La Roma studia il piano per arrivare ad Icardi
La Roma e l'Inter stanno studiando il modo di portare l'attaccante argentino Mauro Icardi nella Capitale. Il Ceo giallorosso Guido Fienga è a stretto contatto con il ds nerazzurro Piero Ausilio per chiudere un affare molto importante per i due club, che vedrebbero, a quanto apprende l'Adnkronos, numerose contropartite tecniche da parte della Roma, più soldi, in cambio di Icardi. I nomi che si stanno facendo tra i due club e che sono graditi al nuovo allenatore Antonio Conte, sono quelli di Edin Dzeko, che ha già trovato un accordo proprio con l'Inter, l'esterno sinistro Aleksandar Kolarov e anche Stephan El Shaarawy.
Giocherà così: esterni d’attacco e difesa alta
LA GAZZETTA DELLO SPORT - (…) Il 4-2-3-1 di Fonseca punta al possesso palla ed al controllo della partita, «attirando» gli avversari fuori dalle proprie posizioni per poi far male negli spazi. In comune con Di Francesco, invece, ha la difesa alta e gli esterni d’attacco (anche qui solitamente a piede invertito) che vanno a giocare spesso dentro il campo, creando densità centralmente e lasciando spazio in fascia agli esterni di difesa per sovrapporsi, portando così contemporaneamente anche 6 se non 7 giocatori nella fase offensiva. Tra l’altro, in fase d’impostazione uno dei due mediani (di solito il palleggiatore) si abbassa tra i due centrali di difesa, proprio mentre gli esterni di difesa si alzano, creando ampiezza nel gioco. (…) Da un paio di giorni viene accostato alla Roma il trequartista belga Ferreira Carrasco, che può giocare su entrambi i lati (…). Voci di un interessamento per Samatta (Genk), Kouame (Genoa) e Taison, uno dei fedelissimi di Fonseca allo Shakthar.
Che sorpresa! Abbonamenti già a quota mille
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Oltre mille abbonamenti. Se, da una parte, tra ironie e messaggi non proprio concilianti, i tifosi della Roma sui social hanno mostrato poco apprezzamento per la campagna, dall’altra lo zoccolo duro della tifoseria ha dato ancora una volta fiducia alla squadra. E, più in generale, alla società. Il «mai schiavi del risultato», come da striscione del 2011, primo anno dell’era americana, sta tutto nella scelta dei romanisti di rinnovare l’abbonamento a prescindere (…). C’è, in ogni caso, voglia di Roma e di novità, tanto che la maggior parte ha deciso di caricare l’abbonamento sulla nuova applicazione. App che ha avuto qualche problema su Android, mentre su iOS non ha mai avuto contrattempi ed è stato semplice per tutti avere il proprio posto nel giro di pochi minuti. Per sottoscrivere le vecchie tessere o farne di nuove (con omaggio) a prezzi ridotti ci sarà tempo fino al 16 giugno, dal 19 invece via alla seconda fase. Confermati i prezzi dello scorso anno per tutti i settori, almeno in questi primi giorni (…).
Da Fonseca una mano alla Roma
IL MESSAGGERO - TRANI - La fumata bianca ancora non c'è, ma il gradimento, almeno quello, sì. Fonseca, raggiunto a Madrid dal ceo Fienga e dal ds Petrachi, prende per buona l'offerta della Roma: triennale da 2,5 milioni (più bonus) a stagione. E dà la sua disponibilità a mettere per iscritto il suo impegno che per ora ha potuto garantire a parole. Lo Shakhtar Donetsk lo deve liberare: l'allenatore, sotto contratto fino al 30 giugno del 2020, ha avuto solo il permesso dal club ucraino di andare ad ascoltare la proposta giallorossa. Il presidente Achmetov ha fatto questa concessione a Paulo che ha ricambiato avvisandolo dell'appuntamento di martedì. Massima correttezza e alla luce del sole, a fronte del patto stretto in precedenza nel caso in cui il portoghese fosse stato tentato da un'altra società. Adesso tocca, però, proprio a loro studiare l'exit strategy per regalare alla proprietà Usa l'8° tecnico (in 9 stagioni).
OLTRE LA PROMESSA «Se Paulo ricevesse l'offerta di un grande club, sarei pronto a lasciarlo andare: l'interesse delle big d'Europa è un riconoscimento per lui e anche per lo Shakhtar, vuol dire che abbiamo lavorato bene». Il cinquantaduenne oligarca Akhmetov, magnate e imprenditore che è da anni l'uomo più ricco del suo paese (tra i primi 100 del pianeta), sembra disposto a favorire il trasferimento di Fonseca nella Capitale. Ma solo a parole. Perché nei fatti la Roma dovrebbe comunque spendere per avere l'allenatore, pagando quanto richiesto dal magnate ucraino. La società giallorossa fa sapere che non esiste alcuna clausola per liberare il portoghese. Che, come ha spiegato bene il manager Abreu a Madrid, ha però accettato in partenza di accontentare lo Shakhtar se avesse chiesto di andar via in anticipo. E di rispettare l'accordo di 3 anni fa: versare al club di Donetsk il totale del compenso che avrebbe ricevuto restando in Ucraina fino alla scadenza del contratto.
ANDATA E RITORNO La cifra sarebbe relativa, quindi, all'ultimo anno di stipendio: circa 3 milioni. Clausola o no, Akhmetov non rinuncia a quanto messo nero su bianco. Fienga e Petrachi hanno preso atto del nuovo ostacolo, ma al tempo stesso sono stati chiari con Fonseca. «Se vuoi venire alla Roma, sei tu a dover convincere il presidente dello Shakhtar». Hanno chiesto una mano all'allenatore per uscire dal tunnel. E in più gli hanno messo fretta, suggerendogli di muoversi subito per avere la risposta entro il weekend. Il portoghese si prepara a lasciare Lisbona per volare a Donetsk e convincere Akhmetov, magari rinunciando anche lui a qualche bonus maturato. Nella sede di via Tolstoj all'Eur c'è ottimismo. Nessun piano b. La possibile alternativa è Gattuso che avrebbe però dato la priorità alla nuova Fiorentina di Commisso. De Zerbi è out: «Resto al Sassuolo».
NESSUN MISTERO A Fonseca, nel summit di Madrid, è stato spiegato il piano di rafforzamento per la nuova stagione, comprese le cessioni più o meno annunciate: entro il 30 giugno, e per rispettare il Financial Fair Play, dovrebbero partire Dzeko, Manolas e Schick. Tentativo per l'attaccante Ferreira Carrasco. Smentita dell'Inter sullo scambio Icardi-Dzeko. La Roma e Massara hanno ufficializzato di aver risolto consensualmente il proprio rapporto di lavoro. Esce il ds che ha sostituito Monchi, ma resta in sospeso il vero erede dello spagnolo: Cairo si è messo di traverso e Petrachi è costretto ad attendere. Ma lavora lo stesso e ormai non più di nascosto.
L’Europa League è ancora un mistero. E c’è luglio da dover riprogrammare
LA GAZZETTA DELLO SPORT - (…) A Nyon hanno deciso di attendere la sentenza del Tas di Losanna prima di sanzionare il Milan. E visto che i «rumors» da giorni parlano di una esclusione del club rossonero dalle coppe europee, com’è noto questo consentirebbe alla squadra giallorosa di accedere direttamente alla fase a gironi e al Torino di poter disputare i preliminari. Lo stallo senza date blindate per la sentenza, invece, costringerà la Roma ad annullare la tournée Usa già programmata (perdendo così introiti per circa 2 milioni) e nello stesso tempo non dà certezze organizzative. Facile a capirsi. Da un lato si deve preparare un raduno anticipato per essere pronti ad un primo match di preliminare da disputarsi il 25 luglio, dall’altro invece – in caso di sentenza positiva per i giallorossi «fuori tempo massimo» – ci si troverebbe dinanzi ad un luglio completamente da riprogrammare (…). Insomma, un mezzo disastro, che ha portato la dirigenza anche a valutare l’ipotesi un ricorso alla Uefa per avere una sentenza in tempi brevi (e non quelli dilatati del Tas), ma poi si è deciso di soprassedere, perché consci del fatto che difficilmente le ragioni giallorosse sarebbe state ascoltate. Inutile dire che anche il mercato dovrebbe essere diverso nel caso di partenza a fine luglio, e quindi le preoccupazioni sono molteplici, anche perché i turni dei preliminari sarebbero tre (uno a luglio e due ad agosto) e altererebbero tutto il lavoro, sia dell’allenatore che della dirigenza. Alla luce quindi tutte queste considerazioni, non è escluso che la Roma cambi il proprio programma di base e rinunci all’idea di fare il ritiro di Trigoria (…) rispolverando l’ipotesi di andare a Pinzolo oppure, in alternativa, in una sede austriaca ancora da scegliere in una rosa di proposte. (…).
M5S e la tentazione di tornare al No. Iorio: «Neanche i tifosi vogliono il progetto»
IL MESSAGGERO - DE CICCO - «Premetto che non sono tifosa, ma ho visto anch’io gli ultrà giallorossi sotto la sede della Roma, con quello striscione: no allo stadio. E poi i cori. Ormai sono contrari pure loro...», ammette alla buvette del Campidoglio Donatella Iorio, presidente (grillina) della Commissione Urbanistica di Roma Capitale. Le logiche pallonare però, dice, «non sono quelle che ci devono guidare come amministratori. Noi guardiamo all’interesse pubblico. E questo progetto, lo stadio a Tor di Valle, ha senso solo se certe infrastrutture vengono realizzate e nei tempi promessi. Ma si può pensare di aprire lo stadio senza la garanzia che la principale strada di accesso sia realizzata e aperta alle auto? Si può, senza la ferrovia Roma-Lido in piena efficienza? La gente come ci arriva, a piedi?».
LA PROPOSTA Parole un po’ da tecnica un po’ da grillina vecchio stampo. È stata lei, da capo della Commissione Urbanistica, ad avanzare la proposta di «ridiscutere l’interesse pubblico» accordato dai grillini al progetto Tor di Valle, tra mille mal di pancia, a marzo del 2017. «Dopo gli arresti e le indagini, si potrebbe rivotare. Dobbiamo ancora discuterne come maggioranza, una decisione non è stata presa. Ora però la priorità è la convenzione urbanistica, deve esserci accordo sulle opere». Altrimenti, è la linea M5S, per il progetto è game over. È la tentazione di tornare all’antico, a quel «no alla speculazione» pronunciato prima sui banchi dell’opposizione e poi per tutta la campagna elettorale del 2016, quella che ha portato Virginia Raggi sulla poltrona più alta di Palazzo Senatorio. Anche nel Movimento nazionale c’è chi è rimasto sintonizzato sulla lunghezza d’onda delle origini. «Tanti del M5S erano contrari a quella prima operazione - ricorda per esempio Gianluca Perilli, vice-capogruppo M5S al Senato - e molti sono rimasti contrari. Io nel 2017 chiesi anche un parere al professor Imposimato, sul progetto Tor di Valle. Poi ora sono d’accordo con quello che dice la sindaca, se c’è un patto sulle opere pubbliche non si può tradire».
«LA VARIANTE NON PASSA» Pietro Calabrese, fedelissimo di Raggi e presidente della Commissione Trasporti del Campidoglio, non è tipo da giri di parole: «Non è un segreto che su Tor di Valle noi, come M5S, abbiamo avuto delle ruvidità, non è stato facile arrivare a un accordo. Ora però la linea è chiara: i privati facciano prima le opere pubbliche e poi apre lo stadio e il centro commerciale. Non arretriamo di una virgola». Messaggio chiaro. Anche perché cedere ora nella trattativa, significherebbe andare incontro a una bocciatura plateale sugli scranni dell’Assemblea capitolina: «Una variante urbanistica “morbida” - dice ancora il grillino Calabrese - andrebbe incontro a diversi ostacoli, in Aula non passerebbe».
Una Roma rock? C’è un batterista che può cambiarla
LA GAZZETTA DELLO SPORT - (…) Paulo Fonseca – che nel 2017 stupì il mondo del calcio presentandosi in conferenza stampa mascherato come il giustiziere di lingua spagnola per adempiere alla promessa formulata per il passaggio del turno in Champions (al posto del Napoli) – ha raccontato: «Quando ero piccolo non c’erano molti soldi e il costume di Zorro era quello più facile per mascherarmi a Carnevale». Nei giorni del benessere, l’allenatore portoghese non ha dimenticato il passato e così alla Roma – se tutto andrà per il verso giusto – porterà in dote anche un passato che lo rende in qualche modo anche simpaticamente stravagante. Di sicuro non è comune che un allenatore sempre estremamente elegante anche in panchina, sia anche uno scatenato batterista. Sarà per questo – per essere in qualche modo così «multitasking» – lo raccontano dotato di gran fascino nel mondo femminile (…). Fonseca, nato nel 1973 in Mozambico proprio quando l’isola lotta per ottenere l’indipendenza dal Portogallo, si trasferisce nel Vecchio Continente a Barreiro, dove prima gioca e poi diventa allenatore, nel 1981 alla Barreirense. E’ in questa cittadina che conosce nel 1995 la sua prima moglie Sandra, sposata nel 1999, dalla quale ha Diego (20 anni) e Beatriz (14). Ma col trasferimento in Ucraina l’allenatore cambia tutto, anche moglie. Lì infatti conosce Katherine Ostroushko, capo ufficio stampa di Akhmetov, il presidente dello Shakhtar. È di nuovo grande amore, così grande da lasciare la moglie e risposarsi nel 2018 (…). A proposito, è lei è quella di cui ha detto: «Se vado alla Dinamo Kiev si arrabbia». Non crediamo ci sia questo pericolo, perché la Roma lo attende, offrendogli un biennale (con opzione) a circa 2,5 milioni più bonus. Il vertice di Madrid col ceo Fienga e il d.s. «in pectore» Petrachi è andato bene, anche se è stata notata l’assenza di Totti. Comunque, proprio un anno e mezzo fa – nei giorni della sfida col Napoli per il passaggio agli ottavi di Champions – con le sue parole alla «Gazzetta» è parso profetico sul rapporto col nostro Paese. «(…). Io in Italia? Perché no? Avete una delle migliori leghe in Europa, ottimi giocatori, gente che ama il calcio». A Roma ne troverebbe parecchia. Per questo non vede l’ora di cominciare la nuova avventura. Certo, ci sono alcuni dettagli da mettere a posto. E se la clausola (circa 4 milioni) che lega Fonseca allo Shakhtar pare aggirabile, l’impressione è che la trattativa l’allenatore debba farla direttamente col presidente Akhmetov (…).
De Rossi e Sarah, sondaggio a Baires per la scuola
IL MESSAGGERO - “Escuela Italiana Cristoforo Colombo”. “Escuela”sta per scuola. Per italiani, che vivono a Buenos Aires. L’istituto è stato contattato -per le figlie –da De Rossi e moglie Sarah Felberbaum-. Si prendono informazioni per i figli, visto che Daniele sta valutando infatti il trasferimento al Boca, che non è affatto facile. Un passaggio in Argentina, raccontano a Baires, sarebbe lungo appena sei mesi. Una semplice tappa fino alla Libertadores, poi da gennaio il volo verso gli Usa. Lì sono pronti ad accogliere Daniele i Los Angeles Galaxy, impossibilitati in questo momento a tesserare Daniele solo per aver sforato il budget stagionale.
Cinque ore di trattative, ma lo stadio resta un rebus
LA GAZZETTA DELLO SPORT La riunione numero 107 tra il Comune e la Roma (solo) da quando il costruttore Parnasi è stato coinvolto nell’inchiesta «Rinascimento» è andata in scena ieri, tra clamori e tremori. Cinque ore di riunione – «serrata» , la definiscono i partecipanti all’uscita del Dipartimento Urbanistica dell’Eur – non sono bastate a trovare un compromesso su tutte le questioni ancora aperte. Il progetto Tor di Valle resta un cantiere – si fa per dire – aperto (…). Servono altri 10-15 giorni perché i tecnici verifichino la sostenibilità delle soluzioni ipotizzate nel lungo vertice di ieri, poi le parti si rivedranno (…). In attesa che fra una decina di giorni ci sia un nuovo appuntamento, restano un paio di nodi da risolvere, che inevitabilmente potrebbero essere materia di «scambio» con l’amministrazione. Il primo riguarda i 45 milioni che Pallotta & Co. dovrebbero pagare per la loro parte di ristrutturazione della Roma-Lido. (…) I proponenti sono pronti a versare anche subito e tutto, magari utilizzando un fondo vincolato allo scopo, ma non vogliono che il loro denaro si perda nei meandri delle esigenze comunali, col rischio che a un certo punto ci siano problemi di finanziamenti per quanto invece era deputato alle opere per lo stadio. Il secondo concerne i circa 20 milioni necessari alla unificazione completa della Ostiense con Via del Mare, con circa un chilometro di terreni da espropriare (…). Pur non essendo compreso nell’accordo originario, sembra che la Roma sia anche disposta a questo ulteriore esborso, a patto che il Comune sblocchi lo stallo della contestualità, sull’onda della idea di base relativa la traffico. Ovvero, 50% con mezzi pubblici e 50% con mezzi privati (…).
Totti fa scena muta sul tecnico. Pallotta lo lascia ancora a casa
IL MESSAGGERO - CARINA - I video e le numerose foto che immortalano martedì notte il ds in pectore Petrachi, ancora tesserato con il Torino, e il Ceo Fienga di ritorno da Madrid all'aeroporto di Fiumicino, non solo inaspriscono oltremodo i rapporti tra il dirigente salentino e il presidente granata, Cairo, ma rilanciano ancora una volta l'interrogativo sul ruolo di Totti. Non più tardi di qualche giorno fa, il presidente Pallotta nella lettera pubblicata sul sito del club, aveva elogiato Francesco («Sono stato testimone di quanto stia proseguendo la sua maturazione come dirigente. La sua maturità, le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Fienga riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili dei consigli di chiunque altro») lasciando intendere come l'ex Capitano fosse sempre più coinvolto nelle decisioni tecniche. In primis quella riguardante la scelta del prossimo allenatore. A tal punto che era tornata a rimbalzare per l'ennesima volta la possibilità di conferirgli una carica nell'organigramma societario (quella che ora non ha) alla voce di responsabile/direttore tecnico.
SENZA RUOLO Premesso che la sfumatura tra responsabile e direttore fa tutta la differenza del mondo e che a Trigoria invece si continua a ripetere che «nuovi incarichi non sono all'ordine del giorno», appare curioso che nel momento in cui la Roma si muove per andare a Madrid per parlare con il futuro tecnico (anche questo fatto abbastanza insolito: normalmente accade il contrario) Totti rimanga a casa. Come c'era già rimasto a metà aprile quando Massara (ieri ha ufficializzato le dimissioni) aveva raggiunto la dimora di Pallotta a Boston, in compagnia di Baldini, per questioni di mercato. A proposito di Baldini: in questi giorni il consigliere del presidente fa trapelare off record come sulla scelta di Fonseca non c'entri nulla e che la decisione di virare sul portoghese non è sua ma dell'ala italiana del club. Ma Totti, che non va a parlare con Fonseca e che da settimane lascia intendere come preferirebbe un tecnico che ha già lavorato in serie A (il contatto diretto con Gattuso e l'appoggio in seconda istanza alla candidatura di Mihajlovic sono lì a confermarlo), ne fa parte? La risposta, mai come stavolta, appare scontata.
Petrachi beccato in missione per la Roma. Il Torino pronto a denunciare la questione alla Procura federale
IL TEMPO - BIAFORA - La Roma resta in attesa per Fonseca. A seguito dell'incontro avvenuto martedì a Madrid alla presenza di Fienga, Petrachi, due intermediari e gli agenti che curano gi interessi del portoghese, l’allenatore dello Shakhtar Donetsk ha sbaragliato la concorrenza nella lunghissima corsa che porta alla panchina giallorossa. Nel corso del summit spagnolo le parti hanno trovato un accordo di massima per un contratto triennale (si ragiona anche su un biennale con opzione per un ulteriore anno) e restano da limare soltanto alcuni dettagli riguardanti i diritti d'immagine. L'ultimo vero ostacolo da superare è rappresentato dal signor Akhmetov, presidente e proprietario degli ucraini, nonché uomo più ricco di tutto il paese. Il magnate, che aveva pubblicamente dichiarato di non aver problemi nel liberare Fonseca se fosse arrivata la chiamata di un grande club europeo, ha il coltello dalla parte del manico nelle trattative per la rescissione dell'accordo con il tecnico, valido fino al 2020. Al momento della firma con lo Shakhtar, Fonseca aveva dato il proprio assenso all'inserimento di una clausola rescissoria da cinque milioni di euro e ora bisognerà lavorare alacremente per trovare un compromesso che faccia felici tutti quanti, con i giallorossi che non vorrebbero pagare alcun tipo di indennizzo.
Dopo i primi contatti di ieri nei quali non sono emersi particolari intoppi, Abreu, agente dell'allenatore di Nampula, tra oggi e domani incontrerà personalmente il numero uno dello Shakhtar in modo da raggiungere la svolta sulle contrattazioni ed avvicinare la fumata bianca per lo sbarco in Italia. Nel frattempo esce definitivamente di scena il nome di De Zerbi, che ha deciso di rimanere al Sassuolo dopo l'incontro con la società di Squinzi, al termine del quale ha ammesso di essere stato cercato dal club di Pallotta: «Non ci sono problemi, non ci sono mai stati dubbi sulla mia permanenza, quindi non capisco il clamore. Fa piacere che ci siano stati interessamenti, ma star dietro a tutte le voci non è facile. La verità è che ho sempre programmato la prossima stagione in neroverde. Non so se resterò uno, due o tre anni. Ho sempre dimostrato di fare ciò che dico, mi servono le condizioni per essere me stesso. Se tra un po'cambieranno le cose. Qualcosa con la Roma c'è stato, come contatto, ma ho detto di avere le idee chiare su quello che voglio fare e non ho altro da aggiungere». All'appuntamento di Madrid non era presente fisicamente, ma solo collegato in videoconferenza Baldini, che in attesa delle mosse della Juventus resta comunque vigile sulla situazione di Sarri, prima e unica scelta del consigliere di Pallotta da diversi mesi.
Mettendo da parte il discorso allenatore, che a viale Tolstoj sperano di chiudere definitivamente entro questa settimana, va registrato l'ennesimo addio dell'ultimo periodo: dopo due distinte avventure a partire dal 2011 Massara ha risolto consensualmente il contratto che lo legava alla Roma. L'ormai ex ds, che è cercato dalla nuova Fiorentina dell'americano Commisso, ha ricevuto il saluto di Pallotta: «Desidero ringraziare Ricky per l'instancabile lavoro svolto e per essere stato sempre dedito alla causa del club. Nel corso delle sue due esperienze con noi, ha sempre operato con la massima professionalità e oggi gli auguriamo tutti il meglio per il futuro». Massara lascia la propria poltrona, ereditata ad interim dopo l'addio di Monchi, a Petrachi, fiducioso di poter risolvere entro pochi giorni la questione con Cairo. Il dirigente di Lecce è già operativo sul mercato da diverso tempo e insieme al suo braccio destro Cavallo sta cercando di chiudere le prime trattative: l'obiettivo numero uno è un portiere, mentre a centrocampo viene tenuto d'occhio Obiang del West Ham.
Solo la clausola divide Fonseca dalla Roma
IL TEMPO - BIAFORA - La Roma resta in attesa per Fonseca. A seguito dell'incontro avvenuto martedì a Madrid alla presenza di Fienga, Petrachi, due intermediari e gli agenti che curano gi interessi del portoghese, l’allenatore dello Shakhtar Donetsk ha sbaragliato la concorrenza nella lunghissima corsa che porta alla panchina giallorossa. Nel corso del summit spagnolo le parti hanno trovato un accordo di massima per un contratto triennale (si ragiona anche su un biennale con opzione per un ulteriore anno) e restano da limare soltanto alcuni dettagli riguardanti i diritti d'immagine. L'ultimo vero ostacolo da superare è rappresentato dal signor Akhmetov, presidente e proprietario degli ucraini, nonché uomo più ricco di tutto il paese. Il magnate, che aveva pubblicamente dichiarato di non aver problemi nel liberare Fonseca se fosse arrivata la chiamata di un grande club europeo, ha il coltello dalla parte del manico nelle trattative per la rescissione dell'accordo con il tecnico, valido fino al 2020. Al momento della firma con lo Shakhtar, Fonseca aveva dato il proprio assenso all'inserimento di una clausola rescissoria da cinque milioni di euro e ora bisognerà lavorare alacremente per trovare un compromesso che faccia felici tutti quanti, con i giallorossi che non vorrebbero pagare alcun tipo di indennizzo.
Dopo i primi contatti di ieri nei quali non sono emersi particolari intoppi, Abreu, agente dell'allenatore di Nampula, tra oggi e domani incontrerà personalmente il numero uno dello Shakhtar in modo da raggiungere la svolta sulle contrattazioni ed avvicinare la fumata bianca per lo sbarco in Italia. Nel frattempo esce definitivamente di scena il nome di De Zerbi, che ha deciso di rimanere al Sassuolo dopo l'incontro con la società di Squinzi, al termine del quale ha ammesso di essere stato cercato dal club di Pallotta: «Non ci sono problemi, non ci sono mai stati dubbi sulla mia permanenza, quindi non capisco il clamore. Fa piacere che ci siano stati interessamenti, ma star dietro a tutte le voci non è facile. La verità è che ho sempre programmato la prossima stagione in neroverde. Non so se resterò uno, due o tre anni. Ho sempre dimostrato di fare ciò che dico, mi servono le condizioni per essere me stesso. Se tra un po'cambieranno le cose. Qualcosa con la Roma c'è stato, come contatto, ma ho detto di avere le idee chiare su quello che voglio fare e non ho altro da aggiungere». All'appuntamento di Madrid non era presente fisicamente, ma solo collegato in videoconferenza Baldini, che in attesa delle mosse della Juventus resta comunque vigile sulla situazione di Sarri, prima e unica scelta del consigliere di Pallotta da diversi mesi.
Mettendo da parte il discorso allenatore, che a viale Tolstoj sperano di chiudere definitivamente entro questa settimana, va registrato l'ennesimo addio dell'ultimo periodo: dopo due distinte avventure a partire dal 2011 Massara ha risolto consensualmente il contratto che lo legava alla Roma. L'ormai ex ds, che è cercato dalla nuova Fiorentina dell'americano Commisso, ha ricevuto il saluto di Pallotta: «Desidero ringraziare Ricky per l'instancabile lavoro svolto e per essere stato sempre dedito alla causa del club. Nel corso delle sue due esperienze con noi, ha sempre operato con la massima professionalità e oggi gli auguriamo tutti il meglio per il futuro». Massara lascia la propria poltrona, ereditata ad interim dopo l'addio di Monchi, a Petrachi, fiducioso di poter risolvere entro pochi giorni la questione con Cairo. Il dirigente di Lecce è già operativo sul mercato da diverso tempo e insieme al suo braccio destro Cavallo sta cercando di chiudere le prime trattative: l'obiettivo numero uno è un portiere, mentre a centrocampo viene tenuto d'occhio Obiang del West Ham.