Inzaghi e Di Francesco, ora è vietato sbagliare: "Ma servirà il cuore"

GAZZETTA DELLO SPORT - Strana la vita. Un emiliano e un abruzzese, stasera, avranno in mano il cuore di Roma. Simone Inzaghi ed Eusebio Di Francesco però non si scompongono, anche perché già da calciatori sapevano che il derby è una bestia dolce e terribile da domare. (...) Di Francesco mastica dubbi, anche perché all’orizzonte c’è la partita decisiva contro il Porto (e stasera può agganciare l’Inter). La prima scelta, infatti, sarà quella sull’utilizzo di De Rossi. «La più partita più importante è la prima, il derby – spiega il tecnico, che finora da allenatore non ne ha mai perduto uno (2 vittorie e un pari) –. Non possiamo ragionare troppo avanti. Ad oggi sta bene ed è migliorato tantissimo». Meglio così, anche perché lo zoccolo duro romano e romanista potrebbe essere un’arma. «È importante. A volte ti può togliere o ti può dare. I romani, parlo di Florenzi e De Rossi, hanno tanta esperienza, credo che possano aiutare i compagni più che togliere qualcosa». (...) Le incertezze ci sono anche perché DiFra ieri ha davvero blindato Trigoria. «Il modulo? Ci sono vantaggi e svantaggi in entrambi». Il segreto perciò forse è un altro. «Ci vogliono cuore e testa, ma mettiamo davanti il cuore e dietro la testa». Più o meno la stessa frase di ieri scritta da Monchi sui social. Sentimenti da derby.


Tenacia De Rossi, stringe i denti: è la sua partita

GAZZETTA DELLO SPORT - Se stanotte abbia dormito o meno non lo sa nessuno, forse neppure sua moglie. Daniele De Rossi, da tempo, dice che ha imparato a gestire l’ansia da derby, e magari è anche così. Prima non era così, e il numero 16 giallorosso non lo ha mai nascosto, così come non ha mai nascosto di avere amici molto cari che tifano Lazio. Poco male, per De Rossi, che di amore nella vita ne ha avuto sempre e solo uno. Ed è proprio in nome di quell’amore,che oggi sarà in campo, anche se il ginocchio non è ancora al 100% e lui stesso non è nelle migliori condizioni. (...) E di ricordi ce ne sono tanti, visto che la Lazio, dopo l’Inter, è la squadra che ha affrontato più volte in carriera. La prima volta, indimenticabile, a novembre del 2003, la sera del “Tacco di Dio” di Mancini. Aveva ancora il numero 27, nessun tatuaggio, capelli biondissimi, non era papà, la Roma non era ancora davvero sua. (...) Impossibile non pensare al 2020: ad aprile Ranieri toglie lui e Francesco perché non in grado di reggere la pressione di un derby che valeva lo scudetto, a novembre De Rossi per festeggiare si aggrappa al cancello della Sud e si mischia, davvero, ai tifosi. (...)  Dopo la sconfitta in finale di Coppa Italia fu tentato di andar via, Garcia lo pregò di restare, lui scelse di farlo in nome degli amori della sua vita: i figli e la Roma. Da quella volta non si è più guardato indietro e non lo farà neppure oggi. Al massimo, entrando in campo, guarderà a destra, la sua curva. Lo fa sempre prima del derby. Lo farà stasera. Con la speranza che non sia l’ultimo. A questo avrà pensato, stanotte, prima di dormire.


Bonifiche e controlli: mille agenti al lavoro

GAZZETTA DELLO SPORT - La «prima volta», siamo convinti, vorrebbe che non fosse indimenticabile. Il neo questore Carmine Esposito è «all’esordio» in un derby ed è per questo che ha messo la massima cura per la prevenzione, visto che segnali preoccupanti non mancano. Non è un caso che negli ultimi mesi – dagli incidenti tra ultrà giallorossi e tifosi del Cska a quelli tra laziali e supporter del Siviglia – le preoccupazioni non sono mancate. Per non parlare dei rischi d’infiltrazioni di ultrà esteri gemellati con i rispettivi «colleghi» (...) Detto che saranno circa un migliaio gli agenti al lavoro per la partita – e già ieri notte è partita la bonifica della zona dello stadio – oggi i cancelli saranno aperti alle 16.30, con la conferma delle ordinanze prefettizie che vietano la vendita per asporto di bevande in bottiglia o in contenitori in vetro nella zona dell’Olimpico e nelle vie prospicenti. Prevista una task force per il controllo per i servizi anti-bagarinaggio, parcheggiatori e venditori abusivi. Inoltre, la Questura ricorda che, dalle ore 18 fino a cessate esigenze, alcune strade saranno interdette alle auto, fatta eccezione per quelle di servizio pubblico Insomma, la macchina di prevenzione è partita. E il lavoro non mancherà.


De Sisti: "L'uomo in più è Daniele, un allenatore in campo"

GAZZETTA DELLO SPORT - Giancarlo De Sisti, lei ha affrontato la Lazio 27 volte in carriera di cui 15 da romanista e quindi nei derby. Due volte ha segnato nelle stracittadine di cui una, indimenticabile, il primo dicembre 1974. Che ricordo ha di quella partita?

«Ci campi a vita, entri nella storia, non lo dimentichi mai. Ho ricevuto un elmo da soldato romano dai ragazzi della Curva, presto lo donerò al museo del club perché è giusto così. Ma quando parlo di quel derby lì, vinto grazie a me e al mio tiro, ho ancora i brividi».

(...)

Un pronostico per questo derby?

«Credo e spero vinca la Roma. E’ più forte della Lazio, anche se in questa stagione le squadre sono mancate come continuità. Negli ultimi tempi, mentre la Lazio ha dovuto fare i conti con parecchi infortuni, la Roma è riuscita a ritrovarsi un po’ e questo conta. Se dovesse essere un derby tirato si potrà decidere sulle palle inattive e anche in questo senso vedo la Roma favorita. Soprattutto se come penso giocherà De Rossi: giocatore importante, ma ancora più fondamentale come allenatore in campo per i compagni».

Se fosse un d.s. e avesse 70 milioni chi comprerebbe: Zaniolo o Milinkovic?

«Zaniolo, ha 19 anni ed è talmente bravo. Milinkovic ha fisico e classe, è un giocatore importante, ma il ragazzino ha tutto per diventare un campioncino vero. Ha talento e personalità, basta non metterlo troppo sul piedistallo. Deve seguire i consigli di De Rossi, restare a lungo, molto a lungo nella Roma, e può diventare il futuro del nostro calcio».

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Il derby capitale: per prendersi la città e l’Europa

CORRIERE DELLA SERA - A Un derby «vecchie maniere», ma non è un complimento. Lazio e Roma si giocano stasera alle 20.30 una fetta importante della corsa al quarto posto, l’ultimo buono per disputare la Champions nella prossima stagione e aprire la miniera d’oro dell’Europa che conta. Il derby romano, si sa, ha una valenza che va oltre i punti in classifica: chi lo vince fa il pieno di autostima, chi lo perde rischia di cadere in depressione. È anche per questo che, in passato, spesso è finito in pareggio (...) La Roma ha un problema evidente con la fase difensiva: in 34 partite stagionali — tra campionato, Champions League e Coppa Italia — ha mantenuto inviolata la sua porta bestiale a concretizzare: 33 gol in 24 partite (dovrà recuperare quella con l’Udinese il 10 o il 17 aprile) e nelle ultime sei tra campionato e Europa League ha segnato la miseria di tre reti (...)  Eusebio Di Francesco ha recuperato Manolas ma non ha svelato se sarà 4-3-3 o 4-2-3-1. Ha però chiarito che l’unico pensiero è per la Lazio, non per il ritorno degli ottavi di Champions contro il Porto, mercoledì. La tensione della vigilia sta soprattutto nel timore, da parte dell’ordine pubblico, di infiltrazioni di ultrà stranieri in missione perché gemellati ai biancocelesti o ai giallorossi (...) Previsti 50.000 spettatori. Lontani i derby della caccia al biglietto, quelli in cui si sfidavano Nesta e Totti, Veron e Batistuta, Cafu e Stankovic. Bei tempi.


Lotito: "Gli errori arbitrali mi sono costati 40 milioni"

REPUBBLICA - PINCI - Questo calcio è pieno di farisei, io posso stare simpatico o antipatico ma con me ti ci devi confrontare». Claudio Lotito, presidente della Lazio, stasera sarà al suo 34° derby: ne ha persi 16, ma tra i 10 vinti c’è la Coppa Italia del 2013. Il suo momento più alto, quello? «Non lo so. Ma da quando ci sono io, tolte Juve, Inter e Milan, la Lazio ha vinto più di chiunque in Italia». Una frecciatina alla Roma? «È una constatazione, basta contare i trofei: due Coppe Italia, due Supercoppe. Poi magari qualcuno ha la Coppa delle Fiere...». Vede che ce l’ha con la Roma. Che è più avanti per il nuovo stadio: che fine ha fatto il vostro progetto sulla Tiberina? «Mi sono stufato di fare da apripista. Mando avanti gli altri. Un principio deve valere per tutti. Che facciamo, guelfi e ghibellini? Se il Comune consente a una delle due di fare lo stadio, deve farlo anche l’altra. Se uno stadio è a ridosso del Tevere allora non ci saranno problemi per chi lo realizza ad una distanza maggiore, o no?». Ma la vostra idea include costruzioni residenziali, la legge stadi nega questa possibilità. «Ed è un errore. La Juve lo ha capito: per aumentare i ricavi da stadio non bastano gli skybox, servono 20mila residenti in zona. Per questo di nuovi stadi non ne fa nessuno, sarebbero nel deserto». Qual è il suo obiettivo ora? «Rompere l’assioma per cui più spendi, più vinci. Ci sono esempi recenti all’estero di outsider capaci di battere i colossi». Quindi sogna la Lazio come un Leicester italiano? «Non regge, la Lazio è stabilmente tra le grandi. È mancata in alcune performance quest’anno, nonostante i miei investimenti». I tifosi la criticano lo stesso. «Ma in estate ho comprato e ho rifiutato per un calciatore un’offerta a cifre a cui nessuno al mondo avrebbe detto di no». Parla di Milinkovic, è chiaro. «Il nome non lo dico. Mi ero impegnato con Inzaghi a non cederlo. E l’offerta arrivò al penultimo giorno di mercato, non avevo tempo per sostituirlo». Ce l’ha sempre con gli arbitri? «Altri presidenti parlano molto del tema, io no. Faccio solo una domanda: secondo voi ci hanno avvantaggiato o penalizzato? L’anno scorso mi sono costati 40 milioni di euro, perché non siamo andati in Champions. Amo il calcio romantico, oggi ci sono interessi in ballo. Errare humanum est, sed perseverare diabolicum. Puoi sbagliare una volta. Due, tre, quattro. Ma se sono ricorrenti devo capire. Non credo a coincidenze». Però c’è il Var. «Oggi sbagliare è più difficile. Non condivido quando qualcuno non se ne avvale, non è uno strumento alternativo, ma di supporto». Per il derby ha fatto benedire il centro tecnico. Ha altre scaramanzie? «Non sono mica scaramantico. Se porto un prete a Formello mi dicono che faccio l’esorcismo, se loro fanno benedire gli uffici da monsignor Fisichella va bene. Due pesi e due misure». L’Uefa ha aperto un’inchiesta per razzismo dei tifosi laziali in Europa League. «Qui 10 persone che a Siviglia fanno il saluto romano possono condizionare il giudizio su una società che fa prevenzione, attività contro il bullismo, azioni per reprimere. I comportamenti di singoli non possono ricadere sulla società e su una comunità sana». Però è mancata una condanna da parte del club. «Per la Cassazione, il saluto romano non ha quel tipo di connotazione che gli si vuol dare se non è accompagnato da un contesto evocativo del Ventennio. Come fate a criminalizzare una società, un popolo?». Lotito, controlla ancora lei il calcio italiano? «Il nostro è un mondo che va bonificato nell’interesse del sistema. Il consenso non te lo dà il fatturato, te lo danno gli altri. Io tutelo soprattutto i più deboli del calcio. E mi ascoltano perché dico cose sensate: vedo 5 anni avanti, gli altri vivono per il carpe diem». Ed è stato rieletto in Consiglio federale. Ai tempi di Tavecchio lei era l’uomo più potente. «Con Tavecchio mi massacrarono perché indossai una felpa della Nazionale, ma me la fece dare lui dal magazziniere a Bari perché pioveva. Io e Carlo abbiamo fatto le riforme: la norma sulla proprietà che obbliga a produrre certificati bancari su solidità e provenienza dei fondi. Anche se mi pare che la applichino poco. La Var chi l’ha voluta? E la Goal line?». Ne trasse anche qualche beneficio: la deroga per tenere sia Lazio che Salernitana. «Non è così. La Salernitana la presi in Serie D, era permesso. Ho vinto la D, la C2, la C1. Se cresci per merito sportivo, mantieni la proprietà, ma se la Salernitana salisse in A dovrei scegliere di vendere una delle due, non esistono favori». E quale venderebbe? «Io non mi fascio la testa prima di rompermela».


Esame Zaniolo. Manolas titolare

REPUBBLICA - “Serve più cuore che gambe”: come si fossero messi d’accordo, Inzaghi e Di Francesco usano le stesse parole per preparare la sfida tra Lazio e Roma. La prima, che non vince il derby in casa in campionato dal 2012, ritrova Radu in difesa e deve scegliere tra Romulo e Marusic, mentre Correa ha superato Caicedo come spalla di Immobile. La Roma è reduce da 4 vittorie consecutive tra Serie A e Champions e ha recuperato Manolas. Esame per Zaniolo: primo derby, sarà accanto a Dzeko ed El Shaarawy. Attesi 50mila spettatori, mille agenti in servizio.


Derby, “vietato sbagliare” per gli allenatori precari con il sogno Champions

REPUBBLICA - FERRAZZA, CARDONE - Anche se la classifica non fa impazzire nessuna delle due rivali, il derby è sempre un’emozione speciale. «Vietato sbagliare», dice Inzaghi, e vale anche per Di Francesco. Per la prima volta affrontano questa partita da precari di lusso, i due allenatori, entrambi in discussione. Più il romanista del laziale, per una questione di rapporti con i rispettivi presidenti. Ma insomma stasera (ore 20.30, diretta su Dazn) Lazio e Roma si giocano tanto: «Vogliamo vincere per ridurre la distanza da loro nella corsa Champions», sottolinea Inzaghi. E infatti i giallorossi hanno sei punti di vantaggio (ma una partita in più) e in teoria potrebbero accontentarsi del pareggio. Al di là della classifica, la Lazio sfida anche un tabù lungo 7 anni: nel 2012 l’ultimo successo nel derby “in casa” (da allora due pari e tre ko). E la Roma ha perso una sola delle ultime 12 stracittadine di campionato, quella del 20 aprile 2017. Previsti 50milaspettatori, con il solito timore di scontri a rendere più tesa l’atmosfera già elettrica. Mille gli agenti inviati dal nuovo questore Carmine Esposito, che ieri – nella riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza - ha messo a punto gli ultimi dettagli del piano predisposto per evitare incidenti. Il cosiddetto “piano partita” è invece curato dagli allenatori: «Servono gambe, testa e soprattutto cuore», la ricetta di Inzaghi. Che si affida agli stessi uomini che hanno pareggiato con il Milan, con Radu al posto di Patric. In avanti, Correa favorito su Caicedo come spalla di Immobile. Simile l’input di Di Francesco: «Dobbiamo mettere in campo impegno e passione». Il suo obiettivo è staccare di 9 punti la Lazio. Lo conforta il recupero di Manolas: «È disponibile, pensavamo il problema alla caviglia fosse più grave». Accanto al greco in difesa non è scontata la presenza di Fazio: in ballo Juan Jesus (favorito) e Marcano. Ci sarà De Rossi, destinato a guidare la Roma pure mercoledì contro il Porto in Champions: «Non so dire se giocherà, per me lui è sempre un punto interrogativo, anche se fisicamente sta dando buone risposte. La cosa certa è che la gara più importante è il derby». Protagonista della sfida sarà Zaniolo («Ci aspettiamo tanto da lui»), a destra nel tridente con Dzeko ed El Shaarawy. In tribuna Totti, reduce dalla settimana bianca insieme a moglie e figli. Dopo il relax, lo stress da derby.


C’è Manolas per contenere Ciro il bomber

REPUBBLICA - FIORI - Ciro, Simone ti aspetta. Kostas, Eusebio ti riabbraccia. Immobilecontro Manolas è il duello per eccellenza: il re dei bomber laziali contro il ministro della difesa giallorosso. Il numero 17 biancoceleste cerca il quinto gol nella stracittadina e spera che stavolta propizi una vittoria: le sue ultime tre reti alla Roma sono coincise con tre sconfitte (una però indolore in Coppa Italia). L’attaccante della Nazionale sta vivendo un momento in cui fatica a trovare la porta: Inzaghi lo attende fiducioso, questa Lazio che segna poco ha bisogno del suo killer instinct da goleador. A cercare di domarlo, ci penserà il centrale greco: l’infortunio alla caviglia, rimediato contro il Frosinone, è praticamente archiviato. Di Francesco si affiderà al suo leader difensivo, pronto a scendere in campo per quello che sarà il suo dodicesimo derby.


Leiva-De Rossi: sfida di cervelli cuore e muscoli

REPUBBLICA - FERRAZZA - È il duello a centrocampo, lo snodo per il quale passano gli equilibri della gara. Continua a convivere con i problemi al ginocchio, Daniele De Rossi, sempre in bilico tra lo scendere in campo e il riposarsi, ma su di lui poggia la solidità romanista ed è ancora, a quasi 35 anni, un uomo-squadra imprescindibile e capitano del dopo Totti. Dall’altra parte Leiva è lo stesso un perno per il suo gruppo, che ha come caratteristica quella di ribaltare le situazioni. Il brasiliano ha dalla sua un’enorme esperienza, fondamentale per il lavoro che fa davanti alla difesa. Entrambi sopra i trent’anni, proveranno a usare di più la testa, rispetto ai colleghi giovani, mettendo anche il loro passato a disposizione delle due squadre, provando a mantenere la gara su equilibri tattici e di nervi.


Dzeko senza gol nella Capitale: lo marca Acerbi

REPUBBLICA - FERRAZZA - Dopo aver fermato Piatek in coppa Italia, spera di annullare il rivale Dzeko, ancora a secco all’Olimpico (in campionato). Acerbi è pronto per provare a riscattare la sua prestazione nel derby d’andata, in cui ha responsabilità su entrambi i gol romanisti. E per cambiare la sua carriera, visto che contro la Roma, in 11 precedenti (con Chievo, Sassuolo e adesso Lazio), non ha mai vinto. È reduce dalla doppietta di Frosinone, invece, Dzeko, speranzoso di sfatare anche il tabù stagionale casalingo in un derby che, da calendario, è in “trasferta”. Vicino alla sfida con il Porto, il centravanti giallorosso sente odore di Champions e viene descritto come molto carico per la stracittadina di stasera. Sarà quindi un duello- chiave per la gara tra le due romane, con difensore e attaccante motivati a lasciare un segno nella storia delle stracittadine.


Zaniolo vs Radu: il debuttante contro l’esperto

REPUBBLICA - FIORI - Il veterano e il debuttante. Niente male come titolo di un romanzo, di un film o del derby, appunto. Ne ha giocati 16, Stefan: nella rosa di Simone Inzaghi, è lui il biancoceleste con più presenze. E non solo per quanto riguarda le sfide contro la Roma: con 340 partite totali, è quinto nella classifica laziale di tutti i tempi. Quando Radu ha disputato la sua prima stracittadina, nel novembre 2008, Zaniolo aveva appena 9 anni e mezzo. Stasera sarà il talento nato nel 1999 a esordire nel derby: nella sua zona di campo si troverà a duellare proprio con il classe 1986. A modo loro, sono entrambi romani acquisiti: Stefan ha piantato le radici nella Capitale, Nicolò ha conquistato in poco tempo i tifosi giallorossi. Il cortocircuito anagrafico di questo Lazio-Roma passa da loro: due generazioni a confronto, solo una avrà la meglio.