Vittoria amara. In gol Florenzi e Dzeko ma la Roma resta sesta

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Se si pensa che, fino al gol di Florenzi, uno dei momenti più entusiasmanti della serata per i tifosi giallorossi era stato il palleggio sotto la Sud di Cafu prima della gara, si capisce come Roma- Juventus, dal punto di vista emotivo, sia stata molto più vicina a una kermesse di fine stagione piuttosto che a una gara dai tre punti in palio. Colpa di un campionato sfinente, che però regala in extremis una vittoria insperata (2-0), a due giornate dalla fine, contro i campioni d’Italia, davanti a quasi 51 mila presenti all’Olimpico. Cornice di fine anno, appunto, con tantissimi juventini e tanti appassionati accorsi per vedere Cristiano Ronaldo, mentre lo zoccolo duro, i “sempre presenti” del tifo romanista, si ritrovano a fare i conti con una classifica che vede ancora inchiodato lì, il quinto posto insieme al Milan (quindi sesto per gli scontri diretti). Felice Florenzi, alla ricerca della scintilla giusta per ricostruire un rapporto complicato con i tifosi: segna e corre verso la Sud, arrampicandosi sulla vetrata, cercando il contatto diretto con chi a volte fatica a capirne gli atteggiamenti. Felice Dzeko, autore del secondo gol, pronto a salutare la capitale a fine stagione. Ma, simbolo del bilancio stagionale negativo, è la presenza in panchina, contro la Juve, di circa 150 milioni di investimenti fatti sul mercato da Monchi (Karsdorp, Cristante, Schick, Pastore, Coric), per una bocciatura che viene solamente confermata anche nel finale di stagione. E pure se in panchina non ci sta più Di Francesco. Ci sta, per altre due gare, Ranieri, pronto a congedarsi dopo le ultime (Sassuolo e Parma), mentre la Roma è alla ricerca del prossimo allenatore. «Sarà una squadra forte e ambiziosa, a prescindere da chi sarà il tecnico», prova a rassicurare i tifosi Massara, chissà quanto riuscendo nell’intento. Perché Massara è il ds pro tempore, visto che del mercato dovrà occuparsi Petrachi appena si libererà dal Torino. E perché di certezze al momento ce ne sono davvero poche. È Gasperini l’uomo giusto, quello che dentro (e fuori) Trigoria sembrano aver indicato come il mister dal quale ripartire. Il corteggiamento è partito forte non appena il club giallorosso ha incassato il no di Conte, ma le chance di poter portare nella capitale l’attuale allenatore dell’Atalanta quarta in classifica, non sono moltissime. Eppure tutti gli sforzi sono indirizzati verso quella direzione, mentre in casa Roma, in queste settimane, andrà affrontata la questione De Rossi. A due gare dalla fine, si dovrà comunicare al giocatore – e a tutto l’ambiente – se quella contro il Parma sarà l’ultima da giocatore del capitano, oppure se si andrà avanti per un’altra stagione.


Luca Chierico: una dinastia di campioni d’Italia

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Si chiama Luca Chierico, è un classe 2001, e come segno distintivo ha il cognome, visto che è il figlio di Odoacre, campione d’Italia con la Roma nel 1983. Un “Figlio di” che però non sente il peso di dover dimostrare di essere all’altezza della fama del padre, che per lui, in questa stagione, ha deciso di lasciare la Primavera giallorossa, nella quale era un collaboratore di Alberto De Rossi. Una scelta presa per lasciare sereno Luca — passato in Primavera — nei confronti del quale avrebbe avuto un inevitabile conflitto d’interessi, rischiando di condizionarne crescita e rendimento. Chierico Junior è un centrocampista centrale, un regista, capace di incidere anche in zona gol. Una grande personalità e la scelta dei tempi giusti, queste tra le caratteristiche principali del ragazzo, che è stato uno dei leader dell’Under 17 romanista (con cui ha conquistato lo scudetto), costretto però a convivere negli ultimi tre anni con dei continui problemi alla spalla — è stato anche sottoposto ad alcuni interventi — che lo ha fortificato anche da un punto di vista caratteriale. Bravo tecnicamente, buoni piedi, calcia bene, la scorsa stagione si ricorda un suo gran gol segnato addirittura da metà campo nella sfida contro la Salernitana. Una rete che, nell’epoca della viralità, ha fatto il giro del web. Di lui si parla un gran bene dentro Trigoria, anche se dovrà trovare una continuità fisica per potersi affermare in maniera decisiva e fare il salto in prima squadra.

 

 


Bravo Massa: scelte corrette. Il gol di Ronaldo in fuorigioco

GAZZETTA DELLO SPORT - CATAPANO - Al 12’ Nzonzi butta giù Ronaldo al limite dell’area, Massa non interviene. Al 23’ proteste juventine per un tamponamento in area giallorossa tra Kolarov e Ronaldo: anche qui, il direttore di gara ritiene entro i limiti del regolamento l’intervento dell’esterno giallorosso. Scelta condivisibile. Al 51’ entrata decisa ma non particolarmente cattiva di Dzeko su Chiellini, Massa opta per la pericolosità dell’intervento e ammonisce il centravanti bosniaco. Proteste romaniste. Al 64’ molto bella e fulminea l’azione della Juventus: Dybala serve Ronaldo che si invola e, solo davanti a Mirante, lo trafigge. Ma il portoghese era in fuorigioco, bravo l’assistente Preti a coglierlo in diretta. Al 73’ ammonito Emre Can, che ha trattenuto vistosamente Kluivert: giusto. Due minuti dopo, stessa sorte per il romanista Zaniolo, che stoppa un contropiede di Cuadrado: fallo tattico, ammonizione giusta. All’83’ Under entra nell’area juventina e sembra prendere il tempo a Chiellini, che lo ostacola. L’attaccante turco cade a terra e chiede il rigore, ma le immagini mostrano come i due si trattengano reciprocamente. Giusta anche in questo caso la valutazione dell’arbitro Massa.

 


«Troppo piccolo a chi?» Alessandro è Magno al cospetto di Cristiano

GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Era proprio quello che sognava da un po’. Per far pace con la sua gente, per correre sotto la Sud e tornare a sentirsi un protagonista vero. Ed era proprio quello che voleva, ancora di più, dal 15’ della ripresa e cioè da quando Cristiano Ronaldo gli ha rivolto quegli appellativi non proprio eleganti. «Sei troppo piccolo per parlare», dopo quel battibecco conseguenza di una palla giocata dal portoghese con Dzeko a terra e tutta la Roma ferma in attesa dei soccorsi. Ecco, forse Alessandro Florenzi lì ha trovato una forza ancora più grande, una voglia ancora più forte e un orgoglio ancora più profondo. E quando ha avuto la palla giusta, l’ha lavorata con un colpo di genio, uno «scavetto» bello ed elegante, proprio come non erano state le parole di Ronaldo. E a chi si aspettava la dedica polemica al portoghese, è invece arrivata quella per le figlie Penelope e Sveva.

A tu per tu

Alla fine Florenzi non vuole entrarci nella polemica, anche se poi qualcosa gli sfugge e si capisce che il comportamento di Ronaldo non è che gli sia piaciuto. «Lasciamo perdere quello che succede in campo – dice –. Noi prima avevamo buttato fuori la palla due volte, lui invece l’ha giocata. Nel primo tempo potevamo ripartire con Kolarov e invece non l’abbiamo fatto, buttando fuori il pallone, perché noi siamo questi. Poi lui è il Pallone d’oro e pensa che abbia il diritto di fare tutto quello che poi ha fatto. Anche io dico e faccio tante stupidaggini in campo, ma rimangono lì». Meglio pensare a quello «Spiderman» finale gridato da Alessandro alle telecamere, mimando il gesto delle ragnatele. Era una promessa fatta alle figliolette.

Niente rimpianti

Anche perché il gol di ieri è pesantissimo, perché permette alla Roma di continuare a sognare la Champions. O, nella peggiore delle ipotesi, di mettere un’ipoteca sulla prossima partecipazione alle coppe europee. «A questo punto non dobbiamo neanche più guardare la classifica – continua Florenzi –. Mancano due partite, con Sassuolo e Parma, dobbiamo giocarle come questa con la Juventus e portare a casa due vittorie. Poi, alla fine, vedremo dove saremo arrivati, guardandoci in faccia tutti. L’importante sarà aver dato tutto, non avere ulteriori rimpianti. Sappiamo bene che non è stata l’annata che volevamo fare, ma è successo per tanti motivi: un po’ di sfortuna e un po’ di demerito».

Le scelte

E allora meglio godersi la vittoria, perché Flo l’aveva pronosticata anche alla vigilia, quando aveva parlato di peggior stagione giallorossa tra le ultime sei. «Siamo stati bravi a restare in partita, sapevamo che non sarebbe stato facile battere la Juve. Abbiamo giocato per vincere, ma cercando di non perdere. Ranieri ha fatto delle scelte giuste, penso all’ingresso di Under. Sono contento per lui, ci è mancato molto in questo periodo e questo è il “Cencio” che vogliamo fino al termine della stagione. Ma è stato bravo anche Kluivert. Questo vuole dire che con la testa e con le gambe ci siamo, abbiamo corso fino alla fine. E siamo contenti». Sono mesi che Florenzi soffre per il rapporto incrinato con la parte calda della tifoseria, tanto che negli ultimi tempi aveva cercato in più modi di riallacciare i fili. Il gol di ieri è il modo migliore per resettare. Florenzi lo voleva. Dopo quel «a tu per tu» con Ronaldo è ancora più bello.


Sorriso Nzonzi:«Vogliamo l’Europa, lottiamo così fino alla fine»

GAZZETTA DELLO SPORT - Steven Nzonzi in campo c’è andato, e anche bene, tanto che quando ha fatto un intervento su Cristiano Ronaldo, arpionando un pallone su cui in pochi avrebbero scommesso, si è preso gli applausi di tutto l’Olimpico: «Avevamo una grande voglia di riscattare il risultato di Genova, nel nostro stadio e davanti ai nostri tifosi», ammette il francese. Davanti a 50mila romanisti, davanti a Marcos Cafu e a quel compagno che, con lui, ha condiviso la vittoria della Coppa del Mondo, un anno fa, Nzonzi, soprattutto nel secondo tempo, è sembrato un giocatore più convinto rispetto al passato: «Ho voglia di conquistare il posto in Europa, vogliamo continuare a lottare». Cosa che la Roma ha fatto soprattutto nella ripresa, dopo un primo tempo opaco: «Sapevamo di giocare contro i campioni, il livello di concentrazione è stato più alto del solito - spiega Nzonzi -. Abbiamo lavorato bene e oggi l’abbiamo tradotto in campo con un’ottima prestazione».


De Rossi, poker di pareggi: rischia di scivolare al 5° posto

GAZZETTA DELLO SPORT - Il poker di pareggi consecutivi costa caro alla Roma che perde il terzo posto in classifica. Non riescono più a vincere i ragazzi di De Rossi che dalla trasferta con la Samp tornano a casa con uno 0-0. È un punto che si aggiunge alla collezione di 2-2 rimediati con Empoli, Fiorentina e Cagliari, e che non serve a scavalcare il Torino, a -6 dall’Inter al secondo posto. [..] Contro i blucerchiati, miglior difesa del campionato, i giallorossi, miglior attacco, hanno sofferto le tante assenze, su tutte quelle di D’Orazio e Cangiano. Ci ha provato però il giovane Silipo a prendere la squadra per mano, sfiorando il palo nella ripresa: «Sono entrato dalla panchina e ho dato il massimo. Davanti alla porta ci ha detto male: abbiamo avuto molte occasioni e siamo dispiaciuti» ha commentato.


Ti aspetti Ronaldo e poi spunta Dzeko: la Roma resta viva

LA REPUBBLICA - BOCCA - È finita con la curva a cantare l’antico “Grazie Roma”, dopo aver scoperto che Roma-Juve è sempre Roma-Juve e non può essere una partita come tutte le altre. Se poi finisce con un 2-0 secco alla Juve campione d’Italia, si poteva persino pensare che la serata fosse un brandello di quella storica rivalità. Magari qualcuno dopo i gol di Florenzi e Dzekonell’ultimo quarto d’ora, avrà chiuso gli occhi e sarà tornato agli anni ‘80. Il risultato - sia pure di grande soddisfazione per la Roma di Ranieri e seccante per la Juve di Allegri sempre in tensione - non cambia nulla per i bianconeri (terza sconfitta dopo Genoa e Spal), ma riporta la Roma sul Milane la tiene agganciata al treno Champions. In attesa delle prossime due partite. La Juve, pur sospesa in questo periodo di mercato incombente e di destini interlocutori, da Allegri a Dybala, sembrava quasi aver trovato inizialmente più motivazioni nel Roma-Juve più fiacco e meno avvelenato dell’ultimo secolo. Quasi che la qualificazione alla Champions la dovessero cercare a tutti i costi i bianconeri e non la Roma, arrivata al match demoralizzata dalle imprese dell’Atalantae dall’offensiva del Milan. Nella prima parte è stata la Juve a tenere il campo e vedersi fermare da Mirante, portiere arrivato alla Roma come riserva di Olsen e diventato con Ranieri titolare: provvidenziali i suoi interventi su Cuadrado e Dybala. Alla Roma è stato lasciato qualche contropiede in cui ha brillato El Shaarawy, più una traversa di Pellegrini. Dzeko, che si sarebbe poi preso il gran finale, si sarebbe distinto, a inizio ripresa, per un fallaccio su Chiellini: il mondo alla rovescia. La Roma e Ranieri si sono giocati tutto in zona Cesarini, dando più profondità al gioco e approfittando degli slabbramenti di una Juve sbilanciata in avanti ed evidentemente convinta di poter pilotare la partita. I gol della Roma sono arrivati come un destro-sinistro al mento. L’inserimento di Under ha dato freschezza e velocità. Il gol di Florenzi, su perfetta triangolazione con Dzeko, a scavalcare Szczesny in uscita. Il gol di Dzeko invece in contropiede su lancio di Under. Apoteosi sotto la Curva Sud. Molto più Dzeko di Ronaldo. Che si trova in questa sospensione spazio-temporale, la mancanza della Champions gli ha tolto ossigeno, ha scoperto che a 34 anni, in Italia, si possa dover fare i conti in classifica marcatori con Quagliarella (cinque gol in più) o uno Zapata qualsiasi (un gol avanti). Nel frattempo capita di ritrovarsi Fazio sugli stinchi, sgomitare e litigare con Florenzi sotto il naso dell’arbitro, vedersi annullare un gol per fuorigioco. L’ansia di dover far gol non lo divora, ma si vede anche che c’è qualcosa che non va e che il Ronaldo di quest’anno è incompiuto. Gli applausi più calorosi alla fine li ha presi Claudio Ranieri, traghettatore verso un futuro ancora sconosciuto: «Continuiamo a credere che tutto sia possibile. Dobbiamo arrivare in fondo con la coscienza a posto. Non mi dò speranze di panchina, penso solo a lavorare. E non voglio nemmeno fare il supervisore o la chioccia di chissà chi. Io sono un allenatore e mi diverto ancora a farlo»


Ranieri: «Non dipende solo da noi, ma spero ancora nella Champions»

CORRIERE DELLA SERA - Il «supereroe» che ha sistemato la Roma è Claudio Ranieri. Il tecnico testaccino in settimana aveva fatto capire che la sua avventura con la Roma terminerà a fine campionato, ieri sera ha ribadito e chiarito il suo messaggio. «Quando sono stato contattato - le parole di Ranieri - mi è stato offerto anche il dopo con un ruolo differente, ma io ho detto no perché voglio allenare. Io ho firmato fino a fine anno, non mi va di darmi speranze, io penso soltanto a lavorare. Mi diverto  afarlo, per cui a fine campionato finisce tutto: il mio scopo è essere allenatore, essere vivo, prendere gli insulti, ma sono fatto così. Stando dentro la Roma so quello che bisognerebbe fare per rafforzare la squadra, ma la società lo sa meglio di me e sta aspettando, giustamente, per vedere come saremo posizionati a fine campionato». La vittoria contro la Juventus tiene la Roma in corsa per il quarto posto. «Purtroppo non dipende da noi, abbiamo sbagliato la partita col Genoa. Della gara con la Juventus sono soddisfatto, c’è voluto un grande Mirante a tenerci in partita: soprattutto nel primo tempo ha fatto cose ottime, dobbiamo continuare a credere che tutto sia possibile».


CR7 provoca Florenzi che si vendica: la Roma vince e resta in corsa

CORRIERE DELLA SERA - Forse non servirà a portare la Roma al quarto posto e di sicuro non ha tolto nulla alla Juventus, che ha già vinto il suo ottavo scudetto consecutivo. Però, come tutti i Roma-Juve del passato, anche questa partita iniziata con i bianconeri a più 30 in classifica non è stata banale e qualcosa ha insegnato. Per esempio che anche l’avversario più debole merita rispetto. Così può diventare importante un dettaglio che non è né un gol né un assist e questo dettaglio è il bisticcio tra Florenzi e Cristiano Ronaldo al 12’ del secondo tempo di una gara fin lì dominata dalla Juve e inchiodata sullo 0-0 solo per i miracoli di Mirante. CR7, inguainato nella nuova maglia stile Palio di Siena che tanto farà discutereeche ha debuttato con una sconfitta, ha apostrofato il capitano romanista: «Sei troppo piccolo per parlare», mimando con la mano il becco dell’oca che si apreesi chiude. L’arbitro Massa ha ricomposto il bisticcio ma Florenzi si è preso la sua rivincita una ventina di minuti dopo, quando su assist di Dzeko (la prima palla giusta toccata dal bosniaco, ma importantissima) è entrato in area e ha battuto Szczesny con uno «scavetto» di pregevole fattura. A quel punto, per una squadra che da tempo ha già vinto quello che doveva (lo scudetto) e perso quello che sognava (la Champions), non era facile risalire. E così è finita 2-0 con un contropiede di Cengiz Under che ha servito a Dzeko l’assist per il 2-0, santificando definitivamente la gara di Edin.


Fastidio alla coscia destra per Pellegrini. Tra oggi e domani gli accertamenti

Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma, si è fermato ieri sera contro la Juventus ed è stato costretto a chiedere il cambio. Per il giocatore si parla di un fastidio alla coscia destra, ma bisognerà aspettare gli accertamenti (a cui si sottoporrà tra oggi e domani) per capirne entità e tempi di recupero.


Manolas: "Contro i campioni d'Italia l'abbiamo portata a casa" (foto)

Kostas Manolas, difensore della Roma, ha voluto festeggiare sul proprio profilo Instagram la vittoria contro la Juventus: "Una partita contro i campioni di Italia l’abbiamo portata a casa!! Complimenti a tutti !!!".

 

 
 
 
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Una partita contro i campioni di Italia l’abbiamo portata a casa!! Complimenti a tutti !!!

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INSIDE LIGA - Real ancora ko. Colpo Champions per il Valencia. Girona quasi retrocesso

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - Se ci si chiama Barcellona, non è facile dimenticare una sconfitta in Champions. Impossibile, se si butta una finale e un vantaggio di 3-0. I blaugrana vengono dal clamoroso 4-0 di Anfield e si rituffano in una Liga a cui non devono chiedere più niente. Il campionato numero 26 dei catalani non basta a salvare la stagione per il Camp Nou: il pubblico c'è, ma è più freddo del solito. E fischia Coutinho, come da diversi mesi a questa parte. Di fronte ai blaugrana c'è il Getafe, autore di una stagione incredibile che potrebbe terminare con una qualificazione in Champions. È proprio la squadra di Pepe Bordalas (che segue dalla tribuna) a farsi preferire nel primo tempo. Molina si presenta per tre volte da solo dalle parti di Cillessen: in una segnerebbe, ma la Var annulla per fuorigioco millimetrico. Il Barcellona è con la testa fra le nuvole e concede troppe occasioni pulite. Gli ospiti sono come al solito quadrati e solidi e concedono poco anche ai fenomeni in blaugrana: il primo tiro in porta di una certà pericolosità arriva al 36', con un destro di Rakitic bloccato da Soria. Le individualità fanno tuttavia la differenza e Vidal al 39' sigla l'1-0 sfruttando una respinta corta di Soria su colpo di testa di Piqué. Per il cileno è il terzo gol in Liga. Gli ospiti rischiano di naufragare ma Soria fa da salvagente respingendo un destro di Malcom. Si va al riposo sull'1-0 per gli uomini di Valverde. Nella ripresa il Barcellona legittima il vantaggio offrendo più qualità dal punto di vista tecnico. Il Getafe si arrangia come può, arroccandosi nella propria metà campo, ma non può bastare. Messi, che agisce da falso nueve al posto dell'infortunato Suarez, sfiora più volte la rete. Il cucchiaio della Pulce su lancio di Vidal viene ben parato da Soria in uscita, poi il numero 10 va vicino al 2-0 con un pallonetto che avrebbe fatto spellare le mani dagli applausi: Cabrera salva sulla linea, ma il gol sarebbe stato annullato per fuorigioco. La contabilità delle occasioni fallite dal Barcellona si aggiorna negli ultimi cinque minuti, quando Soria deve compiere miracoli sia sul neo entrato Ruiz, sia su Messi. Poi, la Pulce provoca l'autorete di Arambarri che fissa il 2-0 a un minuto dal termine: il Getafe può recriminare, perché nell'azione precedente Molina aveva preso in pieno il palo. Adesso gli Azulones sono quinti e scavalcati dal Valencia: le due squadre hanno 58 punti ma la squadra di Marcelino è avanti negli scontri diretti.

Continua a non vincere lontano dal Santiago Bernabeu il Real Madrid del Zidane-bis. Anzi, a San Sebastian arriva l'undicesima sconfitta in campionato: mai così male dal 1999, quando i k.o. furono 12. Merengues in vantaggio dopo soli sei minuti, grazie a una splendida azione personale di Brahim Diaz, che devasta la fascia sinistra, mette a sedere il diretto marcatore e calcia sotto le gambe di Rulli. Il Real Madrid sembra avere in mano il pallino del gioco: il talento di Diaz crea grattacapi alla difesa basca, mentre Isco, Casemiro e Kroos danno quantità e qualità al centrocampo. I padroni di casa hanno tuttavia bisogno dei tre punti se vogliono continuare a credere nell'Europa League, dunque si buttano all'attacco. Dopo un gol annullato per fuorigioco di Oyarzabal, l'Anoeta può esplodere al 25': la combinazione tra Willian José e Mikel Merino porta quest'ultimo a freddare Courtois con destro preciso da posizione ravvicinata. Il risultato potrebbe essere ribaltato già al 38', quando Vallejo para in area un tiro di Willian José destinato in rete. Il calcio di rigore, così come l'espulsione per il difensore, è inevitabile. Dal dischetto tuttavia Courtois ipnotizza Willian José, che tira forte ma centrale. Il portiere belga sciupa tutto al 57', scivolando prima che possa bloccare un facile colpo di testa di Zaldua, che così si infila in rete. È 2-1 quindi, e per Zidane è notte fonda, perché al 67' arriva anche il tris firmato da Barrenetxea, un classe 2001, che corregge in rete un palo colpito da Oyarzabal, lasciato solo da Nacho. Anche in questo caso, Courtois non è impeccabile. L'ultima occasione è per il neo entrato Januzaj, che a quattro minuti dal termine prende in pieno la traversa.

Il Siviglia deve necessariamente vincere per continuare a sperare nella Champions League. L'avversario è però dei più tosti: l'Atletico Madrid al Wanda Metropolitano difficilmente concede qualcosa, anche se è praticamente certo del secondo posto. La squadra di Simeone passa al 30' con Koke: sul tiro del centrocampista è fondamentale la deviazione di Kjaer, che mette fuori causa Vaclik. Tra i padroni di casa gioca Diego Godin, all'ultima partita con la maglia dell'Atletico davanti ai suoi tifosi. E il pubblico del Wanda lo saluta dedicandogli cori che ricordano la Liga 2013-14, vinta con un suo colpo di testa al Barcellona. Il capitano, visibilmente emozionato, ringrazia e applaude. In un secondo tempo condotto all'attacco, il Siviglia trova il pareggio al 70', quando Sarabia raccoglie al volo un cross di Vazquez e scaglia un destro deviato in porta da Montero. Finisce 1-1, il Siviglia rimane sesto e si deve quasi certamente rassegnare all'Europa League, essendo a -2 dalla coppia Valencia-Getafe a una giornata dal termine.

Partita dalla grandissima importanza per il Valencia di Marcelino. Contro l'Alaves servono e arrivano tre punti che significano quarto posto a 90 minuti dalla fine del campionato. Eppure le cose si mettono male: al 12' il Getafe passa con Ximi Navarro sugli sviluppi di un corner. Il Valencia si butta in avanti e ribalta la partita. Al 29' Soler approfitta di un pasticcio difensivo di Duarte e sigla il pareggio. Passano cinque minuti e arriva anche il 2-1, che porta la firma di Santi Mina, bravo a svettare su un corner battuto da capitan Parejo. Chiude i conti al 68' Gameiro con un bel tiro al volo.

L'Athletic Bilbao batte in casa 3-1 il Celta Vigo e mette una seria ipoteca sul settimo posto, che vuol dire qualificazione in Europa League. I baschi vanno subito sul 3-0 con la doppietta di Raul Garcia e la rete di Williams, il Celta accorcia le distanze con il rigore di Iago Aspas. Al Bilbao adesso serve un pareggio al Sanchez Pizjuan di Siviglia per strappare il pass per l'Europa. Il Celta è quasi salvo: per retrocedere dovrebbe perdere 2-0 in casa contro il Rayo Vallecano già retrocesso, mentre il Girona dovrebbe vincere 3-0 in trasferta contro l'Alaves. 

L'Espanyol vince 2-0 in trasferta al "Butarque" contro il Leganes, grazie a una doppietta di Borja Iglesias. I catalani possono ancora sperare nel settimo posto, ma nell'ultima giornata dovranno vincere lo scontro diretto contro la Real Sociedad e sperare che il Siviglia batta l'Athletic Bilbao. 

Il Betis Siviglia sconfigge in casa per 2-1 l'Huesca, già retrocesso: a segno con una doppietta il vecchio leone Joaquin, per gli ospiti rete su rigore di Juanpi. Il Villarreal vince 1-0 contro l'Eibar con il gol di Ekambi, in coda vittorie esterne pesantissime di Valladolid e Levante, entrambe per 2-1, rispettivamente contro Rayo Vallecano e Girona. Successi che valgono la salvezza, e, quasi certamente, la retrocessione del Girona.