Attacco al Var: Rizzoli si difende

IL MESSAGGERO - RIGGIO - Non tutti i partecipanti alle due ore di dibattito hanno lasciato la Lega serie A con il volto sereno. Si ha la sensazione che club, allenatori e giocatori abbiano perso fiducia nei confronti dell'utilizzo del Var. Al di là del posticipo di ieri, Bologna-Chievo, o delle coppe europee che incombono (ma solo per Juventus e Napoli), erano presenti soltanto 10 allenatori: Andreazzoli, D'Aversa, Gasperini, Gattuso, Giampaolo, Maran, Pioli, Semplici, Spalletti e Tudor. La metà di quelli che siedono la domenica in panchina. Sono, infatti, aumentate le ammonizioni (da 83 a 100) e le espulsioni dirette per proteste (da una a nove), tornate ai livelli dell'ultimo anno pre-Var. Però, sono diminuiti gli interventi dell'arbitro davanti al video (121, di cui 89 correzioni e 32 conferme) e gli errori (18 a fronte di 1.984 situazioni sottoposte a check).

ABISSO OK - Visto quanto successo 24-48 ore prima della riunione (oltre a Nicola Rizzoli, c'erano anche Marcello Nicchi, Gabriele Gravina, Gaetano Micciché, Damiano Tommasi e Renzo Ulivieri), non si poteva non parlare del rigore concesso dall'arbitro Abisso (protagonista in negativo in Fiorentina-Inter del 24 febbraio) in Lazio-Sassuolo. Decisione giusta secondo il designatore della Can A, Rizzoli, con tanto di spiegazione a un incredulo Locatelli, presente ieri a Milano (assente De Zerbi, nonostante le polemiche del giorno prima), provando a fare chiarezza sui concetti di volontarietà, congruità e aumento del volume del corpo. Un rimpallo non esclude il fallo di mano: «Se l'intenzione è impattare la palla col corpo e il braccio è largo, poco conta che rimpalli su un'altra parte del corpo. Se invece l'intenzione è di giocare la palla, marcare l'avversario o presidiare la zona, si propende per la non punibilità», la tesi di Rizzoli. Parlando dei falli di mano, per Beppe Marotta «serve chiarezza su certe interpretazioni, dobbiamo farci sentire di più all'Ifab». Favorevole alla Var, si conferma il ct Mancini: «Sicuramente nel week-end sulla Var c'è stato qualche problema, ma sono convinto che risolva più problemi di quanti ne crei. Questa è una cosa positiva»

MICHAEL HA SBAGLIATO - Altro episodio controverso è stato il tocco di mano di Alex Sandro in Juventus-Milan. Rigore da concedere e quindi errore di Michael Fabbri non fischiarlo, nonostante sia andato a visionare le immagini al Var: «Non possiamo supportare la sua decisione», ha ammesso Rizzoli. «Fabbri deve crescere, così come tanti arbitri». Curioso che al dibattito non fosse presente Leonardo, il più arrabbiato dopo la sconfitta dei rossoneri contro la squadra di Allegri (anche lui non pervenuto, c'erano il suo vice Landucci e Barzagli). Per il Milan presenti Gattuso e Romagnoli, che non hanno fatto nessun intervento («Noi penalizzati, ma non deve essere un alibi», le parole di Rino, qualche ora dopo, al canale tematico rossonero). Nemmeno quando è stato analizzato il rigore non concesso a Piatek in Sampdoria-Milan, ritenuto non sanzionabile.

MANDZUKIC-ROMAGNOLI - Sempre Rizzoli non ritiene giustificate le proteste rossonere sulla reazione in area di Mandzukic contro Romagnoli. In quel caso non c'erano gli estremi per azionare il Var Calvarese perché mancava la componente del «chiaro errore dell'arbitro» che è poi alla base della revisione dell'assistenza tecnologica. La Procura della Figc ha richiesto la prova tv per Mandzukic. Oggi si pronuncerà il giudice sportivo, Gerardo Mastrandrea, ma è difficilissimo che il croato possa essere squalificato. Per due motivi: manca la condotta violenta e l'episodio è già stato analizzato dal Var. Infine, è stata ribadita l'importanza della control room, dal prossimo anno a Coverciano (tutti nello stesso luogo, fondamentale per l'uniformità di giudizio), e la necessità di individuare i migliori arbitri al Var.


La Roma a un anno dalla notte magica: il rischio è perdere Manolas, l’eroe di Coppa

CORRIERE DELLA SERA - Non è l’effetto collaterale più importante di Samp-Roma: quello è essere rientrati nella volata per il quarto posto. Però i tre punti strappati a Marassi rendono anche meno triste un «amarcord» che, altrimenti, sarebbe stato devastante: quello di Roma-Barcellona del 10 aprile 2018. Una partita che sembra essere stata giocata in un’altra era. (...) Tanto, troppo è cambiato da allora. A partire dal numero 1: lì c’era Alisson, uno dei tre migliori portieri del mondo mentre adesso c’è Mirante, che ha appena scalzato Olsen, schiacciato dall’eredità del brasiliano, troppo pesante da portare sulle sue spalle. Fazio non è più lo stesso e la difesa che aveva reso l’Olimpico un fortino si è trasformata in una banda del buco che, in stagione, ha incassato 64 gol in 41 partite tra campionato (45/31), Champions (12/8) e Coppa Italia (7/2). Dal centrocampo sono spariti Nainggolan e Strootman, ceduti in estate. Dzeko è diventato un grande punto interrogativo dopo essere stato l’eroe della Champions. (...) Il trait d’union non può che essere Kostas Manolas. È stato il greco a segnare il 3-0 che ha eliminato Messi e compagni, ma è sempre il greco uno dei due nomi - l’altro è Cengiz Under - che vengono fatti come cessioni estive per evitare il sacrificio di Nicolò Zaniolo per esigenze di bilancio (in caso di mancata qualificazione alla Champions). È vero che il difensore ha una clausola di rescissione da 36 milioni di euro, ma la sua cessione darebbe un segnale terribile alla tifoseria. Sarebbe una perdita tecnica e simbolica (...).


Viaggio a ostacoli per la Grande Europa tra scontri diretti e avversari pericolanti

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Sette gare alla fine del campionato, sei squadre in lizza per due posti Champions. Si va dall'Inter, terza a quota 57 punti, alla coppia formata da Lazio e Torino a 49. In mezzo Milan e Atalanta (52) e Roma (51) . Con un asterisco: i biancocelesti devono giocare una gara in più delle rivali, visto che il 17 recupereranno contro l'Udinese all'Olimpico. Ventuno punti a disposizione, numerosi gli scontri-diretti ma particolare attenzione deve essere rivolta anche alle sfide con chi è invischiato nella lotta salvezza, visto l'alto numero di squadre coinvolte: forse, proprio quei verdetti potrebbero indirizzare il traguardo finale delle aspiranti Champions.

VIA AL RUSH FINALE - L'Inter, ad esempio, comincerà il settebello finale in casa del Frosinone, rinfrancato dal successo a Firenze. Poi, a seguire, due impegni casalinghi da bollino rosso: prima la Roma e poi la Juventus. Va detto, però, che la squadra di Max Allegri probabilmente a partire da sabato sarà campione d'Italia e, quindi, potrebbe giocare l'ultima parte del campionato solo in funzione finale Champions, Ajax permettendo. Tre pericolanti nelle quattro partite prima dello stop del 26 maggio: massima attenzione, dunque.
Il Milan sabato ospiterà la Lazio a San Siro poi dovrà giocare due volte di fila in trasferta, la seconda in casa del Torino. Anche per i rossoneri, che oggi non stanno vivendo un momento esaltante di forma, tre sfide contro squadre invischiate nella lotta per non andare in serie B negli ultimi quattro turni. Come nel caso dell'Inter, massima attenzione ai colpi di scena. Senza dimenticare che, alla pari di Lazio e Atalanta, il Milan è ancora impegnato in Coppa Italia. Stress psico-fisico supplementare, per le tre.
L'Atalanta ha un calendario quasi spaccato in due per via del nome e della qualità degli avversari: tre squadre di bassa classifica e altrettante di alta, oltre al Sassuolo. Significativi, perciò, gli appuntamenti in casa di Napoli e Lazio, un po' meno elettrizzante quello allo Stadium contro la Juventus alla penultima. Di certo, la Dea, guidata magnificamente da Gian Piero Gasperini, sta vivendo un sogno e non vuole svegliarsi: resta da verificare se avrà la forza, non solo fisica, per arrivare fino in fondo con il passo mostrato finora.

RISCHIO CAPITOLINO - Il Torino di Walter Mazzarri rappresenta, forse, la reale sorpresa del campionato, anche se viaggia a sette punti dal terzo posto e a 35 dalla Juventus capolista. Milan, la stessa Juve e Lazio prima della fine: lo scontro all'Olimpico di Roma contro i biancocelesti proprio all'ultima giornata potrebbe rivelarsi decisivo. Per entrambe. Ma qualcosa, in ottica granata, potrebbe cominciare a capirsi in maniera netta dopo l'uno-due Milan-Juventus, quindi alla chiusura della giornata numero 35.
Quattro partite in casa e tre fuori per la Roma di Claudio Ranieri; quattro a Roma e quattro in trasferta per la Lazio Simone Inzaghi: facile ipotizzare che le due romane saranno costrette a fare la corsa sul quarto posto. Il rischio di una in Champions e l'altra fuori è pari a quello di entrambe fuori dalla Grande Europa.


Roma, un en plein per la speranza

IL MESSAGGERO - TRANI -  «Non guardo la classifica. Tireremo le somme poi alla fine». Ranieri, dopo il successo di Marassi, ha evitato di andare oltre il prossimo impegno della Roma, quello di sabato pomeriggio contro l'Udinese all'Olimpico. De Rossi, sempre dopo la sfida contro la Sampdoria, ha inquadrato il bersaglio: «Dobbiamo prendere il maggior numero di punti nelle ultime 7 gare». L'allenatore, insomma, vive alla giornata e lascia al capitano il compito di spingere i compagni verso il massimo del raccolto da qui al 26 maggio. Il management di Pallotta, invece, è andato oltre, buttando giù qualche tabella che, risultati (pure delle altre) alla mano, (ri)porta direttamente in Champions con 5 successi e 1 pareggio. Nessuno, però, può essere sicuro sul numero di vittorie necessarie per andare a dama. Con 2 squadre davanti, il Milan e l'Atalanta, e con il rischio che diventino 3, se la Lazio vincerà il 17 aprile la gara da recuperare contro l'Udinese, la rincorsa giallorossa, al netto degli scontri diretti che riguardano le rivali e degli impegni in calendario, è comunque complicata. Al distacco, attualmente di 1 punto, bisogna aggiungere che, in caso di arrivo alla pari, avrebbero sempre la meglio gli avversari: Gattuso e Inzaghi proprio per gli scontri diretti e Gasperini per la miglior differenza reti (+12). Ecco perché nemmeno con l'en plein, possibile anche per una (o addirittura due) delle tre rivali, c'è la certezza di centrare il piazzamento, vitale per la proprietà Usa.

WORK IN PROGRESS - LA Roma, in 31 giornate, non è mai stata al 4° posto che è l'unico obiettivo dell'annata. E Ranieri, con 7 punti in 5 partite, ha sfruttato solo nell'ultimo weekend la frenata delle 3 rivali. C'è riuscito proprio nel turno in cui la squadra non ha subìto gol. Fatto inedito per lui, raro per il gruppo che in campionato ne ha presi già 45 (e 64 in 41 match stagionali). La compattezza ritrovata a Genova, e da confermare sabato, è alla base del nuovo corso. La zona Champions è raggiungibile solo eliminando la fragilità che non appartiene solo della linea difensiva. Così l'allenatore non si è limitato a cambiare il Portiere, rinunciando al titolare Olsen da 2 gare e promuovendo il suo vice Mirante. Ha innanzitutto corretto il sistema di gioco. Nelle posizioni e negli atteggiamenti. Ecco il baricentro basso per il 4-2-3-1 che, in fase di non possesso palla, si trasforma nel 4-4-1-1 che, in attacco, prevede il centravanti e la mezza punta (più che il trequartista): Pellegrini o, come è successo in corsa a Marassi, Schick o, volendo, pure Zaniolo. Ed ancora: la velocità di Kluivert per ribaltare l'azione, la rinuncia al palleggio e la scelta di andare a mettere il fisico sulle seconde palle. Concetti elementari per riacquistare la solidità e diminuere i pericoli, costati 16 punti contro le squadre di bassa classifica. 1

SALTO DI QUALITÀ - Le assenze pesano quando Ranieri deve scegliere la formazione. Sabato sarà senza terzini: out Karsdorp e Santon, oltre allo squalficato Kolarov. E non è certo il recupero di Florenzi, fondamentale per la volata finale. Come Dzeko, El Shaarawy e anche Under. La Champions dipende dal rendimento degli attaccanti. Se ritrovano l'efficacia, con le prestazioni e soprattutto con le giocate, la Roma può dare un senso alla rimonta in classifica. Ma non dovrà più far cilecca.


Sogno Champions. Classifica e morale: è tornata la Roma

GAZZETTA - La vittoria contro la Sampdoria ha di colpo riaperto la porta dei sogni, intesa come Champions League. Dopo un solo punto nelle tre partite precedenti, l’idea di prendere parte per il sesto anno consecutivo alla più prestigiosa competizione europea sembrava accantonata. Il gol di De Rossi a Marassi, in concomitanza con le frenate delle concorrenti, ha ridato speranza a Trigoria, a patto che domenica la Roma sconfigga l’Udinese. (...) Con la testa, l’unione e la compattezza i giallorossi hanno tenuto viva la speranza. Nell’esultanza collettiva per il gol del numero 16 è riassunta la crescita dei capitolini nel match di Genova. Una settimana prima contro il Napoli Perotti festeggiò in solitaria la rete del pareggio, mettendo in evidenza anche una situazione di gruppo non idilliaca. Evidentemente, Ranieri è riuscito a ridare un’anima al gruppo.


Con la testa si superano tutte le crisi

IL TEMPO - Le cronache del tempo, raccontano la crisi economica e finanziaria del 1929 come una crisi dalla quale gli Stati Uniti, ma in realtà il mondo intero, non si sarebbero mai
ripresi. Eleanor Roosvelt, moglie del presidente americano Franklin Roosvelt  che passò alla storia come l'artefice del nuovo corso e della ripresa - con l’intento di fornire una visione
che potesse portare all'uscita da quella crisi, dichiarò che il futuro «appartiene a chi crede alla bellezza dei propri sogni». Forse un po’ tirata come analogia ma nei momenti di difficoltà, siano questi personali, familiari o aziendali, coloro che credono nei propri ideali e
che sono in grado di sognare, hanno più probabilità di altri di venir fuori dal baratro della crisi. E di riprendersi il futuro. Questa mentalità deve essere impersonificata da un leader, capace di farsi carico delle difficoltà e prendere per mano gli altri. In aggiunta a tutto ciò e con un po’ di realismo, il fattore «C» aiuta sempre. Difficile dire che DDR non creda alla bellezza dei propri sogni, che in fondo sono anche i nostri, semplicemente perchè se DDR non avesse saputo giocare a pallone, sarebbe stato assieme a noi nei settori ospiti degli stadi italiani ed europei. Lo sappiamo che è così. Difficile dire che DDR non sia un leader perchè lo è, lo è sempre stato e speriamo che continui ad esserlo per sempre. Aggrappiamoci a lui, lui sa come tirarci fuori da questo momento complicato e raggiungere quello che ad inizio anno sembrava il minimo sindacale e che oggi, nostro malgrado, è diventato un sogno bellissimo. Aggrappiamoci anche al mister che sa benissimo che è tardi per schemi, tattiche e per fare esperimenti. Serve carattere, solidità e tanta cattiveria. Ce le metterebbe tutte se
potesse scendere in campo. Ma sa benissimo che in campo ci va DDR. Sappiamo che loro due (e forse un altro paio) ci tengono davvero alla maglia che vestono e difendono: prendessero per mano gli altri figuranti e gli mostrassero la strada giusta per raggiungere i sogni, quelli belli. Forza Roma!


Calciomercato Roma: Dzeko la prima scelta dell'Inter per il dopo Icardi

GAZZETTA - L’Inter che nasce deve poggiare su una solida base – la qualificazione in Champions – e solidi numeri. Perché prima di uscire dal settlement agreement Uefa c’è un ultimo step da compiere, una buona dose di plusvalenze necessarie – circa 40 milioni di euro – entro il 30 giugno, prima di provare il gusto di viaggiare ad altre velocità. E non è impossibile immaginare che tutta la cifra possa essere abbondantemente coperta da Mauro Icardi, che a fine stagione sarà a bilancio per una cifra bassissima, circa 2,5 milioni. (...) Chi al posto di Maurito, questo è il tema. E qui l’Inter balla tra la voglia/convinzione di puntare sul lancio definitivo di Lautaro e l’esigenza di prendere un giocatore di maggiore prospettiva. Nel primo caso il profilo perfetto risponde al nome di Edin Dzeko, con il quale i discorsi sono stati già avviati da tempo. L’Inter ha in tasca il gradimento del bosniaco, che preferisce la soluzione italiana alle sirene del West Ham, che pure hanno già sondato il terreno con la Roma.


Figo: "Zaniolo? Grandissimo". E Di Biagio: "Il futuro? Lo sa lui"

GAZZETTA - La Roma vorrebbe che ci fosse silenzio intorno a lui, ma Nicolò Zaniolo continua a essere al centro di mille voci, tra mercato e programmi sul futuro. Ieri, nell’ordine, ne hanno parlato Figo e Di Biagio. Queste le parole del portoghese: “È un grandissimo, credo che abbia qualità. Deve seguire il suo cammino per fare una grande carriera. Il Real su di lui? Non seguo il mercato. Però quando si tratta di un giocatore bravo, le grandi squadre lo vogliono acquistare“. (...) In serata poi sono arrivate anche le dichiarazioni del c.t. dell’Under 21: “Zaniolo è un grande giocatore ed è esploso in maniera incredibile – dice a Sky -. Se resta alla Roma? Quello che farà Zaniolo lo deve sentire lui“.


Ed è di nuovo amore: in 40mila contro l'Udinese

GAZZETTA - Il successo di Genova, l’orario comodo (sabato alle 18) e i prezzi popolari: la Roma spera che contro l’Udinese l’Olimpico possa essere un valore aggiunto. Per adesso sono già 30mila i tifosi che sicuramente andranno a vedere la partita contro la squadra di Tudor nel fine settimana. La sensazione è che si possa arrivare a quota 40mila; non tantissimi ma neppure pochi mettendo in conto i mesi a dir poco complicati vissuti dai giallorossi. (...) La squadra di Ranieri ha bisogno del supporto dei propri tifosi, che anche grazie alle richieste dell’allenatore romano hanno portato avanti una contestazione molto più leggera rispetto al passato, per centrare un quarto posto che ora sembra possibile.


Ranieri a caccia di un terzino

IL TEMPO - BIAFORA - Emergenza in difesa. Dopo aver perso Santon per una lesione miotendinea al bicipite femorale sinistro (oltre un mese di stop), la Roma dovrà fare a meno di Karsdorp. Ieri pomeriggio l'olandese, costretto ad uscire in anticipo dal campo con la Samp, ha svolto gli esami strumentali per verificare l'entità dell’infortunio e il responso è stato piuttosto pesante. A causa di una lesione al bicipite femorale destro il laterale difensivo sarà costretto a restare lontano fuori per almeno tre-quattro settimane. L'obiettivo è recuperarlo per la Juventus, ma adesso la testa di Ranieri è focalizzata sull’Udinese. Per l'impegno di sabato, al momento, il tecnico giallorosso non ha terzini destri a disposizione, visto che Florenzi non è ancora rientrato in gruppo e nel primo allenamento settimanale si è limitato ad un lavoro individuale. Il numero 24, infortunatosi al polpaccio durante l’ultimo impegno con la Nazionale, sta migliorando ogni giorno e non è azzardato ipotizzare un suo recupero per la sfida ai friulani. Florenzi, per forza di cose, non sarà al massimo della condizione fisica e se giocherà lo farà stringendo i denti. Con la squalifica di Kolarov sulla sinistra agirà Juan Jesus, pronto a scalare sulla fascia opposta in caso di emergenza a gara in corso. Il reparto sarà completato da Manolas e Fazio, autori di un'ottima prova a Marassi, con Marcano unico difensore in panchina (è probabile la chiamata di qualche giovane della Primavera di De Rossi). Per quanto riguarda gli altri infortunati, ci sono chance di vedere Perotti e Pastore nella lista dei convocati: entrambi saranno valutati giorno per giorno dallo staff medico e si cercherà di portarli almeno in panchina. Tutto ok per Under, che sabato scorso era rimasto a guardare i proprio compagni per una lombalgia. Il turco sta faticando più del previsto a rivedere la luce dopo la lunga assenza dai campi e, considerato l'ottimo momento di Zaniolo, è destinato ancora una volta a restare fuori dai titolari. In attacco dovrebbero tornare dal primo minuto Dzeko ed El Shaarawy, elogiato a gran voce da Ranieri per i recuperi difensivi contro i blucerchiati.


Barcellona un anno dopo

IL TEMPO - BIAFORA - E un anno dopo è cambiato tutto. Domani saranno passati esattamente 365 giorni di Roma-Barcellona, punto più alto della recente storia romanista. Dell’entusiasmo e della magia di quella sera, con la qualificazione alla semifinale di Champions, è rimasto però ben poco. Le strade della Capitale erano piene di tifosi scatenati tra cori, urla, fumogeni e festeggiamenti, a cui sì era aggiunto anche Pallotta , autore di un indimenticabile tuffo nella fontana di Piazza del Popolo. La sbronza collettiva causata dalla decisiva rete di Manolas ha illuso tutta la piazza, lasciando postumi più che dolorosi. Allora la Roma occupava il terzo posto in classifica in coabitazione con la Lazio, a più uno dall'Inter, e sulla panchina era seduto Di Francesco, considerato il leader della squadra e un allenatore visionario per l’idea di rimontare il ko dell'andata con un'inedita difesa a tre. Al suo fianco, alla guida della direzione sportiva, c’era Monchi, dirigente arrivato appena un anno prima e apprezzato per la capacità di dare un'impronta immediata nel confronto quotidiano con i giocatori. Di quella gioia, di quello spirito di gruppo e di molti dei protagonisti di quella splendida nottata si sono perse le tracce ad un anno di distanza. Di Francesco, che ha vissuto tutta l’attuale stagione in bilico tra l’esonero ela conferma, è stato mandato via dopo l'eliminazione contro il Porto e al suo posto è stato richiamato Ranieri. In rapida successione Monchi ha deciso, di comune accordo con la società, di rescindere il contratto e poi di tornare al Siviglia. Il presidente Pallotta è invece assente da Roma dall’ 11 giugno del 2018 e non sono previsti viaggi a breve giro di posta. Guardando alla squadra di quel ritorno dei quarti di finale di Champions, oggi in rosa ci sono ben dieci dei tredici giocatori che hanno calcato il terreno di gioco per la storica impresa. Gli eroi e goleador del 10 aprile, Dzeko, De Rossi e Manolas, sono tutti alloro posto. Dei titolari col Barca sono solo in tre ad aver lasciato la maglia giallorossa: Alisson si è accasato al Liverpool per 72,5 milioni totali, Nainggolan è finito nel mega-scambio con l'Inter che ha coinvolto anche Santon e Zaniolo, infine Strootman ha firmato per il Marsiglia ad agosto inoltrato. Dei calciatori in panchina sono andati via Gonalons, Bruno Peres, Skorupski e Gerson, sostituiti dai dodici acquisti estivi di Monchi. Ritornando all'attualità la Roma di Ranieri staziona in sesta posizione in classifica, alle spalle di Inter, Milan e Atalanta, davanti alla Lazio di due lunghezze (i biancocelesti devono però recuperare una partita). Il futuro, sperando di raggiungere l'accesso all'Europa che conta, prevede una rivoluzione estiva: arriveranno l’ennesimo allenatore e un nuovo direttore sportivo, tanti calciatori andranno via e tanti altri sbarcheranno tra Fiumicino e Ciampino. L'auspicio dei tifosi è quello di rivedere una squadra in grado di regalare una nuova notte di ordinaria follia e di rivivere quelle emozioni indelebili.


È sempre emergenza in difesa: Karsdorp out, Florenzi ci prova

GAZZETTA - Se non ci fosse stata un’emergenza, Alessandro Florenzi contro l’Udinese non avrebbe sicuramente giocato. Invece, adesso, il vice capitano della Roma proverà a forzare per essere in campo visto che, dopo Kolarov (squalificato) e Santon (infortunato) è arrivato anche il responso per Karsdorp. L’olandese è alle prese con l’ennesimo infortunio del suo calvario romano: lesione al bicipite femorale destro, almeno quattro le settimane di stop (...) e Florenzi dovesse farcela, ma è molto complicato, giocherà lui a destra, Juan Jesus a sinistra e la coppia Fazio-Manolas al centro. Se, invece, non dovesse recuperare dalla lesione al polpaccio, a destra andrebbe Juan Jesus (che ci ha già giocato due anni fa contro l’Inter), a sinistra invece Marcano. Quattro centrali, gli esterni out, la speranza che il centrocampo, dove dovrebbe essere confermato De Rossi, dia una mano e la squadra mostri la stessa compattezza di Genova. (...)