Zaniolo resta, Dzeko e Manolas con le valigie

IL TEMPO - BIAFORA - Quelli di De Rossi e Ranieri, assente nella conferenza del capitano per un impegno all’estero, potrebbero non essere gli unici addii dell’estate. A Trigoria, aspettando che si insedi Petrachi, si sta pianificando un’importante rivoluzione da attuare nel prossimo calciomercato. I maggiori indiziati a salutare la Roma sono Dzeko e Manolas. L’attaccante bosniaco ha ricevuto diverse richieste dall’Inghilterra, ma, poiché vorrebbe restare in Italia, le ha messe in stand-by in attesa della proposta dell’Inter. Il centrale greco ha una clausola rescissoria da 37 milioni e, dopo essersi affidato a Raiola, è probabile una sua partenza. Da chiarire la posizione di Pellegrini, che può farcela per il Sassuolo: il centrocampista può liberarsi mediante il pagamento della clausola da 30 milioni. Per decidere il futuro di Under è previsto un appuntamento con l’agente che ne cura gli interessi nei prossimi giorni. Chi invece è sicuro di rimanere, nonostante il forte interesse del Tottenham, è Zaniolo: “A fine anno si metteranno a tavolino il mio procuratore e la società ma sono sereno, vedo il mio futuro alla Roma, voglio restare e farò di tutto per onorare questa grandissima maglia”. I tifosi hanno ora bisogno di nuovi giocatori come lui a cui legarsi.


De Rossi se ne va. La Roma lo scarica, nessun rinnovo

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Beep. Il display che s’illumina, il messaggino che racconta l’ultima storia. «Volevo essere io a dirtelo e non fartelo sapere da altri. A fine stagione lascerò la Roma, ma sono orgoglioso di essere stato il tuo capitano». Anche questo in fondo è stile: avvisare i propri compagnidi quello che poche ore dopo – con un tweet di primo mattino – sarebbe stato di dominio pubblico: il club giallorosso non rinnova il contratto in scadenza e Daniele De Rossi se ne va a giocare altrove. L’onda mediatica che si crea è di quelle impossibili da surfare senza restare incagliati nelle critiche. Non basta certo il grazie di Pallotta («Le porte per lui rimarranno sempre aperte con un nuovo ruolo in qualsiasi momento deciderà di tornare») a placare l’universo giallorosso che, dopo il tempestoso addio di Totti, ha perso un altro punto di riferimento. Per De Rossi, da oggi, il futuro è da scrivere. «Ho sempre detto che potrebbe piacermi fare l’allenatore, prima però devo studiare. Il dirigente non mi attira particolarmente, ma qui a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione però, anche guardando chi mi ha preceduto è che si possa incidere poco. Faccio fare il lavoro sporco a Francesco, spero che prenda più potere possibile, ed un giorno se cambierò totalmente idea lo raggiungerò».


La vena di Danielino e la sintesi da trovare fra ragione e cuore

LA GAZZETTA DELLO SPORT - «Ho un unico rimpianto, poter donare alla Roma una sola carriera». In questa frase piena di sentimento c’è tutto il «romanismo» e l’amore di Daniele De Rossi per la maglia che è stata la sua seconda pelle. Ieri la Roma, con una scelta impopolare, ha chiuso le porte alla carriera da giocatore e spalancato a De Rossi quelle della società nella vesti future che lui preferirà: dirigente o tecnico. Daniele valuterà più avanti, ora vuole continuare a giocare. C’è una distanza emotiva e di empatia tra la società e i suoi tifosi – evidenziata nella gestione degli addii di Totti e De Rossi – che la Roma non può sottovalutare e farà bene a risolvere. Il tifoso della Roma ha sopportato la bacheca semi vuota perché nel frattempo poteva mostrare orgogliosamente al mondo come trofei i suoi giocatori simbolo e le loro scelte di amore e fedeltà alla maglia. Nel calcio moderno senza più bandiere i romanisti sventolavano Totti e De Rossi, romani e romanisti: Romolo e Remo allattati dalla Lupa. De Rossi ha rappresentato l’anima testaccina, la volontà, la grinta, il cuore, il tifoso in campo con una sola esultanza replicata mille volte: la vena che si gonfiava dopo ogni gol suo o di un compagno.


De Rossi e Totti, due destini che si uniscono

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Da capitan futuro a capitan infinito, il volo è stato troppo breve. Per tecnica, intelligenza e senso di appartenenza, Daniele De Rossi avrebbe meritato vent’anni da capitan presente, non i due finali che ha vissuto tra poche gioie e tanti travagli. Mettiamola così: il tifoso romanista ha goduto per un buon quindicennio del privilegio di tifare una squadra con due capitani, entrambi romani e romanisti, profondamente diversi ma ugualmente innamorati. Totti, capitano per talento. De Rossi, capitano per carisma. L’uno non ha mai avuto la «vena» dell’altro; l’altro non ha mai posseduto la sua grazia. Si sono completati, in un connubio irripetibile. A De Rossi un ruolo operativo lo hanno proposto subito, ma lui ha mangiato la foglia: «In questa società da dirigente non potrei incidere». Ed è stata questa, forse, la vera pietra tombale posata su questa Roma dei Pallotta e dei Baldini, lontani dagli occhi e, soprattutto, dal cuore dei romanisti


SarrExit, il Chelsea pronto a farlo fuori. Futuro in Italia: Roma o Milan

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Non c’è da sorprendersi se Maurizio Sarri, dopo l’ultima partita di campionato giocata a Leicester e dopo aver conquistato in una settimana qualificazione in Champions (il 5 maggio), finale di Europa League (giovedì 9) e terzo posto in Premier dietro ai marzianiManchester City e Liverpool (domenica 12), abbia raccontato «io vorrei restare, ma non so se mi confermeranno». Lo scenario emerso nelle ultime ore è quello di una rimozione dell’allenatore toscano dopo la finale di Europa League con l’Arsenal del 29 maggio. Fino alla partita di Baku, tutto congelato. Dopo, tana libera tutti, con la sensazione condivisa su più fronti che Sarri sarà messo alla porta da vincitore. In questo quadro, l’addio di Sarri rientra quindi nella logica senza logica del mondo Chelsea. A quel punto, l’allenatore toscano sarà libero sul mercato e in Italia ci sono club che stanno seguendo con attenzione l’evolversi della situazione: Roma e Milan. Sul fronte Roma, la stima di Franco Baldini nei confronti di Sarri è di vecchia data, come la loro amicizia. Baldini ha sempre espresso sentimenti positivi di fronte all’integrità morale e allo spessore di Sarri, ma c’è anche una valutazione positiva sulla bontà del suo calcio. 


L’Inter su chi punta? Icardi addio, c’è Dzeko in pole

LA GAZZETTA DELLO SPORT - L’inter cambierà volto. Anche in campo: le pareti non saranno solo rimbiancate, ma cambieranno decisamente colore in più d’un reparto. Chi al posto di Icardi, questo è il tema. E non è detto che ne basti uno solo di attaccante, molto dipenderà dal modulo di riferimento dell’Inter di domani. Al momento non si esce da questi tre nomi: Dzeko, Lukaku e Zapata. L’ordine non è casuale, ma in base alla probabilità di successo nella trattativa. Il bosniaco è nettamente avanti a tutti. Perché su di lui c’è il benestare di Conte, perché la storia con la Roma è ormai al capolinea, perché in società stravedono per lui ed è un’operazione che non prevede un esborso economico eccessivo, se è vero che la Roma chiede 20 milioni e l’Inter non vorrebbe spostarsi da quota 10-12.


Zaniolo: “L’assenza di De Rossi sarà pesantissima per noi”

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Tra i più scossi ieri per l’addio del capitano della Roma c’era proprio lui, Nicolò Zaniolo, che come tutti i nuovi che si affacciano per la prima volta a Trigoria ha subito trovato in De Rossi un punto di riferimento, oltre che un amico e un prezioso confidente. «Non entro nel merito delle scelte della società e di Daniele, posso solo dire che perdere un capitano e una persona così nello spogliatoio sarà una cosa pesante da affrontare. A Trigoria qualche lacrima mi è uscita, non lo voglio e posso negare. Daniele è un giocatore assurdo, un leader dentro e fuori il campo, lui è la Roma». E poi il ricordo di quel messaggio, il primo che De Rossi gli mandò ancora prima del suo arrivo a Roma. Per farlo sentire subito a casa, per farlo sentire subito a suo agio. «Lo ricordo bene: “Benvenuto nella nostra famiglia, io sono il vecchio di casa, tu sei il nuovo. Sei uno di noi”».


Adesso è l’ora di Florenzi: “Quanti insegnamenti”

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Adesso tocca a lui, ad Alessandro Florenzi. A meno di terremoti, il nuovo capitano giallorosso sarà un altro romano e romanista, anche se l’eredità – dopo Totti e De Rossi– è pesantissima. E così Florenzi, senza alcun preavviso, si ritrova ad essere capitano assoluto di una squadra seguito da uno zoccolo duro di ultrà che, fino a pochi mesi fa, lo chiamava «trenta denari», alludendo a una incongrua vocazione a essere mercenario, eredità della trattativa per il contratto. Certo, il gol contro la Juve è parso essere il viatico a una totale riconciliazione, ma la strada è lunga, senza contare che forse l’ultima parola dovrà essere detta dal prossimo allenatore. Comunque Florenzi ha voluto ringraziare De Rossi con un lungo post che si chiude così: «Grazie per avermi fatto capire cosa vuol dire la parola Capitano». L’altra faccia della romanità evocata da De Rossi è quella di Pellegrini, peraltro appetito da tanti club. Se l’addio del suo capitano è stata una mazzata, per lui ieri è pero arrivata una buona notizia: nessuna lesione ma solo sovraccarico al flessore. Per il match col Sassuolo ci proverà. 


I tifosi stanno con De Rossi. Totti: “Fratello di campo, questo è un giorno triste”

CORRIERE DELLA SERA - I tifosi sono compatti e in poche ora hanno riempito gli spalti di Roma-Parma, ultima di De Rossi in giallorosso. I prezzi popolari hanno aiutato, ma c’è stata la voglia di dire addio a una delle bandiere del club. Rosella Sensi ha lo stesso pensiero, cioè che ci volesse più rispetto, avuto per Totti, rimasto in disparte con lo sguardo fisso nel vuoto. Un bel messaggio anche da parte del dirigente che lascia ben sperare per il futuro con quel: “Torneremo grandi insieme“. Sembra che ai romanisti ormai sia rimasta soltanto la speranza, mentre rimane l’affetto degli ex compagni di De Rossi, come Nainggolan e Strootman, degli avversari Marchisio e Di Canio. E ancora il dispiacere cel ct Mancini e del presidente del CONI Malagò. Una nota a parte la merita Valerio Mastandrea: “Come 18 anni fa, una festa per lui in ogni quartiere. E’ il nostro scudetto perenne e va sventolato per un mese in ogni parte di Roma“.


Squadra senza più radici

CORRIERE DELLA SERA - Un anno fa De Rossi diceva che nessuno voleva andare via dalla Roma perché c’era la sensazione di poter vincere. Di quella contro il Barcellona sono partiti Alisson, Nainggolan e Strootman, in attesa di Dzeko e Manolas. In più Di Francesco è stato esonerato e Monchi è scappato. Nelle scorse settimane si era parlato di un movimento per ridare la Roma ai romanisti: l’arrivo di Ranieri, Totti che chiedeva più poteri, DeRossi era in scadenza, ma col possibile arrivo di Conte il suo punto era più forte che mai. Di questo non si è verificato nulla e Pallotta ha innescato una rivoluzione che prescinde dalla storia e dai sentimenti.


Il no di DDR e i ruoli di Totti e Baldini

CORRIERE DELLA SERA - De Rossi ha sempre amato la sintesi e non ha cambiato modo parlando del suo futuro. Le parole “io” e “loro” sono una netta spaccatura riferendosi a Pallotta e Baldini. Per mettere in difficoltà Daniele c’era una strada da percorrere: proporgli di diventare allenatore, non da subito della prima squadra, ma dalle giovanili con una prospettiva chiara. Offrire il ruolo da dirigente era la chiara via per il no e le parole di Fienga, indirizzate o meno, rischiando di far aprire un altro fronte sanguinoso a Trigoria. Poche settimane fa Totti aveva chiesto più potere, ma dalle parole dell’ad sembra che quello pronto per un ruolo operativo fosse De Rossi. Quindi la domanda sorge spontanea: quale futuro ci potrà essere nella Roma di Pallotta e Baldini per Totti?


Il piano: via tutti i senatori. Totti non ha potuto evitarlo

LA REPUBBLICA - PINCI - La conferenza stampa l’ha voluta lui, subito, anche se gli consigliavano di posticiparla di 7 giorni: forse per sfogare ciò che gli frullava nello stomaco. Per capire bisogna tornare alle 17 di lunedì: appuntamento tra il Ceo della Roma, Guido Fienga, e Daniele De Rossi. Tre ore insieme a parlare, ma il cuore del messaggio il capitano della Roma l’aveva annusato da tempo: «Non mi rinnoveranno il contratto». Lunedì quel sospetto rafforzato da mesi di dialoghi è diventato una certezza: finisce qui, Daniele. Il motivo gli è stato esposto: la parola chiave a Trigoria è ripartire. Da zero. La squadra quest’anno ha fallito, il club ha scelto Gasperini a cui chiederebbe di ricominciare da un gruppo “vergine”. E che possa sostenere ritmi elevati per ricostruire un’ossessione del lavoro. Chiaro il contrasto con la figura di De Rossi, totem ingombrante dai muscoli ormai fragili. «Ma posso giocarle, 15/20 partite», la replica caduta nel vuoto. C’è poi un altro punto che pesa nelle valutazioni della Roma. Ed è quello del gruppo. Da settembre, la squadra ha accusato il club per il depauperamento tecnico: in particolare si sono esposti i suoi leader, “offesi” dalle cessioni di colleghi che stimavano come Strootman e Nainggolan. Rinunciare ai “polemici” serve ad azzerare gli alibi della squadra che troppo presto, e troppo spesso, ha tirato i remi in barca in questa stagione. De Rossi si è convinto che dietro il suo addio ci fossero regie occulte: da qui il riferimento velato al presidente Pallotta e all’ex dg, oggi consigliere ombra, Franco Baldini, estraneo però alla scelta. In realtà la decisione ha certificato altro: la marginalità del Totti dirigente, ferito da questo addio che troppo deve avergli ricordato il proprio. E del tutto escluso dalla decisione: lo ha detto tra le righe proprio De Rossi(«I dirigenti qui non possono incidere, spero che Francesco possa contar di più») quasi ventilandone un possibile addio («Spero di ritrovarlo, se tornerò»). Polemico col club pure Florenzi: «Se vuoi rispetto devi dare rispetto». Non ha potuto prendere la decisone di restare, De Rossi, potrà scegliere dove andare. Senza preclusioni: «In Italia? Vediamo». Voci ricorrenti dicono che Contesarebbe felicissimo di averlo all’Inter. Uno dei soci di Pallotta ha detto a De Rossi che lo proporrà alle squadre di Mls, il campionato americano: lui accetterebbe solo New York o Los Angeles.