Dzeko: "Crediamoci Roma, nulla è impossibile»

GAZZETTA DELLO SORT - CECCHINI - Erano i giorni del vino e delle rose, di un futuro ricco solo di «magnifiche sorti e progressive», di un amore ineluttabile come un colpo di fulmine. Era il 30 agosto 2015, l’Olimpico conteneva 55.000 spettatori e la Roma giocava contro la Juventus, battendola con un 2-1 santificato dal primo gol giallorosso di Edin Dzeko. Quasi quattro anni più tardi, domenica prossima tanto apparentemente sarà simile. Allo stadio saranno ancora di scena i bianconeri, si rivedranno oltre cinquantamila spettatori, ma il periodo dei grandi sogni per il momento sembra terminato. La Juve arriva a pancia piena davanti a tanti tifosi innamorati di Cristiano Ronaldo, mentre la Roma insegue «solo» un posto in Champions. A guidarla in attacco, però, ci sarà sempre lui, Dzeko, a cui però gli 86 gol in maglia giallorossa sono valsi poco rispetto alle aspettative di quel giorno di agosto.

 

Delusione

«Provai emozioni indescrivibili – racconta al “match program” –. La prima rete in un nuovo calcio: tante sensazioni mischiate. È un gol che non dimenticherò mai». Così come questi anni che sembrano declinare verso l’addio, con l’Inter in agguato – soprattutto se arrivasse Conte – e tanti estimatori in Premier. D’altronde il bosniaco ha scritto un pezzo di storia, arrivando a essere 8° tra i cannonieri del club. «Sì, però non ho vinto niente. È un po’ strano quando fai la storia e non vinci. Avremmo dovuto fare meglio e in quattro anni vincere qualcosa. Ad esempio, in questa stagione avremmo dovuto fare di più in Coppa Italia, visto che la Juve è stata più forte in campionato. Non ci siamo riusciti e io sono il primo ad essere deluso». L’espressione ricorre tre volte. La seconda quando parla dell’ultima partita giocata a Genova. «Siamo delusi perché abbiamo sofferto per fare il gol e prendere l’1-1 all’ultimo su calcio d’angolo non può succedere. Abbiamo perso due punti importantissimi. Eppure bisognerebbe essere sempre concentrati fino alla fine». La terza volta è in chiave strettamente autocritica. «Non sono contento della mia stagione. Doveva andare meglio sia per me che per la squadra. Purtroppo non si può cambiare il passato. Dobbiamo dare tutto per arrivare in Champions, ma non sarà facile perché abbiamo lasciato troppi punti per strada. Rigiocherei tante partite, se potessi, ma soprattutto quella di Oporto, mentre in campionato il secondo tempo a Bergamo: se avessimo portato a casa la vittoria, avremmo una classifica diversa. L’Atalanta ora è la favorita per il 4° posto. Di sicuro in questa stagione abbiamo preso troppi gol, Ranieri ha lavorato su questo aspetto e in difesa siamo andati meglio».

Cerchio chiuso?

L’impressione è che la sfida con la Juve per Dzeko sia un cerchio che si chiude, anche perché il centravanti vorrebbe ancora giocare la Champions. Certo, se la Roma rimontasse gli scenari cambierebbero («io e la mia famiglia qui stiamo benissimo»), ma in mezzo c’è la sfida ai bianconeri. «È sempre importante, anche per loro, con molti stimoli. Ronaldo, ad esempio, punta a vincere la classifica marcatori. D’altronde, in Serie A nessuno ti regala niente, ma noi da qui alla fine dobbiamo fare 9 punti e poi vediamo. Dobbiamo crederci, può accadere di tutto. Avete visto il Liverpool in Champions? Nel calcio non si deve mai dire:”Non può succedere”». Chissà se vale anche per il suo futuro.


Il primo gol di Edin in A? Contro la Juve

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Il 30 agosto 2015 la Roma superò 2-1 la Juve: a segno Pjanic, Edin Dzeko (nella foto ANSA) e Dybala. Si tratta del primo gol nel nostro campionato del 33enne centravanti bosniaco che bruciò sul tempo Chiellini e di testa infilò la porta difesa da Gigi Buffon. La Roma acquistò Dzeko dal Manchester City con la formula del prestito oneroso (4 milioni) e diritto di riscatto (11 milioni)


Roma, sapore di finale

IL MESSAGGERO - CARINA - La sfida alla Juventus inizia con 24 ore di anticipo. Atalanta-Genoae Fiorentina-Milan, in calendario domani, rappresentano inevitabilmente il prologo del match con i bianconeri. La Roma spenta e involuta di Marassi, cerca nuovi stimoli da possibili passi falsi delle rivali nella corsa al quarto posto. Anche perché dopo due mesi dall’esonero di Di Francesco, a Trigoria il gioco dell’oca è quanto mai attuale. Nove gare per trovarsi allo stesso punto di partenza. Anzi, addirittura peggio. La classifica parla chiaro: i giallorossi sono scivolati al sesto posto, rispetto al quinto nel momento in cui Ranieri è subentrato. Distanze invariate rispetto a due mesi fa (-3 dalla quarta e -4 dalla terza) ma con un avversario in più, appaiato in classifica ma in vantaggio negli scontri diretti (Milan). Come del resto chi è già avanti (Atalanta e Inter). Ranieri ancora non si capacita dell’inutilità del pareggio di domenica scorsa. Non come quello che il 13maggio del 2018, proprio contro la Juventus, rappresentò il lasciapassare per la Champions. Da quel giorno la Roma non ha più fatto 0-0. Risultato che domenica non basterebbe. Il tempo dei calcoli è finito: serve un filotto di vittorie per sperare. Consapevoli che potrebbe non bastare.

BILANCIO ANTICIPATO Si avverte un’aria strana attorno a questo Roma-Juve. Da un lato la testa di media e tifosi rivolta perlopiù al futuro, avvolto tra mille dubbi e riflessioni dopo il no di Conte al progetto proposto da Pallotta. Dall’altro diversi elementi della rosa che potrebbero essere all’ultimo incrocio con i bianconeri, giocando con la maglia della Roma. Molti per aver concluso in anticipo la loro avventura senza aver lasciato traccia (Olsen, Pastore,Marcano, Schick). Altri perché probabilmente giunti a fine ciclo. Tra questi c’è Dzeko che proprio alla Juventus segnò il suo primo gol in serie A. Ne sono seguiti 85, comprese le coppe, senza trofei. Ieri le parole del bosniaco al match report del club, hanno dato la sensazione di un bilancio personale della sua avventura nella Capitale, molto simile ad un commiato anticipato: «Sono un pezzo di storia della Roma? Sì però non ho vinto niente. È un po’ strano quando fai la storia e non vinci. Avremmo dovuto fare meglio e in quattro anni vincere qualcosa. Anche in questa stagione avremmo dovuto fare di più in Coppa Italia visto che la Juventus è stata più forte in campionato. Non ci siamo riusciti e io sono il primo ad essere deluso».

INCROCI Non è l’unico. Sono numerosi i calciatori che si aspettavano qualcosa in più da quest’annata. E ora, domenica, affrontano un club - lontanissimo in classifica (26 i punti di differenza) - ma che a più riprese ha manifestato interesse nei loro confronti. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è a Zaniolo e Manolas. Storie diverse: una appena iniziata (con la speranza che possa continuare), l’altra che è arrivata agli sgoccioli. Più o meno come accaduto a Szczesny e Pjanic, ora rivali, una volta compagni di squadra. C’è poi Ranieri, probabilmente colui che a Trigoria crede maggiormente nel miracolo. Non è il tipo che si arrende e lo ribadirà anche oggi, nell’attesa conferenza stampa dell’antivigilia. Capitolo a parte merita De Rossi. Daniele torna dall’ennesimo infortunio che ha minato la sua stagione più travagliata da calciatore. Non è al meglio ma non vuole mancare. Anche per lui il futuro non è ancora chiaro. Come del resto quello della Roma.


Petrachi c'è, l'allenatore no

IL TEMPO - AUSTINI - Conte no, Petrachi sì. Alla fine la Roma prenderà solo uno dei due uomini di calcio leccesi che ha messo nel mirino. Quello che, senza nulla togliere alla sua carriera da direttore sportivo, accende decisamente meno le fantasie dei tifosi.

Ha vinto la linea imposta da Pallotta su suggerimento di Baldini, il timone dell’area tecnica - a detta del presidente - va cambiato dopo il fallimento dell'esperienza con Monchi. E se da Trigoria sono riusciti a «stoppare» l'ipotesi Campos, che avrebbe lavorato a distanza da Montecarlo rallentando ancor di più i processi decisionali della società, non sono riusciti a convincere Pallotta che l’attuale diesse Massara meriterebbe una chance da «primo violino». Lo pensano tutti i dirigenti italiani della Roma, ma Massara sarà costretto a farsi da parte dopo aver gestito l’ordinaria amministrazione e le cessioni di giugno: poi le dimissioni appaiono scontate.

Sarà quindi Petrachi a guidare l’ennesima rivoluzione giallorossa, formalmente dal 1° luglio, ma in realtà ha già iniziato a lavorarci prendendo contatti con i vari operatori di mercato. È di vera rivoluzione si tratterà fra esigenze di bilancio da onorare al 30 giugno e un budget ormai quasi certamente  ristretto per la prossima stagione a causa della probabile esclusione dalla Champions:  in uscita ci sono Dzeko, Manolas, Under, si proverà a piazzare altrove i vari Perotti, Pastore, Fazio e Olsen, a resistere a tutte le offerte in arrivo per Zaniolo rinnovando il suo contratto come quello di El Shaarawy, mentre i nuovi innesti saranno calciatori in media più giovani e di prospettiva. 

E se Petrachi è prossimo dal dimettersi dal Torino, ma dovrà poi trovare un accordo con Cairo per liberarsi dall’ultimo anno di contratto - la Roma non vuole intromettersi e per questo non gli ha ancora fatto firmare nulla - la questione allenatore, dopo il no di Conte, è tornata in stand by. Gli unici nomi che mettono d’accordo (quasi) tutti sono Sarri e Gasperini, ma al momento èimpensabile avvicinare entrambi. Le altre opzioni disponibili adesso non entusiasmano, per questo Ranieri mantiene chance di conferma. L'intenzione è quella di cambiarlo solo se ne varrà la pena.


Dzeko, bilancio amaro: «In quattro anni non ho vinto nulla»

LEGGO - BALZANI - Dzeko - che alla Juve ha segnato il suo primo gol italiano - domenica sera proverà ad alimentare le poche speranze di Champions prima di rendere chiaro il suo futuro che lo vede più vicino a Inter o West Ham che alla Roma, visto il mancato rinnovo. «Io qui sto bene, l’ho sempre detto - ha dichiarato ieri al Match Program -. Ora facciamo nove punti altrimenti sarà inutile sperare che l’Atalanta perda». Poi passa amaramente al bilancio: «In quattro anni non ho vinto nulla, sono molto deluso. Soprattutto da questa stagione. Se potessi rigiocherei la partita col Porto, ma avremmo dovuto fare di più pure in coppa Italia».


Pallotta spuntato: striscioni e tam-tam nelle radio, tifosi all'attacco e il presidente rimane solo

LEGGO - BALZANI - Offese via social, proteste nelle tante vituperate radio e pure uno striscione apparso nella notte a Trigoria. Pallotta non è mai stato così solo. Virtualmente si intende, visto che il presidente nella capitale non si fa vedere dal 13 giugno 2018 e visto che le sue ultime uscite pubbliche si sono concentrate solo su stadio, radio o digital marketing. E mai su questione tecniche.

L'appello ai tifosi per sollecitare il Comune nel dare il via libera alla costruzione dello stadio dopo la presunta buca (smentita ieri dall'assessore allo sport Frongia) ha aumentato il disappunto della piazza. «Mille illusioni e un rifiuto netto la sintesi del tuo progetto», il testo della striscione rimosso in mattinata dal personale di Trigoria. Evidente il riferimento alla vicenda Conte e al suo rifiuto alla panchina giallorossa dopo settimane di trattative e «illusioni». I tifosi della Roma sono stanchi, esausti da 10 anni di mancate vittorie e promesse di trofei non mantenute.

Anche il futuro sembra amaro. Dopo i rifiuti di Conte e Sarri si attende la decisione di Gasperini. Il tecnico dell'Atalanta ha messo in stand by la proposta giallorossa ma non l'ha bocciata. A Trigoria però è già pronto l'ennesimo piano di riserva. Che potrebbe portare all'estero. Nella lunga lista della dirigenza (ancora in attesa del ds Petrachi per il quale Cairo chiede un indennizzo) compaiono Zorro Fonseca dello Shakhtar e a sorpresa pure Ten Hag dell'Ajax e Tuchel in uscita dal Psg. Queste ultime due difficilmente realizzabili così come la suggestione Wenger. E domenica c'è la Juve, ma in pochi sembrano ricordarselo.


L'effetto domino amplia la scelta di Pallotta

IL MESSAGGERO - TRANI - Sarri e Gasperini, i candidati eccellenti di Pallotta e Fienga, sono al momento intoccabili (e tra l’altro è anche difficile che poi non lo risultino più), in quanto vincolati ai loro rispettivi club, il Chelsea e l’Atalanta. Così, dopo il flop nella negoziazione con Conte, la Roma è costretta ad aspettare la fine del mese per sapere se riuscirà a portare uno dei due a Trigoria.

ORIZZONTE DA SCRUTARE La situazione attuale, chiaramente di stallo, può però essere letta anche positivamente: il club giallorosso ha più tempo a disposizione per valutare meglio altri profili, con caratteristiche simili o differenti da quelle di Conte, Sarri e Gasperini, sistemati sul podio da Pallotta e Baldini dopo l’esonero di Di Francesco. La Roma che torna, insomma, bambina. E che, fermandosi davanti alla giostra ultimamente sempre accesa, vede salire e scendere diversi allenatori dei maggiori campionati d’Europa. L’elenco, non ancora ufficiale, sarà sicuramente più lungo a fine stagione. Scelta abbondante e di lusso: da Allegri a Valverde, passando per De Zerbi, Gattuso, Giampaolo, Mihajlovic, ten Haag e Tuchel. Teoricamente lo stesso Spalletti e addirittura il neo finalista di Champions Pochettino. Già liberi Blanc (da 3 anni), Wenger e Mourinho, accostati proprio alla società giallorossa e al tempo stesso mai cercati con convinzione.

IDENTIKIT GIÀ TRACCIATO L’ideale per la Roma, anche su input di Petrachi, sarebbe trovare il sosia di Conte. E Gasperini è quello che somiglia di più all’ex allenatore delChelsea. A Trigoria, privilegiando l’italiano allo straniero, cercano chi è in grado di costruire e non di gestire. Anche Sarri va bene. Esempio:meglio lui di Allegri che, abituato a lavorare con i campioni (qui scarseggiano), diventerebbe per Pallotta quello che è stato Ancelotti per De Laurentiis. L’ombrello, aperto anche quando c’è il sole. Sulla Capitale come a Napoli.


I grandi ex: «Gasperini sì. Ma la società lo aiuti...»

GAZZETTA DELLO SPORT - Il «no» di Conte e il pareggio di Genova stanno facendo vivere ore difficili ai tifosi della Roma. E chi in giallorosso ci ha giocato, e l’ha scelta anche come città per viverci, sa perfettamente l’atmosfera che si respira.

Il punto interrogativo resta l'allenatore. «Non so chi potrà essere, davvero - ammette Marco Delvecchio - . Gasperini ha dimostrato di saper fare un grande lavoro, giusto all’Inter ha fallito ma perché non gli hanno dato tempo. Può essere l’uomo giusto a patto che ci sia un mix tra giovani ed esperti. L’importante è che ci siano giocatori che abbiano voglia di correre e sposare la sua filosofia di gioco ».

Così Angelo Di Livio: «Gasperini, per il futuro, mi piace da morire, inconsciamente l’Atalanta è diventata una squadra simpatica per il calcio che fa e i risultati sono dalla sua, quindi io lo prenderei. Ma lo asseconderei perché Roma non è Bergamo e avrebbe bisogno di una mano».

Poi Giancarlo Di Sisti: «La Roma dovrà prendere un allenatore che sia un grande lavoratore, e Gasperini lo è, che superi gli esami, e lui lo sta facendo, ma che abbia anche le spalle larghe per lavorare in una città come Roma. Penso che la società debba valutare bene questi aspetti, il nome giusto dipende anche dai particolari».


Florenzi c’è, De Rossi tenta. E Tarantino vola negli Usa

GAZZETTA DELLO SPORT - Buone notizie per Claudio Ranieri in vista della sfida contro la Juventus. Florenzi, Santon e De Rossisono tornati in gruppo. Il tecnico è tentato di rilanciare il capitano della Roma fin dall’inizio, anche se la tenuta del giocatore resta ovviamente ancora misteriosa.

Da segnalare, poi, come Massimo Tarantino – responsabile del settore giovanile, con il contratto in scadenza – è da qualche giorno negli Stati Uniti per seguire le «Academy» del club giallorosso. Non è escluso che questo possa essere il suo nuovo ruolo. Al momento l'incarico è affidato a Bruno Conti che dovrebbe firmare a breve il rinnovo.


Juan: «Roma, tornerai grande con De Rossi e Zaniolo»

IL TEMPO - BIAFORA - Da poco più di una settimana Juan ha appeso gli scarpini al chiodo. Dopo aver disputato l’ultima partita in carriera con il Flamengo l'ormai ex difensore è tornato in settimana a Roma, dove ha vinto due trofei in 5 stagioni, totalizzando 149 presenze condite da 11 gol. Il brasiliano, passato per Trigoria, si racconta a Il Tempo.

Cosa prova dopo il ritiro? 
«E una sensazione nuova, diversa da tutto, però ero già preparato, quindi mi sento bene. Dovevo smettere l’anno scorso, ma mi sono fatto male. Ho deciso di rientrare e poi smettere, facendo qualche ultima gara».

Allenerà? 
«No, non voglio. Ho già un accordo con il Flamengo, rimango lì a lavorare in società».

Intanto è ripassato a Trigoria…
«Erano 6 anni che non venivo. È stato bello tornare, c'è molta passione. Sono stato veramente felice a Roma, sia dentro che fuori dal campo, momenti meravigliosi. Mi hanno fatto piacere i tanti messaggi dei romanisti dopo il mio addio. La Curva Sud faceva un tifo importante, mi piaceva molto giocare in Italia. Ci sono state tante belle serate».

Ha regalato una maglia a De Rossi. 
«Ne ho data una a Daniele, una a Totti e una a Perrotta, sono miei amici. Mi hanno mandato bei messaggi dopo il mio addio, ho voluto ringraziarli così».

Come vede Totti da dirigente? 
«Francesco è la Roma, sarà sempre il giocatore più importante, dentro o fuori dal campo. Daniele ancora sta bene, è un gran giocatore, è la storia della Roma, non ci sarà più un giocatore come questi due. Se fossi nella società vorrei avere sempre giocatori come loro, di livello e di spessore nello spogliatoio. Rinnoverei il contratto a De Rossi, può ancora giocare ad alto livello e si vede sul campo, quando manca la squadra soffre».

Continua a seguire la Roma?
«Sì, sempre. Penso che dopo 4-5 stagioni in cui ha giocato bene ed è sempre arrivata tra il 2° e il 3° posto ci sta un anno un po' storto. La rosa è cambiata tanto ed è stato il problema principale, sono andati via giocatori importanti e ne sono arrivati altri nuovi e giovani, bisogna avere un po’ di pazienza. Per molto tempo hai giocato in Champions e hai fatto bene, ci sta una stagione con maggiori difficoltà. Ci sono ragazzi giovani e forti, come Zaniolo, sento parlare benissimo di lui. Poi ci sono Florenzi e Dzeko, che è un campione. È una squadra che può tornare subito ad alti livelli».

La sua ultima partita è stata un derby con la Lazio, in cui venne preso di mira da cori razzisti. Un problema ancora irrisolto. 
«Mi dispiace tantissimo che si sentano ancora questi cori, non me lo sarei aspettato. In quel periodo succedeva più spesso e hanno combattuto questo problema, serve farlo duramente. Il problema non è del calcio, ma della società in generale, lo stadio ne è lo specchio».

È rammaricato per come è finita? 
«Guardando indietro forse ho fatto l'errore di andare via d’estate, dopo soli dieci giorni di ritiro. Forse potevo rimanere almeno fino a dicembre, fare un paio di partite in più e ringraziare i tifosi dal campo. Potevo continuare, ma a dire la verità ero un po’ stanco dopo dieci anni in Europa, volevo tornare in Brasile. E anche i metodi di lavoro di Zeman non mi piacevano molto (ride, ndc)».

Chi vince la Champions? 
«Mi auguro il Liverpool perché c'è il mio amico Alisson. Ci ho giocato insieme all’Internacional e già sapevo che è un fenomeno».

 

 


Il rammarico di Dzeko: «Non ho vinto nulla qui e sono deluso»

IL TEMPO - BIAFORA - Non smettere di crederci. I giocatori della Roma continuano a ripetere come un mantra che nulla è ancora perduto per il quarto posto e che bisogna lottare fino alla fine del campionato.

Ultimo in ordine di tempo è stato Dzeko, uno dei leader dello spogliatoio: «Non sono contento della mia stagione e di quella della squadra, ma dobbiamo dare il massimo per arrivare in Champions. Nel calcio può succedere di tutto». Il bosniaco, al Match Program del club, ha manifestato una certa frustrazione per la mancanza di trofei: «E un po’ strano quando fai la storia e non vinci. Avremmo dovuto fare meglio, soprattutto in Coppa Italia, e vincere qualcosa in questi 4 anni. Sono il primo deluso, ma io e la mia famiglia siamo contenti a Roma». Per la Juventus è recuperato Florenzi, allenatosi in gruppo come De Rossi. L’unico assente sarà Perotti.


L'Inter prepara l'offerta per Dzeko, nel mirino anche Lo. Pellegrini

GAZZETTA DELLO SPORT - L'Inter non molla Edin Dzeko, ritenuto il profilo ideale per il dopo-Icardi. Le prime mosse del club nerazzurro prendono forma, aspettando che il nodo-panchina venga risolto. Per l'attaccante della Roma pronta già l'offerta: si parla di un triennale da 5 milioni di euro a stagione. Per il centrocampo sempre attuale la pista che porta ad un altro romanista, Lorenzo Pellegrini: può liberarsi sfruttando la clausola rescissoria da 30 milioni, che però l'Inter punta ad abbassare inserendo nella trattativa Radu, valutato 15 milioni e fresco di rientro dal Genoa.