Monchi: "Grazie a tutti quelli che mi hanno mostrato tutto questo affetto. Forza Siviglia" (Foto)
Monchi è tornato al Siviglia. Dopo le parole di Pallotta su quel qualcosa che non ha funzionato nonostante avesse dato carta bianca allo spagnolo, l'ex giallorosso non risponde e pubblica su Twitter un post per il suo club:
Gracias a todos y cada uno de los que me habéis transmitido tantas muestras de cariño. GRACIAS
Ahora a exigir y a apretar que así crecimos y asi seguiremos creciendo
Es nuestro gen competitivo, el que nos ha hecho grandes. No lo abandonemosForza SFC!!!
— Monchi (@leonsfdo) March 18, 2019
Il River Plate si interessa a Pastore dopo l'infortunio di Quintero
Il River Plate è interessata a Pastore. Secondo TNT Sports, il club argentino si trova sprovvisto di Juan Fernando Quintero che ha riportato la rottura del legamento crociato anteriore sinistro, il club argentino ha pensato al giallorosso ma l'ingaggio non sarebbe semplice.
O la va o la spacca. Giusto dare fiducia alla coppia Dzeko-Schick?
INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - La Roma è in piena crisi. Di uomini, di gioco e di risultati. C'è poco da girarci intorno, le assenze hanno gravato ancora di più su una situazione già pesante di suo ma il cambio dell'allenatore, l'allontanamento del direttore sportivo, dello staff sanitario e fisioterapico dopo l'eliminazione dalla Champions League è suonato più come una resa dei conti che una vera sterzata.
Il neotecnico Ranieri sta cercando in ogni modo di riportare la squadra sulla retta via, anche in modo brusco come fatto negli spogliatoi del Mazza nel post-match contro la SPAL, dove i giallorossi hanno perso senza neanche lottare più di tanto. La stagione non è ancora finita ma il passo falso a Ferrara ha compromesso di molto le speranze di rientrare in corsa per la Champions anche in virtù della vittoria dell'Inter nel derby, che ha visto aumentare così il distacco dalla quarta, ora a 4 lunghezze.
Dopo la sosta per le Nazionali, torneranno (o almeno si spera) a disposizione praticamente tutti gli indisponibili. Da valutare Manolas e Kolarov, partiti per rispondere alle convocazioni di Grecia e Serbia ma con l'ex City che non è sicuro di tornare anticipatamente, soprattutto se il guaio fisico si rivelasse meno grave del previsto. Ci sarà sicuramente Florenzi, reduce dalla squalifica per l'espulsione rimediata contro l'Empoli ma soprattutto si spera di riavere Lorenzo Pellegrini, De Rossi, Under oltre ai 2 nazionali sopracitati più Pastore, oggetto misterioso del mercato monchiano.
Con questi calciatori in campo, lo spessore della squadra è ben altro rispetto a quello visto contro gli uomini di Semplici ma purtroppo per la Roma difficilmente saranno al meglio e non è certo che possano giocare tutti e soprattutto il livello del prossimo avversario è decisamente superiore a quello avuto sinora nelle prime 2 gare con Ranieri in panchina. Di fronte ci sarà il Napoli, privo certamente dello squalificato Zielinski con Diawara, Chiriches ed Insigne in dubbio sino al fischio d'inizio o quasi. Il rientro dell'ex Bologna sarebbe importante per Ancelotti proprio per rimediare all'assenza del dinamico ex Empoli ma la presenza del neocapitano partenopeo sarebbe fondamentale sia a livello tecnico che carismatico. La rosa degli avversari della Roma all'Olimpico il 31 marzo è comunque di tutto rispetto e sarà la prova del 9 per capire se la stagione dei giallorossi è definitivamente terminata o c'è ancora un barlume di speranza di raggiungere l'obiettivo minimo.
Davanti, potrebbe esser confermata la coppia Dzeko-Schick, che non ha convinto nessuno nella gara contro la SPAL, incluso Ranieri. Sarà quella la coppia giusta per impensierire Koulibaly ed Albiol? O magari accanto al centravanti bosniaco sarebbe meglio che giocasse un brevilineo come Perotti, bravo a saltare l'uomo e a dare palloni invitanti a Dzeko, che così non dovrebbe fare il lavoro di raccordo sfiancante che poi non lo fa esser lucido sottoporta? A queste domande dovrà rispondere il mister della Roma, nella speranza che opti per la scelta migliore e che si torni a sorridere dopo le tante amarezze di questo campionato.
Cambiare per migliorare, Pallotta decida adesso il futuro della Roma
INSIDEROMA.COM – GABRIELE NOBILE – Dall’arrivo degli americani a Roma, eravamo ad aprile 2011, sono cambiati direttori sportivi, allenatori (molti) amministratori delegati per non parlare di professionalità di contorno e giocatori. Gli unici due manager rimasti e mai entrati nel turn-over aziendale sono Franco Baldini, entrato come direttore generale fino a giugno del 2013 (dopo la disfatta contro la Lazio in coppa Italia) mentre adesso ricopre un ruolo quantomeno strano, ovvero di consigliere del presidente Pallotta. L’altro dirigente è Mauro Baldissoni. L’avvocato dello studio Tonucci che partecipò intensamente all’arrivo della cordata yankee e da allora mai uscito dai quadri dirigenziali. Inizialmente entrò nel CDA di AS Roma, per poi prendere il posto di Baldini come direttore generale, poi dopo l’uscita del Ceo Umberto Gandini divenne Amministratore delegato e direttore generale, poi, nel rimpasto di qualche settimana fa, cedette il suo ruolo di Ceo a Guido Fienga per diventare Vice Presidente esecutivo. Lo stesso presidente James Pallotta non ebbe da subito un ruolo centrale, successivamente al “deal” di Boston entrò nella Roma come azionista di maggioranza (e garante economico) con Di Benedetto presidente. Solamente l’anno successivo Pallotta prese la carica di Presidente di AS Roma. Sono passati 8 anni ma lo scenario non è mai cambiato: confusione totale nei ruoli e nel management decisionale. Alla Roma attuale non mancano manager capaci ma un leader carismatico, un capo. Attualmente la società Roma è divisa in 3 tronconi; il primo con il presidente Pallotta, sempre più riluttante nel venire nella capitale, inchiodato tra il Massachusetts e Londra. Il secondo tra il Sud Africa e Londra, queste sono infatti le due location abituali del “ghost manager” Franco Baldini ed il terzo a Roma dove sono presenti, come dovrebbe essere naturale, Baldissoni, Fienga, Totti e tutti gli altri. Una squadra di calcio non può essere amministrata in questo modo. La crescita societaria in tutti i campi importanti (marketing, social, fatturati etc) ed il fallimento del settore più importante come l’aspetto dei risultati e del campo, ne sono la dimostrazione.
La rivoluzione dovrà ripartire da qui: prendere il toro per le corna subito e tentare di cambiare radicalmente il metodo e la filiera di comando. Attualmente alla AS Roma mancano tutta una serie di certezze nel settore tecnico e di campo: in primis chi sarà a ricoprire il ruolo di DS e di conseguenza stabilire chi sarà il nuovo allenatore. Scelte che andranno fatte subito e non a fine campionato quando sarà evidente se la Roma avrà centrato l’obbiettivo del 4° posto con relativa partecipazione alla Champions del prossimo anno. Stabilire un budget da affidare al nuovo direttore sportivo per la campagna acquisti e valutare in maniera definitiva se il meccanismo del “player trading” potrà essere accantonato, visto i deludenti risultati della Roma sul campo. L’idea di costruire un team senza necessariamente smantellare o vendere i migliori giocatori per far cassa, sistemare i bilanci e tentare un ipotetico aggancio alle squadre leader, in Italia e in Europa. Abbiamo visto che questo sistema ha generato confusione mediatica e poche certezze sul campo. La Roma americana, tranne una finale di Tim Cup, per altro persa, ed una semifinale di Champions League, oltre a diversi piazzamenti tra il 2° e 3° posto, non ha mai dato la sensazione di provare a vincere qualcosa. La Roma società è in forte ascesa in alcuni dipartimenti fondamentali per la valorizzazione del brand, ma decisamente in difficoltà in quelle che sono le realtà primarie per un club calcistico: l’assetto sportivo e di campo. Fino a quando questi due parametri non viaggeranno paralleli sarà difficile, anzi impossibile che il club giallorosso possa togliersi soddisfazioni e quindi mettersi nella condizione di provare a vincere.
Ma l’ennesima rivoluzione dovrà ripartire da quelli che sono stati gli errori del passato, Pallotta provi a fare mea culpa cercando di individuare le cause principali di questa confusione che si è creata, riprendendo le redini in mano del club, puntando decisamente sugli uomini giusti per tentare un rilancio, che sia però definitivo!
InsideRoma Daily News - Monchi presentato al Siviglia: "Alla Roma sono cresciuto, resterà sempre nel mio cuore" - Pallotta: "Sorpreso nel leggere le dichiarazioni di oggi di Monchi. Qualcosa non ha funzionato" - L’Uefa indaga sull’esultanza di Ronaldo
NOTIZIE DEL GIORNO | 18 MARZO 2019
- Monchi torna al Siviglia dopo la deludente parentesi nella Roma. Lo spagnolo è il nuovo direttore sportivo del club andaluso. Queste le parole dell'ex DS giallorosso:
Apre la conferenza il presidente José Castro:
"C'è un progetto che lo ha convinto, altrimenti non sarebbe qui.E' il miglior ds e nel Siviglia sarà più di un semplice direttore sportivo".
Prende parola Monchi:
"E’ un giorno difficile da immaginare ed è complicato poter spiegare. E’ un giorno che ho sperato arrivasse il prima possibile e si sta compiendo. voglio ringraziare il presidente e l’amministrazione e a tutti quelli che hanno contribuito che sia qui. Il presidente l’ha detto perfettamente: non perché sono sevillista, anche se lo sono, ma non sono qui per questo. E’ una realtà invidiata nel mondo. Io sono qui oggi perché in questi ultimi giorni con il presidente e i direttori generali mi hanno trasmesso un’idea del futuro del Siviglia che coincide con quello che ho nella mente che possa essere il Siviglia del futuro.Credo che dopo essere stato due anni fuori dal Siviglia, in un club importante che sarà sempre nel mio cuore come la Roma, sono cresciuto professionalmente e ho il diritto e il dovere di continuare questa crescita personale nel club che amo”.
Torni al Siviglia per sempre e definitivamente?
“Vengo convinto che ci sono molti lavori da fare, molte cose buone che sono state fatte e credo di poter apportare delle cose buone qui. L’ultima volta che sono stato ds sono rimasto 18 anni. Vengo per rimanere qui il massimo tempo possibile”.
Hai detto un Siviglia campione…
“Vengo a contribuire a un Siviglia che continui accrescendo per stare nel luogo giusto”.
Ci sono clausole di rescissione per Monchi? Hai chiaro che cosa pretende Monchi con giocatori come Sarabia e Machin…
Risponde Castro:
“Monchi ha un contratto come tutti i dipendenti del club. E’ una persona speciale e il suo contratto è indefinito”.
Risponde Monchi:
“Sono appena arrivato, realmente non ho ancora pensato a queste cose. Prima di pensare devo conoscere alcune cose, è assurdo dire alcune cose in questo momento. Devo sapere di quello che si parla per poi prendere decisioni. Machin il club ha lavorato come doveva”.
Il Siviglia è forte in molti punti, ma c’è la possibilità della vendita del club?
“Non sono dentro quello che pensano i grandi azionisti, però penso che il presidente è Sevillista e sono tranquillo per quello che mi hanno raccontato”.
Hai già pensato il profilo dell’allenatore per la prossima stagione? Con il tuo ritorno cadono le leggende urbane che sono sorte con il tuo addio…
“Voglio aiutare l’allenatore giorno dopo giorno. In quanto alle leggende urbane, io non me ne sono andato dal Siviglia perché ho litigato con qualcuno. Me ne sono andato perché credevo che era il momento di andare perché dovevo trovare motivazioni esterne. Credi che il centro del mondo è questo e devo andare via per poter crescere. Avevo bisogno d’aria. Cercavo un posto difficile, scelsi un progetto che mi aiutasse a crescere. Ho scelto il progetto che mi aiutasse a crescere. Ora voglio tornare perché questa crescita posso reinvestirlo qui. Ero sevillista a Roma lavorando 24 ore su 24 per un altro progetto, ora posso essere sevillista al Sevilla lavorando 24 ore su 24 per questo progetto sportivo”.
Sei cosciente che ci sono delle aspettative enormi?
“So che il mio arrivo si può relazionare con una pressione maggiore. Ci sono molte persone fuori Siviglia che mi dicono che ho sbagliato. Ho pensato a tutto però. Vengo da un posto in cui ho imparato a convivere con una pressione grande”.
Riferito al presidente Castro: Monchi avrà il ruolo di direttore generale sportivo. Significa che ha più responsabilità?
“Monchi ha lo stesso incarico, ma avrà una direzione generale sportiva e significa che sarà tutti i giorni nel club non solo nell’ambito sportivo ma anche generale. Ha molta esperienza, visto tutto quello che ha appreso fuori da qui”.
Con Caparros?
"Il prossimo anno il Siviglia deve avere un allenatore. Con Joaquin ci ho parlato due volte”.
Che vorresti creare in questa tua seconda avventura?
"Devo arrivare al punto più alto del Siviglia. Dal 2003 si cominciò a costruire una struttura sportiva che cambiò tutto, nella quale fece crescere a livello di marketing e sociale. Ci ha fatto vincere i titoli che abbiamo vinto. Aspiro a fare un salto per poter seguire crescendo”.
Cosa ti è passato per la testa quando sei arrivato?
"Quando il presidente mi ha chiamato io volevo sapere che volevano da me. Mi disse cose che mi sono piaciute, e sono qui solo per quello”.
Un messaggio ai tifosi?
“Grazie perché è difficile sentirsi amato come qui. Non mi è mai mancato tempo e dedizione. Confidate in me, sono qui perché credo che il Siviglia possa crescere”.
Se tornasse indietro firmerebbe ancora per la Roma? C’è stato qualche acquisto che non farebbe tornando ineitro?
“Non cambierei i due anni che ho trascorso a Roma, rifarei quella scelta. Ho commesso degli errori, non conoscevo la situazione del club quando arrivai, ma non mi pento della mia scelta. Mi è servito per crescere a livello personale. E’ una squadra a cui vorrò sempre bene".
La battuta sul ‘Circo Massimo’?
“Mi sembra assurdo considerarla una mia dichiarazione, parlavo con un tifoso, non era una dichiarazione istituzionale. Sono andato via per una semplice ragione: ad un certo punto ho capito che la proprietà aveva idee diverse dalle mie. Il presidente voleva andare a destra, io a sinistra. Giusto finirla così. Ma posso solo parlare bene di Pallotta e di tutti quelli che hanno pensato di portarmi a Roma. Mai sentirete da me una parola contro la Roma. Abbiamo capito che prendevamo strade diverse, era giusto fermarsi. Dalla Roma mi porto l’esperienza di aver lavorato fuori da casa da mia, in un ambiente che mi ha reso un professionista più attento La mia esperienza è stato bellissima, il primo anno i risultati sono quasi arrivati. Lavorare con la Roma mi ha fatto crescere”.
Ci sono state offerte del Real?
“Real no, altre squadre sì”.
Quando sei andato via, sono andate via altre persone. Possono tornare?
"Ci ho parlato ieri con uno di loro, ma alcuni lavorano in altri club. C’è molta gente che c’è qui e devo conoscerla, perché credo che stiano lavorando bene. Devo vedere se la mia idea di futuro coincide con il club. Vengo con il foglio in bianco e con molta voglia di scoprire quello che stanno facendo”.
Era vero che era tutto fatto con l’Arsenal?
“Se fosse stato tutto fatto non sarei qui (ride, ndr). Ci sono state molte proposte però ho dovuto valutare quale fossero le migliori, ma quella del Siviglia mi ha convinto”.
Da quando te ne sei andato il Siviglia non ha vinto un derby…
“Non credo che possa portare molto nel campo, sapete la mia bravura come giocatore (ride, ndr) ma i derby si vincono con il cuore”.
Il Siviglia può evitare alcune vendite importanti.
“Il modello è quello vincente. Non voglio ripetere gli errori. Alcune volte si vendono giocatori per necessità o per crescere. Oggi che le necessità sono minori non credo che dobbiate avere paura nel vendere giocatori perché è il modello che ha sempre utilizzato il Siviglia. E’ anche il modello delle squadre di tutto il mondo. La fortuna che abbiamo in questo momento è che la tradizione del club ha continuato in questi ultimi anni”.
Il livello di ambizione?
"Sono ambizioso per naturalezza. Ci sono squadre che lavorano bene in Liga ma voglio guardare in alto e non in basso”.
Ti saranno arrivati molti messaggi, qual è stato il migliore?
“Sono come i regali, chi te li fa ha perso il tuo tempo per te. Se sono riuscito a rendere felice qualcuno sono contento”.
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James Pallotta, presidente dei giallorossi, ha parlato al sito ufficiale asroma.com. Queste le sue parole in merito a quanto detto da Monchi in conferenza stampa quest'oggi:
“Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi in conferenza stampa, dove ha dichiarato che volevamo intraprendere strade diverse. Mi fa piacere sapere che Monchi non avrebbe mai voluto fallire a Roma, ma voglio fare chiarezza su alcune cose. Fin dal primo momento, sono stato molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere ed è questo il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi. Ho da subito detto che avrei voluto allenatori di primo livello, preparatori di primo livello, staff medico di primo livello, addetti allo scouting di primo livello, assieme a un’organizzazione calcistica di primo livello. Ho consegnato a Monchi le chiavi per dar vita a tutto questo. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l'allenatore che voleva, per assumere i collaboratori tecnici e i preparatori, per gestire lo scouting e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato. A novembre, quando la nostra stagione stava andando di male in peggio e tutti notavano come l'allenatore stesse faticando a ottenere una reazione dai calciatori, chiesi a Monchi un piano B da attuare nel caso in cui le cose fossero ulteriormente peggiorate. Pur essendo lui l’unico responsabile della parte sportiva alla Roma, non aveva un piano B. Questo accadeva a novembre: mi spiegò che il suo piano B era continuare con la stessa strategia, quella del piano A. Quindi, quando leggo o ascolto certe interviste radiofoniche, in cui sostiene che la proprietà stesse intraprendendo una direzione diversa dalla sua e che questo è il motivo per cui se n’è andato, mi chiedo: cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente? Mi ha chiesto di fidarsi di lui e di lasciarlo fare a modo suo. Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora abbiamo più infortuni di quanti ne abbiamo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014".
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GAZZETTA.IT - L’Uefa ha aperto un’inchiesta sull’esultanza di Cristiano Ronaldo contro l’Atletico Madrid in Champions e una decisione in merito arriverà giovedì 21. Lo ha comunicato ufficialmente l’Uefa stessa classificando il caso da esaminare come condotta impropria. L’attaccante della Juventus, protagonista dell’impresa bianconera della settimana scorsa negli ottavi di Champions con una tripletta, ha festeggiato contro i colchoneros facendo riferimento agli attributi. Indirettamente una risposta a Simeone, che all’andata aveva compiuto un gesto simile davanti alla propria panchina al Wanda Metropolitano ricevendo una multa di 20mila euro. Già nel giorno successivo al 3-0 bianconero, i media spagnoli avevano montato una polemica evocando una squalifica per Ronaldo. Ora la decisione spetta all’Uefa. La Juve nei quarti di Champions affronterà l’Ajax.
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Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria, è intervenuto ai microfoni di RMC Sport per parlare anche di Patrick Schick, ex blucerchiato:
"Schick un campione inespresso, ha trovato subito un ambiente ostile. Poi guadagna troppo, i giocatori si montano la testa".
- Dopo l'addio di Monchi sembra sfumare il pirmo obiettivo di mercato della Roma. Infatti Hector Herrera, centrocampista messicano in scadenza con il Porto, non sceglierà la Roma come destinazione per la prossima stagione. Il giocatore, come riferisce il sito ojogo.pt, lascerà i portoghesi a parametro zero per unirsi all'Atletico Madrid.
Roma brutta e affondata. La Spal gode con Petagna
LA GAZZETTA DELLO SPORT - ARCHETTI - Dopo il sacco di Roma, quando passò per 2-0 all’Olimpico, la Spal aveva vinto soltanto una sola altra volta in questo campionato. Aspettava di nuovo i giallorossi e un girone dopo non ha cambiato la sentenza. In casa poi erano sei mesi che non vedevano un successo: dal 17 settembre contro l’Atalanta; a Ferrara adesso suonano campane a festa. Quasi non ci credono e nei sei minuti (allungati) di recupero, temono la crudeltà del recente passato. Un errore improvviso, una chiamata Var non capita. Non succede, le urla non diventano delusione. La Roma è una fonte benefica, per Semplici; la Spal è uno spettro che intimorisce i giallorossi. In pochi giorni non si trasforma una squadra; la mente pesa più del contenuto. Claudio Ranieri è onesto: la sua non è stata squadra, gli avversari sì. Il linguaggio del calcio sa essere sintetico, spietato.
I MOTIVI Ranieri ha preso in consegna un gruppo pieno di paure dopo aver perso derby e Champions. Se contro l’Empoli, causa il breve tempo di lavoro insieme, non era stata ben definita una nuova struttura, qui il concetto base dell’allenatore viene mostrato: 4-4-2, già intravisto nella ripresa lunedì. Ma affonda. In queste situazioni, quando sei vicino a buttare una stagione, quando troppe turbolenze hanno disturbato il percorso, la semplicità è il rifugio migliore. Sapersi proteggere, non commettere errori, cercare di colpire in avanti, anche con i lanci, ma dopo essersi guardato dietro. Eppure la Roma è sempre vulnerabile: ha incassato 58 reti in 38 partite, ha perso sei volte in trasferta e i sette k.o. complessivi sono già uguali al bilancio dell’intero scorso torneo. L’allenatore cerca di coprirsi le spalle nel senso che vuole evitare le giocate dietro la schiena dei difensori. Quindi tutte le linee restano più basse, ma tra di loro lasciano troppa aria. E la Spal sugli esterni sguazza. Fares è il migliore, non solo per il gol dell’1-0; Petagna in mezzo lotta e segna, come sempre. Lazzari rientra e fa rivivere i suoi slalom, specialità della casa.
LE MOSSE SPAL Quindi la Spal riesce a trovare scoperti gli avversari, perché i due terzini vengono lasciati da El Shaarawy e Kluivert, attaccanti svogliati, e affrontano in velocità, con tempi giusti, i difensori. Juan Jesus cerca di non venire travolto dalla furia di Lazzari ma gli lascia spesso il cross; quando poi stringe al centro, causa il rigore del 2-1, non troppo chiaro. Karsdorp non riesce a intercettare il volo di Fares nel colpo di testa dell’1-0. Eppure non è un’azione rapida, anzi una palla indietro che arriva a Cionek, un difensore puro: il traversone sarebbe leggibile, ma Fazio annaspa all’indietro e l’olandese spera che la prenda il compagno. La scena del vantaggio è l’immagine del primo tempo, in cui gli errori a centrocampo della Spal non vengono sfruttati dalla Roma mentre gli sprint sui lati dei padroni di casa sorprendono i Ranieri Boys. Così il tecnico, senza sette possibili titolari, cambia totalmente la fasce nella ripresa: dentro Perotti e Zaniolo per El Shaarawy e Kluivert.
ROMA SPAESATA E’ vero che i due nuovi entrati costruiscono il pari dell’argentino su penalty, scena sulla quale ci sarebbe un rosso a Cionek ma pure un fallo su di lui in partenza. Ma raggiunto l’1-1 e con la Spal più dietro, la Roma non sa colpire come dovrebbe chi punta alla Champions. Solo Zaniolo scompagina le protezioni, Cristante e Nzonzi vanno con la solita lentezza; Schick si sgonfia e non dà sponde a Dzeko, suo compagno nel 4-4-2. Così la Spal ripassa avanti e potrebbe chiudere senza ansie (traversa di Cionek). Nel ritorno Semplici aveva aggiunto soltanto sei punti alla sua classifica. Poi ha rivisto la Roma e ha sentito un boato che mancava da troppo tempo.
Ranieri: «Senza Champions molti cambiano aria»
LA GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Alla fine lo dice senza mezzi termini, tracciando il profilo dello scenario più funesto. «Se la Roma andrà in Champions c’è un programma, in caso contrario si cambia aria in parecchi e si ha un ridimensionamento generale», è l’ammissione di Claudio Ranieri. Anche se prima della partita il d.s. Massara era stato chiaro: «L’ipotesi di non entrare in Champions non la prendiamo in considerazione». Ed invece va presa e la sconfitta di ieri, in tal senso, pesa come un macigno. Non solo per il risultato, ma anche per come è maturata. «Non siamo stati una squadra, ma un gruppo di giocatori che si sono impegnati individualmente - continua Ranieri - Abbiamo perso tutti i duelli, manca autostima e convinzione, qualcuno non ce l’ha neanche nelle corde. Questi ragazzi devono meritarsi ciò che guadagnano. E hanno perso contro una squadra con gente che guadagna di meno, è più umile e più determinata».
Poco squadra Insomma, la prima trasferta del Ranieri 2.0 non è andata come il tecnico avrebbe voluto. Sperava in una vittoria per accorciare su Milan o Inter (oggi c’è il derby). «Sapevamo che la Spal viveva una situazione disperata - continua Ranieri - Così come sapevamo che molti loro gol arrivano dalle fasce laterali, in particolare partendo da destra per poi segnare a sinistra. Eppure non siamo stati capaci di fermarli». Già, anche perché Jesus lì a sinistra ha confermato tutti i suoi limiti, perdendo ogni sfida con Lazzari. «Ma era l’unico giocatore veloce che avevo da mettere in quella posizione, pensavo fosse il giocatore idoneo per contrastare l’esterno della Spal». Così la Roma incassa la settima sconfitta in campionato, forse la più dura perché ti brucia sul nascere il sogno di tornare in corsa. «Ripeto, loro si sono dimostrati una squadra, noi no - continua Ranieri - È vero, ad un certo punto non pressavamo neanche più, ma poi in certi momenti devi avere la forza di pressare, altrimenti è meglio restare compatti».
Semplici: «Che gioia! È per i tifosi»
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Dopo sei mesi la Spal ritrova la vittoria interna, e come con l’Atalanta a decidere è stato Petagna. «Una grande prova sotto tutti gli aspetti - ha affermato il presidente Walter Mattioli - Il nostro allenatore ha azzeccato tutte le mosse». Così Semplici: «Abbiamo saputo interpretare tutti i momenti della partita. Con il ritorno di Lazzari, siamo stati agevolati nel poter sfruttare il modulo a cui siamo abituati e ci troviamo a meraviglia. Felicissimo anche per la soddisfazione regalata ai nostri tifosi».
Il flop della Roma. Il colpo di Sinisa
LA GAZZETTA DELLO SPORT - CALAMAI - L’effetto Ranieri è già svanito. Cambiano gli allenatori, ma la Roma continua a essere prigioniera dei tanti equivoci che l’accompagnano da inizio stagione. Il passo falso di Ferrara, contro una Spal che non vinceva in casa addirittura dal 17 settembre, rischia di avere conseguenze dolorose. Per il presente e per il futuro. Restare fuori dalla prossima Champions League, oltre a sancire il fallimento di un progetto sportivo, avrebbe anche pesanti conseguenze dal punto di vista economico. Senza i soldi che garantisce la Coppa più prestigiosa l’apertura di un nuovo ciclo sarebbe sicuramente più complicata. Il passaggio da Di Francesco a Ranieri ha portato a un nuovo modulo ma non ha cambiato anima alla Roma. Che era e resta senza una precisa identità, come se fosse un continuo cantiere aperto. Con una difesa che ha subito 39 reti (la differenza con le quattro squadre di testa è impressionante), con un centrocampo con poca personalità e con un attacco che fatica a far coesistere Dzeko e Schick.
Ieri, inoltre, ha sorpreso la scelta di Ranieri di rinunciare in partenza a Zaniolo per dare spazio a Kluivert. Il gioiellino giallorosso non era al cento per cento dal punto di vista fisico, ma quando è entrato ha dimostrato di avere rispetto ai compagni una marcia in più dal punto di vista fisico e una personalità e una determinazione agonistica da veterano. Zaniolo è la bella favola di questa stagione piena di delusioni. Ma per conquistare un posto in Champions la squadra giallorossa ha bisogno di ritrovare, subito, il valore aggiunto degli altri suoi giocatori simbolo.
L’inatteso passo falso di Dzeko e compagni toglie qualche goccia di tensione al derby di Milano. Guardando la classifica un pareggio potrebbe andare bene sia a Gattuso che a Spalletti. Il vantaggio sulla quinta diventerebbe, per entrambe, ancor più importante. Ma di sicuro i due tecnici hanno ben altre idee in testa. Dopo la sconfitta della Roma vincere il derby vorrebbe dire fare uno scatto importante, forse decisivo, per la conquista di un posto in Champions. Provarci non è un’opzione ma un dovere.
E’ stato un sabato che ha premiato soprattutto chi lotta per la salvezza. Tre punti d’oro li ha conquistati la Spal e tre punti, forse ancora più importanti, il Bologna. Che grazie a questo risultato, dopo tanto tempo, almeno per una notte, esce dalla zona retrocessione. Sinisa Mihajlovic, che ha veramente trasformato la squadra emiliana oggi una delle più brillanti del campionato, ha centrato la sua piccola vendetta sportiva battendo un Torino che ha perso l’occasione per salire al volo sul treno-Champions.
La squadra di Mazzarri ci ha messo cuore e grinta ma è mancata nei suoi due bomber. Male Zaza, malino anche Belotti al quale sicuramente non ha giovato la mancata convocazione in Nazionale. Il Gallo deve ritrovare velocemente entusiasmo e autostima. Nonostante il passo falso il Toro resta in lotta per un posto nelle prossime Coppe europee. Quello che, poi, era il sogno di inizio stagione.
Da un attaccante in difficoltà a uno che sta vivendo una stagione da favola. Fabio Quagliarella ha contribuito alla goleada che ha permesso alla Sampdoria di travolgere il Sassuolo e di rimettersi in corsa per un posto tra le prime sette della classifica. Il premio però gli era già arrivato alla vigilia: un posto con gli azzurri di Mancini. L’attaccante doriano può essere un’arma importante per la nostra Nazionale che tra pochi giorni partirà alla conquista dell’Europeo. Tanti ragazzi di talento e Quagliarella. Un vecchio... giovane. Una bella miscela.
Juan Jesus su Petagna: tanti dubbi
LA GAZZETTA DELLO SPORT - CATAPANO - Succede tutto nella ripresa. Al 7’ Rocchi assegna un giusto calcio di rigore alla Roma per il fallo di Cionek su Dzeko lanciato verso la porta. Il polacco viene ammonito ma meriterebbe il rosso. Proteste della Spal perché l’azione giallorossa è nata da un intervento falloso del bosniaco sullo stesso Cionek, non rilevato. Cinque minuti dopo Rocchi valuta da rigore anche il contatto più dubbio tra Juan Jesus e Petagna: sembra non esserci più di una spallata.
Roma malata e senza difesa
IL MESSAGGERO - TRANI - Solita chance sprecata. Ma, a 10 partite dal traguardo, il flop in Emilia può risultare decisivo. Cambia l'allenatore, non il risultato: la Roma, irriconoscibile e fiacca, perde con la Spal anche al ritorno. Se la sconfitta del 20 ottobre all'Olimpico è stata soprattutto umiliante, questa di Ferrara, 2-1, rischia però di chiudere in anticipo la corsa Champions. Il Milan e l'Inter, in attesa del derby, restano avanti rispettivamente di 3 e 4 punti. Il 4° posto, insomma, si allontana.
Commozione al Mazza quando la Spal entra in campo con il lutto al braccio per la scomparsa di Cipollini e la Roma si presenta con il ricordo di Taccola sulla manica, a 50 anni dal tristissimo pomeriggio di Cagliari. Improvvisazione, invece, nel match. Non solo i lancioni giallorossi chiesti da Ranieri ma anche quelli biancoazzurri imposti da Semplici che però prepara meglio la sfida e va all'incasso. La superiorità numerica a centrocampo, con il 3-5-2, garantisce più possesso palla. Ne approfittano il play Missiroli e gli intermedi Murgia e Kurtic. All'assalto vanno Lazzari e faraes. Nzonzi e Cristante pensano alla costruzione solo nella metà campo avversaria, chiamando in causa anche Karsdorp. Jesus, invece, resta dietro. Si alzano Kluivert ed El Shaarawy,allineandosi a Schick e Dzeko: fase offensiva con il 4-2-4. La formula con il doppio centravanti, però, fa cilecca.
SOLITA DORMIT - A Ranieri, schierando 3 centrali difensivi nella linea a 4, punta a proteggere Olsen. In mezzo Fazio e Marcano, a sinistra Jesus subito in apnea contro Lazzari. La mossa, però, non paga. La Roma, a metà tempo, è già sotto. E addirittura prende il gol, il 57° (e diventeranno 58) in 38 partite stagionali, con la difesa schierata. Cross scontato di Cionekdalla destra e taglio vincente di Fares: colpo di testa, Karsdorp nemmeno prova a saltare. Il nuovo sistema di gioco, insomma, non basta: i giallorossi rimangono vulnerabili. E impotenti. Bisogna aspettare 35 minuti per la prima conclusione nello specchio della porta. Dzeko calcia sul palo coperto: Viviano respinge con i piedi. La Spal, brillante e propositiva, mette pressione a Olsen: Lazzari è il più intraprendente. Dzeko, a fine tempo, risponde ai tifosi biancoazzurri che lo insultano e litiga, rientrando negli spogliatoi, col ds della Spal Vagnati e con i panchinari di Semplici: Rocchilo ammonisce. Il centravanti ormai è nervoso pure a gioco fermo. Ma è l'unico almeno ad andare al tiro.
INTERVENTO SCONTATO - La Roma, come spesso è accaduto in questo campionato, regala mezza partita. Sbagliata la formazione iniziale, la 38ª diversa in 38 match: Jesus non è adatto per Lazzari, El Shaarawy per aiutarlo si allontana dalla porta avversaria e Kluivert da esterno corre a vuoto. Ranieri, dopo l'intervallo, inserisce Zaniolo e Perotti per Kluivert ed El Shaarawy. Dzeko, su lancio di Zaniolo che entra convinto e spigliato, conquista subito il rigore, fallo di Cionek (da rosso), trasformato da Perotti per il momentaneo pari. Jesus, però, è ancora in campo e atterra Petagna: Rocchi assegna il rigore e il Var, odiato dal pubblico di Ferrara, conferma la decisione poco convincente dell'arbitro. Petagna realizza per il nuovo vantaggio della Spal. Viviano salva su Dzeko. Schick ha la lingua di fuori e chiede il cambio. Resta, però, in campo. Cionek va a colpire di testa: traversa. Entra Santon per Karsdorp. Nemmeno questo cambio è però sufficiente a evitare il 12° ko stagionale (7° in campionato). La Spal vince in casa dopo 6 mesi (17 settembre) e vede la salvezza, la Roma esce di scena. Lasciati 16 punti a chi lotta per non retrocedere.
Ranieri non basta: la Spal mette a nudo i guai della Roma
LA REPUBBLICA - PINCI - I primi dieci giorni di Ranieri hanno fatto l'effetto di un analgesico a un malato grave. Se contro l'Empoli la Roma aveva smesso di tossire, ieri ha avuto un collasso davanti alla Spal, che già l'aveva maltrattata all'andata: ha perso 2-1, incapace prima di difendersi, poi di gestire per più di 5 minuti il pareggio su rigore di Perotti, infine di rimontare durante mezz'ora di gioco e sei lunghissimi minuti di recupero. Non il primo crollo, chissà se sarà l'ultimo che la coglie quando tutte le circostanze lascerebbero pensare che sia pronta a spiccare il volo. Le era successo a Bologna e col Chievo, a Udine e a Cagliari. La lotta salvezza è costata alla disgregata ciurma romanista 16 punti, quelli persi finora contro le ultime 7 della classifica. I tre che le ha portato via ieri la Spal a Ferrara le impediscono di agganciare, almeno momentaneamente, il 4° posto che il derby milanese avrebbe potuto consegnarle, seppure in condominio con Spalletti. Invece le resta l'ennesimo rimpianto che Ranieri a caldo ha tradotto in monito: "L'ho detto ai giocatori, se non si va in Champions si cambia aria in parecchi. Devono meritarsi quello che guadagnano".
Quelli però, si sono fatti sconfiggere "da gente che guadagna meno ma è più determinata". Gente che nell'agenda del fu ds Monchi non sarebbe finita nemmeno per errore, eppure ha fatto fare una figuraccia ai suoi costosissimi acquisti. Come Karsdorp, affettato da Fares e sovrastato sul gol che ha riaperto le ansie romaniste. Come Kluivert, sostituito insieme a El Shaarawy dopo un tempo inconcludente. Come Nzonzi, Schick, Cristante, trasparenti in ogni circostanza. Il colpo di grazia glielo ha assestato un altro rigoretto, di Petagna (11° gol in campionato), a dire il vero generoso. Ma che il Var ha avallato ritenendo di non poter intervenire, non trattandosi di errore "chiaro ed evidente", visto che il contatto - al pari dell'intenzione di Juan Jesus di andare sull'avversario - c'è stato. "Certo diventa difficile se ti vengono fischiati contro rigori così", l'alibi sollevato da Cristante, prima che Ranieri ("le considerazioni le fa il Var, aiutiamoli") lo picconasse. L'ennesimo esempio della fragilità mentale di una squadra che vive delle invenzioni di Zaniolo, a cui non si può chiedere di riposare nemmeno 45 minuti. Ci voleva una Roma così perché la Spal tornasse a vincere in casa: non le riusciva da settembre, giusto 6 mesi fa. Ora l'Empoli è staccato di 4 punti, insomma, pare proprio una boccata d'aria. Mentre Dzeko e compagnia continua o a collezionare figuracce in trasferta, dove la Roma ha raccolto 6 delle 7 sconfitte di questo torneo.
Da Ferrara non sono usciti bene nemmeno i tifosi romanisti, in protesta dopo che la polizia ha fermato (nessun arresto) alcuni di loro per averli trovati al casello con un carico di bastoni. Altri si erano scontrati con i ferraresi prima della partita: immagine ideale per incorniciare il disagio di un mondo, quello in giallo e rosso, ancora in terapia intensiva.