Schick, quale futuro? Bundesliga, Premier o ancora la Roma?

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Negli ultimi anni, fra i calciatori della Roma, il nome più accostato alla parola delusione è stato quello di Schick. Un po’ perché l’etichetta di calciatore più pagato della storia della Roma, con i suoi 42 milioni da versare a rate alla Sampdoria è stata più pesante del «frigorifero» di Iturbe; un po’ per gli infortuni che non gli hanno dato tregua, e molto perché tutte le volte che ha avuto continuità non l’ha sfruttata.
Ranieri si era presentato dicendo di puntare su di lui, che avrebbe fatto giocare insieme a Dzeko. Dopo un paio di gare il dietrofront, irreversibile. Vista la più che probabile partenza di Dzeko, il futuro di Schick sarà deciso dal prossimo allenatore: se accetterà la scommessa recupero, Schick sarà ancora a Roma, altrimenti andrà via. Probabilmente in Germania dove ha qualche estimatore (Borussia Dortmund e Lipsia), oppure in Inghilterra (Everton): in prestito, perché ci sono pochi club pronti a prenderlo a titolo definitivo.


Giro di campo coi compagni e poi festa in famiglia

IL CORRIERE DELLA SERA - Sarà una celebrazione sobria, senza troppe spettacolarizzazioni, come piace e come ha voluto Daniele De Rossi. Domani sera l’Olimpico pieno renderà il giusto omaggio al capitano romanista: al momento dell’ingresso in campo delle squadre ci sarà una scenografia da parte della curva Sud, che lo accoglierà con migliaia di bandierine. Non ci saranno targhe ricordo o premiazioni, su richiesta dello stesso De Rossi, che a fine gara farà un giro di campo per ringraziare i suoi tifosi, accompagnato dai compagni di squadra. Sulla maglia di tutti ci sarà una patch con stampata l’esultanza, stilizzata, del derby vinto 2-0 nella stagione 2010-11 in cui De Rossi si arrampica sulla vetrata della curva Sud. In tribuna saranno presenti gli amici del settore giovanile, i classe ’83 che con lui hanno giocato da bambini fino alla Primavera, e la famiglia: la moglie Sarah con i figli, papà Alberto e mamma Michela continueranno poi privatamente i festeggiamenti.


Il saluto a De Rossi è una corsa d'amore

LA GAZZETTA DELLO SPORT - «Tutto quello che amo è qui, sarebbe così difficile per me se dovessi cambiare. Io vivo per questa società, lasciarla sarebbe un dramma». Il nastro della vita di Daniele De Rossi viene riavvolto di un bel po’, fino alla fine del 2012, quando rilasciò una lunga intervista al New York Times in cui si espresse così. Nel frattempo sono cambiate tante cose nella testa e nella vita del capitano della Roma. Ma, probabilmente, quel sentimento di paura è rimasto intatto. E De Rossi, forse, la inizierà a vivere davvero solo da oggi. Quando scenderà in campo sul prato di Trigoria per l’ultimo allenamento della sua vita giallorossa. O quando svuoterà l’armadietto che lo ha accompagnato per anni, anche se poi a Trigoria ci tornerà dopo le vacanze estive per prendersi un po’ tutto. Insomma, se il dramma probabilmente è stato metabolizzato da un po’, l’ansia quella non va via. Non può andare via. Per quello che vale come uomo e come giocatore. E per quello che vive lui sentendosi giallorosso. [..]  È anche per questo che domani Daniele giocherà con la sua fascia e non con quella della Lega, dopo le polemiche di inizio stagione. «Già, entrerà com quella e se ci sarà una multa da pagare la pagherò io. Daniele merita la standing ovation di tutto l’Olimpico». Standing ovation che ci sarà quando Ranieri lo richiamerà in panchina e al suo posto farà entrare Alessio Riccardi, il talento più fulgido del vivaio giallorosso. Quasi un passaggio di consegne ideale... Più o meno la stessa ovazione che gli hanno riservato anche i compagni giovedì sera, nella cena d’addio in un noto ristorante del centro di Roma, tutta a base di sushi e sashimi. Lì Daniele ha fatto un discorso, parlando sostanzialmente di cosa ha significato per lui essere il capitano della Roma. Il loro capitano, rivolto ai compagni di squadra. Sottolineando ancora una volta che avrebbe voluto continuare, gli sarebbe piaciuto esserlo ancora almeno per un anno. E che ha voglia ancora di provare l’ultima sfida, l’ultimo giro di rumba, magari dalle parti di Buenos Aires, dove lo aspettano il Boca Juniors e Nicolas Burdisso, un amico con cui De Rossi ha ancora legami molto profondi. [..]


Abusi su baby calciatori, procuratore arrestato fuori dal centro As Roma di Trigoria

IL MESSAGGERO - MOZETTI - SCARPA - Li illudeva promettendo loro una carriera stellare nelle loro squadre del cuore e invece li molestava, conquistando prima la loro fiducia con l'inganno e poi tentando approcci prima o dopo gli allenamenti. Scandalo nel mondo del calcio minorile. È stato arrestato ieri un procuratore di baby giocatori fuori dal centro sportivo dell'As Roma a Trigoria. A fermare l'uomo, classe 1966, gli agenti di polizia della IV sezione della Squadra Mobile, diretti da Pamela Franconieri, che lo hanno colto in flagranza di reato poco distante dal centro di allenamento del club giallorosso, mentre molestava una giovane promessa.

 

L'ARRESTO - La vittima trovata con lui, infatti, è un baby talento della Roma. Ieri pomeriggio il procuratore, molto conosciuto negli ambienti legati al talent scouting calcistico, era con il ragazzino in auto, pochi minuti prima del fischio di inizio degli allenamenti pomeridiani. Gli agenti della Mobile, che lo seguivano da tempo, lo hanno trovato così: mentre provava a molestare il ragazzino che purtroppo non sarebbe l'unico finito nella sua ragnatela. Almeno altri due minori secondo le indagini condotte nelle ultime settimane dalla Mobile, coordinate dal sostituto procuratore Maria Gabriella Fazi e partite dopo la denuncia per molestie sporta da una famiglia, sarebbero caduti nella sua trappola. L'uomo da diversi anni si occupa di scovare in giro per l'Italia i futuri campioni del calcio, trovandoli tra le piccole e grandi società sportive, nelle scuole e finanche nelle parrocchie. Le famiglie, vedendo in quest'uomo una speranza, gli avevano affidato i propri figli. Quando lo hanno arrestato, il 53enne non ha detto nulla, gli agenti lo hanno condotto nel carcere di Regina Coeli e ora dovrà rispondere dell'accusa di abusi sessuali nei confronti di minore.

LE ALTRE VITTIME - Ma l'inchiesta potrebbe allargarsi ancora e contare un numero di vittime superiore alle 3 accertate finora. Inquietante il suo modus operandi. L'uomo dall'aspetto rassicurante e sempre pronto alla battuta, ingannava i ragazzini promettendo loro carriere folgoranti nelle principali squadre di calcio italiane: «Tu sei perfetto per il ruolo di attaccante, vedrai che se ti impegni ci riusciamo», o ancora: «No, non sei per la difesa, tu vali molto di più come mediano». Queste le frasi che più di altre ripeteva alle sue vittime con lo scopo di plagiarle. Poi, una volta conquistata la loro fiducia e quella dei genitori, iniziava a sfiorarli e a palpeggiarli sfruttando quasi sempre in auto gli attimi precedenti alle partite o agli allenamenti. Il minore che ieri è stato trovato con l'uomo dovrà ora essere ascoltato in audizione protetta così come gli altri due ragazzini.

 


Cargnelutti in volo: piace a Parma, Sassuolo e Torino

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Su Riccardo Cargnelutti, capitano della Primavera della Roma, si stanno orientando gli interessi di tanti club, di B ma anche di A. Il Parma è uno dei più interessati e lo vorrebbe per prendere il posto di Bastoni. Ma piace anche al Sassuolo, mentre potrebbe essere una pedina di scambio con Atalanta e Torino relativamente alle situazioni di Gasperini e Petrachi. Al Torino, ad esempio, piace lui, ma anche Cangiano e Pezzella.


Fiorentina, cambia la proprietà: ceduta a Commisso per 135 milioni

GAZZETTA.IT - A poche ore dalla partita che vale una stagione, l'ambiente viola viene scosso da una notizia bomba. Rocco Commisso, magnate e fondatore del colosso dei servizi via cavo Mediacom, starebbe per concludere un accordo per l'acquisto della Fiorentina. Lo ha annunciato il New York Times in un articolo pubblicato online nella notte italiana e arrivano alla Gazzetta le prime conferme. Il primo contatto con la famiglia Della Valle sarebbe avvenuto un anno fa, attraverso una banca d'affari di New York, ma la trattativa si sarebbe fermata per l'enorme distanza tra domanda e offerta. Commisso ha poi tentato di acquistare il Milan senza riuscirci.

I DETTAGLI - Commisso ha quindi nominato la banca JPMorgan per lavorare sull'affare Fiorentina. L'accordo con Diego Della Valle sarebbe stato chiuso nel weekend con tanto di firme per una cifra intorno ai 150 milioni di dollari (circa 135 milioni di euro), e dall’inizio della prossima settimana si aprirà una finestra di tempo di circa 20 giorni per definire con tutti i dettagli la cessione. Il patron viola la settimana scorsa era a New York ufficialmente per l'inaugurazione di un nuovo negozio della Tod's nel complesso di Manhattan di Hudson Yards. Le due parti non hanno rilasciato dichiarazioni. L'era Della Valle si chiuderebbe dopo 17 anni: secondo un studio di Calcio e Finanza rilasciato pochi giorni fa, dal momento del loro arrivo nel 2002 i due fratelli avrebbero speso complessivamente 221 milioni di euro nel club.


20/12/2009 – Ranieri non si ferma più. È Roma da Champions

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Ultimo turno prima della sosta natalizia della Serie A 2009/2010. Claudio Ranieri sfida il Parma, sua ex squadra, per tentare di raccogliere altri tre punti e proseguire nella miracolosa risalita giallorossa dopo l’esonero di Luciano Spalletti a fine agosto.

Il match inizia con un’accoglienza calorosa per l'ex Christian Panucci all'Olimpico. Il centrale del Parma, in campo contro i giallorossi per la sfida di campionato, viene salutato dagli applausi dello stadio al momento della lettura del suo nome. Dal settore della curva sud, sono esposti poi striscioni in suo onore.

Il Parma fa la sua partita onesta, ma punge troppo poco, manca di convinzione sotto porta, finendo col soccombere.

Il primo tempo scorre via bloccato con le squadre che sembrano giocare una partita a scacchi senza mai osare troppo.

Nel secondo tempo la Roma inizia subito bene. Prima Brighi tira alle nuvole una buona occasione, poi Burdisso approfitta di un rinvio sbilenco di Amoruso e insacca di rapina il vantaggio romanista. Al 65° bella combinazione Galloppa-Bojinov ma è altrettanto bella la risposta di Julio Sergio. Cambia Guidolin, che perde Amoruso per un problemino fisico, cambia Ranieri perchè Totti ha dolore ad un ginocchio, la partita resta piacevole, vivace. La Roma cerca il raddoppio, il Parma il pari.

Alla mezzora è Vucinic che va vicinissimo al goal, concludendo con una botta potentissima, deviata in corner, una tiriangolazione con Taddei ed Okaka. Proprio sui piedi di quest'utlimo la palla del ko tre minuti dopo: ma la palla sfila fuori,anche se i giallorossi legittimano il vantaggio continuando a spingere.

All'ottantasettesimo Paci, già ammonito, si fa espellere, e la squadra di casa può dilagare,ma si accontenta del due a zero, che arriva nel secondo dei cinque minuti di recupero: Vucinic mette sui piedi di Brighi un assist perfetto, che l'ex giocatore del Parma insacca al volo. 2-0 e Roma sempre più in corsa per la zona Champions, con un occhio anche per il terzo posto.

"La Roma ha trovato continuità e poi la cosa più importante è che abbiamo riconquistato il nostro pubblico, il pubblico di Roma si conquista prima con la lotta e con il cuore e poi con i risultati, noi lo stiamo facendo e la sosta adesso forse non ci voleva". Sono le parole di Claudio Ranieri al termine della vittoria della Roma sul Parma.

Brutte notizie, invece, per capitan Totti, che per degli accertamenti medici si reca a Villa Stuart. Il capitano giallorosso si era infortunato al ginocchio destro in uno scontro di gioco e aveva chiesto il cambio.


Petrachi: "La Roma mi ha cercato con insistenza, ma non ho ancora rassegnato le dimissioni a Cairo"

Petrachi aveva parlato ieri in serata a SKY, Tuttosport, nella sua edizione odierna, ha riportato il testo integrale della parole del DS del Torino“No, non ho ancora presentato le mie dimissioni a Cairo. Ma ho già avuto un incontro tempo fa e gli ho esposto le mie riflessioni. Effettivamente le mie dimissioni sono una possibilità che si potranno evidenziare subito dopo la fine del campionato. A Cairo ho già spiegato che molto probabilmente andrò verso questo tipo di scelta. E’ giusto guardarsi dentro e cercare nuove voglie per ripartire. Certamente la Roma mi ha cercato, così come altre squadre. E la Roma mi ha cercato in modo molto insistente. Quando finirà la stagione deciderò. Finora ho sempre gravitato su Torino. Ho visto tutti gli allenamenti della squadra, ne ho saltato qualcuno solo per ragioni logistiche. E’ falso che io possa già avere iniziato a lavorare per la Roma. Dopo la gara con la Lazio prenderò la decisione e tutto sarà più chiaro con il presidente. Dopo 10 anni di grande lavoro assieme, con stima reciproca, credo che sia legittimo che io possa pensare a nuove sfide. Il nostro lavoro è fatto di adrenalina. E quindi è giusto che io possa avere aspirazioni di questo tipo: nuove sfide, nuovi stimoli. E mi auguro che queste mie scelte vengano condivise e accettate. Mi auguro che prevalga la buona volontà, che si trovi il modo per chiudere bene il rapporto. Mi auguro che le mie legittime aspirazioni vengano soddisfatte”.


L’uomo bicentenario

AS ROMA - MATCH PROGRAM - RICCARDI205 partite da Capitano. Da Daniele De Rossi. Un traguardo enorme per un calciatore che nel 2019 ha festeggiato 18 anni di professionismo con questa maglia. 615 presenze tra campionato e coppe. Secondo solo a Francesco Totti con 786 apparizioni. Entrambi, con una sola divisa: rossa e bordata gialla. Dati raccolti dall’anno di fondazione del club, dal 1927. La carriera di DDR inizia nel 2001, in Champions League contro l’Anderlecht. Stadio Olimpico, 30 ottobre, sesta gara del girone con la qualificazione già in tasca. Il ragazzo col caschetto biondo e la 27 sulla maglia subentra a Ivan Tomic. Si tratta dell’esordio in gare ufficiali, prima di quello in campionato a Piacenza contro il Como (2003). In entrambi i casi, l’allenatore che lo tenne a battesimo fu Fabio Capello. Nei primi Anni 2000, De Rossi diventa via via sempre più titolare nel centrocampo fino a risultare inamovibile pure con la partenza di Emerson che, di fatto, gli spalanca le porte in via definitiva. Don Fabio è il padre putativo, l’uomo che il giorno prima della partita con il Como, dice a Mauro Bencivenga: “Domani faccio giocare il tuo cavallo”. Già, perché Bencivenga è l’allenatore che nelle giovanili aveva trasformato Daniele da attaccante a centrocampista. Personaggi che nella carriera di De Rossi hanno avuto un ruolo ben definito. Così come Luciano Spalletti. “Il tecnico che mi ha condizionato di più”, ammetterà a distanza di tempo il 16. Spalletti è colui che gli consegna le chiavi della linea mediana a partire dal 2005 e vede in lui il vertice basso del presente e del futuro: “Schierato davanti alla difesa diventa determinante, non sa nemmeno lui quanto può diventare forte”. De Rossi diventa forte, ma lo era già di suo. Si afferma a leader e il 15 marzo 2006 – vista l’assenza di Francesco Totti nel post Vanigli – lega per la prima volta la fascia al braccio dal primo minuto. È l’ottavo di finale di ritorno di Coppa UEFA, contro il Middlesbrough di Hasselbaink e Mendieta. La Roma vince 2-1 con doppietta di Mancini, ma non riesce a rimontare totalmente dopo l’1-0 subito in Inghilterra all’andata. Quella sera è la presenza numero uno da capitano. Ne seguiranno altre 205, fino a diventare 206. Per lui quel pezzetto di stoffa ha sempre avuto un significato particolare. Mai banale. Con quello ha omaggiato la tifoseria con una frase ripresa da un coro: “Sei tu l’unica mia sposa”. E per non mancare di rispetto alla memoria di Astori, ha deciso di adeguarsi alla fascia uniforme imposta dalla Lega Calcio da questa stagione: “Nel calcio ci sono problemi più importanti. Anche i vertici della FIGC hanno detto che questa uniformità è sbagliata. Non perdo il sonno a mettere una fascia o un’altra, ma devo rispettare i miei colleghi della Fiorentina. Metterò quella della Lega. Lo faccio solo per rispetto nei confronti della Fiorentina, che ricorda una persona che non c’è più e non voglio mettermi sullo stesso piano”. Le 100 da capitano le tocca nove anni dopo il 2006. È una serata di campionato, a San Siro, contro il Milan, il 10 maggio 2015. Stavolta in panchina siede il francese Garcia, colui che contribuì al rilancio della Roma dopo il 26 maggio 2013. E lo fece anche grazie a De Rossi, per il gol del vantaggio a Livorno con un destro da fuori area. La prima delle dieci vittorie consecutive. Destini che si incrociano. Una maglia, mille storie. Quella di De Rossi con la Roma. Lui che ha indossato la 27 prima, la 4 poi e la 16 dal 2005 fino a oggi. La somma di questi tre numeri fa 47. Lo stesso totale di Totti che ha vestito la 20, la 17 e la 10. Nell’epoca dei numeri fissi, ovviamente. Totti da capitano ne ha giocate 570. Losi 299. Poi, De Rossi a 205.


Le parole che ti ho detto: il racconto dei sui ex allenatori

Attraverso il Match Program di AS Roma, a cura di Tiziano Riccardi, spazio alle parole di tutti gli allenatori che hanno avuto Daniele De Rossi nell'organico delle squadre allenate, sia nella Roma che in nazionale.

DI FILIPPO

(ex allenatore giovanili Ostiamare): “Sono stato il primo allenatore di De Rossi nell’Ostiamare e di questo ancora oggi mi vanto con gli amici. Diciamo che con questa cosa ci campo di rendita… Ho avuto Daniele molto giovane, con me ha fatto la scuola calcio e la categoria esordienti. Allora era un altro giocatore, soprattutto dal punto di vista fisico: esile, piccolino, giocava in attacco e segnava molti gol. Dal punto di vista tecnico era formidabile, in più aveva un’intelligenza tattica fuori dal comune. Caratterialmente, poi, educatissimo, mai una parola fuori posto. In poche parole, un predestinato. Sono sempre stato convinto delle sue doti e che sarebbe diventato un professionista. Certo, che potesse diventare tra i cinque centrocampisti più forti al mondo non lo avrei immaginato. Nel corso degli anni mi è capitato di rivederlo più di una volta a Ostia con la sua famiglia, ma una volta la ricordo meglio di altre: estate del 2006, lui mi notò per strada e mi venne ad abbracciare. Era da poco diventato campione del mondo”.

GUIDO UGOLOTTI

(ex allenatore Giovanissimi, Allievi e Primavera Roma): “Partiamo dall’inizio, da quando prendemmo Daniele per la Roma durante uno stage estivo. Ricordo che era un giocatore completamente diverso da come è poi diventato. Prima di tutto, non era un centrocampista, ma un trequartista avanzato. Fu poi Bencivenga ad avere l’intuizione di spostarlo sulla linea mediana. Quelle doti offensive, comunque, le rivediamo oggi nei suoi inserimenti in area avversaria, sotto porta è stato sempre pericoloso. Ma non solo il ruolo, anche il fisico era totalmente diverso a quello attuale, anche comprensibilmente, visto che aveva tredici anni. La crescita lo ha aiutato a irrobustirsi. Le doti non gli sono mai mancate, ma l’evoluzione di un calciatore va seguita passo passo e lui con la costanza e il lavoro è riuscito a diventare un calciatore formidabile”.

MAURO BENCIVENGA

(ex allenatore Allievi Nazionali Roma): “Io ho avuto Daniele negli Allievi. E, con lui, altri ragazzi che ora giocano a grandi livelli: Bovo, Aquilani, Amelia, Lanzaro, Bonanni, Ferronetti, Sansovini e tanti altri. Sono stato un allenatore fortunato, non mi posso lamentare. Quando presi Daniele, lui faceva l’attaccante. Io lo portai nella posizione di centrocampista e da lì partì la grande carriera. E, all’occorrenza, mi dava una mano anche come difensore centrale, dato che io giocavo con i tre dietro: Lanzaro, Bovo e Ferronetti. Lui era l’ideale mediano davanti alla difesa. Devo dire la verità, all’inizio non rendeva bene, tant’è che non era titolare nella mia formazione. Lui ci ha messo voglia e carattere per emergere. È diventato uno dei più grandi registi di centrocampo in circolazione. Ogni volta che lo vedo in televisione mi emoziono e penso che ha fatto dei miglioramenti incredibili”. 

PAOLO BERRETTINI

(ex CT Nazionale Under 19): “Sono stato il primo allenatore a convocare Daniele in una nazionale italiana. Proprio così. In precedenza nessuno dei miei colleghi, nelle altre rappresentative, aveva mai pensato di chiamare un giocatore così forte. E mi sono sempre chiesto il perché. Nella mia squadra era un pilastro, la sua presenza in campo non si discuteva mai.

A De Rossi mi legano bei momenti, anche se l’ho allenato per un solo anno: ricordo che andò in gol alla prima presenza azzurra, in una partita vinta 4-0 a Marino contro la Moldavia. Quella formazione, di giocatori dell’83, resta la più forte che abbia mai allenato in carriera. C’era lui, c’erano Pepe e Bovo e tanti altri. Daniele giocava a centrocampo in coppia con Beati, un ragazzo che veniva dall’Inter. Ho sempre sostenuto che De Rossi e Aquilani sarebbero stati il futuro della Roma e della Nazionale. Non mi sono sbagliato di tanto”.

FRANCESCO ROCCA

(ex CT Nazionale Under 20): “Ho allenato De Rossi nella nazionale Under 20. All’epoca lui giocava sotto età perché dimostrava già una maturità fuori dal comune. Devo dire, però, che lui grande calciatore ci è diventato nel tempo, con l’impegno, non era un predestinato. Ha faticato tanto per arrivare a diventare  tra i centrocampisti migliori in circolazione. Ha qualità importanti: è stato un regista con i piedi buoni che sa difendere come pochi altri. In passato si è parlato di un’incomprensione che ebbe con me ai tempi dell’Under 20: si trattò di una semplice esuberanza giovanile, un episodio ormai dimenticato. Quando sono tornato a Trigoria, ho avuto piacere di incrociare Daniele e di stringergli la mano”.

FABIO CAPELLO

(Roma 1999-2004): “Daniele l’ho fatto esordire nel 2001 in Champions League, in una gara contro l’Anderlecht, e nel 2003 in Campionato contro il Como, anche se si giocava a Piacenza. Ho ancora in mente la prima volta che scese in campo allo stadio Olimpico, giocava con la personalità del veterano, senza paura di niente e di nessuno. Molti avrebbero avuto le gambe molli, lui non patì nulla. Dal punto di vista tecnico era forte anche a 18 anni, ma ogni anno si è migliorato. Alcuni a 18 anni sono bravi, alcuni fenomeni, ma il loro livello resta inalterato. Lui, invece, è cresciuto tantissimo, passo dopo passo. Dal punto di vista umano lo ricordo come un ottimo ragazzo, anche se era giovane. Quando l’ho rivisto a Trigoria e in altre occasioni ho avuto piacere di stringergli la mano. È stato lui a venirmi incontro, questo significa che ho lasciato in lui un buon ricordo. Sono contento”.

CLAUDIO GENTILE

(ex CT Nazionale Under 21): “Mi legano a Daniele ricordi indelebili. Con lui abbiamo vinto un europeo di categoria e una medaglia olimpica che mancava da tanti anni. Era un predestinato, avevo capito subito che avrebbe avuto una carriera di prim’ordine. L’Under 21 lo ha aiutato a maturare e a diventare il calciatore che è oggi: straordinario in campo e fuori. Si vedeva che aveva una marcia in più degli altri, col suo comportamento in campo – pur non parlando molto – trascinava i compagni al successo. Per me era un elemento fondamentale, praticamente insostituibile”.

RUDI VOELLER

(Roma 2004-2005): “Di De Rossi una cosa impressiona su tutte, al di là delle doti eccelse del calciatore: il carattere. Daniele è un ragazzo umile, con i piedi per terra, ha qualità umane impressionanti. Sembra una cosa normale, ma in realtà non lo è per i calciatori d’oggi. Questo è il suo segreto più importante. Quando sono a Roma spesso capita di incontrarlo in qualche ristorante, mi fa piacere quando accade. Ho un ottimo rapporto anche con la famiglia, con il padre in particolare. Quanto al campo, che dire: è stato uno dei centrocampisti migliori in circolazione, al livello dei grandi interpreti del ruolo. Come Bastian. Ha giocato in ogni zona della linea mediana, addirittura ha fatto bene pure il difensore. Quando l’ho allenato io - per un mesetto nel 2004 - era un giovane in rampa di lancio, ero sicuro che si sarebbe affermato come ha fatto. Sono veramente felice della sua carriera”.

EZIO SELLA

(Roma 2004-2005): “De Rossi l’ho visto crescere come calciatore e come uomo. Era un ragazzo quando io facevo l’assistente di Capello per la prima squadra e lui si affacciava al calcio dei professionisti allenandosi con il gruppo. Poi, Fabio, intuendone le grandi qualità, lo fece esordire. Ho sempre riconosciuto in Daniele potenzialità enormi, anche quando in pochi ci avrebbero scommesso. Di lui mi impressionava la tecnica, ma, soprattutto, un’enorme personalità. Ho avuto la fortuna di allenarlo, seppur solo per una partita: Champions 2004-2005, Real Madrid-Roma 4-2, io sedevo sulla panchina della Roma dopo le dimissioni di Voeller e prima dell’avvento di Delneri. Andammo in vantaggio per 2-0 nel primo tempo e un gol lo segnò proprio lui. Peccato non essere riusciti a portare a casa quel risultato”.

LUIGI DELNERI

(Roma 2004-2005): “De Rossi l’ho avuto all’inizio della carriera, quando ancora non era un giocatore affermato come lo è ora, ma già si intravedevano le doti del campione. Diciamo che, io e i miei collaboratori, per quello che ci è stato possibile, abbiamo predestinato il suo talento verso il successo. È un giocatore di centrocampo completo, sa fare tutto e bene. Per il resto, Daniele è un ottimo ragazzo. Ha sempre avuto un buonissimo rapporto con me e tutto il mio staff. Conservo di lui un bel ricordo”.

BRUNO CONTI

(dirigente e ex allenatore Roma 2004-2005): “Notai Daniele in uno stage estivo a Nettuno dove gli istruttori erano il papà, Alberto, Guido Ugolotti e Vito Scala. Con De Rossi c’erano anche Bovo e Aquilani, tutti e tre di dodici o tredici anni. Mentre Cesare e Alberto avevano caratteristiche tecniche ben definite, di Daniele, invece, mi colpì la tigna. Aveva un gran carattere, si vedeva che voleva arrivare e che non ci stava mai a perdere le partite. Giocava attaccante, fu poi Bencivenga a reinventarlo centrocampista. Quando io guidavo la prima squadra, nella stagione 2004-2005, mi aiutò moltissimo. Era una stagione particolare, molti giocatori si tiravano indietro, ma lui mai. Giocò sempre, dimostrando l’attaccamento alla maglia che noi tutti oggi gli riconosciamo”.

LUCIANO SPALLETTI

(Roma 2005-2009, 2016 e 2017): “Non c’è molto da dire quando si deve commentare un giocatore di questa forza, tecnica, qualità, estro e personalità. Di De Rossi non posso che usare solo belle parole perché c’è solo un termine che lo può descrivere e questo è “campione”. Daniele è un campione. Tecnicamente e caratterialmente. È uno dei calciatori più forti che abbia allenato nella mia carriera. Dove lo metti, sta. E io l’ho avuto a lungo, in due esperienze sulla panchina della Roma. Lui stesso dice che in un’ipotetica carriera di allenatore, porterebbe con sé concetti imparati dal sottoscritto. La cosa mi inorgoglisce. Può essere paragonato a una delle opere di Kandinsky (pittore russo, ndr), un artista che ho apprezzato negli anni lavorando in Russia allo Zenit”.

MARCELLO LIPPI

(ex CT della Nazionale): “La mia opinione su Daniele è arcinota. Lo considero un fuoriclasse nel suo ruolo e un bravissimo ragazzo. Ho contribuito alla sua crescita calcistica promuovendolo dall’Under 21 alla Nazionale maggiore. E, se ha toccato certi livelli, lo deve anche alla sua splendida famiglia, che lo ha fatto diventare un grande uomo. Ricordo quel Mondiale del 2006, quando si prese quattro giornate di squalifica per la gomitata a McBride in Italia-Stati Uniti, seconda partita del girone eliminatorio. Tutti pensavano che il suo torneo fosse finito lì e, invece, in finale, lo ributtai nella mischia facendogli giocare parte della gara e mandandolo sul dischetto quando c’era da calciare i rigori. E lui non mi deluse”.

ROBERTO DONADONI

(ex CT della Nazionale): “Ritengo che De Rossi sia stato tra i più forti centrocampisti a livello mondiale. Completo nelle due fasi di gioco, con o senza palla, e ottimo anche in fase conclusiva. Abbiamo condiviso un Europeo bello insieme, purtroppo non tanto fortunato. Con me in Nazionale ha dato tutto, non posso che parlarne bene”.

CLAUDIO RANIERI

(Roma 2009-2011 e 2019): “Daniele è un serio professionista, un giocatore che ama la Roma e Roma. Si allena sempre con tenacia e determinazione e pretende sempre il massimo da se stesso. In squadra è uno che crea un gruppo positivo. È un giocatore schietto ed è un giocatore che ha tanti estimatori proprio per la bontà delle sue qualità tecniche, non a caso ha sempre avuto un posto in prima fila anche in Nazionale. La gente si è sempre identificata in questo giocatore, nel suo senso di appartenenza incredibile. Il mio rapporto con lui è stato schietto, improntato sull’armonia e la fiducia”.

VINCENZO MONTELLA

(ex compagno e allenatore Roma 2011): “De Rossi è stato tra i giocatori più completi del panorama internazionale. Come centrocampista ha fatto tutto: difendere e attaccare allo stesso tempo. Per quanto riguarda l’uomo è una persona particolarmente generosa. Non ricordo aneddoti, ma posso dire che è sempre stato un giovane di grande prospettiva e lo avevo consigliato all’Empoli quando era in Primavera, ma poi non andò”.

CESARE PRANDELLI

(Roma 2004-2005 e CT della Nazionale): “Il mio Daniele in Nazionale è stato uno dei centrocampisti migliori al mondo, capace di giocare bene sia in fase difensiva, sia in fase offensiva. Ha interpretato alla grande il ruolo di difensore centrale dimostrando grande adattabilità, garantendo nello stesso tempo il proprio apporto sul lancio del gioco e in fase di conclusione. Non solo, Daniele ha segnato spesso sei o sette gol a campionato. Per me è stato un punto di riferimento in Nazionale”.

LUIS ENRIQUE

(Roma 2011-2012): “De Rossi è un calciatore completo, di grandi qualità, senza alcun dubbio. È stato fondamentale, lo ha dimostrato ogni volta che è sceso in campo con la maglia della Roma. In questi anni ha saputo interpretare il ruolo davanti alla difesa, giocando bene anche da intermedio e lo ha dimostrato in più di un’occasione. Oltretutto, con me Daniele ha fatto pure il difensore centrale nella gara contro la Juventus, ad un livello incredibile. È un ragazzo leale, con lui ho avuto un ottimo rapporto”.

ZDENEK ZEMAN

(Roma 2012-2013): “Il suo rendimento con me è stato altalenante. Non so se per colpa mia o sua. Lo ha detto anche De Rossi in qualche esternazione pubblica. Il tipo di gioco che adottavo non si sposava alle sue qualità. Il calcio che volevo io era diverso, meno ragionato e più verticale. Da giovane lo ha fatto, quando è diventato più esperto non è riuscito ad adattarsi alle mie richieste. Può capitare. Resta, comunque, un giocatore importante per la Roma e su questo non ci sono dubbi”.

AURELIO ANDREAZZOLI

(Roma 2012-2013): “Sotto l’aspetto tattico è sempre stato un calciatore eccezionale, ho avuto la fortuna di allenarlo per qualche mese nel 2013. Era un punto di riferimento in campo e nello spogliatoio. Ma lo è sempre stato, dal mio arrivo nella Capitale come collaboratore di Spalletti”.

RUDI GARCIA

(Roma 2013-2015): “Daniele è uno dei calciatori più completi che ho mai visto. In campo non c’è una cosa che non sappia fare. Ha dei valori forti e ho subito capito che per lui la Roma significava qualcosa di davvero importante, ce l’ha nel sangue. Quando arrivai io il clima era grigio e lui pensava ad andare via perché usciva da una stagione in cui era stato molto criticato. Ma quando gli ho chiesto di restare, mi ha dato la sua parola che dopo la prima di campionato a Livorno sarebbe rimasto nonostante qualsiasi offerta. Come un simbolo, è stato proprio lui, in quella partita, a segnare il primo gol. Era la mia prima partita come allenatore della Roma.

La proposta del Manchester United arrivò dopo Livorno e lui rifiutò l’offerta come promesso.  Perché Daniele è un uomo di parola. Un grande leader. Sono fiero di averlo allenato e tifo sempre per lui. Con rispetto e con affetto”.

ANTONIO CONTE

(ex ct della Nazionale): “Per Daniele De Rossi nutro grandissima stima, ho avuto la fortuna di lavorare con lui così come con Florenzi ed El Shaarawy. Se parlo ancora di quella nazionale continuano a venirmi i brividi, ho fatto un percorso incredibile con loro. De Rossi è un grandissimo calciatore, ha voluto essere un simbolo giallorosso come Totti, dimostrando di essere soprattutto un grande uomo. Da avversario, in Champions League, mi ha fatto molto piacere rivederlo e abbracciarlo. Nell’Europeo del 2016 abbiamo vissuto emozioni incredibili, poteva andare meglio, ma pazienza”.

GIAN PIERO VENTURA

(ex ct della Nazionale): “De Rossi, in assoluto, è un grande giocatore. Oltre a essere un uomo con la U maiuscola. È quasi impossibile ormai, nel calcio di oggi, essere una bandiera. De Rossi era forse l’ultima bandiera in Italia insieme a Sergio Pellissier, che pur facendo parte di una società più piccola come il Chievo è rimasto comunque una bandiera. Le bandiere sono sempre meno perché il calcio non permette più che esistano e questo non so se sia un bene o un male, perché il successo del calcio è l’affetto, l’amore che i tifosi hanno per questo sport”.

EUSEBIO DI FRANCESCO

(Roma 2017-2019): “La prima persona che ho chiamato dopo che ho saputo di allenare la Roma è stato Daniele De Rossi. Credo che lui sia l’emblema della Roma nell’atteggiamento e nel modo di fare. Parlando di senso di appartenenza. Mio figlio Federico (anche lui calciatore, in forza al Sassuolo, ndr) ha sempre avuto lui come idolo da bambino e pure questo è un fatto eloquente e importante. E condivido il perché: quando segna un compagno il primo che segnava, lui lo andava ad esultare e ad abbracciare”.


Mirante: "Difficile immaginare una Roma senza De Rossi"

Antonio Mirante, portiere della Roma, ha parlato ai microfoni di Sky Sport di Daniele De Rossi e del suo addio alla Roma:

"Daniele è un capitano in cui ci riconosciamo, si vede da pochissime parti. Speriamo sia una festa per lui, sicuramente sarà commovente, lo sentiamo parte di noi e questo penso lo facciano anche i tifosi. È come se uno di loro smettesse di giocare, è difficile immaginare una Roma senza Daniele, il calcio è questo, sappiamo quello che ci ha dato, che ha dato a questa squadra. Gli si può soltanto voler bene. Ci facciamo forza a vicenda, anche a noi mancherà. Ci sembra giusto godercelo fino alla fine, come sta facendo lui con noi, a volte troppo, l'emozione è grande, lo leggo nei suoi occhi e nei suoi atteggiamenti. Ha dimostrato attaccamento, facendo vedere che persona è".


D'Aversa: "Obiettivo raggiunto, ma domani daremo il meglio"

Roberto D'Aversa, tecnico del Parma, ha parlato in conferenza stampa in vista del match di domani contro la Roma. Queste le sue parole riportate da parmalive.com:

"Non ho ancora deciso la formazione, sicuramente ci sarà l'esordio di qualcuno che non ha ancora giocato in Serie A. Abbiamo la possibilità di andare a giocare la partita in un bel clima, visto che ci sarà l'addio di una grande giocatore come Daniele De Rossi. Nonostante questo andremo in campo per fare la nostra partita, dare il meglio e migliorare la posizione in classifica".

Com'è cambiata la settimana crociata?
"Negli ultimi giorni è cambiato poco, era giusto staccare un paio di giorni. Abbiamo comunque preparato la partita nel migliore dei modi. Avrei voluto dare i due giorni di pausa molto prima, ma matematicamente la salvezza l'abbiamo ottenuta alla penultima giornata. Nel calcio ci vuole sempre ambizione maggiore".

Situazione infortunati?
"Non ci sarà Bastoni, che si è fermato in settimana. Rientra invece Gagliolo, che si era fermato solo per precauzione. Gervinho si è allenato regolarmente con i compagni, mentre non è convocato Siligardi. Purtroppo durante il campionato abbiamo avuto assenze, ma la forza del gruppo è stata quella di sopperire alle assenze dei singoli".

Un titolo alla stagione del Parma?
"Ragionando da dove siamo partiti e a tutto il percorso fatto dovendo cambiare rosa tutti gli anni per il cambio di campionato, quello che hanno fatto i ragazzi quest'anno è qualcosa di miracoloso. Il titolo lo faccio fare a voi, ma i ragazzi hanno fatto qualcosa di straordinario e non scontato".

Ricordo più bello della stagione e magari un filo di paura nel finale?
"Il ricordo più bello la vittoria a San Siro contro l'Inter, è stata una gioia immensa che ha dato il via ad un periodo positivo con risultati importanti. La parola paura non mi piace, ogni partita la si è affrontata cercando di dare il massimo, avvicinandoci alla fine del campionato poteva esserci un po' di tensione, ma mai paura".

Futuro ancora in crociato?
"Ora pensiamo alla partita di domani, poi parleremo con la società per cercare di migliorare. Ci vuole ambizione nella vita. Pensiamo a domani, poi ci siederemo e discuteremo del futuro".

Qualche mugugno per la salvezza non arrivata prima.
"Se quest'estate ci avessero detto che ci saremmo salvati alla penultima giornata avremmo firmato tutti con il sangue. I punti fatti quest'anno, diluiti in maniera differente avrebbero portato ad un finale con entusiasmo. L'obiettivo l'abbiamo raggiunto".

Troveranno spazio Frattali e Dezi?
"Vi posso dire che domani molto probabilmente ci saranno in campo 11 giocatori di proprietà del Parma. Gigi giocherà titolare perchè è giusto che si ritagli il suo spazio. I ragazzi che hanno giocato meno meritano questa opportunità, perché sono loro che ci sono sempre stati all'interno dello spogliatoio anche giocando meno. Penso a Frattali e anche a Massimo Gobbi, che ha giocato poco".