Tocca a DiFra. Samp, Ferrero strappa il sì dell’ex tecnico giallorosso

GAZZETTA - Eusebio Di Francesco: era il nome che più intrigava il presidente Massimo Ferrero in una rosa di candidati illustri alla panchina sampdoriana per il dopo-Giampaolo (…). L’ormai quasi ex tecnico della Roma ha sciolto le sue riserve ieri mattina e si è accordato per un contratto triennale (indicativamente sulla base di 1,8 milioni netti annui), dunque sino al 30 giugno 2022: prima, però, che la Sampdoria possa annunciarne il tesseramento e ratificare l’accordo, lo stesso Di Francesco dovrà arrivare alla risoluzione consensuale con la Roma, dove è ancora sotto contratto – sino al 30 giugno dell’anno prossimo – per una cifra di tre milioni netti (…). Adesso, per Di Francesco, restano gli ultimi adempimenti burocratici da concludere, e con il weekend di mezzo potrebbero anche non essere rapidissimi (…).


"Lanzalone in Comune agì senza alcun titolo"

LA REPUBBLICA - D'ALBERGO - Due visite a sorpresa. La prima in Campidoglio, direttamente dalla sindaca Virginia Raggi. La seconda in Acea. Entrambe con la missione di trovare qualsiasi documento o atto di nomina utile a giustificare la lunga presenza in Comune di Luca Lanzalone, l’avvocato portato a Roma dal M5S per guidare la prima cittadina sui dossier più importanti per poi finire agli arresti per corruzione nell’inchiesta nata attorno all’affare del nuovo stadio della Roma. Dal tour a doppia tappa, però, la Guardia di Finanza è uscita di fatto a mani vuote. Già, perché il Comune non ha mai formalizzato alcun contratto per il legale di Genova. Mercoledì, quando i finanzieri hanno fatto rapporto alla procura della corte dei Conti, sono andati dritti al punto: da palazzo Senatorio sono usciti con mail, scambi in cui Lanzalone e gli uffici abbozzano una trattativa per arrivare a un accordo, ma senza un vero incarico. L’uomo che per conto del Campidoglio si è occupato di abbozzare il concordato di Atac e scegliere il management di Ama, per poi concentrarsi sulla partita dell’impianto e del business park che il club giallorosso vorrebbe realizzare a Tor di Valle, ha operato senza titolo per mesi. Poi è stato premiato dal Movimento con la presidenza di Acea. Paradossi capitolini, perché ora l’intera vicenda rischia di ritorcersi proprio contro l’amministrazione pentastellata. Secondo i pm contabili, infatti, potrebbero essere due i tipi di danni causati dalla presenza dell’avvocato in Campidoglio. Da disservizio, quantificabile in base al personale e alle strutture che il Comune ha messo a disposizione di un professionista senza contratto. D’immagine, per le vicende giudiziarie in cui poi è rimasto impelagato l’ex braccio destro della sindaca. Poi c’è il risvolto politico, l’intervento della prima cittadina grillina in consiglio comunale del 7 marzo 2017. Da una parte l’ex capogruppo del Pd, Michela Di Biase, a chiedere conto del contratto che avrebbe dovuto legare l’avvocato al Comune. Dall’altra Virginia Raggi a difendersi così: «Lanzalone ha formalizzato il 10 febbraio una comunicazione con la quale veniva da me incaricato di seguire alcune vicende. In particolare anche quella relativa alla Eurnova srl». In altre parole, a occuparsi dello stadio. Immediata la replica della consigliera dem: «Dal punto di vista normativo quell’atto è nullo». Un’osservazione fondata, almeno a giudicare dalla contromossa dell’inquilina di Palazzo Senatorio. Il giorno dopo quell’assemblea è Raggi a chiedere all’avvocatura — scatenandone le perplessità — di predisporre «con la massima urgenza» i documenti per definire la collaborazione di Lanzalone, che già allora da oltre un mese trattava l’affare Tor di Valle per conto dei 5S. Quel contratto, come ha scoperto la Finanza, non c’è. Un’assenza che potrebbe costare salata al Campidoglio.


Totti, altre 48 ore poi la decisione. Sfuma Higuain

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Quarantotto ore per comunicare le sue intenzioni definitive al club e convocare una conferenza per rendere pubblico quello che ha deciso. Francesco Totti non vuole più aspettare, l’avvio della stagione è alle porte e lui vuole chiarire in maniera netta se è arrivato il momento di interrompere il suo legame con la Roma. Oppure se ci sono margini per proseguire nella società che ha come uno dei principali uomini operativi il suo “nemico” Baldini. Complicata quest’ultima ipotesi, l’ex numero 10 non sta nascondendo, in privato, in queste settimane il proprio disappunto nei confronti della società, che vede poco interessata ai suoi pareri, se non di facciata, per paura di mettersi ulteriormente contro la tifoseria. Un altro terremoto giallorosso, dopo quello scatenato dall'addio forzato di De Rossi, che rischia di minare le fondamenta del lavoro di Fonseca, e le poche certezze rimaste nello spogliatoio. Lunedì sembra essere il giorno in cui Totti farà il suo annuncio, prima di partire per le vacanze insieme alla famiglia. Come se i guai non bastassero, c’è da risolvere la grana Petrachi. Il ds in pectore della Roma, è ancora legato al Torino e i giallorossi si stanno stancando di questa situazione a tal punto da fissare un ultimatum entro il quale il dirigente dovrà liberarsi. Ultimatum che vede il primo luglio come dead line oltre la quale Pallotta non vorrebbe andare. Intanto, mentre il fratello di Higuain fa sapere che «Gonzalo tornerà in Italia solo per stare alla Juve», chiudendo, in teoria, la possibilità di trasferirsi alla Roma, Manolas compie 28 anni. E il suo futuro resta un punto interrogativo. Kostas è in teoria padrone del suo destino, visto che ha la possibilità di utilizzare la clausola rescissoria di 36 milioni per liberarsi dalla Roma. Interessate Juve e Napoli.


Tifosi soci della propria squadra: così l’Italia apre al modello Barcellona

IL SOLE 24 ORE - BARTOLINI - (...). Ora anche l’Italia apre ai soci tifosi attraverso l’azionariato popolare che all'estero, soprattutto nella Liga spagnola e nella Bundesliga tedesca, ha avuto tanto successo. Un emendamento al Ddl delega sullo sport appena approvato apre infatti a questa opzione disegnando la cornice per dare vita anche nel nostro Paese al sogno proibito di ogni tifoso di calcio: diventare il proprietario, anche se per una piccola quota, della squadra del cuore (...) La proposta - che poi dovrà essere dettagliata attraverso un decreto attuativo - punta ad allargare la delega per il riordino del Coni e dello sport in generale stabilendo un criterio direttivo. E cioè quello di «individuare forme e condizioni di azionariato popolare per le società professionistiche». La norma, quindi, punta a regolare la partecipazione al capitale sociale di una società sportiva da parte di un gruppo di persone, che, in base alla percentuale di partecipazione e all'entità del loro investimento prenderanno parte ai risultati economici aziendali (...). In Europa, il modello è abbastanza diffuso soprattutto nel calcio (...). In Germania è stata introdotta nel 1998 la regola del 50+1 che prevede l'obbligo che la maggioranza delle azioni sia in mano ai supporter:  le squadre possono comunque scegliere di mettersi sul mercato (come nel caso del Borussia Dortmund che è quotato in borsa), con le quote spesso raccolte da imprenditori o aziende locali. In Spagna la situazione è più netta: o una squadra è totalmente in mano ai privati che possono quindi acquistare anche tutte le quote della società o è invece un'associazione no profit in mano ai propri soci, con la regola “un socio un voto” in sede di assemblea (...). In Italia c’è stato qualche esperimento tra i tifosi della Roma (l’iniziativa MyRoma) e in qualche squadra minore. Ora si apre anche in Italia la strada dell’azionariato popolare.


Strappo Totti, addio pronto

IL TEMPO - AUSTINI - Totti si allontana dalla Roma, Pallotta gli tende la mano per riportarlo dentro. Ma sarà dura, durissima. L'ex capitano è pronto all'addio, l'ha deciso e confidato agli amici e alle persone più fedeli nei giorni scorsi (non ufficialmente alla società), indicando in lunedì prossimo la giornata del doloroso e polemico annuncio. L'addio si consumerebbe esattamente 18 anni dopo l'ultimo scudetto vinto il 17 giugno 2001: pre-organizzata una conferenza per il pomeriggio negli uffici del Coni ( la «giusta sede» citata nel suo tweet non è quindi Trigoria), prima di partire martedì per la vacanza già prenotata a Ibiza.

Quindi è finita davvero? A sentire tutti quelli che lo conoscono sì, leggendo quanto dice il presidente, un margine di recupero, forse, c'è. Magari rinviando il finale al rientro di Totti in Italia «Non è vero - spiega Pallotta in una lunga intervista pubblicata sul sito del club – che Francesco non è stato invitato al meeting di Londra. Ritenevo che fosse una riunione importante e dunque non era contemplato che non venisse invitato». Perché allora non è partito? «Sinceramente non lo so. Forse ha bisogno di un po' di tempo per pensare al suo futuro e al suo ruolo nel club, cosa che tutti rispettiamo. Francesco ha vissuto 30 anni nel calcio, la maggior parte dei quali allacciandosi gli scarpini per dare tutto per la Roma. Sono sicuro che ha tanti pensieri che gli passano per la testa su quello che vuole fare e sa che io sono qui per lui, così come è sempre stato. Non ascolterete alcuna critica mia o di chiunque altro della Roma nei suoi confronti».

Difficile bastino queste parole a scaldare il cuore dell'ex capitano. La sua testa è effettivamente piena di cattivi pensieri: voleva uno tra Gattuso e Mihajlovic ed è arrivato Fonseca, non ha messo bocca sulla sostituzione di Massara con Petrachie, soprattutto, si sente escluso a prescindere dalle decisioni più importanti sapendo quanto il suo «nemico» Baldini sia rimasto influente nelle scelte di Pallotta. E non gli basta più partecipare da uomo simbolo della società agli eventi o come personaggio da spendere per gli sponsor. Ecco perché ha lasciato sul tavolo la proposta sottopostagli dal CEO Fienga: un ruolo da direttore tecnico, con stipendio aumentato fino a circa un milione. Ieri i due si sono sentiti e l'aria era di uno strappo irrimediabile. Il presidente conferma l'offerta fatta a Totti: «Fienga gli ha parlato del ruolo e di quello che implicherebbe, sarebbe uno dei più influenti nella nostra area sportiva. Da quando Monchi se n'è andato abbiamo visto Francesco fare dei passi in avanti e prendersi delle responsabilità, in tutte le decisioni ha avuto un peso che probabilmente neanche lui pensa di avere avuto. È stato determinante per prendere Ranieri e ha dato alcuni degli spunti migliori nelle valutazioni su diversi tecnici». Nel discorso di Pallotta, quindi, «compare» anche Baldini. «A Londra Franco ha ripetuto quanto Francesco sia abile nel giudicare un talento. Io e Fienga ci siamo impegnati a trovare un ruolo più importante per Totti perché lui è in grado di giudicare un talento meglio di ognuno di noi». Ma evidentemente il simbolo giallorosso non percepisce questa fiducia e ha tempo oggi, massimo domani, per ripensarci. Altrimenti la Roma perderà nel giro di venti giorni due simboli come Totti e De Rossi, con inevitabili e devastanti ripercussioni ambientali.

, intanto, commenta eccitato l'arrivo di Fonseca. «Dopo aver concluso le nostre conversazioni con l'allenatore a Londra, mi sono sentito entusiasta del potenziale della Roma come mai prima. Paulo ha idee molto chiare e penetranti su ciò che vuole realizzare. Ha una filosofia votata all'attacco e vuole vincere, ma con stile. Si rende anche conto che la Serie A è uno dei campionati tatticamente più preparati al mondo e ciò che mi ha maggiormente incoraggiato è stata la sua flessibilità. Ha portato all'incontro anche il suo responsabile della preparazione atletica e ha sottolineato un aspetto: l'importanza che i giocatori siano nella migliore forma possibile. Non penso che i calciatori lo fossero la scorsa stagione e il più delle volte non è stata colpa loro. Abbiamo già iniziato a cambiare il nostro programma di preparazione e Fonseca vuole giocatori disposti a migliorare». Inizierà ad allenarli a fine mese: ufficializzato ieri il ritiro dal 29 giugno al 7 luglio a Pinzolo, per ora una sola amichevole prevista in montagna, mentre il 25 luglio ci sarà il debutto ufficiale ai preliminari di Europa League. Con quale rosa? «Inevitabilmente alcuni giocatori se ne andranno e ne arriveranno dei nuovi. Se qualcuno non è dedito alla causa al 100% - avvisa - e non vuole far parte di ciò che stiamo cercando di costruire, allora andrà via. Dopo la scorsa stagione, non possiamo permettercelo». Il senso del suo discorso in una frase: «Non si tratta di me, di , di Guido, di Paulo o del nuovo direttore sportivo (che sarebbe Petrachi ma non può ancora nominare, ndr): si tratta dell'As Roma». Ma interessa ancora a qualcuno?


Manolas, scambio con Higuain: serve ancora tempo. E spunta il Napoli…

GAZZETTA - (…) Lo scambio Higuain-Manolas resta in cottura, lenta, con il rischio che altri club mettano becco. In ogni caso, da un lato c’è sempre Gonzalo Higuain, argentino di ritorno alla Juve con un filo di tristezza, dall’altro Kostas Manolas, greco diventato centurione nella Capitale dei latini. E in mezzo il numero magico: 36. Sono i milioni che invogliano i club allo scambio alla pari: a tanto ammonta la clausula del difensore, a tanto ammonta pure il prezzo dell’attaccante (…). La novità, però, è che il 30 giugno, data capitale per la Roma che deve arrivare a circa 45 milioni di plusvalenze, può essere superato: non è facile, infatti, avvicinare le parti in tempi rapidi (…). L’entourage di Higuain (…), al momento fa un tattico catenaccio. Il fratello e agente Nicolas ieri ha dichiarato: «(…). In A giocherebbe solo con la Juve, vuole finire la propria carriera lì (…)». Non è da sottovalutare il pressing di altri club per il greco. Su tutti, il Napoli: senza Albiol, destinato al Villarreal, la società sta valutando se pagare la clausola del greco e chiudere la partita. Un passo indietro, ma vigile il Milan (…).


Caos Roma. Pallotta prova a ricucire con Totti: «Ha bisogno di tempo per decidere»

CORRIERE DELLA SERA - James Pallotta cerca di mettere un freno al caso Totti o, quanto meno, a prendere un po’ di tempo (…). I dirigenti giallorossi vorrebbero evitare un’altra rivolta di piazza dopo quella per l’addio a De Rossi. Il presidente, così, ha rilasciato una lunga intervista al sito ufficiale del club. Prima ha chiarito di averlo invitato alla riunione di Londra, dove Totti non ha voluto partecipare «perché forse ha bisogno di tempo per decidere il suo futuro e io sono pronto a concederglielo». I toni sono stati molto concilianti, anche se Pallotta ha tracciato i confini del lavoro in un modo che l’ex numero 10 potrebbe anche non gradire: «Sa giudicare meglio di tutti il talento, me lo ha detto anche Franco Baldini. Dobbiamo lavorare insieme per rifare una grande Roma». Sembra più il ritratto di un talent scout che di un dirigente operativo come Totti vorrebbe essere.

«(…) Da quando Monchi se n’è andato abbiamo visto Francesco fare dei passi in avanti e prendersi delle responsabilità. In tutte le decisioni sui cambiamenti che abbiamo fatto in primavera, tra chi se n’è andato e chi è arrivato, Francesco ha avuto un peso che probabilmente neanche lui pensa di avere avuto». Totti ha parlato ieri per telefono con Guido Fienga, il CEO giallorosso che ha l’ingrato compito di cercare di portare la pace tra Totti e Baldini. Un’impresa che non sembra possibile ma qualcuno deve provarci (…).


La pazienza finita del capitano stufo di fare solo il gagliardetto

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Francesco Totti si è stancato di fare (ancora) il gagliardetto della Roma; di essere esibito, di essere sventolato - in pubblico e al pubblico – nonostante il suo status di dirigente. Vorrebbe essere più operativo, vorrebbe incidere di più nelle faccende tecniche della Roma al di là dell’etichetta messa accanto al suo nome. Due anni dopo il suo addio al calcio, ha deciso che è arrivato il momento della chiarezza, del dentro o fuori: gli è stato offerto il ruolo di Direttore tecnico, ma ha preso tempo. Ha rinviato la risposta perché non ha ancora ben chiaro quale sarebbe il suo (nuovo) lavoro. Non si fida, in parole povere, di quanto gli stanno proponendo gli uomini di James Pallotta. Non ne fa, però, un discorso personale; anzi, all’ad Guido Fienga riconosce una sostanziosa linearità di comportamento, ma questo non gli è bastato per dire sì alla proposta arrivata da via Tolstoj. Forse perché non dimentica, e non ha nessuna intenzione di dimenticarlo, che a capo del management di Pallotta c’è il suo “nemico” Franco Baldini. Cioè colui che l’ha accompagnato fuori dal campo, che prima ancora gli aveva rinfacciato di avere un ufficio nella sede di Trigoria oppure una pigrizia sconosciuta ai più. Teme, Francesco, che fin quando ci sarà il toscano nelle grazie di Jim per lui ci sarà sempre uno spazio ridotto. Marginale. Ecco perché chiede chiarezza: non vuole restare alla Roma per il fatto di essere Francesco Totti, ma perché la società crede realmente nelle sua capacità dirigenziali. Lui è convinto di poter dare una mano, di contribuire con le sua esperienza e le sue conoscenze alla crescita del club: tipo Paolo Maldini, neo dt del Milan. Non chiede di essere l’unico a decidere, ma neppure l’unico a non farlo. E da due anni nella testa gli rimbalza una domanda: ma mi hanno fatto dirigente solo per dare un contentino alla piazza dopo il mio addio al calcio? Per ora, ha trovato un’unica risposta. Sottolineata dai fatti. Perché la nuova Roma sta nascendo senza il suo contributo. Eppure, gli era stato chiesto di parlare con Antonio Conte (fatto), di tenere rapporti con Rino Gattuso (fatto), ma alla fine è stato scelto Paulo Fonsecasenza che nessuno lo interpellasse. È stato invitato al recente summit di Londra ma - a giochi già fatti - ha preferito restare a casa.

RABBIA E DELUSIONE La faccenda che lo riguarda gli crea più arrabbiatura che delusione. Ecco perché chiede sincerità: se non vi sto bene, ditemelo e io mi faccio da parte. La sua posizione è questa. Netta. Semplice. Non un ultimatum né cose simili. Chiede solo una risposta precisa ad una domanda precisa: vi serve un gagliardetto o un dirigente? Eliminato (e in quel modo...) Daniele De Rossi, la sensazione è che la Roma che parla uno slang tosco-statunitense non avrebbe difficoltà a privarsi anche di Totti. La novità è che, mai come in queste ore, Francesco sta pensando ad una separazione dal suo amore di una vita. Lontano da Trigoria potrebbe guadagnare – nei modi più variegati - gli stessi soldi (o forse di più...) che oggi gli vengono garantiti da Pallotta, ma non la considererebbe una vittoria.


Vieri: "Con Dzeko l'Inter farebbe il salto di qualità, è il giocatore più completo d'Italia"

GAZZETTA - Nella lunga intervista rilasciata alla rosea, l'ex attaccante dell'Inter Christian Vieri si è soffermato, tra i tanti argomenti, anche sul mercato nerazzurro, in particolare sull'operazione che porterà Dzeko alla corte di Antonio Conte. Queste le sue:

Christian Vieri, ha visto Dzeko contro gli azzurri?
«Non avevo certo bisogno di Italia-Bosnia per scoprire Edin Dzeko. È l’attaccante più completo che ci sia in Italia: è fortissimo fisicamente, ha tecnica, colpo di testa, calcia benissimo con entrambi i piedi. Fa gol lui e fa segnare parecchio i compagni. Peccato che abbia già 33 anni, perché è uno spettacolo vederlo giocare».

È a un passo dall’Inter... 
«I nerazzurri farebbero un salto di qualità pazzesco. Dzeko è uno che fa la differenza. Quando è in giornata è in grado di portare a “spasso” qualsiasi difesa».

Che succede invece a Higuain?
«Non si discute. Capita di vivere un periodo più difficile. Ma qui da noi, non dimentichiamolo, ha fatto una montagna di reti fra Napoli e Juventus: ha vinto molto e ha raggiunto pure una finale di Champions League. Al Milan non si è trovato bene per tanti motivi, e in pochi mesi era poi impossibile adattarsi al calcio inglese col Chelsea. Se io fossi un direttore sportivo scommetterei a occhi chiusi su Higuain».

Lukaku-Dzeko all'Inter? 
«Ne sento parlare, vediamo se si concretizzerà. In ogni modo l’Inter diventerebbe devastante».


Higuain o Icardi: a Trigoria si prova a ballare il tango

IL MESSAGGERO - LENGUA - Le polemiche stanno stritolando la Roma, ma liberarsi dalla morsa delle critiche è possibile solo con un grande colpo mercato. Magari in attacco, al posto di Edin Dzeko promesso all’Inter. A Trigoria stanno lavorando sotto traccia per dare un grande bomber a Fonseca, un attaccante che mandi in estasi la gente e che venga accolto come un Re da migliaia di tifosi. I nomi che risolleverebbero il morale della piazza sono due: Gonzalo Higuain e Mauro Icardi. Il primo è qualcosa di più di un sogno, i dirigenti ci stanno lavorando notte e giorno anche se il fratello agente ieri a Radio Marte ha rilasciato una smentita di circostanza: «Se resta in Italia è solo per la Juventus. Se tornerà al River? No, è ancora presto. Ha ancora anni importanti di carriera davanti». Un suo arrivo è possibile perché è a bilancio per 36 milioni, ma percepisce uno stipendio di 7: basterebbe allungare la durata del contratto (scadenza nel 2021), spalmare l’importo dell’ingaggio in 4 anni e far rientrare nell’affare anche Manolas. Ma il nome che farebbe infuocare la piazza è quello di Mauro Icardi. Per adesso la Roma starebbe sondando il terreno per capire se ci sono margini di trattativa con l’Inter e la risposta dei nerazzurri è stata positiva a patto che incassi 80 milioni. Cifra fuori mercato che con i mesi dovrà necessariamente abbassarsi.

SENZA CHAMPIONS Più difficile da convincere l’argentino che vuole giocare la Champions e vuole uno stipendio non inferiore ai 7 milioni. Il messaggio mandato da Pallotta è chiaro: «Il nostro compito è provare a portare a Fonseca giocatori che possano aiutarlo a ottenere risultati». Il ds in pectore Gianluca Petrachi è sempre più pressato dal presidente del Torino Urbano Cairo che non è intenzionato ad accettare le dimissioni se non per contropartite gradite ai granata. Ma a Trigoria sono convinti che il primo luglio le cose si risolveranno. Per l’attacco, oltre a Pavoletti che potrebbe rientrare in uno scambio con Defrel, resta d’attualità il nome di Petagna di proprietà dell’Atalanta, ma che verrà riscattato dalla Spal. In porta piace Pau Lopez del Betis Siviglia valutato 25 milioni, a centrocampo si sta monitorando Leroy Fer svincolato dallo Swansea, mentre per la difesa c’è il nome Lucas Verissimo del Santos. Nomi interessanti, ma che non fanno sognare. Se la Roma vuole cambiare il proprio futuro dovrà affidarsi a un bomber capace di riaccendere l’entusiasmo.


Pastore: "Non vedo alcuna ragione per andarmene. Mi piacerebbe fare un anno importante alla Roma"

Javier Pastore, trequartista della Roma, è stato intervistato dal portale mundodad.lavoz.com e ha parlato della sua stagione complicata in giallorosso e della voglia di riscatto col club di Trigoria. In questi giorni di vacanza, El Flaco sta lavorando con il suo preparatore personale per esser in perfetta forma in vista del ritiro di Pinzolo del prossimo 29 giugno. Queste le sue dichiarazioni:

Qual è la tua analisi per questo primo anno nella Roma?
"È stato un po' strano. Perché sono venuto a Roma per provare a giocare di più ed essere indispensabile per la squadra. Questi erano il mio desiderio e quello del club. Ma per diversi motivi non è stato così. Non ho avuto tanta continuità, ma niente di così negativo. L'importante è che poi sono stato bene, che ho giocato di nuovo e segnato diversi goal. Sono molto felice. La cosa più importante è che sono uscito dal circolo vizioso delle continue lesioni nei gemelli. Inizierò la pre-season con obiettivi molto più alti e con il desiderio di rendere quest'anno più competitivo e bello di quello che è passato".

Com'è stato tornare a un calcio che ti ha formato e che ti ha permesso di fare il salto in nazionale e in Francia?
"Il ritorno in Italia è stato qualcosa di molto bello per me. Ho la mia famiglia che viene dall'Italia, i due anni a Palermo sono stati meravigliosi. Ho fatto il salto in Europa e questo mi ha permesso di andare alla squadra nazionale e al PSG, dove ho trascorso sette anni positivi. Sono diventato campione molte volte, sono cresciuto come giocatore e come persona. Ho sempre pensato di tornare in Italia, dopo tanti anni in Francia. C'era la possibilità di andare a Roma, che è un club molto grande con giocatori importanti e che ha grandi obiettivi che cercheremo di soddisfare. È una tappa diversa da quella iniziale con quella del Palermo, la cui discesa mi ha ferito. L'ho seguito e doveva salire e, a causa di problemi finanziari, è dovuto scendere in serie B. Ho amici che erano persino entusiasti di giocare con la Roma, quindi ci siamo visti".

In questa fase di rinnovamento della squadra nazionale argentina?
"Quando ho visto che la selezione si stava rinnovando molto, sapevo che non sarei stato chiamato. I giocatori scelti erano molto più giovani di me, stanno facendo cose molto bene in Europa, e hanno meritato questa chiamata per provare a dimostrare le loro condizioni nella squadra nazionale. È giusto. Lo meritano. Come quelli che ci sono andati sempre. Sono di gran lunga il migliore dei tre campionati più forti d'Europa. (Ángel) Di María, (Lionel) Messi, (Nicolás) Otamendi e (Sergio) Agüero sono ai massimi livelli. Sono molto d'accordo con i nuovi progetti della selezione. Ci sono persone addestrate, che hanno fatto carriere molto importanti come giocatori in Europa e che ora sono DT o assistenti. È positivo. A (Lionel) Scaloni arriverà l'esperienza dei suoi collaboratori. I risultati sono stati positivi".

l problema degli infortuni è stato un fattore determinante, ma quanto hai pensato di giocare nella squadra nazionale?
"La mia ultima partita nella selezione è stato nel 2016 e sì, sono stato condizionato dagli infortuni. Nel 2015, con Gerardo Martino, ho avuto l'anno più positivo. Ho giocato diverse partite iniziali nella Copa América del Cile. Mi ha dato fiducia. Nel 2016 mi sono fatto male diverse volte prima di andare in nazionale. Ho sempre voluto andare anche se non ero in una posizione. Volevo essere lì perché non ho mai detto no a una chiamata della nazionale. Anche se ho avvertito che non ero in piena forma. Alla Copa América 2016 sono stato anche infortunato, con la speranza di poter recuperare nelle ultime fasi. Stava ritardando tutto e sono arrivato bene per giocare la finale. Era normale che non mi avessero messo in finale, non avendo giocato in tutta la Coppa. Non potevo essere al 100%. Era illogico che giocassi".

Si è sempre creduto che tu saresti stato il partner di Messi, prima o poi. La stessa speranza esiste ora con Dybala e Suarez. Sarà così?
"Sì. Se n'è sempre parlato. Il partner di Messi o no ... Il team deve cercare una squadra in cui "Leo" possa sentirsi a suo agio e giocare nel modo migliore. L'avversario non pensa solo a lui. Trovare un partner per Messi non è la cosa più importante, ma mettere insieme una buona squadra in cui tutti possano sentirsi a proprio agio. Come tutti fanno nei loro club. Per quanto riguarda Dybala e Suarez, sono molto felice che ci siano dei Cordoban che ci rappresentano così. Dybala è una stella di fama mondiale. Suarez è andato al River a 30 anni e, con il livello che ha dimostrato, è andato in nazionale e giocherà la Copa América. Lui se lo merita. Spero che possa rimanere così per continuare a vincere".

Come è stato giocare con Messi?
"È il migliore. Giochi con il miglior giocatore del mondo. Sono stato in grado di farlo ed è qualcosa che nessuno sarà in grado di tirarmi fuori. Sono stato toccato dalla bacchetta magica: ho giocato con lui e ho condiviso molte cose sul campo, nei campionati e nei viaggi. Sono stato toccato dalla bacchetta magica per giocare a calcio ed essere ricordato per sempre".

Il presente e il futuro...
"Ho un contratto per altri tre o quattro anni. Non vedo alcuna ragione per andarmene. Dato che l'anno scorso non è stato così buono, mi piacerebbe davvero fare un anno importante qui. Voglio che mi conoscano per quello che sono e per quello che posso fare. È quello che penso".

L'interesse di River e Boca era reale?
"Ci sono state molte chiacchiere, ma non so se c'è stata l'intenzione di assumermi da entrambi i club o da uno. Con me nessuno ha parlato".


Lunedì la conferenza stampa di Totti nella sede del CONI. Aria di addio?

Francesco Totti ad un passo dall'addio alla Roma. Secondo quanto riporta Sky Sport, l'ex capitano della Roma farà una conferenza stampa, probabilmente lunedì nella sede del CONI, per spiegare le motivazioni di questa separazione. Il presidente Pallotta gli ha ribadito stima e fiducia ma non tutti all'interno del club giallorosso, evidentemente, sono dello stesso parere.

Giovanni Malagò, presidente del CONI ed amico dell'ex capitano romanista, ha risposto così ad una precisa domanda in merito:

"Se Totti vuole fare una conferenza al Coni, nessuno può impedirglielo, noi siamo disponibili".