Tutti i nodi del post-bufera

IL TEMPO - BIAFORA - Per un'era che si chiude, subito se ne apre un’altra. Dal 1° luglio Petrachi sarà ufficialmente il direttore sportivo della Roma, il quarto sotto la proprietà americana, dopo Sabatini, Massara (per due volte ds ad interim) e Monchi. Il dirigente di Lecce, da tempo al lavoro per il mercato, sarà annunciato dal club giallorosso immediatamente dopo la chiusura anticipata del contratto in essere con il Torino. L'accordo con i granata scadrebbe nel giugno 2020, ma Petrachi, dopo che Cairo non ha accettato le dimissioni presentate a fine campionato, ha deciso di rescindere unilateralmente il vincolo
con il Toro. Tale scelta però rischia di far finire la vicenda in tribunale: secondo i legali del ds la mossa sarebbe valida e blindata dalle clausole presenti nel contratto tra le parti, ma non si esclude una reazione dura di Cairo, pronto a portare Petrachi davanti al collegio arbitrale o a un giudice del lavoro.

L'imprenditore milanese è intenzionato a far leva sulle tempistiche e le modalità della separazione, arrivata ormai diverse settimane fa dopo quasi dieci anni di collaborazione tra i due, oltre che sulle testimonianze degli operatori di mercato con cui il dirigente ha avuto contatti negli ultimi mesi. L'eventuale contenzioso non influirebbe però sull’operatività di Petrachi alla Roma, poiché fino alla sentenza definitiva non ci sarebbero problemi nel lavorare, a partire dal 1° luglio, per i giallorossi.

Risolte le questioni del direttore sportivo e dell’allenatore con la firma di Fonseca, a Trigoria sono da sistemare diverse altre situazioni, come quella del contratto del vice-presidente esecutivo Baldissoni. L'accordo dell'ex direttore generale scadrà tra quattordici giorni, ma è già pronto il rinnovo, che dovrebbe essere ufficializzato a ridosso della fine del mese. Baldissoni sta agendo in prima persona in alcune trattative di mercato e continuerà ad occuparsi della vicenda dello stadio a Tor di Valle: mercoledì sarà una giornata cruciale
per il destino del progetto, visto che è in programma un nuovo incontro con i tecnici
del Comune di Roma per superare una volta per tutte le divergenze sulla Convenzione Urbanistica. Un altro rinnovo (annuale) atteso a stretto giro di posta è quello di Bruno
Conti, che manterrà la carica di coordinatore tecnico delle attività di identificazione e sviluppo dei giovani giocatori. La struttura del settore giovanile resterà, almeno per un'altra stagione, sostanzialmente invariata con la conferma di Tarantino come responsabile dell’area e la permanenza di Alberto De Rossi sulla panchina della Primavera. Il tecnico, nonostante l’addio del figlio Daniele, continuerà ad allenare i giovani talenti romanisti, rispettando il contratto, rinnovato fino al 2020 da Monchi.

L'area scout subirà una profonda rivoluzione e sarà guidata da Antonio Cavallo, braccio destro di Petrachi, che ha già avviato i colloqui per la sostituzione degli attuali osservatori. La riorganizzazione societaria non prevede la nomina di un direttore tecnico: tale ruolo era stato ritagliato nello specifico per Totti, che non sarà sostituito. Bisognerà infine nominare un nuovo medico sociale ed il responsabile dei fisioterapisti, mentre Morgan De Sanctis viaggia verso la conferma da team manager.


Diawara e Mancini nel mirino

IL TEMPO - BIAFORA - Non solo mercato in uscita, ma anche in entrata. Le prime mosse di Petrachi hanno come obiettivo quello di reperire le plusvalenze necessarie entro il 30 giugno, però il direttore sportivo è al lavoro per regalare qualche acquisto a Fonseca e ai tifosi, che hanno già toccato quota 13.103 abbonamenti.

Nel mirino della nuova coppia della Roma ci sono in primis un portiere, due difensori ed un centrocampista. Tra i pali l'avventura di Olsen è al capolinea (la speranza è quello di piazzarlo in Inghilterra grazie ai buoni uffici di Baldini) e i nomi sono quelli di Lopez del Betis Siviglia e di Lopes del Lione. L'estremo difensore spagnolo ha una valutazione molto alta e gli andalusi stanno respingendo qualsiasi offerta, convinti di poter monetizzare maggiormente un'eventuale cessione rispetto alle proposte attuali. L'altro profilo seguito con attenzione è quello del portiere del Lione, che ha un contratto in scadenza nel 2020.
Negli ultimi mesi ci sono stati alcuni attriti tra il vulcanico presidente transalpino Aulas e gli agenti di Lopes, ma nella città francese sono tutti convinti che si arriverà ad un rinnovo, permettendo al classe 1990 di continuare a giocare per la squadra che ha sempre tifato.

Per la difesa, visto il possibile addio di Manolas, il ds è a caccia di due calciatori in contatti con Mancini. Il centrale, impegnato con l'’Under 21, era uno dei primi nomi sul taccuino di Monchi, ma dopo la rescissione dello spagnolo si erano interrotte le trattative, ripartite con il nuovo agente del toscano. In mediana, con Nzonzi in uscita, viene seguito con attenzione Diawara del Napoli che lo offre che lo offre come contropartita per Manolas, un acquisto che non escluderebbe la ricerca di un centrocampista come Fred del Manchester United. Come detto la priorità di Petrachi è quella di monetizzare per circa 45 milioni di euro di plusvalenze prima della chiusura del bilancio. La prima cessione, ormai imminente, è quella di Ponce allo Spartak Mosca, pronto a versare ai giallorossi 7-8 milioni di euro, con l'argentino già convinto ad accettare il trasferimento in Russia grazie ad una proposta di ingaggio di due milioni netti all'anno.

Altro giocatore con cui si vuole fare cassa è Defrel, cercato con insistenza dal Cagliari e dall’Atalanta. La Sampdoria avrà tempo fino a mercoledì per esercitare (è difficile che lo faccia) il diritto di riscatto da 12,75 milioni, dopo di che verrano intavolate le trattative con gli altri club interessati.

Gli addii più pesanti dovrebbero però essere quelli di Dzeko e Manolas. L’attaccante bosniaco ha già un accordo per un biennale con opzione per un terzo anno con l'Inter, ferma però ad un'offerta sui 10 milioni di euro. L'obiettivo della Roma è quello di raddoppiare tale cifra, per un tira e molla che si concluderà sicuramente entro la fine del mese. Tutta in divenire la situazione Manolas, che può liberarsi tramite il pagamento della clausola rescissoria da 37 milioni: il Napoli, alla ricerca di un partner di Koulibaly che possa sostituire Albiol, è la società più interessata, ma fin ad oggi ha solo parlato con Raiola, agente del difensore greco. Saranno quattordici giorni incandescenti per Petrachi.


Dzeko, è stallo. La Roma rilancia: vuole 22 milioni, l'Inter è ferma a 13

GAZZETTA - Tra Roma e Inter la trattativa per Dzeko fatica a decollare. Vuoi perché il club giallorosso ha in questi giorni urgenze di natura differente. Vuoi perché la trattativa tra i due club è a un binario morto. La Roma ha alzato la richiesta per il bosniaco di due milioni di euro, rispetto ai 20 fissati inizialmente. Siamo alle schermaglie, ai messaggi che fanno da preludio a un affare che non salterà, questo è sotto gli occhi di tutti. [..] La Roma, con l’imminente chiusura dell’affare Manolas, ha meno fretta nella ricerca dei 45 milioni di plusvalenze necessarie per il bilancio. Da qui l’asticella alzata fino a quota 22, molto più rispetto ai 13 offerti dall’Inter. La distanza non è poca. E fin qui tutte le contropartite prese in esame per avvicinare le due partite sono state via via tolte dal tavolo: Radu, Pinamonti, Sebastiano Esposito, nomi graditi al club giallorosso ma sui quali l’Inter non ha neppure voluto aprire la discussione. Da non escludere, al contrario, l’inserimento dell’attaccante Merola. E l’Inter è attenta anche all’evoluzione della situazione Kolarov, grande amico di Dzeko, anche lui in scadenza 2020 e non certo della permanenza a Roma.


Losi: «Dava fastidio e lo ha capito»

LEGGO - «Questa Roma non ama le sue bandiere, Francesco ha fatto bene». Dopo Giannini anche un altro capitano come Giacomino “Core de Roma” Losi, appoggia la decisione di Totti. «Francesco doveva contare di più, altrimenti, è inutile. Chi più di lui conosce la Roma? Chi meglio di lui può dare indicazioni? Evidentemente dà fastidio a qualcuno. Non poteva fare altro. Sono molto amareggiato».


Totti: la deromanizzazione procede

CORRIERE DELLA SERA - Francesco Totti racconterà la sua verità sul divorzio dalla Roma e per la stragrande maggioranza dei tifosi sarà «la verità». Sconfitto dal grande nemico Franco Baldini nei fatti, Totti è già vincitore nel racconto della separazione. Può essere che nei due anni da dirigente non abbia fatto tutto quello che poteva fare, ma nessuno potrà mai cancellare quello che Totti ha dato alla Roma sotto forma di gol, emozioni e senso di appartenenza. [..] Oggi non andrà in onda solo il dolore di una tifoseria. C’è in ballo una trasformazione molto più profonda di quello che è e che sarà la Roma.


Al Napoli piace Manolas, ma la trattativa è dura. La Roma vuole solo cash

GAZZETTA - L’accordo trovato col giocatore è soltanto un aspetto relativo, di certo non determinante ai fini della trattativa. Il Napoli vuole Kostas Manolas e la Roma pretende i 36 milioni della clausolarescissoria: basta questo per far capire quanto sia complicata l’operazione. [..] Il Napoli sarebbe stato disposto a scarificare Dries Mertens pur di avere il difensore greco, ma da Roma è arrivato un secco no. L’attaccante belga è un ottimo esterno, ma il club giallorosso ha la necessità di fare cassa e, dunque, vuole il cash. Il tempo stringe, comunque, e c’è il rischio concreto che un’altra delle pretendenti possa trovare l’accordo col duo Pallotta-Baldini e soffiare il difensore al Napoli. Si, perché oltre alla Juventus, che al momento è alla finestra, per Manolas si è fatto avanti pure il Milan che lo affiancherebbe a Romagnoli.

A favore del Napoli, in ogni modo, ci sono diversi aspetti. Il primo, è economico, De Laurentiis s’è già accordato con Mino Raiola per un’intesa quadriennale a 3,5 milioni di euro a stagione. Il secondo, è tecnico, perché con Ancelotti avrebbe la certezza di giocare titolare al fianco di Koulibaly, mentre alla Juventus sarebbe soltanto la prima riserva del duo Bonucci-Chiellini.


Pruzzo: "Ha avuto troppa fretta"

LEGGO - Capisce lo stato d’animo di Totti, ma comprende pure le ragioni della società. Roberto “Bomber” Pruzzo la pensa diversamente: «Per diventare davvero dirigente ci vogliono anni di esperienza e un percorso di formazione preciso. Non è una passeggiata di salute». Quindi avrebbe aspettato: «Ci voleva tempo, già nell’ultimo anno credo sia cresciuto molto come aveva detto Ranieri. Non ha mai digerito alcune cose del passato».


Proietti: "Totti? Gli direi di restare. E' una di quelle persone che nascono ogni tanto e magicamente diventano un simbolo"

Gigi Proietti, celebre attore romano e grande tifoso della Roma, è stato intervistato da Il Corriere della Sera e ha commentato le imminenti dimissioni di Francesco Totti dall'incarico di dirigente del club giallorosso. Queste le sue dichiarazioni:

Che cosa pensa di questo addio di Francesco Totti alla Roma?
«Premetto. Di vicende societarie non so nulla, non mi appassionano. Sono un tifoso romanista anomalo, ho amici che sanno tutto: 'Hai visto che ha detto Pallotta?”, “Hai letto di Baldini?”. Io no».

Domanda semplice: che cosa pensa di Totti?
«È una di quelle persone che nascono ogni tanto e magicamente diventano un simbolo, un punto di riferimento non solo per il calcio ma per un’area comune della città che definirei 'culturale'. Totti ha rappresentato il valore della lealtà: alla città e alla squadra. Generazioni come la mia aspettavano da tempo 'un' Totti, un bell’esempio di sportività e di identificazione con la città. Chissà quando ne arriverà un altro. Ci vorrà tempo. Temo... per motivi anagrafici che non potrò vederlo».

Se potesse parlargli, che cosa gli direbbe?
«Sarebbe bello sperare che tutta questa storia si rivelasse uno strano gioco societario e che Totti rimanesse dov’è. Ma è difficile. Così come era difficile immaginarsi Totti nei panni di un dirigente sportivo. Pensarlo in un “summit”, in un “brain storming”, ecco, non ce lo vedevo proprio».

Ma la Roma di oggi le piace?
«Da anni sono tra quei pochi che, all’inizio della stagione, partono con ottimismo. Provo ad essere meno critico e mi scontro con gli amici pessimisti. Poi si comincia a giocare, da tanti campionati a questa parte e si soffre, si soffre, si soffre... ormai c’è una specie di tara. Bisognerebbe convocare un bravo psicanalista o qualche esperto in rimozioni di malocchi. Non so seguire i particolari tecnici ma confesso che mi accontenterei, diciamo, di una squadra interessante».


Totti, la Roma e quelle verità che mettono ansia a Trigoria

GAZZETTA - Il mirino sarà ben fermo su Franco Baldini, sarà lui il contraltare virtuale della conferenza stampa di oggi pomeriggio. Perché Francesco Totti non vuole solo fare chiarezza su tante cose, ma se possibile – e molto probabilmente lo sarà – anche togliersi qualche piccolo sassolino dalle scarpe che ancora gli dà fastidio. Ma è facile pensare che alla fine l’ex dirigente giallorosso (da oggi lo sarà, a tutti gli effetti) possa essere «pungente» anche con qualche altro uomo tra quelli che gestiscono le stanze dei bottoni a Trigoria (o all’Eur che si voglia, dove c’è la nuova sede). Mentre nei confronti di James Pallotta – il presidente giallorosso – Francesco Totti userà quasi sicuramente termini ironici. Quelli che si utilizzano nei confronti di una persona che magari non ritieni davvero cattiva, ma poco «indicata» al contesto in cui si trova. [..]  Se al Coni Totti potrebbe anche accogliere l’invito che gli è stato fatto da Trigoria di non spingere troppo sull’acceleratore, più avanti potrebbe lasciare andare il pedale. Di certo c’è che vuole evitare di mettere la Romaancora più in difficoltà, in un momento già di per sé delicato. Oggi, intanto, al Coni potrebbero presentarsi anche gli ultrà della Roma. Ecco perché ci sarà anche un adeguato servizio di sicurezza, esattamente come saranno presidiate Trigoria e la sede dell’Eur.


Chi lascia andare Francesco sceglie un calcio senza cuore

CORRIERE DELLA SERA - VELTRONI - Il calcio è in primo luogo un sentimento. Non si spiegherebbe perché milioni di persone affidano la dimensione ludica della loro vita a ventidue uomini che rincorrono un pallone. Il calcio è poesia, è epica, è scienza, è arte, è psicologia, è avventura umana, è senso di appartenenza, è passione, è sogno. Ma è sempre, comunque, sentimento. Chi, all’Olimpico o in tv, ha assistito all’addio di Francesco Totti al calcio ha vissuto un momento che sarebbe difficile definire solo all’interno di una dimensione sportiva. Non credo sia mai successo qualcosa di simile, nello sport mondiale. [..] Posso immaginare cosa significhi per lui rinunciare al club al quale ha dedicato tutti i suoi anni e tutta la sua passione. Se fosse andato al Real Madrid avrebbe vinto tutto e a casa avrebbe forse un pallone d’oro. È restato a Roma per amore della maglia e dei tifosi. È stato ripagato da un amore infinito, paragonabile solo a quello che i napoletani vivono per Maradona. Ma Totti è di Porta Metronia, ha indossato solo una maglia per tutta la vita. Io penso che mettere in condizione Totti di lasciare la società, come prima mettere in condizione Daniele De Rossi di lasciare la squadra, sia recidere quel sentimento senza il quale il calcio diventa un esercizio meccanico. Per Totti è forse il momento più difficile della sua vita. E non meritava che questa lunga storia d’amore finisse così. O, meglio, così fosse interrotta. Non so chi paghi un prezzo più alto, nella separazione dell’immagine di Totti e di quella della Roma. Temo la società, già in difficoltà. Che avrebbe dovuto dare a Totti un ruolo reale e responsabilità tecniche definite. Il nuovo Milan richiama Maldini e Boban, la Fiorentina si ripromette di farlo con Batistuta, il Chievo affida la presidenza a Pellissier. Tutti cercano di cucire passione e bilanci, risultati e sentimento. Il calcio moderno è la sintesi di emozione e business. Mai solo l’una, mai solo l’altro. Non capirlo è sintomo di lontananza assoluta dall’organo che, nel calcio, conta molto più dei piedi: il cuore.


Manolas ai saluti, i giallorossi virano su Verissimo

GAZZETTA - E ora che Manolas è ad un passo dall’addio, la Roma che fa? Chi sarà il difensore centrale che verrà a sostituire il greco? Tra i giocatori che la Roma sta seguendo da un po’ c’è Lucas Verissimo, 23 anni, difensore centrale del Santos, uno che l’Italia l’ha già accarezzata un paio di volte e che farebbe carte false per vedere finalmente realizzato il suo sogno di venire in Europa. Il Santossembra aver abbassato le pretese rispetto alle finestre precedenti, adesso Verissimo si può portare via con 7-8 milioni. La Roma ci sta pensando su, anche perché l’operazione potrebbe essere combinata insieme a quella del giovane Matheus Guedes, 19 anni, un giocatore che Monchi aveva bloccato già mesi fa e che potrebbe ancora sbarcare ain giallorosso. Chi lo conosce da vicino assicura che sia un ottimo prospetto, con un fisico imponente, ma che sia ancora acerbo e debba fare molta esperienza prima di potersi misurare ad altissimi livelli. Insomma, un buon cambio è giù di lì, di certo non il profilo ideale per raccogliere l’eredità di Manolas.


Francesco e Franco: da uno scudetto storico allo scontro finale

GAZZETTA - Eppure ci fu un tempo in cui Franco e Francesco sembravano solo declinazioni diverse di un comune sentire. Erano i giorni del vino e delle rose, quelli della caccia di coppia al terzo scudetto di cui – col senso del paradosso di cui solo il destino è capace – proprio oggi cadrà il 18° anniversario. In quel tempo Baldini non appariva «l’uomo nero» da detestare ma il d.s. a caccia di Samuel e Batistuta; così come Totti non era l’inadeguato alla stanza dei bottini ma il leone affamato di successi. Un decennio più tardi, fu Baldini a far capire che le cose erano cambiate. Bastò un’intervista in cui diceva: «Deve liberarsi della sua pigrizia». Fu l’inizio della fine, anche perché i corifei iniziarono a parlare di troppi privilegi, troppi allenamenti blandi, troppi anni sulle spalle.

Inutile dire che nei mesi dolorosi dell’addio al calcio Totti vide sempre in Baldini lo stratega che aveva armato la mano a Pallotta e Spalletti. E se il capitano, ormai divenuto un ex, aveva avuto dei dubbi, fu proprio Baldini – migrato nel ruolo misterioso di consulente sempre omaggiato dal presidente – a toglierglieli. «Sono stato io a farti ritirare – ha ricostruito Totti nella sua autobiografia –. Ho voluto Spalletti perché la pensava come me. Anni fa volevo venderti, ma ogni allenatore chiedeva la tua presenza». Il sigillo fu il no della vice presidenza chiesta da Francesco. Motivo: «Non ne hai bisogno. Noi siamo dei noiosi passacarte, tu sei Totti».