Tifosi soci della propria squadra: così l’Italia apre al modello Barcellona

IL SOLE 24 ORE - BARTOLINI - (...). Ora anche l’Italia apre ai soci tifosi attraverso l’azionariato popolare che all'estero, soprattutto nella Liga spagnola e nella Bundesliga tedesca, ha avuto tanto successo. Un emendamento al Ddl delega sullo sport appena approvato apre infatti a questa opzione disegnando la cornice per dare vita anche nel nostro Paese al sogno proibito di ogni tifoso di calcio: diventare il proprietario, anche se per una piccola quota, della squadra del cuore (...) La proposta - che poi dovrà essere dettagliata attraverso un decreto attuativo - punta ad allargare la delega per il riordino del Coni e dello sport in generale stabilendo un criterio direttivo. E cioè quello di «individuare forme e condizioni di azionariato popolare per le società professionistiche». La norma, quindi, punta a regolare la partecipazione al capitale sociale di una società sportiva da parte di un gruppo di persone, che, in base alla percentuale di partecipazione e all'entità del loro investimento prenderanno parte ai risultati economici aziendali (...). In Europa, il modello è abbastanza diffuso soprattutto nel calcio (...). In Germania è stata introdotta nel 1998 la regola del 50+1 che prevede l'obbligo che la maggioranza delle azioni sia in mano ai supporter:  le squadre possono comunque scegliere di mettersi sul mercato (come nel caso del Borussia Dortmund che è quotato in borsa), con le quote spesso raccolte da imprenditori o aziende locali. In Spagna la situazione è più netta: o una squadra è totalmente in mano ai privati che possono quindi acquistare anche tutte le quote della società o è invece un'associazione no profit in mano ai propri soci, con la regola “un socio un voto” in sede di assemblea (...). In Italia c’è stato qualche esperimento tra i tifosi della Roma (l’iniziativa MyRoma) e in qualche squadra minore. Ora si apre anche in Italia la strada dell’azionariato popolare.


Strappo Totti, addio pronto

IL TEMPO - AUSTINI - Totti si allontana dalla Roma, Pallotta gli tende la mano per riportarlo dentro. Ma sarà dura, durissima. L'ex capitano è pronto all'addio, l'ha deciso e confidato agli amici e alle persone più fedeli nei giorni scorsi (non ufficialmente alla società), indicando in lunedì prossimo la giornata del doloroso e polemico annuncio. L'addio si consumerebbe esattamente 18 anni dopo l'ultimo scudetto vinto il 17 giugno 2001: pre-organizzata una conferenza per il pomeriggio negli uffici del Coni ( la «giusta sede» citata nel suo tweet non è quindi Trigoria), prima di partire martedì per la vacanza già prenotata a Ibiza.

Quindi è finita davvero? A sentire tutti quelli che lo conoscono sì, leggendo quanto dice il presidente, un margine di recupero, forse, c'è. Magari rinviando il finale al rientro di Totti in Italia «Non è vero - spiega Pallotta in una lunga intervista pubblicata sul sito del club – che Francesco non è stato invitato al meeting di Londra. Ritenevo che fosse una riunione importante e dunque non era contemplato che non venisse invitato». Perché allora non è partito? «Sinceramente non lo so. Forse ha bisogno di un po' di tempo per pensare al suo futuro e al suo ruolo nel club, cosa che tutti rispettiamo. Francesco ha vissuto 30 anni nel calcio, la maggior parte dei quali allacciandosi gli scarpini per dare tutto per la Roma. Sono sicuro che ha tanti pensieri che gli passano per la testa su quello che vuole fare e sa che io sono qui per lui, così come è sempre stato. Non ascolterete alcuna critica mia o di chiunque altro della Roma nei suoi confronti».

Difficile bastino queste parole a scaldare il cuore dell'ex capitano. La sua testa è effettivamente piena di cattivi pensieri: voleva uno tra Gattuso e Mihajlovic ed è arrivato Fonseca, non ha messo bocca sulla sostituzione di Massara con Petrachie, soprattutto, si sente escluso a prescindere dalle decisioni più importanti sapendo quanto il suo «nemico» Baldini sia rimasto influente nelle scelte di Pallotta. E non gli basta più partecipare da uomo simbolo della società agli eventi o come personaggio da spendere per gli sponsor. Ecco perché ha lasciato sul tavolo la proposta sottopostagli dal CEO Fienga: un ruolo da direttore tecnico, con stipendio aumentato fino a circa un milione. Ieri i due si sono sentiti e l'aria era di uno strappo irrimediabile. Il presidente conferma l'offerta fatta a Totti: «Fienga gli ha parlato del ruolo e di quello che implicherebbe, sarebbe uno dei più influenti nella nostra area sportiva. Da quando Monchi se n'è andato abbiamo visto Francesco fare dei passi in avanti e prendersi delle responsabilità, in tutte le decisioni ha avuto un peso che probabilmente neanche lui pensa di avere avuto. È stato determinante per prendere Ranieri e ha dato alcuni degli spunti migliori nelle valutazioni su diversi tecnici». Nel discorso di Pallotta, quindi, «compare» anche Baldini. «A Londra Franco ha ripetuto quanto Francesco sia abile nel giudicare un talento. Io e Fienga ci siamo impegnati a trovare un ruolo più importante per Totti perché lui è in grado di giudicare un talento meglio di ognuno di noi». Ma evidentemente il simbolo giallorosso non percepisce questa fiducia e ha tempo oggi, massimo domani, per ripensarci. Altrimenti la Roma perderà nel giro di venti giorni due simboli come Totti e De Rossi, con inevitabili e devastanti ripercussioni ambientali.

, intanto, commenta eccitato l'arrivo di Fonseca. «Dopo aver concluso le nostre conversazioni con l'allenatore a Londra, mi sono sentito entusiasta del potenziale della Roma come mai prima. Paulo ha idee molto chiare e penetranti su ciò che vuole realizzare. Ha una filosofia votata all'attacco e vuole vincere, ma con stile. Si rende anche conto che la Serie A è uno dei campionati tatticamente più preparati al mondo e ciò che mi ha maggiormente incoraggiato è stata la sua flessibilità. Ha portato all'incontro anche il suo responsabile della preparazione atletica e ha sottolineato un aspetto: l'importanza che i giocatori siano nella migliore forma possibile. Non penso che i calciatori lo fossero la scorsa stagione e il più delle volte non è stata colpa loro. Abbiamo già iniziato a cambiare il nostro programma di preparazione e Fonseca vuole giocatori disposti a migliorare». Inizierà ad allenarli a fine mese: ufficializzato ieri il ritiro dal 29 giugno al 7 luglio a Pinzolo, per ora una sola amichevole prevista in montagna, mentre il 25 luglio ci sarà il debutto ufficiale ai preliminari di Europa League. Con quale rosa? «Inevitabilmente alcuni giocatori se ne andranno e ne arriveranno dei nuovi. Se qualcuno non è dedito alla causa al 100% - avvisa - e non vuole far parte di ciò che stiamo cercando di costruire, allora andrà via. Dopo la scorsa stagione, non possiamo permettercelo». Il senso del suo discorso in una frase: «Non si tratta di me, di , di Guido, di Paulo o del nuovo direttore sportivo (che sarebbe Petrachi ma non può ancora nominare, ndr): si tratta dell'As Roma». Ma interessa ancora a qualcuno?


Manolas, scambio con Higuain: serve ancora tempo. E spunta il Napoli…

GAZZETTA - (…) Lo scambio Higuain-Manolas resta in cottura, lenta, con il rischio che altri club mettano becco. In ogni caso, da un lato c’è sempre Gonzalo Higuain, argentino di ritorno alla Juve con un filo di tristezza, dall’altro Kostas Manolas, greco diventato centurione nella Capitale dei latini. E in mezzo il numero magico: 36. Sono i milioni che invogliano i club allo scambio alla pari: a tanto ammonta la clausula del difensore, a tanto ammonta pure il prezzo dell’attaccante (…). La novità, però, è che il 30 giugno, data capitale per la Roma che deve arrivare a circa 45 milioni di plusvalenze, può essere superato: non è facile, infatti, avvicinare le parti in tempi rapidi (…). L’entourage di Higuain (…), al momento fa un tattico catenaccio. Il fratello e agente Nicolas ieri ha dichiarato: «(…). In A giocherebbe solo con la Juve, vuole finire la propria carriera lì (…)». Non è da sottovalutare il pressing di altri club per il greco. Su tutti, il Napoli: senza Albiol, destinato al Villarreal, la società sta valutando se pagare la clausola del greco e chiudere la partita. Un passo indietro, ma vigile il Milan (…).


Caos Roma. Pallotta prova a ricucire con Totti: «Ha bisogno di tempo per decidere»

CORRIERE DELLA SERA - James Pallotta cerca di mettere un freno al caso Totti o, quanto meno, a prendere un po’ di tempo (…). I dirigenti giallorossi vorrebbero evitare un’altra rivolta di piazza dopo quella per l’addio a De Rossi. Il presidente, così, ha rilasciato una lunga intervista al sito ufficiale del club. Prima ha chiarito di averlo invitato alla riunione di Londra, dove Totti non ha voluto partecipare «perché forse ha bisogno di tempo per decidere il suo futuro e io sono pronto a concederglielo». I toni sono stati molto concilianti, anche se Pallotta ha tracciato i confini del lavoro in un modo che l’ex numero 10 potrebbe anche non gradire: «Sa giudicare meglio di tutti il talento, me lo ha detto anche Franco Baldini. Dobbiamo lavorare insieme per rifare una grande Roma». Sembra più il ritratto di un talent scout che di un dirigente operativo come Totti vorrebbe essere.

«(…) Da quando Monchi se n’è andato abbiamo visto Francesco fare dei passi in avanti e prendersi delle responsabilità. In tutte le decisioni sui cambiamenti che abbiamo fatto in primavera, tra chi se n’è andato e chi è arrivato, Francesco ha avuto un peso che probabilmente neanche lui pensa di avere avuto». Totti ha parlato ieri per telefono con Guido Fienga, il CEO giallorosso che ha l’ingrato compito di cercare di portare la pace tra Totti e Baldini. Un’impresa che non sembra possibile ma qualcuno deve provarci (…).


La pazienza finita del capitano stufo di fare solo il gagliardetto

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Francesco Totti si è stancato di fare (ancora) il gagliardetto della Roma; di essere esibito, di essere sventolato - in pubblico e al pubblico – nonostante il suo status di dirigente. Vorrebbe essere più operativo, vorrebbe incidere di più nelle faccende tecniche della Roma al di là dell’etichetta messa accanto al suo nome. Due anni dopo il suo addio al calcio, ha deciso che è arrivato il momento della chiarezza, del dentro o fuori: gli è stato offerto il ruolo di Direttore tecnico, ma ha preso tempo. Ha rinviato la risposta perché non ha ancora ben chiaro quale sarebbe il suo (nuovo) lavoro. Non si fida, in parole povere, di quanto gli stanno proponendo gli uomini di James Pallotta. Non ne fa, però, un discorso personale; anzi, all’ad Guido Fienga riconosce una sostanziosa linearità di comportamento, ma questo non gli è bastato per dire sì alla proposta arrivata da via Tolstoj. Forse perché non dimentica, e non ha nessuna intenzione di dimenticarlo, che a capo del management di Pallotta c’è il suo “nemico” Franco Baldini. Cioè colui che l’ha accompagnato fuori dal campo, che prima ancora gli aveva rinfacciato di avere un ufficio nella sede di Trigoria oppure una pigrizia sconosciuta ai più. Teme, Francesco, che fin quando ci sarà il toscano nelle grazie di Jim per lui ci sarà sempre uno spazio ridotto. Marginale. Ecco perché chiede chiarezza: non vuole restare alla Roma per il fatto di essere Francesco Totti, ma perché la società crede realmente nelle sua capacità dirigenziali. Lui è convinto di poter dare una mano, di contribuire con le sua esperienza e le sue conoscenze alla crescita del club: tipo Paolo Maldini, neo dt del Milan. Non chiede di essere l’unico a decidere, ma neppure l’unico a non farlo. E da due anni nella testa gli rimbalza una domanda: ma mi hanno fatto dirigente solo per dare un contentino alla piazza dopo il mio addio al calcio? Per ora, ha trovato un’unica risposta. Sottolineata dai fatti. Perché la nuova Roma sta nascendo senza il suo contributo. Eppure, gli era stato chiesto di parlare con Antonio Conte (fatto), di tenere rapporti con Rino Gattuso (fatto), ma alla fine è stato scelto Paulo Fonsecasenza che nessuno lo interpellasse. È stato invitato al recente summit di Londra ma - a giochi già fatti - ha preferito restare a casa.

RABBIA E DELUSIONE La faccenda che lo riguarda gli crea più arrabbiatura che delusione. Ecco perché chiede sincerità: se non vi sto bene, ditemelo e io mi faccio da parte. La sua posizione è questa. Netta. Semplice. Non un ultimatum né cose simili. Chiede solo una risposta precisa ad una domanda precisa: vi serve un gagliardetto o un dirigente? Eliminato (e in quel modo...) Daniele De Rossi, la sensazione è che la Roma che parla uno slang tosco-statunitense non avrebbe difficoltà a privarsi anche di Totti. La novità è che, mai come in queste ore, Francesco sta pensando ad una separazione dal suo amore di una vita. Lontano da Trigoria potrebbe guadagnare – nei modi più variegati - gli stessi soldi (o forse di più...) che oggi gli vengono garantiti da Pallotta, ma non la considererebbe una vittoria.


Vieri: "Con Dzeko l'Inter farebbe il salto di qualità, è il giocatore più completo d'Italia"

GAZZETTA - Nella lunga intervista rilasciata alla rosea, l'ex attaccante dell'Inter Christian Vieri si è soffermato, tra i tanti argomenti, anche sul mercato nerazzurro, in particolare sull'operazione che porterà Dzeko alla corte di Antonio Conte. Queste le sue:

Christian Vieri, ha visto Dzeko contro gli azzurri?
«Non avevo certo bisogno di Italia-Bosnia per scoprire Edin Dzeko. È l’attaccante più completo che ci sia in Italia: è fortissimo fisicamente, ha tecnica, colpo di testa, calcia benissimo con entrambi i piedi. Fa gol lui e fa segnare parecchio i compagni. Peccato che abbia già 33 anni, perché è uno spettacolo vederlo giocare».

È a un passo dall’Inter... 
«I nerazzurri farebbero un salto di qualità pazzesco. Dzeko è uno che fa la differenza. Quando è in giornata è in grado di portare a “spasso” qualsiasi difesa».

Che succede invece a Higuain?
«Non si discute. Capita di vivere un periodo più difficile. Ma qui da noi, non dimentichiamolo, ha fatto una montagna di reti fra Napoli e Juventus: ha vinto molto e ha raggiunto pure una finale di Champions League. Al Milan non si è trovato bene per tanti motivi, e in pochi mesi era poi impossibile adattarsi al calcio inglese col Chelsea. Se io fossi un direttore sportivo scommetterei a occhi chiusi su Higuain».

Lukaku-Dzeko all'Inter? 
«Ne sento parlare, vediamo se si concretizzerà. In ogni modo l’Inter diventerebbe devastante».


Higuain o Icardi: a Trigoria si prova a ballare il tango

IL MESSAGGERO - LENGUA - Le polemiche stanno stritolando la Roma, ma liberarsi dalla morsa delle critiche è possibile solo con un grande colpo mercato. Magari in attacco, al posto di Edin Dzeko promesso all’Inter. A Trigoria stanno lavorando sotto traccia per dare un grande bomber a Fonseca, un attaccante che mandi in estasi la gente e che venga accolto come un Re da migliaia di tifosi. I nomi che risolleverebbero il morale della piazza sono due: Gonzalo Higuain e Mauro Icardi. Il primo è qualcosa di più di un sogno, i dirigenti ci stanno lavorando notte e giorno anche se il fratello agente ieri a Radio Marte ha rilasciato una smentita di circostanza: «Se resta in Italia è solo per la Juventus. Se tornerà al River? No, è ancora presto. Ha ancora anni importanti di carriera davanti». Un suo arrivo è possibile perché è a bilancio per 36 milioni, ma percepisce uno stipendio di 7: basterebbe allungare la durata del contratto (scadenza nel 2021), spalmare l’importo dell’ingaggio in 4 anni e far rientrare nell’affare anche Manolas. Ma il nome che farebbe infuocare la piazza è quello di Mauro Icardi. Per adesso la Roma starebbe sondando il terreno per capire se ci sono margini di trattativa con l’Inter e la risposta dei nerazzurri è stata positiva a patto che incassi 80 milioni. Cifra fuori mercato che con i mesi dovrà necessariamente abbassarsi.

SENZA CHAMPIONS Più difficile da convincere l’argentino che vuole giocare la Champions e vuole uno stipendio non inferiore ai 7 milioni. Il messaggio mandato da Pallotta è chiaro: «Il nostro compito è provare a portare a Fonseca giocatori che possano aiutarlo a ottenere risultati». Il ds in pectore Gianluca Petrachi è sempre più pressato dal presidente del Torino Urbano Cairo che non è intenzionato ad accettare le dimissioni se non per contropartite gradite ai granata. Ma a Trigoria sono convinti che il primo luglio le cose si risolveranno. Per l’attacco, oltre a Pavoletti che potrebbe rientrare in uno scambio con Defrel, resta d’attualità il nome di Petagna di proprietà dell’Atalanta, ma che verrà riscattato dalla Spal. In porta piace Pau Lopez del Betis Siviglia valutato 25 milioni, a centrocampo si sta monitorando Leroy Fer svincolato dallo Swansea, mentre per la difesa c’è il nome Lucas Verissimo del Santos. Nomi interessanti, ma che non fanno sognare. Se la Roma vuole cambiare il proprio futuro dovrà affidarsi a un bomber capace di riaccendere l’entusiasmo.


Pastore: "Non vedo alcuna ragione per andarmene. Mi piacerebbe fare un anno importante alla Roma"

Javier Pastore, trequartista della Roma, è stato intervistato dal portale mundodad.lavoz.com e ha parlato della sua stagione complicata in giallorosso e della voglia di riscatto col club di Trigoria. In questi giorni di vacanza, El Flaco sta lavorando con il suo preparatore personale per esser in perfetta forma in vista del ritiro di Pinzolo del prossimo 29 giugno. Queste le sue dichiarazioni:

Qual è la tua analisi per questo primo anno nella Roma?
"È stato un po' strano. Perché sono venuto a Roma per provare a giocare di più ed essere indispensabile per la squadra. Questi erano il mio desiderio e quello del club. Ma per diversi motivi non è stato così. Non ho avuto tanta continuità, ma niente di così negativo. L'importante è che poi sono stato bene, che ho giocato di nuovo e segnato diversi goal. Sono molto felice. La cosa più importante è che sono uscito dal circolo vizioso delle continue lesioni nei gemelli. Inizierò la pre-season con obiettivi molto più alti e con il desiderio di rendere quest'anno più competitivo e bello di quello che è passato".

Com'è stato tornare a un calcio che ti ha formato e che ti ha permesso di fare il salto in nazionale e in Francia?
"Il ritorno in Italia è stato qualcosa di molto bello per me. Ho la mia famiglia che viene dall'Italia, i due anni a Palermo sono stati meravigliosi. Ho fatto il salto in Europa e questo mi ha permesso di andare alla squadra nazionale e al PSG, dove ho trascorso sette anni positivi. Sono diventato campione molte volte, sono cresciuto come giocatore e come persona. Ho sempre pensato di tornare in Italia, dopo tanti anni in Francia. C'era la possibilità di andare a Roma, che è un club molto grande con giocatori importanti e che ha grandi obiettivi che cercheremo di soddisfare. È una tappa diversa da quella iniziale con quella del Palermo, la cui discesa mi ha ferito. L'ho seguito e doveva salire e, a causa di problemi finanziari, è dovuto scendere in serie B. Ho amici che erano persino entusiasti di giocare con la Roma, quindi ci siamo visti".

In questa fase di rinnovamento della squadra nazionale argentina?
"Quando ho visto che la selezione si stava rinnovando molto, sapevo che non sarei stato chiamato. I giocatori scelti erano molto più giovani di me, stanno facendo cose molto bene in Europa, e hanno meritato questa chiamata per provare a dimostrare le loro condizioni nella squadra nazionale. È giusto. Lo meritano. Come quelli che ci sono andati sempre. Sono di gran lunga il migliore dei tre campionati più forti d'Europa. (Ángel) Di María, (Lionel) Messi, (Nicolás) Otamendi e (Sergio) Agüero sono ai massimi livelli. Sono molto d'accordo con i nuovi progetti della selezione. Ci sono persone addestrate, che hanno fatto carriere molto importanti come giocatori in Europa e che ora sono DT o assistenti. È positivo. A (Lionel) Scaloni arriverà l'esperienza dei suoi collaboratori. I risultati sono stati positivi".

l problema degli infortuni è stato un fattore determinante, ma quanto hai pensato di giocare nella squadra nazionale?
"La mia ultima partita nella selezione è stato nel 2016 e sì, sono stato condizionato dagli infortuni. Nel 2015, con Gerardo Martino, ho avuto l'anno più positivo. Ho giocato diverse partite iniziali nella Copa América del Cile. Mi ha dato fiducia. Nel 2016 mi sono fatto male diverse volte prima di andare in nazionale. Ho sempre voluto andare anche se non ero in una posizione. Volevo essere lì perché non ho mai detto no a una chiamata della nazionale. Anche se ho avvertito che non ero in piena forma. Alla Copa América 2016 sono stato anche infortunato, con la speranza di poter recuperare nelle ultime fasi. Stava ritardando tutto e sono arrivato bene per giocare la finale. Era normale che non mi avessero messo in finale, non avendo giocato in tutta la Coppa. Non potevo essere al 100%. Era illogico che giocassi".

Si è sempre creduto che tu saresti stato il partner di Messi, prima o poi. La stessa speranza esiste ora con Dybala e Suarez. Sarà così?
"Sì. Se n'è sempre parlato. Il partner di Messi o no ... Il team deve cercare una squadra in cui "Leo" possa sentirsi a suo agio e giocare nel modo migliore. L'avversario non pensa solo a lui. Trovare un partner per Messi non è la cosa più importante, ma mettere insieme una buona squadra in cui tutti possano sentirsi a proprio agio. Come tutti fanno nei loro club. Per quanto riguarda Dybala e Suarez, sono molto felice che ci siano dei Cordoban che ci rappresentano così. Dybala è una stella di fama mondiale. Suarez è andato al River a 30 anni e, con il livello che ha dimostrato, è andato in nazionale e giocherà la Copa América. Lui se lo merita. Spero che possa rimanere così per continuare a vincere".

Come è stato giocare con Messi?
"È il migliore. Giochi con il miglior giocatore del mondo. Sono stato in grado di farlo ed è qualcosa che nessuno sarà in grado di tirarmi fuori. Sono stato toccato dalla bacchetta magica: ho giocato con lui e ho condiviso molte cose sul campo, nei campionati e nei viaggi. Sono stato toccato dalla bacchetta magica per giocare a calcio ed essere ricordato per sempre".

Il presente e il futuro...
"Ho un contratto per altri tre o quattro anni. Non vedo alcuna ragione per andarmene. Dato che l'anno scorso non è stato così buono, mi piacerebbe davvero fare un anno importante qui. Voglio che mi conoscano per quello che sono e per quello che posso fare. È quello che penso".

L'interesse di River e Boca era reale?
"Ci sono state molte chiacchiere, ma non so se c'è stata l'intenzione di assumermi da entrambi i club o da uno. Con me nessuno ha parlato".


Lunedì la conferenza stampa di Totti nella sede del CONI. Aria di addio?

Francesco Totti ad un passo dall'addio alla Roma. Secondo quanto riporta Sky Sport, l'ex capitano della Roma farà una conferenza stampa, probabilmente lunedì nella sede del CONI, per spiegare le motivazioni di questa separazione. Il presidente Pallotta gli ha ribadito stima e fiducia ma non tutti all'interno del club giallorosso, evidentemente, sono dello stesso parere.

Giovanni Malagò, presidente del CONI ed amico dell'ex capitano romanista, ha risposto così ad una precisa domanda in merito:

"Se Totti vuole fare una conferenza al Coni, nessuno può impedirglielo, noi siamo disponibili".


L’ultima tentazione di Icardi: azione legale per svincolarsi

LA REPUBBLICA - CARDONE/VANNI - Nella guerra fredda fra Mauro Icardi e l’Inter, entra per la prima volta la minaccia atomica. Il giocatore potrebbe chiedere al collegio arbitrale dellaSerie A la risoluzione del suo contratto con i nerazzurri, valido fino al 30 giugno 2021. Contatti preliminari fra lo staff del giocatore e legali esperti in diritto del lavoro sono già avviati. Se il collegio dovesse dargli ragione, il numero 9 potrebbe lasciare la squadra a parametro zero e cominciare il prossimo campionato con una nuova maglia. Se non si troverà una soluzione sul futuro l’argentino, che si sente messo ai margini dall’Inter, potrebbe tentare una mossa simile a quella che consentì a Goran Pandev — lasciato da solo ad allenarsi alla Lazio — di passare gratis proprio all’Inter. Il caso Icardi è diverso, in fatto e in diritto, e le possibilità di vittoria sono risicate. Ma ci sono. Il collegio arbitrale potrebbe infatti riconoscere che nelle vicende che hanno riguardato l’attaccante — in ordine di importanza: la rimozione come capitano, la mancata convocazione contro la Lazio il 31 marzo, l’isolamento nello spogliatoio, il braccio di ferro che ha portato al mancato rinnovo del contratto — la società nerazzurra non abbia agito correttamente. Tecnicamente, Icardi potrà sostenere che l’Inter senza giustificazione lo abbia trattato in maniera diversa rispetto ai compagni. Con una procedura urgente, il lodo potrebbe arrivare entro fine estate. L’ad nerazzurro Beppe Marotta, presentando il ritiro dell’Inter in programma a Lugano dal prossimo 8 luglio, non ha risposto a chi chiedeva se Icardi sarà convocato. «È prematura qualsiasi valutazione sulla rosa della nuova stagione», ha tagliato corto. L’intenzione dell’Inter è cederlo entro il 30 giugno, realizzando i 46 milioni di plusvalenze imposte dal fair play finanziario ed evitando così di vendere giovani promettenti. La controparte dell’operazione è la Juve (potrebbe essere il primo acquisto della gestione Sarri) con l’Inter che chiede in cambio di Dybala. Un affare non semplice: il jolly d’attacco bianconero vuole restare a Torino e valuta come alternativa l’Atletico Madrid, che per lo stesso ruolo punta però a Joao Felix, gioiello del Benfica. Se Icardi si rivolgerà al collegio arbitrale, l’Inter potrà resistere in giudizio con buone probabilità di vittoria. Alla società gli argomenti non mancano: per i calciatori vale l’obbligo di giocare se chiamati a farlo. Icardi, dopo che gli fu tolta la fascia di capitano, si autoesiliò per due mesi lamentando dolore a un ginocchio. La battaglia legale è l’ultima ipotesi in una vicenda che si trascina. A Icardi piacerebbe giocare ancora nell’Inter, ma nel nuovo progetto di Conte per lui non c’è posto. I due non si sono ancora incontrati e non è detto che lo faranno. Dal destino di Maurito dipende molto del mercato interista: senza i milioni della sua vendita, per l’Inter comprare i top player che l’allenatore chiede potrebbe diventare un problema.


Per le imprese locali lo stadio giallorosso è l’ultima possibilità di riscatto

IL TEMPO - MAGLIARO - Il Lazio non brilla, secondo Bankitalia, per occupazione e economia ferma, specie nel settore dell'edilizia, eppure il Progetto Stadio della Roma potrebbe essere un elemento di grande propulsione economica per la Regione. Per la Regione, però, più che per Roma se la trattativa fra la Roma da una parte e il Campidoglio dall'altra dovesse rompersi definitivamente. In quel caso, e solo in quel caso, la variabile Fiumicino entrerebbe nel novero delle possibilità reali come piano di riserva dei giallorossi. La Capitale che annaspa sotto il doppio colpo della gestione Marino/Pd e di quella Raggi/5Stelle, perderebbe una montagna di investimenti privati - fra 800 milioni e il miliardo di euro - con consistenti ricadute occupazionali, stimate da Sapienza in una decina di migliaia di posti di lavoro, una metà dei quali nell'edilizia fra quella di base e quella di alta specializzazione. E tutto questo ben di Dio potrebbe spostarsi su Fiumicino.

Il sindaco della città litoranea, Esterino Montino, vecchia volpe della politica romana e laziale, ha fiutato l'aria: le trattative in Campidoglio sono al punto di svolta. O si chiude o si rompe: la corda è stata tirata più o meno da entrambe le parti fino al massimo e ulteriori margini di manovra se ci sono, sono risicatissimi. Per questo, visto il pantano tecnico del progetto dovuto alle decisioni assunte dai grillini sulle opere pubbliche e politico della maggioranza pentastellata in Campidoglio, guidata da una Sindaca sempre più debole e, per di più, priva del consueto ombrello protettivo del nazionale grillino alle prese con i propri problemi, Montino si sta ritagliando uno spazio. Per ora, uno spazio ancora marginale e minimo ma che, se entro breve l'accordo Campidoglio-Giallorossi non si dovesse chiudere e si andasse con le carte bollate in tribunale, diverrebbe il piano alternativo.

Una posizione quella di Fiumicino che comunque alla Roma non dispiace, è un'opzione di riserva ma è anche una leva di pressione sul Comune dal senso chiaro: "Se dite no, tribunale a parte, non rimarremo in braghe di tela ma abbiamo altre aree pronte". Le aree che Montino ha sottoposto a Baldissoni - sulle quali la variante urbanistica è obbligatoria, trattandosi di zone accatastate per logistica e non per verde sportivo attrezzato o commerciale, e quindi con iter coinvolgente anche la Regione - hanno un'estensione di 350 ettari circa. Secondo Montino i tempi potrebbero essere "dai 12 ai 14 mesi" vista anche la disponibilità manifestata dall'opposizione che, però, per bocca del consigliere Mario Baccini, chiede al Sindaco chiarezza e di riferire in Aula.


Il Napoli trova l'intesa con Manolas. Si cerca l'accordo con la Roma

Kostas Manolas ha raggiunto un accordo economico con il Napoli. Questo è quanto riferisce Sky Sport, che spiega come i partenopei non vorrebbero sfruttare la clausola rescissoria ma cercano l'intesa con la Roma. Proposto Diawara, che non interessa ai giallorossi, che invece hanno chiesto informazioni su Dries Mertens. Secondo il portale tuttomercatoweb.com, la società di De Laurentiis avrebbe trovato l'intesa col difensore greco per 3.5 milioni di euro più bonus a stagione.