Roma, santa sosta!

INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - Sei mesi, era il tempo da cui la SPAL non vinceva in casa. Eppure così è, a Ferrara i padroni di casa si impongono per 2-1 per una Roma nuovamente irriconoscibile, o forze fin troppo riconoscibile nella continua disorganizzazione di questa stagione. Ora per fortuna è il momento della sosta, con i giallorossi che a fine mese incontreranno tra le mura amiche il NapoliUna pausa per leccarsi le ferite e provare a recuperare i pezzi da novanta. Trigoria si svuota col richiamo delle nazionali, ma tra chi è destinato a fare un viaggio di andata e ritorno immediato e chi rimarrà direttamente nell'affollata infermeria della capitale il lavoro certo non mancherà. Ranieri spera di ritrovare per la sfida col Napoli i titolarissimi che finora non ha potuto nemmeno allenare, in primis De Rossi, Pellegrini e Manolas, tutti alle prese con guai muscolari che dovrebbero risolversi in queste due preziose settimane. Kolarov ha saltato la SPAL per colpa di un'infiammazione alla cicatrice di una vecchia lesione al flessore, dovrebbe comunque andare in Serbia, farsi controllare dai medici e tornare indietro per curarsi al Bernardini. Stesso programma previsto per il centrale greco. Niente nazionale per Under, rallentato da un problema simile a quello del terzino sinistro. Pastore è sparito dai radar di nuovo, non è comunque lui l'uomo della svolta che Ranieri aspetta. Dita incrociate per chi parte: gli azzurri El Shaarawy, Cristante, Florenzi e Zaniolo, poi Kluivert, Dzeko, Schick e Olsen.

ERRORI ARIBITRALI MA NIENTE ALIBI - La partita con la SPAL viene decisa da netti errori arbitrali, che evitano a Cionek l rosso in occasione del fallo da rigore su Dzeko e concedono il tiro dagli undici metri a Petagna per un fallo di Juan Jesus più che dubbio, se non del tutto inventato. Ciononostante non esistono alibi per questa Roma, troppo moscia sul campo, considerando inoltre che, almeno sulla carta, i capitolini sono ancora in piena lotta per un piazzamento Champions.  Un fallimento di risultati — la SPAL tra andata e ritorno ha conquistato sei punti contro i giallorossi (non accadeva da 53 anni) —e di prestazioni, con Ranieri che sta mettendo la faccia su un tracollo di cui è ovviamente l'ultimissimo responsabile, in ordine di tempo. Sconfitta per 2-1 e umiliata nell'atteggiamento tenuto in campo, la Roma barcolla senza sapere da cosa ripartire. "Non siamo stati squadra — è frastornato il tecnico — abbiamo messo solo la buona volontà ma evidentemente ci sono giocatori che non hanno proprio nelle loro corde di vincere i duelli. Altri non hanno fiducia e non riescono a essere determinati. Tra noi e la Spal, era più determinata la Spal. La testa? E' uno dei problemi, il secondo che dobbiamo essere più squadra, il terzo che dobbiamo migliorare sotto l'aspetto fisico, perché abbiamo corso, ma l'abbiamo fatto male".

CONDIZIONE FISICA RIVEDIBILE - Giocatori che faticano a stare in piedi, tantissimi gli assenti, tanto terrore nelle giocate e nervosismo soprattutto in Dzeko: il crollo della Roma è totale e la sosta arriva nel momento migliore, per congelare muscoli e pensieri, prima di affrontare la gara col Napoli"Se non riusciamo ad andare in Champions, cambieranno aria in parecchi — è durissimo Ranieri — devono dimostrare di essere da Roma i calciatori e ho detto loro, fin dal mio primo giorno, che devono meritarsi quello che guadagnano. Abbiamo perso contro una squadra che guadagna meno, che è più umile e più determinata, che sta con l'acqua alla gola e l'ha fatto vedere. Senza l'introito della Champions, qualcosa dovrà cambiare". Il messaggio a tutti era arrivato bello forte e chiaro dal ds pro tempore Massara, prima del fischio d'inizio. "Non vogliamo neanche considerare l'ipotesi di non arrivare tra le prime quattro". Una frase, quella di Massara, che risuona come un funesto rimbombo, per un finale di stagione che rischia di essere disastroso. E sembra davvero stonare la critica all'arbitraggio di Rocchi, che assegna un rigore generosissimo ai padroni di casa. Tutto è schiacciato dall'imbarazzo che si respira nello spogliatoio giallorosso dopo la sconfitta. "L'arbitro può sbagliare — spiega ancora Ranieri — anche gli uomini della Var devono fare la loro esperienza, io resto positivo su questo strumento e bisogna cercare di fare meno polemiche". Non cerca alibi neanche Cristante"Il rigore non ci sta, ma noi ci abbiamo messo del nostro e non siamo in un momento facile. Dobbiamo ritrovarci, tutti insieme, in questo finale di stagione, mettendoci con la testa giusta, inutile parlare di gare singole. Dobbiamo entrare in campo con una mentalità diversa e con continuità. Mancano dieci partite e dobbiamo crederci". Nelle prossime tre partite la Roma se la vedrà in casa con Napoli e Fiorentina, prima di affrontare a Genova la Sampdoria. 270 minuti che decideranno questa volta definitivamente l'avvenire del club di Trigoria. Ora o mai più.


Roma, quel poco di buono

IL MESSAGGERO - ANGELONI -  Claudio Ranieri, parlando quasi da dirigente, fa ampiamente capire come l'anno prossimo non ce n'è (sarà) per nessuno. Specie se si continua così male. Il problema sarà sbarazzarsi di chi non serve e trattenere chi invece ha ancora un senso. Due imprese toste, difficili entrambe: trattenere Zaniolo, ad esempio, è complicato quasi come piazzare Pastore. Perché dopo certe stagioni, ci sono i calciatori sviliti e invendibili e quelli bravi che sono tentati da qualche altra avventura e che allo stesso tempo la società vorrebbe/dovrebbe tenere. Se chiudiamo gli occhi e pensiamo su chi puntare l'anno prossimo, ci accorgiamo che basta una mano. Zaniolo, ovviamente, è uno di questi, al quale però va rinnovato il contratto, specie dopo l'accordo raggiunto con il giovane della Primavera, Riccardi, che gioca con Alberto De Rossi e già si prepara a guadagnare più di Nicolò. E' giovane, vive di alti e bassi, ma si capisce chiaramente che il ragazzo di Massa sia uno vero, uno da non lasciarsi scappare (almeno per ora). Bisognerà capire se lui, in sede di rinnovo, avrà voglia di credere ancora nel progetto Roma o di lasciarsi trasportare verso qualche altra avventura. Il dovere di un club, specie se si trova in queste difficoltà, è di trattenerlo, di costruirci attorno la squadra. Zaniolo sarebbe anche in discreta compagnia. Pellegrini è un altro che merita attenzione, seppur vivendo con una clausola di trenta milioni addosso. Che lo connota quasi come un assegno circolare. Pellegrini ha il prezzo fissato, se uno vuole lo prende a quella cifra, medio bassa. A meno che, anche lui, non decida di cambiare marcia e fare un passo indietro: rinnovo con clausola più alta o senza. I giovani, specie quelli romani, hanno il piacere di vestire la maglia giallorossa ma il professionismo non è una malattia, è un dovere, che spesso ti fa prendere decisioni poco romantiche, ma più razionali.

 
DUBBI E DOVERI - Vale per Zaniolo, per Pellegrini e varrà per uno come Cristante, che è arrivato a Roma con ben altre aspettative. E dopo quasi un anno anche lui si trova a ragionare su se stesso: resto, non resto, meglio scappare, meglio crederci etc etc. Bryan è stato pagato 20 milioni di euro (più dieci di bonus), dei nuovi alla fine è quello che, seppur a sprazzi, ha convinto di più (Zaniolo è un discorso a parte: è arrivato a Roma quasi come quelle caramelle che si danno al cliente per completare il resto).

 
LE ALI - Ce n'è uno a destra e uno a sinistra da tenersi stretti, questo sempre in teoria, sia chiaro. Under ed El Shaarawy dovranno far parte della Roma dell'immediato futuro. Under perché è giovane e deve esplodere definitivamente, ha cominciato male il 2019, in pratica non lo abbiamo mai visto. Ma è una risorsa, una perlina lasciata da Monchi (anche se la paternità spetta a Massara). Under, si sa, è sotto osservazione da tempo, il suo umore è cambiato da quando Kluivert lo ha scavalcato nello stipendio. Va ridiscusso il suo futuro romanista, partendo proprio dal contratto. Anche lui, per forza, dovrà resuscitare, perché è un po' sparito dai radar. El Shaarawy è il classico giocatore affidabile, serio. Ma pure su di lui incombe una scadenza contrattuale tutta da ridefinire. Uno dice, è Manolas? Kostas è un calciatore già ben strutturato, e con clausola non altissima, 30 milioni. Trattenerlo si deve, ma forse non si può.


Monchi torna a Siviglia: in valigia danni e soldi

IL MESSAGGERO - FERRETTI - «Ci vediamo al Circo Massimo?», disse una volta a un gruppo di tifosi, facendo come sua abitudine lo splendido («Vi vengo a prendere uno a uno...»). Meglio di no, verrebbe da consigliargli, vista la stretta attualità. Ramón Rodríguez Verdejo, detto Monchi, è tornato ufficialmente alla guida sportiva del Siviglia: il lutto per l'addio all'Italia è durato la bellezza di nove giorni. La Roma è ridotta a brandelli soprattutto per le sue sciagurate operazioni di mercato, lui invece se la ride. C'est la vie. Accolto nella Capitale come un fuoriclasse del mestiere, Monchi se ne è andato lasciando danni incalcolabili sfruttando l'esonero ordinato da Jim Pallotta(e Franco Baldini) di Eusebio Di Francesco (la logica ci spinge a pensare che lo porterà immediatamente in Spagna, o no?). Non una parola, tranne un comunicato di bugiarda maniera, ma - raccontano - senza null'altro pretendere dal punto di vista economico. Lodevole, se non fosse che per i suoi due anni scarsi con la divisa della Roma ha incassato 1.939.515,00 euro per la prima stagione (assunzione il 26 aprile 2017 ma stipendio per tutto l'anno), 1.050.000,00 euro per la seconda e circa la metà da luglio 2018 fino all'8 marzo scorso, giorno della separazione dalla Roma. Senza contare un bonus da 1.454.000,00 euro previsto alla fine della passata stagione per il raggiungimento di determinati obiettivi sportivi: con la semifinale di Champions League e il terzo posto in campionato, va da sé che Monchi ne ha incassata una bella fetta. Tutto al lordo, per carità.

 
LA VERITÀ SU ZANIOLO - Alla Roma ha movimentato decine e decine di milioni di euro e un fitto gruppo di calciatori, toppando quasi tutte le scelte in entrata. Sfortunato, forse. Chissà. Come nel caso del Flaco Pastore, mister polpaccio di seta, pagato 24,7 milioni con stipendio di oltre 4 milioni netti a stagione fino al 2023. Gli riconoscono l'abilità di aver portato a Roma il talento Zaniolo, salvo ricordare che lui all'Inter aveva chiesto il portiere Radu (è stato lo stesso Monchi a svelarlo) e che voleva dar via Zaniolo già poche settimane dopo averlo preso. Ultimo giorno di mercato, un'ora alla fine delle contrattazioni: Monchi chiama il fido Balzaretti e gli dice di contattare al volo il direttore sportivo di una società di Serie A del Nord. Detto, fatto. «Vuoi Zaniolo in prestito secco?». Non mi dai neppure un diritto di riscatto?. «No, prestito secco». Non se ne fece niente. Zaniolo, dunque, è rimasto alla Roma solo perché non si è trovata la formula della cessione. Il resto sono chiacchiere andaluse.


Tutti sotto processo: Ranieri è l'accusa

IL MESSAGGERO - TRANI -  «Io sto qui solo tre mesi, ma se andiamo avanti così, non sarò l'unico ad andare via». Ranieri, nello spogliatoio del Mazza, ha urlato in faccia ai giocatori la sua rabbia per il ko di Ferrara. Deluso dal gruppo. «Non siete una squadra: avete finito gli alibi». Gli sono bastate 2 partite per capire che la Roma, dopo l'esonero di Di Francesco, rischia di non riprendersi più da qui al traguardo. In campo ha paura di se stessa e di chi ha davanti. Ecco perché l'allenatore ha indicato i responsabili anche in pubblico. Parlando da dirigente. Magari pure da tifoso. Ricordando ai suoi interlocutori che si devono meritare gli ingaggi da top player. Senza Champions, la resa dei conti. Solo due ore prima Massara, il ds di scorta, ha invece dato garanzie sulla solidità del club. E sulla continuità di quello che nessuno però chiama più progetto. Posizioni differenti, in attesa dell'ennesima rivoluzione.

 
INTERVENTO PERICOLOSO - Bisogna vedere, alla ripresa del campionato, se il discorso di Ranieri, apprezzato più dalla tifoseria che dalla squadra, sarà utile. L'allenatore di solito non si rivolge così ai suoi giocatori. Perché, quando si fa riferimento agli ingaggi, è spesso scontato che si offendano, scaricando appena è possibile il tecnico. La mancanza di personalità è, comunque, la sua preoccupazione principale. In più non gli piace affatto l'egoismo di chi va in campo pensando al proprio interesse. Il nervosismo di Dzeko, con El Shaarawy e Cristante oltre che con il pubblico di Ferrara e il ds della Spal, ha animato anche i 15 minuti dell'intervallo. Discussione di gruppo pure dentro lo spogliatoio. Urla che confermano la spaccatura interna.

 
FUTURO INCERTO - La piazza, senza la partecipazione alla prossima Champions, teme il ridimensionamento. Magari con ulteriori plusvalenze generate dalle cessioni di Manolas, Under e lo stesso Zaniolo. In più manca la chiarezza su chi dovrà prendere le decisioni più significative. Dalla scelta del nuovo ds a quella dell'erede di Ranieri. Pallotta si fida di Baldini che però non ha alcun ruolo se non quello del suggeritore. Diversi procuratori si interfacciano ancora con il consulente. Lui spinge per Sarri che comunque è vincolato al Chelsea. A Trigoria, Fienga e Totti cercano di essere operativi. L'ex capitano oggi è l'ombrello sempre aperto per qualsiasi problema. A Torino, invece, Petrachi è in attesa. Fa sapere, essendo amico di Conte, di essere pronto a convincerlo a trasferirsi nella Capitale. Missione, al momento, quasi impossibile. Soprattutto se la proprietà Usa deciderà di ridurre gli investimenti sul mercato. In pole per la panchina, da qualche giorno, ecco Gasperini, legato all'Atalanta fino al 2021: ok per gioco, spirito e professionalità. E senza fare distinzioni tra big e giovani. L'alternativa, da mesi, è Giampaolo, apprezzato da Baldini. Qualche dubbio ce l'ha, però, chi vive da sempre in questa città: non c'è la certezza che l'attuale tecnico della Samp sia il profilo giusto per la pressione che troverebbe quotidianamente attorno alla Roma. Dove l'ideale sarebbe stato il totem alla Ancelotti, come in passato lo fu Capello che, non a caso, arrivò a conquistare il 3° (e ultimo) scudetto della storia giallorossa.


Roma, nervi tesi dopo la Spal: lo sfogo di Ranieri nello spogliatoio

REPUBBLICA - PINCI - Uno sfogo durissimo, a voce alta, inequivocabile. La sconfitta con la Spal a Ferrara ha fatto male a Claudio Ranieri, che però prima di presentarsi ai microfoni e manifestare quella rabbia, l'aveva trasferita ai calciatori con decisione: "Forse non l'avete capito: avete finito gli alibi". Un messaggio netto, chiaro: la responsabilità, adesso, è soltanto della squadra.

Una posizione rigida, inflssibile e che ricalca quella della società. Che negli ultimi dieci giorni s'è presa la responsabilità dei propri errori correggendoli: via Di Francesco, l'allenatore che molti giocatori avevano evidentemente scaricato con le loro prestazioni. Via Monchi, il ds responsabile di aver costruito la squadra che non gira. Ora però quella squadra che nei corridoi non si nascondeva nemmeno troppo per veicolare il proprio scetticismo sulla guida sportiva, non ha più scuse. E il nuovo allenatore ha voluto ricordarlo a quei calciatori che non hanno brillato per impegno a Ferrara. Ranieri si aspettava di più dai campioni con stipendi altissimi apparsi inutilmente nervosi ed egoisti. Dai campioni apparenti pagati come tali ma che come tali non rendono e forse non hanno reso mai. E lo ha detto a loro, direttamente, con urla filtrate oltre le mura dello spogliatoio dello stadio Mazza. Ma pure a microfoni aperti, dove ha puntato sul fatto che "lo stipendio bisogna meritarselo".

Non un caso: se il club ha cambiato tanto, dopo l'eliminazione in Champions, non ha cambiato tutto. "Senza Champions in parecchi dovremo andarcene", ha detto Ranieri. Ma è un messaggio parziale: il club valuterà l'impegno e a giugno, quando il margine operativo è più ampio, deciderà chi meriterà di restare alla Roma: a prescindere dalla Champions, sono tanti oggi quelli che non hanno dimostrato di tenere all'idea di giocare ancora con la maglia giallorossa. Di certo, il messaggio che tutti stanno cercando di far filtrare nello spogliatoio, è che con l'addio di Monchi - tornato al Siviglia, lunedì alle 13 sarà presentato - l'aria è cambiata. E che la tolleranza verso certi atteggiamenti è finita. Un cambio di rotta a cui - lo dicono i risultati - la squadra sta facendo resistenza. Per questo sono pronti i tagli, che però non vogliono dire ridimensionamento: certo bisognerà tagliare i costi, visto che il manager spagnolo ha lasciato una squadra che pesa annualmente per 240 milioni, tra stipendi e ammortamenti. Un'occasione in più per rinunciare a chi non sarà ritenuto funzionale a un progetto di rilancio


Fuga da Trigoria per 11: Kolarov ritorna. Forse

IL MESSAGGERO - Il centro sportivo di Trigoria si svuoterà per una settimana e mezzo. Sono 11 i calciatori convocati dalle rispettive nazionali, tra cui anche Manolas e Kolarovreduci da due infortuni muscolari che non gli hanno permesso di essere in campo contro la Spal. Se per il greco la visita di controllo sarà solo una prassi prima del rientro a Trigoria (lesione al soleo del polpaccio destro), diverso è il discorso per il serbo. Che ha risposto presente alla chiamata di Krstajic nonostante l’affaticamento al flessore, ma la visita dei medici potrebbe fermare il ritorno a Roma se Kolarov verrà giudicato recuperabile per la sfida a Lisbona contro il Portogallo del 25 marzo, valida per la qualificazione agli Europei del 2020. Ecco gli altri giallorossi convocati: Cistante, Florenzi, El Shaarawy, Zaniolo, Olsen, Dzeko, Schick, Kluivert Under 21), Riccardi(Under 19).


Petrachi in pole, poi ipotesi Totti-Massara

IL MESSAGGERO - CARINA - La corsa alla successione di Monchi è aperta. Se Sabatini off record continua a lasciar intendere che non tornerà alla Roma - rapporti con Pallotta al minimo e figura del consulente Baldini invisa al dirigente perugino - a Trigoria devono decidere chi affiancare a Massara. L’attuale ds gode della massima stima da parte della dirigenza giallorossa, decisa però ad ampliare il pool di lavoro con un’altra figura operativa. La prima scelta, Giuntoli, s’è tirato fuori da solo, firmando un quinquennale con il Napoli. Nella lista ristretta rimangono al momento Ausilio e Petrachi. Ma se qualcosa attorno al ds nerazzurro inizia a muoversi (non è da escludere che nelle prossime settimane possa firmare il rinnovo anche lui), Petrachi a breve rischia di correre da solo. Dopo il contatto esplorativo avvenuto a inizio mese, il ds granata attende ora un seguito. E in quest’ottica la smentita del presidente Cairo dei giorni scorsi («Non ho mai venduto un ds, ha un contratto e non penso possa andarsene») non ha fatto altro che confermare che qualcosa è in ballo. Sullo sfondo rimane l’ipotesi suggestiva di affiancare Totti a Massara


Ferrara amara: le urla di Ranieri ai suoi senatori

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Il giorno dopo il disastro di Ferrara, è un imbarazzato silenzio a farla da padrone nel sempre più caotico mondo Roma. Mentre Monchi, a dieci giorni dal suo prematuro addio alla Capitale, si presenterà oggi all’ora di pranzo davanti alla stampa per il suo clamoroso ritorno a Siviglia, i giallorossi si interrogano su una stagione che rischia concretamente di terminare senza l’ingresso in zona Champions. I tifosi, sui social, si accaniscono contro l’ex ds spagnolo, reo di essere scappato a stagione in corso, dopo aver fatto acquisti costosi che non stanno rendendo come si immaginava (Schick, Pastore, Nzonzi, Santon, Marcano, Karsdorp, Coric, giusto per nominarne alcuni). A Siviglia parlano del “Ritorno del Leone”. E nella capitale i social rinfacciano a Ramon di “essere fuggito più come un coniglio”, dopo “aver illuso la gente non riuscendo a mantenere la promessa di portare tutti al Circo Massimo”, come da sua frase pronunciata due estati fa nel ritiro di Pinzolo. Ma dentro Trigoria i problemi adesso sono altri, non certo il ritorno a Siviglia di Monchi, visto che non partecipare alla Champions la prossima stagione, farebbe rima con ridimensionamento. Ulteriore. «Ho detto ai giocatori che in molti dovranno cambiare aria se non si impegnano e non entriamo tra i primi quattro», l’ammissione di un Ranieriinfuriato, che si aspettava molto di più sul campo da giocatori pagati tanto e con una grande esperienza. Vedi Dzeko (che ieri ha festeggiato i suoi 33 anni a Sarajevo con gli amici), apparso molto nervoso contro la Spal, uno di quelli che avrebbe dovuto fare la differenza, evitando una sconfitta (2-1) che pesa come un macigno sul cammino giallorosso. Ranieri si è scagliato contro i suoi nello spogliatoio di Ferrara, urlando a tal punto a far addrizzare le orecchie a chi si aggirava nei corridoi dello stadio Mazza. Il tecnico romano alza la voce contro i suoi, contro i big che lo hanno subito tradito con una prestazione imbarazzante, anche se è consapevole che le condizioni fisiche del gruppo sono un fattore che incide tantissimo su questo finale di stagione. Adesso arriva la sosta del campionato. Da una parte, è un bene perché permette di far riposare testa e muscoli della squadra; dall’altra, un male, perché per due settimane si lavorerà col peso della sconfitta di Ferrara addosso. I giocatori sono attesi a Trigoria mercoledì, senza i vari nazionali. E Ranieri farà la conta degli acciaccati. Alla ripresa, la Roma troverà il Napoli, all’Olimpico: impegno complicato, sicuramente il meno indicato per un gruppo sfaldato, disperso e nel pieno di una crisi di nervi. E con la testa già nel futuro. Continuano i contatti per trovare l’allenatore del futuro – in pole sembra esserci al momento Giampaolo – e il direttore sportivo dal quale ripartire. Tantissimi i sondaggi, con l’ipotesi anche di un clamoroso ritorno di Sabatini che riaffiancherebbe Massara, cresciuto proprio all’ombra del dirigente attualmente alla Sampdoria.


Trigoria si svuota: in 11 convocati per gli impegni in Nazionale

LEGGO - Quasi due settimane per rigenerare la Roma. Ma Ranieri potrà contare su pochissimi titolari visti gli impegni in nazionale. Sono undici quelli già in giro per il mondo. Quattro italiani (El Shaarawy, Zaniolo, Cristante e Florenzi) poi Olsen, Dzeko, Schick, Kluivert e Riccardi oltre a Manolas e Kolarov. Questi ultimi, alle prese con un infortunio, saranno visitati dai medici delle rispettive nazionali che decideranno se trattenerli in ritiro.


Ora il club ripensa a Sabatini salvatutti

LEGGO - BALZANI -  Il ritorno di Sabatini per risolvere i problemi creati da Monchi. Potrebbe succedere anche questo in una Roma che non trova pace. «Il ritorno del Leone», ha titolato ieri il Siviglia sul suo sito per annunciare il rientro del nuovo direttore sportivo generale, dopo dieci giorni dal suo addio alla Roma. Il dirigente spagnolo si è rifugiato nella sua comfort zone, rifiutando la corte dell'Arsenal, e oggi alle 13 terrà la conferenza stampa di (ri)presentazione. Sui social del Siviglia, però, più che l'entusiasmo dei tifosi andalusi è andata in scena la rabbia di quelli romanisti. «Se vedremo al Circo Massimo», gli rinfaccia qualcuno ricordando una sua vecchia dichiarazione, mentre qualcun altro aggiunge: «Non c'è scritto se vende, c'è scritto se scappa». Oltre a insulti non pubblicabili c'è pure chi lo ringrazia ironicamente: «Cento milioni per Pastore, Nzonzi e Schick. Gracias Santone Ramon, ora portateli a Siviglia». Un addio al veleno, e un futuro da decidere per la cattedra di direttore sportivo a Trigoria per il quale potrebbe profilarsi un altro clamoroso ritorno. Quello di Walter Sabatini, che di certo si è lasciato con maggior affetto con la tifoseria e che tornerebbe a lavorare con il suo delfino Massara. I contatti si sono intensificati nelle ultime ore. Sabatini è visto come l'uomo ideale per ottimizzare le cessioni, realizzare plusvalenze e acquistare giocatori a pochi milioni per poi valorizzarli. Un lavoro che non ha portato trofei, ma risultati economici sì. L'alternativa resta Petrachi.


La Roma senza difesa

LEGGO - BALZANI - Dal pugno alzato con l'Empoli alle braccia lungo i fianchi a Ferrara, tutto in meno di una settimana. Claudio Ranieri sembra già pronto alla resa dopo la disarmante prestazione della Roma contro la Spal che non ha ancora ucciso le possibilità Champions, ma ha ferito gravemente le speranze di tecnico e tifosi. E lo ha ribadito negli spogliatoi sabato sera urlando alla squadra: «Vi dovete svegliare. Non avete più alibi adesso, non avete capito?». Difficile, se non impossibile rimettere in piedi le macerie lasciate da Monchi e Di Francesco. Anche perché oltre ai problemi tattici si sono palesate di nuovo le carenze tecniche di molti singoli. Soprattutto in difesa, dove Karsdorp e Juan Jesus con Fares e Petagna hanno aggiunto altri due episodi alla saga horror di un reparto che ha incassato 39 gol in 28 partite, per una media di 1,3 a gara. Numeri non da Champions come dimostra il confronto con Juve (19), Napoli (21), Milan (23) e Inter (22). Se allarghiamo il dato pure alle altre competizioni c'è da stare ancora meno allegri: ben 58 in 38 partite (media di 1,5 a match). Proprio sui problemi difensivi Ranieri ha insistito di più, sia in allenamento sia in conferenza stampa. E su quello dovrà lavorare durante la sosta per le nazionali. A 10 partite dalla fine del campionato però servirebbe un miracolo, anche perché - come detto sopra - i problemi riguardano soprattutto i limiti tecnici di giocatori tecnicamente sopravvalutati e caratterialmente fragili. A destra non convince nessuno: Karsdorp e Florenzi sono carenti in fase difensiva, mentre Santon è rimasto il Santon dell'Inter. Al centro Fazio, Marcano e Jesus hanno ingaggiato una sorta di gara a chi sbaglia di più, mentre a sinistra senza Kolarov non ci sono alternative. Il ritorno di Manolas servirà, ma pure col greco non è che i risultati siano stati entusiastici, come dimostra il 7-1 di Firenze. L'infermeria è sempre piena, le gambe non girano. «Credo che Di Francesco abbia fatto di necessità virtù», ha detto scuotendo la testa Ranieri. Il tecnico romano ha messo in campo sabato la 38° formazione diversa in 38 partite stagionali, un record assoluto nella storia giallorossa. E pure il calendario non aiuta, visto che da qui a fine stagione la Roma dovrà affrontare, tra le altre, Napoli, Fiorentina, Inter, Juventus e Sampdoria. I giallorossi hanno vinto un solo confronto con le cosiddette big (il derby d'andata), e pure con le piccole sono arrivate figuracce epiche: la doppia sconfitta con la Spal, il pareggio col Chievo, il ko di Bologna. Con numeri e prestazioni come quella di Ferrara la Champions potrebbe diventare un miraggio. E senza qualificazione nell'Europa che conta - come ha ammesso Ranieri - ci sarà «un ridimensionamento totale». Di stipendi cartellini e obiettivi.


Roma sotto accusa «niente personalità». Ranieri è furioso, in cinque nel mirino

GAZZETTA DELLO SPORT - «Mancano autostima e determinazione, qualcuno non ce l’ha neanche nelle corde». Tra i tanti capi d’accusa lanciati da Claudio Ranieri subito dopo la sconfitta di Ferrara c’è anche questo. Questione di personalità, carattere, spessore morale e fame agonistica. Insomma, ardore, quello che Ranieri chiede ai giocatori fin dal primo giorno in cui è sbarcato nuovamente a Trigoria. Ma con chi ce l’ha davvero Ranieri all’interno del gruppo giallorosso? Proviamo ad analizzare e capire, individuando 5 volti che potrebbero essere i destinatari delle parole del tecnico Romanista.

IN MEZZO Due calciatori da cui Ranieri vorrebbe vedere fuoco e fiammo sono i centrocampisti centrali. Soprattutto, poi, perché in quella zona del campo sono la cerniera nevralgica del gioco, sia nel 4-4-2 sia nel 4-2-3-1, i due sistemi utilizzati finora nelle sfide vissute con Empoli e Spal. Così nel mirino ci sono finiti Cristante e Nzonzi, che per personalità e carattere non è che brillino. Cristante, tra l’altro, a fine gara ha rilasciato anche delle dichiarazioni enigmatiche («Non è che cacciando una o due persone si cambiano le stagioni»). Nzonzi, invece, è stato una delusione anche a livello di personalità. Da un campione del mondo ci si aspettava potesse prendere per mano la squadra in alcune situazioni delicate. Ed invece si è nascosto spesso, quasi accontentato. Quando torneranno De Rossi e Pellegrini toccherà a loro.

la punta ceca L’altro da cui Ranieri voleva qualcosa di diverso è Patrik Schick, anche perché il tecnico lo aveva incensato pubblicamente proprio per dargli una carica diversa, tutta nuova. Ed invece a Ferrara Schick si è dimostrato ancora una volta molle, senza il mordente e la voglia che invece voleva vedere Claudio. «Da lui e Dzeko mi aspettavo di più», ha detto Ranieri a fine gara, riferendosi all’intesa tra le sue due punte. Su Schick, però, Ranieri non vuole mollare, perché lo considera un potenziale campione. Da motivare, però.

GLI OLANDESI E poi ci sono i due orange, Karsdorp e Kluivert, entrambi autori di una prova assolutamente negativa. Ranieri ci è rimasto male, anche perché gli aveva consegnato la fascia destra ed invece loro, con la loro prestazione, lo hanno messo in difficoltà. Karsdorp, tra l’altro, è anche direttamente responsabile della sconfitta, con Fares che gli salta in testa e lui che non prova neanche a contrastarlo. Errori banali, che giocatori di quel livello non dovrebbero fare.

NERVOSISMO Tra l’altro, se la squadra ha poca personalità sicuramente è molto nervosa. Lo si è visto in campo in più occasioni (Dzeko che ha avuto a che ridire con El Shaarawy e Cristante, quest’ultimo anche con Schick). Ed, infatti, sembra che anche negli spogliatoi, durante l’intervallo, ci sia stata una discussione accesa tra un paio di giocatori giallorossi.