Il 26 festa, ma ora è contestazione
IL TEMPO - BIAFORA - Più di ventimila biglietti venduti in meno di dieci ore e Stadio Olimpico praticamente sold-out. Per l’ultima partita di De Rossi con la maglia della Roma, si è ripetuto quanto accaduto con l’addio al calcio di Totti. I tifosi giallorossi, immediatamente dopo il messaggio sui social che annunciava la fine dell’era DDR, hanno preso d’assalto le ricevitorie e il sito del club (mandando in tilt il sistema d’acquisto) per assicurarsi i biglietti della sfida con il Parma. In molti resteranno senza l’agognato tagliando, ma a Trigoria la speranza è quella di poter mettere in vendita i cinquemila posti dei Distinti Nord Ovest, solitamente assegnati agli ospiti. Oltre al clima, un misto tra festa e rammarico, che ci sarà il 26 maggio, con l’orario che sarà definito dalla Lega all’inizio della prossima settimana, in città c’è un’aria di pesante contestazione nei confronti della dirigenza e di Pallotta. La tifoseria, che con il Sassuolo non risparmierà di certo attacchi al presidente americano, ha intenzione di manifestare da subito all’esterno del Bernardini il proprio dissenso per le modalità del congedo di De Rossi, idolo di un popolo che appena due anni fa aveva salutato Totti, altro simbolo eterno. Saranno giorni bollenti nella Capitale.
De Rossi addio: la Roma cancella il passato
IL TEMPO - BIAFORA - Trentadue minuti struggenti ed emozionanti. De Rossi, accompagnato dal CEO Fienga e omaggiato da squadra, staff e dirigenza presenti nelle prime file della sala stampa, ha parlato in conferenza per commentare la fine della sua epoca alla Roma. Queste le parole del capitano giallorosso, che hanno fatto versare qualche lacrima all’erede Florenzi, visibilmente emozionato:
Cambierebbe qualcosa della sua carriera alla Roma?
Farei delle scelte diverse riguardo episodi quotidiani, alcune cose dette o alcune cose di campo. Per la decisione di rimanere per sempre fedele alla Roma non cambierei una virgola. Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa in più in bacheca, ma non ce l’ha nessuno. Sono fortunato perché ho fatto il lavoro che mi piaceva nella squadra che amo tantissimo. I tifosi non la cambierebbero con una vittoria. Hanno dimostrato in tanti anni di tenere veramente a me. Io ho fatto la stessa scelta, non li ho cambiati per qualche ipotetica coppa. Ci sono stati 3-4 anni in cui effettivamente ho avuto l’opportunità di andare in squadra che poteva vincere più della Roma. Ci siamo scelti a vicenda. C’è un grande amore che continuerà, anche se sotto forme diverse. Non escludo di andare, magari con un panino e con la birra, in qualche settore ospiti a tifare per i miei amici. Ho imparato da loro ad amare la Roma. Gli dico di stare vicino ai giocatori. E’ un gruppo di persone per bene e meritano grande sostegno.
Il romanismo è in mani salde con Pellegrini e Florenzi. Che cosa ha pensato quando le hanno comunicato la scelta?
Mi è stato detto ieri, ma non sono scemo. Il mondo del calcio l’ho vissuto, lo avevo capito. Lo sapevamo tutti quanti che ero in scadenza, se non c’è mai un colloquio… Con Monchi avevamo parlato e mi aveva rassicurato, senza di lui non sono andato più a chiedere nulla a nessuno. Questo scombussolamento societario forse non ha aiutato.
Il suo futuro è già deciso?
Ringrazio Fienga e Massara ,per l’offerta e per come mi hanno trattato. La sensazione che ci fosse grande affetto e stima reciproca era forte e che forse si poteva andare avanti per uno o due anni da calciatore, ma è una decisione che si prendere globalmente e come sappiamo la società è divisa in più parti. Sono cose che vanno rispettate e accettate. Io a Roma non posso uscire diversamente da questa maniera. Riguardo alle squadre ho sentito qualcosa, ma non ho chiesto niente a nessuno. Mi sono sentito calciatore tutto quest’anno anche se ho avuto problemi fisici e ho ancora voglia di giocare a pallone. Mi farei un grande torto se smettessi.
Preclusioni?
Vediamo, è una cosa completamente nuova.
Non pensa che doveva decidere lei sull’addio?
Non sono d’accordo e l’ho detto anche a Totti. Ci sta una società che sta li per decidere chi deve giocare e chi no. Possiamo discutere ore sul fatto che secondo me sarei potuto essere importante, le decisioni poi le prende la società. Qualcuno un punto lo deve mettere. Il fatto che ci siamo parlati poco quest’anno un pochino mi è dispiaciuto, ma le distanze a volte creano anche incomprensioni di questo genere. Spero che la società migliori in questo perché ci tengo, resto un tifoso.
Cambierà idea sul voler allenare?
Ho la sensazione che potrebbe piacermi, fare il dirigente non mi attira particolarmente, qui a Roma poteva avere un senso diverso. Però, anche guardando chi mi ha preceduto, penso si possa incidere poco. Faccio fare il lavoro sporco a Totti, spero che prenda più potere possibile e poi magari, se cambierò totalmente idea, lo raggiungerò. C’è distacco con la società? Un po’ sì, perché io voglio giocare e loro non vogliono. Non posso essere felice, non ho rancore nei confronti di Fienga e di Massara. Un giorno magari parlerò anche con Pallotta e con Baldini, non ho problemi. Fienga dice che io sono già un bravo dirigente, ma se io fossi stato un dirigente avrei rinnovato il contratto a uno come me. Quando ho giocato mi sono difeso e l’ho fatto abbastanza bene. Non abbiamo mai parlato di soldi.
Perché tutti questi addii dopo la semifinale di Champions?
Negli anni ho avuto la sensazione che la squadra diventasse davvero forte, poi sempre più forte, poi molto vicina a quelli che vincevano per poi fare sempre un passo indietro. Queste sono leggi del mercato. Spero che la Roma, magari con lo stadio, diventi forte tanto quanto le altre. La rosa è valida, ha tanti giocatori giovani da cui si può ripartire, è una squadra che ha futuro e la piazza è calda quanto necessario.
Zaniolo resta, Dzeko e Manolas con le valigie
IL TEMPO - BIAFORA - Quelli di De Rossi e Ranieri, assente nella conferenza del capitano per un impegno all’estero, potrebbero non essere gli unici addii dell’estate. A Trigoria, aspettando che si insedi Petrachi, si sta pianificando un’importante rivoluzione da attuare nel prossimo calciomercato. I maggiori indiziati a salutare la Roma sono Dzeko e Manolas. L’attaccante bosniaco ha ricevuto diverse richieste dall’Inghilterra, ma, poiché vorrebbe restare in Italia, le ha messe in stand-by in attesa della proposta dell’Inter. Il centrale greco ha una clausola rescissoria da 37 milioni e, dopo essersi affidato a Raiola, è probabile una sua partenza. Da chiarire la posizione di Pellegrini, che può farcela per il Sassuolo: il centrocampista può liberarsi mediante il pagamento della clausola da 30 milioni. Per decidere il futuro di Under è previsto un appuntamento con l’agente che ne cura gli interessi nei prossimi giorni. Chi invece è sicuro di rimanere, nonostante il forte interesse del Tottenham, è Zaniolo: “A fine anno si metteranno a tavolino il mio procuratore e la società ma sono sereno, vedo il mio futuro alla Roma, voglio restare e farò di tutto per onorare questa grandissima maglia”. I tifosi hanno ora bisogno di nuovi giocatori come lui a cui legarsi.
De Rossi se ne va. La Roma lo scarica, nessun rinnovo
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Beep. Il display che s’illumina, il messaggino che racconta l’ultima storia. «Volevo essere io a dirtelo e non fartelo sapere da altri. A fine stagione lascerò la Roma, ma sono orgoglioso di essere stato il tuo capitano». Anche questo in fondo è stile: avvisare i propri compagnidi quello che poche ore dopo – con un tweet di primo mattino – sarebbe stato di dominio pubblico: il club giallorosso non rinnova il contratto in scadenza e Daniele De Rossi se ne va a giocare altrove. L’onda mediatica che si crea è di quelle impossibili da surfare senza restare incagliati nelle critiche. Non basta certo il grazie di Pallotta («Le porte per lui rimarranno sempre aperte con un nuovo ruolo in qualsiasi momento deciderà di tornare») a placare l’universo giallorosso che, dopo il tempestoso addio di Totti, ha perso un altro punto di riferimento. Per De Rossi, da oggi, il futuro è da scrivere. «Ho sempre detto che potrebbe piacermi fare l’allenatore, prima però devo studiare. Il dirigente non mi attira particolarmente, ma qui a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione però, anche guardando chi mi ha preceduto è che si possa incidere poco. Faccio fare il lavoro sporco a Francesco, spero che prenda più potere possibile, ed un giorno se cambierò totalmente idea lo raggiungerò».
La vena di Danielino e la sintesi da trovare fra ragione e cuore
LA GAZZETTA DELLO SPORT - «Ho un unico rimpianto, poter donare alla Roma una sola carriera». In questa frase piena di sentimento c’è tutto il «romanismo» e l’amore di Daniele De Rossi per la maglia che è stata la sua seconda pelle. Ieri la Roma, con una scelta impopolare, ha chiuso le porte alla carriera da giocatore e spalancato a De Rossi quelle della società nella vesti future che lui preferirà: dirigente o tecnico. Daniele valuterà più avanti, ora vuole continuare a giocare. C’è una distanza emotiva e di empatia tra la società e i suoi tifosi – evidenziata nella gestione degli addii di Totti e De Rossi – che la Roma non può sottovalutare e farà bene a risolvere. Il tifoso della Roma ha sopportato la bacheca semi vuota perché nel frattempo poteva mostrare orgogliosamente al mondo come trofei i suoi giocatori simbolo e le loro scelte di amore e fedeltà alla maglia. Nel calcio moderno senza più bandiere i romanisti sventolavano Totti e De Rossi, romani e romanisti: Romolo e Remo allattati dalla Lupa. De Rossi ha rappresentato l’anima testaccina, la volontà, la grinta, il cuore, il tifoso in campo con una sola esultanza replicata mille volte: la vena che si gonfiava dopo ogni gol suo o di un compagno.
De Rossi e Totti, due destini che si uniscono
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Da capitan futuro a capitan infinito, il volo è stato troppo breve. Per tecnica, intelligenza e senso di appartenenza, Daniele De Rossi avrebbe meritato vent’anni da capitan presente, non i due finali che ha vissuto tra poche gioie e tanti travagli. Mettiamola così: il tifoso romanista ha goduto per un buon quindicennio del privilegio di tifare una squadra con due capitani, entrambi romani e romanisti, profondamente diversi ma ugualmente innamorati. Totti, capitano per talento. De Rossi, capitano per carisma. L’uno non ha mai avuto la «vena» dell’altro; l’altro non ha mai posseduto la sua grazia. Si sono completati, in un connubio irripetibile. A De Rossi un ruolo operativo lo hanno proposto subito, ma lui ha mangiato la foglia: «In questa società da dirigente non potrei incidere». Ed è stata questa, forse, la vera pietra tombale posata su questa Roma dei Pallotta e dei Baldini, lontani dagli occhi e, soprattutto, dal cuore dei romanisti
SarrExit, il Chelsea pronto a farlo fuori. Futuro in Italia: Roma o Milan
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Non c’è da sorprendersi se Maurizio Sarri, dopo l’ultima partita di campionato giocata a Leicester e dopo aver conquistato in una settimana qualificazione in Champions (il 5 maggio), finale di Europa League (giovedì 9) e terzo posto in Premier dietro ai marzianiManchester City e Liverpool (domenica 12), abbia raccontato «io vorrei restare, ma non so se mi confermeranno». Lo scenario emerso nelle ultime ore è quello di una rimozione dell’allenatore toscano dopo la finale di Europa League con l’Arsenal del 29 maggio. Fino alla partita di Baku, tutto congelato. Dopo, tana libera tutti, con la sensazione condivisa su più fronti che Sarri sarà messo alla porta da vincitore. In questo quadro, l’addio di Sarri rientra quindi nella logica senza logica del mondo Chelsea. A quel punto, l’allenatore toscano sarà libero sul mercato e in Italia ci sono club che stanno seguendo con attenzione l’evolversi della situazione: Roma e Milan. Sul fronte Roma, la stima di Franco Baldini nei confronti di Sarri è di vecchia data, come la loro amicizia. Baldini ha sempre espresso sentimenti positivi di fronte all’integrità morale e allo spessore di Sarri, ma c’è anche una valutazione positiva sulla bontà del suo calcio.
L’Inter su chi punta? Icardi addio, c’è Dzeko in pole
LA GAZZETTA DELLO SPORT - L’inter cambierà volto. Anche in campo: le pareti non saranno solo rimbiancate, ma cambieranno decisamente colore in più d’un reparto. Chi al posto di Icardi, questo è il tema. E non è detto che ne basti uno solo di attaccante, molto dipenderà dal modulo di riferimento dell’Inter di domani. Al momento non si esce da questi tre nomi: Dzeko, Lukaku e Zapata. L’ordine non è casuale, ma in base alla probabilità di successo nella trattativa. Il bosniaco è nettamente avanti a tutti. Perché su di lui c’è il benestare di Conte, perché la storia con la Roma è ormai al capolinea, perché in società stravedono per lui ed è un’operazione che non prevede un esborso economico eccessivo, se è vero che la Roma chiede 20 milioni e l’Inter non vorrebbe spostarsi da quota 10-12.
Zaniolo: “L’assenza di De Rossi sarà pesantissima per noi”
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Tra i più scossi ieri per l’addio del capitano della Roma c’era proprio lui, Nicolò Zaniolo, che come tutti i nuovi che si affacciano per la prima volta a Trigoria ha subito trovato in De Rossi un punto di riferimento, oltre che un amico e un prezioso confidente. «Non entro nel merito delle scelte della società e di Daniele, posso solo dire che perdere un capitano e una persona così nello spogliatoio sarà una cosa pesante da affrontare. A Trigoria qualche lacrima mi è uscita, non lo voglio e posso negare. Daniele è un giocatore assurdo, un leader dentro e fuori il campo, lui è la Roma». E poi il ricordo di quel messaggio, il primo che De Rossi gli mandò ancora prima del suo arrivo a Roma. Per farlo sentire subito a casa, per farlo sentire subito a suo agio. «Lo ricordo bene: “Benvenuto nella nostra famiglia, io sono il vecchio di casa, tu sei il nuovo. Sei uno di noi”».
Adesso è l’ora di Florenzi: “Quanti insegnamenti”
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Adesso tocca a lui, ad Alessandro Florenzi. A meno di terremoti, il nuovo capitano giallorosso sarà un altro romano e romanista, anche se l’eredità – dopo Totti e De Rossi– è pesantissima. E così Florenzi, senza alcun preavviso, si ritrova ad essere capitano assoluto di una squadra seguito da uno zoccolo duro di ultrà che, fino a pochi mesi fa, lo chiamava «trenta denari», alludendo a una incongrua vocazione a essere mercenario, eredità della trattativa per il contratto. Certo, il gol contro la Juve è parso essere il viatico a una totale riconciliazione, ma la strada è lunga, senza contare che forse l’ultima parola dovrà essere detta dal prossimo allenatore. Comunque Florenzi ha voluto ringraziare De Rossi con un lungo post che si chiude così: «Grazie per avermi fatto capire cosa vuol dire la parola Capitano». L’altra faccia della romanità evocata da De Rossi è quella di Pellegrini, peraltro appetito da tanti club. Se l’addio del suo capitano è stata una mazzata, per lui ieri è pero arrivata una buona notizia: nessuna lesione ma solo sovraccarico al flessore. Per il match col Sassuolo ci proverà.
I tifosi stanno con De Rossi. Totti: “Fratello di campo, questo è un giorno triste”
CORRIERE DELLA SERA - I tifosi sono compatti e in poche ora hanno riempito gli spalti di Roma-Parma, ultima di De Rossi in giallorosso. I prezzi popolari hanno aiutato, ma c’è stata la voglia di dire addio a una delle bandiere del club. Rosella Sensi ha lo stesso pensiero, cioè che ci volesse più rispetto, avuto per Totti, rimasto in disparte con lo sguardo fisso nel vuoto. Un bel messaggio anche da parte del dirigente che lascia ben sperare per il futuro con quel: “Torneremo grandi insieme“. Sembra che ai romanisti ormai sia rimasta soltanto la speranza, mentre rimane l’affetto degli ex compagni di De Rossi, come Nainggolan e Strootman, degli avversari Marchisio e Di Canio. E ancora il dispiacere cel ct Mancini e del presidente del CONI Malagò. Una nota a parte la merita Valerio Mastandrea: “Come 18 anni fa, una festa per lui in ogni quartiere. E’ il nostro scudetto perenne e va sventolato per un mese in ogni parte di Roma“.
Squadra senza più radici
CORRIERE DELLA SERA - Un anno fa De Rossi diceva che nessuno voleva andare via dalla Roma perché c’era la sensazione di poter vincere. Di quella contro il Barcellona sono partiti Alisson, Nainggolan e Strootman, in attesa di Dzeko e Manolas. In più Di Francesco è stato esonerato e Monchi è scappato. Nelle scorse settimane si era parlato di un movimento per ridare la Roma ai romanisti: l’arrivo di Ranieri, Totti che chiedeva più poteri, DeRossi era in scadenza, ma col possibile arrivo di Conte il suo punto era più forte che mai. Di questo non si è verificato nulla e Pallotta ha innescato una rivoluzione che prescinde dalla storia e dai sentimenti.