza per fare il punto della situazione.

Più serene le aspettative sul futuro stadio di Tor di Valle, ma ovviamente ci saranno degli inevitabili ritardi dato l'attuale momento critico. La delegazione guidata da Baldissoni ha raggiunto un accordo con il Comune sulla convenzione urbanistica e i tecnici sono alle prese con la scrittura del testo, che in teoria doveva essere pronto entro marzo. Spettatore più che interessato è Vitek, che aspetta l'asseverazione relativa ad Eurnova per far uscire completamente di scena Parnasi. L'immobiliarista ceco non è però interessato a farsi carico della costruzione dell'impianto vero e proprio e dell'area commerciale: l'opzione più concreta è che la Roma acquisti questa fetta del progetto, lasciando a Vitek il compito di occuparsi del business park.


Mazzoleni: “Lacrime per le bare sui mezzi dell’esercito. La mia Bergamo soffre ma non si arrende”

IL TEMPO - VITELLI - Paolo Mazzoleni, ex-arbitro ed oggi nella squadra Var, racconta come si sta vivendo questo terribile momento nella sua Bergamo, tra la paura del contagio e la voglia di reagire.

Com'è la situazione?
«Passiamo i giorni in grande apprensione, in attesa di buone notizie che non arrivano. Il clima è surreale e drammatico, teniamo duro ma non è facile».

Le strade sono deserte...
«Assolutamente sì. La nostra città è divisa in due, Bergamo alta e Bergamo bassa. Tre settimane fa c'era ancora tanta gente che passeggiava tra le due località, ora nessuno. Senza fare polemiche, sarebbero davvero fuori luogo, credo che all'inizio si sia sottovalutato il problema ritenendo che questo virus fosse poco più di una banale influenza. Ora c'è la consapevolezza del pericolo, e la paura cresce di ora in ora. Il silenzio è totale, interrotto solo dalle sirene delle ambulanze e dalle campane della chiesa».

Lei e i suoi concittadini come state affrontando questa battaglia?
«Con il carattere deciso, a volte burbero ma sincero, di chi è nato e cresciuto qui. Spesso sembriamo un po' scontrosi, ma è solo un'impressione superficiale. Se apriamo il cuore è per sempre. Ed è con questa forza che stiamo in trincea. Bergamo alta è circondata dalle mura venete, un'imponente costruzione che risale al XVI secolo. Un tempo servivano a difendere la città, ora sono il simbolo della nostra resilienza».

Come gestisce la situazione familiare?
«Mia madre Carmen, che lunedì compirà 85 anni, è in una struttura e purtroppo non la posso andare a trovare giä da un mese. Per vederci usiamo le videochiamate. Mio figlio Riccardo ha solo cinque anni, percepisce qualcosa, ma i bambini sono sempre positivi. Dobbiamo imparare da loro».

Le immagini dei mezzi dell'esercito che portano fuori della città le bare con i corpi di chi non ce l'ha fatta hanno girato il mondo.
«Dolorose, devastanti. Uno shock per tutti, soprattutto per chi non ha nemmeno potuto dare l'ultimo saluto ad un parente o ad un amico».

Tanti anni sui campi, ora al Var. Il calcio è una parte importante della sua vita.
«E tornerà ad esserlo. Arriverà il giorno che vedremo di nuovo il pallone rotolare e sarà bellissimo. In questo momento però, il calcio deve necessariamente attendere, come ogni attività non vitale. Finita l'emergenza ripartiremo con tanta voglia di divertirci e, mi auguro, anche con la giusta consapevolezza di quali sono i valori importanti».

Lei era al Var nell'ultima gara di campionato prima dello stop. Quel Iuventus-Inter disputato dopo tante polemiche.
«Mi sembrava tutto assurdo. Il derby d'Italia senza spettatori, con la sensazione di essere stati catapultati in un incubo. Mentre ero al Var pensavo: "Tutto questo non ha senso, è ora di fermarsi"».


Schick: "Lipsia decisione giustissima per la mia carriera"

Patrik Schick, attaccante della Roma in prestito al Lipsia, ha rilasciato una lunga intervista al portale isport.blesk.cz in cui ha parlato della sua carriera:

Sulla sua scelta
Quando ho lasciato la Repubblica Ceca il mio sogno era l’Italia e l’ho realizzato. Ora sono attratto dall’Inghilterra, sono sincero. Però il Lipsia è stata una decisione giustissima per la mia carriera. Avevo parlato anche col Dortmund, Leverkusen e Schalke qui in Germania. In Inghilterra c’erano Everton, Crystal Palace e in Spagna il Valencia. Ma sentivo che il Lipsia mi desiderasse di più, mi piaceva lo stile di gioco e l’allenatore Nagelsmann. Ora sono sicuro di aver scelto bene”.

Sullo Sparta Praga
Lo Sparta ce l’ho nel cuore, ma alcune persone che sono lì, no. Una volta con l’U16 abbiamo giocato a Jablonec e abbiamo vinto 3-0 e io ho segnato due gol. Uno particolarmente bello con uno stop di petto e un tiro sotto la traversa da più di venti metri. Abbiamo preso l’autobus per tornare a Praga, tutto andava bene. Siamo tornati al centro sportivo e l’allenatore Miroslav Krieg mi disse che Hřebík e Hašek mi stanno aspettando in sala video. Ho pensato tra me e me che sarebbe stato per farmi i complimenti. Sono arrivato lì, ho visto subito che non erano molto di buon umore. Hanno riprodotto un video di come ho giocato male in attacco e hanno usato espressioni anche piuttosto cattive. All’inizio era solo: “Ma come diavolo ti muovi?”. Poi Hašek ha aggiunto che avrei dovuto lasciare il calcio e appendere le scarpe al chiodo”.


Juan Jesus: "Purtroppo la situazione è drammatica, il calcio passa in secondo piano. E' una guerra invisibile"

Juan Jesus, difensore della Roma, ha parlato ai microfoni di Fox Sport e Radio Colorada dell'emergenza Coronavirus in Italia e di come la sta vivendo:

Com'è la situazione?
Purtroppo la situazione qui è drammatica, anche perché è arrivata anche la notizia che l’Italia ha superato la Cina per numero di morti e sfortunatamente non sappiamo quando tutto questo finirà. È una guerra invisibile, siamo in quarantena. Siamo tutti un po’ preoccupati, è difficile stare sempre dentro casa. Quando lo fai finisci col riflettere su tutto ciò che sta accadendo e soprattutto ciò che deve ancora succedere con dei casi anche in Brasile. Siamo preoccupati per le nostre famiglie, anche se io parlo con la mia ogni giorno e per fortuna stanno tutti bene”.

La vita in quarantena
È strano stare in casa per noi che abbiamo routine molto diverse: ti alleni, torni a casa, vai a prendere tuo figlio a scuola. Non siamo abituati a vivere così, tranne quando siamo in vacanza. Non ti puoi allenare e non puoi giocare e questo è triste ma è ciò che bisogna fare in questo momento. Dobbiamo soffrire come ci chiedono di fare a causa del virus. È un sacrificio importante ma per salvare quante più vite possibili”.

Sul campionato
Grazie a Dio ho una bella casa in cui vivere. Immaginate chi invece ha più bisogno? C’è una signora che lavora per noi, suo marito e sua figlia non possono lavorare. E noi li aiuteremo. La mia condizione fisica? In questo momento passa tutto in secondo piano. Così come il calcio: è molto difficile continuare il campionato, ci sono in gioco le vite delle persone. Chi può stare a casa il più a lungo possibile, deve restarci”.


Kluivert: "La mattina mi alleno in giardino. Cucino, vedo serie tv e mi riposo"

Justin Kluivert, giocatore della Roma, ha condiviso sui social una videochiamata effettuata con Nino Wilkes, un social media-manager amico di famiglia. Tra gli argomenti trattati anche come sta vivendo questo periodo di quarantena dovuto al Coronavirus:

"Faccio tutto ciò che dovrei fare in casa, cucino e mi alleno. Qui si esce solo per andare al supermercato. Per ora ci si può anche allenare purché rispetti la distanza di uno-due metri. Io sono a casa, vedo serie tv e mi riposo. La mattina mi alleno in giardino per restare in buone condizioni fisiche, ho alcuni attrezzi con cui lavorare. Quale sarà la prima cosa che farò quando si potrà uscire di casa? Quando finalmente sarà tutto passato andrò a mangiare qualcosa con i miei amici, visto che fuori si mangia sempre meglio che a casa. Alcuni sono qui, la mia famiglia so che sta bene. Io non posso fare molto per loro in questo momento. Con altri calciatori ci stiamo divertendo a palleggiare con la carta igienica, stiamo andando fuori di testa".


Fonseca: «Monitoriamo la squadra»

IL TEMPO - BIAFORA - Il calcio passa in secondo piano in un momento del genere, Paulo Fonseca ha rilasciato un'intervista al sito ufficiale del campionato portoghese e ha affrontato solo marginalmente il discorso relativo a come la sua squadra sta vivendo questo periodo di quarantena: «Lo stop è già lungo e non sappiamo quando torneremo, con questa situazione è difficile fare previsioni. Abbiamo cercato di controllare le attività fisiche dei giocatori, gli abbiamo dato alcune attrezzature, cercando di controllare il loro cibo e il loro peso, tutti hanno un programma da fare a casa. La Roma è un club molto ben organizzato sotto tutti i livelli e sta facendo un lavoro fantastico con il monitoraggio della squadra». Il tecnico ha voluto soprattutto lanciare un messaggio al suoi connazionali: «Gli italiani stanno facendo quello che gli viene chiesto di fare, se tutti continuiamo a rispettare le regole, i numeri finiranno per migliorare. Credo e spero che tutto migliorerà e che saremo in grado di vincere questa lotta». intanto la Roma ha annunciato che acquisterà tre ventilatori polmonari per la terapia intensiva e otto nuovi letti dedicati allo stesso trattamento: i giocatori e la staff tecnico hanno deciso di donare una giornata del loro stipendio a favore della lotta al virus.


Roma, ventilatori e letti per lo Spallanzani

IL MESSAGGERO - In piena emergenza sanitaria, la Roma si attiva per sostenere medici e infermieri. Il club giallorosso si è immediatamente mobilitato per supportare l'Istituto Spallanzani con una raccolti fondi per acquistare tre ventilatori polmonari per la terapia intensiva, otto nuovi letti dedicati allo stesso trattamento e cinque ventilatori polmonari per la terapia sub-intensiva. Un'iniziativa che ha avuto successo grazie alla generosità dei giocatori e dello staff tecnico che hanno scelto di donare una giornata del loro stipendio alla raccolta fondi avviata la scorsa settimana dalla società, in aggiunta alle quote che personalmente molti di loro avevano già elargito. La somma versata dalla squadra è di 200mila euro grazie alla quale la campagna è arrivata a superare la quota di 460mila euro.


Stop agli stipendi, il calcio si unisce

IL MESSAGGERO - Pian piano anche il calcio sta aprendo gli occhi. Il presidente della Lega di Serie A, Dal Pino,  all'inizio della conference call di ieri ha ribadito che con i tragici numeri  di vittime e contagi ed è inutile parlare di ripresa di allenamenti o campionato. In linea teorica, da lunedì i club che spingevano per le sedute individuali (Lazio, Napoli e Cagliari) avrebbero potuto chiedere ai loro calciatori di andare in campo con la responsabilità del medico sociale. Ma molto probabilmente le società erano già a conoscenza delle misure restrittive da parte del ministro dello Sport.
Per quanto riguarda la ripresa della stagione, l'unica ipotesi ventilata è stata quella, nel caso, di dare priorità al campionato, con un calendario ipotetico che può sforare fino a luglio. Ma sono tutti d'accordo nell'aspettare segnali più precisi dal governo.
Da parte sua l'Uefa su questo argomento non è in linea con la Lega serie A: da Nyon vorrebbero mandare in vacanza per un anno il fair play finanziario, ma in cambio punterebbe a dare centralità alle coppe europee.
Anche i calciatori sono pronti a fare la loro parte. I contatti con l'Aic sono continui. È stato ipotizzato di sospendere gli stipendi dei calciatori di marzo.Mensilità che verrebbe saldata più avanti magari in maniera dilazionata. «Davanti a un danno l'Aic farà la sua parte», è il pensiero dominante del sindacato dei calciatori.


Richieste al governo e stipendi congelati. Tanti dubbi sulle date

GAZZETTA DELLO SPORT - L’assemblea di ieri dei presidenti di Serie A sembra aver fatto aprire gli occhi sulla reale situazione anche al mondo del calcio. Il timore per l’emergenza salute si traduce in primo luogo in massima prudenza sulla prossima ripresa del campionato. E lo stesso vale per gli allenamenti, che dovrebbero addirittura precedere di settimane la ripartenza della stagione ufficiale. Ieri la discussione sulle proposte  al governo ha completamente sostituito quella sulle eventuali date di ripartenza. E' ancora troppo presto: la priorità è seguire di giorno in giorno gli sviluppi dell’emergenza sanitaria. Le misure economiche che possano sostenere il calcio servirebbero a maggior ragione se le competizioni non venissero portare a termine. L’ultima proposta riguarda la sospensione degli stipendi dei calciatori. I giocatori “producono” allenamenti e partite, ma la loro attività è ormai da giorni azzerata. Per cause che non dipendono dalle società ma da una forza maggiore, il club hanno quindi proposto all'Aic una riduzione degli ingaggi.


Rugani è stato il primo, ma alla Sampdoria sono otto

GAZZETTA DELLO SPORT - Quando la Juventus ha annunciato la positività di Rugani al Coronavirus, si è capito definitivamente che anche la Serie A era stata coinvolta direttamente nell'emergenza sanitaria. Da quel giorno sono giunti altri dieci avvisi. Nella Juve l'ultimo è stato Matuidi, ma in Italia dopo il primo a risultare positivo dopo il centrale bianconero è stato il doriano Gabbiadini a cui si sono aggiunti presto altri sette giocatori della Samp:  Ekdal, Thorsby, Barreto, Depaoli, Lagumina, Colley e Bereszynski. Non è finita: colpito pure il medico del club Baldari che è stato anche ricoverato all’ospedale San Martino di Genova.
Il virus ha toccato anche la Fiorentina. I casa viola i contagiati sono Vlahovic, Cutrone e Pezzella oltre ad alcuni dipendenti. Nel Verona invece c'è un solo «colpito»: il centrocampista Zaccagni.