Arriva il Napoli: De Rossi ci prova, Dzeko sta meglio e chiede scusa

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Totti ricorda il suo esordio in serie A, lontano ventisei anni, De Rossi prova a recuperare per il Napoli. In mezzo, la conferenza stampa di Ranieri che per la seconda volta preferisce anticipare di un giorno l’incontro con la stampa, a Trigoria, per concentrarsi domani, alla vigilia, solamente sulla gara. Il tecnico spera di poter almeno convocare il numero 16, che ha ieri svolto una parte della seduta di allenamento con i compagni. Troppo importante la sfida con la squadra di Ancelotti, troppo il nervosismo all’interno dello spogliatoio, a cominciare da Dzeko che è rientrato dalla nazionale e ha svolto ieri accertamenti a Villa Stuart. Nessun problema muscolare particolare, l’attaccante ha chiesto scusa ai compagni per la lite con ElSha a Ferrara e ha rassicurato un po’ tutti: domenica all’Olimpico (ore 15) sarà regolarmente in campo a guidare la squadra. Vorrebbe andare almeno in panchina, De Rossi, reduce da uno stop per un problema al polpaccio, e tra oggi e domani, insieme allo staff medico, valuterà le sue condizioni, decidendo il da farsi. Intanto Totti, a Doha — dove con la dirigenza della Roma sta partecipando a dei meeting con gli sponsor — ricorda il suo trascorso da giocatore. «Restare alla Roma è stata una scelta di vita. Sono stato vicino al Real Madrid, ma non sono andato per rispetto ai tifosi e credo di aver fatto la scelta più giusta: indossare solo la maglia che amo».


L’effetto Conte sul mercato mondiale

LA REPUBBLICA - CARDONE, PINCI - Da oggi, Antonio Conte sarà libero di conoscere il proprio futuro. La data del 29 marzo è segnata in rosso sul suo calendario: il giorno della discussione sul contenzioso aperto col Chelsea. Ballano 9 milioni di sterline, circa 11 milioni di euro, i soldi che - dopo il licenziamento di luglio - il club inglese rischia di dover pagare come buonuscita all’allenatore più desiderato d’Italia. In effetti non c’è una sola delle grandi che in queste settimane non abbia pensato di ripartire da lui: Juve, Inter, Milan, Roma, quella di Conte è un’idea comune, che accarezzano pure le grandi d’Europa, dal Bayern allo United. Certo, lui ha deciso: vuole rimettersi in gioco dopo il sabbatico che si è imposto, complice la disputa legale finita all’Arbitrato degli allenatori di Premier League. Nessun tentativo di conciliazione è riuscito, oggi deciderà il Tribunale di Londra. Sul piatto gli 11 milioni di euro, che i Blues di Abramovich ritengono di non dovergli perché il suo braccio di ferro con Diego Costa avrebbe svalutato il centravanti (venduto in realtà a 30 anni per 60 milioni). Tutto ciò serve almeno a ricordare, a chi lo cerca, che Conte costa tanto, almeno 10 milioni di euro netti, anche se trattabili. Giocare la prossima Champions, per averlo, è indispensabile: per motivi economici, ovvio, ma pure d’ambizione.

«La prossima squadra deve consentirmi di dare entro due anni l’assalto alla Champions League», ha confessato lui a chi lo ha cercato. Per questo, forse, la prospettiva più suggestiva è quella di un ritorno alla Juventus. Sempre che, ovviamente, Andrea Agnelli non soddisfi nel frattempo l’ossessione (comune) di prendersi il trono d’Europa: tornare a Torino, in quel caso, non avrebbe senso, nonostante il ds Paratici consideri Antonio la miglior soluzione possibile per sostituire Allegri. Anche il milanista Leonardo ha una vera passione per l’ex ct azzurro, e una mezza parola tra i due c’era anche stata. I risultati però hanno rafforzato la posizione di Gattuso frenando l’idea del manager, anche se con Rino il feeling è scarso (eufemismo). Molto più concreta è diventata nei mesi la pista interista. Suning è in vantaggio su tutti, punto. Anche per il nome del nuovo ad interista: Beppe Marotta, che con Conte condivise i successi juventini e che dopo il trasferimento a Milano ha avuto con lui più di un colloquio. Per la nuova Inter - che ricomincerà senza Spalletti e verosimilmente senza Icardi e Perisic, ma con Godin - è il nome più caldo. A patto di costruire per lui «una squadra da Champions», è chiaro. Quella che difficilmente potrebbe offrirgli la Roma, oggi quinta in classifica. Nei mesi scorsi però il club ha provato con decisione ad assicurarsi l’ex rivale della Juve, ora l’uomo che più sogna la parte giallorossa della città. A novembre, quando Pallotta chiedeva a Monchi un “piano B” nel caso volesse esonerare Di Francesco, qualcuno con Conte parlò. «Squadre in corsa non ne prendo», rispose. Oggi la prima scelta per il futuro romanista è un’altra: Maurizio Sarri. Proprio l’erede di Conte a Londra.


Fronda grillina sullo stadio, ma Pallotta non demorde

LA REPUBBLICA - FAVALE - È la “maledizione di Tor di Valle”, quel sortilegio che finora ha prodotto dimissioni di assessori (Paolo Berdini), espulsioni di consiglieri (Cristina Grancio), inchieste, arresti (Luca Lanzalone prima, Marcello De Vito poi) e una bufera politica che nessuno, due anni fa, alla chiusura dell’accordo tra Campidoglio e As Roma (progetto modificato, taglio di cubature e di opere pubbliche) poteva forse immaginare. Una maledizione che aleggia ancora su palazzo Senatorio e sui consiglieri 5 Stelle, preoccupati, spaventati e pressati dalla base, alla vigilia del voto sulla variante urbanistica che dovrebbe essere preludio all’inizio dei lavori. D’altronde, proprio in queste ore, James Pallotta ha dettato la sua road map verso Tor di Valle: prima pietra a fine 2019, 28 mesi di lavori e inaugurazione nel 2022 ha spiegato alla statunitense Real Vision in un’intervista che risale a prima dell’ultima retata della procura. Un percorso, quello del patron giallorosso, che non ammette imprevisti e che, invece, a ben guardare è più che accidentato. Lo dicono le prese di posizione dei big del Movimento (da Carla Ruocco a Roberta Lombardi al presidente della commissione antimafia Nicola Morra) e i travagli interni alla maggioranza capitolina che, due giorni fa, ha dovuto assistere alla presa di posizione della commissione urbanistica del IX Municipio (territorio dove insiste Tor di Valle) che ha approvato una delibera che prevede l’annullamento del pubblico interesse dell’opera. Potrebbe essere l’antipasto di un parere negativo da portare nell’Aula del consiglio municipale. E lo stesso potrebbe accadere in XI (dove si avvertirebbero i maggiori disagi sul fronte della mobilità). Lì il minisindaco grillino Mario Torelli ha perso la sua maggioranza e si prepara a sostenere un voto di sfiducia fissato per il 9 aprile. Prima di allora, l’ex consigliera grillina Maria Cristina Restivo (passata al Misto come altri ex M5S in XI) chiede la convocazione della commissione urbanistica.

Paradossalmente, se arrivasse la sfiducia, il Municipio verrebbe commissariato dal Campidoglio e l’eventuale dissenso non potrebbe più essere esplicitato. Ma più del parere dei territori si guarda al voto dell’assemblea capitolina alla variante urbanistica che dovrebbe arrivare entro l’estate: «I tempi sono quelli — ha spiegato il presidente della commissione mobilità Enrico Stefano a Radio Radio — su tutti gli atti ci sarà un ulteriore approfondimento giuridico per fugare qualsiasi dubbio. Se l’esito sarà positivo avremo il dovere di andare avanti». Nonostante il capogruppo M5S Giuliano Pacetti tenti di tenere unita la pattuglia grillina, la fronda critica cresce. Di questa farebbero parte Monica Montella, Alessandra Agnello, Gemma Guerrini («Se voterò contro? No comment»), mentre tra i dubbiosi ci sarebbero Fabio Tranchina, Simona Ficcardi e forse pure la new entry in Aula, Carlo Chiosso, che oggi subentra a De Vito, sospeso dopo l’arresto. «Ci sono dei problemi che vanno affrontati», dice l’architetto che proviene dal tavolo dell’Urbanistica, l’organismo che ha scritto il programma M5S sulla materia, sempre molto critico sull’opera. Per mandare sotto la maggioranza bastano 6 voti contrari dei grillini.


La Roma al crocevia

IL MESSAGGERO - CARINA - Tre gare in sei giorni per capire molto. Forse tutto di quello che resta della stagione della Roma. Napoli, Fiorentina e Sampdoria sono il crocevia del rush finale in campionato. Che si divide tra una rincorsa all'ultimo respiro per strappare un posto in Champions e il rischio di scivolare addirittura ai margini dell'Europa League. Perché la Roma è questa: tutto o niente. Soprattutto considerando che la squadra allestita quest'anno vive di alti e bassi e non fa della personalità il suo punto forte.

TERAPIA D'URTO Ranieri ne è consapevole. Oggi sono trascorse tre settimane da quando è subentrato a Di Francesco. Lo ha fatto in punta di piedi cercando l'appoggio della tifoseria dopo aver constatato immediatamente la fragilità del gruppo. Gli sono bastati però 180 minuti per cambiare strategia comunicativa. E le parole nel post-gara di Ferrara ne sono la dimostrazione. Quel «non siamo stati squadra» dice tutto. Dello spogliatoio e dei singoli che in campo hanno paura di loro stessi e di chi hanno davanti. Ecco perché l'allenatore ha subito provato l'all-in mediatico, parlando più da dirigente che da tecnico. Le gare sino al termine del campionato sono dieci ma se la Roma (attualmente a -4 dal Milan, quarto) dovesse rallentare ulteriormente nelle prossime tre, le ultime sette si trasformerebbero in una lunga agonia. Sir Claudio sa di aver rischiato. Bisogna vedere, già domenica con il Napoli, se il suo discorso (con riferimenti agli ingaggi da meritare), sarà utile. L'allenatore di solito non si rivolge così ai suoi giocatori che spesso certe parole le ricordano. Soprattutto quando le cose da male posso volgere al peggio. Ieri, con i nazionali rientrati a Trigoria, ha voluto nuovamente confrontarsi con il gruppo. Poi s'è dedicato a colloqui singoli (tra questi Dzeko, lusingato dal West Ham anche se lui aspetta l'Inter, e Olsen). Discorso, quello allo spogliatoio, volto a richiedere sia maggiore unità d'intenti che consapevolezza della possibilità di centrare la Champions. Anche perché il momento per rientrare o quantomeno rimanere in scia è questo: la Roma ha un calendario in salita ma Milan e Inter non sono da meno. Nelle prossime tre partite, Gattuso affronta la Sampdoria e la Juventus in trasferta, intervallate dall'impegno casalingo contro l'Udinese in piena lotta per la salvezza. L'Inter (ora a +6) ha Lazio e Atalanta a San Siro più l'insidioso match fuori casa contro la Spal. E dopo due turni c'è Inter-Roma (20 aprile).

ROTAZIONE IN DIVENIRE Il futuro è dunque adesso. Tre partite decisive nelle quali ruotare una rosa ancora al minimo. Ieri De Rossi è tornato ad allenarsi parzialmente con il gruppo ma giocare con il Napoli è un'altra cosa. Oggi Pellegrini si riaggregherà alla squadra: entrambi possono essere convocati puntando però ad un buon minutaggio nel match infrasettimanale contro la Fiorentina. Più dubbi su Manolas anche se Ranieri non ha perso le speranze di averlo almeno in panchina. Diverso il discorso per Under e Kolarov che sono a disposizione per domenica, avendo più allenamenti nelle gambe dei compagni. Out invece Florenzi, Pastore e El Shaarawy. Contro Ancelotti si va verso la conferma del 4-4-2 con Dzeko - non al massimo per un leggero fastidio alla coscia e ancora alla ricerca del primo gol stagionale all'Olimpico - pronto a far coppia con Schick.


M5S, pressing per congelare la variante. E sul “pubblico interesse” si prende tempo

IL MESSAGGERO - DE CICCO - Per ora la strategia è: prender tempo. Sulla variante urbanistica, che a detta di diversi esponenti M5S «a questo punto slitterà a dopo l’estate, anche perché prima dovrà terminare la nuova due diligence appena chiesta da Raggi, poi servirà un passaggio negli uffici, poi nei municipi...». E si prende tempo anche sulla delibera di segno opposto, quella per annullare il «pubblico interesse» di Tor di Valle, già approvata dalla Commissione Urbanistica del IX Municipio, con il voto favorevole del M5S. La presidente dell’Urbanistica comunale, Donatella Iorio, forse temendo che la fronda si allarghi al Campidoglio, ieri ha chiesto una «proroga in attesa di ricevere i pareri di tutti gli uffici». Raggi oggi parlerà in Aula, per la prima volta dopo l’arresto di De Vito. Ieri il presidente in pectore dell’Assemblea capitolina, il grillino Enrico Stefàno, si è detto ottimista, sui tempi, anche per non dare la sensazione dell’impasse: «Su tutti gli atti ci sarà un approfondimento giuridico per fugare i dubbi; se l’esito sarà positivo avremo il dovere di andare avanti e i tempi sono quelli definiti precedentemente». Diversi consiglieri stellati, in realtà, hanno già il piede pigiato sul freno. E premono, si diceva, per un rinvio a dopo l’estate.

«NESSUNA PENALE» Va fugata una volta per tutte la psicosi delle penali, insomma i risarcimenti milionari minacciati dai privati se l’operazione saltasse. C’è chi sta consultando esperti privati di diritto amministrativo, chi ha chiesto informalmente ai legali dell’Avvocatura capitolina. «Fin qui - confida un consigliere comprensibilmente sollevato - ci hanno detto tutti che prima della variante non si rischia nulla».


Rosella Sensi: «Basta bugie per giustificare il fallimento»

IL MESSAGGERO - Rosella Sensi sbotta. L’ultima intervista di Pallotta l’ha mandata su tutte le furie: «Basta alibi. Sono stufa delle bugie sulla mia famiglia». L’ex presidente della Roma su Leggo.it ha deciso di replicare al massimo dirigente giallorosso, tornato sulle problematiche relative all’acquisto del club avvenuto nel 2011. «La società era in grave difficoltà finanziaria - ha detto Pallotta all’emittente americana Real Vision -. I precedenti proprietari, anche se potevano aver fatto un buon lavoro negli anni sul campo, avevano preso alcuni prestiti e avevano una grande quantità di debiti principalmente con le banche. Con l’Unicredit che credo fosse sostanzialmente il proprietario del club. Praticamente ho passato i primi due anni quasi solamente a combattere con le banche Alla fine, ci siamo liberati di tutti i debiti».

LA REPLICA «Dopo anni di continue imprecisioni, nel migliore dei casi, sullo stato patrimoniale della As Roma - chiarisce la Sensi - sotto la proprietà della mia famiglia, è arrivato il momento di mettere un punto. Sono stanca di sentir sindacare su come la mia famiglia e mio papà per amore della Roma hanno speso soldi o accumulato debiti che non riguardavano il club ma solo il patrimonio privato. Quando Pallotta ha preso la Roma c’era una situazione di passività consolidata irrisoria. Sono dati oggettivi, non chiacchiere. Forse il presidente è mal informato o mal consigliato. Sono pronta a confrontarmi con lui quando vuole per spiegarglielo direttamente. Oggi la situazione patrimoniale è diversa ma non sarò io a commentarla in quanto lo trovo un esercizio poco elegante. Da tifosa mi auguro che la Roma possa raccogliere quanto prima i successi sportivi che merita e che mancano da tempo. Spero - ha concluso - che non si parli più in maniera inesatta del passato per trovare alibi del presente. Forza Roma»


Lo stadio e la rete di De Vito: verifiche su consiglieri e aziende

IL MESSAGGERO – DE CICCO - «Nell'ambito di un'indagine in corso da parte dell'Autorità giudiziaria, viene richiesto a Roma Capitale di produrre documentazione - formale e/o informale - sui «rapporti intercorsi tra l'amministrazione e le seguenti società». Subito dopo, la missiva del Campidoglio annota il nome di tre aziende che compaiono nelle carte dell'inchiesta su Tor di Valle, l'ultimo filone che ha portato in carcere, con l'accusa di corruzione, l'ormai ex presidente dell'Assemblea capitolina, Marcello De Vito. Tutte e tre le società, secondo gli inquirenti, avrebbero avuto transazioni finanziarie con la Mdl, la società «cassaforte» di De Vito e del suo sodale, l'avvocato Mezzacapo. La lettera, che vale come «richiesta di estrema urgenza», è stata spedita ai vertici delle società partecipate del gruppo Roma Capitale e a una nutrita pattuglia di consiglieri comunali: i capigruppo e i «presidenti delle Commissioni permanenti e speciali». Con questa mossa, Palazzo Senatorio cerca di ricostruire la rete dell'ex presidente caduto in disgrazia, dopo l'arresto del 20 marzo scorso, Per capire fin dove fossero arrivati eventuali incarichi e consulenze.

I MERCATI Per gli onorevoli capitolini, la dead line per «produrre documenti» è già scaduta, la settimana scorsa. Le municipalizzate invece hanno ancora qualche giorno di tempo, dato che la lettera dei vertici del Campidoglio è partita soltanto l'altro ieri. Ai presidenti di commissione, con un altro documento firmato dal direttore dell'Assemblea, Angelo Gherardi, è stato chiesto di menzionare anche qualsiasi atto presentato «in relazione al progetto di riqualificazione dei Mercati generali di Roma Ostiense». Un altro intervento, oltre a quello dello stadio e dell'ex Fiera, a cui De Vito, secondo la Procura, si sarebbe interessato illegittimamente. Ma è l'operazione Tor di Valle la grana più insidiosa da sminare, per il Comune. Dopo la seconda retata di arresti, Raggi ha chiesto una nuova due diligence. La prima, partita a giugno 2018, appena deflagrata l'inchiesta su Parnasi e Lanzalone, era stata affidata al dipartimento Urbanistica e, di fatto, non si è ancora conclusa. Di questa seconda ispezione invece se ne occuperà il Segretariato generale, uno degli uffici di più stretta collaborazione della sindaca, nel cuore del Campidoglio. Raggi ha fatto capire di non voler mandare avanti «per forza» il progetto stadio. E aspetta, senza fretta, che dai tecnici arrivi un responso. Dall'America, si è fatto sentire James Pallotta. «Alcuni problemi probabilmente sono stati auto-inflitti dal costruttore che possedeva i terreni, altri dalle istituzioni», ha detto in un'intervista rilasciata a una web-tv di Boston, diffusa ieri ma realizzata prima dell'arresto di De Vito. «Inizieremo a costruire alla fine dell'anno, poi ci vorranno circa 28 mesi per i lavori. Spero nell'apertura in tre anni o giù di lì», è la speranza del patron giallorosso. Mancano diversi passaggi, però, anche interni ai proponenti. Il contratto di cessione dei terreni con la Eurnova di Parnasi, al netto della stretta di mano negli Usa di qualche settimana fa, non è ancora stato siglato. La firma dovrebbe arrivare prima di Pasqua. E Pallotta, con Parnasi fuori gioco, dovrà cercare un partner che costruisca materialmente lo stadio e il mega-complesso di negozi, uffici e alberghi: fonti vicine ai proponenti parlano di contatti ben avviati con il gruppo De Eccher di Udine.


Dzeko, allarme rientrato ma è in arrivo una multa

IL MESSAGGERO - L'ascia di guerra tra Edin Dzeko e Stephan El Shaarawy non è ancora sepolta. I due attaccanti sono reduci da una accesa lite avvenuta a fine primo tempo della partita con la Spal, in cui il bosniaco si è scagliato contro il Faraone per una parola di troppo. Un'aggressione dovuta al nervosismo accumulato durante il match, ma che non ha convinto Ranieri a metterlo in panchina. A farne le spese con la sostituzione è stato Stephan rientrato dalla Nazionale domenica scorsa per un infortunio al polpaccio che lo terrà in infermeria per una ventina di giorni. Solo ieri, invece, Edin ha messo piede a Trigoria per la prima volta dopo la partita del Mazza: si è sottoposto ad alcuni controlli medici che hanno scongiurato problemi muscolari (dalla Bosnia era nata l'indiscrezione secondo la quale avesse giocato con delle infiltrazioni), ha svolto l'allenamento defaticante e si è sottoposto a un lungo faccia a faccia con Ranieri dopo aver chiesto scusa a tutti i compagni. Il tecnico non ha voluto solo chiarire l'episodio incriminato, ma ci ha tenuto anche a capire da dove nascesse tutto il nervosismo che sta tormentando Edin.

I MOTIVI Dal contratto in scadenza nel 2020 e la volontà della società di non rinnovarlo, ai pessimi risultati che ha inanellato la squadra, tutti i motivi di tensione che non hanno contribuito alla serenità dall'attaccante. A molti calciatori nello spogliatoio non è piaciuta la reazione di Dzeko, alcuni sono rimasti abbastanza freddi nei suoi confronti schierandosi con El Shaarawy. Altri, invece, come Kolarov e Manolas, hanno minimizzato l'accaduto accantonandolo come un episodio di campo. La società senza più Monchi al comando e con parte della dirigenza (Totti compreso) a Doha per un workshop con gli sponsor, multerà il bosniaco per il suo comportamento irrispettoso, ma per l'ufficializzazione interna si attenderà il ritorno a Roma dei dirigenti previsto per oggi. Ranieri per raggiungere l'obiettivo qualificazione in Champions non intende rinunciare alla punta contro il Napoli, vero punto di riferimento dell'attacco giallorosso, anche se il gol in casa in campionato manca dal 28 aprile 2018, in Roma-Chievo 4-1.


Sfida internazionale. Roma-Napoli a due vincenti in Europa

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Se c’è una sfida mediaticamente accattivante sul piano internazionale per quanto riguarda gli allenatori e la loro storia, quella tra Roma e Napoli ha tutti i crismi per andare in vetrina. Certo, di tecnici giramondo possono essercene anche altri, ma collocare in uno stesso stadio uno come Claudio Ranieri (…) a fianco del collega Carlo Ancelotti (…) è merce rara. (…). Certo, l’allenatore giallorosso vive giorni assai più agitati rispetto al suo collega. Chissà quanto gli pare lontana la vittoria della Premier League alla guida del Leicester nel 2016 (forse una delle più grandi imprese della storia del calcio), così come i successi ottenuti a Valencia tra il 1998 e il 1999 (una Coppa di Spagna e una Supercoppa Europea). Ma forse anche la promozione in Ligue 1 col Monaco, così come le esperienze con Atletico Madrid, Chelsea, Nantes e Fulham – per non parlare di quella, pur malinconica, della nazionale greca – gli paiono in certo senso psicologicamente più agevoli rispetto a quella con la Roma. Non è un caso che ieri Ranieri abbia parlato alla squadra (finalmente al completo dopo il ritorno di tutti i nazionali), (…).Il senso del suo discorso è stato chiaro: «Dovete essere più squadra e mostrare più carattere. Avete tante qualità, anche se non riuscite a metterle sempre in mostra. Ma l’obiettivo di centrare la zona Champions League è ancora alla nostra portata». (…).Carlo Ancelotti ha vinto campionati in Inghilterra, Francia e Germania e dove non c’è riuscito, in Spagna, ha portato la storica «decima» Coppa Campioni al Real Madrid. Però in estate è stato felice di accettare la proposta di De Laurentiis per tornare in Italia, dopo 9 anni in giro per l’Europa. A Napoli ha portato entusiasmo e non era semplice dopo le tre stagioni spettacolari di Sarri. La piazza lo stima, ma chi se n’è innamorato follemente è De Laurentiis che, volendo per lavoro spostarsi sempre più a Los Angeles, affiderebbe proprio ad Ancelotti un ruolo da manager alla Ferguson, con contratto molto lungo.


De Rossi aspetta risposte dal fisico per il presente e per il futuro

LA GAZZETTA DELLO SPORT - La certezza dell’eventuale convocazione si avrà soltanto domani, ma basta questo dubbio a far capire quanto, per Daniele De Rossi, siano stati complicati questi mesi. All’andata contro il Napoli, è iniziato il suo calvario e, per certi versi, anche quello della Roma. Adesso, un girone dopo, fatica a rientrare: ieri ha fatto quasi tutto l’allenamento in gruppo, se oggi dovesse replicare, e domani anche, è probabile che Ranieri lo porti almeno in panchina. La lesione al polpaccio sembra archiviata, ma è stata solo l’ennesimo tassello di una stagione da dimenticare. Difficile dire se sarà l’ultima: la sensazione è che De Rossi farà di tutto per stare bene fisicamente e rinnovare almeno per un altro anno (col benestare della Roma), ma soltanto il suo fisico potrà dargli le risposte che cerca. Poco ma sicuro, un girone fa De Rossi non si aspettava di giocare poco meno di 5 partite, per un totale di 430’. Se da qui a fine anno dovesse giocarle tutte, arriverebbe a 29 presenze e sarebbe la sua seconda peggior stagione in termini numerici, dopo il 2003/­2004, quando si fermò a 27. Mai, quindi, da quando è diventato un punto fermo della Roma, Daniele aveva sofferto così tanto. E mai, soprattutto, la Roma aveva dovuto fare a meno di un leader così carismatico. Talmente leader, De Rossi, che ieri è stato uno di quelli a prendere la parola nel confronto squadra­-allenatore.


Stadio: la Roma preme. Il Comune non ha fretta, ma rassicura

LA GAZZETTA DELLO SPORT - La sindaca di Roma ha lasciato il Qatar e stamattina dovrà ributtarsi nella mischia «dell’attuale situazione politico-­istituzionale». Così dice l’ordine del giorno del Consiglio comunale in programma domani dalle 12. A distanza di poche ore dalla diffusione di un nuovo intervento del presidente della Roma James Pallotta. Che nella sua ricostruzione della vicenda Tor di Valle ha tirato in ballo anche la politica nell’estenuante percorso del progetto stadio. «Sono almeno tre anni che avrebbe dovuto esserci», ha detto l’imprenditore bostoniano. Aggiungendo, però: «Alcuni problemi sono stati auto­inflitti dal costruttore che possedeva i terreni, ma altri dal governo. (…)». L’intervista di Pallotta a Real Vision, web tv dedicata al business, è stata registrata prima della pubblicizzazione della nuova inchiesta penale che ha portato all’arresto del presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito. Pallotta, comunque, fissa una tabella di marcia: «Inizieremo a costruire alla fine dell’anno, poi ci vorranno circa 28 mesi per i lavoriConfido nell’apertura in tre anni o giù di lì, sperando che i politici non mandino tutto all’aria». (…). Quando sarà calendarizzata la discussione per la variante urbanistica, passaggio indispensabile per arrivare al traguardo finale? E quanto è forte la fronda anti­stadio nel gruppo consiliare dei 5 Stelle? In qualche modo ha cominciato a rispondere Enrico Stefàno, il vicepresidente vicario dell’aula Giulio Cesare, che oggi si insedierà al posto di De Vito (per ora la sua carica è solo «congelata» in attesa di un chiarimento legale sull’eventuale decadenza). «I tempi sono quelli che abbiamo definito precedentemente. Chiaramente, com’è stato detto anche dalla sindaca, su tutti gli atti ci sarà un ulteriore approfondimento giuridico per fugare qualsiasi dubbio». Insomma, la volontà è di arrivare al voto a maggio e non in estate. (…).Il segnale, però, che lancia Stèfano, intervistato da Radio Radio, non è solo tecnico. «Chiaramente se l’esito sarà positivo, avremo il dovere di andare avanti con questa procedura e se, chiaramente, non è stata viziata, sarà nostro dovere portarla a termine». Dichiarazioni che chiariscono due punti. Il primo: lo stadio è finito dentro la nuova due diligence dopo essere passato indenne per la prima. Il secondo: niente confusione, se si accerterà che tutte le procedure di autorizzazione sono state corrette, la maggioranza in Campidoglio non si tirerà indietro. Un allungamento dei tempi è da mettere in conto. Ma senza far tornare in discussione tutto. 


Il mondo celebra capitan Totti: 26 anni fa il debutto

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Sono trascorsi 26 anni e un giorno dall’esordio di Totti in Serie A celebrato da tutte le istituzioni del calcio. Dalla Fifa (che in italiano lo definisce «Il Capitano») all’Uefa e alla Lega Serie A («Eterno Capitano») fino al Credito Sportivo. (…). Tolte le scarpe da ginnastica e indossata, di nuovo, la giacca, nonostante un forte abbassamento di voce causa aria condizionata, Totti è stato ospite (prima di tornare in Italia al termine della due giorni di incontri con gli sponsor) di Bein Sport, raccontandosi in un’intervista che verrà trasmessa nei prossimi giorni e in cui ha parlato di tutto. «C’è mancato poco che accettassi l’offerta del Real Madrid ­ ha spiegato Totti nell’intervista -­. Ma questa è stata una scelta di vita. (…). Indossare un’unica maglia, quella che ho sempre tifato e sempre tiferò, credo sia stata la scelta più giusta».