Le palle inattive, croce e delizia delle romane

IL MESSAGGERO - CARINA - Una li segna, l’altra li subisce. Una sorta di Giano bifronte caratterizza le palle inattive delle squadre capitoline. La Roma ha segnato quasi la metà dei gol in campionato (11 su 23), sfruttando azioni nate da calcio piazzato. Che sia un rigore, una punizione o deviazioni seguite da corner, le difese avversarie tremano. Una tendenza che si estende anche all’Europa League (3 su 6: Wolfsberger e 2 contro il Moenchegladbach). La Lazio, invece, delle 14 reti subite nelle prime 13 giornate del torneo, ben 5 arrivano da palla da fermo: su rigore di Kolarov nel derby, sugli sviluppi di un calcio d’angolo con Petagna (Spal), Lapadula (Lecce) e Caputo (Sassuolo) e su punizione diretta con Muriel (Atalanta). Anche per i biancocelesti il trend non muta nelle gare europee: 3 (Cluj, Rennes e Celtic) delle 7 reti incassate da Strakosha, giungono da calcio piazzato.

Se Fonseca può sorridere - sfruttando un trend che vedeva già lo scorso anno i giallorossi distinguersi in questa speciale graduatoria, avendo concluso la stagione al primo posto per le reti prodotte da palla ferma: ben 28 su 66 (42,4%) con 9 centri in più rispetto alla media della serie A (19) - Inzaghi deve correre ai ripari. Perché, come per la Roma in attivo, questa è una lacuna difensiva già evidenziata nella passata stagione, quando nella classifica dei gol presi in questo specifico frangente, i biancocelesti si piazzarono secondi soltanto all’Atalanta. L’apice venne toccato nel derby d’andata (29 settembre) quando i tre gol dei giallorossi (Pellegrini, Fazio e punizione di Kolarov) arrivarono da azioni nate da calcio piazzato. Tre, come le reti segnate domenica dalla Roma al Brescia. Anche in questo caso sbocciate da palla inattiva.


La Roma è diesel: nei secondi tempi più gol e vittorie

IL MESSAGGERO - ANGELONI - L'obiettivo, al momento, è centrato. La Roma è in piena lotta Champions e, dopo l'ultima annata, c'è da essere soddisfatti. I numeri dicono che c'è pure molto da migliorare: la difesa si è normalizzata, l'attacco ancora funziona a metà. Il punto luminoso è il secondo tempo, che la Roma gioca spesso e volentieri meglio del primo. Il paradosso è che la prima Roma di Fonseca, quando inseguiva lo spettacolo, convinceva di più sotto questo aspetto: boom all'inizio, calo nella ripresa, e i primi tempi con Genoa (unica squadra con il Cagliarli ad aver segnato alla Roma nel primo tempo) e Sassuolo sono lì a testimoniarlo. In seguito c'è stata la normalizzazione, l'attenzione all'equilibrio: è rimasta in svantaggio - come la Juve - per soli 47 minuti. Contro il Brescia c'è voluta la solita strigliata dell'allenatore. La Roma ci mette un po' a svegliarsi, il meglio di sé, in termini di gol, di reazioni, lo dà nella ripresa. Sono 3/4 le vittorie decise/maturate nei secondi tempi, quattro sulle sette ottenute in campionato.

LE REAZIONI - E sono: a Bologna, con le reti di Kolarov e Dzeko, a Lecce, a segno sempre il bosniaco e infine quella contro il Brescia, con le firme di Smalling, Mancini e Dzeko. A parte, c'è quella con il Milan, nella quale la Roma subisce il pari di Theo e poi la decide Zaniolo. Non conta per la statistica (la Roma nel primo tempo già era in vantaggio) ma vale per definire la sveglia che arriva nei secondi 45 minuti, specie dopo il pari rossonero. La miglior ripresa, quella che più resta impressa nella memoria, anche se non ha determinato (statisticamente) la vittoria è quella di Udine: tre gol in dieci uomini per l'espulsione di Fazio, cioè quando era prevedibile il calo fisiologico, è arrivata la reazione: reti di Smalling, Kluivert e Kolarov (rigore). Questa serie di reazioni consentono alla Roma di sostare lì, tra le prime quattro, anche se Fonseca vorrebbe un approccio diverso nelle gare. La partita perfetta per l'allenatore portoghese è quella con il Napoli: intensa per tutti i novanta minuti. E pure lì, Veretout segna il raddoppio nella ripresa, precisamente al 55esimo. Ecco, sono nove i gol realizzati nei primi quarti d'ora del secondo tempo: Kolarov col Genoa e con il Bologna (stesso minuto, tra l'altro, il 49esimo), Dzeko a Lecce, Zaniolo con il Milan, Smalling e Kluivert a Udine, Veretout contro il Napoli e infine, storia moderna, Smalling e Mancini nella sfida contro il Brescia. Sono dodici su ventitré messi in rete dopo l'intervallo. Solo tre volte la Roma non è riuscita ad andare in gol, Atalanta, Sampdoria e Parma, totalizzando solo un punto. Quello a Marassi contro la Sampdoria. Ecco, quello sembrava il punto di non ritorno, ma poi è cambiato tutto. E oggi la Roma si trova nel pieno della lotta Champions.


Roma, oltre Friedkin i grandi investitori

IL MESSAGGERO - DIMITO - Escono gli arabi, ed entrano i grandi investitori finanziari internazionali ad allenarsi per scendere in campo sulla Roma calcio, in contrapposizione con Dan Friedkin che, in solitario, potrebbe bruciare tutti. Ma non è detto. C'è una scadenza che James Pallotta e i suoi advisor (Golman Sachs e studio Chiomenti) hanno posto nelle ultime ore: fine anno. Cioè entro il prossimo mese dovrebbe essere chiara la soluzione, da concretizzare entro i primi mesi del 2020. Questo perché a gennaio si riapre il calcio mercato e senza un assetto proprietario definito la prospettiva è solo di vendere, magari addirittura il gioiello giallorosso Nicolò Zaniolo, centrocampista spesso in gol.

Essendosi accorciati i tempi, i consulenti stanno provando a stringere con alcuni dei 20 gruppi fattisi avanti. Friedkin che se n'è tornato a casa, ha messo al lavoro i suoi advisor di JpMorgan che oltre a spulciare i conti, stanno studiando l'operazione per entrare nella società. C'è il tema opa che spaventa tutti, la soglia da non oltrepassare è il 25%: ecco perché il magnate californiano distributore della Toyota potrebbe sottoscrivere una quota del 20% di un aumento di capitale da 150 milioni e nel tempo salire almeno al 51%.
Questo percorso potrebbe essere seguito anche dagli altri pretendenti. Chi?

Tutti gli arabi, per un verso o per l'altro, si sarebbero defilati, a cominciare da Mayhoola, la finanziaria della famiglia del Qatar che possiede Valentino e Pal Zileri, per citare le griffe più conosciute. Avrebbero voluto più tempo per riflettere, valutare e invece, il venditore vuole fare presto. Invece, i colloqui con alcuni private equity stanno avanzando. Ci sarebbero Permira, Blackstone, Kkr, Carlyle per citare quelli più blasonati. Kkr ha di recente acquisito, tramite la giapponese Ck Holdings, la Magneti Marelli e la minoranza dell'editore tedesco Axel Sringer; Blackstone ha investito circa tre miliardi in Italia; Carlyle ha da poco rilevato Forgital e Unifrutta; Permira si è aggiudicata le Piadinerie, Arcaplanet, la catena di negozi per animali. Almeno tre di questi fondi stanno anch'essi valutando i conti per avere un ordine di grandezza, considerato che Pallotta vorrebbe diluirsi a fronte di soldi freschi da iniettare nelle casse della Roma. Qualche spicciolo (si fa per dire) lo vorrebbe intascare, vendendo direttamente una parte del suo 79%, detenuto da Raptor, la finanziaria americana che ha la maggioranza attraverso Neep holding.

Lo schema dell'operazione di Friedkin ma anche degli altri investitori, potrebbe essere l'acquisizione del 20% in aumento di capitale, prevedendo un meccanismo di opzioni put (vendita, in mano a Raptor), call (acquisto del nuovo acquirente) legato ai risultati in campionato, all'ingresso in Champions ed eventualmente allo Stadio. Tutti vogliono arrivare almeno al 51%. Fino ad allora però, pur essendo in minoranza tutti vogliono avere voce in capitolo sulle decisioni.

«Non conosco Friedkin, ma quello che mi posso augurare - ha detto ieri il premier Conte - è che se ci sono investitori stranieri, come il caso di Pallotta o dell'eventuale successore, l'importante è che abbiano un piano credibile e sostenibile nel tempo» per «rallegrare i tifosi come me».


La rivoluzione romanista seduce tifosi e investitori

GAZZETTA DELLO SPORT - 6 punti in più rispetto allo scorso anno: la Roma ingrana la quinta e si iscrive alla volata per un posto nella prossima Champions. Lo specchio del momento positivo è anche il fatto che Dan Friedkin, re dell’importazione delle Toyota negli Usa, stia trattando per acquisire il pacchetto di maggioranza. In prima linea davanti una ventina di manifestazioni d’interesse giunte da tutto il mondo.

Il rinnovamento giallorosso è passato innanzittutto per l'organigramma societario, dove Pallotta – affidando la delicata pratica stadio al vice presidente Baldissoni – ha reso plenipotenziario il ceo Guido Fienga, che ha sotto di sé Petrachi (area sportiva), Calvo (marketing), Rogers (media) e Zubiria (rapporti internazionali). Ma è la prima squadra in vetrina. Se Fonseca era già da tempo in una lista di papabili, per la costruzione della rosa sono stati seguiti criteri diversi. Ovvero: gli acquisti “veri” si fanno solo su calciatori sotto i 27 anni (Lopez, Mancini, Cetin Spinazzola, Veretout e Diawara), mentre per gli “over” spazio a prestiti che consentano di valutarli ed eventualmente riscattarli (Smalling, su cui già si tratta, e Mkhitaryan, Zappacosta, Kalinic).

Per i rinnovi, poi, porte aperte per leader come Dzeko e (presto), Pellegrini e Kolarov, altrimenti cessioni. Lidea è quella di valorizzare i nuovi arrivi per almeno due anni e poi, eventualmente, fare plusvalenze, sempre che nuovi flussi di cassa consentano di dire dei no clamorosi, come potrebbe succedere per Zaniolo.


Ora Smalling dice «yes»: il riscatto è più vicino

GAZZETTA DELLO SPORT - Chris Smalling ha conquistato tutti. Non sorprende che la Roma voglia riscattarlo dal Manchester United, dopo l’intelligente operazione in prestito fatta in estate. A far lievitare l’ottimismo della dirigenza, la conferma dello stesso Fonseca: il giocatore vuole restare in giallorosso. Si tornerà a trattare in una posizione di vantaggio con il Manchester United. La società, dopo aver respinto un’offerta da 12 milioni, ne chiede 20, ma la Roma non vuole andare sopra i 15. Obiettivo possibile, a questo punto, visto che il difensore potrebbe puntare i piedi per restare.

Si tratterebbe di mettere in piedi in estate una operazione da circa 33 milioni di euro, bonus compresi, considerando che al giocatore sarà offerto un contratto fino al 2022 da circa 3 milioni all'anno. Ieri sono sbarcati nella Capitale l’agente inglese del difensore, Will Thornton, che fa capo all’agenzia di mediazione «Omni Sports». Ufficialmente la visita è motivata per parlare con Smalling, ma nessuno a Trigoria si sente di escludere un colloquio con la dirigenza.


Friedkin prepara la scalata a tappe

IL TEMPO - AUSTINI - Una miriade di numeri da controllare. Dodici società della galassia Roma oggetto di una trattativa che potrebbe cambiare il futuro del club giallorosso. Una possibile scalata a tappe da parte dell'acquirente Friedkin, che fra le varie ipotesi in ballo sta valutando di affiancare Pallotta prendendo inizialmente una quota di minoranza per poi salire al comando in un momento successivo. Quando, magari, saranno più chiare le tempistiche del progetto del nuovo stadio a Tor di Valle, uno dei nodi centrali dell'affare, sia per il prezzo dell’operazione, sia per le prospettive dello sviluppo futuro.

Sono giorni di lavoro intenso per gli advisor coinvolti nell'affare, con JP Morgan e Studio Chiomenti che stanno portando avanti la due diligence per conto del gruppo texano dopo gli incontri con i colleghi di Goldman Sachs e Studio Tonucci, rappresentanti della parte venditrice. Durante la visita di Friedkin nella Capitale si è già parlato di cifre, valutazioni e clausole ma per passare alle vie di fatto e all'eventuale offerta vincolante bisogna attendere la fine della fase di studio tecnica delle società. Fra queste, ad esempio, ce ne sono tre dedicate al progetto stadio, ovvero la Stadio Tdv Spa (deputata alla progettazione, finanziamento, costruzione e gestione del progetto) e la Tdv Real Estate (futuro soggetto «attuatore») citate entrambe nella bozza di convenzione urbanistica in via di definizione con il Campidoglio, più la Asr Retail Tdv costituita di recente che è ancora una «scatola» vuota ed è fuori dal perimetro di Neep, la controllante diretta del pacchetto di maggioranza dell’As Roma. Un sistema a incastri, con percentuali e nomi che si fa fatica a sintetizzare, ma una cosa è certa: se Friedkin dovesse acquistare una quota più o meno rilevante di Neep, metterebbe le mani sia sul club sia sullo stadio.

Lo schema 60%-40% che fu utilizzato al momento dell'acquisto di Pallotta coinvolgendo Unicredit è una possibilità sul tavolo, ma ovviamente tutto ruota intorno ai numeri. Il pacchetto completo secondo chi vende vale 1 miliardo di dollari, dai quali vanno scalata 271 milioni di euro di debiti dell’As Roma (dato ultima trimestrale) e la parte dell'aumento di capitale per un massimo di 150 milioni già deliberato di cui si farebbe carico Friedkin. Il texano si tiene in contatto con i suoi uomini ed è pronto a tornare nella Capitale non appena sarà arrivato il momento di chiudere la partita. Pallotta sta facendo le sue valutazioni ma è in una fase di attesa: ha deciso di aprire a un nuovo investitore, ha fatto il prezzo di una sua eventuale uscita di scena, ma la prossima mossa non spetta a lui.


Smalling giura amore, lo United pressa Zaniolo

IL MESSAGGERO - Chissà se la festa da mille e una notte organizzata da Chris Smalling per i suoi 30 anni in una villa sull’Appia Antica, sia un segno d’amore per la città di Roma. Solo il tempo darà una risposta, i fatti per adesso dicono che i suoi due agenti Featherstone (proprietario della Omni Sports) e il collaboratore Thornton sono arrivati ieri nella Capitale per stare con lui e incontrare Petrachi per intavolare un discorso sul futuro.

Il centrale è già entrato nei cuori dei tifosi romanisti che hanno scordatoManolas e lo stanno imparando ad apprezzare, d’altronde l’ex Manchester è arrivato in Serie A decurtandosi lo stipendio e giocarsi le sue possibilità. Pallotta ringrazia e sarebbe pronto a ingaggiarlo a titolo definitivo, anche se la nuova linea del club è quella di non fare contratti onerosi a calciatori over 27. Il giocatore, però, nella Capitale si trova bene, è soddisfatto della sua esperienza nella Roma e sarebbe pronto a firmare un accordo fino al 2023 a 3 milioni a stagione (la scadenza con lo United è al 2022). Petrachi e Fienga ci stanno pensando: l’offerta pronta per gli inglesi è di 12 milioni (che possono diventare 15), la domanda invece è di 20, ma trattando possono scendere a 18. La sensazione è che i due club possano incontrarsi a metà strada con un accordo di 15 più bonus.

Le altre due opzioni sono un anno di prestito oneroso, o una prelazione nel caso in cui la Roma dovesse vendere Zaniolo (un emissario del Manchester era a Palermo per Italia-Armenia per visionare il centrocampista inNazionale). Intanto Fonseca sorride perché ha recuperato Spinazzola e Kalinic in vista dell’Istanbul Basaksehir.


Chris il saggio, un vegano nel cuore della Roma

LA REPUBBLICA - SISTI - Anche Chris, come Ronaldo, ha un papà che lo guarda da lontano: «Mamma mi ha tirato su da sola». Il padre Lloyd, di origini giamaicane, morì quando Chris aveva appena cinque anni. La famiglia Smalling dovette correre ai ripari: «Con mamma e mio fratello Jason ci spostammo da Greenwich a Chatham, nel Kent». La vecchia casa costava troppo. Lloyd sarebbe stato orgoglioso di questo suo ragazzo semplice nei modi e grintoso nelle scelte, incline alle sfide ma assennato e colto: «Quando mi presero al Milwall il vero problema era la distanza. Mamma non aveva la patente». Per portare qualche soldino a casa, a fine allenamento Chris indossava il cravattino e andava a servire ai tavoli di un ristorante.

Al Milwall sperimentò il sapore «forse all’inizio un po’ respingente» del calcio professionistico, anche se di professionistico aveva soltanto la dicitura. Infatti Chris non ricorda di essere stato mai pagato: «Non credo neppure di aver firmato un contratto». Aveva 16 anni e siccome i capelli crescevano un giorno, per quel cespuglio da “blaxploitation” sulla testa, al Maidstone lo soprannominarono Shaft. I primi calci erano arrivati con i Walderslade Boys: «Più under di noi all’epoca c’era soltanto la sala parto!». Sette anni, forse qualche mese di meno.

Con il Brescia ha raggiunto il limite: diventare un difensore “falso nueve”. Una rete, due assist. Era il sogno del suo più grande estimatore: sir Alex Ferguson. La vita di Chris Smalling ebbe un sussulto il giorno in cui Roy Hodgson, allora suo allenatore al Fulham, tra il rammaricato e il compiaciuto, lo prese da una parte: «Chris, il Manchester United ti vuole...». La prima cosa che gli venne in mente fu: «Deve esserci un errore». La seconda fu di chiamare sua madre Theresa: «Mamma, che dici vado?». Arrivò una risposta in forma di domanda: «Ma non eri tifoso dell’Arsenal, bambino mio?». Il solito dilemma. Poi prevalse il buon senso: «Avrei preferito che quella telefonata l’avesse fatta Wenger, ma pazienza», concluse Theresa. Chris e Ferguson si chiusero nella stanza di un hotel. «E adesso che gli dico a questo?». Fu sir Alex a rompere il ghiaccio. «Aveva un talento speciale nel farti sentire a casa». Parlarono per tre ore. Pure di rugby e di cavalli. Il giorno dopo Ferguson chiamò sua madre che rimase a bocca aperta: «Oddio, ma che siamo in tv?».

Nell’estate del 2010 Chris Smalling diventava il futuro difensivo del Manchester United (che adesso potrebbe alzare la posta con la Roma per il riscatto del 29enne, guida e simbolo, con Mancini e Zaniolo, della Roma di Fonseca): «Guardavo i miei nuovi compagni di reparto: Vidic, Ferdinand, Jones, O’Shea. E quando gioco...? ». Non solo ha giocato, ma ha anche aperto un ciclo aggiornando l’antica etica del difensivismo inglese: «Uno dei momenti più belli della mia vita è stato vincere la Premier nel 2011, appena arrivato a Manchester». Rivinse nel 2013. Nel 2017 si è sposato con Sam Cooke, ex modella delle sexy pagine dei tabloid, sul lago di Como. Sua madre disse: «Adesso mi risposo pure io!». La mamma stravedeva per il suo amico Daley Blind, olandese dello United. E allora Chris li prese in giro: «Sarai tu il mio patrigno?».

Medici e moglie l’hanno convinto a farsi vegano per sconfiggere le tendiniti che lo stavano perseguitando. Quindi non tornerebbe mai al filetto. Nelle sue prime 5 partite di campionato con la Roma non ha perso un contrasto. E una volta entrato in squadra non è più uscito. 990 minuti giocati, due reti, una sola ammonizione. Roba da guinness. Continuate pure a chiamarlo “falso nueve”.


Missione a Istanbul, Roma al primo bivio

IL TEMPO - BIAFORA - Missione turca per la Roma. Dopo essere tornata alla vittoria in campionato con il Brescia, la squadra di Fonseca va a caccia di un risultato positivo con l’Istanbul Basaksehir, obbligatorio per non perdere il treno che porta ai sedicesimi di Europa League.

Quella contro i ragazzi di Buruk, primi nel girone, sarà una partita - arbitra il rumeno Ovidiu Hategan - fondamentale per il cammino europeo dei giallorossi, fermi ad una vittoria nel gruppo ], realizzata proprio contro il club di Istanbul. Il percorso nella coppa continentale è stato reso difficile e tortuoso dall'arbitro Collum, che ha privato la Roma di due punti di grande importanza, regalando al Gladbach un inesistente rigore nei minuti finali della sfida del 24 ottobre.

Ai giallorossi, che saranno seguiti da poco più di 800 tifosi e devono comunque rimproverarsi per i punti persi in Austria, spetta il compito di dare una risposta convincente nonostante le sviste arbitrali: basterebbero una vittoria ed un pareggio nelle ultime due gare per assicurarsi la qualificazione. Fonseca non vuole assolutamente fallire uno degli obiettivi stagionali e per farlo si affiderà alla migliore formazione possibile, senza troppi ragionamenti sul turnover.

Quella allo stadio dedicato a Terim sarà una gara infuocata per tutti (con i tre punti l’Istanbul sarebbe qualificato) e in particolare per Under, che ha disputato una stagione fatta di 43 partite e 9 gol nel Basaksehir, prima di essere acquistato da Monchi. Il classe 1997 dopo l’infortunio di inizio settembre non è mai stato impiegato dal primo minuto e spera in una maglia da titolare, ma con uno Zaniolo inamovibile dalla fascia destra - è squalificato per il Verona e giocherà sicuramente - sarà difficile esprimere sin da subito il suo talento davanti agli ex tifosi.

Per Under è più probabile un ingresso a gara in corso: Pellegrini, preservato con una sostituzione contro il Brescia, non ha alcun problema a gioca re due partite di fila dall’inizio, anche se probabilmente non ha ancora i 90 minuti nelle gambe. Sulla sinistra nel tridente alle spalle di Dzeko ci sarà invece Kluivert, in netto vantaggio su Perotti e su Mkhitaryan, pronto a tornare nella lista dei convocati. Resta in dubbio Pastore, ieri ancora a parte.  La buona notizia nel reparto offensivo è il rientro in gruppo di Kalinic. Il croato è tornato ad allenarsi con i compagni ad appena 36 giorni dalla frattura della testa del perone patita nel match con la Sampdoria: il bollettino medico parlava di una prognosi di 45-60 giorni per ritornare tra i convocati, ma l’attaccante di proprietà dell'Atletico è riuscito ad accorciare i tempi. Difficilmente Fonseca lo porterà con sé in Turchia, ma il suo pieno recupero (serviranno altri 10-15 giorni) permetterà a Dzeko di rifiatare un po’ nel ciclo di partite fino a Natale.

Certi di un posto Veretout, Diawara, Kolarov, Smalling e Mancini, mentre è ancora in bilico la fascia destra. Spinazzola è il terzino titolare e, come annunciato da lui stesso su Instagram, è pienamente recuperato. Florenzi spera però in un’altra occasione. La Roma domani svolgerà la rifinitura a Trigoria e volerà ad Istanbul (ripartirà subito dopo la partita), dove alle 20 locali (le 18 in Italia) Fonseca terrà la conferenza. Intanto ieri il capitano giallorosso e Santon hanno incontrato i pazienti del Campus Bio-Medico e i loro famigliari per regalare alcuni gadget autografati e scambiare i primi auguri di Natale.


Kalinic sta bene, rientro in vista per il vice Dzeko

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Il giorno dopo la vittoria sul Brescia (3-0), alla vigilia della partenza per la Turchia, le buone notizie per Paulo Fonseca arrivano dal campo: Nikola Kalinic è tornato a lavorare in gruppo. L’unico sostituto naturale di Edin Dzeko, in pratica, si è rivisto a distanza di poco più di un mese, quando invece sembrava dovesse rientrare dopo la sosta natalizia. Kalinic si è infatti infortunato lo scorso 20 ottobre, riportando contro la Sampdoria la frattura della testa del perone. Il giocatore ha seguito una terapia conservativa che ieri l’ha rimesso a disposizione del tecnico. Non partirà per Istanbul domani (giovedì la Roma affronterà il Basaksehir in Europa League), ma potrebbe tornare a disposizione per la trasferta di Verona, in programma domenica sera (ore 2,45). Buone notizie anche per Leonardo Spinazzola che, dopo aver saltato il Brescia, tornerà a disposizione in Europa League. La squadra si allenerà domattina a Trigoria e poi partirà per Istanbul. Presente Nicolò Zaniolo che salterà la gara di campionato perché squalificato dopo il giallo rimediato domenica.


Una partita che non si può sbagliare

IL TEMPO - CARMELLINI - I buoni segnali mostrati all'Olimpico contro il Brescia sono un viatico non male per Fonseca, alle prese con la partita più importante della stagione: o comunque di questa fase dell’anno calcistico giallorosso. Perché giovedì sera a Istanbul si giocherà una gara che la Roma (raggiunta ieri al quarto posto in campionato dal Cagliari che ha pareggiato a Lecce) non può sbagliare. E stavolta non è questione finanziaria, perché il ritorno economico dell'Europa League è davvero esiguo, ma puro fattore di prestigio. Uscire dalla «piccola» coppa europea, con un girone come quello capitato ai giallorossi, sarebbe davvero una beffa e un taglio verso il basso visto il tasso tecnico della squadra.

Insomma la Roma può e deve andare avanti in Europa senza fare i conti con quanto questa competizione porterà via in energia fisica e mentale rispetto agli impegni di campionato. Perché è sotto gli occhi di tutti che le squadre impegnate il giovedì in coppa poi faticano nel rientrare in  Tris segnali mostrati  campionato: tanto più se, come accade alla Roma, si deve fare i conti con una rosa corta falcidiata dagli infortuni. Però, per una volta, giovedì Fonseca potrà finalmente contare di nuovo su molti dei suoi uomini rimasti ai box per lungo tempo: l’infermeria si inizia a svuotare.

Contro il Brescia si sono rivisti dall'inizio Pellegrini e Diawara, in coppa faranno il loro ritorno Spinazzola e Mkhitaryan con Kalinic che dimezza i tempi del suo recupero: prodigioso verrebbe da dire, visto che con molto anticipo rispetto alla tabella di marcia stilata dallo staff medico giallorosso, si è già aggregato di nuovo al gruppo giallorosso (ma comun que non verrà convocato prima di un paio di settimane). Tutto pronto quindi per una trasferta che dirà molto del percorso di crescita dei giallorossi: perché Fonseca è stato bravo a costruire un gruppo tutto nuovo, a dargli un’indentità e un gioco, ma adesso è arrivato il momento di fare l'ambito salto di qualità. Ora la  Roma deve dimostrare di avere le carte in regola per diventare grande.


Rotan: "Kalinic ha bisogno che si creda in lui. Fonseca instaura col gruppo un ottimo rapporto"

Ruslan Rotan, ex centrocampista ed oggi CT dell'Under21 ucraina, ha parlato di Kalinic, suo ex compagno di squadra al Dnipro, ai microfoni di Tele Radio Stereo:

Mister, lei ha avuto come compagno di squadra Nikola Kalinic: che ricordo ha di lui? Crede possa tornare ai suoi livelli specialmente dopo il serio infortunio che ha avuto lo scorso ottobre? Proprio oggi, tra l’altro, è riapparso in gruppo a Trigoria agli ordini di Fonseca.
Conosco molto bene Kalinic, è un grande professionista con un carattere forte. Tuttavia vi dico che Nicola, per esprimersi al meglio, ha bisogno che l’ambiente creda in lui. Colgo l’occasione per mandargli un caro saluto”.

Lei ha conosciuto anche Fonseca, seppur da avversario quando allenava lo Shakhtar: ritiene sia un top coach? Quali sono i pregi più importanti di questo tecnico?
Sì, Fonseca si è dimostrato un allenatore di successo alla guida dello Shakhtar. Credo che la sua qualità principale sia quella di saper instaurare con il suo gruppo un ottimo rapporto. Soprattutto sotto Fonseca, la squadra ucraina è cresciuta dal punto di vista fisico ed è diventata più solida difensivamente”.

Lei ha giocato la finale di Europa League: può la Roma vincere questo trofeo?
Ritengo che i giallorossi siano i principali candidati per la conquista del titolo: avete una squadra molto forte”.

L’ultima è una curiosità: ci può fare il nome su cui scommettere tra i ragazzi dell’Under 21 che lei allena?
Ce ne sono parecchi ma se dovessi fare alcuni nomi, penso che i più bravi siano Shaparenko, Popov, Tsitaishvili“.