Conceiçao: «Loro in crisi? Non mi fido, ma passiamo noi»

LEGGO - BALZANI - «Vinceremo, senza fretta». Un altro (ex) laziale vuole regalare un dispiacere alla Roma e a Di Francesco. Si tratta del tecnico del Porto Sergio Conceiçao che stasera proverà a ribaltare il 2-1 dell’andata e a riscattare la sconfitta col Benfica che sabato gli è costato la testa della classifica: «Dobbiamo essere aggressivi, ma anche efficaci in difesa, dobbiamo saper aspettare. L’equilibrio sarà la chiave per vincere la partita. Dobbiamo essere preparati a una squadra che difenderà un punteggio favorevole, ma se giochiamo come sappiamo possiamo arrivare ai quarti». Conceiçao non si fida della crisi della Roma: «Tutti siamo in difficoltà, ma non deve pesare. Contano poco le chiacchiere quando l’arbitro fischia. La Roma resta una grande squadra». Il Porto ha recuperato Marega e Corona in attacco.


Passo d'addio

LEGGO - BALZANI - «Il mio futuro? Conta solo il passaggio del turno». Il lungo addio di Di Francesco potrebbe consumarsi tra i famosi ponti di Porto, più precisamente in uno stadio il Do Dragao esaurito in ogni ordine di posti.
In una serata in cui la Roma si gioca per il secondo anno di fila l'accesso ai quarti di ChampionsLeague e la possibilità di riscattare il derby perso malamente sabato scorso. In caso di eliminazione il destino di Eusebio sarebbe segnato, anche in caso di successo (dorato, visto che vale 15 milioni) potrebbero arrivare le dimissioni del tecnico ormai sfiduciato da squadra e società. Compreso Monchi, che l'ha difeso fino a che ha potuto, ma che ormai (visto l'imminente addio del ds vicinissimo all'Arsenal) non ha più voce in capitolo. Di Francesco è rimasto scottato dall'atteggiamento di alcuni giocatori e fa pensare l'esclusione dai convocati di Pastore(ufficialmente per un nuovo problema al polpaccio) che proprio durante il derby aveva avuto uno screzio verbale con l'allenatore al momento dell'ingresso in campo.
Per la successione sembra una corsa a due tra Panucci, pronto a lasciare l'Albania di cui è ct, e Paulo Sousa che dovrebbe assistere dal vivo al match di stasera e che ha messo in stand by il Bordeaux. Sembra un duello perché è tornato in quota il nome di Ranieri, l'aggiustatore con cui la Roma sfiorò il titolo nel 2010. Sembra tramontare invece l'ipotesi Donadoni. Eusebio ha preferito parlare del match ma ha lanciato pure qualche segnale: «Non conta il mio futuro ora, conta solo la qualificazione. Ed è quello che dovrebbe interessare a chi ha nel cuore la Roma. Mi piacerebbe essere supportato, e non sopportato. Ma non gioco io contro il Porto. Non è la partita di Di Francesco. Sarà importante la fase difensiva e sceglierò i titolari guardando in faccia la squadra. Questa sarà una battaglia e contano tanti aspetti. Momento complicato? Il più difficile è sempre quello che deve venire. La presenza di Sousa? Non sapevo ci fosse, ma non c'è niente di male. Un conto è fare certe dichiarazioni, un conto guardare le partite. Potrebbe capitare anche a me...». Frasi amare. In quello che potrebbe essere l'ultimo atto DiFra si affiderà alla coppia Manolas-Marcano mentre in porta Mirante insidia seriamente il posto a Olsen. In attacco dovrebbe rivedersi Perotti: «Raggiungere di nuovo i quarti sarebbe un risultato incredibile, dobbiamo cancellare il derby».


Triste, solitario e infortunato: Pastore resta fuori

GAZZETTA DELLO SPORT - Pastore non farà parte del gruppo dei «cavalieri» chiamati a fare l’impresa, perché tradito ancora una volta dai suoi polpacci di vetro, secondo la versione ufficiale. Il problema è che l’universo giallorosso - dopo le indiscrezioni uscite sul suo screzio con Di Francesco nel derby - non crede molto all’infortunio, ritiene che sia una copertura. Ma il paradosso in fondo è un altro. Fra Psg e Roma, gli stop a causa del polpaccio sono stati più di venti. Un’enormità, quasi come il gesto di gettare a terra la pettorina, non mormorando parole gentili, al momento di entrare in campo contro la Lazio: troppo tardi, secondo il pensiero del «Flaco», che comunque si è parlato con l’allenatore, prima della scelta di non convocarlo.


Menomale che Manolas c'è: con lui è tutta un'altra difesa

GAZZETTA DELLO SPORT - Per fortuna che torna Manolas. È il pensiero un po’ di tutti, dentro e fuori Trigoria. Perché la difesa della Roma con il greco è una cosa, senza un’altra. Anche perché lui per i giallorossi è davvero l’uomo della Champions, come ammise anche dopo il gol al Cska Mosca, il quinto nella massima competizione. «Sì, sono l’uomo-Champions», disse lo scorso 7 novembre Kostas, dopo aver deciso il successo per 2-1 in terra russa. Quello al Cska fu il suo terzo gol con la Roma in Champions League, anche se ovviamente il più importante fu un altro, quello segnato quasi un anno fa al Barcellona all’Olimpico e che sancì il 3-0 ai catalani e il conseguente approdo in semifinale della Roma. Quel gol lì gli ha cambiato un po’ tutto il mondo, dentro e fuori il campo. «Il momento migliore della mia carriera, quella sera mi sentivo come l’uomo più felice del mondo», le parole del greco di qualche giorno fa.


Sarà dura ma niente panico: si può fare

GAZZETTA DELLO SPORT - La Roma travolta nel derby, con tutte le fastidiose implicazioni psicologiche e di classifica, il Portoreduce dal secondo k.o. di campionato (sempre contro l’odiato Benfica). Per i giallorossi il rischio è vedersi sfuggire la zona Champions, per i portoghesi quello di abdicare al titolo. Se mai fossero mancate le motivazioni – impossibile dopo il 2-1 dell’Olimpico che di fatto neutralizza qualsiasi idea di tatticismo per stasera – eccone quindi una in più: c’è da tenere in piedi, se non «salvare», una stagione che con l’eliminazione prenderebbe una brutta piega. Dal versante sportivo, poi, il discorso scivola inevitabilmente su quello finanziario. Arrivando in semifinale nel 2018, la Roma incassò ragguardevoli 84 milioni, se sprecati o meno si capirà presto. Quest’anno, in un torneo ancora più ricco dopo la riforma «4X4», sono virtualmente entrati nelle casse più di 50 milioni. I quarti valgono minimo altri 10,5 milioni con i quali riprogrammare il futuro e staccare – nel campionato dei bilanci – Napoli, Roma, Inter nel ruolo di sfidante della Juve. Tutto passa per una sfida che guardandosi intorno, giusto riconoscerlo, potrebbe anche promuovere l’oggetto del desiderio nel sorteggio dei quarti. Meglio così. Meglio andare avanti a fari spenti come l’anno scorso quando, dopo la batosta di Barcellona, la Roma improvvisò i 90’ di gran lunga più entusiasmanti della sua storia recente.


Super Casillas: il fronte del Porto. Nessuno come lui

GAZZETTA DELLO SPORT - Può darsi che la Roma spezzi il suo cammino: per Casillas sarà comunque stata la 19ª fase a eliminazione diretta in venti edizioni consecutive di Champions. Un record non facilmente superabile. Se il Porto può sognare i quarti, se all’Olimpico è finita soltanto 2-1, se Sergio Conçeicao può anticipare la strategia anti-Roma («Cercare di vincere, ma senza fretta, con una grande difesa»), è grazie alle parate di questo ragazzino di quasi 38 anni. Era cominciato tutto venti anni fa, febbraio 1999, debutto in Liga a 18 anni nel Madrid di Toshack. Prima di Neuer, è stato Casillas a ingaggiare un testa a testa con l’amico Buffon per il miglior portiere del mondo. Di lui Buffon dice: «Un campione con qualcosa di fuori dal normale». Casillas ha risposto con un «sei il numero uno» e ha twittato una foto con la maglia di Gigi il giorno in cui ha lasciato la Juve. Alla lunga, ha avuto la meglio Buffon, ma l’albo d’oro dello spagnolo resta inarrivabile. Con la Spagna, un Mondiale e due Europei: «Alla Nazionale non ho mai detto addio, anche se capisco Luis Enrique». Con il Real, cinque campionati, tre Champions, due Supercoppe europee, un Intercontinentale, un Mondiale per club, due coppe di Spagna e quattro Supercoppe. Non basta un armadio per contenere questo ben di dio arricchito da uno «scudetto» e una Coppa di Portogallo.


Strootman in visita a sorpresa. Pastore ko, stavolta è il polpaccio

IL TEMPO - MENGHI - Un leader in più a Trigoria alla vigilia della sfida decisiva col Porto: Strootman ha fatto visita alla Roma ieri mattina, prima della partenza per il Portogallo, ha assistito alla rifinitura della squadra, ha salutato tutti, allenatore e dirigenti
compresi, e si è intrattenuto anche nel luogo «sacro» dei giocatori, lo spogliatoio, dando la
carica ai suoi ex compagni in vista della Champions. Intanto a fermare Pastore è un problema al polpaccio dovuto ad una forte contusione subita nella stracittadina: difficile un rientro per l'Empoli. Nulla a che vedere con la lesione fibrotica al soleo destro curata a Barcellona a novembre, e nessuno screzio con l'allenatore come qualcuno aveva malignamente ipotizzato.


La notte della verità

IL TEMPO - AUSTINI - Dall’inferno al paradiso in quattro giorni? La Roma è capace di farlo. Così come di affondare definitivamente negli abissi di una stagione assurda. Nessuno, da Di Francescoa De Rossi fino all'ultimo giocatore, è in grado di prevedere cosa accadrà
in questa ennesima prova d'appello stasera in casa del Porto. Decisiva, a differenza
di un derby perso in malo modo, teoricamente l’occasione migliore possibile per ribaltare di nuovo prospettive e umori generali. In palio c'è un posto tra le prime otto squadre d'Europa
che vale 15 milioni per il bilancio, traguardo incredibile se si pensa alla dimensione della Roma attuale in campionato, eppure a portata di mano peril secondo anno di fila. Il bis nella storia è riuscito solo a Spalletti a cavallo tra il 2007 e il 2008, quando eliminò il Lione nella prima sua campagna in Champions e il Real Madrid nella stagione dopo. Adesso ci riprova Di Francesco, l’uomo che è riuscito addirittura a portare i giallorossi in semifinale. Con rimpianti. Un anno dopo i problemi sono aumentati, la crescita auspicata è diventata involuzione, l'allenatore si ritrova all'ennesima partita da dentro o fuori. Non solo per la
Champions, ma per il suo futuro sulla panchina romanista. Pesa molto di più la pressione che quel gol beffardo subìto all'andata, il 2-1 è tutto sommato un buon vantaggio da gestire su un campo tostissimo, non più di altri dove la Roma si è cimentata di recente. Di fronte ci sarà un avversario esperto e pieno di buoni giocatori, ma dipende molto da quale versione dei giallorossi si ritroverà di fronte l'ex laziale Coincecao. Di Francesco dovrebbe optare per il 4-3-3, questa l’unica indicazione fornita dall’abruzzese, che ha blindato tutte le prove a Trigoria, oscurando pure le riprese della tv del club. Se non bluffava - testato anche il 3-5-2 - si vedrà quindi una linea a quattro dietro, con Manolas al rientro probabilmente spalleggiato da Marcano, che il Do Dragao lo conosce meglio di tutti. Lo spagnolo è favorito su Juan Jesus e Fazio, uno fra i centrali dovrà accomodarsi in tribuna. Sulle fasce Karsdorp in vantaggio su Florenzi, mentre dall'altra parte è sicuro di giocare Kolarov. Se il centrocampo sarà a tre, rischia i star fuori di nuovo Nzonzi, De Rossi è irrinunciabile in un
momento e una partita del genere, gli intermedi dovrebbero essere Pellegrini e Zaniolo. Ma Cristante spera. Davanti la certezza si chiama Dzeko, stavolta spalleggiato da due esterni d'attacco puri: con El Shaarawy potrebbe toccare a Perotti, seduto ieri in sala stampa allo stadio accanto a Di Francesco. «Sono qui da tre anni e mezzo - analizza l'argentino - e ci sono stati sempre alti e bassi, non succede solo adesso. Una delle cose più brutte di essere stato fuori a lungo è stata quella di non poter dare una mano e allenarmi con loro. Abbiamo un vantaggio da gestire, se segniamo un gol per loro sarà più difficile. E in campionato abbiamo solo tre punti di distanza dall'Inter quarta». Il Porto dal canto suo ha appena perso lo scontro diretto contro il Benfica e il primato della Liga portoghese. Ma tutti qui confidano nella rimonta. Un contrattempo per Coincecao alla vigilia: troppo vento allo stadio per allenarsi, la squadra ha fatto solo quattro giri di campo ed è rientrata negli spogliatoi. Le notizie migliori il portoghese le aveva però avute dall’infermeria: tutti disponibili, il bomber Marega compreso, tranne Aboubakar.


Di Francesco duro: «C'è solo la Roma»

IL TEMPO - AUSTINI - «Non gioca Di Francesco, gioca la Roma». Ci prova direttamente lui a riportare l’attenzione su quello che conta di più. La Champions, un posto fra le prime otto, roba che in questo momento è diventata addirittura un sogno per la Juventus di Cristiano Ronaldo, presa a schiaffi a Madrid dall’Atletico. É troppo più importante questo traguardo, seppur parziale, che tutto il resto, compreso il futuro di una panchina scricchiolante da ottobre e rimasta in qualche modo incollata sulla schiena dell’abruzzese. Provato, visibilmente stanco, ma non rassegnato, l’allenatore si affaccia velocemente sul campo del Do Dragao «Ispezionato» dai giocatori, poi sale nella sala stampa per spiegare che «non prevale  il discorso Di Francesco o altro, davanti a tutto va messa la Roma. Dobbiamo passare il turno, ci siamo conquistati questa possibilità e io e la mia squadra vogliamo sfruttarla. Conta di più rispetto alle chiacchiere che ci sono dietro, l’attenzione va riportata sulla partita e non su di me, la gente lo capisca: l'interesse comune di un romanista deve essere qualificarsi ai quarti, sarebbe una cosa storica per il club. E mi dà fastidio che i
tifosi non capiscano che in campo ci va la Roma». Poi una frase che non si capisce se rivolta ai giocatori o ai dirigenti: «Essere supportato è fondamentale, sopportato no». Di Francesco sa bene cosa lo aspetta in caso di un altro crollo, con eliminazione incorporata: a quel punto la società sarebbe intenzionata a cambiare guida tecnica, per provare a dare una scossa al
gruppo e tentare di prendersi almeno il quarto posto. «Per me è sempre difficile da quando alleno questa squadra - dice ancora Eusebio - e il momento più duro è sempre quello che deve venire. Fa parte del mio lavoro, certi discorsi li metto da parte, i risultati  condizionano la carriera di ogni allenatore». L'ultimo è stato un disastro. «Ma il derby è stata una gara particolare, nella ripresa sembravamo in grado di poter pareggiare e il 2-0 ci ha tagliato le gambe». Contro la Lazio ha schierato la Roma col suo modulo preferito e dopo il gol di
Caicedo ha ripristinato il 4-2-3-1, stasera «il pensiero è di partire con il 4-3-3 - conferma a Sky - poi vedremo come si mette la gara e se la notte porterà altre idee. Non dico nulla sulla formazione, non la sanno neppure i giocatori: Voglio decidere alla fine e vedere anche le loro facce per scegliere chi mandare in campo ad affrontare questa grande battaglia. Tutti devono pensare alla partita della vita e metterci il massimo impegno. Sarà fondamentale fare una buona fase difensiva, il resto verrà da sé». E mentre Coincecao invita il Porto alla prudenza («non dobbiamo avere fretta di segnare»), la stampa locale annuncia la possibile presenza di Paulo Sousa in tribuna. Il portoghese, a un passo dall'accordo con il Bordeaux
(gli avvocati stanno scrivendo i contratti), non sarebbe comunque il favorito per l’eventuale sostituzione di Di Francesco, che si mostra sereno riguardo all’«ombra» dell'ex juventino, poco garbato qualche mese quando si candidò pubblicamente per la panchina giallorossa. «Un conto è fare dichiarazioni antipatiche o senza stile - ribatte Eusebio, stizzito per le parole di allora di Paulo Sousa - un altro è vedere in giro le partite: fa parte del nostro mestiere e in futuro potrebbe accadere con me». Poi chiede ironico: «Ma verrà allo stadio?». Lui forse, Donadoni e Panucci no: sono loro gli altri due che sperano di soffiargli il posto. Della serie: mors tua, vita mea.


Souad: «Avanti con DiFra comunque vada»

IL TEMPO - LO RUSSO - Sbai Souad (nata in Marocco ma cittadina italiana dal 1981) si occupa principalmente della condizione delle donne musulmane nel contesto dell'immigrazione in Italia, dal 2014 è componente dell'Osservatorio contro la violenza sulle donne presso la Regione Lazioe nel 2016 relatrice al convegno presso la Camera dei deputati, oltre che giornalista e saggista. E la sua seconda passione è la Roma. Tifosa sfegatata da quando ha messo piede nella capitale per poi restarci. «Tutta la mia famiglia è romanista, i miei figli neanche a dirlo, una passione nata subito, senza pensarci un attimo».

Come va con i colleghi laziali?
«Purtroppo ne sono circondata. Nella politica ci sono molti più laziali di quanto possiamo immaginare! Che dire... bisogna sopportarli, al contrario di noi romanisti loro sono spietati e infieriscono come possono, poi in questi giorni, lasciamo perdere».

Appunto, come è stato tornare a lavoro dopo il derby?
«Una tragedia, durante la partita ho avuto la tachicardia fino all'ultimo minuto, ma in fondo ho pensato che noi i derby siamo abituati a vincerli, quindi, va bene così...qualche volta tocca anche a loro».

Che valutazione dà alla stagione della Roma?
«Bisogna soffrire. Ma dobbiamo darci una mossa. La Roma ha dei giovani interessantissimi, devono giocare loro. Lo ammetto, il mio preferito è El Shaarawy».

Perché proprio lui?
«Lo considerato un giocatore eccellente anche come atteggiamento. E serio e rispettoso. Da Falcao a Totti a El Sha, è lamia Roma. Anche se ho casa piena di poster di Totti».

Oggi c'è il Porto.
«Fondamentale. Dobbiamo  vincere a tutti i costi, la mia famiglia è già tutta lì. Dopo il derby perso non può essere altrimenti».

E se dovesse perdere, appoggerebbe un cambio in panchina?
«Assolutamente no. Ammiro Di Francesco e voglio che resti lui nonostante tutto. Ha ancora bisogno di tempo, sarei cauta in questo senso. Criticare i dirigenti non serve e chi lo fa è in malafede».

Quindi è ottimista?
«Lo stadio di Oporto è uno stadio molto difficile, ma se mettiamo quella grinta che tante volte abbiamo dimostrato di avere, possiamo farcela».

Cosa deve fare la politica per eliminare del tutto il razzismo nel calcio?
«Purtroppo la mamma degli stupidi è sempre incinta ma nelle nostre squadre il 60% dei
giocatori sono stranieri. Nelle scuole dobbiamo dare l’esempio. Io lavoro da una vita per i
diritti umani. Deve nascere un nuovo pensiero proprio da quei campi, il calcio deve unire e non dividere».


Se parte Zaniolo, la Roma pensa a Chiesa

La Roma potrebbe mirare a Federico Chiesa. Se nella sessione estiva di calciomercato dovesse partire Zaniolo, sarebbe un buon candidato: secondo tuttomercatoweb.com, però, non è un accordo semplice soprattutto per la partecipazione alla Champions League e inoltre sarebbero interessate Juventus e Inter.


Dzeko: "Dobbiamo dimostrare di essere forti, non siamo una squadra che resta dietro in attesa"

Edin Dzeko affida le sue dichiarazioni a Blue Win. A poche ore dalla sfida col Porto parla così:

Il 3-0 al Barcellona?

"Amiamo questo sport proprio per storie così. Se andiamo avanti, con un po’ di fortuna potremmo arrivare un’altra volta in semifinale. Ma prima c’è il ritorno col Porto. In Portogallo dobbiamo dimostrare di essere forti, non siamo una squadra che resta dietro in attesa. Dobbiamo fare almeno un gol per passare al turno successivo“. 

I favoriti per la finale?
“Barcellona, Real Madrid, (uscito ieri, ndr) e Manchester City. E l’Atletico giocherebbe la finale in casa, questa è sicuramente una forte motivazione. Credo una di queste 3 squadre. Ma sarebbe meglio se vincesse la Roma!“.