Roma, ora in fila c’è anche Ranieri
IL MESSAGGERO - ANGELONI - Maurizio Sarri, Antonio Conte, Gian Piero Gasperini, Marco Giampaolo, una fila di pretendenti (o di pretesi). Ranieri, col suo traghetto, si piazza in scia. Segue, aspetta. Un traghettatore ambizioso, che parte in vantaggio rispetto agli altri: lui intanto è lì, se la gioca, guadagna il giusto e non ha grandi pretese. E poi, si vedrà. Progetto (come vorrebbe Conte o altri più o meno con le stesse ambizioni) o non progetto (che va bene per chi vede la Roma come l'occasione con la maiuscola). Diciamo che Ranieri fa parte più di questa seconda categoria, perché 1) Vuole allenare e non fare il dirigente, lo ha fatto capire ieri mattina in conferenza stampa a Trigoria. 2) Si sentirebbe gratificato da una conferma come tecnico della Roma, perché quello vuole fare: l'allenatore. Chiaro, questa possibilità verrebbe presa in considerazione in caso di quarto posto. Che al momento non è scontato, ma possibile. Gratificato da chi, nella domanda, lo inserisce come uno dei candidati alla panchina della Roma del prossimo anno. «Non sta a me stabilire se la società abbia o meno un progetto credibile, ma menomale che mi avete messo in lista... Non stabilisco i programmi futuri, siamo gli ultimi a sapere le cose. Penso a fare il mio per quest'anno, ma dipende da quello che vuole fare il presidente e da che cosa faremo alla fine della stagione», le parole di Ranieri.
DIFFERENZE - Dichiarazione ben diversa da quella rilasciata appena arrivato, quando parlava di missione di tre mesi. Il piatto è ricco, la società non ha ancora in mano l'allenatore e giustamente Ranieri si candida, mandando messaggi urbi et orbi, compreso ai suoi dirigenti, guarda caso, all'indomani del summit di Boston. Come a dire: io ci sono, specie se vi porto in Champions. Del resto, gli fanno notare che, quando parla della Roma, gli brillano gli occhi. «Io mi trovo bene qui. Mi brillano anche per il Cagliari, dove ho scalato tutte le categorie, dalla C alla A. Ho tutte le mie ex squadre nella testa, ma queste due le ho nel cuore. Non mi sento un profeta, ma un professionista che alcune volte ha avuto le possibilità di poter lavorare come so, in altre sono arrivato in momenti storici non positivi. Sono soddisfatto della mia carriera, che non è finita ancora». Il riferimento è alla carriera da allenatore. Che domani si gioca un pezzo di Champions a San Siro, contro la sua Inter, che però non ha nel cuore. Non brillano gli occhi, dovrà brillare altro, la classifica, ad esempio. «Se ci fosse una battuta d'arresto non cambierebbe il nostro umore, ma un risultato positivo potrebbe darci una spinta notevole. Far bene significherebbe molto, perdere non cambierebbe la nostra determinazione di arrivare alla fine lottando su ogni pallone». Le due vittorie consecutive hanno rinvigorito l'autostima dei calciatori e sua, ovvio. La Roma, comincia a essere di Ranieri. «Questo mese e mezzo ci ha portato ad una conoscenza migliore, per i giocatori è più facile perché devono capire solamente me, io invece tutti loro. E' logico che le due partite ci hanno ridato un'autostima: non prendere gol e soffrire per vincerle ci ha riportato convinzione. San Siro sarà importante se arriva la vittoria, in caso di sconfitta dobbiamo comunque lottare, sudare e far vedere ai tifosi che arriveremo a fine anno a testa alta». E poi chissà, il futuro non ha ancora un nome. Ma tanti pretendenti (o pretesi).
Il viaggio di Edin da Lucio a Lucio: un gol a Milano può valere doppio
IL MESSAGGERO - CARINA - Incrocia il passato, gioca per il presente ma con uno sguardo al futuro. In 90 minuti per Dzeko si nasconde un arco temporale completo a San Siro. A partire da quello che è stato, da quel Luciano Spalletti che è riuscito a tirargli fuori quella cattiveria che sembrava non appartenergli. Un rapporto di alti e bassi, di bastone e carota, di elogi e reprimende pubbliche, di sostituzioni mal digerite e reazioni sin troppo plateali. C'è un po' tutto in quella stagione, la migliore di Edin in giallorosso. Trentanove gol totali (29 in campionato, 8 in Europa League e 2 in coppa Italia) e un feeling interrotto drasticamente da fine febbraio quando il centravanti e i suoi compagni di squadra hanno capito che Lucio aveva deciso di andar via. Un malumore sopito, deflagrato il 25 aprile, quando sul 4-0 a Pescara, a 20 minuti dal termine, Spalletti decide di sostituire il centravanti (rimasto a digiuno in quella gara), in corsa per la scarpa d'oro. La stilettata non si fa attendere: «Fai il furbo, ancora?», con la mano sinistra alzata per mandare a quel paese il tecnico. Ne segue poi la corsa negli spogliatoi, senza neanche passare dalla panchina. Una frase dietro la quale si celava il pensiero di grande parte dello spogliatoio giallorosso che non aveva digerito le dichiarazioni ondivaghe di Lucio sul suo futuro.
UN DOMANI DA SCOPRIRE - Dzeko all'Inter ha già segnato due volte, sempre all'Olimpico. Mai a San Siro. Uno stadio che il prossimo anno potrebbe diventare il suo. Inutile girarci intorno: al momento a Trigoria non hanno intenzione di rinnovargli il contratto. E a meno che non arrivi un allenatore che ponga come conditio sine qua non la sua permanenza per accettare l'incarico, difficile che possa restare. Inevitabilmente, a un anno dalla scadenza, Edin - da poco 33enne - si guarda intorno. Ha un'offerta del West Ham ma con la moglie vorrebbe restare in Italia. Proprio l'Inter, al netto delle smentite ufficiali, ha sondato il suo agente ricevendo la disponibilità a trattare. Per ora la Roma non ha ricevuto offerte ma soltanto perché il club nerazzurro vuole la certezza di approdare in Champions. Poi, che sia Conte o lo stesso Spalletti in panchina, Edin - con Icardi pronto a salutare - a Milano sarebbe il benvenuto. C'è però da scrivere prima il presente. Targato ancora giallorosso. Dzeko ha messo fine sabato scorso al tabù Olimpico in campionato, segnando il gol-vittoria contro l'Udinese. E di tabù in tabù, vorrebbe ora infrangere quello di San Siro. La corsa al quarto posto passa per i suoi gol. Ranieri lo sa e non perde occasione per coccolarselo a livello di dichiarazioni.
ELSHA IN DUBBIO - Domani toccherà all'ex City guidare l'attacco romanista. Che potrebbe essere privo di El Shaarawy, almeno dal via. Il Faraone, top scorer giallorosso in campionato con 9 gol (e 5 assist) in 22 partite, ieri ha avvertito un fastidio al polpaccio che lo ha indotto a svolgere del lavoro personalizzato. La convocazione non sembra in dubbio, la partenza dal primo minuto sì.
Stadio, l’affondo di Lombardi: «Facciamolo in un’altra zona». E i grillini restano ancora divisi
IL MESSAGGERO - Soli, senza assessori a corroborare una scelta politica che vacilla sempre di più. Ieri i consiglieri M5S hanno respinto la delibera di annullamento dell’interesse pubblico sullo stadio. Per farlo si sono aggrappati al parere negativo del Dipartimento Urbanistica. La volontà politica di andare avanti con l’opera, invece, non ha alcun appiglio. «L’annullamento non è la procedura corretta, forse sarebbe più appropriata una revoca. Oggi le opposizioni hanno dato un voto politico», osserva a margine con la consueta pacatezza la presidente della commissione Urbanistica Donatella Iorio dimostrando di aver pensato, eccome, a un’exit strategy sullo stadio pure lei, come Grancio. Lo stadio, si sa, scotta da qualsiasi punto lo si maneggi.
GLI UFFICI - Mobilità: ieri gli uffici, come per la commissione Sport, hanno disertato la riunione. Per i lavori pubblici e l’Urbanistica c’erano diversi funzionari che hanno parlato del loro pezzetto di pratica, attenti a non sforare ambiti e competenze, soprattutto politiche. E il fuorigioco, con gli assessori assenti, è stato sfiorato parecchie volte. Il Patrimonio ha dato parere positivo alla delibera Grancio, ma secondo il capogruppo M5S Giuliano Pacetti, la funzionaria che ha dichiarato la positività «parlava a titolo personale perché non c’è nessun pezzo di carta».
La verità è che la visione d’insieme su Tor di Valle non c’è più. Se c’era, era scritta nero su bianco nel parere dell’Avvocatura rimasto top secret, perché non positivo. «È giusto desecretare il parere dell’avvocato Andrea Magnanelli secondo voi?», chiede retorico il capogruppo Pd Giulio Pelonzi rivolgendosi alle presidenti di
commissione M5S Donatella Iorio e Alessandra Agnello che però sono rimaste mute. Che fare? La maggioranza non lo sa. Vorrebbe ripulire il progetto dalle incrostazioni corruttive ma è una guaina gelatinosa e spessa quella che lo avvolge di cui non si conoscono a pieno il perimetro e la profondità. Ecco perché Iorio vorrebbe rivotare la delibera sull’interesse pubblico votata all’epoca anche da Marcello De Vito, ora in carcere. «Sul progetto questa maggioranza dovrà comunque esprimersi di nuovo non appena gli uffici avranno controdedotto le osservazioni. E per ora non c’è una decisione condivisa», afferma Iorio, consapevole che potrebbero arrivare nuovi scossoni dalla Procura. «Spero che lo Stadio della Roma si faccia da un’altra parte», ha detto ieri Roberta Lombardi. Ri-sponde Iorio che si sente impotente: «Non si può rilocalizzare perché non è un impianto pubbli-co, non possiamo fare niente». La presidente della commissione Lavori Pubblici Alessandra Agnello viene dal Municipio IX, quello che ha votato contro lo stadio, a favore della delibera Grancio. «Se condivido la scelta? Non mi esprimo», dice. Ma come voterà Agnello in Aula Giulio Cesare quando sarà? «Non so ancora dirlo». Un messaggio alla sindaca, a quegli assessori assenti ieri e che potrebbe essere tradotto così: «Se non siete convinti voi, figuratevi noi».
Che viavai Champions a San Siro inter su Pellegrini Radu giallorosso? Ma occhio al Milan
GAZZETTA - LAUDISIO - D'ANGELO - Quella tra Lorenzo Pellegrini e l’Inter non è una storia nata ieri. Il club nerazzurro aveva messo gli occhi su di lui già ai tempi in cui vestiva la maglia del Sassuolo, ma poi il centrocampista (per gratitudine) due estati fa ha scelto di tornare a casa, pur avendo un contratto ad esaurimento. Un atto di fedeltà cementato da un rinnovo sino al 2022, accompagnato da una clausola allettante per il giocatore: 30 milioni di euro. Adesso la sfida di San Siro diventa un crocevia senza appelli. Se i nerazzurri sbarrano la strada alla Roma, la rincorsa alla Champions della squadra di Ranieri diventa una chimera, rimpicciolendo le possibilità che il centrocampista giallorosso prolunghi la sua esperienza nella Capitale. Ne sono un po’ tutti coscienti, anche perché in questi mesi Lorenzo e il suo agente Giampiero Pocetta hanno preso tempo sull’ipotesi di un nuovo accordo anti-clausola.
carta radu Giorno dopo giorno a Trigoria hanno preso atto del cambio di rotta, ben sapendo che le carte sono unicamente in mano al giocatore. Spetta a lui portare il cliente con i famosi 30 milioni. In corso Vittorio Emanuele l’a.d. Beppe Marotta e il d.s. Piero Ausilio hanno elaborato la loro strategia, ben sapendo di far felice Luciano Spalletti che conosce Lorenzo sin dai tempi delle giovanili giallorosse. Tant’è vero che già la scorsa estate ne aveva sponsorizzato l’acquisto. Ora la questione torna d’attualità, anche perché sul fronte nerazzurro meditano di avviare il dialogo con la società romanista con argomenti convincenti. In parallelo alla trattativa per Pellegrini, infatti, può tornare in voga l’interesse giallorosso per il portiere romeno Ionut Radu, reduce da un’ottima stagione al Genoa. La scorsa estate Monchi aveva insistito per inserirlo nell’affare-Nainggolan. Ma Ausilio aveva già dato la parola al Genoa per un’operazione che prevede il riscatto interista per 15 milioni di euro. Ovviamente il club di Zhang non si lascia sfuggire questo giovane talento, ma ritiene utile che prosegua il suo percorso di crescita in un ambito ancor più impegnativo. E se la Roma fosse ancora interessata…
strategie Certo, in vista della prossima stagione la società di Pallotta ha già deciso di congedare Olsen. S’è parlato di Cragno del Cagliari, ma il suo acquisto comporta un investimento importante. Così l’opzione-Radu potrebbe davvero fare al caso dei giallorossi e agevolare, appunto, lo sbarco di Pellegrini sulla sponda di Appiano Gentile. In quest’ottica, va precisato, l’Inter non intende cedere a titolo definitivo il suo portiere, aprendo così le porte ad un’intesa per un prestito ricco di incentivi. È una base di partenza, ovvio, tutto deve ancora maturare sotto questo aspetto. Ma il feeling tra i vertici nerazzurri e il centrocampista della Nazionale è un dato di fatto. A proposito di azzurro, in questi mesi si è parlato a lungo di un interesse interista anche per Nicolò Barella del Cagliari. Ma nel suo caso il costo del cartellino è superiore e il club sardo non fa sconti.
minaccia milan In ogni caso Marotta ed Ausilio devono prestare attenzione anche alle mire del Milan per Lorenzo Pellegrini. Anche in questo caso la liason è arcinota. Già ai tempi di Vincenzo Montella allenatore rossonero c’era stato il primo abboccamento. La società di via Aldo Rossi si faceva forte proprio del legame tra l’Aeroplanino e quel ragazzo sbocciato tra le sue mani nel vivaio giallorosso. Strada facendo anche sotto la gestione-Elliott i contatti sono rimasti costanti e da quelle parti, si sa, ci sono parecchi centrocampisti in uscita. L’impressione è che, al momento opportuno, Pellegrini trarrà le sue conclusioni non solo in virtù delle offerte economiche, ma anche delle prospettive effettive di valorizzazione. E in questa sfida stracittadina peserà non poco evidentemente la qualificazione alla prossima Champions. Ora come ora i nerazzurri partono in vantaggio per evidenti motivi di classifica. La verifica di domani sera offrirà molti più indizi a favore dell’uno o dell’altro club. Il mercato funziona anche così.
C’è Dzeko dopo Icardi e la Roma punterebbe Benedetto
GAZZETTA - LAUDISIO - D'ANGELO - Domani nemici, poi chissà. Il futuro è ancora tutto da scrivere ma una base di certezza c’è: l’interesse dell’Inter per Edin Dzeko è datato nel tempo, così come è risaputo che all’attaccante bosniaco la corte nerazzurra non dispiace. Se ne riparlerà più avanti, anche perché oggi in casa Inter ci sono altre due priorità: la prima è centrare la qualificazione alla prossima Champions (fondamentale per le ambizioni di rilancio del progetto Suning), poi bisognerà capire quale sarà il futuro di Mauro Icardi. Le indicazioni degli ultimi mesi non lasciano troppi dubbi e la cessione del numero 9 argentino è tutt’altro che ipotesi remota. Certo è che l’Inter vorrà monetizzare il più possibile: è probabile che anche stavolta nessun club si avvicinerà ai 110 milioni della clausola rescissoria, così il club nerazzurro potrebbe accontentarsi di una cifra intorno ai 70.
DETTAGLI Dzeko sembra l’uomo perfetto per il dopo Icardi in nerazzurro, per tanti motivi. Intanto tecnici: Spalletti ha già avuto il bosniaco alla Roma e sa bene quanto il suo lavoro possa essere importante per un nuovo step di crescita della sua squadra. In più Dzeko sarebbe la chioccia ideale anche per Lautaro Martinez, protagonista designato del futuro dell’Inter. Resta da capire bene quali sarebbero i margini della trattativa a livello economico. Dzeko va in scadenza il prossimo anno e il suo cartellino sarebbe dunque accessibile. Nelle scorse settimana il Borussia Dortmund ha effettuato un sondaggio con la Roma in vista dell’estate: la richiesta del club giallorosso è di 20 milioni. Il bosniaco poi guadagna 4,5 milioni netti a stagione e chiederebbe almeno un triennale e preferisce l’Italia alla Premier (piace al West Ham). L’Inter valuta, senza fretta.
E LA ROMA? Ma se davvero a giugno le strade della Roma e di Dzeko dovessero dividersi, alla fine i giallorossi su chi punterebbero come futuro centravanti? Allo stato attuale le soluzioni sono sostanzialmente due. O cercare di valorizzare al massimo l’investimento fatto due estati fa su Patrik Schick (42 milioni, di cui 20 da girare alla Sampdoria nel prossimo febbraio), o andare a trovare un uomo in grado di raccogliere l’eredità del centravanti bosniaco. In tal caso, tra i nomi che sono ancora attenzionati a Trigoria ci sono sicuramente Andrea Belotti (Torino) e Dario Benedetto (Boca Juniors). Il primo piaceva da matti a Monchi e si fa preferire sia per età (25 anni contro i quasi 29 dell’argentino) sia per adattabilità al calcio italiano. Il secondo, invece, ha un costo sicuramente più accessibile (circa 15 milioni) ed è probabilmente più versatile rispetto all’attaccante del Torino. Fermo restando, però, che c’è appunto la questione Schick da risolvere. Prendere un altro attaccante titolare (almeno sulla carta) vorrebbe dire tenere di fatto ancora in naftalina il ceco. Che, però, in queste due stagioni ha francamente fatto vedere davvero poco in giallorosso.
Obiettivo Florenzi un altro sgarbo a Spalletti (che lo voleva)
GAZZETTA - ZUCCHELLI - Il primo incontro con Spalletti, che lo riprese pubblicamente a Torino perché stava parlando troppo mentre usciva dal campo, non fu dei migliori. Ma poi Alessandro Florenzi e il tecnico toscano trovarono il modo di capirsi, visto che Spalletti gli fu vicinissimo in occasione dei due, terribili, infortuni al ginocchio. Insieme hanno giocato poco, appena 30 partite, ma sono bastate per creare un legame forte. Talmente forte che Luciano lo avrebbe volentieri portato con sé a Milano e glielo ha fatto capire, direttamente e indirettamente, un anno fa, quando il rinnovo con la Roma era in fase di stallo e il rapporto di Alessandro con la tifoseria ai minimi termini. Oggi la situazione è cambiata: domani si abbracceranno e saluteranno con piacere, poi ognuno per la propria strada.
VOGLIA D’EUROPA Entrambi sperano che porti in Champions. Spalletti, in questa stagione, c’è stato praticamente sempre, Florenzi e la Roma mai. Ci provano adesso e la presenza del vice capitano, che in assenza di De Rossi avrà la fascia al braccio, può essere determinante. Con Karsdorp e Santon fuori fino a data da destinarsi a Florenzi toccherà fare gli straordinari, anche se, senza coppe, alla Roma è rimasta solo una partita a settimana da qui al termine della stagione. Una stagione che tutti, a Trigoria, vorrebbero concludere al quarto posto, anche se battendo l’Inter domani anche il terzo non sarebbe poi così distante.
RIFLESSIONI Per Florenzi, in ogni caso, si aprono settimane di pensieri e ragionamenti. Se De Rossi dovesse smettere diventerebbe il capitano della squadra e sarebbe complicato mantenere il profilo basso che ha scelto in questi ultimi mesi. Sui social pubblica pochi contenuti, e tutti selezionati, le interviste sono rare, le apparizioni pubbliche anche. Ha scelto di far parlare il campo: è lì che vuole riconquistare una parte della curva ancora critica nei suoi confronti. Persino nell’ultima partita giocata all’Olimpico si è sentito qualche fischio, ma ormai Florenzi, pur standoci male, passa oltre. E l’esultanza con cui ha chiuso la sfida contro l’Udinese la dice lunga sul suo stato d’animo.
INCERTEZZA Al contrario, se De Rossi dovesse proseguire per un’altra stagione – e Florenzi è il primo che spera che accada – lui potrebbe continuare a giocare e lavorare «a fari spenti». Anche perché sulla carta la sua volontà, e quella del club, è di proseguire insieme fino a fine carriera. Ma le strade del mercato sono infinite e un’incertezza di fondo resta sempre. Anche perché Florenzi ha mercato sia in Italia sia all’estero e di fronte ad un’offerta importante la Roma si metterebbe seduta ad ascoltare, come da regole della società.
RICORDI Prima, però, bisogna portare a termine la stagione. Contro quella che poteva essere la sua squadra (anche l’amico Politano lo avrebbe accolto a braccia aperte, per non parlare di Nainggolan), Florenzi ha giocato 11 volte, vincendo in metà delle occasioni. All’Inter ha segnato tre reti, compresa la prima in Serie A. Sulla panchina della Roma c’era Zeman, su quella dell’Inter il suo amico Stramaccioni, che lo aveva allenato nelle giovanili giallorosse e che, da trequartista dai piedi buoni, lo aveva fatto diventare centrocampista. Per il boemo era una mezzala purissima, per Garcia diventò uno dei migliori attaccanti esterni del campionato, salvo poi arretrare a terzino destro. Non sono trascorsi neppure sette anni da quella prima rete a San Siro, ma del ragazzino Florenzi, ora marito e papà di due figlie, è rimasto davvero ben poco. Quella notte Totti pennellò un assist dei suoi e Florenzi, di testa, incrociò benissimo sorprendendo tutta la difesa nerazzurra. Aveva il numero 48, poi lasciato al termine di quella stagione.
ESPERIENZA All’Inter ha segnato altre due volte: una in Coppa Italia, sempre in quella stagione, e una l’anno successivo, di nuovo al Meazza, con Garcia in panchina, in quella che è considerata una delle sue migliori partite con la Roma. Giocava ala, Florenzi, ispirato da un Totti in stato di grazia, poi per amore della maglia ha cambiato ruolo, giocando spesso in condizioni precarie. È successo anche quest’anno, perché convivere con un ginocchio operato due volte in quattro mesi non è semplice. Ma lui non si è tirato indietro e non lo farà neppure domani sera contro Spalletti, il suo vecchio allenatore. Quello a cui vuole bene, ma che non è riuscito a convincerlo a dire addio all’amore di una vita.
Inter-Roma, rabbia da ex
IL TEMPO - BIAFORA - Tra il campo e le due panchine sono diversi gli uomini ad aver affrontato la contesa con entrambe le maglie, tra questi anche mister Ranieri. Il tecnico, nella conferenza della vigilia, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa nei confronti della vecchia dirigenza nerazzurra, che lo aveva chiamato per sostituire Gasperini alla quinta giornata della stagione 2011/12, esonerandolo dopo 35 partite e scegliendo Stramaccionia campionato non concluso: «Ho avuto poco tempo per conoscere Milano, sono entrato ed andato via in corsa. Ho perso due calciatori, uno importantissimo come Motta e uno di bellissime e giovani speranze che era Coutinho. Fino a quando c'erano loro la rosa era in
ripresa, nel momento in cui Thiago è voluto andare al PSG la squadra non ha più
avuto il punto di riferimento e ci siamo spenti». L'allenatore giallorosso ha affrontato tre volte l'Inter a San Siro da avversario nella sua precedente esperienza nella Capitale: pareggio per 1-1 il primo anno in cui le due squadre si giocarono lo scudetto, sconfitta per 3-1 in Supercoppa nell'avvio della stagione successiva e infine un pirotecnico ko per 5-3.
Ranieri è quindi a caccia della prima vittoria al Meazza con la lupa sul petto, con i
tre punti che sarebbero fondamentali per non mollare la presa sul Milan: «Per noi è
una bella sfida - le parole dell'allenatore -. Se ci fosse una battuta d'arresto non cambierebbe il nostro umore, ma un risultato positivo potrebbe darci ancora di più una spinta notevole. Far bene significherebbe molto, perdere non cambierebbe la nostra determinazione. Vogliamo arrivare in fondo a testa alta». Un altro attore che andrà in scena alla Scala del calcio è Zaniolo, inserito dall'Inter nello scambio che ha portato Nainggolan alla Pinetina
e Santon (insieme a Juan Jesus e Politano è un altro ex, ma è infortunato) a Trigoria.
Il giovane talento avrà un grande spirito di rivalsa, non avendo mai esordito in prima squadra con il club milanese, rimediando una sola convocazione contro l'Atalanta in tutta la scorsa annata. Il Ninja, elemento cardine della trattativa condotta in estate da Ausilio e Monchi, ha già fatto sapere che non esulterà in caso di marcatura in quello che sarà l’esordio da avversario contro la Roma, avendo dovuto dare forfait all'andata per infortunio. Impossibile dimenticare Spalletti tra le vecchie conoscenze: il toscano è stato
l’ultimo allenatore a vincere un trofeo sulla panchina capitolina e, grazie alla seconda avventura nel post-Garcia, detiene il record di punti (87) della società giallorossa. Guardando invece al campo c'è qualche dubbio di formazione per Ranieri, dettosi felice per essere stato nominato nella lista dei papabili tecnici del futuro. Al posto dell’infortunato De
Rossi dovrebbe agire Pellegrini (in vantaggio su Nzonzi) accanto a Cristante, con lo spostamento di Zaniolo in una posizione più centrale e l'inserimento di uno tra Under e Kluivert a destra. Nel tridente dietro a Dzeko è tutto ok per El Shaarawy. In difesa sono pronti a tornare dal primo minuto Florenzi e Kolarov.
Ranieri: «Roma mia, e se alla fine restassi io?»
GAZZETTA - PUGLIESE - Se è vero che la sfida di domani è uno spartiacque importante per la Roma, è altrettanto vero che lo può essere anche per Claudio Ranieri. Perché una Roma capace di restare in corsa per la Champions sarebbe anche capace di dare più credito al suo tecnico. Per non sapere né leggere né scrivere, ieri Ranieri l’ha ribadito a chiare note. Lui nel futuro della Roma, a livello di conduzione tecnica, non si sente ancora tagliato fuori. Ed è anche giusto così, visto il lavoro che sta facendo. «Mi fa piacere che ci si ricordi che potrei esserci anche io alla guida della Roma – ha detto ieri in conferenza – Ma queste scelte ovviamente non spettano a me. Io so cosa devo fare, cercare di portare la Roma il più in alto possibile. Non sono io a stabilire i programmi futuri, anche se molto ovviamente dipenderà dall’eventuale ingresso in Champions o meno. Ma sono soddisfatto della mia carriera di allenatore, che non è ancora finita. Chissà cosa mi riserverà il futuro...».
DI RITORNO Insomma, Ranieri non si sente tagliato fuori e sa che se la Roma non dovesse trovare una soluzione che la soddisfi, il suo nome resterebbe una garanzia. «A me brillano gli occhi per due squadre: la Roma di cui sono tifoso e il Cagliari che mi ha fatto scalare tutte le categorie, dalla Serie C alla A. Ma non mi sento un profeta in patria, piuttosto un professionista che alcune volte ha potuto lavorare come sa, altre è arrivato in momenti difficili». Esattamente come all’Inter, nel 2011-12, quando fu chiamato per sostituire Gasperini. «A Milano ci sono stato pochi mesi, arrivando e andando via in corsa. Ho avuto la sfortuna di perdere due giocatori: Thiago Motta, importantissimo e Coutinho, di belle speranze. Con loro ci eravamo ripresi. Senza Motta ci siamo invece spenti, la squadra non aveva più il suo riferimento centrale. Una vittoria domani ci darebbe una grande spinta, una sconfitta non ci cambierebbe di molto l’umore».
LE SCELTE E allora domani Ranieri si porterà dietro dei dubbi fino alla fine. El Shaarawy a parte, bisognerà capire se dentro andrà dal via Nzonzi o si aumenterà il potenziale offensivo con i trequartisti, abbassando in mediana Pellegrini. «Devo capire chi ha i 90 minuti nelle gambe e chi no – chiude Ranieri –. Pellegrini ha un cambio di passo importante, Nzonzi è un riferimento a uno-due tocchi. Tra l’altro Zaniolo non è nel suo momento migliore e per me è più una mezzala che un trequartista o un’ala». E l’ipotesi Dzeko-Schick insieme? «Con l’Udinese ho scelto le due punte perché ho dovuto fare il farmacista, sapevo che De Rossi non avrebbe potuto giocare l’intera gara. Tutto qui». Come, dire stavolta sarà diverso...
Inizia l'asta per Zaniolo: la Roma dice no alla Juve
GAZZETTA DELLO SPORT - La Juventus ha appena ricevuto un no secco per Nicolò Zaniolo dalla Roma. E dire che l’ambasciata bianconera era molto più di una chiacchiera. Quella valutazione da 50 milioni di euro per il centrocampista giallorosso è la prova che il club di Andrea Agnelli intende fare sul serio per anticipare la concorrenza. Ma allo stesso tempo i vertici di Trigoria si sono dimostrati decisi, allontanando a priori l’insidia. L’intenzione dell’a.d. Guido Fienga è di dare a Zaniolo le chiavi del centrocampo del futuro, garantendogli un bel rinnovo di contratto. Semmai a Trigoriasacrificherebbero altri giocatori se non fosse centrato l’obiettivo della Champions. Tuttavia le voci di mercato si rincorrono e anche dall’estero sono arrivati interessamenti importanti. Si è fatto avanti il Bayern Monaco, a caccia di talenti di prospettiva dalla cintola in su. Così come ha mosso le sue pedine l’ambizioso Arsenal, disposto ad investire per il dopo Özil (considerato a fine corsa…). Se è per questo anche il Chelsea ci punta, sperando in una clemenza della Fifa per lo stop al suo mercato.Vista dalla sponda romanista, tutti questi corteggiamenti creano insidie a lungo termine, ma al momento garantiscono l’apertura di un’asta che potrebbe far alzare ancora la quotazione del giocatore. Una prospettiva che, invece, preoccupa Fabio Paratici e i suoi collaboratori.
El Shaarawy, ansia e recupero. Nzonzi ci sarà
CORRIERE DELLA SERA - Solo uno spavento per Stephan El Shaarawy, che ieri ha svolto lavoro personalizzato a causa di un fastidio al polpaccio accusato due giorni fa. Un problema, assicurano da Trigoria, che non ne mette in dubbio la presenza domani sera a San Siro nel match contro l’Inter che può decidere la corsa Champions. Recuperato anche Steven Nzonzi, al secondo giorno consecutivo di lavoro con il gruppo: il francese si candida per una maglia da titolare al posto di De Rossi - che ieri ha lavorato a parte con Karsdorp e Santon - e al fianco di Cristante.
«Voglio allenare ancora. Il futuro lo decide Pallotta»
CORRIERE DELLA SERA - Una vittoria a San Siro sarebbe anche un grande biglietto da visita per il suo futuro. Fino a ieri, giorno della solita conferenza stampa anticipata, si era parlato di un ruolo dirigenziale per l’allenatore di San Saba a partire dalla prossima stagione. Ranieri, però, ieri è uscito allo scoperto. A fare da innesco una domanda su Antonio Conte, sulla sua richiesta di un progetto serio e sul fatto se la Roma, in caso di raggiungimento del quarto posto, può proporlo proprio a Ranieri: «Meno male che avete messo in mezzo anche me! Però non sono io a decidere, io devo portare la squadra il più in alto possibile. Noi allenatori siamo gli ultimi a sapere certe cose, perciò adesso penso a fare il mio per quest’anno, poi tutto dipende da quello che vorrà fare il presidente Pallotta e da che cosa succederà da qui alla fine del campionato perché una cosa è arrivare in Champions League e un altro non arrivarci».
La commissione urbanistica: "Rivotare il pubblico interesse"
LEGGO - LO MELE - L'interesse pubblico dello Stadio della Roma potrebbe tornare in Aula Giulio Cesare per essere votato una seconda volta. E' una delle ipotesi al vaglio del Movimento 5 Stelle della Capitale alle prese con il dossier dell'impianto sportivo a Tor di Valle. Ieri, intanto, le commissioni capitoline Urbanistica e Lavori Pubblici del Campidoglio in seduta congiunta hanno dato parere negativo alla proposta di delibera - a firma della consigliera ex 5 Stelle, ora demA, Cristina Grancio e di Stefano Fassina - che prevede l'annullamento dell'interesse pubblico dello Stadio. Ma il tema, come è noto, non è uno di quelli che unisce i pentastellati. Lo stesso atto, infatti, solo poco tempo fa aveva avuto il via libera (sebbene non vincolante per il Campidoglio) prima dalla commissione Urbanistica del municipio XI e poi dalla stessa Aula municipale grazie all'astensione di gran parte dei 5 Stelle.
Ieri contemporaneamente alla bocciatura da parte delle commissioni capitolina della delibera Grancio (il M5S sul no sì è mostrato compatto), è emersa anche la nuova idea della maggioranza comunale di riportare - dopo le ultime vicende giudiziarie del presidente dell'Assemblea Marcello De Vito - l'interesse pubblico del progetto in Aula. E a spiegarla è stata la consigliera Donatella Iorio: «E una delle ipotesi possibili che sono sul tavolo, dopo l'arresto di De Vito. Non si può ritenere nullo il voto già fatto in Aula. Quella delibera (che sancisce l'interesse pubblico del progetto, ndr) è in piedi. Sarebbe eventualmente una conferma».
Non ancora chiaro se l'eventuale nuovo voto si terrebbe prima o contemporaneamente a quello sulla variante urbanistica e sulla convenzione per lo Stadio.
Tornando alla proposta di delibera Grancio-Fassina per la revoca dell'interesse: dopo il parere favorevole da parte del Municipio IX a guida Cinque Stelle, il rinvio della commissione capitolina Sport e la bocciatura di quelle Urbanistica e Lavori Pubblici, si attende un altro passaggio. L'atto dovrà infatti approdare anche nelle commissioni comunali Ambiente e Mobilità, prima che la parola finale passi all'Assemblea Capitolina.