Grana rinnovi, partono le trattative

IL TEMPO - BIAFORA - Il mercato estivo si avvicina e una delle questioni da affrontare in casa Roma è quella dei rinnovi contrattuali. La situazione più urgente riguarda De Rossi, unico giocatore che a partire dal 30 giugno sarà eventualmente svincolato. Il nodo legato al capitano andrà sbrogliato entro pochi giorni, poiché il 26 maggio è in programma l’ultima di campionato con il Parma e l’intenzione del centrocampista di Ostia è di arrivarci avendo una risposta definitivadal club. In un senso o nell’altro. Le parti non si sono mai incontrate durante tutto l’anno per parlare di futuro e De Rossi vuole sapere se quella con i ducali sarà la gara d’addio alla maglia del suo cuore, in modo da poter salutare i tifosi, che sin dall’esordio datato 30 ottobre 2001 gli sono sempre stati accanto. La dirigenza di Trigoria non ha fissato alcun appuntamento col numero 16, che si sente ancora calciatore e non ha quindi voglia di appendere gli scarpini al chiodo. Massara e Fienga hanno invece convocato in settimana Manuel El Shaarawy, fratello ed agente di Stephan, probabilmente il miglior giocatore della stagione della Roma per numeri e costanza di rendimento. Il Faraone, arrivato nella Capitale dal Milan nel gennaio del 2016, guadagna circa 4,5 milioni di euro lordi all’anno ed ha un contratto che scade nell’estate del 2020, rendendo quindi necessarie le trattative per un prolungamento per evitare di perderlo a parametro zero. El Shaarawy ha collezionato 11 gol e 5 assist (con oltre 30 occasioni create in Serie A) in un totale di 2191 minuti nei quali è sceso in campo, dimostrando di aver trovato forse la decisiva consacrazione e la giusta continuità nelle prestazioni. L’intenzione del esterno ligure, apprezzato da mister Ranieri per la grande abnegazione in fase difensiva, è chiara e l’ha ripetuta in molteplici occasioni: “Di certo c’è che vorrei restare a Roma, qui mi hanno accolto in modo fantastico e mi trovo molto bene”. La volontà della società è quella di riconoscere il giusto adeguamento al classe 1992 ed appare molto probabile una fumata bianca dopo i prossimi colloqui. Le altre due priorità sull’agenda giallorossa sono Under e Zaniolo. Il turco, che nel 2017 aveva firmato un contratto quinquennale da poco meno di un milione netto annuo, è uno dei maggiori indiziati a partire nell’imminente calciomercato, ma le parti si parleranno a breve per capire i reciproci desideri. Il proposito della Roma su Zaniolo è stato ribadito più e più volte negli ultimi mesi ed è quello di blindare il classe 1999. L’ex Inter percepisce un ingaggio da 270mila euro più bonus a stagione e l’auspicio del suo entourage, fermo ai colloqui di inizio febbraio con Monchi, sarebbe quello di portare il salario a due milioni netti. A fine campionato tutte le componenti si siederanno intorno ad un tavolo per trovare la quadra di un’intesa voluta da tutti. Toccherà a Petrachi, pressato per l’ennesima volta da Cairo (“Ha un contratto con noi fino al 2020, non si è parlato di altro, quindi per il momento io lo considero a bordo”), affrontare i dialoghi con gli agenti di Dzeko, Kolarov, Jesus, Fazio e quello del giovane Cangiano, tutti con un accordo in scadenza nel 2020. Il direttore sportivo in pectore avrà il giusto tempo per valutare ogni singola situazione.


Roma, due gol per sperare

IL MESSAGGERO - TRANI - Il successo piace all'Olimpico, colorato di giallorosso: battere la Juve, e 2-0, non capita spesso, anche se è qui già campione e per l'8° anno di fila. Non si può sapere, invece, se questa vittoria porterà in dote il 4° posto alla Roma che, con gli stessi punti del Milan in vantaggio per gli scontri diretti, è ancora al 6°. Mancano 2 match al traguardo: obiettivo complicato, ma ancora possibile. Ronaldo non segna. È, però, lo stesso decisivo. Dopo un'ora fa arrabbiare Florenzi. Labiale di CR7: «Sei troppo piccolo per parlare». Il terzino-capitano, coinvolgendo i compagni fin lì impauriti, si scatena e decide la sfida. Splendido il gol e festa con la Sud, già prima del raddoppio di Dzeko.

 
ASSETTO RIVISITATO - Ranieri, insomma, resta in corsa per la Champions proprio nella notte in cui imita Allegri e, specchiandosi nel collega, passa al 4-3-3. Il sistema di gioco, in questa sua nuova avventura a Trigoria, è inedito: mai usato nelle precedenti 9 partite. Al 10° match la virata, anche per vedere Zaniolo nel ruolo di mezzala sinistra e quindi più coinvolto. Eccolo di nuovo a centrocampo e non più defilato in corsia, nella linea con Nzonzi play, preferito a De Rossi appena recuperato e quindi non al top, e Pellegrini intermedio a destra. La formula è offensiva negli interpreti: il tridente accoglie contemporaneamente Kluivert, Dzeko ed El Shaarawy. Dietro, pronti ad inserirsi, proprio Pellegrini e Zaniolo, spesso utilizzati da trequartisti. L'atteggiamento, invece, è prudente. La Juve, con la nuova maglia metà bianca e metà nera, fa la partita e spaventa i giallorossi. I 7 assenti non indeboliscono i campioni d'Italia che si presentano senza lo squalificato Bernardeschi e gli indisponibili Bonucci, Douglas Costa, Khedira, Mandzukic, Perin, Rugani. Bastano in partenza Ronaldo a sinistra e Dybala centravanti mascherato. Anche perché Cuadrado è vivace a destra, Emre Can e Matuidi conquistano campo e Spinazzola vola a sinistra prendendo la rincorsa.

 
GAP ASSODATO - La Roma entra in campo con 30 punti di distacco dalla capolista e quindi non scopre certo nella notte dell'Olimpico l'attuale divario tecnico-tattico con la Juve. Che invade la metà campo giallorossa. Ranieri si difende con il 4-1-4-1, basso e arroccato. Si sacrificano Kluivert ed El Shaarawy per aiutare rispettivamente Florenzi e Kolarov. È, dunque, assalto alla porta di Mirante, subito bravissimo a deviare il destro di Cuadrado, liberato in area da Emre Can, e volare sul sinistro a giro di Dybala, al tiro su appoggio di Ronaldo che in slalom semina il panico. El Shaarawy è il più intraprendente quando c'è da ribaltare l'azione. E, rinunciando alla conclusione, imbuca a destra per Pellegrini che, calciando in corsa, scheggia la traversa (20° legno stagionale). Più pericoloso Dybala: Mirante è sulla traiettoria, ma lo salva il palo. Ancora Pellegrini: sinistro largo. El Shaarawy continua a ripartire, per interrompere l'assedio.

 
BARICENTRO AVANZATO - Il coraggio riappare ad inizio ripresa: la Roma, dopo l'intervallo, si accende, alzando il ritmo e diventando più intraprendente. Nzonzi spinge i compagni verso Szczesny. Pellegrini avanza, El Shaarawy accelera. Ronaldo discute con Florenzi prima di segnare in contropiede. Ma partendo in fuorigioco: rete annullata. Ranieri interviene a metà tempo: Cristante per Pellegrini (possibile stiramento). Allegri risponde con Bentancur per Pjanic, fischiatissimo dagli ex tifosi. Entra anche Under per Kluivert. Dzeko appare sul più bello. L'azione è di Florenzi, partecipa pure Under, ma il terzino scambia con il centravanti. Carezza in area per il vantaggio: scavetto di Florenzi che corre sotto la Sud imitando Spiderman. La fuga di Under, invece, è in pieno recupero: assist per Dzeko che chiude la sua serata da protagonista. Ronaldo scappa dal campo: solo 1 vittoria per la Juve in 7 partite. Come nel 2010 con Zaccheroni.


La Juve è già in vacanza. Florenzi e Dzeko in gol per il sogno Champions

GAZZETTA DELLO SPORT - LICARI - L’analisi - E il piccoletto si fece gigante, rimettendo la Roma sulla strada della Champions. Il «piccoletto» è l’irriducibile Florenzi, scherzato così da Ronaldo, con gesti e parole di poca eleganza in un battibecco da centrocampo. Pochi minuti dopo, Davide s’è preso una bella rivincita su Golia e i suoi fratelli depressi in bianconero, infilando in velocità mezza difesa e saltando Szczesny. Una partita che la Roma fin lì meritava a fatica di pareggiare, al 34’ della ripresa, tenuta in vita dalle due parate disumane di Mirante nel primo quarto d’ora su Cuadrado e Dybala. Ma che poi ha meritato di vincere infilando la Juve ancora con Dzeko. Un 2-0 che è tanto, troppo, ma dà la cifra delle debolezza mentale, prima che tecnica, dei bianconeri: una volta colpiti non si rialzano. Con tutti gli alibi del caso per una stagione finita in stra-anticipo, resta un dubbio: può darsi che Allegri da sei mesi abbia in testa la Juve che verrà, ma gli sarebbe stato più utile avere quella attuale. Quella che è scomparsa da ben prima che l’Ajax l’inchiodasse a qualche limite ideologico.

Enigma Allegri

Non si può neanche essere impietosi con i bianconeri che, uomini e non robot, hanno staccato i collegamenti da tempo (e ieri hanno esibito la nuova maglia a due colori e senza strisce, che fa discutere sui social). Un successo nelle ultime sette partite, Champions compresa, e gol presi in tutte le ultime sei di campionato. Non è questa la Juve che s’è cucita l’ottavo scudetto di fila con la solita fame atavica, ma una fotocopia scolorita nella quale tante facce, come nei film gialli, sono sostituite da un punto interrogativo. Che cosa sarà di Dybala, rivisto su velocità e pericolosità perse da tempo? E di Cancelo la cui entrata finale è stata in linea con gli ultimi mesi? E di Pjanic con l’autonomia di 45’ e poca creatività da play? Tutte domande che si ricollegano a quella centrale: Allegri. Nelle prossime 48/72 ore la società dovrà capire se un ciclo meraviglioso – sì, meraviglioso, perché due finali europee non sono uno scherzo – s’è esaurito perché così è la vita, oppure se può continuare con aggiustamenti.

Juve possesso e 2 tiri

Eppure, in questo relax psicologico, qualcosa s’era visto. Un 4-3-3 con difesa a «tre e mezzo», nel quale Spinazzola a sinistra infoltiva stabilmente l’attacco. Dybala restituito al suo ruolo. Ronaldo a tutto campo. E non c’era niente da fare per la Roma, schiacciata nel possesso (60% nel primo tempo), nella circolazione di palla, nei recuperi in anticipo a centrocampo. Colpa anche di un atteggiamento fin troppo remissivo: due linee molto basse e Dzeko triste e solitario là davanti, accerchiato da Chellini, Caceres e un mediano a turno. Non bene neanche gli altri, soprattutto Zaniolo impreciso, Kluivert invisibile, Florenzi schiacciato dall’asse Spinazzola-CR7. L’impressione che prima o poi i giallorossi sarebbero caduti non è stata scalfita neanche dalla traversa di Pellegrini e da un paio di azioni di El Shaarawy. D’altra parte è quello che Ranieri ha chiesto per rimettere il veicolo in carreggiata: bassi, primo non prenderle e palla lunga a Dzeko. Sarà la classifica a dire se avrà avuto torto o ragione.

Ribaltone Roma

Qui però la ragione di Ranieri non si discute. Sono giusti i cambi nella ripresa, con Cristante per Pellegrini k.o. e con Under notevolissimo per un Kluivert che ha dimenticato com’era l’Ajax. Giusto anche l’atteggiamento: più coraggio, più velocità, soprattutto l’intuizione di capire che l’insistenza della Juve sulle fasce ne indeboliva la zona centrale dove la ripartenze di Fazio e Nzonzi sono state tra le chiavi per scardinare una difesa non più blindata. Anche il mito Chiellini ha ceduto alla fatica, come i suoi colleghi più giovani avevano fatto da tempo, dando il via libera a Florenzi e alla sconfitta. Nel recupero, poi, il contropiede con Dzeko spietato in area e 2-0. D’altra parte, anche giocando di più, la Juve era entrata in area con moderazione, il solito problema che ha coinvolto anche CR7.Non può illudersi però la Roma. La strada per la Champions è tutta in salita, con l’Atalanta lontana, l’Inter presumibilmente ancora di più (se non si farà stregare dai suoi fantasmi col Chievo), il Milan in vantaggio negli scontri diretti, il Torino che non si arrende. Vedi mai però che Sassuolo e Parma (magari salvo) non concedano altri 6 punti e qualcuno non inciampi: a quota 68 tutto è possibile. Anche l’improbabile.


Milan e Roma non mollano. Inter, risposta Champions?

GAZZETTA DELLO SPORT - CALAMAI - E’ come uno sprint al Giro d’Italia. Un tuffo sul traguardo. Trattenendo il respiro. La volata Champions è altrettanto incerta ed emozionante. In palio non c’è solo un risultato sportivo. La Coppa più importante d’Europa vale molto di più. Garantisce un ricco assegno da investire sul mercato. La possibilità, per i nostri club di vertice, di continuare a crescere. Atalanta e Inter hanno un piccolo vantaggio. Lo dice la classifica. Niente, però, di decisivo. La Dea per il momento è al terzo posto. Da sola. E sta smentendo tutti i luoghi comuni, uno in particolare: partecipare ai preliminari estivi di Europa League vuol dire arrivare con le gambe dei giocatori vuote a primavera. La squadra di Gasperini, invece, vola. La sua benzina è la continua voglia di andare oltre i propri limiti quindi nessuna si illuda che un eventuale successo in Coppa Italia possa addolcire Papu Gomez e compagni. L’Atalanta tira il gruppo ma nel prossimo turno di campionato avrà un tappone dolomitico da scalare: la Juve di CR7. Anche se la squadra di Allegri, dopo aver vinto l’ottavo scudetto e dopo la delusione Ajax ha perso molta ferocia agonistica. Si è visto anche ieri all’Olimpico.

Bivio Inter

L’Inter stasera può riprendersi il terzo posto. Col Chievo dovrebbe essere poco più che una formalità. In caso contrario si parlerebbe di suicidio nerazzurro. Ma le ultime due partite, invece, saranno roba vera. Il Napoli al San Paolo è un avversario bello tosto e l’Empoli, che sta viaggiando a cento all’ora, potrebbe presentarsi a San Siro inseguendo una clamorosa salvezza. Servirà, insomma, la migliore Inter per non farsi risucchiare dalle inseguitrici. In più c’è il fantasma di Conte. Un bel progetto per il futuro ma, in questo momento, uno scomodo compagno di viaggio per un tecnico orgoglioso come Spalletti. Come reagirà lo spogliatoio nerazzurro a questo scenario?

Le inseguitrici

Di sicuro, ha reagito benissimo il gruppo-Milan alle voci che vogliono Gattuso con la valigia pronta. Ringhio, come sempre, è riuscito a entrare nel cuore della sua squadra. E ora può anche fare a meno dei gol di Piatek. Certo, se il Milan riuscisse a conquistare un posto in Champions il lavoro di Gattuso dovrebbe essere valutato con grande attenzione. Vero Leonardo? Stesso discorso per la Roma che ha ritrovato la sua identità con Ranieri, altro allenatore in scadenza. I giallorossi lo hanno dimostrato anche contro Cristiano Ronaldo. Milan e Roma hanno entusiasmo, giocatori in forma e guardando il calendario hanno ottime possibilità di chiudere a quota 68. Atalanta e Inter non possono permettersi neppure un attimo di incertezza. Altrimenti rischiano il sorpasso. Infine il Torino. Nel ciclismo si dice che è un vantaggio iniziare la volata in rimonta. Però i granata hanno un distacco pesante. Se il campionato iniziasse oggi la squadra di Mazzarri sarebbe una credibile candidata a un posto in Champions. Comunque vada sono state buttate basi importanti per il futuro. Belotti e compagni hanno bisogno di fare sei punti nelle ultime due partite perché se la Lazio, oggi in ritardo rispetto alle aspiranti ai posti Champions, vincesse la Coppa Italia l’attuale settimo posto in campionato non garantirebbe il posto in Europa. Dopo aver inseguito l’oro della Champions qualcuna delle protagoniste di questo finale di campionato rischia di restare fuori dalle Coppe. E sarebbe una beffa clamorosa.


Il gigante e il piccoletto: Mirante e Florenzi decisivi

IL TEMPO - SCHITO -  Destini incrociati, il gigante e il piccoletto. Antonio Mirante è la scommessa vinta di Claudio Ranieri, Alessandro Florenzi l'uomo in grado di riemergere nel momento più importante. Il 35enne di Castellammare di Stabia è una certezza, Olsen per il momento dovrà farsene una ragione: a trionfare è la rivincita dell'usato sicuro. Da nove partite il titolare della Roma è l'ex Bologna: il rigore parato in casa del Genoa ha messo una toppa alla prestazione meno brillante della sua esperienza romanista, contro la Juventus è arrivata la miglior partita del suo periodo giallorosso, merito delle chiusure provvidenziali su Cuadrado e Dybala. Proprio lui che è calcisticamente nato con la Juve, anche se le strade si sono separate presto. Ora, dopo anni di provincia, Mirante ha preso al volo la sua occasione. Anche Ranieri, nel post partita con la Juventus, lo ha ringraziato e il portiere ha contraccambiato: «Al di là della scelta del mister siamo un po' cambiati a livello di atteggiamento difensivo, siamo meno esposti e quando abbiamo palla siamo quasi sempre messi bene. Questo ci fa ritrovare fiducia e i risultati stanno arrivando, ci stiamo sacrificando per arrivare quarti anche se sappiamo che le cose si sono complicate. Non è demerito dell'allenatore precedente, è anche nostro demerito perché in campo ci andiamo
noi, ma il fatto di non prendere gol porta una serie di conseguenze positive. Sono venuto qui conscio del mio ruolo, le cose sono cambiate e giocare è bello: non ho mai avuto l'atteggiamento di chi viene a svaccare». Ha saputo attendere, partendo come seconda scelta per poi superare il portiere svedese: i rapporti tra i due sono ottimi, c'è una sana rivalità. Ranieri ha scelto l'esperienza e ha puntato su di lui: se la Roma ha ancora una chance di centrare l'Europa che conta, una buona fetta di merito è anche sua. L'altro mattone, e che mattone, lo ha messo Alessandro Florenzi, per qualche istante in libera uscita dai compiti difensivi a cui lo aveva costretto la Juve del primo tempo. Dopo lo scontro verbale con
Cristiano Ronaldo, che lo aveva palesemente provocato - "Sei troppo piccolo per parlare" - salvo poi chiarire nel giro di qualche secondo, l'esterno giallorosso ha letto bene una brutta uscita di Chiellini, raccogliendo l'assist di Dzeko come quando agiva da attaccante: scavetto
sul tentativo di Szczesny di oscurargli la visuale della porta e corsa disperata a festeggiare un gol pesante, bramato da tempo. Il riscatto dopo tante critiche, con le tante voci sul rinnovo di contratto che non hanno aiutato il polso della piazza. A fine partita, la gioia ha preso voce ai microfoni di Roma Tv: «Ronaldo è un Pallone d'Oro e pensa di avere il diritto di fare ciò che ha fatto, io ho cercato di continuare a giocare. Faccio tante stupidaggini in campo, però rimangono lì. Non dobbiamo più guardare la classifica ma giocare le prossime due gare al massimo come siamo riusciti a fare contro la Juventus, dobbiamo dare tutto e cercare di fare sei punti, poi vedremo dove saremo. Dobbiamo finire il campionato senza
rimpianti e guardarci tutti in faccia alla fine, sapendo che abbiamo dato tutto». Nella
notte da Champions, Florenzi ha provato a riprendersi la Roma e i suoi tifosi.

 

 


Vittoria amara. In gol Florenzi e Dzeko ma la Roma resta sesta

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Se si pensa che, fino al gol di Florenzi, uno dei momenti più entusiasmanti della serata per i tifosi giallorossi era stato il palleggio sotto la Sud di Cafu prima della gara, si capisce come Roma- Juventus, dal punto di vista emotivo, sia stata molto più vicina a una kermesse di fine stagione piuttosto che a una gara dai tre punti in palio. Colpa di un campionato sfinente, che però regala in extremis una vittoria insperata (2-0), a due giornate dalla fine, contro i campioni d’Italia, davanti a quasi 51 mila presenti all’Olimpico. Cornice di fine anno, appunto, con tantissimi juventini e tanti appassionati accorsi per vedere Cristiano Ronaldo, mentre lo zoccolo duro, i “sempre presenti” del tifo romanista, si ritrovano a fare i conti con una classifica che vede ancora inchiodato lì, il quinto posto insieme al Milan (quindi sesto per gli scontri diretti). Felice Florenzi, alla ricerca della scintilla giusta per ricostruire un rapporto complicato con i tifosi: segna e corre verso la Sud, arrampicandosi sulla vetrata, cercando il contatto diretto con chi a volte fatica a capirne gli atteggiamenti. Felice Dzeko, autore del secondo gol, pronto a salutare la capitale a fine stagione. Ma, simbolo del bilancio stagionale negativo, è la presenza in panchina, contro la Juve, di circa 150 milioni di investimenti fatti sul mercato da Monchi (Karsdorp, Cristante, Schick, Pastore, Coric), per una bocciatura che viene solamente confermata anche nel finale di stagione. E pure se in panchina non ci sta più Di Francesco. Ci sta, per altre due gare, Ranieri, pronto a congedarsi dopo le ultime (Sassuolo e Parma), mentre la Roma è alla ricerca del prossimo allenatore. «Sarà una squadra forte e ambiziosa, a prescindere da chi sarà il tecnico», prova a rassicurare i tifosi Massara, chissà quanto riuscendo nell’intento. Perché Massara è il ds pro tempore, visto che del mercato dovrà occuparsi Petrachi appena si libererà dal Torino. E perché di certezze al momento ce ne sono davvero poche. È Gasperini l’uomo giusto, quello che dentro (e fuori) Trigoria sembrano aver indicato come il mister dal quale ripartire. Il corteggiamento è partito forte non appena il club giallorosso ha incassato il no di Conte, ma le chance di poter portare nella capitale l’attuale allenatore dell’Atalanta quarta in classifica, non sono moltissime. Eppure tutti gli sforzi sono indirizzati verso quella direzione, mentre in casa Roma, in queste settimane, andrà affrontata la questione De Rossi. A due gare dalla fine, si dovrà comunicare al giocatore – e a tutto l’ambiente – se quella contro il Parma sarà l’ultima da giocatore del capitano, oppure se si andrà avanti per un’altra stagione.


Luca Chierico: una dinastia di campioni d’Italia

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Si chiama Luca Chierico, è un classe 2001, e come segno distintivo ha il cognome, visto che è il figlio di Odoacre, campione d’Italia con la Roma nel 1983. Un “Figlio di” che però non sente il peso di dover dimostrare di essere all’altezza della fama del padre, che per lui, in questa stagione, ha deciso di lasciare la Primavera giallorossa, nella quale era un collaboratore di Alberto De Rossi. Una scelta presa per lasciare sereno Luca — passato in Primavera — nei confronti del quale avrebbe avuto un inevitabile conflitto d’interessi, rischiando di condizionarne crescita e rendimento. Chierico Junior è un centrocampista centrale, un regista, capace di incidere anche in zona gol. Una grande personalità e la scelta dei tempi giusti, queste tra le caratteristiche principali del ragazzo, che è stato uno dei leader dell’Under 17 romanista (con cui ha conquistato lo scudetto), costretto però a convivere negli ultimi tre anni con dei continui problemi alla spalla — è stato anche sottoposto ad alcuni interventi — che lo ha fortificato anche da un punto di vista caratteriale. Bravo tecnicamente, buoni piedi, calcia bene, la scorsa stagione si ricorda un suo gran gol segnato addirittura da metà campo nella sfida contro la Salernitana. Una rete che, nell’epoca della viralità, ha fatto il giro del web. Di lui si parla un gran bene dentro Trigoria, anche se dovrà trovare una continuità fisica per potersi affermare in maniera decisiva e fare il salto in prima squadra.

 

 


Bravo Massa: scelte corrette. Il gol di Ronaldo in fuorigioco

GAZZETTA DELLO SPORT - CATAPANO - Al 12’ Nzonzi butta giù Ronaldo al limite dell’area, Massa non interviene. Al 23’ proteste juventine per un tamponamento in area giallorossa tra Kolarov e Ronaldo: anche qui, il direttore di gara ritiene entro i limiti del regolamento l’intervento dell’esterno giallorosso. Scelta condivisibile. Al 51’ entrata decisa ma non particolarmente cattiva di Dzeko su Chiellini, Massa opta per la pericolosità dell’intervento e ammonisce il centravanti bosniaco. Proteste romaniste. Al 64’ molto bella e fulminea l’azione della Juventus: Dybala serve Ronaldo che si invola e, solo davanti a Mirante, lo trafigge. Ma il portoghese era in fuorigioco, bravo l’assistente Preti a coglierlo in diretta. Al 73’ ammonito Emre Can, che ha trattenuto vistosamente Kluivert: giusto. Due minuti dopo, stessa sorte per il romanista Zaniolo, che stoppa un contropiede di Cuadrado: fallo tattico, ammonizione giusta. All’83’ Under entra nell’area juventina e sembra prendere il tempo a Chiellini, che lo ostacola. L’attaccante turco cade a terra e chiede il rigore, ma le immagini mostrano come i due si trattengano reciprocamente. Giusta anche in questo caso la valutazione dell’arbitro Massa.

 


«Troppo piccolo a chi?» Alessandro è Magno al cospetto di Cristiano

GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Era proprio quello che sognava da un po’. Per far pace con la sua gente, per correre sotto la Sud e tornare a sentirsi un protagonista vero. Ed era proprio quello che voleva, ancora di più, dal 15’ della ripresa e cioè da quando Cristiano Ronaldo gli ha rivolto quegli appellativi non proprio eleganti. «Sei troppo piccolo per parlare», dopo quel battibecco conseguenza di una palla giocata dal portoghese con Dzeko a terra e tutta la Roma ferma in attesa dei soccorsi. Ecco, forse Alessandro Florenzi lì ha trovato una forza ancora più grande, una voglia ancora più forte e un orgoglio ancora più profondo. E quando ha avuto la palla giusta, l’ha lavorata con un colpo di genio, uno «scavetto» bello ed elegante, proprio come non erano state le parole di Ronaldo. E a chi si aspettava la dedica polemica al portoghese, è invece arrivata quella per le figlie Penelope e Sveva.

A tu per tu

Alla fine Florenzi non vuole entrarci nella polemica, anche se poi qualcosa gli sfugge e si capisce che il comportamento di Ronaldo non è che gli sia piaciuto. «Lasciamo perdere quello che succede in campo – dice –. Noi prima avevamo buttato fuori la palla due volte, lui invece l’ha giocata. Nel primo tempo potevamo ripartire con Kolarov e invece non l’abbiamo fatto, buttando fuori il pallone, perché noi siamo questi. Poi lui è il Pallone d’oro e pensa che abbia il diritto di fare tutto quello che poi ha fatto. Anche io dico e faccio tante stupidaggini in campo, ma rimangono lì». Meglio pensare a quello «Spiderman» finale gridato da Alessandro alle telecamere, mimando il gesto delle ragnatele. Era una promessa fatta alle figliolette.

Niente rimpianti

Anche perché il gol di ieri è pesantissimo, perché permette alla Roma di continuare a sognare la Champions. O, nella peggiore delle ipotesi, di mettere un’ipoteca sulla prossima partecipazione alle coppe europee. «A questo punto non dobbiamo neanche più guardare la classifica – continua Florenzi –. Mancano due partite, con Sassuolo e Parma, dobbiamo giocarle come questa con la Juventus e portare a casa due vittorie. Poi, alla fine, vedremo dove saremo arrivati, guardandoci in faccia tutti. L’importante sarà aver dato tutto, non avere ulteriori rimpianti. Sappiamo bene che non è stata l’annata che volevamo fare, ma è successo per tanti motivi: un po’ di sfortuna e un po’ di demerito».

Le scelte

E allora meglio godersi la vittoria, perché Flo l’aveva pronosticata anche alla vigilia, quando aveva parlato di peggior stagione giallorossa tra le ultime sei. «Siamo stati bravi a restare in partita, sapevamo che non sarebbe stato facile battere la Juve. Abbiamo giocato per vincere, ma cercando di non perdere. Ranieri ha fatto delle scelte giuste, penso all’ingresso di Under. Sono contento per lui, ci è mancato molto in questo periodo e questo è il “Cencio” che vogliamo fino al termine della stagione. Ma è stato bravo anche Kluivert. Questo vuole dire che con la testa e con le gambe ci siamo, abbiamo corso fino alla fine. E siamo contenti». Sono mesi che Florenzi soffre per il rapporto incrinato con la parte calda della tifoseria, tanto che negli ultimi tempi aveva cercato in più modi di riallacciare i fili. Il gol di ieri è il modo migliore per resettare. Florenzi lo voleva. Dopo quel «a tu per tu» con Ronaldo è ancora più bello.


Sorriso Nzonzi:«Vogliamo l’Europa, lottiamo così fino alla fine»

GAZZETTA DELLO SPORT - Steven Nzonzi in campo c’è andato, e anche bene, tanto che quando ha fatto un intervento su Cristiano Ronaldo, arpionando un pallone su cui in pochi avrebbero scommesso, si è preso gli applausi di tutto l’Olimpico: «Avevamo una grande voglia di riscattare il risultato di Genova, nel nostro stadio e davanti ai nostri tifosi», ammette il francese. Davanti a 50mila romanisti, davanti a Marcos Cafu e a quel compagno che, con lui, ha condiviso la vittoria della Coppa del Mondo, un anno fa, Nzonzi, soprattutto nel secondo tempo, è sembrato un giocatore più convinto rispetto al passato: «Ho voglia di conquistare il posto in Europa, vogliamo continuare a lottare». Cosa che la Roma ha fatto soprattutto nella ripresa, dopo un primo tempo opaco: «Sapevamo di giocare contro i campioni, il livello di concentrazione è stato più alto del solito - spiega Nzonzi -. Abbiamo lavorato bene e oggi l’abbiamo tradotto in campo con un’ottima prestazione».


De Rossi, poker di pareggi: rischia di scivolare al 5° posto

GAZZETTA DELLO SPORT - Il poker di pareggi consecutivi costa caro alla Roma che perde il terzo posto in classifica. Non riescono più a vincere i ragazzi di De Rossi che dalla trasferta con la Samp tornano a casa con uno 0-0. È un punto che si aggiunge alla collezione di 2-2 rimediati con Empoli, Fiorentina e Cagliari, e che non serve a scavalcare il Torino, a -6 dall’Inter al secondo posto. [..] Contro i blucerchiati, miglior difesa del campionato, i giallorossi, miglior attacco, hanno sofferto le tante assenze, su tutte quelle di D’Orazio e Cangiano. Ci ha provato però il giovane Silipo a prendere la squadra per mano, sfiorando il palo nella ripresa: «Sono entrato dalla panchina e ho dato il massimo. Davanti alla porta ci ha detto male: abbiamo avuto molte occasioni e siamo dispiaciuti» ha commentato.


Ti aspetti Ronaldo e poi spunta Dzeko: la Roma resta viva

LA REPUBBLICA - BOCCA - È finita con la curva a cantare l’antico “Grazie Roma”, dopo aver scoperto che Roma-Juve è sempre Roma-Juve e non può essere una partita come tutte le altre. Se poi finisce con un 2-0 secco alla Juve campione d’Italia, si poteva persino pensare che la serata fosse un brandello di quella storica rivalità. Magari qualcuno dopo i gol di Florenzi e Dzekonell’ultimo quarto d’ora, avrà chiuso gli occhi e sarà tornato agli anni ‘80. Il risultato - sia pure di grande soddisfazione per la Roma di Ranieri e seccante per la Juve di Allegri sempre in tensione - non cambia nulla per i bianconeri (terza sconfitta dopo Genoa e Spal), ma riporta la Roma sul Milane la tiene agganciata al treno Champions. In attesa delle prossime due partite. La Juve, pur sospesa in questo periodo di mercato incombente e di destini interlocutori, da Allegri a Dybala, sembrava quasi aver trovato inizialmente più motivazioni nel Roma-Juve più fiacco e meno avvelenato dell’ultimo secolo. Quasi che la qualificazione alla Champions la dovessero cercare a tutti i costi i bianconeri e non la Roma, arrivata al match demoralizzata dalle imprese dell’Atalantae dall’offensiva del Milan. Nella prima parte è stata la Juve a tenere il campo e vedersi fermare da Mirante, portiere arrivato alla Roma come riserva di Olsen e diventato con Ranieri titolare: provvidenziali i suoi interventi su Cuadrado e Dybala. Alla Roma è stato lasciato qualche contropiede in cui ha brillato El Shaarawy, più una traversa di Pellegrini. Dzeko, che si sarebbe poi preso il gran finale, si sarebbe distinto, a inizio ripresa, per un fallaccio su Chiellini: il mondo alla rovescia. La Roma e Ranieri si sono giocati tutto in zona Cesarini, dando più profondità al gioco e approfittando degli slabbramenti di una Juve sbilanciata in avanti ed evidentemente convinta di poter pilotare la partita. I gol della Roma sono arrivati come un destro-sinistro al mento. L’inserimento di Under ha dato freschezza e velocità. Il gol di Florenzi, su perfetta triangolazione con Dzeko, a scavalcare Szczesny in uscita. Il gol di Dzeko invece in contropiede su lancio di Under. Apoteosi sotto la Curva Sud. Molto più Dzeko di Ronaldo. Che si trova in questa sospensione spazio-temporale, la mancanza della Champions gli ha tolto ossigeno, ha scoperto che a 34 anni, in Italia, si possa dover fare i conti in classifica marcatori con Quagliarella (cinque gol in più) o uno Zapata qualsiasi (un gol avanti). Nel frattempo capita di ritrovarsi Fazio sugli stinchi, sgomitare e litigare con Florenzi sotto il naso dell’arbitro, vedersi annullare un gol per fuorigioco. L’ansia di dover far gol non lo divora, ma si vede anche che c’è qualcosa che non va e che il Ronaldo di quest’anno è incompiuto. Gli applausi più calorosi alla fine li ha presi Claudio Ranieri, traghettatore verso un futuro ancora sconosciuto: «Continuiamo a credere che tutto sia possibile. Dobbiamo arrivare in fondo con la coscienza a posto. Non mi dò speranze di panchina, penso solo a lavorare. E non voglio nemmeno fare il supervisore o la chioccia di chissà chi. Io sono un allenatore e mi diverto ancora a farlo»