Nessun elemento di preoccupazione in merito alle condizioni fisiche di Dzeko
La Roma smentisce che Edin Dzeko si sia sottoposto ad infiltrazioni in Nazionale spiega che "non sussiste alcun elemento di preoccupazione" per il centravanti bosniaco. Questo è quanto fa sapere lo stesso club capitolino anche dopo i controlli effettuati in mattinata a Villa Stuart.
Benedetto nuovamente accostato alla Roma per il dopo-Dzeko
Torna in voga il nome di Dario Benedetto per il post-Dzeko. Il centravanti bosniaco potrebbe esser al capolinea con la Roma, che non ha intenzione di rinnovargli il contratto in scadenza a giugno 2020 e così i giallorossi si stanno guardando intorno per cercare un eventuale sostituto se l'ex City dovesse salutare con un anno d'anticipo. L'attaccante attualmente in forza al Boca Juniors era già stato accostato alla società capitolina nell'estate del 2017 e secondo il portale calciomercato.it, non è da escludere quindi che Ricky Massara abbia chiesto informazioni sul bomber argentino in occasione dell'incontro con il direttore sportivo degli 'Xeneizes' Nicolas Burdisso avvenuto qualche giorno fa.
Anticipazioni sulla terza maglia. Sarà blu (foto)
Dopo quelle sulla prima maglia sono arrivate le anticipazioni circa la terza divisa di gioco che la Roma indosserà nella prossima stagione. La maglia, come già emerso da alcune ipotesi, sarà blu, ispirata alla terza maglia della Roma usata nel 91/92 in Coppa delle Coppe contro il Monaco. Il logo della Nike, come pubblicato sul profilo Twitter di Vines Foot, sarà vintage nella versione anni 90. Il logo del cloub sarà nella versione attuale, ma monocromatico in giallo come il logo dello sponsor tecnico; mentre sulla maglia saranno visibili i vecchi loghi della Roma. Resterà in bianco il font dello sponsor. Con scollo a V e tradizionale il colletto, mentre sulle maniche vi saranno inserti giallorossi.
Le maillot third de l'AS Roma pour la saison prochaine pic.twitter.com/B0AWIFnYeO
— Vines Foot (@vinesfoot) 28 marzo 2019
Campos resta il favorito per il ruolo di DS. Potrebbe arrivare a Roma insieme a Pépé
Il nome di Campos resta sempre uno dei favoriti per il rulo di prossimo DS dela Roma. Un eventuale arrivo nella Capitale di Campos, come riferisce calciomercato.com, favorirebbe anche una trattativa di mercato già avviata da Monchi. Infatti la Roma aveva mostrato interesse per Nicolas Pépé, attaccante 23enne del Lille, squadra di cui Campos è l'attuale DS. Pépé ha segnato 18 gol in stagione tra campionato (17) e Coppe (1), un bottino che ne ha aumentato le quotazioni di mercato fino ad 80 milioni di euro. La Roma però non ne vorrebbe spendere più di 50 e deve guardarsi le spalle da Napoli ed Arsenal, che inseguono la punta ivoriana.
Everton nel mirino della Roma. Su di lui anche Milan e Manchester United
La Roma guarda in Sud America per rinforzare la propria rosa, soprattutto per quanto riguarda il reparto offensivo. L'ultimo nome sul taccuino di Monchi è quello di Everton del Gremio, 23enne reduce da due presenze con la nazionale brasiliana. L'esterno offensivo, con già due presenze ed una rete in Libertadores, ha un contratto fino al 2022 ed una clausola rescissoria intorno i 60 milioni. Ma la Roma, come riferisce calciomercato.it, potrebbe riuscire a prenderlo per una cifra che si aggira intorno la metà della clausola. Ma occhio alla concorrenza, con Milan, West Ham e Manchester United che segono con interesse il giocatore.
Riise: "La Roma è nel mio cuore, mi manca giocare all'Olimpico. Il miglior ricordo, giocare con Totti" (video)
John Arne Riise, ex giocatore della Roma, era presente a New York per i sorteggi della prossima ICC, alla quale parteciperanno anche i giallorossi. Al termine dell'evento l'ex terzino ha risposto ad alcune domand dei tifosi tramite il profilo Instagram della società:
Quali sono i tuoi migliori ricordi con la Roma?
"Sono due: il primo, giocare con Totti. Il secondo è il gol vincente contro la Juventus".
La Roma è ancora nel tuo cuore?
"Certamente. Mi manca la città, la squadra, i tifosi e soprattutto giocare allo Stadio Olimpico".
Cosa pensi di Kolarov?
"Di solito la domanda è chi tira più forte tra me e lui. Penso sia io. Ho un tiro più potente, forse lui è più preciso sui calci di punizione".
In seguito ha ricordato un aneddoto legato alla sfida di Champions League 2008/09 contro l'Arsenal, che ha visto la Roma eliminata ai rigori. Queste le sue parole tramite il profilo Twitter della Roma:
"Avevamo molti infortunati, ho dovuto giocare da centrale di difesa qualche minuto nel primo tempo. Probabilmente è stata la mia miglior partita con la maglia della Roma. È stata una di quelle partite in cui ti riesce tutto. Cosa ho pensato quando ho dovuto giocare da centrale? Avevo fatto qualche allenamento in quel ruolo viste le assenze, ma sono comunque partito a sinistra. Poi un nuovo infortunio e mi sono dovuto spostare, ero solo concentrato nel fare al meglio il mio lavoro e ha funzionato. Ripeto, è stata una delle mie miglior partite con la maglia giallorossa, ma avrei preferito giocare male e vincere piuttosto che bene e perdere, dato che alla fine siamo stati eliminati. Come ci siamo sentiti quando i tifosi sono venuti a Trigoria per ringraziarci? Quando arrivi alla Roma capisci immediatamente quanto siano importanti i tifosi. Per me era importante sentire il loro amore, essere apprezzato per come giocavo. Quella partita ha cambiato tante cose per me, l'amore eccezionale che abbiamo ricevuto dai tifosi a Trigoria... Tutti i tifosi vogliono il 100% dell'impegno, è quello che conta e piacevo a loro per questo. È per questo che mi manca Roma, l'affetto che ho ricevuto e che continuo a ricevere è incredibile, non lo dimenticherò mai".
Ieri @JARiiseOfficial ci ha raccontato i suoi ricordi del Roma-Arsenal di Champions League del 2008-09#ICC2019 #ASRoma pic.twitter.com/0LrXO0D0Dr
— AS Roma (@OfficialASRoma) 28 marzo 2019
Ag. Cangiano: "Mi ricorda Insigne per qualità tecniche e balistiche. Ha un solo anno di contratto"
Clemente Severati, agente del giovane giallorosso Cangiano, ha parlato delle qualità e della stagione del suo assistito; che ha già toccato doppia cifra di reti alla sua prima stagione con la Primavera. Queste le sue parole a tuttomercatoweb.com: "Riesce a interpretare bene entrambe le fasi, sia quella offensiva che quella difensiva, e nel 4-3-3 di oggi gli allenatori chiedono versalità agli esterni alti. Lui dà buon equilibrio tattico. Poi ha forza nelle gambe, superiore alla media, è difficile da marcare nell'uno contro uno. Mi ricorda Insigne per qualità balistiche e tecniche, nonostante non sia molto alto è forte di testa, ne segna 4-5 così. È nato a Napoli ma è alla Roma sin da bambino, legge molto bene le situazioni di gioco. È in Nazionale e ha un solo anno di contratto".
Schick nel mirino di Everton e Lipsia
Dopo le voci su un possibile addio di Dzeko si susseguono anche quelle legate ad un trasferimento di Patrick Schick. L'attaccante ceco, che già a gennaio è stato vicino al prestito alla Sampdoria, potrebbe lasciare la Roma non avendo ancora convinto in queste due stagioni in giallorosso. Schick, come riferisce tuttomercatoweb.com, piace molto ad Everton e Lipsia; che potrebbero prenderlo per una cifra di circa 30 milioni di euro. Ma non viene eslusa anche l'ipotesi di prestito con diritto di riscatto.
Rosella Sensi contro Pallotta: "Basta bugie sulla mia famiglia per giustificare il fallimento"
LEGGO.IT - BALZANI - Basta alibi. Sono stufa delle bugie di Pallotta sulla mia famiglia!”. Anche la serafica Rosella Sensi stavolta ha perso le staffe e ha deciso di replicare all’ennesimo attacco. L’ex presidente della Roma ha affidato, pochi minuti fa a Leggo, una risposta chiara e precisa a James Pallotta attuale proprietario del club giallorosso. L’americano, in un’intervista rilasciata qualche giorno fa all’emittente americana Real Vision ma uscita solo nella mattinata di oggi, ha tirato in ballo ancora una volta i problemi legati all’acquisto della Roma nel 2011 a causa di una situazione debitoria definita “grave” dallo stesso Pallotta. “Dopo anni di continue “imprecisioni”, nel migliore dei casi, sullo stato patrimoniale della As Roma sotto la proprietà della mia famiglia come comodo alibi per rinviare risultati sportivi ed economici non in linea con le aspettative, è arrivato il momento di mettere un punto - ha dichiarato la Sensi a Leggo -. Sono stanca di sentir sindacare su come la mia famiglia e mio papà per amore della Roma hanno speso soldi o accumulato debiti che non riguardavano il club ma solo il patrimonio privato. Quando Pallotta ha preso la Roma c’era una situazione di passività consolidata irrisoria. Sono dati oggettivi, non chiacchiere. Forse il presidente è mal informato o mal consigliato”. Poi lo invita a un confronto faccia a faccia: “Sono pronta a confrontarmi con lui quando vuole su questo argomento per spiegarglielo direttamente. Oggi la situazione patrimoniale è diversa ma non sarò io a commentarla in quanto lo trovo un esercizio poco elegante. Da tifosa e innamorata della Roma mi auguro che la Roma possa raccogliere quanto prima i successi sportivi che merita e che mancano da tempo. E spero che non si parli più in maniera inesatta del passato per trovare alibi del presente. Forza Roma”. Ma cosa aveva detto Pallotta? Il presidente, e non è la prima volta, ha tirato in ballo in un’intervista in cui si parlava del suo ingresso nel mondo del calcio e del progetto stadio proprio le problematiche relative all’acquisto del club. “Quando abbiamo acquistato il club, la società era in grave difficoltà finanziaria - ha detto Pallotta -. I precedenti proprietari, anche se potevano aver fatto un buon lavoro negli anni sul campo, avevano preso alcuni prestiti e avevano una grande quantità di debiti – principalmente con le banche. Con l’Unicredit che credo fosse sostanzialmente il proprietario del club. Quindi abbiamo avuto molto da fare per cambiare la situazione, praticamente ho passato i primi due anni quasi solamente a combattere con le banche Alla fine, dopo pochi anni, ci siamo liberati di tutti i debiti”.
Damiani: "Massara è un professionista, può prendere il posto di Monchi"
Oscar Damiani è stato intervistato da Centro Suono Sport. Il procuratore ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla questione riguardante il futuro DS giallorosso:
“Luis Campos è una persona di grande esperienza, al Lille ha fatto un lavoro eccellente, è secondo in classifica, sta facendo bene, ha scoperto molti giovani in gamba, lo conosco bene. Non so se Campos verrà, non penso comunque se qualora venisse alla Roma sarebbe giusto dargli carta bianca, lui deve confrontarsi col presidente. Prima c’è la società, che è la parte più importante, poi il resto. Pallotta e le persone più vicine a lui devono avere le idee chiare sul da farsi, poi in caso demandano a qualcuno come il direttore sportivo. Non mi aspettavo che l’esperienza di Monchi alla Roma terminasse così, nella capitale sono mancati i risultati e quindi ha pagato la persona che si è occupata dei trasferimenti. Massara è un professionista, può prendere il suo posto, forse è giusto che faccia il salto di qualità, magari con Totti al suo fianco”.
Higuain: "Il mio futuro è al Chelsea"
Gonzalo Higuain, attaccante del Chelsea, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Fox Sports riguardo il suo addio alla nazionale argentina. Sul suo futuro, date alcune voci che lo volevano a Roma, ha precisato:
“Mi sto godendo questa nuova esperienza. Mi sono dovuto adattare il più rapidamente possibile per dimostrare che sono arrivato in una squadra per restarci. Sono contento della mia carriera, sono stato fortunato. Ho giocato nei tre migliori campionati al mondo e l’ho fatto con le squadre migliori".
Ranieri e Ancelotti, ritorno al passato con un presente tutto da scrivere
INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - Domenica 31 marzo ritorna il campionato. Dopo la sosta forzata a causa degli impegni delle varie selezioni nazionali in previsioni di Euro 2020, la Serie A si ripropone in grande stile con il big match della ventinovesima giornata tra Roma e Napoli. I giallorossi sono obbligati a vincere per poter sperare ancora nella qualificazione alla prossima edizione della Champions League e dovranno tentare nell'impresa con ancora parecchie defezioni importanti, ultime quelle di Alessandro Florenzi e Stephan El Shaarawy; i partenopei, dal canto loro, scenderanno in campo alle ore 15 non tanto per avvicinare la Juventus di CR7, che appare ormai imprendibile, quanto per provare ad allungare il proprio vantaggio sull'Inter di Luciano Spalletti, terza in classifica a -7 dagli azzurri.
Roma-Napoli è anche la sfida tra Claudio Ranieri e Carlo Ancelotti, due monumenti del calcio italiano, ma anche "due destini che si uniscono", come cantavano i Tiromancino nell'ormai lontano anno 2000, in riferimento a quelle compagini che domenica prossima saranno le loro rispettive avversarie.
L'attuale mister giallorosso, infatti, ha vissuto all'ombra del Vesuvio un anno e mezzo, quando la sua carriera come tecnico era ancora pressoché agli albori. Estate 1991. Napoli vive un momento sportivamente (e non solo, visto quanto 'El Pibe de Oro' abbia rappresentato per l'intera città) drammatico: Diego Armando Maradona, dopo aver regalato trofei e giocate mai viste da quelle parti prima, saluta la città partenopea.
Il presidente Corrado Ferlaino, nonostante l'inizio della crisi economica della società, che avrebbe poi portato a un lento e costante declino, tenta di mantenere la compagine campana ad alti livelli; come successore in panchina dello 'scudettato' Bigon, viene scelto proprio Claudio Ranieri. Si tratta di un profilo giovane, appena quarant'anni, ma non per questo privo di esperienza e successi: l'allenatore testaccino, infatti, nei tre anni immediatamente precedenti è stato in grado di condurre il Cagliari dalla Serie C alla Serie A e di salvare con un turno di anticipo i sardi nella loro prima stagione al ritorno nella massima serie.
Ranieri, consapevole della situazione societaria tutt'altro che florida, non chiede molti rinforzi: arrivano i difensori Tarantino e Blanc, il centrocampista De Agostini e l'attaccante Padovano. In attacco, l'ex Cagliari punta forte sul rilancio di Careca e su una giovane stella di cui si parla un gran bene: Gianfranco Zola. Si tratta di scelte che pagheranno. Il Napoli, infatti, conclude quarto in classifica, piazzamento che consente la qualificazione alla successiva Coppa UEFA, dopo un girone d'andata in cui emergono addirittura pensieri di lotta per lo scudetto. Non male come primo anno d.M. (dopo Maradona).
La stagione seguente, invece, è tutta da dimenticare. Inizia male e finisce peggio: già a novembre, dopo una serie di cinque sconfitte in otto partite, culminata con l'eliminazione dalla Coppa UEFA per mano del Psg, Claudio Ranieri viene esonerato. Nonostante tutto, l'attuale mister giallorosso ricorderà sempre con piacere negli anni a venire la sua esperienza partenopea, vista come il vero inizio di una carriera su panchine ad alto livello.
Come detto, domenica prossima, allo Stadio Olimpico, Ranieri si troverà di fronte Carlo Ancelotti, a sua volta storicamente legato a doppio filo con la Roma.
È l'estate del 1979, quando il Parma si appresta a vivere la stagione tra i cadetti, a seguito della promozione ottenuta soltanto pochi mesi prima dalla Serie C. Con gli emiliani gioca un talento puro, nato a Reggiolo, di appena vent'anni: Carlo Ancelotti, appunto. Nils Liedholm, al suo secondo soggiorno romanista, vuole a tutti i costi portare il ragazzo nella capitale. L'allora presidente giallorosso Dino Viola dà carta bianca al suo ds Luciano Moggi (sì, proprio lui) per strappare il giovane ai gialloblu.
La trattativa è lunga e difficoltosa, poiché il Parma vorrebbe tenere almeno un altro anno Ancelotti. Alla fine, la società emiliana si lascia convincere dalla proposta monstre (per l'epoca) di Moggi: 750 milioni di lire per la metà del cartellino del centrocampista. A posteriori, un affare colossale per la Roma.
Liedholm è entusiasta dell'arrivo del centrocampista e lo fa diventare sin da subito un perno della sua linea mediana. Purtroppo, negli otto anni trascorsi all'ombra del 'Cupolone', Ancelotti viene afflitto da diversi, seri infortuni alle ginocchia, che non affliggono il suo sempre ottimo rendimento, ma spesso lo tengono fuori da appuntamenti importanti (una su tutte, la maledetta Finale di Coppa dei Campioni del 1984 contro il Liverpool).
Tutto ciò, non impedisce comunque a Carlo Ancelotti di essere tra i protagonisti dello storico secondo scudetto giallorosso e di diventare un vero e proprio perno della Roma, il cui coronamento appare la fascia da capitano al braccio a partire dalla stagione 1985/1986.
Nell'estate del 1987, tuttavia, Dino Viola commette l'errore di ritenere concluso il ciclo romano del centrocampista e credere pressoché sul viale del tramonto la carriera del ragazzo. Ancelotti ritrova Liedholm al Milan e disputa altre quattro stagioni a grandissimi livelli, vincendo una Supercoppa Italiana, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali.
Appesi gli scarpini al chiodo, inizia la 'saga' che vuole, a cicli regolari l'avvento, di Ancelotti sulla panchina della Roma: un tormentone che anno dopo anno, anche tra i tifosi, prende i contorni del grottesco.
Il momento in cui si è più vicini al matrimonio risale all'estate del 2005. La Roma è reduce da una stagione drammatica, con l'alternarsi di quattro allenatori sulla propria panchina e una salvezza matematica raggiunta soltanto alla penultima giornata grazie a una prodezza di Antonio Cassano a Bergamo. La società è ormai sostanzialmente in mano a Rosella Sensi, che assume le redini al posto del padre Franco, ormai molto provato dalla malattia che lo affligge. L'amministratore delegato giallorosso chiede a Bruno Conti (colui che per ultimo si è seduto sulla panchina romanista nella stagione 2004/2005) di contattare Carlo Ancelotti per sondare la sua disponibilità a trasferirsi nella mai dimenticata Capitale.
Il tecnico milanista ci pensa realmente su e si arriva a un passo dall'accordo. Certo, Ancelotti non avrebbe a disposizione nella Roma tutti i campioni di cui può disporre in rossonero, ma evidentemente l'idea di ripartire da zero con un ciclo ambizioso in giallorosso lo stuzzica non poco. Tuttavia, dopo la disfatta clamorosa nella finale contro il Liverpool di Istanbul, Ancelotti sceglie di restare nella città meneghina, non ritenendo ancora concluso il suo percorso in rossonero.
Altre dichiarazioni degne di note ci portano indietro a gennaio del 2009. La Roma di Luciano Spalletti, dopo anni di calcio champagne e assalti (purtroppo neutralizzati) allo scudetto, sta vivendo una stagione di troppo bassi e pochi alti. All'Olimpico arriva il Milan sempre di Ancelotti, che nella conferenza stampa pre-partita 'accende' il match affermando: "Auguro a Luciano di vincere la Champions League quest'anno e poi di lasciarmi il posto sulla panchina della Roma. Voglio concludere lì la mia carriera". Spalletti, che in quel momento l'emblema della serenità certo non è e inizia a vedere fantasmi che lo vorrebbero fuori da Roma dappertutto, vive le dichiarazioni del mister rossonero come una provocazione e risponde con un gesto plateale di invito a sedersi sulla panchina giallorossa dopo lo scambio di abbracci che precede la gara sul terreno dell'Olimpico.
Seguono altri anni di dichiarazioni d'amore di Ancelotti verso la Roma, ma mai una reale disponibilità a prendersi quel posto che tanto ha sempre sostenuto di desiderare.