Buffon a De Rossi: "In bocca al lupo Lele, buona strada" (foto)

Gianluigi Buffon, ex Juventus ed oggi al PSG, ha voluto salutare Daniele De Rossi con un messaggio sul proprio profilo Instagram:

"C’è una bella canzone il cui testo recita così:
“Abbiamo girato insieme
e ascoltato le voci dei matti
incontrato la gente più strana
e imbarcato compagni di viaggio
qualcuno è rimasto
qualcuno è andato e non s'è più sentito
un giorno anche tu hai deciso
un abbraccio e poi sei partito.
Buon viaggio hermano querido
e buon cammino ovunque tu vada
forse un giorno potremo incontrarci
di nuovo lungo la strada”. In bocca al lupo Lele. In bocca al lupo perché sei una persona speciale. Di quelle che vale la pena incontrare nella vita. 
Perché nella vita l’eleganza è saper fare silenzio quando gli altri fanno rumore. E nei tuoi silenzi ho sempre trovato equilibrio, compostezza e maturità. 
Un abbraccio amico mio! E buona strada!"

 

 
 
 
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C’è una bella canzone il cui testo recita così: “Abbiamo girato insieme e ascoltato le voci dei matti incontrato la gente più strana e imbarcato compagni di viaggio qualcuno è rimasto qualcuno è andato e non s'è più sentito un giorno anche tu hai deciso un abbraccio e poi sei partito. Buon viaggio hermano querido e buon cammino ovunque tu vada forse un giorno potremo incontrarci di nuovo lungo la strada”. In bocca al lupo Lele. In bocca al lupo perché sei una persona speciale. Di quelle che vale la pena incontrare nella vita. Perché nella vita l’eleganza è saper fare silenzio quando gli altri fanno rumore. E nei tuoi silenzi ho sempre trovato equilibrio, compostezza e maturità. Un abbraccio amico mio! E buona strada! #danielederossi @oneplusnineimages

Un post condiviso da Gianluigi Buffon (@gianluigibuffon) in data: Mag 15, 2019 at 12:12 PDT


La Lazio conquista la Coppa Italia. Atalanta battuta 2-0

La finale di Coppa Italia tra Lazio ed Atalanta è terminata con il risultato di 2-0 in favore dei biancocelesti. Il match si è deciso nel finale con le reti all'82' di Milinkovic-Savic (colpo di testa su corner) ed al 90' di Correa.


Una società senza futuro che dimentica il passato e ammaina le bandiere

INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - I tifosi della Roma sono sotto shock. Ieri, è stata convocata una conferenza stampa con protagonista Daniele De Rossi ed al suo fianco il nuovo CEO del club Guido Fienga per sancire la separazione del capitano e bandiera romanista dopo 18 anni vissuti con la stessa maglia. Proprio come accadde 2 anni fa con Francesco Totti, gli artefici delle decisioni più impopolari e sbagliate della storia del club romanista sono rimasti nelle rispettive sedi: Boston e Londra e le responsabilità sono state delegate ai neofiti della società. Ieri toccò a Monchi, già tornato a Siviglia dopo 2 stagioni disastrose in giallorosso e stavolta a Fienga, che senza offesa per nessuno, certamente non ha lo spessore che per esempio ha Giuseppe Marotta all'Inter o aveva Luciano Moggi alla Juventus. 

Anni fa, Franco Baldini parlò di deromanizzazione della società e sta portando a termine la sua opera. Il paragone con la Juventus ed il caso Del Piero o Marchisio non sta in piedi perché a fronte di addii "sanguinosi" come furono quelli, i bianconeri hanno portato a casa scudetti, coppe Italia e 2 finali di Champions League. Al contrario, a Trigoria sono stati incassati risultati deludenti, amarezze, plusvalenze poco utili per vincere e sconfitte che sono entrate nella storia della Roma. Il 26 maggio 2013 la Roma ha perso la finale di Coppa Italia contro la Lazio, il 28 maggio 2017 è stata l'ultima partita di Francesco Totti per volere della società più che del calciatore e storico leader, bandiera, capitano e simbolo del club ed il prossimo 26 maggio ci sarà l'addio alla casacca romanista di Daniele De Rossi. Questi "i successi" della proprietà americana conditi con il 6-1 di Barcellona-Roma, l'1-7 di Roma-Bayern Monaco ed in ultimo il 7-1 di questa stagione nei quarti di Coppa Italia a Firenze contro una formazione che ancora non è matematicamente salva. Questo il progetto della proprietà americana, che si sta compiendo in toto ed in queste ore si sta svolgendo una manifestazione di protesta paciifica davanti ai cancelli di Trigoria, nonostante una pioggia battente ed il pericolo di sanzioni e Daspo. 

Oggi, sono andati a parlare con i supporters giallorossi il ds Massara (prossimo a salutare), il mister Ranieri (che ha ribadito il suo addio a fine campionato) ed il diretto interessato, Daniele De Rossi (che ha confermato che lascerà la Roma anche nel caso la società faccia un passo indietro). Insomma, dov'è il "management" dell' "azienda" Roma? Dove sono coloro i quali hanno realizzato quest'altro affronto alla tifoseria romanista? Perché delegare a chi non ci sarà più tra meno di 2 settimane? Ora basta. Mister President, cerchi nuovi acquirenti, questo club non fa per lei!


Avete 11 giorni per farlo firmare.....

INSIDEROMA.COM - GABRIELE NOBILE - “I ricavi degli sponsor sono cresciuti in maniera direttamente proporzionale all’engagement che il club ha saputo raggiungere sul web. Ritengo il reparto digital della Roma il migliore nell’ambito sportivo.” Parole di James Pallotta, presidente di AS Roma, rilasciate solamente pochi giorni, durante un suo intervento al summit Sports Decision Maker. Sempre recentemente, il maggior azionista giallorosso, direttamente attraverso un suo intervento sull’account ufficiale twitter del club di Piazzale Dino Viola, aveva richiamato l’attenzione dei fans romanisti per poter spostare il focus sullo stadio utilizzando queste parole: “Se i tifosi vogliono lo stadio, devono sollecitare un intervento”. Subito dopo si è scatenata una giusta reazione da parte dei tifosi che hanno preso di mira gli account twitter del sindaco, Virginia Raggi, e di altri esponenti del governo capitolino, chiedendo, in sostanza, di sbrigarsi e concludere l’iter dello Stadio.

Ieri la Roma ha annunciato, sempre tramite un comunicato apparso sui social ufficiali del club, che Daniele De Rossi non sarà più un giocatore della Roma, subito dopo il match che la squadra di Ranieri giocherà il 26 maggio all’Olimpico contro il Parma. Sempre in giornata lo stesso Daniele De Rossi, con affianco il CEO dell’azienda Roma, Guido Fienga, è intervenuto in conferenza stampa per dire la sua sul non rinnovo di contratto e la scelta di non accettare l’offerta che la Roma stessa gli aveva presentato, ovvero di smettere di giocare a calcio per diventare un nuovo dirigente del club capitolino. Questa più o meno è la cronaca della pazzesca giornata di ieri, in salsa giallorossa.

La reazione dei tifosi è stata veemente, con la maggior parte degli stessi che hanno preso di mira gli account ufficiali della Roma (Facebook, twitter, instagram etc) per urlare contro la società, ritenendo che la scelta di ammainare l’ultima grande bandiera giallorossa, il 36enne Daniele De Rossi, sia stato un grande errore. Presi di mira anche tutti gli account social che girano intorno al club di Trigoria, in primis quelli relativi agli sponsor, come la Qatar la Hyundai , passando per gli insulti arrivati alla pagine del ristorante di proprietà delle sorelle del presidente a Boston.

Mai come in questa situazione, relativa al fatto che dal 26 maggio il calciatore, capitano e uomo Daniele De Rossi non sarà più un effettivo della rosa romanista, c’è stato un coinvolgimento unanime da parte della tifoseria giallorossa. Tranne rarissime eccezioni, tutti ma proprio tutti vorrebbero un ripensamento da parte di James Pallotta per ridare la maglia numero 16 al capitano giallorosso, almeno per un’altra stagione. I tifosi hanno coniato un hashtag: #avete11giorniperfarlofirmare. Un claim nato probabilmente per l’amore infinito per De Rossi, ma anche un segnale di come lo sdegno arrivato tramite i social network, tanto amati da Pallotta, potrebbe rivelarsi un boomerang se lo stesso presidente non farà un passo indietro. L’umiltà di riconoscere un proprio sbaglio potrebbe rivelarsi il primo vero atto d’amore di Pallotta nei confronti della tifoseria giallorossa, privata da ieri, del suo elemento centrale, non solo puramente figurativo ma anche emozionale e perche no, anche tecnico.


Pellegrini, la stagione rischia di finire in anticipo

IL MESSAGGERO - CARINA - Cifra tonda. La Roma tocca quota 50 infortuni muscolari in stagione. L’ultimo della lunga e triste serie è Lorenzo Pellegrini. Domenica sera, nel match contro la Juventus, ha avvertito un problema al ‘solito’ flessore destro e ha lasciato il campo. ‘Solito’ perché è dall’inizio dell’anno che il nazionale azzurro convive con questa problematica che lo ha già costretto in un paio di occasioni a rimanere ai box. A dicembre saltò sei gare (Inter, Cagliari, Plzen, Genoa, Juventus e Sassuolo). A marzo altre tre (Empoli, Spal, Napoli). Lorenzo incrocia le dita: dopo un primo controllo, insieme allo staff medico della Roma ha rimandato gli esami alla giornata odierna. Rispetto al passato, quando già le prime sensazioni del calciatore non erano state positive, stavolta il centrocampista fatica a valutare l’entità dell’infortunio. Proprio per questo, la speranza è che si tratti di qualcosa di lieve,ma il rischio che la stagione sia finita in anticipo esiste. Oggi la verità: Pellegrini si augura di essere a disposizione almeno per l’ultima con il Parma.


Roma, un piano di rivalutazione

IL MESSAGGERO - TRANI - In scia di Conte, si piazza Gasperini. La Roma guarda ormai da tempo alla prossima stagione, ma è consapevole di dover aspettare la fine del campionato per ufficializzare l'erede di Ranieri. Pallotta e il suo management, con la benedizione di Petrachi (il ds in arrivo dal Torino), sono pronti a convincere l'allenatore dell'Atalanta. Che avrebbe già dato il suo gradimento dopo l'uscita di scena dell'ex tecnico del Chelsea. Che non è mai stato legato allo sbarco dell'emiro Al Thani nella Capitale, anche se bisogna però registrare altri rumors sull'interesse di un ente privato qatariota e non del Qatar Sports Investment (iniziativa smentita dalla proprietà Usa).

FUMO DI LONDRA La priorità è, insomma, in panchina: individuato il professionista per voltare pagina dopo quest'annata deludente, c'è da chiudere con lui senza farsi distrarre da altre possibili negoziazioni, andando dietro a candidati vecchi e nuovi che siano. È vero che Baldini, in prima persona, resta in pressing su Sarri che comincia ad avere qualche dubbio sulla sua conferma, probabilmente per lo scarso affetto mostratogli dal pubblico di Stamford Bridge nelle ultime partite, a prescindere dai risultati (3° posto e finale di Europa League): «Credo di restare al Chelsea, ma non sono sicuro. Ricordo solo che il club mi ha chiesto di arrivare in Champions e abbiamo centrato l'obiettivo. Lo sapete bene: amo il calcio inglese e la Premier». Non può andare oltre. Così come non intende farlo la società giallorossa, dopo essersi scottata nella trattativa con Conte.

A SENSO UNICO La Roma, già costretta ad attendere il finale di stagione per definire con Gasperini, non si può permettere di sprecare energie e anche settimane dietro a chi non ha ancora garanzie dal proprio club (e chissà quando le avrà). L'indecisione, a metà maggio, spesso risulta fatale. Meglio non rischiare per non ritrovarsi con la quarta-quinta scelta. È successo pure di recente. Con Di Francesco (primavera 2017). Avanti tutta, dunque, sull'allenatore dell'Atalanta. Il profilo, almeno per il management di Pallotta, è simile a quello di Conte. Nel metodo di lavoro e nella proposta calcistica. La preparazione atletica e l'addestramento tattico timbrano ogni sua annata. Ma ha bisogno di tempo per imporre la sua idea nello spogliatoio e in allenamento. E di interpreti su misura per trasferirla in partita.

IDENTIKIT PRECISO Alcuni giocatori della Roma, in questo senso, è come se avessero giocato già per lui nella gara di domenica sera contro la Juventus. L'esempio è Florenzi a tutta fascia, ma anche Under passato in pochi secondi dallo sprint all'assist. Piccoletti, dunque, alla ribalta. In controtendenza con il calciatore tipo di Gasperini. Meglio alto, sempre che non abbia il talento di Gomez. Nella sua rosa, chiare le caratteristiche dei protagonisti: fisicità, rapidità, potenza, resistenza, corsa e duttilità. Nel suo 3-4-2-1 c'è chi potrebbe avere spazio e quindi considerazione. Dietro, oltre a Manolas (sempre se resterà), ha chance Fazio. Sui lati Florenzi, pure con pochi centimetri, è ok. Se sta bene, pure Karsdorp. Non Kolarov a sinistra, solo da centrale nella linea a 3. Il mercato si farà in corsia. In mezzo il play deve essere rapido. Nzonzi non lo è, ma è centrocampista di forza e sostanza. Pellegrini va bene in mediana, Zaniolo e ovviamente Cristante avanzano per l'abbondanza nel gruppo delle mezze punte da sistemare dietro al centravanti: El Shaarawy e Under (pure lui possibile partente) i più adatti, Perotti, Kluivert e in teoria Schick. Se Dzeko, come sembra, saluta, va cercato il sosia di Zapata. Petrachi, insomma, deve preparare l'ennesima rifondazione. Sempre puntando sui giovani e abbassando il monte ingaggi.


Ranieri su De Rossi: "Continui a giocare". Panchina, sogno Sarri

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Il sogno, dopo il no di Conte, resta Sarri, ma le speranze di vederlo in giallorosso sono minime. «Credo di restare al Chelsea, non ne sono sicuro. Amo il calcio inglese, vorrei non andarmene», le parole dell’ex tecnico del Napoli che sembra proprio non avere in testa pensieri per la Roma. E così si guarda a Gasperini, mentre Ranieri, dopo la vittoria sulla Juve — che tiene viva fino all’ultima giornata la corsa per Champions ed Europa League — tende una mano a De Rossi. «Mai parlato con Daniele del futuro, ma io spero abbia ancora voglia di giocare. Magari non potrà fare tutte le gare, ma che quelle che riesce le fa al 100%. È un esempio per tutti i compagni». Si trascina, nel frattempo, la polemica per il modo poco carino con cui Cristiano Ronaldo si è rivolto in campo a Florenzi. «Stai zitto, sei troppo piccolo per parlare», riferendosi alla statura del terzino, che ha poi commentato: «Pensa di poter fare tutto quello che vuole perché è un Pallone d’Oro».


Rebus d’Europa. Roma, il futuro in due partite

LEGGO - BALZANI - Due partite e tre gironi danteschi: il Paradiso della Champions, il Purgatorio dell'Europa League e l'Inferno senza coppe o tutt'al più con i temuti preliminari. L'Endgame europeo della Roma è vicino, ma le sorti del futuro giallorosso non sono più nelle mani di Dzeko e compagni. Colpa di una stagione iniziata male e condotta peggio dalla coppia Monchi-Di Francesco, e rimessa a fatica in piedi da Ranieri. Col tecnico romano in 10 partite sono arrivate 5 vittorie e 3 pareggi, una media da quarto posto. Ora ervono 6 punti (con Sassuolo e Parma) e poi pregare. Perché davanti a sé la Roma ha Atalanta e Milan per l'ultimo biglietto Champions.

CHAMPIONS Serve un mezzo miracolo. Dando per scontate le due vittorie della Roma bisogna sperare in due passi falsi dell'Atalanta con Juve (a Torino) e Sassuolo. Ai bergamaschi bastano tre punti per avere la meglio sulla Roma visto che in caso di arrivo a pari punti conservano una migliore differenza reti (29 a 17) mentre per superare il Milan ne servono quattro visto che negli scontri diretti i rossoneri sono in vantaggio con le due contendenti. Gattuso, infatti, non dovrebbe avere problemi a fare 6 punti contro il Frosinone già retrocesso e con la Spal già salva.

EUROPA LEAGUE  Passiamo all'ipotesi più probabile. Quella che vede la Roma tra il 6° e il 7° posto. L'Italia ha 3 slot. Due squadre andranno ai gironi, mentre l'altra dovrà passare dagli spareggi, che cominceranno a fine luglio. Se la Roma chiudesse al sesto posto dietro a Milan e Atalanta, e la Lazio dovesse vincere la Coppa Italia, ai gironi ci andrebbero i biancocelestimentre gli spareggi toccherebbero ai giallorossi. In caso contrario niente preliminari e accesso diretto alla prima fascia. Ma c'è pure lo spettro dell'anno sabbatico. Se la Roma dovesse sbagliare una delle due prossime partite, infatti, Lazio e Torino (impegnate all'ultima nello scontro diretto) potrebbero superarla.


Mirante fa volare il sogno della Roma

GAZZETTA - CECCHINI - Qual è l’età che ci fa attraversare il confine tra la speranza e il rimpianto? Difficile dare risposte certe. In letteratura, scrittori come Josè Saramago, Frank McCourt o Charles Bukowski hanno conosciuto la vera celebrità dopo i cinquant’anni, così come Antonio Mirante, alle soglie dei 36 anni, l’8 luglio, ha scoperto l’amore di Roma quando forse non ci pensava più. Non nascondiamoci, se la squadra giallorossa fino al 26 maggio coltiverà ambizioni di Champions, il merito va molto a questo portiere di Castellammare di Stabia – cresciuto tra l’altro nello stesso club in cui, anni più tardi, masticherà la prima polvere Gigio Donnarumma – che contro la Juventus ha miracoleggiato su Cuadrado e Dybala.

Lui e Buffon

Ma sorprendersi sarebbe sbagliato, se si pensa che è stata proprio la società bianconera a capire le sue potenzialità ed acquistarlo dal Sorrento a 17 anni, mantenendone poi il completo controllo fino a quando Mirante non ne compie 24. In mezzo, c’è stata l’età del sogno, da metabolizzare sui campi di Crotone e Siena, prima e e dopo avendo l’onere e l’onore di essere il vice di Gigi Buffon alla Juve, in cui ha giocato nella stagione della vittoria del campionato di Serie B. Già, Buffon. Un amico, però anche un monumento, su cui Antonio ha detto delle parole ultimative. «Gigi è un Maradona. Uno come lui nasce ogni cento anni, ma ha rovinato una generazione di portieri. Ha schiacciato con la sua bravura tanti portieri di talento». Proprio vero. Per questo la vera carriera da protagonista di Mirante è cominciata dopo, tra Sampdoria, Parma e Bologna. «Cercavo continuità, e con davanti Buffon, non potevo averla».

Rimpianto azzurro

L’altro, cruccio, forse, è stata la Nazionale. «Non è un ricordo bello. Sono stato preconvocato per il Mondiale del 2014 e per l’Europeo del 2016. Forse meritavo una competizione importante, ma non sono andato per scelte tecniche, credo. È un rammarico grande. Nel 2016 avrei meritato di più». Quell’anno, però, è diventato fondamentale per altro. Un problema cardiaco accusato ad agosto gli fa temere di dover smettere col calcio. Disperarsi è normale, finché suo padre non pronuncia poche parole che cambiano la sua prospettiva: «Mi disse che dovevo pensare di essere stato fortunato per avere avuto la fortuna e il privilegio di poter giocare in A fino a 32 anni. Da quel momento, cominciò la discesa». E un mese dopo torna a riallenarsi.

Da Cragno a Trapp

Il destino, due anni più tardi, gli ha regalato la chance Roma. Pensava di dover essere solo il vice di Olsen, ora invece è molto di più. «Giocare è bello, e non è questione di pensare a cosa farò il prossimo anno – ha detto –. Nonostante fossi il secondo ho sempre pensato come se dovessi scendere in campo. E ovviamente ci speravo». Morale: con la Juve è arrivata la 100a partita a reti inviolate della carriera e la certezze che la Roma – che lo ha acquistato per 5 milioni – lo confermerà. Certo, a Trigoria stanno cercando un titolare – piacciono Cragno e Sirigu, ed è stato offerto anche Trapp – però Mirante non fa drammi. L’età dei rimpianti non è ancora arrivata. E chissà se lo farà mai.


Pellegrini ko: finale a rischio e Zaniolo vince il «Viola»

GAZZETTA - Mentre Roma è scossa dal desiderio di sapere il nome del prossimo allenatore (e le parole di Sarri, innamorato della Premier, che però dice: «Non so se mi confermano», riapre la porta al dualismo con Gasperini), più prosaicamente Claudio Ranieri deve confrontarsi con l’attualità. E in questa spicca il nuovo infortunio muscolare rimediato da un giallorosso, il 50°, che ha avuto come protagonista Lorenzo Pellegrini. Il centrocampista ha accusato un problema al flessore destro e oggi sarà sottoposto ad esami strumentali. Se si fosse in presenza di una lesione, il rischio è che per l’azzurro il finale di stagione potrebbe essere a rischio, visto che mancano solo due partite al termine, senza contare che di sicuro il ragazzo non vorrà neppure mettere a repentaglio la convocazione con la Nazionale di Mancini. In ogni caso, col ritorno a disposizione di De Rossi, in mediana Ranieri non dovrebbe avere problemi in vista del Sassuolo.

PREMIATI Intanto, oggi alle 17 andrà in vetrina Nicolò Zaniolo, vincitore del premio «Beppe Viola». Oltre al talento della Roma previsto un riconoscimento anche per il c.t. azzurro Roberto Mancini. Saranno premiati pure Roberto Fabbricini (presidente Sport e Salute), Andrea Montemurro (presidente Divisione Calcio a 5) ed i giornalisti Carlo Paris e Stefano Orsini. Dal 18 maggio, poi, il via al torneo Beppe Viola, con la sfilata inaugurale ad Aprilia.


A papà De Rossi mancano i gol: occhio ai playoff

GAZZETTA - SCANO - Lo sloveno Celar è stanco e la sorpresa Cangiano non ha ancora rinnovato - Il miglior attacco del campionato è in difficoltà. La Roma Primavera sembra aver smarrito il fiuto per i gol decisivi, proprio nel momento in cui deve restare concentrata sullo sprint finale per i playoff scudetto degno di una squadra da ben 75 centri in 28 partite. I quattro pareggi consecutivi, l’ultimo con la Samp finito senza reti, ha influito sull’umore dei giovani romanisti. Poi le buone nuove ieri da Fiorentina-Palermo (2-2), che ha evitato alla squadra di De Rossi di scivolare al quinto posto.

Questione di mira

Eppure la Roma in questa stagione di gol decisivi e belli ne ha segnati parecchi, superando già e con due match ancora da disputare, la quota di 53 centri raggiunta alla fine dello scorso campionato. A soffrire stanchezza e infortuni sono proprio tre attaccanti giallorossi, che da soli hanno segnato complessivamente 46 gol: D’Orazio, Celar e Cangiano. Se il primo è fermo per un infortunio muscolare dal match con l’Empoli, la punta slovena invece sembra non riuscire più a concretizzare le occasioni sotto porta. Stesso problema di Riccardi: il centrocampista col vizio del gol, tra convocazioni in prima squadra e ritiri con le Nazionali, non segna con la Primavera da febbraio.

Cangiano firmi?

C’è poi il futuro del giovane attaccante napoletano che per ora sembra lontano da Trigoria. Negli ultimi giorni a Roma si è parlato molto di Cangiano: la rivelazione di questa stagione, spesso decisivo per i tre punti. I suoi 14 gol non sono passati inosservati ai club italiani ed esteri, su tutti il Manchester City e il Brighton. Il contratto in giallorosso del talento classe 2001 è in scadenza come ci ha ribadito anche Alessandro Luci, consulente della Football Factory, compagnia che ne gestisce la procura del giocatore: «Ci sono delle dinamiche di mercato alle quali dobbiamo attenerci tutti. Io, Gianmarco e la famiglia siamo amici e riconoscenti verso la Roma. Quindi confermo che il ragazzo come priorità ha il rinnovo, ma a oggi manca un accordo». Ad allontanare le sirene tentatrici però ci sta pensando mamma Rosa, che sui social spinge verso il rinnovo romanista, condividendo e mettendo like a tutto ciò che riguarda il figlio con indosso il giallorosso.


Panchina della Roma: il mese della verità

IL TEMPO - BIAFORA - Ci vorranno ancora diversi giorni prima che si diradino le nuvole sopra la panchina della Roma. Saltata l'opzione Conte, a Trigoria è subito ripartita la caccia ad un nuovo tecnico, ma molto probabilmente i dirigenti non prenderanno alcuna decisione definitiva prima della fine di maggio. Ranieri, nelle ultime due partite con Sassuolo e Parma, cercherà di portare la squadra in uno dei posti validi per disputare la Champions del prossimo anno, traguardo di fondamentale importanza per i ricavi del club. L'allenatore cresciuto a Testaccio, quasi certamente, chiuderà la sua seconda esperienza in giallorosso al termine del campionato: nel calcio non si può mai dire mai, ma la società in nessun caso ha accennato a Ranieri la possibilità di rinnovare il contratto per un'altra stagione. L'ex mister del Leicester, dopo la vittoria sulla Juventus, ha annunciato in tv l'intenzione di continuare a fare lo stesso lavoro sul campo, declinando con eleganza la proposta della società di Pallotta di entrare nei quadri dirigenziali al termine del periodo da traghettatore. I due nomi più accreditati per raccogliere la sua eredità sono quelli di Gasperini e Sarri, profili graditi dalla Roma per la loro abilità nel costruire rose che propongono un calcio di qualità. Sia la strada che porta a Bergamo, sia quella che porta a Londra sono però in salita.

L'allenatore del Chelsea è partito ieri mattina alla volta di Boston, dove non incontrerà Pallotta, ma sarà impegnato nella notte tra domani e giovedì in un match con i New England Revolution, nell'ambito di una campagna contro l'antisemitismo. Dopo un ottimo avvio di stagione in Premier, Sarri ha via via perso la fiducia dei tifosi, che lo hanno fischiato a più riprese (anche nella semifinale contro l'Eintracht), di parte dei giocatori, che lo hanno accusato di mancanza di rispetto nei confronti della vecchia guardia, e soprattutto è sempre meno solido il sostegno della Granovskaia, plenipotenziaria dei londinesi. Tale incertezza sul futuro, nonostante un contratto da dodici milioni di euro netti totali per altri due anni, traspare dalle parole dello stesso toscano: «Se resterò al Chelsea? Credo di sì ma non sono sicuro. Il club mi ha chiesto di arrivare in Champions e abbiamo centrato l'obiettivo. Amo il calcio inglese e la Premier. È fantastico, è il top nel mondo, vorrei davvero restare». Al momento, con una finale europea da disputare il 29 maggio, Sarri non sa dove allenerà, ma nell'eventualità di un esonero non si farebbe scappare l'opportunità di venire a lavorare a Roma, avendo già più volte accarezzato l'idea in passato e potendo contare sull'amicizia con Baldini.

Tutto da scrivere il domani di Gasperini e dell'Atalanta, alle prese con la finale di Coppa Italiae con la corsa per la prima storica qualificazione in Champions. La dirigenza orobica ha pubblicamente confermato il tecnico di Grugliasco e non ha alcuna intenzione di arrivare a una separazione: «Siamo fortunati ad averlo, resterà all'Atalanta a vita. I contratti - ha dichiarato il presidente Percassi - sono chiari e non abbiamo neanche minimamente affrontato il problema, l'ho già detto tante volte». È innegabile che Gasperini dopo la fallimentare esperienza all'Inter abbia voglia di riprovarci con una big, potrebbe però, dopo aver discusso dei futuri programmi con la società, decidere di vivere la splendida avventura europea con i bergamaschi. Non è da escludere un «mister X», visto che a breve si muoveranno tante panchine e si creeranno opzioni al momento non disponibili nella rosa dei nomi. L'unica certezza è che i romanisti dovranno aspettare ancora per conoscere il nome del nuovo allenatore.