L'avversario da non sottovalutare

INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - La Roma si prepara al derby con uno score di tutto rispetto in campionato ma le insidie sono tante. I giallorossi, infatti, arrivano alla sfida con la Lazio con 7 vittorie, 2 pareggi e la sola sconfitta per 1-0 a Torino contro la Juventus. Vista così e se parlassero solo i freddi numeri, ci si aspetterebbe un grande entusiasmo da parte del pubblico romanista ed invece analizzando le gare (le ultime 2 in particolare), ci si rende conto di quanto gli uomini di Di Francesco abbiano sofferto per venire a capo degli incontri contro il Bologna terzultimo in classifica ed il Frosinone penultimo.

I rossoblu hanno chiuso la Roma nella propria metà campo per tutto il primo tempo e solo Olsen ed una traversa al tramonto della prima frazione di gioco hanno salvato i giallorossi. Nella ripresa, si è subito messa bene per i padroni di casa col rigore trasformato da Kolarov ed il raddoppio arrivato poco dopo con la rete di Fazio. C’è un ma anche nel momento migliore dei padroni di casa di questa gara: nonostante l’ingresso in campo di De Rossi, utile a tranquillizzare i compagni, l’ultimo quarto d’ora ha visto gli ospiti segnare (gol convalidato ma irregolare) e chiudere nuovamente la Roma nella propria trequarti di campo.

Col Frosinone è andata anche peggio. I capitolini hanno incassato la prima rete dopo soli 5 minuti per un doppio errore dei propri giocatori. Prima Nzonzi sbaglia grossolanamente il passaggio per De Rossi prendendolo in controtempo e poi Olsen ha buttato il pallone nella sua stessa porta. E’ vero, c’era un forte vento che non ha agevolato la parata ma la respinta era comunque difettosa perché non verso l’esterno, come invece ha fatto poco dopo. Poi è arrivato l’1-2 firmato da Dzeko e Pellegrini e lì la partita sembrava essersi messa sui binari giusti. E’ mancato il colpo del ko e così i ciociari hanno preso coraggio e si sono riversati in avanti. Sugli sviluppi di una palla inattiva in favore della Roma, è partito un contropiede letale che ha visto come protagonista l’autore del primo gol Ciano, bravo a portarsi tutti e 3 i difendenti dalla sua parte ed a scaricare sul neoentrato Pinamonti, che ha spiazzato il portiere svedese e pareggiato. A quel punto, la Roma ha finalmente avuto una reazione d’orgoglio e cercato di tornare in vantaggio ed è stata caparbia e fortunata perché è riuscita in quella che a pochi secondi dalla fine era diventata un’impresa. Sono serviti 3 colpi straordinari di 3 dei suoi migliori giocatori per riuscire a portare a casa la vittoria. De Rossi lancia di sinistro e di prima (stile Totti) per El Shaarawy, perfetto nel controllo nonostante il pallone gli sia rimasto dietro ma il suo colpo di tacco gli permette di far arrivare la palla sul sinistro ed è immediato il tocco al centro verso Dzeko, che si è catapultato sul pallone e lo ha colpito di bacino superando Sportiello. Probabilmente, non è così che si va in Paradiso ma vincere al Benito Stirpe ha quantomeno dato fiducia ad un gruppo che ne ha assoluto bisogno.

La rosa è composta da molti giocatori giovani, che si esaltano quando le cose vanno bene e deprimono quando vanno male. Alcuni di loro sentono troppo ciò che si dice esternamente  ed in campo si nota ed ecco perché è necessario affidarsi all’esperienza ed alla concretezza dei campioni affermati.

La prossima sfida sarà un banco di prova importantissimo per capire a che livello è la squadra, se i tanti errori difensivi sono congeniti o si possono superare, se la squadra è pronta al salto di qualità e può lottare punto a punto col Milan e magari con l’Inter per terzo e quarto posto.

La Lazio non segna con la stessa continuità della passata stagione ma in ogni caso ha giocatori di spessore che possono sempre far male e dietro sono più solidi del campionato passato, quindi servirà la massima attenzione per tutta la partita.

Già all’andata si è visto come al primo sbaglio si è stati puniti e questo deve suonare come un campanello d’allarme perché le disattenzioni avute con Bologna e Frosinone non si possono commettere nella stracittadina. Milinkovic-Savic, Leiva, Immobile e Luis Alberto  sono tutti tornati a giocare quasi ai loro standard e dovranno esser controllati costantemente ed in zona del campo.

Anche le fasce possono creare pericoli, soprattutto con Romulo, che ha un buon passo in fase offensiva e Kolarov dovrà esser puntuale non solo quando i giallorossi sono in possesso di palla ma soprattutto quando la sfera è sui piedi degli avversari ed altrettanto dovrà fare Florenzi con Lulic. Sarà un match molto tattico, agonistico e per venirne a capo più che le giocate eccezionali bisognerà pensare ad impedire ai dirimpettai di creare grattacapi ad Olsen.

Da non sottovalutare i biancocelesti neanche da un punto di vista psicologico. Dopo i tanti infortunati, ormai rientrati quasi tutti a disposizione e le sconfitte con Genoa e Siviglia (che hanno significato allontanarsi dal quarto posto ed uscire dall'Europa League), hanno disputato un'ottima gara contro il Milan pur non riuscendo a vincere ma recuperando un pò di convinzione, determinante a questo punto della stagione.


Pallotta: «Mai pensato di andarmene»

IL MESSAGGERO - Il presidente James Pallotta a due giorni dal derby racconta la sua Roma, una gestione fatta di alti e bassi ma che non lo ha portato a valutare un addio: «Non ho mai pensato di andarmene. Faccio 61 anni fra due settimane e questo progetto mi esalta ancora. Quando forse ne avrò 75 non starò più qui a guidare questo club,ma questo non è un progetto a breve termine per me. Quando lascerò voglio che le persone sappiano che ho fatto tutto ciò che potevo fare per la Roma», la sue parole al sito della società. Il progetto stadio, sin dal primo giorno di presidenza,ha avuto per Pallotta un’importanza determinante: «Non possiamo diventare uno dei top 10 club senza uno stadio. Sul campo siamo certamente tra le migliori 20 squadre, ma in alcune aree fuori dal campo penso che siamo tra le prime 10. Ci sarà sempre qualcuno che sosterrà come siamo interessati solo a vendere i giocatori per fare soldi e io mi dico “Davvero? Non mi è entrato un centesimo in tasca dai trasferimenti». In chiusura un commento sul derby e il Porto: «Queste sono partite che si attendono con ansia, c’è molto in palio. Se giochiamo come sappiamo fare, saremo in grado ottenere i risultati di cui abbiamo bisogno».


La Capitale nel pallone

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Si dice, da sempre: il derby sfugge a qualsiasi pronostico. Cioè, i valori assoluti di Roma e Lazio nella stracittadina molto di frequente vengono azzerati. E, si dice ancora, chi non è favorito spesso porta la vittoria a casa. Ok, va bene: ma chi adesso, tra Roma e Lazio, gode dei favori del pronostico? A dare un'occhiata alla classifica, le due squadre si equivalgono: i giallorossi di Eusebio Di Francesco hanno 6 punti di vantaggio sugli avversari, ma va ricordato che i biancocelesti di Simone Inzaghi hanno giocato una partita in meno. E, bene o male, siamo lì. Certo, se dovesse vincere la Roma le ambizioni Champions della Lazio subirebbero un forte contraccolpo.

OBIETTIVO CHAMPIONS - La Roma è squadra che segna più della Lazio, 49 gol contro 33, ma Lucic e compagni incassano meno, 27 reti contro 33. Nelle ultime settimane la Roma non sta trovando difficoltà ad andare a segno, mentre la Lazio fatica come forse mai le era capitato in passato a far gol. Questo, in vista della sfida di sabato, quanto potrà incidere? La fase offensiva della Roma, non v'è dubbio, potrebbe essere un fattore determinante, ma al tempo stesso potrebbe esserlo anche la fase difensiva degli uomini di Inzaghi. In questi casi, molto dipenderà da quanto e come la squadra saprà lavorare... di squadra. Per dirla in parole più semplici, sarà fondamentale, sia per la Roma sia per la Lazio, non abbandonare qualsiasi reparto a se stesso. E poi, come sempre, molto dipenderà dalla qualità delle giocate dei singoli. A proposito: la Roma, da qualche tempo, si affida più alle giocate che al gioco e i risultati, ad eccezione della vergogna di Firenze in Coppa Italia, stanno dando ragione a questa novità. Una volta Dzeko, un'altra El Shaarawy e un'altra ancora Zaniolo con i loro numeri a colori hanno risolto la faccenda, e la classifica sta a confermare questo trend positivo. La Lazio, invece, nelle ultime settimane ha dovuto fare i conti praticamente sempre con un sacco di assenze. E la qualità del gioco ne ha risentito, senza aver avuto neppure la possibilità di affidarsi alle giocate dei suoi più illustri ma acciaccati interpreti.

IL PESO DEI ROMANI - Ci sarà da valutare, inoltre, quanto peserà nella testa e nelle gambe dei laziali la fatica accumulata martedì sera in Coppa Italia contro il Milan, mentre la Roma è ferma alla partita di sabato scorso in casa del Frosinone. Giocando entrambe molto spesso, il fattore acido lattico potrebbe avere un suo peso. Anche se in un derby, raccontano, tutto scompare al fischio d'inizio dell'arbitro. Perché, in certi casi, è la testa a contare più di qualsiasi altra cosa. E, a tal proposito, riecco l'interrogativo di sempre: meglio avere in squadra giocatori romani oppure è più comodo averne di extralocali? Più rischioso o più facile schierare un ultrà? Da una parte, De Rossi, Florenzi, Pellegrini, cioè tre potenziali titolari, romani e romanisti dalla nascita; dall'altra, c'è il solo Cataldi, relegato di solito tra le alternative, che ha il cuore mezzo bianco e mezzo celeste. È indubbio, però, che sia nella Roma sia nella Lazio, ci sono non-romani tifosi sfegatati della maglia che indossano: inutile fare i nomi, basta vedere le partite per capire chi ci sta (e chi non ci sta) con la fede. Tifosi veraci delle due squadre sono gli allenatori: Di Francesco e Inzaghi non hanno mai mascherato il colore del loro cuore, ma per evidenti ragioni professionali stanno vivendo la lunga vigilia come se dall'altra parte della barricata ci fosse un avversario normale, non uno speciale. Unico. Come è unico il Derby di Roma.


Mancini: "La Roma un laboratorio per la Nazionale"

IL MESSAGGERO - Più di venti anni di Roma, giocatore e allenatore della Lazio prima, ct della Nazionale oggi. «Una città cambiata, sicuramente peggiorata rispetto a quando sono arrivato. Ma resta la migliore del mondo». Roberto Mancini, con l'orgoglio di aver vinto qui e di non essere mai stato detestato dai rivali, in questo caso i romanisti. «Mi hanno sempre rispettato, io problemi non ne ho mai avuti. Ero amico di Giannini. E di Nela. Anche con Totti ho sempre avuto un ottimo rapporto». E pensare che anni prima che arrivasse alla Lazio, lo voleva Viola alla Roma. «E' vero, mi aveva chiamato, poi non se ne fece nulla». Quando poi decise di lasciare la Sampdoria e soprattutto Quarto, non ha mai avuto dubbi su quale piazza scegliere. Fu proposto prima a Sensiche a Cragnotti. Da quell'esperienza in biancoceleste ha scelto definitivamente la Capitale, Ora anche il suo secondogenito è qui: Andrea, di rientro dagli States, sta per essere tesserato dall'Atletico Vescovio per giocare in Eccellenza (girone A). Il derby è la partita del Mancio, anche per questi motivi. «Chi sta meglio, sabato rischia di più. È sempre così». 

Guarda la Roma, da qualche tempo, con un occhio particolare? 
«E' la squadra con più italiani. Il mio ruolo di ct della Nazionale me lo impone».

Italiani bravi, a quanto pare. Nell'ultimo stage ne ha chiamati addirittura cinque: Florenzi, Pellegrini, Cristante, El Shaarawy e Zaniolo. Sono pronti per il suo calcio, tecnico e propositivo, con cui affronterà le qualificazioni per Euro 2020 che partiranno tra meno di un mese? 
«E' stato fatto un ottimo lavoro. Di Francesco ha avuto il coraggio di puntare sui ragazzi, è uno che non ha paura di lanciare i giovani. Sono con me pure altri che lui ha svezzato al Sassuolo: Sensi e Berardi. Anch'io sono così: è bello poter dire, quello ha cominciato con me. Mi viene subito in mente Balotelli: sono già passati undici anni da quando decisi di farlo esordire nell'Inter. Mario era appena diciassettenne».

Su Zaniolo, Mancini ha battuto allo sprint Di Francesco. Come si è fatto convincere dal diciannovenne che, quando lo ha chiamatoin azzurro, non aveva ancora debuttato con la Roma?
«Io sono ct da maggio. E che ho fatto? Mi sono andato subito a vedere l'Euro Under 19. È lì che ho avuto la possibilità di seguire Nicolò, prima non lo conoscevo affatto. E in quel torneo ne ho visti anche altri, a cominciare da Tonali che mi è sembrato giocatore di prospettiva. Essere titolare, anche in B, lo può portare a fare subito il grande salto. Cioè a entrare, o magari pure a giocare, in una big del nostro campionato. Piano piano in Nazionale sono saliti pure quei ragazzi dell'Under 19 in Nazionale. Bravo pure Kean, di quel gruppo».

Quanto è cresciuto Zaniolo in questi mesi?
«Anche troppo, almeno mediaticamente. In questa città ci vuole poco a passare dall'esaltazione alla bocciatura, quando invece con i giovani bisogna avere pazienza, perché gli alti e bassi sono normali».

Definendolo Pogba pensa di avergli fatto un favore?.
«Io mi riferivo solo al ruolo e al suo percorso. Pogba arrivò alla Juve molto giovane, all'inizio non giocava. Guardava. E imparava. Proprio quello che è successo, in partenza, a Nicolò. Che, come Pogba, fa gol. E che, come Pogba, usa la sua fisicità e che, come Pogba, si trova a suo agio soprattutto da mezzala. Per me Zaniolo è una mezzala. In quella posizione mi è piaciuto all'Europeo».

Con Di Francesco ha fatto pure, il trequartista, il falso nove e l'esterno alto.
«A diciannove anni, pur di giocare, accetti qualsiasi ruolo. Intanto aumenti il minutaggio e in un grande club».

Zaniolo al posto di Verratti o di Barella?
«Oggi ho Jorginho e Verratti come riferimenti per il centrocampo. A loro poi posso aggiungere Zaniolo o Barella. Per ora. E comunque ho anche gli altri: Cristante, Pellegrini, Gagliardini e soprattutto Sensi che mi ha impressionato per come si è inserito nel gruppo e per la personalità che ha mostrato al debutto».

Ha richiamato Sensi per lo stage di inizio febbraio. Promosso?
«È titolare in serie A. Ed è tra i pochi che può fare tranquillamente il regista come la mezzala. Mi va bene così, anche la sua statura. Vedrete che, facendo esperienza in azzurro e quindi in campo internazionale, il fisico non lo limiterà. Ha qualità e intelligenza».

Come ha fatto, invece, a rendere Verratti così indispensabile?
«Si è trovata l'alchimia tra i tre centrocampisti. Una botta di fortuna mia, non ho meriti particolari. Verratti, tra l'altro, ha risolto qualche problema fisico che lo ha penalizzato nelle ultime stagioni. Ora è sempre dentro la partita».

E Jorginho?
«Jorginho è forte e basta. Difficile che sbagli una palla. Paga il momento critico del Chelsea, ma me lo tengo stretto. È al primo anno in Inghilterra, vedrete che la Premier lo farà migliorare. E se lo godrà la Nazionale».

L'Italia ha molti giocatori interessanti, forse per questo ha accettato l'incarico di ct?
«L'ho accettato perché me lo hanno chiesto, prima non era mai accaduto. All'Italia non si dice no. E comunque, ad essere precisi, sono arrivato nel momento peggiore, visto quello che è successo con la mancata qualificazione al Mondiale»

C'è chi sostiene che invece sia sbarcato a Coverciano nel periodo migliore. Difficile fare peggio di quanto è successo nel playoff contro la Svezia nel novembre 2017?
«Messa così, ci può stare. Poi, però, a chi guida la Nazionale viene chiesto di vincere e basta. Non conta chi alleni, è così, lo impone la nostra tradizione. Perché l'Italia è l'Italia. Ed è come allenare il Brasile, la Germania, la Spagna o l'Argentina. Non esistono le amichevoli... In ogni match ti chiedono il successo».

De Rossi ha ancora chance di tornare in Nazionale?
«E' un capitolo chiuso. Gli ho parlato subito e lui è stato chiaro e sincero. Mi disse che, se ne avessi avuto bisogno, sarebbe venuto a darmi una mano».

Fece prima, da allenatore del City, a convincerlo ad accettare il trasferimento a Manchester?
«Infatti non l'ho mica convinto».

C'era riuscito però.
«Ci siamo visti a Roma, tutta una notte a parlare, era tutto fatto, ma è saltata all'ultimo. Mi ha chiamato e mi ha detto non je la faccio. Ci rimasi male, mi arrabbiai. E' passato tanto tempo, Daniele era nel pieno della carriera, si sarebbe divertito. Lo ritenevo fondamentale».

Tornando alla sua Nazionale. Di Francesco, nella formazione di partenza contro il Porto, ha schierato sette italiani. Un bel risultato.
«Sì, soprattutto se consideriamo che una presenza in Europa ha più peso. I ragazzi crescono prima. E io ne sono felice. Non c'è di meglio, per fare esperienza, della Champions. Ecco perché la Roma, in questo senso, può incidere sulla competitività della Nazionale».

Tornando a Tonali, sarà uno dei prossimi a vestire l'azzurro con continuità?
«E' un ragazzo del 2000, gioca in serie B: vi sembra normale? Ai miei tempi uno di quell'età, con quel talento, giocava in A. Penso a Totti: 17 anni, sei titolare della Roma. In Italia è tutto più difficile, non ci sono tanti calciatori italiani bravi, chi ce li ha se li tiene e quindi i club vanno a cercare all'estero. Poi, uno come Tonali ora vale un sacco di saldi e chi lo prende deve pensare alla spesa che verrà ammortizzata nel futuro».

Perché Immobile in Nazionale non rende come nella Lazio?
«Succede. Un po' il peso della maglia, un po' perché pensi di dover fare tutto in poche occasioni. Non è facile quando hai solo una partita per fart vedere. Con il club, se non segni una volta, ci riesci quella dopo».

Il suo attacco fa spesso cilecca. All'Italia manca il finalizzatore?
«Pochi gol, è vero. Dobbiamo svegliarci. Bisogna essere più precisi. Siamo la squadra che crea più di tutte e segna meno. Serve l'addestramento. In Nazionale non hanno tempo, nei club dovrebbero trovarlo».

Balotelli può essere una soluzione?
«Ora si sta riprendendo, vediamo se continua così. E' un giocatore che ha talento, vede la porta, sa giocare al calcio. Poi queste qualità vanno messe in evidenza e non dipende certo da me. E non è un più un ragazzino».

Discorso da ripetere per El Shaarawy?
«Un altro giocatore che mi piace. Che ha grandi qualità, lo seguo da quando era alla Primavera del Genoa. Ma pure lui, deve tirare fuori tutto quello che ha dentro».

Meno male che Chiesa, nel nuovo anno, ha ripreso a far centro
«Si e con continuità. Mai avuto dubbi. E nemmeno sugli altri. Le occasioni le abbiamo sempre create, ma non siamo concreti. La mia generazione, davanti alla porta, era cinica e spietata...».

La corsa Champions, si aspettava di più da Roma e Lazio?
«La Lazio ha fatto quello che doveva, la Roma ha lasciato punti per strada, almeno otto».

Li ha buttati per i troppi giovani impiegati?
«Ne ha persi di più quando giocavano i vecchi».

Le milanesi sono in vantaggio per la corsa alla Champions?
«Per ora sì, ma la Roma e la Lazio non sono fuori. Il campionato è ancora lungo, mancano 13 partite: i due posti se li giocano almeno cinque squadre».

Si aspettava Simone Inzaghi allenatore?
«No, anche perché non glielo avevo mai sentito ipotizzare quando siamo stati insieme nella Lazio. Ha iniziato con i giovani, partendo subito bene. E proprio i ragazzi allenati da lui mi dicevano quanto fosse bravo. Ed è vero, ha fatto un ottimo lavoro. In Italia e anche in Europa».

E Di Francesco?
«Ha fatto bene ovunque, specie con il Sassuolo. Lavora bene con i giovani, ha coraggio. Poi per giudicare bene bisogna vederli allenare».

La sorpresa è Gattuso.
«Si pone bene, ha carattere. Un personaggio positivo».


Roma: assetto variabile

IL MESSAGGERO - CARINA - Un derby vinto con il 4-3-3 (2-1, il 18 novembre del 2017), un altro con il 4-2-3-1 (3-1 dell’andata, 29 settembre). Uno con Florenzi terzino, l’altro con il nazionale azzurro esterno alto. Il primo con un calciatore di fantasia all’ala, l’altro nella posizione più consona dietro Dzeko. E per non farsi mancare nulla, anche una stracittadina pareggiata 0-0 utilizzando il 3-4-2-1 (15 aprile 2018) sull’onda dell’impresa di 4 giorni prima con il Barcellona. Di Francesco ha già dimostrato di saper affrontare la Lazio in diversi modi. Tre match contro Inzaghi - con due vittorie e un pari - sono la conferma di un feeling particolare con il derby.

SISTEMA DI GIOCO PREFERITO - Per sabato qualche dubbio se lo porta dietro. Perché le opzioni non mancano, anche in virtù del fatto che mercoledì a Oporto è previsto il ritorno degli ottavi di finale di Champions. E anche se mai come stavolta il mantra di Eusebio - «Pensiamo ad un match alla volta» - riecheggia a Trigoria, queste due gare fondamentali e ravvicinate per la stagione giallorossa, sono da disputare attingendo dalla rosa a disposizione. Nella formazione anti-Lazio, la scelta della mediana (che torna a tre) ruota intorno a De Rossi. Il ginocchio non gli dà fastidio e Daniele è pronto a giocare il secondo match consecutivo dopo Frosinone. Dal suo ritorno, dopo il lungo stop di tre mesi per una lesione cartilaginea, sarebbe la prima volta. Sinora il capitano ha sempre alternato una gara completa (Milan, Porto e Frosinone) a spezzoni nelle partite successive (15’ con il Chievo, 23’con il Bologna). Nonostante Di Francesco nelle ultime uscite abbia rivisitato le posizioni in campo, decidendo di abbassare il baricentro della squadra limitando l’applicazione del fuorigioco, la Roma ha continuato a dare una sensazione di vulnerabilità che va ben al di là del numero dei gol subiti. Per questo motivo serve De Rossi. Il suo apporto contro la Lazio - che abitualmente si schiera a 5 a centrocampo - è fondamentale perché nessuno come Daniele sa accorciare la squadra e renderla meno perforabile con il 4-1-4-1 che riporta, in fase difensiva, la parità in mezzo al campo. Ai suoi lati sono pronti Pellegrini e Cristante mentre Zaniolo tornerà a ricoprire, come già accaduto con Porto e Bologna, il ruolo di esterno alto a destra nel tridente offensivo. Questo preclude l’avanzamento di Florenzi che giostrerà quindi come terzino, certamente meno esposto alle avanzate degli esterni laziali. In avanti Dzeko resta il terminale offensivo con El Shaarawy nel ruolo di seconda punta. Pronti a subentrare in corsa Nzonzi e Perotti: il primo per regalare maggiore copertura difensiva (vedi Porto), l’argentino per garantirsi la superiorità numerica sfruttando i suoi uno contro uno.

KARSDORP IN GRUPPO - A Trigoria danno per scontato il recupero di Manolas che oggi è atteso a Villa Stuart per il via libera definitivo. Intanto Di Francesco recupera Karsdorp, fermo da una decina di giorni per una lesione muscolare, ed entro domani avrà a disposizione anche Schick che proverà a strappare la convocazione per la sfida di sabato. Out invece Under.


El Shaarawy: “Il mio obiettivo è arrivare in doppia cifra. Voglio restare a Roma, qui mi trovo molto bene”

LA GAZZETTA DELLO SPORT - È uno dei giocatori più in forma della Roma. Stephan El Shaarawy ha parlato del suo momento magico e dell’imminente partita contro la Lazio. Questo uno stralcio delle sue parole:

Il ricordo più bello legato a un suo derby?
Sicuramente il primo, in cui ho segnato il gol dell’1-0, in una sfida che poi si è chiusa con una grande vittoria (4-1, ndr). Nella rifinitura provai spesso i colpi di testa e alla fine segnai proprio così. Quella fu una di quelle emozioni che poi ti restano dentro per sempre.

Questo derby ha un valore pure nella corsa-Champions. Due posti per Milan, Inter e Roma o c’è da temere anche la Lazio?
Vediamo, molto dipenderà dalla sfida di sabato. Sappiamo che con una vittoria potremmo allungare su di loro, ma anche accorciare sulle squadre che ci precedono. Di certo è una gara da vincere, su questo non si discute. Per la classifica, ma anche perché vogliamo dare una grande gioia ai nostri tifosi.

Più importante la sfida di sabato contro la Lazio o quella del mercoledì successivo con il Porto, in Champions League?

Le metto sullo stesso livello. Il derby vale già di per sé, passare con il Porto vorrebbe dire confermare a livello di immagine europea ciò che abbiamo fatto la stagione scorsa.

Lei nel frattempo oggi è il capocannoniere in campionato della Roma. Come ci si sente?
Il mio obiettivo è arrivare in doppia cifra. Per riuscirci sarà importante mantenere questo ritmo e trovare ancora più continuità. Fisicamente sto bene, adesso spero di fare un grande finale di stagione.

Ed infatti a febbraio lei ha ritrovato anche l’azzurro ed è uno dei probabili convocati per marzo. Un messaggio a Mancini?
La Nazionale passa sempre da quello che fai con il club. Forse potevo essere convocato anche nelle prime gare della nuova gestione, ma sono comunque soddisfatto dell’ultima chiamata. Avere continuità è fondamentale, poi l’azzurro sarà una diretta conseguenza.

Per Spalletti era decisivo, per Di Francesco essenziale. Quando la chiamerà la Roma per il rinnovo del contratto?
Non ne abbiamo parlato e non ho intenzione di farlo fino al termine della stagione. Voglio rimanere concentrato sulle partite. Stiamo facendo una buona stagione, ora va sistemata. Di certo c’è che vorrei restare a Roma, qui mi hanno accolto in modo fantastico e mi trovo molto bene. Ma nei riparleremo a fine campionato.

Cosa la colpisce di Zaniolo?
La facilità con cui gioca, sembra lo faccia da sempre. E poi la forza fisica, impressionante. Ora sta a lui gestire il momento e le aspettative che gli girano intorno. Deve essere bravo a continuare a lavorare, ma è un ragazzo che ha la testa sulle spalle.


A tutto Pallotta: “Con lo Stadio tra le big d’Europa”

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il Presidente della Roma, James Pallotta, si è raccontato al sito del club con una lunga intervista nella quale ha toccato tanti temi come lo Stadio e la contestazione dei tifosi. 

“L’aspetto economico non è la mia forza trainante con la Roma. A volte sono depresso e frustrato perché odio perdere. Più di ogni altra cosa. In me c’è una natura competitiva. So che alcune squadre hanno a disposizione un budget due o tre volte più grande del nostro, ma non riuscire a competere sempre e a certi livelli mi disturba comunque”.


De Rossi ha recuperato e Manolas fa progressi. Solo Under indisponibile

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Al derby con il solo Under indisponibile. È questo l’obiettivo di Eusebio Di Francesco, che ieri a Trigoria ha avuto buone notizie da (quasi) tutti quei giocatori in bilico perla partita contro la Lazio. Karsdorp e Schick alternano lavoro individuale a lavoro con il gruppo e tra oggi e, soprattutto, domani, puntano a convincere il tecnico a convocarli. Manolas in giornata farà un controllo a Villa Stuart. Se la caviglia sarà tornata definitivamente in ordine dopo la distorsione subita contro il Frosinone, anche il centrale greco risponderà presente. E in attacco anche Schick inizia a stare meglio e punta alla panchina, a centrocampo la buona notizia arriva da De Rossi. Ieri si è allenato con i compagni, se tutto filerà liscio sabato sera sarà capitano con la fascia al braccio dal primo minuto.


La conferma dalla Grecia: Manolas sfiderà Immobile

CORRIERE DELLA SERA - Vasilis Torosidis, suo ex compagno nella nazionale greca e nella Roma, ne è sicuro: Manolas sarà in campo nel derby di sabato sera: «Ci sarà al cento per cento - le sue parole a forzaroma.info -perché Kostas è nato per giocare queste partite». Di Francesco non rinuncia al greco se non vi è proprio costretto. La difesa ha avuto un crollo di prestazioni: 33 reti subite in 25 giornate, mentre in tutta stagione scorsa furono 28. Ecco perché vedere Kostas uscire dal campo a Frosinone con la testa tra le mani, per una botta rimediata alla caviglia destra, ha fatto preoccupare tutti. Gli esami, però, hanno escluso guai seri e il provino di ieri a Trigoria ha dato esito positivo. Oggi tornerà in gruppo, dopo un ultimo controllo a Villa Stuart. Di Francesco, quindi, dovrà solo decidere chi tra Fazio (a segno nella gara di andata), Juan Jesus e Marcano (il più in forma in questa fase) giocherà al suo fianco per contrastare l’attacco biancoceleste.


“Norme anti-barbari”. Raggi incalza Salvini su ultrà e turisti cafoni

LA REPUBBLICA - D'ALBERGO - Ognuno prepara il derby a modo proprio. I tifosi di Roma e Lazio stanno già sfoderando le bandiere. La sindaca Virginia Raggi è invece costretta a incrociare le dita: la stracittadina in versione notturna preoccupa per la tenuta dell’ordine pubblico. Per questo è meglio prevenire che curare, sedare possibili polemiche sul nascere. Come? Ieri la prima cittadina ha scritto a Matteo Salvini, vicepremier leghista del governo gialloverde e ministro dell’Interno, per chiedere una stretta sulla sicurezza: «Il Viminale aiuti la capitale per contenere i vandalismi dei turisti incivili e degli hooligan». Va messo un freno alle scorribande dei tifosi — stranieri e non — che rivoltano puntualmente la città in occasione delle serate di coppa ed entro Euro 2020, quando l’Olimpico ospiterà il match inaugurale. Immediata la risposta del ministro: «Sono pronto e disponibile ad approfondire i temi sollevati dalla sindaca Virginia Raggi, che spero di incontrare presto». Assieme all’invito, tanto per mettere le cose in chiaro, dal ministero ricordano che «l’attenzione per Roma è alta». Nella capitale sono arrivati 500 mila euro nel 2018 sul dossier sicurezza e ne arriveranno 9 milioni per il biennio 2019-2020. Inoltre, pochi giorni fa, è stato disposto l’arrivo di 39 militari in più da inserire nei turni dell’operazione Strade sicure. Quando Raggi e Salvini si ritroveranno in Viminale, la sindaca arriverà preparata. Il dossier capitolino sui disastri causati dal tifo organizzato è lungo e articolato. Si parte dai danni subiti dalla Barcaccia quando il centro venne preso d’assalto dai barbari del Feyenoord. Era il 19 febbraio 2015 e a guidare il Campidoglio era Ignazio Marino. Ma da quel momento in poi poco è cambiato. Certo, fortunatamente all’appello mancano altri blitz eclatanti come quelli degli ultrà olandesi ai danni dei monumenti. Ma l’inquilina di palazzo Senatorio è comunque scontenta. Non dimentica le vecchierisse di Campo de’ Fiori e, tornando al suo mandato, non ha digerito la discesa dei tifosi (se così possono essere definiti) dell’Eintracht Francoforte e il saccheggio messo a segno in un supermercato al Flaminio. Non ha mandato giù nemmeno le prove di forza del tifo organizzato laziale contro le forze dell’ordine a Trastevere, dove un carabiniere è stato costretto a estrarre la pistola per sfuggire a un agguato, e per i vicoli del rione Monti. Lì, in via Leonina, si è consumato l’ultimo brutto episodio legato al calcio: solo due settimane fa un gruppo di biancocelesti ha preso di mira i tifosi del Siviglia, a Roma per supportare la squadra in trasferta, e hanno spedito in ospedale quattro persone. Un motivo in più per richiedere un pacchetto di norme per Roma contro l’internazionale ultrà a Matteo Salvini. Una preghiera rivolta al ministro finito nella bufera per la stretta di mano a uno dei capi della curva del Milan e poi costretto alla retromarcia. Il dietrofront è stato ribadito anche ieri: «I violenti non sono e non saranno tollerati, dentro e fuori gli stadi». Vale anche per i romanisti e i laziali.


Derby, allarme tifoserie straniere ma partita serale per esigenze tv

LA REPUBBLICA - PINCI - Alla fine ha deciso la prefetta ma ha vinto la tv. Il derby non cambia, il calcio d’inizio resta alle 20.30 di sabato, come auspicava Dazn, che trasmetterà la sua prima sfida romana e sperava di poterla ospitare in prima serata per non perdere potenziali spettatori. In fondo la decisione della prefetta Paola Basilone a seguito della riunione di ieri mattina del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, è sostenuta dall’Osservatorio che già nei giorni scorsi aveva dato il proprio parere favorevole. Nonostante la minaccia che incombe sull’ordine pubblico dall’arrivo – ormai è infelice prassi – di tifoserie violente dal resto d’Europa. Tra i 50mila che riempiranno l’Olimpico infatti siederanno anche “infiltrati” che col derby di Romac’entrano poco. In particolare, si sfideranno – anche se l’eventualità di arrivare a contatto è decisamente remota, visto l’impiego di oltre mille uomini delle forze dell’ordine – i tifosi di West Ham e Southampton. I primi storicamente gemellati con gli ultrà laziali, gli altri attesi per confrontarsi insieme ai romanisti: se ne aspettano una trentina, anche se gli ultrà giallorossi sembrano più preoccupati che soddisfatti della partecipazione britannica, in questa fase. Anche se i timori di infiltrazioni sono concentrati sul giorno della partita, visto che i due gruppi inglesi non arriveranno prima di sabato. Come pure gli altri “rinforzi” attesi nelle due curve: i temibili Sharksdel Wizla Cracovia e i sostenitori del Levski Sofia per la Lazio, quelli del Gate 13 del Panathinaikos e del Frente Atletico, caldissimi curvaioli nazionalisti dell’Atletico Madrid per i romanisti, sostenuti pure da gruppi del Dusseldorf: una novità con cui i sostenitori della capitale hanno solidarizzato proprio a Madrid, perché storicamente legati in un sodalizio del tifo ai biancorossi spagnoli. «I tifosi violenti non li vogliamo in giro per il mondo, serve fare di più», ha detto ieri il presidente Fifa Infantino, a Roma per un summit internazionale. In ogni caso, la Digosè al lavoro per mettere in atto le contromisure: già da domani sarà schierata nei punti di ritrovo degli ultrà delle due squadre e soprattutto nei pressi del Ponte degli Annibaldi, diventato un po’ il Parco della Vittoria nel Monopoly del derby: il luogo conteso in cui “vincere” la partita degli striscioni pre partita (non senza scivoloni nel pessimo gusto o nell’offesa incivile) e mostrarsi più forti del rivale. Le ultime misure saranno decise nel Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza che si terrà domattina.


Dzeko a caccia del primo gol all’Olimpico. Nel tridente con Zaniolo ed Elsha. Ünder ko

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Riparte da Dzeko, Di Francesco, puntando sulla voglia del centravanti di segnare finalmente all’Olimpico. Già, perché il paradosso stagionale del numero nove è legato a un dato piuttosto curioso: Edin non ha infatti ancora segnato all’Olimpico, in campionato, per un digiuno casalingo che pesa sulle spalle del bosniaco, fresco invece di una doppietta realizzata a Frosinone. Un gol contro la Lazio avrebbe quindi un doppio significato per il giocatore, anche se a giocare in casa, di fatto, sono i biancocelesti. Dzeko è a quota sette reti, in serie A, tutte lontano dall’Olimpico. Ci sarà il numero 9, in un tridente con Zaniolo a destra ed El Shaarawy a sinistra. Ancora indisponibile Ünder, alle prese con una ricaduta muscolare dopo un mese dall’infortunio che lo sta costringendo a seguire i compagni da fuori. A centrocampo confermati, insieme a De Rossi, Pellegrini e Cristante.