Stadio, stretta su Tor di Valle. Ma Fiumicino offre altre ipotesi
LA REPUBBLICA - L. D'ALBERGO - Una visita di cortesia. Come raccontato ieri da Repubblica, l’altro giorno la Roma si è imbarcata in un sopralluogo per ascoltare le proposte del sindaco di Fiumicino, il dem Esterino Montino. Un po’ per non mancare di rispetto a chi si è fatto avanti armato di buona volontà a fronte dei ritardi accumulati dal Campidoglio, anche a causa delle inchieste giudiziarie, sull’iter del nuovo stadio giallorosso. Un po’ per rendersi conto di cosa ci sia Oltretevere, al di fuori di Tor di Valle. Un modo, insomma, per tenersi sempre aggiornati sulle possibili alternative nella capitale e dintorni. All’Eur, però, nei nuovi uffici dei giallorossi, la convinzione è che non serviranno piani B. Per chiudere la convenzione urbanistica con gli uffici del Campidoglio mancano due, al massimo altri tre incontri. E le sensazioni sono «positive». Se non ci saranno intoppi, il patto tra il club e il Comune verrà finalmente tradotto in una delibera da votare in aula Giulio Cesare prima della pausa estiva. Un atto su cui la maggioranza grillinadovrà dimostrare di essere davvero compatta. La questione politica, in fondo, è sempre la stessa. I 5S erano partiti con l’idea di non realizzare nuovi impianti sportivi a Roma. Figurarsi uno stadio tanto importante come quello dei giallorossi. Ora, invece, si trovano per le mani un progetto che in passato avrebbero contestato punto per punto. Ecco, più di un consigliere è rimasto su quella linea e potrebbe decidere di non farsi vedere in aula Giulio Cesare il giorno del voto. L’exit strategy, considerando che il Pd ha già ribadito la sua contrarietà all’opera dopo il taglio delle cubature e delle opere pubbliche, sarebbe il voto in seconda convocazione. A quel punto, seppur nell’imbarazzo generale, i pentastellati riuscirebbero a portare a casa il via libera senza il bisogno della maggioranza al gran completo. Il calendario della Roma, al netto del trambusto causato dalle ultime questioni sportive e dalle voci che vorrebbero forte l’interesse di un fondo del Qatar per il club del presidente James Pallotta, è già fissato. Come detto, rimangono tre riunioni. Gli ultimi tre faccia a faccia con i dirigenti capitolini per trovare la stretta di mano e buttare giù il documento che prescrive puntualmente gli obblighi che i privati dovranno rispettare per costruire stadio e uffici a Tor di Valle. Per quei terreni il patron statunitense dei giallorossi verserà presto una prima tranche da 7 milioni di euro alla Eurnova di Luca Parnasi. Il resto, quasi altri 100, arriveranno dopo l’accordo con il Comune. Un’intesa che fino a questo momento non si è trovata per una netta divergenza di vedute sulla tempistica degli interventi pubblici finanziati dai proponenti: la Roma, logorata da un iter infinito, sa di poter realizzare lo stadio in tempi più brevi di quelli che il Comune impiegherà per mettere a bando la realizzazione delle nuove strade a servizio dell’impianto e l’acquisto dei treni per la Roma-Lido.
Il piano B dell’As Roma per scuotere la sindaca
LA REPUBBLICA - D. AUTIERI - La battaglia sullo stadio della Roma sale di livello. E il fronte si sdoppia. L’anticipazione di ieri lanciata da Repubblica che rivela l’ipotesi di costruire il Colosseo del calcio non più sui terreni di Tor di Valle, ma nell’area della nuova Fiera di Roma, riscrive la storia e il futuro del più grande progetto urbanistico della capitale, e aumenta il numero dei contendenti sull’affare edilizio del decennio. Il fronte della battaglia diventa duplice: da un lato lo scontro politico, dall’altro gli interessi industriali. Edificare lo stadio nei pressi della nuova Fiera scippa al Comune di Roma la più grande opera urbanistica della storia contemporanea di questa città, offrendo su un piatto d’argento a Fiumicino e al suo sindaco Esterino Montino la possibilità di mettersi una medaglietta politica di non poco conto. L’impressione, confermata da alcune fonti qualificate, è che proprio la As Roma (ufficialmente per il momento “non interessata” alla soluzione Fiumicino) sia stufa dei tentennamenti della sindaca Raggi e veda di buon grado l’ipotesi di far entrare in gioco un nuovo soggetto politico, alimentando così una battaglia sull’efficienza e sul consenso, e facendo leva sulla contesa aperta tra il Pd (in crescita nei consensi) e ilMovimento 5 Stelle, ancora impegnato a leccarsi le ferite delle elezioni europee. Esterino Montino, già presidente ad interim ed assessore all’Urbanistica della Regione Lazio, oltre che ex-assessore ai lavori pubblici del Comune di Roma, è la personalità più adatta per raccogliere un progetto come quello dello stadio, superando a destra la lumaca grillina del Campidoglio. Del resto, tutti i protagonisti di questa vicenda sono ormai convinti che prima di settembre il consiglio comunale di Roma non si pronuncerà sulla convenzione che dovrebbe dare il via libera alla costruzione. Il tempo passa, le inchieste giudiziarie si tirano dietro un pezzo di Campidoglio, e la società di calcio paga un prezzo salato per colpe non sue. Da qui la decisione di aprire un fronte inedito, ma nuovi terreni significano nuovi costruttori. E se non fosse Leonardo Caltagirone, sarebbe comunque un soggetto diverso dalla Eurnova, ex-società di Luca Parnasi. Guardare a una soluzione alternativa è un gioco facile, mentre l’ipotesi Tor di Valle viene frenata dall’immobilismo capitolino. L’ultima notizia, emersa dalle dichiarazioni della sindaca dopo la sonora sconfitta delle europee, è il possibile slittamento della costruzione del ponte dei Congressi, uno dei progetti inseriti nel piano di mobilità del nuovo stadio. Già in parte finanziata con fondi statali, l’opera non è stata ancora avviata e oggi rischia l’ennesimo rinvio. Gli attuali vertici di Euronova (la società proprietaria dei terreni di Tor di Valle) si dichiarano tranquilli e convinti che l’operazione vada in porto, anche se a Palazzo Senatorio sembra ancora dominare l’incertezza. Serve un piano B, che sia un’ alternativa per la società di calcio, o anche solo di stimolo alla sindaca Raggi.
Montino: “Abbiamo aree in abbondanza e voglia di fare”
LA REPUBBLICA - CASALINI - Esterino Montino, sindaco di Fiumicino, ha rilasciato un'intervita al quotidiano per parlare della possibilità di costruire lo stadio della Roma nei terrerni limitrofi alla nuova Fiera di Roma anzichè a Tor di Valle. Queste le sue parole:
Sindaco Montino, lo vorrebbe il nuovo stadio della Roma nei terreni del suo Comune, Fiumicino?
«Certamente sì, sono io che ho detto ai dirigenti della Roma: ‘spero che la situazione col Campidoglio si sblocchi, ma sappiate che qui a Fiumicino ci può essere una alternativa’. Era un paio di mesi fa, in un momento particolarmente, diciamo così, incagliato, della questione nuovo stadio, e ci siamo incontrati nei miei uffici».
Perchè ha offerto un piano B al progetto giallorosso?
«Non ho indicato un’area in particolare, ho fatto un quadro più ampio. Loro hanno bisogno di circa 40, 50 ettari, e da noi ci sono circa 200, 300 ettari liberi sulla destra dell’autostrada andando verso l’aeroporto tutti edificabili: sono a blocchi di circa 30, 40 ettari di diversi proprietari mentre le aree libere di Leonardo Caltagirone credo siano troppo piccole. Sono già infrastrutturati, hanno strade, ferrovie e vastità di parcheggi. Appena a 7 km da Tor di Valle. E come amministratore ritengo che un grande impianto sportivo sia un intervento urbanistico più qualificante di una distesa di capannoni»
Ma entrerebbe in quei terreni il progetto concepito a Tor di Valle?
«Va comunque ridimensionato, io parlo con l’As Roma per lo stadio, la foresteria, l’albergo e spazi commerciali legati allo sport. Non voglio palazzoni»
Ha mai parlato col Campidoglio?
«No, ma ho sentito la sindaca Raggi che rispondeva così, elegante, a una radio privata. “See, je piacerebbe a Montino...»
Rinnovi, da Zaniolo a Pellegrini: i 4 giallorossi in attesa
GAZZETTA DELLO SPORT - Gianluca Petrachi dovrà aspettare ancora, almeno una settimana se non qualcosa in più, per capire e sapere quando e come potrà iniziare a sentirsi davvero il nuovo d.s. della Roma. Le cose da fare, del resto, sono tantissime, e tra queste ci sono anche i rinnovi. Il primo da dover affrontare, senza aspettare oltre, è quello di Stephan El Shaarawy. Stephan attualmente guadagna 3 milioni di euro (2,5 come parte fissa e circa 500mila euro di bonus facili) e punta ad arrivare a 3,8-4.
Poi bisognerà risolvere il prima possibile la situazione di Nicolò Zaniolo, che guadagna ancora appena 300mila euro: ora e di euro a salire. Ora, invece, il giocatore ne vuole almeno il doppio, con i dirigenti giallorossi che invece non vorrebbero andare oltre il milione e mezzo.
Un altro che aspetta da tempo l’adeguamento contrattuale è poi Cengiz Under: in questo momento porta a casa circa un milione, cifra che vorrebbe vedersi ritoccare verso l’alto. Under ha altri tre anni di contratto, esattamente come Lorenzo Pellegrini. Il futuro vicecapitano della Roma ha anche una clausola rescissoria (biennale) da 30 milioni di euro. Se la Roma volesse toglierla, inviterà il giocatore a parlarne, offrendogli nel contempo un adeguamento contrattuale.
Il club si affida a Totti: dovrà sondare Gattuso. E Di Biagio si propone
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - La Roma serra le fila, riordinando le idee dopo il no di Gasperini. Il tecnico ha preferito restare a Bergamo, a Trigoria non l’hanno presa benissimo, costretti a fare i conti con un appeal da riconquistare sul mercato degli allenatori. E non solo. Petrachi ancora non si è liberato dal Torino, il mercato è quindi ancora in stand by, in attesa di focalizzare un mister che sia felice della chiamata dei giallorossi e che non debba prendere tempo. Piove sul bagnato, tra le critiche del mondo del calcio, molto duro nei confronti della gestione societaria, reduce dall’allontanamento come calciatore di De Rossi e da due rifiuti pesanti, come quelli di Conte e Gasperini. Per questo è stato aperto una sorta di comitato d’emergenza, con Totti convocato alla sede dell’Eur per concordare le strategie, insieme all’ad Fienga e al vice-presidente Baldissoni. Gattuso, appena liberatosi dal Milan, è un profilo che piace molto a Trigoria e per questo motivo è forse stato coinvolto Totti, molto amico di Ringhio. Ci sono poi i “soliti” De Zerbi e Giampaolo, con il pensiero lontano a Sarri, visto che stavolta nessuno vuole correre rischi, rischiando un altro no. «Non mi ha chiamato nessun club — spiega De Zerbi — e mi piacerebbe restare al Sassuolo, anche se devo parlare col presidente». Si propone, in pratica, Gigi Di Biagio, attualmente sulla panchina dell’Under 21. «L’ambizione di un tecnico è quella di allenare le squadre più forti, e, tra queste, c’è sicuramente la Roma. Ma adesso non voglio titoli su questo, non mi sembra il caso, né per il mio momento né per quello dei giallorossi. De Rossi allenatore? Daniele può fare qualunque cosa, allenare i giovani per maturare esperienza e poi fare il salto con i grandi». E l’ex numero sedici, fresco di addio ai giallorossi, è in questi giorni a Tokyo con la moglie Sarah, che ieri ha postato su Instagram una foto di loro due insieme, assicurando che “Il ragazzo sta bene”. È intanto stata rinviata a data da destinarsi la campagna abbonamenti (la cui partenza era prevista per martedì scorso), visto il clima di caos e malcontento. Probabilmente non verrà presentata, ma si comunicherà solamente il giorno in cui sarà possibile cominciare a rinnovare il proprio abbonamento.
Stadio sul binario morto. Voci di interesse dal Qatar
IL MESSAGGERO - MENICUCCI - Politica, calcio, affari. E, in mezzo, un vero e proprio rebus: ma il controverso e da molti contestato progetto sullo stadio della Roma va avanti o è fermo? E James Pallotta – dopo aver chiamato all’adunata i tifosi («se volete il nuovo impianto fatevi sentire», le sue parole) e averne ricevuto come risposta una sonora contestazione («noi lo stadio non lo vogliamo») – procede o indietreggia?
LO STALLO - Perché ogni giorno che passa, nubi sempre più nere (sarà la strana primavera che stiamo vivendo...) si addensano su Tor di Valle. E non solo per quanto riguarda il Campidoglio. Perché i fattori di criticità, dopo questo 26 maggio, sono ulteriormente aumentati. Sarà pure, come ha scritto Daniele De Rossi nella sua lettera di saluto ai supporter giallorossi, che «il 27 maggio il vento soffia ancora», ma sempre meno sembra spirare dalle parti dell’ex Ippodromo. In Campidoglio, al di là delle solite riunioni tecniche con Eurnova (una c’è stata ieri, l’altra la settimana prossima), sul fronte politico tutto tace: la variante urbanistica, che doveva essere portata in aula entro l’estate, non è ancora stata calendarizzata e dopo l’arresto di De Vito l’attività si è ulteriormente paralizzata. Altro indizio, la rimodulazione delle opere pubbliche nel piano di investimenti 2019-2021: il ponte dei Congressi slitterà ancora in avanti, visto che la giunta grillina, con soli due anni davanti (che, in realtà, tra campagna elettorale e ferie estive sono si e no 18 mesi di lavoro pieno), vuole puntare solo su ciò che pensa di realizzare entro la fine del mandato. Come se non bastasse, la batosta elettorale crea dei contraccolpi nel Movimento, nazionale e romano: brusca frenata sull’anima “governista”, ritorno di fiamma alle origini, quando M5S era un partito “di lotta”. E poi c’è la Roma di JP, in enormedifficoltà anche lui. La gestione dell’addio di De Rossi, le possibili cessioni di Dzeko e Manolas, la caccia (finora fallimentare) al nuovo tecnico. Il patron americano è sotto tiro, accusato – appunto – di «pensare solo allo stadio».
LE POSSIBILI TRATTATIVE - In questo clima, ieri è saltata fuori l’ultima voce. Che la Romaabbia chiesto al Qatar di intervenire per finanziare il nuovo impianto. Ricostruzione che, in questi termini, è stata smentita dal club giallorosso: «Non abbiamo chiesto nulla a nessuno. Con il Qatarabbiamo i soliti rapporti: sponsor e attività collaterali». Una risposta che si regge sulle sfumature. Magari la Roma non ha chiesto, ma questo non esclude che il Qatar possa essere interessato all’affare, anche perché il Paese arabo è già molto presente nel mondo del calcio europeo, dopo l’acquisto del Psg in Francia. E con la Roma i rapporti si sono via via intensificati. Prima la sponsorizzazione, poi le voci di una possibile cessione del club. Ipotesi smentita, anche questa, anche se erano già circolate delle cifre: 400-500 milioni di euro. Fantacalcio? Chissà. L’idea che Pallotta sia stanco, che abbia capito che il business stadio non è così semplice, circola ormai da un po’. Ed è naturale che, se il Qatar investisse nel nuovo impianto (o addirittura lo rilevasse), per il patron di Boston verrebbe meno il motivo fondamentale per cui si prese la Roma. Ipotesi, scenari. Ma qualcosa simuove. E la Raggi, questa è la sensazione secondo gli insider del Campidoglio, sta a guardare. Tanto a fine mandato mancano due anni, che poi sono anchemeno.
La Roma cerca un Drago per chiudere la porta
CORRIERE DELLA SERA - Le straordinarie prestazioni di Bartlomiej Dragowski negli ultimi mesi di campionato non sono bastate per salvare l’Empoli dalla retrocessione ma hanno messo il ventunenne polacco sotto gli occhi di tutti. Dragowski tornerà alla Fiorentina, proprietaria del suo cartellino, con contratto in scadenza nel giugno 2021. L’estate scorsa i viola hanno comprato dal Tolosa (a 8,5 milioni) Alban Lafont, che ha vissuto un campionato fatto di alti e bassi ma che è un investimento per il futuro: ha infatti solo 20 anni. È lampante che non si possono tenere in rosa due portieri emergenti e la Romasi è così inserita, approfittando delle trattative su Gerson, che quest’anno è stato in prestito proprio alla Fiorentina, giocando 36 partite e segnando 3 gol. Può essere la pedina di scambio per il portiereoppure la chiave per un incrocio di prestiti.
Il Cagliari ha sparato altissimo per Cragno. La Juventus offre Mattia Perin, ma lo valuta 20 milioni e vorrebbe inserirlo nell’affare-Zaniolo, per abbassare l’offerta per il centrocampista. Un affare che non interessa la dirigenza giallorossa. Sotto osservazione anche due portieri greci: Odysseas Vlachodimos, 25 anni, del Benfica, e Vassileios Barkas, 24 anni, dell’Aek Atene, che l’ha offerto in cambio di Ezequiel Ponce, che ha segnato 16 gol in campionato. Kevin Trapp tornerà al PSG dal prestito all’Eintracht Francoforte edèun profilo che piace. Il problema è il contratto a cifre da «emiri» in scadenza nel giugno 2020: il PSG, dunque, non può prestarlo ma soltanto venderlo.
Di Biagio: «In futuro vorrei allenare i giallorossi»
CORRIERE DELLA SERA - Gigi Di Biagio, commissario tecnico della Nazionale Under 21, non può fare a meno di ammettere che, in un futuro più o meno prossimo, gli piacerebbe allenare la Roma: la squadra in cui ha giocato ormai 25 anni fa e che, soprattutto, gli è rimasta nel cuore. E chissà che il suo nome, nell’ambito di un progetto incentrato su giovani italiani e senso di appartenenza, non possa davvero essere preso in considerazione. «L’ambizione di un allenatore è quella di guidare una grande squadra, ma non parlo nello specifico della Roma, altrimenti tutti scriveranno che sono il nuovo tecnico giallorosso perché sono anche stato accostato a loro - spiega Di Biagio - . Quando farò l’allenatore di club, l’ambizione è allenare le squadre più forti. Tra queste c’è sicuramente la Roma».
Ufficiale l'esonero di Spalletti. Non è più il tecnico dell'Inter
La notizia era data per certe da diverse settimane ed ora è arrivata l'ufficialità: Luciano Spalletti non è più l'allenatore dell'Inter. Questo il comunicato emesso dal club nerazzurro ed apparso sul suo sito, inter.it:
"FC Internazionale Milano comunica che Luciano Spalletti non ricopre più il ruolo di allenatore della Prima Squadra. Il Club ringrazia Spalletti per il lavoro svolto e per il percorso compiuto insieme".
Chi è la talpa del retroscena di De Rossi e i tre senatori che vogliono Totti fuori?
NEXTQUOTIDIANO.IT - NERI - Oggi Carlo Bonini e Marco Mensurati su Repubblica parlano di un carteggio tra Ed Lippie e James Pallotta, rispettivamente ex capo dei preparatori atletici e proprietario dell’A.S. Roma, che getterebbe, secondo le intenzioni, una luce inquietante sui rapporti interni alla società giallorossa. La notizia, secondo l’anticipazione pubblicata dal sito, è che “De Rossi e altri 3 senatori volevano Totti via dalla Roma”. Come vedremo, il racconto della storia invece ci dice molto altro. Tutto parte dal racconto di questa scena immortalata dalle telecamere il giorno dell’addio di De Rossi alla Roma. “Io non volevo”, dice uno dei due all’altro e le interpretazioni univoche: si parla del modo – incredibilmente negativo dal punto di vista dell’immagine – con cui la società ha gestito la (propria) decisione di non rinnovare il contratto al suo capitano. Secondo Bonini e Mensurati quella frase si spiega proprio leggendo il carteggio tra Lippie e Pallotta. Si parla di una lettera inviata il 16 dicembre in cui le “fonti” del preparatore sostengono:
I quattro “senatori”, che cita — De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas — ritengono il gioco di Di Francesco dissennato, dispendioso sul piano della corsa ma misero su quello della tattica. Lamentano l’indebolimento della squadra. Il tecnico – dicono da Roma – è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3. Circondato da uno staff non all’altezza, vittima della sua stessa presunzione di riuscire ad “adattare” calciatori non compatibili col suo gioco.
La prima cosa che viene in mente leggendo la frase è che le fonti non saranno facili da individuare, perché quello che rivelano è ciò che pensano tutti i tifosi della Roma. Il gioco di Di Francesco ha portato spesso la squadra a prendere rischi inutili e pagarne le conseguenze (l’ultima trasferta a Cagliari, quando gli avversari pareggiarono in nove grazie a un “buco” di Manolas e alla difesa alta), la squadra è stata oggettivamente indebolita negli ultimi due mercati (a casa Salah, Alisson – che si giocano la finale di CL tra poco – Nainggolan, Strootman venduto a mercato italiano chiuso; i rimpiazzi li avete visti tutti…). Se lo staff non è all’altezza, poi, la questione si fa ancora più drammatica per i dirigenti che hanno gestito l’A.S. Roma, perché è stato Di Francesco a volere i suoi preparatori e a far chiudere il rapporto con Lippie, l’autore della lettera. Poi si passa alle accuse a Monchi:
Già, Monchi. Lippie scrive che a Trigoria è visto come il fumo negli occhi. Lo vivono come un narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa. Gli rimproverano doppiezza nei rapporti, insofferenza nei confronti dei giocatori di seconda fascia, capacità manipolatorie nelle informazioni in uscita da Trigoria e un mercato che non è passato attraverso una corretta due diligence.
E anche qui, che gli vuoi dire alle povere fonti, oltre che c’hanno ragione? Ma andiamo al dunque, cioè a Totti:
E tuttavia è l’ultima delle informazioni che Lippie scrive al presidente quella che prefigura la catastrofe. Se le fonti dell’ex preparatore dicono il vero la squadra soffre la presenza di Totti nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette allo spogliatoio. L’ottavo re di Roma, il suo figlio prediletto, è mal tollerato — così scrive Lippie — da coloro a cui ha consegnato il testimone e che pubblicamente non smettono di celebrarlo. Le fonti di Lippie chiedono che l’ex “Capitano” venga allontanato da Trigoria se necessario cacciando Di Francesco cui Totti è legatissimo. E sostituendolo con qualcuno che lo tenga lontano.
Ora, attenzione: rileggete il titolo di Repubblica che si trova in copertina e quello sul sito: si parla di una rivolta di De Rossi e di tre senatori. Nella frase che leggete qui si dice che la squadra non vuole Totti senza accusare precisamente nessuno. Non è strano? No che non lo è. Perché dopo vengono svelate le tre fonti:
Ed Lippie svela quindi l’identità delle sue fonti. Sono il medico sociale Riccardo Del Vescovo e il fisioterapista Damiano Stefanini. Indica in particolare Del Vescovo come il più convinto che la Roma debba essere “detottizzata”.
Oh, avete visto chi è il più convinto che la Roma debba essere detottizzata? Il fisioterapista. Ma perché allora nel titolo c’è De Rossi?
Nell’articolo si racconta di come, dopo questa lettera, Monchi abbia rassegnato le dimissioni che sono state respinte; poi Di Francesco viene mandato via in seguito al ko di CL e il direttore sportivo, che qui ha fatto molti più danni della grandine pur avendo una schiera di leccaculo che fino all’ultimo lo ha difeso con audacia e sprezzo del ridicolo, che finalmente prende cappello. Vengono cacciate anche le “fonti” di Lippie, ovvero quelli che da raffinati insider dicevano le stesse cose che dicevano tutti i tifosi della Roma dotati del dono della vista.
E questa vicenda dimostra anche qualcosa. Precisamente, dimostra che il pesce puzza dalla testa. E’ infatti evidente anche a un cieco che l’inquadramento della notizia serve alla società A.S. Roma di rispondere alle contestazioni che sono scoppiate in tutta la città dopo che un nutrito gruppo di incapaci è riuscito a portare in dodici mesi una squadra dalla semifinale di Champions League alle qualificazioni in Europa League.
Il nutrito gruppo di incapaci non sono i giocatori, ma i dirigenti. Perché se in campo ci vanno i giocatori, chi li sceglie strapagandoli è il responsabile della cazzata. In ogni azienda, come direbbe Fienga, sono i dirigenti i responsabili delle scelte. Invece questo articolo sposta l’attenzione (nel titolo) su De Rossi e cerca di indicare nei personaggi che hanno lasciato la società i responsabili della stagione della disfatta.
Facile pensare che se è colpa loro, non può essere colpa, ad esempio, del tizio che ha preso Pastore regalandogli uno stipendio monstre per fargli giocare 10 partite. E soprattutto, del tizio che ha detto che il dirigente era un genio. Se è colpa degli altri, non è colpa del dirigente che ha preso Karsdop nonostante fosse infortunato a una cifra incredibile per un terzino e poi ha scoperto che il calciatore non era in grado di giocare per un anno. Se è colpa degli altri, non è colpa del tizio che pensava di sostituire Salah con Schick. E soprattutto, non è colpa del presidente che ha scelto quel tizio (Monchi) e di qualche eventuale genio della dirigenza sportiva attualmente prestato al golf che gliel’ha suggerito (Baldini).
Ricapitolando: la proprietà (con i relativi consiglieri) è in cerca di capri espiatori che gli consentano di incolpare qualcun altro dell’oggettivo depauperamento della squadra. Oggi è uscito un articolo che nel titolo dice una cosa e nel testo ne dice un’altra. E la cosa divertente è che ci saranno migliaia di persone che oggi a Roma accuseranno l’Ambiente Romano per i risultati della squadra. Invece, come abbiamo visto, i risultati sono frutto degli incredibili errori dei dirigenti. E il resto sono chiacchiere da bar. C’è gente che viene pagata per dire che è colpa dei tifosi, e vabbeh, quando si viene pagati bisogna fare il proprio lavoro. Il brutto è che c’è pure gente che lo fa gratis.
La Roma contatta Trapp per il dopo-Olsen
La Roma cerca un nuovo portiere per sostituire Robin Olsen ed avrebbe avviato i contatti per Kevin Trapp, portiere del Paris Saint-Germain. Questo è quanto riferito dal sito tuttomercatoweb.com, che spiega come l'estremo difensore tedesco quest'anno ha giocato in prestito all'Eintracht Francoforte dopo l'arrivo di Buffon sotto la Torre Eiffel. La società giallorossa starebbe pressando il giocatore da giorni per convincerlo ad accettare l'offerta romanista.
La Roma resta in alto mare
IL TEMPO - AUSTINI - Inalto mare è dire poco, la Roma deve ricominciare da zero. Il nuovo direttore sportivo, Gianluca Petrachi, è stato scelto ma è costretto a lavorare nell’ombra fino a quando non trova un accordo con Cairo per svincolarsi dal Torino. Dei tre allenatori selezionati come prime scelte, due - prima Conte poi Gasperini - hanno declinato la proposta dei giallorossi, l’altro, Sarri, è a un passo dalla Juventus dopo aver trionfato ieri sera in Europa League. E allora, sperando in una possibile apertura improvvisa del toscano (oggi il suo avvocato sarà a Londra per iniziare a trattare la rescissione con il Chelsea nonostante la coppa vinta), non resta che riprendere in mano la lista completa di allenatori prendibili. E scegliere il «meno peggio». La Roma ha ricominciato a riflettere sulle varie opzioni da martedì, quando ha saputo che Gasperini aveva deciso di restare all'Atalanta: ieri l'annuncio ufficiale dei bergamaschi. I dirigenti, come d'altronde fanno quasi tutti i giorni, si sono riuniti negli uffici dell'Eur (segnalata la presenza anche di Totti) e hanno scandagliato i vari profili rimasti sul mercato o avvicinabili. Il tutto restando in continuo contatto con Baldini, l’uomo di Pallotta più attivo nelle trattative in questa fase di interregno tra Monchi e Petrachi, con Massara ormai dimissionario. Ora si pensa all'allenatore e a impostare le cessioni da fare entro il 30 giugno (servono 45-50 milioni di plusvalenze per il bilancio), il resto compresi i rinnovi di El Shaarawy e Zaniolo è stato rinviato a luglio, quando Petrachi si sarà insediato.
Si punta a rivoluzionare di nuovo la rosa, con l’addio di senatori come Dzeko (praticamente certo), Manolas (probabile) e Kolarov (possibile) dopo la scelta forte fatta su De Rossi. Si investirà più su giovani che su giocatori affermati, contemplando l'esigenza di abbassare i costi in vista di una stagione senza introiti Champions: previsto un calo di ricavi di circa 50 milioni. Adesso però servono gli uomini da mettere alla guida della nona edizione della Roma americana, La preferenza va ancora ad allenatori italiani e un nome sicuramente oggetto di valutazioni è quello di Roberto De Zerbi, che ha fatto sapere, sia in pubblico che privatamente, di non aver ricevuto ancora nessuna telefonata. Ma dietro il diplomatico «resterei volentieri al Sassuolo» c’è la speranza di potersi spostare in un club dalle ambizioni maggiori. Come per Di Francesco, però, andrebbe convinto il patron neroverde Squinzi a liberarlo dall’ultimo anno di contratto. Potrebbe invece firmare in qualsiasi momento Gattuso, nome che accende più fantasie tra i tifosi grazie alle sue prese di posizione al Milan, comprese le onorevoli dimissioni finali, ma l’intenzione di Ringhio è di spostarsi all'estero. Il potentissimo agente Jorge Mendes cura i suoi interessi e gli avrebbe già trovato una sistemazione: in Premier? Circa tre mesi fa la Roma ha avuto un approccio indiretto con Gattuso, Totti ha un ottimo rapporto con l’ex compagno di nazionale ai Mondiali 2006 e Rino potrebbe comunque ascoltare un'eventuale proposta: per ora non è arrivata. Giamapaolo era un nome scartato da settimane ma torna per forza tra i candidati, Mihajlovic pare inadatto per questioni ambientali, Allegri è poco più di un sogno. Nel caso di virata sugli stranieri, occhio allo svincolato Blanc, a Paulo Fonseca dello Shakhtar o a Bordalas del Getafe. Il balletto durerà almeno altri 10 giorni.