De Rossi in un murales ad Ostia "Simbolo di Roma"

Daniele De Rossi diventa un murales. Ostia questa mattina si è svegliata con un capitano dipinto su un muro con la scritta "Vanto di Ostia, simbolo di Roma"  e non è un caso si trovi nella zona di nascita del giallorosso.


Nuovo striscione di contestazione nei confronti di Pallotta a Trigoria

Nuova contestazione per il presidente americano della Roma, James Pallotta. Nonostante il numero uno giallorosso abbia chiesto il supporto dei tifosi per portare avanti la questione stadio, il gruppo della Sud ‘Ultimo Baluardo’ ha voluto ribadire la propria posizione di protesta. Nella notte, a Trigoria, è apparso il seguente striscione: "Mille illusioni e un rifiuto netto la sintesi del tuo progetto. Vattene". Viene tirata in ballo, chiaramente,  la vicenda legata ad Antonio Conte non andata a buon fine


Zaniolo, una flessione naturale

INSIDEROMA.COM – SARA BENEDETTI - C’era tanta pressione, prima del fischio d’avvio di Mazzoleni, sulle coscienze dei giocatori della Roma. Colpa (o merito?) dell’Atalanta, vittoriosa poche ore prima in casa della Lazio e saldamente arroccata al quarto posto in classifica. Obbligo di vittoria, per Claudio Ranieri e il suo gruppo, per continuare a cullare il sogno Champions. Mica facile, però, superare in casa un Genoa smanioso di far punti per allontanare lo spettro della retrocessione in Serie B. La Roma, alla fine dei conti, è riuscita nell’impresa di non vincere, e neppure di non perdere, ma il punticino - adesso - serve a poco. Chissà se servirà in futuro. Era necessario un successo, non è arrivato quindi non si può essere soddisfatti per il rigore parato da Mirante in pienissimo recupero. Un brodino sufficiente solo per non morire di fame.

ZANIOLO, MOMENTO DI FLESSIONE - Da Star is born a Star is lost. Come spesso avviene nel calcio il passaggio dalle stelle alle stalle è più rapido di un doppio passo. Lo sa bene Zaniolo che ha vissuto nell'ultimo mese un'involuzione clamorosa ed inaspettata così come lo era stata la sua esplosione nei primi mesi del 2019. Il giovane under 21 più desiderato dalla Serie A ha vissuto pure a Genova una giornata insipida con tanto di sostituzione al 71'. Niente rilancio, anzi. Da quando è arrivato Ranieri, Zaniolo ha segnato un solo gol in 8 apparizioni ma soprattutto non è più riuscito a fare la differenza in un modulo che lo ha visto spesso fuori ruolo (esterno e non più mezz'ala o trequartista). Un calo fisiologico o troppa pressione per quello che era stato ribattezzato già il nuovo Totti? Probabilmente un mix di fattori ai quali aggiungere la disputa sul rinnovo che ha innervosito pure l'ex capitano.
L'entourage di Nicolò chiede tanto (2,5 milioni), la Roma vorrebbe salire gradualmente. Il caso Iene', l'attenzione morbosa dei media, l'uso eccessivo dei social (soprattutto da parte della mamma) e una vita mondana un po' più movimentata rispetto al passato potrebbero aver fatto il resto. I tifosi, però, sono giustamente ancora con lui e vorrebbero scongiurare una cessione che rischierebbe di diventare dolorosa. Il suo valore di mercato, nonostante il periodo di flessione, resta infatti molto elevato come conferma Cies Football. Zaniolo, secondo l'Osservatorio del calcio, è il terzo giovane più costoso del mondo (67,4 milioni) alle spalle di Sancho (150 milioni, Dortmund) e Guendouzi (70,1 Arsenal). Lo sanno bene Juventus e Bayern Monaco pronti all'assalto a fine campionato. Nelle prossime settimane la Roma incontrerà di nuovo i procuratori del ragazzo per trovare un punto d'incontro. Molto più vicino al rinnovo è El Shaarawy che prolungherà il suo rapporto fino al 2023.


Origi piu Wajnaldum: é Liverpool da favola. Messi, nuovo incubo

IL MESSAGGERO - CASSETTA - Le note di You'll never walk alone come colonna sonora di una rimonta da Oscar. Il Barcellona di Valverde in ginocchio davanti al Liverpool di Klopp saluta la Champions League. Ad Anfield Road i Reds travolgono 4-0 i catalani nella semifinale di ritorno, ribaltando lo 0-3 dell'andata al Camp Nou. Ancora una volta il Barça esce dalla competizione subendo una clamorosa remuntada. Lo scorso anno fu la Roma di Di Francesco con i gol di Dzeko, De Rossi e Manolas ad eliminare allo stadio Olimpico Messi e compagni ai quarti. Ieri sera fatali le doppiette di Origi e Wijnaldum in un match a senso unico. La leziosità degli spagnoli schiantata dal pragmatismo e della grinta degli inglesi.

CAPOLAVORO - Ritmi alti fin dai primi minuti. Pressing a tutto campo. Determinazione da vendere e cinismo sotto porta. Queste le armi vincenti di Klopp, costretto a fare a meno di Salah e Firmino, entrambi infortunati e seduti in tribuna. L'assenza di Momo, fermato da un trauma cranico, fa venir meno la sfida nella sfida con Messi. La Pulce, letale in Spagna, non punge mai Inghilterra (resta ancora a secco ad Anfield). Al di là di qualche contropiede, l'argentino si eclissa e finisce per essere annientato dall'aggressività dei difensori del Liverpool. L'atmosfera è da brividi e il Barcellonasembra impaurito. Milner, Henderson e Fabinho lottano su ogni pallone, mordono le caviglie degli avversari e la manovra è avvolgente. Anche i terzini sono coinvolti. Poco importa degli spazi lasciati da Alexander-Arnold sulla destra e Robinson sulla sinistra. Rischi calcolati dal tecnico tedesco, che dopo sette minuti raccoglie già i frutti del suo gioco. Il capolavoro del Liverpool inizia con il vantaggio di Origi, rapido nel ribadire il pallone in rete dopo la parata di ter Stegen su Henderson. Il belga, decisivo già in Premier nell'ultimo match con il Newcastle, apre e chiude le marcature in Champions.

STASERA AJAX-TOTTENHAM - Il poker, firmato al minuto 78 sugli sviluppi di un calcio d'angolo battuto velocemente, vale il pass per la finale di Madrid, in programma al Wanda Metropolitano il prossimo 1 giugno contro la vincente di Ajax-Tottenham. Una rete che scatena la festa ad Anfield Road, già esploso alla doppietta di Wijnaldum. Il centrocampista, entrato nella ripresa al posto di Robertson, sposta gli equilibri della partita: due gol, entrambi di testa, nel giro di tre minuti. Il primo con un inserimento su un cross di Alexander-Arnold, l'altro su assist di Shaqiri. Un sogno ad occhi aperti per i tifosi del Liverpool. Un'impresa memorabile per i Reds, che conquistano la nona finale di Champions. Una notte completamente da dimenticare, invece, per Messi e per il Barcellona, che a distanza di un anno rivivono l'incubo delle rimonte.


Zaniolo, rinnovo fermo. Tottenham e Juve in agguato

IL MESSAGGERO - CARINA - Il periodo di Zaniolo non è di certo dei migliori, e anche le voci fuori dal campo tormentano il giovane. L’evidente flessione di rendimento in campionato del ragazzo più il feeling ancora da trovare con Ranieri, riaccendono inevitabilmente i fari su Nicolò e sulla trattativa per il prolungamento di contratto, ferma ormai da settimane. L’entourage di Nicolò attende ancora una chiamata da Trigoria. Trattativa arenata sulla prima offerta del club (1,7 milioni più premi). Empasse che sta favorendo l’intromissione di altri club. Oltre alla Juventus, c’è il Tottenham. A breve, quelli che sinora sono stati semplici sondaggi e richieste d’informazione, dovrebbero trasformarsi in un’offerta ufficiale al club. A recapitarla sarà il club di Londra che da tempo è in pressing sull’agente Vigorelli. Toccherà poi al procuratore girarla alla Roma che per ora non ha ricevuto nulla.


Sarri o Gasperini: Pallotta va al rilancio

IL MESSAGGERO - TRANI - Oggi le condizioni non ci sono, ma penso un giorno, prima o poi, io andrò ad allenare la Roma». È il colpo di grazia, senza se e senza ma, per la proprietà Usa e per il presidente giallorosso James Pallotta. Perfido scherzo del destino: lo certifica proprio Antonio Conte. Che, nell'intervista a Walter Veltroni pubblicata ieri dalla Gazzetta dell Sport, firma la bocciatura definitiva al progetto sventolato a vuoto da Boston. E all'attuale rosa che, non c'è da stupirsi, non ritiene adeguata per sfidare le big della serie A.

IMMAGINE CALPESTATA - Il vincente, insomma, non può dire sì al perdente, la sintesi dell'ex allenatore del Chelsea. Conte, però, è andato oltre, scoperchiando anche l'ultimo bluff, cioè la comoda tesi, portata avanti negli ultimi 7 anni dai dirigenti del club giallorosso, di quanto l'ambiente romano (media e tifoseria, in primis) possa aver influito sulla mancanza di successi. «Mi sono innamorato di Roma frequentandola nei due anni in cui sono stato ct della Nazionale. All'Olimpico senti la passione da parte di questo popolo che vive il calcio con un'intensità particolare, che per la Roma va fuori di testa. Che vive per la Roma. Un ambiente molto passionale, che ti avvolge». L'allenatore sposa la piazza e scarta, dunque, il progetto. «Vale per qualsiasi squadra. Io devo avere la percezione di poter battere chiunque. Devo sentire che vincere è possibile. Altrimenti, senza problemi, posso continuare a restare fermo». Passo e chiudo. Antonio, senza aver usato la Roma per mettere pressione ad altri club (preparatevi: presto sentiremo anche questo), si è disimpegnato privatamente e pubblicamente, mantenendo la parola data a Fienga nell'ultimo colloquio («entro 2 settimane, saprete la mia risposta»). Perché «oggi le condizioni non ci sono». Non aggiunge quando ci saranno. Non lo sa lui e nemmeno chi sta qui.

PERCORSO COMPLESSO - La curiosità è da accantonare alla svelta: adesso non interessa a nessuno dove allenerà Conte che aspetta la Juve ed è d'accordo con l'Inter. Meglio bianconero che nerazzurro, sussurrano a Trigoria per non subire l'affronto peggiore: Zhang più credibile e soprattutto più potente economicamente di Pallotta. Che, messo ko dall'ex ct azzurro, deve rialzarsi e anche in fretta dal tappeto, scegliendo la migliore exit strategy per riabilitarsi (solo parzialmente) agli occhi dei tifosi. Ripartendo proprio dal podio che ha accolto, fin dall'esonero di Di Francesco, sul secondo gradino Sarri e sul terzo Gasperini. Il piano C, nel caso fallisse il B, esiste: non Ranieri, ma Giampaolo. Che non convince Petrachi. Baldini, però, sì. Il suggeritore del presidente, per la verità, ha sempre votato per Sarri: avrebbe preferito lui anche a Conte. Ora tornerà alla carica con l'allenatore del Chelsea, suo grande amico. La stima è reciproca, ma Baldini non sa se può bastare. Sarri, già sicuro di giocare la prossima Champions, domani può conquistare anche l'accesso alla finale di Europa League. Recentemente ha ammesso in tv di trovarsi bene in Inghilterra. Testuale: «Voglio restare qui, la Premier mi intriga». In più guadagna 9 milioni. Se decidesse di dimettersi, li dovrebbe versare, come penale per liberarsi in corsa, alla società londinese. La Roma, dunque, non ha alcuna certezza sul buon esito della nuova (vecchia) negoziazione. L'alleato giallorosso è il pubblico di Stamford Bridge che ha scaricato il tecnico. E la spinta decisiva può venire indirettamente dalla Fifa che ha decretato lo stop al mercato del Chelsea (sessioni estiva e invernale). Penalizzato Abramovi: cessioni sì, acquisti no. Così Sarri teme di perdere i suoi campioni, a cominciare da Hazard, senza averne altri in cambio.

GRADUATORIA INVARIATA - Sull'allenatore dei Blues c'è l'ok di Petrachi che è favorevole pure all'eventuale ingaggio di Gasperini. La Roma, essendo l'Atalanta ancora la principale rivale nella corsa al 4° posto, non intende muoversi subito. Aspetterà almeno il prossimo turno di campionato e la finale di Coppa Italia. Il Milan si è già fatto avanti, ma è possibile che Di Francesco effettui nei prossimi giorni il sorpasso sul collega: l'ex tecnico giallorosso è stato a Milano anche ieri. A Trigoria, dove sono contrari ad accogliere qualsiasi straniero (ad esempio, Bielsa) venga in mente nelle prossime ore a Baldini, piace e molto Gasperini: è quello che più somiglia a Conte, soprattutto nel metodo di lavoro. L'allenatore nerazzurro, pur con l'obiettivo sempre più vicino di giocare la Champions con l'Atalanta, è ambizioso e vorrebbe dimostrare di essere competitivo anche sulla panchina di una big, pure per cancellare la (breve) esperienza negativa all'Inter.


Roma, il progetto è pieno di buche

IL MESSAGGERO - MEI - La città e la squadra che ne porta il nome s'assomigliano, una metafora dell'altra. Navigano verso la decadenza e perfino il disamore dei romani e romanisti stessi. Stiamo mettendo in ordine i conti, dicono dal Campidoglio: sarà, ma poi la monnezza ci assedia, e quando le sfuggiamo rischiamo di cadere in una buca. Anche il triangolo Trigoria-Londra-Boston stava mettendo a posto i conti, sposando il totem della plusvalenza. Non ho mai visto un sacco di soldi segnare un gol disse una volta Johan Crujyff. Se poi servono solo a tappare buchi, o almeno così si dice, può finire anche peggio. Può succedere che resti fuori dalla Champions (e può succedere), e allora altro che le buche di Roma! Una voragine. Ma non è questo il peggio. Dov'era il Progetto, parola che ha velato infiniti insuccessi, un rosario di più anni? C'è un senso in Luis Enrique, cui successe la bandiera Zeman a furor di popolo o per tenere sopito quel furore? E poi Andreazzoli di tampone (quel derby perduto), l'invenzione Garcia che le cantò chiare, il cavallo di ritorno di Spalletti, che male si coniugò con l'addio di Totti probabilmente da programmare e condurre in porto con altro percorso, e Di Francesco, e il sor Claudio amatissimo, chiamato a metterci una toppa, ancora un disastroso buco. La leggete la sequenza: dov'è un Progetto in questo rosario di scelte? Il rosario, semmai, era quello dei giocatori che d'urgenza o in extremis venivano mandati al loro destino ed al buon destino di dove andavano.

VITTORIE ZERO - Una squadra che, se a citarla non generasse troppi rimpianti, sarebbe da vedere dritta dritta in qualche finale, anche di Champions. Sì, ci fu quella fiammata della notte contro il Barcellona, ma poi? Gli altri qualcosa vincevano, la Juve tantissimo: la Roma nulla. Nulla di nulla. Lazio, Milan e Napoli, in ordine alfabetico, qualcosa hanno messo in bacheca. Ci prova l'Atalanta- Era questo il progetto perdente, e qui è da usare la minuscola? Deve essere stato questo, se Antonio Conte, che dice di avere la vittoria nel sangue, quel Conte che per qualche giorno è servito a mettere in disparte la delusione della stagione, ha annunciato il suo no. Ranieri sarebbe andato a prenderlo all'aeroporto, disse. E pure quelli che non lo avevano in simpatia, in fondo si turavano il naso, come diceva Indro Montanelli in altre elezioni. Poteva essere l'inizio, questo sì, di un Progetto. E invece appare ai più la firma sotto un contratto di disamore. Perché città e squadra con il suo nome sono allo stesso bivio: Torino è tornata a fiorire con i Giochi del 2006 e la Juve imbattibile in Italia e il Cuore Toro hanno fatto il resto; Milano s'è rifatta il look e s'è rivitalizzata con l'Expò, e San Siro, anche con la speranza che cinesi e americani facciano la loro parte, è sempre pieno: Ma Roma senza Giochi che potevano essere e senza squadre che regalino un po' di speranza, si sta buttando giù. Sta piano piano (e neppure troppo piano) scendendo la china. Quel che non fecero i barbari, fecero i Barberini, si diceva un tempo alludendo alla decadenza di Roma. Quel che non fecero i Barberini, fecero gli americani? E' probabile che il disamore del magnifico popolo giallorosso non guarirebbe neppure se ora arrivasse Guardiola o comprassero Leo Messi, visto che Cristiano Ronaldo l'hanno comprato gli altri. L'amara ironia dice pure che ormai c'è perfino poco da vendere con plusvalenza adeguata. Il problema è che i romanisti hanno perduto anche l'ironia rugantina che li ha nutriti per secoli: pesa il macigno di non ci sono le condizioni scagliato da Antonio Conte. Ahimé, non ci sono.


E ora la Roma vira su Gasperini

LA GAZZETTA DELLO SPORT - E adesso cosa succede a Trigoria? Dopo il no ufficializzato da Antonio Conte, cosa farà la Roma? La consapevolezza della difficoltà di poter accarezzare il sogno Conte fino alla fine aveva fatto sì che i dirigenti giallorossi si muovessero contemporaneamente anche su altri fronti. Ed il nome più gradito, in tal senso, oggi è quello di Gian Piero Gasperini. L’allenatore nerazzurro piace da tempo dentro le mura di Trigoria, tanto è vero che venne contattato anche due anni fa, prima che i capitolini virassero su Di Francescoquando c’era da scegliere l’erede di Spalletti. In un colpo solo Gasp garantirebbe alla Roma la possibilità di mantenere alta la qualità del gioco, offrendo contemporaneamente anche la possibilità di lavorare con i giovani e di valorizzarli al meglio. E alla Roma di giovani da crescere e valorizzare ne troverebbe parecchi. Ad iniziare da Nicolò Zaniolo, che piace al tecnico nerazzurro e che sta attraversando un momento così. Detto poi che le quotazioni di Claudio Ranieri sono in ribasso in virtù del maledetto pareggio di Genova che complica la strada verso la Champions, l’altra idea che i giallorossi continuano a coltivare è quella che porta a Maurizio Sarri.


Il Milan stringe il cerchio su Di Francesco

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il Milan si sta organizzando per capire a chi affidare la squadra a partire dalla prossima stagione. Fra i nomi per il dopo Gattuso in cima alla lista resta sempre Di Francesco. Anzi, le quotazioni dell’ex tecnico della Roma sarebbero ulteriormente salite se è vero che nei giorni scorsi Leonardo si sarebbe spinto in un contatto un po’ più diretto – si sussurra di persona – rispetto a un primissimo sondaggio basato sul lavoro di un intermediario. Anche perché – cosa che ovviamente può voler dire tutto e nulla – DiFra ultimamente è stato segnalato a Milano. Il suo profilo continua a restare oltremodo gradito alla dirigenza rossonera per filosofia di gioco, modo di porsi, costi non eccessivi e predisposizione al lavoro con i giovani. Attenzione però alle voci dalla Spagna. Nelle ultime ore è rimbalzata con una certa forza la notizia che vorrebbe il tecnico abruzzese vicino al Siviglia, con l’attuale d.s. andaluso Monchi a fare da tessitore, dopo aver condiviso con Eusebio l’avventura romana.


Tonali: "Mercato? A me interessa solo giocare. Magari divento una bandiera del Brescia"

Sandro Tonali, centrocampista del Brescia, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Il giocatore ha parlato anche del suo futuro e dell’interesse nei suoi confronti di diversi club, tra i quali figura anche la Roma. Queste le sue parole:

Ha confermato che è incedibile.
Resto volentieri. Magari divento la bandiera del Brescia.

Inter, Juve, Milan, Roma. Preferenze?
A me interessa solo giocare.

E se arriva la chiamata dall’estero?
Tutto è possibile, ma in Italia si gioca il calcio che mi piace.

 

Arrivano sorrisi dall’infermeria, Florenzi e De Rossi ok per la Juventus

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Nel giorno della depressione quasi totale dei tifosi della Roma per le dichiarazioni di Conte, per Ranieri le buone notizie sono due: De Rossi è tornato ad allenarsi in gruppo e contro la Juventus ci sarà, salvo sorprese, così come Florenzi, che ha riportato solo un affaticamento alla coscia e lavorerà per poter giocare dal primo minuto. Difficile, invece, che ce la faccia Perotti, alle prese con il suo calvario personale fatto di continui infortuni muscolari, mentre Fazio, che pure non è al 100% vuole esserci.


Spediti verso i 50mila biglietti, il record sarà polverizzato

LA GAZZETTA DELLO SPORT - I prezzi sono tutto tranne che popolari e per ogni tasca, il momento della Roma è quello che è, ma i romanisti scelgono di non lasciare sola la squadra, soprattutto nella partita contro Cristiano Ronaldo e i rivali di sempre. Viaggia spedita verso i 50 mila spettatori la prevendita di Roma-Juventus di domenica, arrivata a 48mila presenze certe tra abbonati (23mila) e biglietti venduti. In ogni caso, in campionato, è già record stagionale: mai, infatti, quest’anno, erano stati venduti, oltre agli abbonamenti, almeno 25 mila biglietti.