Stadio Roma, i legali della Raggi: "Estranea ai fatti, l’approvazione in Consiglio fu solo rimandata"

"La sindaca Virginia Raggi è estranea ai fatti" e l'iter per l'approvazione del progetto dello Stadio della Roma "fu all'epoca rimandato e dopo l'arresto di Parnasi sospeso per consentire ulteriori approfondimenti". Così gli avvocati della sindaca di Roma, spiegano gli avvocati Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo sulla decisione del gip di non procedere all'archiviazione per l'accusa di abuso d'ufficio alla loro assistita. I legali ribadiscono la "totale estraneità della nostra assistita, laddove emerge in maniera intellegibile che il passaggio in Consiglio Comunale per la definitiva approvazione del progetto, dopo i rilievi della Conferenza dei Servizi e l'approvazione della variante urbanistica, fu all'epoca esclusivamente rimandata (ed è infatti in programma prima dell'estate) proprio per consentire a chiunque interessato, compresa l'associazione dal querelante Sanvitto, di proporre le proprie deduzioni". I legali sottolineano che si "decise di applicare una procedura ordinaria a garanzia e nel rispetto della fase pubblicistica e nel rispetto di buon andamento dell'azione amministrativa, compreso il principio della partecipazione e trasparenza dell'azione amministrativa". Con l'arresto del costruttore Parnasi "si sospese l'iter di approvazione rendendo opportuni ulteriori approfondimenti". Conclusa positivamente la due diligence sull'iter amministrativo "a breve ci sarà il passaggio obbligatorio in Consiglio Comunale".


Dzeko, a Milano contro il suo futuro?

INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - In 90 minuti per Dzeko si nasconde un arco temporale completo a San Siro. A partire da quello che è stato, da quel Luciano Spalletti che è riuscito a tirargli fuori quella cattiveria che sembrava non appartenergli. Un rapporto di alti e bassi, di bastone e carota, di elogi e reprimende pubbliche, di sostituzioni mal digerite e reazioni sin troppo plateali. C'è un po' tutto in quella stagione, la migliore di Edin in giallorosso. Trentanove gol totali (29 in campionato, 8 in Europa League e 2 in coppa Italia) e un feeling interrotto drasticamente da fine febbraio quando il centravanti e i suoi compagni di squadra hanno capito che Lucio aveva deciso di andar via. Un malumore sopito, deflagrato il 25 aprile, quando sul 4-0 a Pescara, a 20 minuti dal termine, Spalletti decide di sostituire il centravanti (rimasto a digiuno in quella gara), in corsa per la scarpa d'oro. La stilettata non si fa attendere: «Fai il furbo, ancora?», con la mano sinistra alzata per mandare a quel paese il tecnico. Ne segue poi la corsa negli spogliatoi, senza neanche passare dalla panchina. Una frase dietro la quale si celava il pensiero di grande parte dello spogliatoio giallorosso che non aveva digerito le dichiarazioni ondivaghe di Lucio sul suo futuro.

FUTURO NERAZZURRO?Dzeko all'Inter ha già segnato due volte, sempre all'Olimpico. Mai a San Siro. Uno stadio che il prossimo anno potrebbe diventare il suo. Inutile girarci intorno: al momento a Trigoria non hanno intenzione di rinnovargli il contratto. E a meno che non arrivi un allenatore che ponga come conditio sine qua non la sua permanenza per accettare l'incarico, difficile che possa restare. Inevitabilmente, a un anno dalla scadenza, Edin - da poco 33enne - si guarda intorno. Ha un'offerta del West Ham ma con la moglie vorrebbe restare in Italia. Proprio l'Inter, al netto delle smentite ufficiali, ha sondato il suo agente ricevendo la disponibilità a trattare. Per ora la Roma non ha ricevuto offerte ma soltanto perché il club nerazzurro vuole la certezza di approdare in Champions. Poi, che sia Conte o lo stesso Spalletti in panchina, Edin - con Icardi pronto a salutare - a Milano sarebbe il benvenuto. C'è però da scrivere prima il presente. Targato ancora giallorosso. Dzeko ha messo fine sabato scorso al tabù Olimpico in campionato, segnando il gol-vittoria contro l'Udinese. E di tabù in tabù, vorrebbe ora infrangere quello di San Siro. La corsa al quarto posto passa per i suoi gol. Ranieri lo sa e non perde occasione per coccolarselo a livello di dichiarazioni. Oggi toccherà all'ex City guidare l'attacco romanista. Che potrebbe essere privo di El Shaarawy, almeno dal via. Il Faraone, top scorer giallorosso in campionato con 9 gol (e 5 assist) in 22 partite, ieri ha avvertito un fastidio al polpaccio che lo ha indotto a svolgere del lavoro personalizzato. La convocazione non sembra in dubbio, la partenza dal primo minuto sì. 90 minuti fondamentali e in caso di vittoria, mai come prima di oggi, la Roma sarebbe davvero competitiva nella corsa alla Champions League.


C’è la difesa titolare, El Shaarawy ok

IL TEMPO - BIAFORA - Ranieri ha scelto di ripartire dal 4-2-3-1 con Dzeko riferimento centrale. Il tecnico della Roma ha messo da parte l’esperimento del doppio centravanti e stasera contro l’Inter proporrà una squadra simile a quella vista nel secondo tempo della scorsa giornata. Davanti a Mirante agirà la difesa titolare, con il ritorno di Florenzi e Kolarov ai lati di Manolas e Fazio. In mediana Pellegrini raccoglierà l’eredità di De Rossi, abbassandosi di qualche metro a fianco di Cristante. Alle spalle del bomber bosniaco ci sarà Zaniolo in posizione di trequartista, El Shaarawy sulla fascia sinistra (nessun problema fisico per lui), mentre sulla destra Kluivert è favorito nel ballottaggio con Under. Panchina per Nzonzi, tornato tra i convocati. In casa nerazzurra il grande dubbio di Spalletti, che ha optato per portare la squadra in ritiro in un hotel nei pressi di San Siro, è quello della prima punta, ma Icardi è in leggero vantaggio su Lautaro. Da valutare le condizioni di Borja Valero, non al meglio dopo l’infortunio accusato con il Frosinone, assente invece Brozovic. Se lo spagnolo non dovesse essere pronto ci sarà Gagliardini accanto a Vecino per coprire Politano, Nainggolan e Perisic. Confermato il pacchetto arretrato in protezione di Handanovic: D’Ambrosio e Asamoah i terzini, Skiriniar e De Vrij i centrali. Sugli spalti del Meazza ci saranno 60mila tifosi, di cui circa 1200 romanisti. Alla vigilia sono arrivate le parole di Pellegrini sul suo futuro in un’intervista a Sky: “Non so che cosa succederà, a Roma sto bene e io non cerco altro. Sarei onorato di rimanere, ma si sa a volte ci sono delle dinamiche che non sei l’unico a gestire”.


Inter-Roma duello totale: i due club si sfidano su Conte

IL TEMPO - AUSTINI - Per chi tifa Antonio Conte stasera? A San Siro c’è Inter-Roma, duellanti per un posto in Champions e... per l’allenatore più ambito sul mercato italiano. Una sfida totale, tra presente e futuro, che inizia a parti invertite rispetto al trend delle ultime stagioni.

Dopo tanti anni di superiorità, stasera è la Roma a ritrovarsi sotto ai rivali nerazzurri (e al Milan), una vittoria sarebbe il segno definitivo di una rinascita e ridurrebbe a tre soli punti il gap in classifica dal terzo posto, al contrario un successo dell’Inter vorrebbe dire qualificazione ormai certa della squadra di Spalletti alla prossima Champions e chance di nuovo ridotte per i giallorossi, che rischiano di ritrovarsi nel giro di due giorni settimi a -4 dal quarto posto.
Come detto, però, la partita ancora più grande si sta giocando fuori dal campo. Con aggiornamenti importanti emersi negli ultimi giorni. Il primo è racchiuso nel divertente gioco fatto da Conte a Sky durante l’intervista nello show di Cattelan, che ha provato a indovinare la panchina futura del tecnico pugliese. Il conduttore non potrà mai confermarlo, ma le ultime tre carte rimaste nella sua mano, con i simboli delle squadre nascosti alle telecamere, dovrebbero essere quelle di Roma, Inter e Bayern Monaco. «Sono proprio le tre più... » si è lasciato sfuggire l’allenatore pugliese, mentre Cattelan avrebbe inserito nella busta della «prescelta» (secondo il conduttore) la carta del Bayern Monaco. E invece, a quanto pare, al momento sono i due club italiani a guidare la corsa all’ex ct azzurro, che si è limitato a dire: «Sceglierò il progetto che mi convince di più».
La Champions, quindi, diventa fondamentale non solo perché Conte vuole tornare a disputarla, ma soprattutto per i soldi che frutta alle società partecipanti. Un minimo di 50 milioni che ad esempio per la Roma farebbero una differenza abissale nella costruzione della squadra futura. L’allenatore ha incontrato un dirigente giallorosso a Siena in gran segreto e di recente è stato a cena al ristorante Gola di Londra: c’è chi giura di averlo visto al tavolo con Franco Baldini, rientrato nella City da qualche settimana. Al di là di veri o presunti appuntamenti, è certo che la Roma sta dialogando con Conte (compreso un messaggio inviato da Totti) e gli ha fatto capire che vorrebbe proporgli un piano per convincerlo ad accettare la panchina romanista. La risposta è stata la stessa data più o meno a tutti: parliamone. Non è ancora il momento per affondare il colpo, Conte non ha sposato nessun progetto ma la strada è stata preparata a Boston nelle riunioni tra Pallotta, Baldini e Massara, che intanto ieri ha lavorato al rinnovo di Zaniolo col suo agente nell’hotel del ritiro a Milano: una sfida, quella, già vinta con l’Inter in estate.
Su Conte i nerazzurri si sono mossi ancora prima, poi c’è stato un rallentamento dovuto a pensieri su Mourinho e ad altre due opzioni tuttora valide: 1) la conferma di Spalletti, che vuole restare e ha un contratto per altri due anni da oltre 20 milioni lordi compreso lo staff; 2) il clamoroso arrivo di Allegri, pupillo di Marotta. Ma a quel punto la Juventus si ritroverebbe senza allenatore e il richiamo bianconero potrebbe sortire effetti imprevisti nella testa di Conte. C’è poi il Bayern Monaco, in bilico tra la conferma di Kovac e la scelta di un nuovo tecnico: il leccese è in contatto anche con i tedeschi. Sullo sfondo si muove infine il Milan, ma per ora non ha fatto passi concreti.
Intanto stasera tocca a Ranieri sfidare Spalletti: ex contro ex. L’allenatore di San Saba dovrebbe salutare a giugno (Sarri la prima alternativa a Conte) ma in caso di quarto posto finale qualche chance di restare la avrebbe. Spalletti all’Inter si sente tutelato dal contratto e stavolta ha dribblato le polemiche su Totti: «Lui e la Roma sanno cosa fare in futuro». Batterlo, ad esempio, sarebbe il modo migliore per iniziare a ricostruire.

Roma, assalto alla Champions

IL MESSAGGERO - TRANI -  Il Meazza accende i riflettori sulla corsa Champions, d'attualità anche alla vigilia di Pasqua: l'Inter ospita la Roma, nell'unico scontro diretto della giornata. Che può incidere sulla volata finale, pure se mancano ancora 6 tappe al traguardo. Spalletti sa che questa può essere la notte ideale per blindare il 3° posto e al tempo stesso per sbarrare la strada alla sua ex squadra verso il 4°. Ranieri, invece, si presenta con la convinzione che, a prescindere dal verdetto, la sfida non sarà decisiva. È, però, anche consapevole di avere la chance per tentare il ribaltone: il collega sta al sicuro con 6 punti di vantaggio, non lo sarebbe più se perdesse stasera contro i giallorossi. E i posti da assegnare raddoppierebbero: da 1 a 2. Entrambi gli allenatori, dunque, giocano per il presente più che per il futuro. Cercano il piazzamento, più che la conferma. Zhang e Pallotta trattano, già da tempo, con altri tecnici.

 
DUELLO ALLO SPECCHIO - Stesso destino in panchina e stessa traccia in campo: l'Inter e la Roma, almeno in fase offensiva, utilizzano il 4-2-3-1. È, del resto, il sistema di gioco che Spalletticonosce meglio. Basta pensare al raccolto con la Roma, nella sua prima esperienza a Trigoria, e con Totti centravanti mascherato. Ranieri, anche per le caratteristiche dei suoi interpreti, lo propone in modo diverso, passando in corsa, quando i giallorossi sono chiamati a difendersi, al 4-4-2 (o 4-4-1-1) e quindi all'assetto sui cui ha costruito la carriera. Modifica utile alla squadra, fragile e impaurita, per ritrovare l'equilibrio e la compattezza. Con il 4-2-3-1 ha iniziato 5 delle sue 6 gare in giallorosso. Il bilancio parziale gli ha dato ragione: 3 successi, 1 pari e 1 ko.

 
FORMULA SPREGIUDICATA - La Roma, mai in stagione al 4° posto, entrerà in campo conoscendo il risultato del lunch match al Tardini tra il Parma e il Milan. Gattuso vuole difendere il punto di vantaggio in classifica. Ranieri, imbattuto nei 4 precedenti in serie A contro Spalletti (3 vittorie e 1 pari)però, è pronto a rilanciare a San Siro. Senza De Rossi e con Nzonzi appena recuperato, punta contemporaneamente sui 3 azzurri: a centrocampo: Pellegrini e Cristante in mediana, Zaniolo dietro a Dzeko. In difesa rientrano i terzini Florenzi e Kolarov. El Shaarawy è tra i 22 convocati: il ballottaggio, in attacco, è quindi tra Under e Kluivert.

 
INCROCIO DI MERCATO - Pellegrini, interpellato sul suo futuro, è stato sincero. «Non lo so». Il centrocampista è nel mirino proprio dell'Inter: «Qui sto bene, sto a casa, la Roma è una delle piazze più importanti d'Italia e io non cerco altro. A volte ci sono delle dinamiche che non sei l'unico a gestire». La clausola di 30 milioni, pagabile in 2 anni, invoglia il club nerazzurro. Che, studierà da vicino, anche Dzeko, indicato come il possibile sostituto di Icardi che stasera potrebbe lasciare il posto all'amico Lautaro. Il centravanti giallorosso è dato in partenza proprio adesso che Pallottavorrebbe il top coach a Trigoria, cioè Sarri o Conte che rispettivamente chiamarono Dzeko al Napolie al Chelsea.


La strada di Conte verso Trigoria: conferma dei big e più ambizione

IL MESSAGGERO - S. CARINA -  Il futuro di Antonio Conte deve essere ancora scritto. Al di là di dove allenerà, una cosa è certa: la Roma sta provando a convincere l'ex ct. E proprio per questo a Trigoria sono abbastanza infastiditi quando, nell'accostare il tecnico salentino ai giallorossi, vengono utilizzati i termini sogno o suggestione. Pur consapevoli dell'Everest da scalare, degli avversari da superare e del programma da presentare, la volontà di non lasciare nulla per intentato esiste, è reale. Poi riuscirci è un'altra cosa. Paradossalmente l'ingaggio è l'ultimo dei problemi. Perché un club che si appresta a salutare Dzeko e proverà a piazzare Pastore in estate, non avrebbe poi problemi ad accontentare Conte. Le difficoltà sono altre e riguardano soprattutto il programma. O per dirla con le parole dell'allenatore, il famigerato «progetto». In questi 8 anni di gestione Usa, la società s'è sempre contraddistinta per un trading di calciatori molto aggressivo. Non che non si sia speso (per intenderci: nell'ultima sessione estiva, Monchi ha investito la bellezza di 145 milioni, senza considerare i bonus) ma spesso ci si è privati degli elementi migliori, quelli più richiesti dal mercato. E anche quest'anno, soprattutto se non venisse centrata la qualificazione alla Champions, il copione sarebbe lo stesso, con big quali Manolas, Dzeko, Under e Pellegrini in bilico.

 
NON SOLO SOLDI - Operazioni che servirebbero non tanto per rientrare nei parametri finanziari entro il 30 giugno (dove a bilancio figurano già le cessioni di Strootman e di Alisson) ma in ottica futura, sapendo di non poter contare sui milioni della maggiore competizione europea per club. Una falsa partenza che rischia di minare in partenza il corteggiamento a Conte. Che però, ama lavorare circondato da persone di assoluta fiducia. E a Trigoria ritroverebbe Totti, Vito Scala, De Rossi e Florenzi, con le quali in nazionale ha legato molto. Senza contare che in ballo c'è ancora la questione legata a Petrachi, suo amico fraterno. La differenza quindi la farà cosa Pallotta (che al nome di Conte in privato, fa finta di non conoscerlo, ndc) sarà in grado di garantirgli. Se Sarri, probabilmente al momento il candidato in pole per la panchina giallorossa, è un tecnico che più volte ha dichiarato (pubblicamente e in privato) di essere abituato a lavorare con il materiale che il club gli mette a disposizione, Conte è stato capace nel 2004 (dopo aver vinto 3 scudetti consecutivi) di lasciare la Juventus, «perché non puoi sederti al ristorante da 100 euro con 10 euro in tasca». In una parola: ambizione. E la domanda, senza girarci troppo intorno, è proprio questa: la Roma è ambiziosa quanto Conte?

 

 


Vietato perdere con i nerazzurri

IL MESSAGGERO - LIGUORI - Claudio Ranieri mette le mani avanti: con l’Inter il risultato può essere determinante soltanto in caso di vittoria. Sarà vero, però una sconfitta renderebbe inutili i risultati strappati nelle ultime due giornate. E poi non si possono passare le settimane a discutere dei nuovi tecnici e dei possibili acquisti in una costante corsa al ribasso. Per i gioielli giallorossi c’è forte domanda, ad esempio Pellegrini e Zaniolo, per la nuova rosa i nomi che circolano mettono tristezza. Tra l’altro, sarà un caso ma appena il Tottenham si è liberato dei preziosi consigli di Baldini ha cominciato a volare: terza in Premier e in semifinale Champions. Il connubio con Pallotta finora è misterioso e a farne le spese è sempre Totti, l’unico giallorosso vivente nello staff dirigenziale. A conti fatti si sono accorti che Dzeko vale molto di più carico che demoralizzato, in procinto di essere rottamato e ceduto. E sarebbe ben difficile sostituirlo ai prezzi stracciati che la Roma rischia di dover sopportare senza il 4° posto. Dunque, avanti tutta per fare risultato con l’Inter, anche se non è facile. Si è già detto e sarà così anche stavolta: la Roma di Ranieri si difenderà e spererà nei guai di Spalletti, che resta il più bravo di tutti a procurarseli in casa.


Lucio: «Totti dirigente? Lui sa cosa fare»

IL MESSAGGERO - Quella contro la Roma è una sfida Champions che l’Inter non può perdere. «Se ci troviamo a questo punto, a lottare con la Roma, significa avere ridotto il gap. Per noi è un momento importantissimo»,
ammette Luciano
Spalletti. «Penso ai
tre punti, poi ricordo
le stagioni fatte sulla panchina giallorossa,
tutte in maniera molto sentita, vissuta». Spalletti ritroverà Totti: «Di lui si parla di un futuro dirigenziale? Mi rimane difficile andare in casa d’altri a dare consigli. Alla Roma sanno come fare. Totti sa cosa fare. Preferisco non entrarci dentro. Il mio ruolo ora è un altro e loro rimarranno una delle società forti qualsiasi cosa farà». Su Dzeko, obiettivo di mercato del club nerazzurro,l’allenatore dell’Inter ha poi concluso: «Parlo dei nostri di calciatori. Abbiamo un avversario temibilissimo e noi in quel ruolo abbiamo Lautaro Martinez e Icardi che stanno facendo entrambi bene. Per il mercato chiedete ad Ausilio». Saranno proprio Icardi e Lautaro Martinez (in vantaggio) a giocarsi un posto da titolare in attacco.


Panchina, mercato e ricavi: l’Inter gioca anche per il futuro

GAZZETTA DELLO SPORT - STOPPINI - Vinci e poi decidi. Scegli. Pianifichi, chiarisci. In una parola: progetti. Ecco perché questo Inter-Roma è un acceleratore di gravità, una porta sul futuro. Match point, perché una vittoria vorrebbe dire gioco partita e incontro per il club nerazzurro, certezza (anche se non ancora matematica) della qualificazione alla prossima Champions. Con tre conseguenze più o meno immediate. La prima è la schiarita sul fronte allenatore, ruolo sul quale sono in corso ragionamenti societari nonostante un contratto leghi Spalletti al club ancora per altre due stagioni. La seconda è sul mercato, perché la vittoria oggi garantirebbe all’Inter un anticipo di programmazione rispetto alle avversarie. Logica conseguenza del terzo punto, che poi è quel che più interessa a Suning, ovvero la conferma del trend di crescita nel fatturato garantito anche per il bilancio 2020 (quello 2019 beneficerà degli introiti della Champions già giocata), alla ricerca dell’obiettivo dei 400 milioni entro il 2021: questo prevede il piano Zhang. Lo prevede dopo aver superato lo scoglio del fair play finanziario, che ieri Spalletti in conferenza ha definito «il nostro socio di maggioranza», come a ricordare i paletti dell’Inter che è stata e dell’Inter che verrà, per la quota plusvalenza di circa 40 milioni comunque da coprire entro il 30 giugno.

Panchina Il discorso allenatore è quello centrale. E l’incertezza non può durare all’infinito. L’Inter ha deciso che mollerà Spalletti solo per due potenziali profili: il primo è quello di Antonio Conte, il secondo porta il nome di Massimiliano Allegri, pista evidentemente percorribile solo in caso di rottura con la Juventus. Spalletti ha però diverse carte da giocarsi. E Zhang Jindong non sarebbe così convinto della svolta tecnica, anche per ragioni economiche. Ragioni in fondo non così distanti da quelle che hanno spinto ieri Spalletti a difendere il lavoro del d.s. Piero Ausilio della scorsa estate: «Lo scambio Zaniolo-Nainggolan? Abbiamo dovuto prendere delle decisioni per salire un gradino in maniera veloce, Zaniolo era un sacrificio necessario per avere una differenza immediata di risultato». Differenza cha lo stesso Spalletti ha tenuto a sottolineare, per rimarcare il suo lavoro: «Se siamo qui a sei giornate dalla fine, vuol dire aver ridotto il gap con squadre che sono state stabilmente sul podio negli ultimi anni, ovvero Roma e Napoli. Le nostre avversarie europee in semifinale? L’eliminazione con l’Eintracht non mi crea nessun imbarazzo, eravamo in difficoltà di formazione come lo è stato il Napoli con l’Arsenal o la Juve con l’Ajax. Piuttosto, siamo stati bravi a rialzarci». E ancora, un altro paio di passaggi significativi dopo il dribbling su Totti («Lui dirigente? Preferisco non dire nulla, comunque vada la Roma sarà forte»). Il primo è una frecciata a Ranieri, che ha più volte detto di non apprezzare il gioco costruito con il portiere: «Nei migliori club europei se il portiere non sa giocare con i piedi non viene nemmeno guardato in faccia, e noi continuiamo a dire che la costruzione bassa è un danno». Il secondo è sulla partita: «La nostra corda è tirata al punto giunto, l’obiettivo è la vittoria».

Zhang a San Siro Vittoria che vorrebbe gustarsi anche il presedente Zhang, tornato a Milano e oggi presente in tribuna a San Siro. Naturale che la prossima settimana potrebbe essere quella buona per affrontare anche discorsi di mercato. Che Dzeko sia l’obiettivo numero uno in attacco e che Icardi sia in uscita non ci piove. Che la Champions possa dare lo slancio per altri colpi alla Godin, pure. L’Inter insegue un grande colpo a centrocampo, quel che la scorsa estate non è stato Modric: Rakitic, Barella e Pellegrini sono nella lista della spesa. Per provare a salire altri gradini: in cima alla montagna, in fondo, ci si arriva un po’ alla volta.

 

 


Lautaro più Icardi e Wanda: «Saremo qui pure l'anno prossimo»

GAZZETTA DELLO SPORT - ANGIONILa domandona è la stessa anche stavolta: Lautaro o Icardi, chi giocherà dal primo minuto contro la Roma? Per la seconda settimana di fila, dopo il reintegro di Maurito e il ritorno dall’infortunio del Toro, Spalletti si ritrova con tutti e due gli attaccanti. A Frosinone domenica scorsa ha scelto l’ex capitano anche perché il diffidato Lautaro arrivava da soli tre giorni di allenamenti in gruppo. Stasera l’allenatore potrebbe seguire le nuove gerarchie, che danno il numero 10 in vantaggio per il presente ma anche per il futuro nerazzurro. Niente anticipazioni, però. «Mi viene difficile dover dire chi giocherà tra Icardi e Lautaro perché vanno fatte delle valutazioni – ha detto Luciano Spalletti nella conferenza stampa della vigilia –. Stanno bene tutti e due, la scelta sarà fatta in maniera coerente ma sarà difficile perché tutti e due meriterebbero di giocare contro la Roma».

IN RIALZO Luciano parla di «coerenza» e forse si riferisce a quello che è successo negli ultimi mesi: ecco perché le quotazioni di Lautaro puntano verso l’alto in questo sabato pre-pasquale. Viste le risposte del 21enne attaccante ex Racing di Avellaneda durante la «latitanza» di Icardi, sembra difficile che avendolo recuperato al 100% Spalletti pensi di farlo tornare in panchina, riportandolo al ruolo avuto prima di metà febbraio. È vero che Mauro alla Roma ha già segnato 6 gol (compreso l’ultimo realizzato su azione, nell’andata del 2 dicembre), ma stavolta potrebbe entrare a partita in corso in caso di necessità. Lautaro all’Olimpico quasi 5 mesi fa giocò 9’, subentrando a Perisic, però ora all’Inter i tempi sono cambiati e il Toro è maturo per affrontare un nuovo spareggio Champions da titolare, proprio come nel derby, ultima sua apparizione in Serie A, datata 17 marzo e bagnata con il rigore che ha fatto la differenza.

PANCA Vedere Icardi in panchina, comunque, è una vera rarità: quest’anno il numero 9 non è stato titolare con Parma, Cagliari, Genoa e Frosinone ed è rimasto tutti i 90 minuti a sedere solo contro i rossoblù sardi e i rossoblù genovesi. Per il resto, al di là delle partite saltate durante il braccio di ferro con la società (6 quando era ancora sul lettino, una quando era già rientrato nel gruppo), Icardi è sempre stato un giocatore che all’Inter si fa tutta la partita. E intanto di Maurito è tornata a parlare Wanda. A Verissimo, che andrà in onda oggi dalle 16.10 su Canale 5, la moglie-agente dell’argentino ha detto: «Mauro continua a segnare. Lui va avanti perché è il forte della famiglia. Adesso è più sereno. Abbraccia tutti perché ha sempre avuto un rapporto bellissimo con tutti. Saremo qui anche il prossimo anno». Parole concilianti, anche per il futuro prossimo dell’ex capitano. Ma la realtà, al momento, è molto diversa: le strade dell’Inter e di Mauro, se non ci saranno clamorose sorprese, si divideranno a fine stagione. Perché su Lautaro non ci sono più dubbi.

New layer...

Prospettiva Europa. Da Sarri a Conte: il futuro è a San Siro

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - L’impressione è che Franco Baldini dovrà stare attento alla linea, perché, stando alla vulgata Romana, le recenti cene che è costretto ad organizzare per parlare coi possibili allenatori della Roma – da Sarri a Conte – potrebbero lasciare il segno sulla bilancia, visto gli eccellenti ristoranti in cui si svolgono. Tra l’altro, un collega londinese con ottimo «sense of humor» ci fa presente che di sicuro avrà diviso il desco più spesso con Pochettino (del Tottenham), anche se al momento non viene avvicinato al club giallorosso, ma non disperiamo che possa accadere.

CONTE E PETRACHI Come si può capire, la situazione è fluida. La dirigenza giallorossa si tiene aperta tutte le porte parlando con tutti i candidati, quelli nominati, più Giampaolo e Gasperini, così come tornerebbero di attualità Jardim e Fonseca, se Campos dicesse sì a Pallotta. E a proposito di d.s., è ovvio che anche la candidatura di Petrachi resti forte, pur se c’è da sottolineare che il presidente del Torino, Urbano Cairo, ha tutta la volontà di confermarlo (e c’è un contratto in essere).

NO A PLENIPOTENZIARI Una cosa è certa: da Trigoria filtra il messaggio che è finita l’era dei plenipotenziari alla Sabatini o Monchi, così come non si cerca un allenatore che faccia l’onnipotente Ferguson dei tempi d’oro dello United. Il mantra che si ripete è: gioco di squadra e progetto condiviso. Con un piano A e un piano B, che significa con o senza qualificazione in Champions. Per questo la sfida di stasera contro l’Inter – col gruppo giallorosso che alla partenza è stato acclamato dai tifosi (Dzeko e Totti su tutti) – sarà un bivio importante. Il futuro, cene o meno, passa da qui.


Lo. Pellegrini: «Roma, voglio restare ma certe dinamiche non le gestisco io»

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Occhio ai testacoda, sulla strada come nella vita, perché potrebbe capitare di ritrovarsi proprio nella direzione opposta da quella in cui si è partiti. Lorenzo Pellegrini lo sa e così stasera gioca contro l’Inter una partita non certo come le altre, visto che sfiderà quel club che in estate farebbe carte false per averlo. Insomma, il paradosso è dietro l’angolo, anche perché in ballo c’è un posto per la Champions League della prossima stagione.

DINAMICHE «La partita arriva nel momento migliore per la Roma – dice il centrocampista –. Oltre a d aver vinto, sono due partite che va bene e non prendiamo gol. Dobbiamo continuare così, cercando di vincere anche a Milano, nonostante sappiamo che l’Inter vorrà fare lo stesso. Speriamo di arrivare in Champions perché altrimenti sarebbe un grande dispiacere». Lo stesso potrebbero dire i nerazzurri, che lo stanno corteggiando da tempo, forti del fatto che la clausola di rescissione da circa 30 milioni, per giunta pagabile in due anni, è abbordabile. «Il futuro non lo so – ammette Pellegrini –. Io l’ho detto tante volte: qui sto bene. Sono a casa, la Roma è una delle società più importanti d’Italia e non cerco altro. Vediamo, io l’ho sempre detto che rimanere qui mi renderebbe molto orgoglioso, ma si sa a volte ci sono delle dinamiche che non sei l’unico a gestire».

COMPATTEZZA Il mercato, però, per il momento non è al centro dei suoi pensieri. D’altronde, con l’Inter alle porte, ogni punto può essere prezioso. «Il match non sarà decisivo, però è molto importante, visto che ci permetterebbe di accorciare sull’Inter, anche perché siamo tutti in pochi punti e può succedere di tutto. Il nostro obiettivo è entrare in Champions». Secondo Pellegrini, adesso è più facile con Ranieri in panchina. «Siamo sicuramente più compatti di prima – spiega –. Lavoriamo in settimana molto sullo stare corti, ma questo lo provavamo anche con Di Francesco, anche se forse nell’ultimo periodo ci è mancata un po’ di compattezza. Poi è normale che con le vittorie, ci sia un po’ di serenità. In questo Ranieri è veramente forte, perché ci ha dato la giusta tranquillità per venire al campo ed allenarci». Meglio così, perché dovrà vedersela con l’amico Nainggolan, con cui è rimasto in contatto «Sono contento che stia bene. So che ha avuto qualche problemino; speriamo che contro di noi non sia al top».

MEDIANA AZZURRA Dopo i complimenti a Zaniolo, Pellegrini sa bene come il centrocampo della Roma – che conta anche Cristante – sia sempre sotto gli occhi del c.t. Mancini. «In questa stagione mi sono tolto qualche soddisfazione, però non è stata come me l’aspettavo. Non sono mai però riuscito a giocare sempre per gli infortuni. In generale, però, credo che Mancini sia contento se tutti e tre riusciamo a trovare la giusta continuità. Il fatto che dei giovani giochino in una squadra importante è ottimo per la Nazionale». Proprio vero, ma l’azzurro oggi sarà alternato al nero. E non saranno colori amici. Almeno per una notte.