Manolas: "Nessuna reazione dopo il 2° gol"

IL MESSAGGERO - Kostas Manolas è stordito come un pugile caduto a terra al dodicesimo round. Lui, che ha stretto i denti per esserci contro il Napoli, a fine gara appare pentito del sacrificio fatto per via del risultato e dello scarso rendimento in campo di alcuni compagni: «Non abbiamo avuto nessuna reazione, soprattutto dopo il secondo gol, ma non penso che i giocatori non siano all’altezza», sono parole del difensore sorpreso dalle telecamere dopo la papera di Olsen con un’espressione che racconta tutta la sua frustrazione. Kostas, reduce da un infortunio al polpaccio, punta il dito verso i preparatori atletici per la lunga lista di guai muscolari che in questa stagione hanno decimato la Roma: «Sono preoccupato. La squadra è stata poche volte al completo. Abbiamo avuto tanti infortuni, non possiamo stare mai al 100% e poi quando accade così spesso non trovi mai la condizione. Perché così tanti? Non sono un preparatore fisico, bisogna chiedere a chi è responsabile. Devono dare loro la risposta, non so di chi sia la colpa perché io devo fare il calciatore, è questo il mio lavoro». L’obiettivo qualificazione in Champions è ormai sfumato, o comunque molto complicato da centrare, resta alla portata l’Europa League: «La forza la dobbiamo trovare perché non posso pensare che la Roma possa restare fuori dall’Europa. Non ci sentiamo già in vacanza». La clausola da 36 milioni, un contratto non ancora rinnovato, la procura affidata a Mino Raiola e blasonati club europei pronti a ingaggiarlo, mettono di fatto Manolas sul mercato: «Cosa accadrà? Lo sa solo Dio».


Maxi-rissa nel pub tra ultrà giallorossi

IL MESSAGGERO - MARANI - Conti in sospeso, liti e discussioni trascinate da prima del derby del 2 marzo scorso e culminate nella scazzottata in Curva Sud sotto gli occhi delle telecamere prima del fischio di inizio della stracittadina tra Lazio e Roma. Veleni tra i fratelli giallorossi da allora mai sopiti, anzi. Tanto che sabato sera, quasi alla mezzanotte, Roma e Fedayn si sono ritrovati in una birreria di viale della Primavera, feudo dei secondi, a Centocelle, e se le sono date di santa ragione scatenando poi la guerriglia in strada. Lontani dallo stadio e dai campi da gioco, soprattutto dalle divise che prima e dopo i match ufficiali accerchiano l'Olimpico, hanno dato vita a un regolamento di conti in pieno stile ultras. In una cinquantina si sono affrontati con bastoni, cinghie e caschi, senza risparmiarsi colpi. Un'esatta dimensione dello scenario l'ha data in presa diretta su Fb Antonio Pietrosanti, consigliere Pd nel V Municipio: «Maxi rissa ora a Centocelle - ha scritto - Viale della Primavera diventa un campo di battaglia. Volano sedie, bastoni, cinghie, danneggiate diverse autovetture parcheggiate davanti al Centro Commerciale Primavera. Panico tra i passanti. Al momento impegnati sul posto 40 agenti della Polizia di Stato».

LA FUGA - Al numero unico per le emergenze 112 sono piombate numerose telefonate di residenti impauriti. Sul posto sono accorse dieci Volanti. C'è stato il fuggi fuggi generale. I due opposti gruppi si sono dileguati, chi a piedi, chi nelle auto o nei motorini lasciati a una distanza sicura. Quando la polizia è arrivata non c'era più nessuno. Né negli ospedali romani sarebbero giunti nella notte feriti per rissa. La lite, secondo testimoni, sarebbe cominciata proprio nel locale nei pressi di via Balzani. Sarebbero stati riconosciuti più elementi della tifoseria romanista riconducibili ai Roma e ai Fedayn. Indagini della polizia sono in corso. Al derby, a seguito della scazzottata, non venne nemmeno esposta la coreografia giallorossa. La Sud non brilla di certo per compattezza della tifoseria. Risale a prima del derby, invece, l'incursione, spranghe in pugno, di alcuni laziali in un bar di Casal Bertone frequentato dai Roma. Allora un tifoso giallorosso finì in ospedale con un trauma cranico e una spalla rotta. Due settimane fa, diretti a Ferrara, alcuni tifosi giallorossi vennero intercettati a bordo di un minivan pieno zeppo di mazze e bastoni. Forse servivano proprio per affrontate i nemici di casa, un appuntamento solo rimandato.


Il Napoli dà spettacolo all’Olimpico. La Roma è una squadra di fantasmi

CORRIERE DELLA SERA - Chissà se anche Ancelotti, senza scalfire la sua professionalità, è rimasto male nel vedere la Roma allo sbando davanti al suo Napoli, che ha passeggiato all’Olimpico. Non c’è stata partita e ogni confronto è improponibile. Milik è arrivato al gol numero 16 in campionato, Dzeko è apparso ancora una volta spaesato; Koulibaly è stato il solito gigante, mentre la difesa giallorossa faceva acqua da tutte le parti; Mertens e Verdi sono stati imprendibili mentre gli esterni capitolini faticavano ad entrare nel ritmo gara. Il mismatch più simbolico però è stato quello dei nuovi acquisti: Fabian Ruiz ha dominato a centrocampo mentre Cristante e Nzonzi sembravano anime in pena. Adesso la Roma rischia addirittura non andare neanche in Europa League. Un ritorno di Di Francesco è da escludere ma il compito di Ranieri ora è davvero difficile. L’inconsistenza della Roma non deve togliere spazio ai meriti del Napoli: gli ospiti sapevamo cosa fare, i padroni di casa non ci sono neanche andati vicino.


Totti si candida: “Vorrei un altro ruolo. Mi sento pronto per le responsabilità”

CORRIERE DELLA SERA - Nella Roma rivoluzionata del prossimo anno, un ruolo sempre più importante e centrale lo avrà Francesco Totti. Dopo due anni di apprendistato l’ex capitano romanista è pronto a prendersi le sue responsabilità: “Vedremo cosa succederà, se dovessi assumere un ruolo di maggiore responsabilità cambierà qualcosa. Ne ho già parlato con chi di dovere, ma questo non è il momento adatto per affrontare la questione. C’è la Roma che è la cosa più importante e la zona Champions ci può dare un forte contributo e una spinta per il prossimo anno“. Queste parole dopo la sconfitta contro il Napoli assumono un peso diverso, visto che ormai sembra difficile arrivare tra le prime quattro, i cambiamenti nei quadri tecnici quindi dovranno essere ancora più radicali.


Manolas: “Roma fuori dall’Europa? Non ci posso pensare”

CORRIERE DELLA SERA - Kostas Manolas è stato uno degli ultimi ad arrendersi, ha fatto di tutto per esserci e si è messo a disposizione di Ranieri nonostante le sue condizioni non fossero così ottimali. Ha evitato un paio di gol e ha preso anche un’ammonizione, che lo costringerà a saltare il match contro la Fiorentina. Le sue parole al termine della gara col Napoli sono un po’ inquietanti: “Una brutta sconfitta contro un avversario che ha meritato di vincere visto che stava meglio di noi sotto ogni aspetto. Quello che mi preoccupa di più è che nel secondo tempo non abbiamo avuto una reazione. Mi preoccupa che abbiamo tanti infortuni e questo non ci aiuta. Non dico che sia colpa dei preparatori, ma loro sono i responsabili e hanno la risposta. Io sono un calciatore e il mio mestiere è di scendere in campo“. Adesso l’asticella degli obiettivi si abbassa sempre di più: “Dobbiamo trovare la forza per risollevarci, perché non posso pensare alla Roma fuori dall’Europa. E’ una cosa che non voglio neanche immaginare. Non dobbiamo mollare, dobbiamo dare tutto fino all’ultimo anche se la situazione è molto difficile“.


Pallotta: “Figure inaccettabili”. Ranieri: “Vado avanti, non lascio”

CORRIERE DELLA SERA - “Tutti sanno cosa è andato storto quest’anno e per questo abbiamo dovuto cambiare, ma il tempo delle scuse è finito“. Al termine di Roma-Napoli James Pallotta è furioso. Il presidente giallorosso si affida a Twitter per sfogare la sua rabbia: “La partita con la Spal è stata inaccettabile, quella con il Napoli anche peggiore. I giocatori devono lottare e mostrare che hanno le palle. Nessuno ha più alibi“. Tra i destinatari di queste accuse non ci dovrebbe essere Claudio Ranieri, che infatti va avanti per la sua strada: “Dimettermi? Non ci penso proprio. Quando la Roma mi ha chiamato sapevo a cosa andavo incontro e cosa c’era in ballo. Non mi sono pentito di aver accettato. Sulla barca sono entrato da poco ma mi sento dentro a cerchiamo di portarla in porto“. 


Pallotta in tackle sui giocatori: “Non avete alibi”

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - L’Olimpico sembra non avere neanche la forza di contestare una Roma disastrosa, che poco più di un anno fa era nel pieno dell’ebbrezza per il raggiungimento di una storica semifinale di Champions, e adesso rischia concretamente di non partecipare a nessuna coppa. Non perdono solamente, sprofondano letteralmente, contro il Napoli, i giallorossi (1-4), dispersi in un finale di stagione che, a nove partite dalla fine, restituisce un gruppo a pezzi. Cori contro Pallotta e contro la squadra, “Mercenari” e il classico “Andate a lavorare”, questo il sottofondo che accompagna i giocatori. Ma per pochi minuti, con i fischi ad accompagnare l’uscita dal campo. E Pallotta, stavolta, decide di intervenire duramente, seppur da lontano, attraverso il sito del club. «Tutti sanno cosa è andato storto in questa stagione — le parole del presidente — ed è per questo che abbiamo dovuto fare dei cambiamenti. Ma il tempo delle scuse è finito. La performance contro la Spal non era accettabile e oggi è stata anche peggio. I giocatori devono lottare e mostrare di avere le palle, nessuno ha più alibi». Duro Pallotta, durissimo Ranieri, alla sua seconda sconfitta consecutiva dopo quella di Ferrara. «Gli altri corrono più di noi. A detta dei giocatori si sono allenati poco in passato. Giocavano e non si allenavano, stavano proprio male, sono infortunati in tanti. Cerco di farli lavorare, ma più di tanto non posso perché stiamo così. Poi Zaniolo è stato male di stomaco venerdì notte e mi ha chiesto di non giocare. Certo, non ci sono scuse in questo momento, anche se ci sono giocatori che devo ringraziare come Manolas, De Rossi e Dzeko, che sono scesi in campo, ci sono voluti essere, ma non stavano bene». L’impossibilità di riuscire ad allenare un gruppo sfiduciato, di testa, e distrutto fisicamente. La resa di Ranieri è abbastanza palese, anche se il tecnico ribadisce «Come potrei mai pentirmi di aver accettato la Roma?». Una dichiarazione d’amore che resta tale, ma che si scontra con una realtà disarmante. Lontana la zona Champions, dopo domani all’Olimpico arriverà la Fiorentina, e poi sabato ci sarà la trasferta a Genova contro la Sampdoria: il rischio del naufragio totale è dietro la porta. «Non abbiamo avuto alcuna reazione, questo mi preoccupa tanto — prova a spiegare Manolas — e poi abbiamo tanti infortuni e questo non ci fa stare tranquilli. Non stiamo mai al 100%, ti fai male uno o due volte e non trovi mai la condizione. La forza però in qualche modo dobbiamo trovarla perché non possiamo pensare di restare fuori dall’Europa, dobbiamo riuscirci a tutti i costi». E poi, a fine stagione, cambieranno molte cose e prenderà più potere Totti. «Se avrò più potere cambierò qualcosa — l’ammissione dell’ex numero 10 prima della partita — non è però il momento di parlarne, adesso c’è la Roma e le partite che mancano, prima di tutto. Il futuro di De Rossi? Deve decidere lui. Se vuole continuare, ci sediamo e ne parliamo».


Ranieri accusa, Totti si candida: il Napoli doma la Roma sparita

LA REPUBBLICA - PINCI - La notte scura in cui è piombata la Roma ha sciolto il maquillage portato da Ranieri trasformando il trucco in una smorfia. Buio: nonostante i 20 gradi dell’Olimpico assolato, il cielo ieri era azzurro solo per il Napoli che aveva la forza di illuminarlo. L’1-4 ha raccontato che i valori in campo erano più forti delle motivazioni, sempre che la Roma ne abbia ancora: mentre Milik e Mertens, Verdi e persino Younes danzavano sui suoi rimasugli, lei restava inerme, aggrappata al solito rigoretto di Perotti, toreata e sfigurata. Per la prima volta da 6 anni è fuori dalla zona Europa, superata dalla Lazio e pure dall’Atalanta, in un rewind che evoca gli spettri di Luis Enrique e Zeman, gli albori dell’esperienza americana, significandone il fallimento. Oggi la Roma è un coro di voci discordanti non solo in campo, dove Ranieri dice che «non corriamo, i ragazzi mi hanno detto che si allenavano male», quasi a voler scaricare le responsabilità su chi c’era prima di lui. Pallotta ha chiesto di «tirare fuori le palle perché nessuno ha più alibi», omologandosi al gergo delle radio che detesta. Mentre Totti avviava la guerra di successione a Monchi candidandosi e bocciando chi ha lavorato sino a ora: «Se prenderò posizioni, qualcosa cambierò». Tra 9 giorni ricorrerà l’anniversario della rimonta sul Barcellona che portò la Roma alla semifinale di Champions: un patrimonio dissipato, di credibilità e fedeltà ma pure tecnico. Ranieri, richiamato d’urgenza 25 giorni fa, è già sull’orlo di una crisi di nervi, tra risse, infortuni, un rendimento inaccettabile. Minacciò di dimettersi già nello spogliatoio di Ferrara, due settimane fa, inquietato dalla arrendevolezza della squadra che ha provato pubblicamente a difendere. Senza un impegno diverso potrebbe pure riprendere quell’idea, mettendo nei guai una società che di richiamare Di Francesco non ha alcuna intenzione. L’ultimo timore di una Roma devastata nello spirito e nel corpo dalla gestione Monchi e poi dalle rivoluzioni e dalle fratture interne che finiscono per complicare non solo il presente ma pure il futuro. Pallotta dagli States accusa, ma a Roma manca da 11 mesi: oggi vorrebbe che i suoi dirigenti gli portassero un allenatore come Conte ma di programmi - budget, cessioni - ancora non ha parlato. E senza Champions sarebbe difficile non solo convincere l’ex ct, ma pure Gattuso (piace tanto) e Sarri, che ha ribadito la priorità di «restar al Chelsea». Gli interessi del Napoli erano e sono rivolti alla data di mercoledì della prossima settimana: Londra e l’Arsenal, a cui arrivare pronti. Roma ha detto che dal punto di vista della condizione Ancelotti può stare sereno, ma pure che deve fare attenzione a gestire gli uomini, visto che oltre a Insigne, Ghoulam, Albiol ora rischia di perdere pure Mertens, che ha sentito pizzicare il gluteo e preso una botta al ginocchio. Oggi saprà se debba preoccuparsi ma ieri non pareva esserlo mentre festeggiava col pubblico un successo che, a 9 gare dalla fine, mette l’ipoteca sul 2° posto. Aspettando la notte dell’Emirates che vale l’Europa, la stessa che la Roma sente scivolarle via dalle mani.


Squalificato Manolas: c'è Marcano

IL TEMPO - MENGHI - L'arrivo della Fiorentina all'Olimpico nel turno infrasettimanale rievoca la figuraccia di 2 mesi fa in Coppa Italia, un 7-1 senza appello, e la Roma dovrà provare a prendersi la rivincita senza Manolas. Un problema in più per Ranieri, che si ritrova di nuovo senza il greco per colpa della trattenuta costata giallo e squalifica al difensore. Il principale indiziato per sostituirlo è Marcano, che sembra aver superato Jesus nelle gerarchie da quando è andato via Di Francesco e ieri lo spagnolo si è scaldato a lungo a bordocampo, a testimonianza del fatto che l’allenatore lo tiene in grande considerazione. Dzeko, affaticato dagli impegni con la nazionale, ha stretto i denti per giocare ed è stato condizionato anche da un colpo sopra la caviglia sinistra, doloroso ma non preoccupante. Dovrebbe toccare ancora a lui mercoledì, mentre Schick è in discussione per non aver svolto bene i compiti di Ranieri e rischia il posto: Under ha rimesso piede in campo nel finale col Napoli e ora punta alla maglia da titolare. La novità alla ripresa degli allenamenti, oggi alle 11, sarà il ritorno in gruppo di Pellegrini, almeno in panchina con la Fiorentina.


Pallotta: «Adesso basta alibi». E Totti si prepara al futuro

IL TEMPO - AUSTINI - Il momento nettamente più difficile della Roma dal 2013 ad oggi, una squadra impresentabile che rispecchia il momento di confusione, paura e smarrimento generale a tutti i livelli nelle stanze di Trigoria. I giocatori hanno chiaramente mollato, Ranieri non ha strumenti per cambiare le cose, i dirigenti sono finiti in una sorta di stand by aspettando le decisioni di Pallotta. Prima della partita parla Totti, alla fine il presidente. Due messaggi diversi e chiari allo stesso modo, «tutti sanno cosa è andato storto in questa stagione - dice Pallotta con chiaro riferimento a Monchi e a tutto ciò che è dipeso da lui compresa la conferma a oltranza di Di Francesco e dello staff - ed è per questo che abbiamo dovuto apportare modifiche. Ma il tempo delle scuse è finito. La performance contro la Spal non era accettabile e oggi era ancora peggio. Questi giocatori devono alzarsi e mostrare che hanno le palle. Niente più alibi per nessuno». È il grido disperato dai lontani Stati Uniti di un proprietario che ha perso la pazienza, la fiducia e sta vedendo andare in fumo milioni di investimenti. Perché una cosa è certa: questa è la Roma peggiore di sempre non in assoluto, ma in rapporto a quanto è stato speso e quanto costa mantenerla. E senza i soldi della Champions il prossimo anno dovrà essere smontata e rimontata abbassando i costi.

Ora Pallotta sta cercando un uomo della provvidenza che gli risolva i problemi, facendosi consigliare come sempre da Baldini senza ascoltare con convinzione quanto invece gli viene suggerito da chi vive la quotidianità a Trigoria. Dopo l'addio di Sabatini sperava di aver trovato quel «mago» in Monchi, adesso ne vuole un altro e ha incontrato nelle ultime settimane tre-quattro potenziali direttori sportivi. Tra questi c'è senz'altro Luis Campos, a suo dire dirigente dal curriculum indiscutibile. Il portoghese del Lille, legato a doppio filo al procuratore Jorge Mendes, gli ha dato la sua piena disponibilità e informalmente già parla in giro da diesse giallorosso in pectore, ma Pallotta non ha ancora sciolto le riserve. Tra gli altri candidati c'è Petrachi, che avrebbe un senso compiuto solo se portasse Conte: difficile, difficilissimo. L'alternativa è Sarri, che ieri però ha rafforzato la sua posizione al Chelsea con un successo in rimonta sul Cardiff e poi ha parlato chiaro: «Voglio restare qui per migliorare la situazione». E Massara?  Tutti i dirigenti italiani non hanno dubbi che sarebbe il caso di confermare lui come direttore sportivo, senza andare a cercare «scienziati» in giro per il mondo. Ma Pallotta non lo percepisce come la «soluzione», visto che è già dentro una Roma che sportivamente quest'anno non funziona. Tra quelli che sperano di poter incidere nell’'ennesima rivoluzione alle porte c'è anche Totti. «Ne parlano tutti, se dovessi prendere posizione io - dice l'ex capitano a proposito di una sua promozione a un ruolo più importante in società - qualcosa cambierò. Ne ho già parlato con chi di dovere». Viene spontaneo pensare che la prima cosa che Totti vorrebbe è il ridimensionamento della figura di Baldini, ormai mal sopportata da tutti tranne che da chi deve decidere. La bandiera giallorossa sottolinea anche di aver «messo bocca sulla scelta di Ranieri perché è l’uomo giusto. Sul futuro di De Rossi è una decisione che deve prendere lui e se si sentisse di continuare ne parleremo insieme. Zaniolo? Ci puntiamo tantissimo, discuteremo del contratto e faremo la cosa migliore". Resistere agli assalti del mercato sarà dura, ma vendere anche lui sarebbe come uccidere la Speranza.


Ranieri: "Ora salviamo il salvabile"

IL TEMPO - MENGHI - In perenne lotta contro se stessa, la Roma finisce al tappeto senza neppure combattere: KO tecnico. Ma Ranieri non getta la spugna, prende atto della fragilità di questa squadra, dalle gambe molli al blocco mentale, e cerca di difendersi come può dai prossimi colpi: «Dobbiamo fare come un pugile, stare coperti e prendere meno botte possibili, perché fanno male. Ma non ci arrendiamo, questo è sicuro. Devo fare quadrato e provare a salvare il salvabile». Non è ad aprile che si può intervenire sulla preparazione atletica di giocatori stremati e troppe volte passati dall’infermeria, non sarebbe nemmeno giusto pretendere bel gioco e prestazioni di alto livello, ma qualcosa in più almeno negli atteggiamenti sarebbe lecito aspettarsela. La Roma non ha mordente, non hanno funzionato le tirate d’'orecchie di Monchi all’epoca né i ritiri a Trigoria, non ha funzionato il cambio di allenatore né la richiesta del nuovo di dare una risposta forte in campo. Per ricostruire dalle macerie ci vuole tempo e Ranieri il tempo non ce l’ha: «Non siamo in salute, ma dobbiamo riprenderci al più presto. Non penso alle dimissioni, sapevo cosa c'era in ballo qui e non mi pento. Stiamo cercando di reagire, cerco di motivare i ragazzi, ma i risultati non aiutano e non appagano il loro ego. Nello spogliatoio ho detto che se siamo determinati possiamo andare dappertutto, se non lo siamo possiamo non andare da nessuna parte. Mi attendo una grossa reazione in ogni circostanza». Perché non si tratta più solo di restare aggrappati alla speranza di arrivare in Champions, ma di riuscire quantomeno a giocare in Europa il prossimo anno. Il ridimensionamento degli obiettivi fa male al club e agli stessi giocatori, che hanno il destino nelle proprie mani eppure sembrano così impotenti: «È difficile aiutarli e lavorare, gli altri corrono di più e io più di tanto - ammette il tecnico - non posso fare. Siamo in questa condizione, in più Zaniolo, che per noi è molto importante, è stato male venerdì notte e mi ha chiesto di non giocare. Posso solo ringraziare quei ragazzi che pur avendo problemi hanno voluto esserci, significa che ci tengono, che vorrebbero reagire, ma il Napoli è in fiducia e ha meritato». Ranieri stavolta è più tenero con i suoi, lascia che sia Pallotta a fare la voce grossa e si limita a fare un'analisi lucida della situazione: «Non stiamo bene né fisicamente né mentalmente e questo si nota di più contro le grandi. E’ un momento delicato, ci dobbiamo isolare e dobbiamo restare calmi e compatti. Siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo cercare di turare le falle e i buchi che si aprono all'improvviso». Per 43 volte in campionato e 62 in stagione si sono allargati i buchi della rete giallorossa, i numeri della difesa sono imbarazzanti e Manolas è un leader ferito in primis nell'orgoglio: «Io non posso pensare che la Roma stia fuori dall'Europa. Dobbiamo trovare la forza per arrivarci, non dobbiamo mollare e dobbiamo dare tutto in campo fino all'ultimo. Quello che mi preoccupa di più è che nel secondo tempo non abbiamo avuto nessuna reazione e che abbiamo tanti infortuni. La colpa è di tutti». Anche di chi sta dietro le quinte: «Chiedete ai preparatori. Non dico sia colpa loro, ma sono i responsabili e hanno la risposta al perché di tutti questi problemi fisici che non aiutano la squadra. Io sono un giocatore e il mio mestiere è dare il massimo in campo. Futuro? Lo sa solo Dio».


Da Petruzzi a Di Livio: «Servirebbe uno come Conte»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Dice Rizzitelli: «Gli alibi lasciano il tempo che trovano, ognuno si assuma le sue responsabilità». Anche se è tardi? «Le parole di Pallotta sono condivisibili, ma sono quelle di qualsiasi romanista ora. Dessero tutti qualcosa di più». Dello stesso avviso Ciccio Graziani: «E’ doveroso che i calciatori ci mettano del loro, il professionista serio ci deve mettere l’anima sempre». Parla di partita «imbarazzante» Angelo Di Livio: «A questa squadra mancano continuità e carattere. Poi penso ai tanti infortuni... Mi sembra un caos generale. Se Pallotta vuole davvero bene alla Roma sa che tipo di personaggi e allenatori servirebbero per riportare entusiasmo e una svolta vincente. Il nome è quello di Antonio Conte, unirebbe tutti. Mi aspetto un segnale forte». Il nome di Conte è uno di quelli che i tifosi invocano: «Questo momento è lo specchio della stagione, la Roma non è mai stata competitiva. Le squadre corrono e pedalano, loro no - spiega Fazio Petruzzi -. Servirebbe uno come Conte. Sarebbe la perfezione. L’investimento va fatto su un allenatore, non sui giocatori. Come ha fatto il Napoli e ora vediamo i risultati».