Le pagelle di Sassuolo-Roma

La Roma pareggia 0-0 a Reggio Emilia col Sassuolo e dice quasi ufficialmente addio alla Champions e rischia molto anche il suo ingresso in Europa League. Meglio nel secondo tempo quando Dzeko prima e Kluivert poi colpiscono un palo a testa. Giustamente annullata la rete di Fazio per fuorigioco di Dzeko e Roma che si deve accontentare di un punto. 

Mirante 6.5 - La Roma rimane con la porta inviolata grazie ad una bella parata nei minuti di recupero del primo tempo ed è sempre molto concentrato. Si conferma a buoni livelli in questo finale di stagione da titolare.

Florenzi 6.5 - Uno dei più positivi in entrambe le fasi di gioco. Si sbatte sulla fascia o crea pericoli alla retroguardia neroverde in diverse circostanze e quando fa un assist inviolatario ad El Shaarawy, il Faraone si divora una rete facile a pochi passi dalla porta. 

Fazio 6 - Molto nervoso ma in piega foga agonistica per tutta la gara. Avrebbe anche realizzato il gol-vittoria ma l'assist di Dzeko nasce da posizione di fuorigioco evidente del bosniaco. 

Juan Jesus 6.5 - Anche stavolta, gioca per i guai fisici di Manolas e non lo fa rimpiangere. Sbaglia poco o nulla sia in fase di copertura che d'impostazione. Molto sottovalutato il suo contributo sia dai tifosi che dagli addetti ai lavori, risulta spesso uno dei più positivi. 

Kolarov 6 - Spinge e copre ad intermittenza. Non la sua partita migliore ma fa il suo con personalità. 

Nzonzi 6.5 - A fine stagione, si stanno vedendo le cose migliori del francese. Certo, continua a non avere grandi qualità tecniche ma è più inserito nel gruppo e sradica un gran numero di palloni. Commette un solo errore: il fallo da ammonizione a 3 minuti dal 90' al limite della propria area di rigore.

Cristante 6 - Si inserisce molto nella ripresa e da una di queste incursioni in area del Sassuolo nasce un bellissimo colpo di testa che schiaccia per terra ma che Consigli capisce prima e neutralizza deviando il pallone in corner. Non proprio un regista coi fiocchi ma cerca di dare la carica ai compagni nelle ultime battute di gioco. 

Under 5 - Tira di destro al 7' a parte, un fantasma. Mister Ranieri lo sostituisce dopo un'ora perché non se ne avevano tracce. Ci mette anche l'impegno ma è lontano parente dal bel giocatore di prima dell'infortunio e ha bisogno dell'estate per recuperare con calma e ripartire bene la prossima stagione, chissà con quale maglia... (Kluivert 6 - Con Di Francesco, sembrava un corpo estraneo alla squadra, mentre con Ranieri anche mezz'ora la gioca con grinta e personalità. Colpisce un palo senza sapere come ed infatti è distratto sulla ribattuta ma almeno c'è).

Zaniolo 5 - Vedi Under. Le voci di mercato gli hanno fatto male, probabilmente. E' l'ombra del bel giocatore di inizio stagione, forse anche perché in down fisicamente ma meriterebbe anche lui un pò di riposo, anche le alternative scarseggiano per tanti motivi. (Pastore 5.5 - Ha sui piedi la palla della vittoria e tira nell'unica punto in cui Demiral può intervenire in scivolata per salvare il risultato. Per il resto, dal momento del suo ingresso in campo, pare camminare sulle uova).

El Shaarawy 6 - Il Faraone sbaglia un gol fatto, che avrebbe verosimilmente regalato i 3 punti ai giallorossi ma è anche autore di 2 assist a Dzeko al bacio, che finiscono un sul palo e l'altro tra le braccia i Consigli. Ha giocato meglio ma uscito lui, la fascia sinistra ha perso un pò di dinamismo. (Perotti s.v. - Ha giocato troppo poco e non ha espresso niente di interessante pur avendone le capacità).

Dzeko 5.5 - Croce e delizia. Non si vede per quasi tutta la partita ma poi colpisce un palo e fa un assist delizioso che alla fine dell'azione Pastore non sfrutta a dovere. Un pò svogliato ma per trovare di meglio sul mercato la Roma dovrà fare i salti mortali.

Ranieri 6 - Cambi molto scolastici con la Roma che butta un tempo. Zaniolo ed Under, forse, non andavano schierati dall'inizio e magari non era El Shaarawy il terzo cambio da fare ma tentare la carta Pellegrini nell'assalto finale che ha dinamismo, tecnica e tiro potevano aiutare. Nel complesso, non è certo colpa del mister di Testaccio se per segnare la Roma deve creare 10 palle-gol nitide a partita. 


Sassuolo-Roma, arbitra Maresca. Giallorossi imbattuti con il fischietto campano

INSIDEROMA.COM - ILARIA PROEITTI - La direzione di Sassuolo-Roma è stata affidata a Fabio Maresca della sezione di Napoli, supportato dagli assistenti Longo e Villa, IV uomo Dionisi. In sala VAR ci saranno Chiffi e Alassio. La Roma di Claudio Ranieri, scossa dalla bufera De Rossi, affronterà l'ultima trasferta della stagione al Mapei Stadium con un solo obiettivo: tre punti per rimanere saldamente attaccati alla zona Europa. 

I PRECEDENTI – Il fischietto partenopeo ha arbitrato i giallorossi per cinque volte in Serie A. Nei pochissimi precedenti la Roma risulta imbattuta: 3 vittorie, 2 pareggi e nessuna sconfitta. Nella stagione in corso, Maresca ha diretto il pareggio 1-1 con il Milan dello scorso febbraio (gol di Piatek e Zaniolo) e il successo per 2-1 (autogol di Jesus, poi le reti di El Shaarawy e Schick), sempre allo Stadio Olimpico, contro l'Empoli, prima partita dei giallorossi con Ranieri alla guida dopo l'esonero di Di Francesco. 

L’arbitro campano ha diretto in 4 occasioni il Sassuolo mettendo a segno un bilancio totalmente negativo: 3 sconfitte, un pareggio e vittorie. L'unico precedente in stagione risale al 24 febbraio scorso in occasione del derby pareggiato 1-1 contro la Spal (gol di Peluso Petagna).


Roma, picconate anche da Ranieri

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Claudio Ranieri non ricorda esattamente di aver detto testa grigia a Franco Baldini durante il colloquio con i tifosi mercoledì pomeriggio, magari lo ha detto sul serio. Un romano, al testa, rivolgendosi a una persona con cui non va proprio d'accordo o che non stima, abbina un altro termine ben più volgare e che non stiamo qui a dire, il che sarebbe anche peggio. Ranieri, però, ricorda perfettamente la sostanza del discorso relativo a Franco Baldini, ovvero colui che per tanti è l'artefice della deromanizzazione della Roma: «Quando i tifosi mi chiedevano spiegazioni su chi avesse preso le decisioni per la fine del rapporto di De Rossi con la Roma, ho risposto sicuramente in America e a Londra: il presidente e chi gli sta vicino, che è la persona che sta in Inghilterra». Ovvero, proprio Baldini, che non nomina appositamente. «Non so che rapporti abbia con il presidente e che cosa precisamente faccia, ma qua sul mio lavoro non incide».
«IO LO VOGLIO»
L'argomento principe è sempre lo stesso, De Rossi. Di Sassuolo-Roma a Trigoria nessuno ha veramente voglia di parlare. L'addio di Daniele brucia. Ranieri, anche qui, si schiera contro. E non certo contro Daniele, che il club non ha considerato funzionale per il futuro (almeno immediato): «Non so i progetti futuri, non possono averne parlato con me, visto che tra due partite finirò il mio rapporto con la Roma. Non so che programmi ci saranno da qui in avanti. In ogni società di calcio ci sono ricambi, tante squadre hanno perso grossissimi punti di riferimento. Ma quanto a De Rossi, essendo il capitano e una persona storica qui, forse andava gestito in un'altra maniera, dandogli il modo di pensare bene. Invece questo non è successo. I giocatori che a volte scelgono altre società, gli stessi club a volte scelgono calciatori, allenatori, direttori sportivi. Per una figura così importante, avendo i tifosi della Roma un amore sviscerato per la propria squadra, una considerazione più attenta avrebbe consigliato altro comportamento. Se mi fosse stato chiesto cosa penso di De Rossi, avrei detto lo voglio perché so che giocatore è, che uomo è, che capitano è. Lui è un leader che ogni allenatore vorrebbe. Roma-Parma sarà la sua festa, le contestazioni lasciamole da parte».

UNO CHE DECIDE - Da De Rossi alla questione Totti, dirigente insoddisfatto. E qui, Ranieri, con la solita signorilità, risponde, andando meno a fondo della questione: «Francesco non so quanto potere abbia. Io so che mi ha chiamato, quindi per me è uno che conta, uno che decide. Io non so quanto all'interno di questa crescita come dirigente sia felice o non sia felice o quanto sia soddisfatto o non soddisfatto». L'ultima, poi. Ma questa a favore della gestione Pallotta e della sua continua assenza da Trigoria. «Io ne ho trovati pochi di presidenti presenti nella mia carriera. Sono situazioni che capitano, ti danno una squadra e quello che succede al di fuori non ti interessa. L'importante è che la squadra vada bene e che quando c'è un problema ci sia qualcuno che lo risolva. Questo conta per un allenatore: non è importante la presenza di un presidente. E' importante che tutto vada come deve andare. A qualcuno importa della partita con il Sassuolo?». Ecco, mica tanto, a quanto pare.


De Rossi, audio al veleno

IL MESSAGGERO - CARINA - Sta finendo male. Ben al di là degli inevitabili strascichi che un addio così traumatico poteva comportare. La Roma e De Rossi, pur nel rispetto reciproco manifestato in pubblico, iniziano a vacillare sul tacito concordato espresso mercoledì. «Rispetto manon condivido» era stata la linea guida di entrambe le parti, messa a dura prova dalle due registrazioni audio circolate sui social nella giornata di ieri. In queste si ascolta il calciatore confidarsi e raccontare particolari dei colloqui con il Ceo Fienga avvenuti due giorni prima. E qui divergono le versioni.

LE REGISTRAZIONI - Spazio in primis a quella di De Rossi che racconta come dopo mesi di silenzio sia stato convocato dal club soltanto nella giornata di lunedì per essere informato della scelta di non rinnovare il contratto nonostante - come spiega nel messaggio vocale - fosse disponibile anche a firmare un contratto a gettone da 100mila euro a presenza. Ipotesi che sarebbe stata prima scartata dal club ma poi, poco dopo la fine dell'incontro con il Ceo Fienga, accettata dalla Roma che avrebbe chiamato il calciatore, tornato nel frattempo a casa, per riferirgli il via libera di Pallotta. Dai file - presumibilmente tagliati - s'intuisce soltanto che Daniele non avrebbe accettato perché la proposta era arrivata fuori tempo massimo. Parole che hanno soffiato sul fuoco dell'ira della tifoseria. Social presi nuovamente d'assalto e sit-in indetto per oggi pomeriggio di fronte alla sede amministrativa del club all'Eur.

LE REAZIONI - La Roma, però, ha reagito, facendo trapelare un'altra versione. Negli ultimi mesi De Rossi avrebbe incontrato in tre occasioni la società che lo avrebbe di volta in volta informato delle idee sul futuro (questione allenatore). Nell'ultimo vis a vis di lunedì, a Trigoria sostengono di aver riferito al calciatore la scelta definitiva di non rinnovare il contratto. Durante le quasi tre ore in cui si è cercato di convincerlo ad accettare incarichi dirigenziali, Daniele avrebbe detto che sarebbe stato disposto anche a giocare a gettone. Ipotesi non presa in considerazione dal club. Che però, per venire incontro al ragazzo, si sarebbe offerto di aiutarlo a trovargli una squadra nella Mls, essendoci tra i soci alcuni azionisti di società americane. Aiuto proposto nella telefonata post-incontro.

TAPIRO D'ORO - Nella serata di ieri, Striscia la Notizia ha cercato di strappare un sorriso a De Rossi, consegnandogli il Tapiro d'Oro: «Dove andrò? Tra poco dovrei sapere dove continuerò e vedremo se potrò dare molto o poco». Tra le offerte ricevute, c'è anche quella dell'Ostia Mare(serie D), che ha aperto a un suggestivo ritorno: «L'idea non è così lontana dalla realtà», ha assicurato il presidente Lardone a Radio Cusano. Di certo la distanza è minore del solco che si è creato tra Daniele e la Roma.


“Forzata la procedura sullo stadio”. L’ex grillino imbarazza la Raggi

IL MESSAGGERO - SCARPA - Due tesi differenti, contrapposte, quelle rappresentate dai due consiglieri del IX municipio Paolo Barros e Paolo Mancuso, ascoltati ieri dal pubblico ministero Elena Neri in merito all’iter amministrativo, nel giugno del 2017, per il nuovo stadio della Roma. Due versioni che complicano la posizione dell’unica iscritta nel fascicolo per il reato di abuso d’ufficio, la
prima cittadina Virginia Raggi, e che adesso chiamano in causa anche il minisindaco dell’Eur: Dario D’Innocenti, infatti, nei prossimi giorni verrà convocato in procura, in qualità di persona informata sui fatti.
Questioni burocratiche ma anche, forse, di possibili pressioni per accelerare le tempistiche su cui è in corso una verifica da parte della magistratura inquirente. Sullo sfondo della decisione assunta dal presidente del Municipio, che in tempi record, by-passando la commissione urbanistica, ha dato il parere favorevole all’impianto del club giallorosso, potrebbe appunto pesare una serata con la prima cittadina. Un incontro a cui avrebbe partecipato Dario D’Innocenti, il pentastellato Barros, ma non il collega, il presidente della commissione urbanistica e dissidente M5S Mancuso.

Due esponenti del Movimento che hanno fornito ieri al sostituto procuratore Neri argomenti totalmente differenti. Per Barros, infatti, il mancato passaggio in commissione urbanistica del progetto stadio non comporterebbe alcun problema dal momento che venne consultata la commissione sport, di cui lui fa parte. Al contrario per Mancuso, che ha rivelato a Il Messaggero l’esistenza della serata a cui partecipò la sindaca Raggi, il passaggio in commissione urbanistica era invece obbligatorio.
Sono dettagli di non poco conto quelli che hanno convinto il pubblico ministero Neri a voler convocare D’Innocenti. Emergenze che sottolineano come l’iter non sia stato così limpido. E che anzi, l’amministrazione capitolina, abbia fatto una corsa contro il tempo per fare in modo che il progetto dello stadio andasse in porto.
Se sull’intera partita ci sia stata un’indebita pressione da parte della Raggi su minisindaco e altri esponenti 5S è tutto da vedere. Di certo a D’Innocenti, da parte degli inquirenti, verrà chiesto conto anche dell’incontro con la sindaca.

 

 

 

Gasp ha detto sì. Accordo col nuovo ds Petrachi, la Roma del futuro è già sua

LEGGO - BALZANI - Il progetto Atalanta è pronto a sbarcare a Trigoria. La Roma, dopo il no di Conte e i dubbi di Sarri, ha virato con forza su Gasperini e ieri ha ottenuto il sì definitivo del tecnico piemontese. In realtà già due settimane fa, tramite il Ceo Fienga, la Roma aveva presentato la sua offerta: triennale da 2,5 milioni a stagione (a Bergamo ne percepisce 1,4). Vista la finale di coppa Italia alle porte Gasperini aveva preso tempo, ma fatto intendere che era molto interessato. Anche perché è tanta la voglia di misurarsi con un grande club dopo il fallimento all'Inter del 2011.
Ieri il futuro ds Petrachi ha chiuso la pratica, almeno con Gasperini. Il tutto, chiaramente, sarà formalizzato con la fine del campionato (l'Atalanta è in piena corsa Champions) ma il tecnico non dovrebbe aver problemi nel liberarsi dall'Atalanta (contratto in scadenza nel 2021) visti gli ottimi rapporti con il presidente Percassi. L'ex allenatore di Genoa e Palermo si porterà dietro il suo staff compreso Jens Bangsbo, professore danese esperto in comunicazione.

La scelta di Gasperini sarebbe stata presa da Baldini. Dopo Ranieri e il fallito assalto a Conte, infatti, Pallotta avrebbe tolto lo scettro alla coppia Totti-Massara per riconsegnarlo al fidato consulente esterno. I primi nomi della lista erano Sarri e Tuchel, ma c'era fretta di chiudere. Così si è virati su Gasperini che si accontenterà di un progetto giovani importato su allenamenti duri e taglio del monte ingaggi. Quasi certe le partenze di Dzeko e Manolas, oltre ovviamente a quella di De Rossi. A Roma Gasp troverà Cristante e potrebbe portarsi da Bergamo sia De Roon sia Mancini. In porta piace Cragno, ma il tecnico avrebbe chiesto Perin mentre in attacco salgono le quotazioni di Belotti al posto di Dzeko.

Da Ranieri a Gasperini quindi. Prosegue il processo di deromanizzazione. La scelta non scalda il cuore dei tifosi che di certo si aspettavano un colpo più importante in panchina e che rimproverano già a Gasperini la sconfitta in coppa Italia con la Lazio a causa della quale probabilmente la Roma dovrà affrontare i preliminari di Europa League. Forse se lo aspettava pure Totti che ieri, dal Kuwait, ha ribadito il solito pensiero: «Voglio la Roma il più in alto possibile perché è una squadra che si ama e si tifa. Finale di Champions? Tifo il Liverpool di Salah».


Le verità di Daniele. De Rossi in un audio svela l’accordo a gettone mai nato

LEGGO - BALZANI - «Sconquassato». Il termine giusto per definire l'animo di De Rossi, e quello dei tifosi della Roma, l'ha trovato ieri Ranieri. Il caso legato al mancato rinnovo del capitano (voluto da Pallotta e Baldini) ha provocato una bufera che ha spazzato via la residua pazienza dei tifosi, dei giocatori e di molti dipendenti di Trigoria. Ieri l'ennesimo colpo di scena alla Trono di Spade causato dalla circolazione di un audio Whats App mandato da De Rossi a una chat di amici. Oggetto della chiacchierata: la trattativa per un rinnovo mai arrivato. Nell'audio De Rossi spiega che avrebbe accettato un contratto a gettone, 100 mila euro a partita, in modo che il suo stipendio sarebbe stato direttamente proporzionale alle partite giocate. L'ad Fienga avrebbe confessato che quella era anche la sua idea e che avrebbe voluto inserire anche dei bonus. In un secondo momento Fienga ha richiamato lo stesso De Rossi, dicendo che Pallotta aveva autorizzato la soluzione del contratto a gettone. A quel punto Daniele è sbottato, risentito dal silenzio della società durato per un anno. Il club ha ascoltato gli audio e dato una versione diversa dei fatti. Negli ultimi mesi De Rossi avrebbe incontrato tre volte la Roma, che lo avrebbe informato delle idee su un progetto giovani che includeva la necessità di alzare l'intensità del lavoro. Nessuno gli ha proposto un contratto a gettone - secondo il club - e nell'ultimo colloquio di lunedì il discorso si sarebbe spostato sulla possibilità di giocare negli Stati Uniti.

Ritorniamo a Ranieri. Il tecnico, che mercoledì era uscito per parlare ai tifosi accollando la decisione a Baldini e Pallotta, non si è tirato indietro.
«Certo l'ho detto ai tifosi, anche se non ricordo in che termini. Daniele? Ancora non ci ho parlato e non so se giocherà a Reggio Emilia. Lo vedo bene, motivato, anche se dentro probabilmente sarà sconquassato, magari non dormirà neanche la notte. È la legge del calcio, ma forse a Daniele andava detto in altro modo. Se mi avessero chiesto un consiglio io avrei detto lo voglio ancora'. Perché so che giocatore, che uomo e che capitano è. Mi auguro solo che con il Parma ci sia una grande festa per salutarlo. Per le contestazioni ci sarà tempo».


Gasperini si avvicina al giallorosso. Ma il futuro ora preoccupa tanti big

IL MESSAGGERO - Per ricostruire bisogna prima demolire. Sull'asse Londra-Bostonavranno pensato a questo quando è stata presa la decisione di non rinnovare il contratto a DanieleDe Rossi, dandogli il benservito in un anonimo martedì di maggio con un comunicato stringato. Una decisione che ha fatto male ai tifosi romanisti e spiazzato tanti giocatori sensibili al trattamento dei colleghi, ancor di più se di un certo rango. Sembrano passati anni quando Antonio Contesarebbe stato a un passo dallo scegliere la Roma e tenere tutti i big presenti in rosa. Oggi, invece, le indiscrezioni raccontano di un Gian Piero Gasperini contattato dal futuro ds Petrachi, pronto a prendere le redini della squadra e a cui è stato proposto un contratto fino al 2022 a 2,5 milioni a stagione. Aria di profondi cambiamenti nella Roma: Pallotta (e Baldini) vogliono aprire un nuovo corso che durerà tre anni per portare il club il più vicino possibile alla vittoria di un trofeo. Per farlo ci sarà bisogno di forze fresche in campo, nuovi preparatori atletici che riescano a prevenire gli infortuni muscolari (arrivati a quota 50 da inizio stagione) e uno staff medico all'avanguardia in grado di rimettere in sesto i calciatori in tempi stretti.

ADDII E RINNOVI - I giocatori in scadenza di contratto sono sul chi va là, stanno aspettando di capire che direzione percorrerà il club prima di prendere una decisione. Il mancato rinnovo di De Rossi è stato un segnale forte, indirizzato ai calciatori che hanno intenzione di restare in giallorosso, ma rischia anche di generare un fuggi fuggi incentivato dalle dichiarazioni del centrocampista. Dzeko e Manolas sono già con un piede fuori dalla Capitale: il bosniaco è entrato nel mirino dell'Inter pronta a offrire 9 milioni; su Kostas, invece, pende una clausola di 36 milioni che Arsenal e Juve sarebbero pronte a onorare. Se per i big il destino sembra ormai scritto, diversa è la situazione di Pellegrini e Zaniolo. Nicolò guadagna 270 mila euro a stagione con un contratto fino al 2023 ed è in attesa di un adeguamento già da qualche mese. Le offerte dall'estero non mancano come quella del Tottenham che ha inviato degli osservatori all'Olimpico per stilare una relazione dettagliata sul centrocampista. Differente è la situazione di Pellegrini che ha una clausola rescissoria di 30 milioni pagabile in due rate, ma esercitabile solo dal 1° al 31 luglio. La Roma ancora non si è fatta sentire con l'agente, ma a fine campionato qualcosa dovrebbe muoversi. In stand-by anche El Shaarawy che la prossima stagione entrerà in scadenza. Una rosa in parte da ricostruire, dunque, con l'aiuto di Francesco Totti che in queste ore si trova in Kuwait per l'Al Roudan Tournament: «Spero di portare il club più in alto possibile a livello mondiale perché la Roma si tifa e si ama», ha detto poco prima di essere accolto in campo per una partita di futsal in pompa magna, ma con una gaffe: è stato fatto risuonare l'inno di Forza Italia.


De Rossi, gli audio e la Roma le due versioni di un addio

GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Prima Ranieri che di fatto si schiera dalla parte del suo capitano, poi due audio di De Rossi che nello spazio di una mattinata fanno il giro dei telefonini di Roma (e non solo), e che certificano le ricostruzioni contrastanti del capitano e della Roma. Con tanto di Tapiro finale per Daniele e la manifestazione di protesta annunciata per oggi pomeriggio (ore 15) degli ultrà sotto la nuova sede dell’Eur. Insomma, la giornata giallorossa di ieri è stata di quelle surreali. Tanti momenti con un unico comun denominatore, l’addio (tormentato) tra la Roma e De Rossi.

Il tecnico

Dopo le 48 ore precedenti (già caldissime di per sé), ieri il via è stato dato dalla conferenza di Ranieri. Dove, di fatto, di Sassuolo-Roma non si è parlato. Il campo principale, come è ovvio, è stato la situazione di De Rossi. «Come i giocatori scelgono altri club, le società scelgono altri giocatori. È la legge del calcio – dice Ranieri –. Ma con Daniele, visto quanto vale per la Roma e i tifosi, andava detto in altro modo. Se fossi rimasto anche il prossimo anno avrei detto: “Io lo voglio ancora”. So che giocatore, uomo e capitano è. Nel calcio esistono tanti modi di essere leader, lui è quello ideale. Ragiona sempre di squadra e mai per ego personale».

Tra audio e versioni

Concluse le parole di Ranieri, ecco che iniziano a girare i due audio di De Rossi, diventati presto pubblici anche su social e siti. «Ho detto: voi dite che sto male? Allora datemi centomila euro a presenza. Se faccio dieci gare è un milione, con 30 tre milioni, con zero gioco gratis. Che problema c’è? Al che Fienga mi dice: è quello che ti volevo offrire io, più un bonus fisso. Ma è un discorso nato e morto così, mentre mi diceva che non mi avrebbero tenuto. Dopo 40 minuti sono a casa, mi richiama: “Ho parlato con il presidente, se è così va bene”. Ma come va bene? È un anno che non ci parliamo, nessuno mi offre niente e ora mi dite: “Se vuoi farti il contratto fattelo...”». Per De Rossi, quindi, l’idea del contratto a gettone nata come una battuta avrebbe poi trovato il sì di Pallotta. Ma nell'audio non spiega perch a quel punto non lo avrebbe accettato. Dignità e orgoglio personale? E qui nascono le versioni contrastanti, perché da Trigoria trapela che tra la Roma e il giocatore c'erano stati precedenti incontri per informarlo delle strategie del club. Colloqui in cui lo stesso De Rossi, infortunato, mostrava dubbi sulle sue scelte future. È vero, che nella conferenza di martedì Fienga si era scusato «per un discorso che è avvenuto solo ieri e non prima» ma il Ceo si riferiva alla comunicazione della decisione. In più, per la Roma non ci sarebbe mai stato alcun ripensamento. Anzi, Pallotta – saputa l’idea del contratto a gettone – avrebbe chiesto ai suoi di ringraziare Daniele, declinando. E offrendogli invece aiuto rispetto alla sua idea di giocare nella Mls visto che alcuni soci sono azionisti di club americani.

Il finale

In questo clima, non poteva mancare la consegna del Tapiro d’oro a Daniele. Avvenuta ieri sera. «Vediamo, tra poco saprò dove giocherò e se potrò dare molto o poco — commenta De Rossi –. Un po’ ci sono rimasto male. Ma il nostro lavoro è così. C’è chi gioca e chi prende decisioni. Come dirigente mi avrebbero tenuto, ma io vorrei provare a giocare ancora...». Oggi sarà un'altra a giornata calda.


Le ragioni di Baldini: per il bene del club

GAZZETTA DELLO SPORT - BOLDRINI - Nell’amarezza e nel fastidio di queste ore, Franco Baldini non ha perso il gusto toscano per la battuta: quando gli è stato riferito che in un ponte di Londra era stato esposto l’altra notte uno striscione contro di lui, ha commentato: «Sarà successo sicuramente al Blackfriars». Sotto al bridge dei Frati Neri, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 il banchiere Roberto Calvi, figura chiave del crac del Banco Ambrosiano. Immagine lugubre, ma lo striscione ha invece come sottofondo le luci del Tower Bridge.

Nuovo record

In una stagione piena di negatività, con l’esonero di Eusebio Di Francesco, le possibilità di qualificazione in Champions ridotte al lumicino – a proposito di luci -, il derby di ritorno perso 3-0, le dimissioni dell’ex direttore sportivo Monchi e l’addio di Daniele De Rossi, la Roma ha centrato il record di essere la prima squadra ad essere contestata all’estero: lo striscione contro Baldini apre una nuova frontiera. Non c’è una firma, ma un nome: Roma. A Londra esiste un club, i Lupi di Londra, che si è limitato a riprodurre sulla pagina Facebook lo striscione contro il dirigente toscano sotto la scritta «Mai un’azienda».

Silenzio Assenso

Baldini non vuole parlare. Da tempo ha scelto la strada del silenzio, anzi dell’oblio: dal lontano 5 giugno 2013, quando si dimise dal ruolo di amministratore delegato della Roma. In questi sei anni, zero interviste. Il dirigente toscano ha lavorato al Tottenham fino alla primavera del 2016 ed è poi rientrato nell’orbita della Roma nell’estate 2016, come consulente del presidente Pallotta. Neppure lo striscione londinese spinge Baldini ad aprire bocca. E’ convinto che sia questa la scelta migliore per il bene della causa. Ci sarebbero da spiegare diverse cose sulla vicenda De Rossi, ma il rifiuto, nonostante le sollecitazioni, è totale. Chi ha deciso di non confermare il capitano della Roma? Perché dopo 18 anni di maglia giallorossa il presidente Pallotta o lo stesso Baldini non si sono assunti la responsabilità di comunicare in prima persona le decisioni dell’azienda Roma, al calciatore? Baldini è convinto che la linea seguita sia stata corretta e che rientri nelle prerogative di un club fare scelte scomode, anche con i «totem». Lo sostiene in privato, ma non vuole dirlo in pubblico.


Totti dal Kuwait: «Juve lontana ma troveremo una soluzione»

GAZZETTA DELLO SPORT - Aveva previsto questo viaggio da mesi, quando non poteva immaginare che la situazione sarebbe stata così complicata. Non ci fossero stati contratti firmati e con ricche penali in caso di rescissione, probabilmente Francesco Totti non sarebbe volato in Kuwait, invece ieri ha partecipato ad un torneo di calcio a 5 accolto, con enorme imbarazzo degli organizzatori quando si sono accolti della gaffe, dall’inno di «Forza Italia» invece che di quello di Mameli. Tra aneddoti e qualche parola sulla Var, che Totti ritiene «fondamentale se usata nel modo giusto», è stato intervistato dalla tv dell’Al Roudan Tournament. Non sono arrivate domande, e quindi risposte, su Daniele De Rossi e sul clima che si respira a ROMA. Sono arrivate, invece, sulla Juventus e sul futuro: «La Juve è la super favorita visto che può acquistare top player. Non sarà facile colmare il gap, ma sono fiducioso che troveremo una soluzione. Io - ha aggiunto il dirigente giallorosso - spero di portare la ROMA più in alto possibile a livello mondiale perché la ROMA si tifa e si ama». E chissà se queste parole basteranno: ai tifosi per sentirsi meno soli e al presidente James Pallotta per dargli quel ruolo che lui chiede da tempo.


Dzeko e non solo In arrivo due punte e Skriniar rinnova

GAZZETTA DELLO SPORT - STOPPINI - Non uno, ma due. Si parla di attaccanti, eh. E la nuova è questa: nell’Inter che nascerà una volta terminata l’infinita rincorsa alla Champions ci sarà spazio per due nuovi giocatori offensivi. La strategia è questa: un attaccante arriverà a prescindere dai discorsi in uscita relativi a Icardi. E sarà con tutta probabilità Edin Dzeko: Roma e Inter affronteranno il discorso a campionato terminato e dunque a obiettivi definiti. Ma le strade portano dritte a una conclusione positiva dell’affare, perché l’Inter ha già in tasca il gradimento del bosniaco, che considera chiusa la sua storia con la Roma anche in virtù di un contratto in scadenza nel 2020 e mai vicino al rinnovo.

Skriniar-2023

Ma non sarà Dzeko l’eventuale sostituto di Icardi. Se l’argentino dovesse partire, ad Appiano arriverebbe un altro attaccante, in un reparto offensivo che conta pure su Lautaro. Molto dipenderà dai ragionamenti dell’allenatore della prossima stagione. Se come tutto porta a credere sarà Conte a sedersi in panchina, sarà interessante capire se l’ex tecnico del Chelsea vorrà continuare sull’idea del 3-5-2. Di sicuro in difesa avrà ancora Skriniar: ufficiale il rinnovo fino al 2023, ingaggio da 3 milioni netti a salire, senza promesse di fasce di capitano future. «Sono felice, vogliamo accorciare il gap con la Juve, ma prima pensiamo a conquistare la Champions», ha commentato lo slovacco. Lui che è stato inseguito dallo United, magari troverà a Milano come compagno Romelu Lukaku, al quale il Manchester United dà una valutazione inferiore a quella che l’Inter dà per Icardi. Per una cifra tra i 50 e i 60 milioni il belga potrebbe lasciare la Premier. Di più: attraverso Pastorello l’Inter si è già attivata, una volta a conoscenza della voglia del belga di provare un’esperienza nel campionato italiano. Detto che l’Inter ha già in rosa un elemento come Politano (come immaginarlo in un 3-5-2, se non nei due d’attacco?), occhio sempre a Manchester: Alexis Sanchez è in offerta, il suo agente Felicevich ha già parlato con Ausilio, lo United è disposto a partecipare al pagamento dell’ingaggio. Ma la pista non scalda più di tanto, al momento. Come pure quella che porta a Duvan Zapata: l’Atalanta chiede non meno di 40 milioni. Ci sarebbe anche un altro nome sul taccuino, Timo Werner del Lipsia, però già nel mirino del Bayern. Dura entrare in concorrenza, anche perché l’Inter vuole tenersi parte del budget per un altro tipo di calciatore: guai a cancellare Federico Chiesa. Che a Firenze, con Paulo Sousa, faceva l’esterno di centrocampo...