Reset Roma, a Trigoria c'è Ranieri 2.0

IL MESSAGGERO - TRANI - All'esonero si somma ancora il ritorno. Mai da escludere a Trigoria, anche perché, come spesso cantano i tifosi giallorossi, il passato non si dimentica. Claudio Ranieri, anche se manca l'annuncio ufficiale di Pallotta, è il nuovo allenatore della Roma. Rientra a Trigoria, come hanno già fatto con la proprietà Usa, Zdenek Zeman nel giugno del 2012 e Luciano Spalletti nel gennaio del 2016. Il tecnico di San Saba, frequentatore da ragazzo di Testaccio dovè il papà ha avuto per anni la sua macelleria, prende il posto di Di Francesco. In comune, al momento di passarsi il testimone, hanno il fresco licenziamento. Il romano ha appena lasciato il Fuhlam, esperienza iniziata solo nel novembre scorso e finita presto con 11 sconfitte e appena 3 successi in 16 partite. Il pescarese, sotto contratto fino al 30 giugno 2020, esce di scena dopo l'eliminazione in Champions. Dal 23 settembre, però, è stato sempre in bilico: 11 ko in 36 match, fatali soprattutto il 7 a 1 di Firenze in Coppa Italia e il 3 a 0 di sabato nel derby. Precario dal 5° turno del girone d'andata al ritorno degli ottavi di mercoledì a Oporto.

ADDIO POSTDATATO A fine pomeriggio, il divorzio. Nel comunicato della Roma, il saluto all'allenatore, sollevato dall'incarico dopo l'incontro con il vicepresidente Baldissoni e l'ad Fienga. «Da parte mia e di tutta l'AS Roma, vorrei ringraziare Eusebio per l'impegno profuso. Ha sempre lavorato con un atteggiamento professionale e ha messo al primo posto gli interessi del Club rispetto a quelli personali. Gli auguriamo il meglio per la sua carriera» l'addio misurato di Pallotta. Che si è imposto nella notte. E che lo avrebbe però cacciato già 5 mesi e mezzo fa, subito dopo la sconfitta contro il Bologna al Dall'Ara. Fuori Di Francesco, entra Ranieri. Mister derby: 4 su 4 vinti. Sbarca, in tarda mattinata, a Fiumicino. Da Londra, passando per l'aeroporto Leonardo da Vinci, direttamente a Trigoria. L'allenamento è stato spostato nel pomeriggio proprio per dare la possibilità al nuovo tecnico di dirigerlo. Lasciano, con Eusebio, pure 6 dei 7 collaboratori. In 3 seguono Claudio: gli assistenti Paolo Benetti e Carlo Cornacchia, più il preparatore Andrea Azzalin. Dovrebbero essere sufficienti per le ultime 12 partite. E per tentare la rimonta in classifica e prendersi quel 4° posto vitale per la proprietà Usa.

PROFILO SCONTATO «Sono felice». Ranieri, 68 anni, di rimonte se ne intende. Entusiasmante quella con la Roma nella stagione 2009-2010 contro l'Inter di Mourinho, fino a qualche anno fa suo grande nemico. I nerazzurri festeggiarono il triplete, ma Claudio, subentrando al 3° turno a Spalletti, partì ultimo e senza punti, debuttò vincendo 2 a 1 a Siena il 13 settembre 2009 e arrivò in vetta alla classifica l'11 aprile del 2010, battendo 2 a 1 l'Atalanta. Mai la Roma, dal 2001, è stata così vicina allo scudetto. In testa fino alla quart'ultima giornata: ko del 25 aprile all'Olimpico contro la Sampdoria degli ex Del Neri e Cassano. Perse contro Mou pure la finale di Coppa Italia. Andò via l'anno dopo, l'11 febbraio 2011, per il crollo di Marassi contro il Genoa: 0-3 all'intervallo, 4-3 alla fine. In Premier, prima di essere esonerato in Francia dal Nantes e a Londra dal Fulham, ha vinto l'unico scudetto con il Leicester nel 2016. È il 7° allenatore in 8 anni. E accetta, unico tra gli interpellati, di fare il traghettatore per nemmeno 3 mesi. Fino al 26 maggio. Decisivo, pure se si è speso fino all'ultimo per Eusebio, il parere di Totti, che ha subito sentito Ranieri. Baldini, pur dando l'ok per Claudio (telefonata di qualche giorno fa), non va dunque a dama. Sousa sceglie il Bordeaux, anche perché il contratto sarà di 2 anni e mezzo. Donadoni si sfila. Ranieri no. In cambio ha la promessa di entrare nel management giallorosso.


Da Toni e Totti a Dzeko e Zaniolo: si riparte dal 4-4-2

IL MESSAGGERO - ANGELONI - La Roma ha richiamato l’allenatore che nel 2010 aveva sfiorato lo scudetto sfidando col suo calcio acqua e sapone l’Inter di Mourinho e che nel febbraio del 2011 si era dimesso dopo una incredibile rimonta subita sul campo del Genoa (0-3, 4-3). Il suo gioco fatto di linee strette, difesa bloccata, se sale un terzino l’altro resta basso. Di solito ama giocare con una punta centrale e un’altra che gli giri intorno, mantenendo l’indole da trequartista o da seconda punta pura.Ad esempio, nella suaRoma di nove anni fa, vicino a Toni giocava Totti oppure Vucinic. Perrotta, che con Spalletti faceva l’incursore, con Claudio partiva dall’esterno e si buttava in area. Burdisso era il suo difensore di riferimento, lo chiamava il bandito: a Siena, la sua prima in giallorosso, lo schierò da terzino sinistro.

PRINCIPI Non è cambiato negli anni, i principi di gioco sono rimasti più o meno gli stessi, fino alle ultime esperienze in Inghilterra, tra il Leicester e il Fulham. Stavolta ha tre mesi per incantare i dirigenti, che non sono gli stessi della sua prima esperienza romana. Nemmeno gli obiettivi sono gli stessi: dallo scudetto al piazzamento in Champions League, stavolta ha dodici giornate a disposizione, all’epoca aveva quasi tutta la stagione, visto che subentrò a Spalletti dopo appena due giornate. Ranieri comincerà oggi, di quel gruppo ritrova in campo solo De Rossi (Totti è dietro una scrivania), che tra l’altro è infortunato e l’esordio stavolta sarà in casa. La conta per la sfida con l’Empoli la farà da oggi, ma come sarà la sua Roma nei mesi a seguire? Facile ripensare a quel 4-4-2 scolastico ma efficace. Pubblichiamo qui una sorta di undici tipo, soggetto ovviamente a modifiche varie ed eventuali. Sui terzini, potrebbe tornare utile anche Santon, che ha caratteristiche più difensive rispetto a Karsdorp. Florenzi è il suo Taddei, così come Zaniolo potrà essere il trequartista o la mezz’ala. La coppia di attaccanti può essere pescata tra Dzeko-Schick-Perotti, lo stesso Zaniolo, Kluivert, Under ed El Shaarawy (quest’ultimi buoni anche come esterni alti). Stavolta non avrà un regista vero e proprio, probabilmente il riferimento centrale, in assenza di De Rossi, sarà Nzonzi, con Cristante e Pellegrini come alternative o come mezz’ali, nel caso in cui si dovesse giocare a 5. La Roma andrà rigenerata anche fisicamente, ma stavolta il verduraio («la preparazione atletica la può fare anche un verduraio», disse all’epoca) continuerà a vendere verdure.


Alla fine Eusebio paga per tutti

IL MESSAGGERO - CAPUTI - QuellaChampions che proprio un anno fa gli apriva le porte dei quarti di finale grazie alla vittoria sullo Shakhtar, gli ha servito il conto. Di Francesco è stata esonerato pagando per tutti. Per ben tre volte era riuscito a salvarsi: Bologna, Plzen e Firenze. Al quarto tentativo è affondato. Dopo aver perso brutalmente il derby, la gara con ilPorto era una sentenza annunciata.

Pur vittima di decisioni arbitrali sbagliate, la Roma dell’altra sera non è stata altro che la fotografia stagionale di sestessa. Senza identità, distratta, vittima più dei propri gravi errori che della forza degli avversari. Nonostante i tentativi Di Francesco non ha mai dato la sensazione di poter invertire la rotta.Dopo ogni illusorio segnaledi ripresa è arrivata la pesante ricaduta.

Le colpe di Di Francesco non sono però paragonabili a quelle della società. La campagna acquisti prima di tutto e la stessa indecisione sulle sorti dell’allenatore sono responsabilità pesanti sulle spalle del club.Con 12 partite ancora da giocare in campionato, la stagione può essere ancora salvata, Claudio Ranieri, tecnico navigato, che ben conosce Trigoria e dintorni, come romano, ex giocatore e soprattutto ex allenatore giallorosso, può riuscirci.La Roma voleva un traghettatore e Sir Claudio ha accolto l’invito. Un doppio colpo di fortuna, visto che poco più di una settimana fa Ranieri era ancora sulla panchina del Fulham. Un’occasione, più che una scelta programmata. La Roma al contrario ha un enorme bisogno di un progetto tecnico delineato e condiviso. Con Monchi in partenza, chi si occuperà del tecnico per la prossima stagione, dei rinnovi e del prossimo mercato?


Per Eusebio un addio lungo sei mesi

IL MESSAGGERO - CARINA - Alle 19,20 ha lasciato Trigoria. Non s'è fermato, eludendo la presenza dei cronisti. Atteggiamento comprensibile, vista l'amarezza provata. Anche perché al fischio finale di Çakir, per come era maturata l'eliminazione, Di Francesco ha sperato per qualche ora che ci fosse ancora un piccolo margine per restare e giocarsi le ultime chance contro l'Empoli. Speranza vana. Una volta arrivato a Roma, ha capito di essere giunto al capolinea. Quella frase buttata lì alla vigilia del match con il Porto - «Voglio essere supportato, non sopportato» - è la fotografia del suo stato d'animo negli ultimi mesi che ha vissuto come uno stillicidio. A tal punto che il post-gara, aspettando che la squadra salisse sul pullman, ha preferito viverlo da solo. Senza nessuno intorno. Ieri invece la compagnia di Totti non lo ha lasciato un attimo. Francesco s'era speso per lui prima del match e non ha fatto mancare il suo supporto nemmeno all'aeroporto Francisco de Sa Carneiro, quando la protesta dei tifosi s'è rovesciata sui presenti. Forse, s'è sorpreso anche lui a vedere che gli ultras, tra i pochi a salvare, hanno salvato proprio la sua persona. Sbarcato a Fiumicino, Di Francesco ha tirato dritto, come fosse una normale giornata di lavoro. Convocato negli uffici del Fulvio Bernardini, s'è visto comunicare l'esonero dalla dirigenza. Ha comunque voluto dirigere l'ultimo allenamento, al termine del quale ha salutato tutta la rosa. Uno ad uno.

ALIBI E ERRORI Poi ha stretto la mano a tutti i dipendenti del centro sportivo e svuotato in parte l'armadietto. Probabilmente tornerà nei prossimi giorni. Ma come ex, non più come allenatore della Roma. Alla fine paga lui per tutti (del suo staff, rimane soltanto il preparatore Fanchini, ndc). Non una novità nel calcio. Ma piuttosto paradossale all'indomani della sfuriata anti-Var di Pallotta. Delle due l'una: se la mancata qualificazione, alla quale era aggrappata la conferma di Di Francesco, viene imputata all'arbitraggio di Çakir, stona l'esonero poche ore dopo. La verità, ormai di dominio pubblico, è un'altra. Eusebio era un 'dead man walking'già dal 23 settembre, giorno del ko di Bologna. L' «I'm disgusted» dell'epoca di Pallotta, sommato ai reiterati «Ask Monchi» nei mesi successivi, rappresentavano la mannaia sull'operato di Eusebio. Era soltanto una questione di tempo. Più o meno come accaduto in passato con Garcia, già sfiduciato alla fine della stagione precedente l'esonero, quando aveva rilasciato dichiarazioni sulla competitività del club invise alla proprietà Usa. Di Francesco ha l'alibi di una doppia campagna acquisti che difficilmente poteva sposarsi con il suo credo tattico. Per due estati ha chiesto un esterno destro al posto di Salah: il primo anno, dopo un lungo corteggiamento a Mahrez, è arrivata una seconda punta, Schick, e lui è stato bravo a far crescere Under che nei piani originari doveva rappresentare una semplice alternativa. Il secondo anno, dopo aver atteso invano all'aeroporto Malcom, Monchi ha virato su un mediano, Nzonzi. A dicembre, ha chiesto rinforzi: invano. Gli alibi, però, non possono nascondere gli errori. A partire dall'ecatombe muscolare. Con il tris Fazio-De Rossi-Pellegrini il numero dei ko è salito a 37 ai quali si sommano almeno un'altra decina a livello traumatico. Eusebio paga inoltre la difficoltà, nella seconda stagione, di regalare un'identità alla squadra. Arrivare a 36 formazioni diverse in altrettante gare è sinonimo di confusione. Subire 55 reti nelle tre competizioni (media 1,52 a partita), una condanna. Alternare moduli e optare per la difesa a tre in quella che aveva definito la partita della vita', la pietra tombale.


Monchi contestato, è la resa dei conti

IL MESSAGGERO - TRANI - Scontro frontale e totale. La piazza è stufa. E sa con chi prendersela, a vedere quanto accaduto in Portogallo. Monchi, i giocatori, Baldissoni e Balzaretti: gli ultrà giallorossi, già a metà mattinata, alzano la voce, indicando alcuni dei principali responsabili di questa stagione che ormai ha preso la piega peggiore. Non ne possono più e urlano la loro rabbia prima della partenza della Roma da Oporto. Contestazione pesante e, a parole, violentissima, all'aeroporto Francisco de Sa Carneiro. Almeno venti tifosi della Roma, dopo aver effettuato i controlli, hanno aspettato la squadra proprio al gate 35. Lì Di Francesco, i dirigenti e i calciatori sono saliti sul charter Alitalia che li ha riportati a Fiumicino nel primo pomeriggio. E lì che si è acceso il confronto, feroce e anche pericoloso. La situazione non è degenerata solo perché sono intervenuti 3 uomini della Digos a far da schermo davanti al finger, subito aiutati dagli uomini della sicurezza del club di Pallotta e dagli agenti portoghesi.

DS ATTACCATO Il picco della contestazione è stato toccato quando al gate si è presentato Monchi. È nel mirino e non c'è da chiedersi perché. «Te ne devi andare, hai sfasciato la squadra». Il ds inizialmente li ignora. Ma quando sente la raffica di offese, mentre presenta il documento e la carta d'imbarco, decide di replicare: «Siete bravi voi...». Gli ultrà. «Hai pure il coraggio di rispondere. Vattene». Monchi sbotta: «Tra 6 mesi vi vengo a prendere uno a uno, ricordatevelo». Nessuna minaccia, solo difesa del suo lavoro. È convinto che presto sarà apprezzato. Al rientro nella Capitale pente dello sfogo su Instagram: «È vero, c'è stato un momento di nervosismo, a causa della grande delusione che proviamo tutti. Me ne scuso con tutti i tifosi e in particolare con quelli presenti all'aeroporto in quel momento. Forza Roma!» Ma lo strappo di Oporto conferma il prossimo addio del ds: presto comincerà a lavorare per l'Arsenal. La separazione ufficiale già nelle prossime ore.
GRUPPO DERISO«Ma quale campione del mondo? Sei proprio scarso». L'obiettivo è Nzonzi. Gli ultrà inquadrano i calciatori. Urlando «Mercenario» a Dzeko, prendendosela con Schick. E con Karsdorp. Sorpreso e al tempo stesso umiliato. Come pure Florenzi. E, nel corridoio che dal free shop porta al gate, altre urla. Adesso i tifosi circondano il vicepresidente Baldissoni e Balzaretti. «Basta, vergognatevi. Vogliamo rispetto». E insulti irripetibili. Ignorato il nuovo ad Fienga.

MASSIMO RISPETTO «Ma che c'entra lui, lasciatelo stare. Gli tocca allenare ste pippe, sti mercenari». Di Francesco passa e, riceve qualche pacca. Gli ultrà non riescono a infierire. Ce l'hanno con i giocatori. Eusebio, del resto, va guardato in faccia per capire che cosa stia passando. Occhi gonfi, notte passata in bianco. La Roma, fino all'ultimo, rimane al primo posto nella sua testa. È scortato pure lui, da due uomini della sicurezza. Protezione inutile. Lo è invece quella che Totti offre ai calciatori. Francesco si ferma con i tifosi. Il tono della conversazione è pacato. Distrae i contestatori e permette a diversi calciatori di raggiungere l'aereo. La discussione finisce con gli abbracci e i selfie di rito. Gli stessi dedicati a De Rossi, anche lui applaudito. Quando Totti sale in areo, Monchi deve ancora passare. E non può quindi fare da scudo pure al ds. «È un peccato che sia finita così», ammette Francesco, riferendosi all'amico Eusebio. «Potevamo sfruttare meglio alcune ripartenze nei supplementari» sospira. Agli ultrà garantisce: «Siamo i primi a essere dispiaciuti, non pensiate che lo facciamo apposta...».


L’orgoglio romanista e l’ultimo tentativo

LA GAZZETTA DELLO SPORT - La Roma ai romani: con il ritorno in panchina di Claudio Ranieri coadiuvato da Totti(fuori) e De Rossi (in campo). E una chiara responsabilizzazione dei giocatori a cui è stato tolto il catalizzatore di tutte le critiche degli ultimi mesi: Eusebio Di Francesco. È questo in sintesi il senso dell’estremo tentativo partorito tra Trigoria e Boston per salvare la stagione conquistando un posto per la prossima Champions. Il maledetto rigore negato a Schick sarà ricordato per sempre da Di Francesco: fosse stato fischiato come era giusto fare, oggi, nonostante le critiche per l’atteggiamento troppo difensivo, la Roma sarebbe probabilmente ai quarti di Champions e lui avrebbe salvato la panchina almeno fino giugno, forte dei più alti risultati sportivi giallorossi in Europa degli ultimi 35 anni. Serviva una scossa e un traghettatore esperto che conoscesse l’ambiente e riportasse in primo piano il vecchio concetto sempre valido nei momenti di crisi:l’orgoglio romanista. L’identikit ha portato a Claudio Ranieri, uno che la Roma la ama.Forse adesso questo conta più del ricordo dell’epica Premier con il Leicester o le recenti sfortunate esperienze. Vedremo se basterà. Ci sono 12 partite e 36 punti. Poi però a prendersi la responsabilità di questa stagione deludente dovranno essere anche altri. 


E in aeroporto i tifosi della Roma “affrontano” Cakir

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il malinconico turno di Champions dell’arbitro Cakir non si è concluso nella notte di Oporto. L’arbitro turco infatti ieri, facendo scalo a Lisbona, ha incontrato in aeroporto alcuni tifosi della Roma che lo hanno riconosciuto e lo hanno avvicinato per chiedergli ovviamente: «Ma perché non ha dato il rigore per il fallo di Marega su Schick?». La replica è stata semplice: «Non l’ho dato perché dalla Var non me lo hanno fatto rivedere. Che potevo fare? Hanno deciso che non era una cosa da rivedere». 


Ribaltone annunciato: la Roma a Ranieri. Di Francesco, adesso è finita. Pallotta dà la scossa

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Per la terza volta la Roma sceglie un allenatore simbolo dell’ultimo periodo della gestione Sensi. Dopo i ritorni di Zeman e Spalletti (con Montella sfiorato nel 2012), infatti, adesso è la volta di Claudio Ranieri. È lui l’allenatore - il 7° in 8 anni di gestione a stelle e strisce - a cui il club di James Pallotta si è rivolto per provare a raggiungere l’ultimo obiettivo della stagione:  la qualificazione alla prossima Champions League. Ranieri è stato sponsorizzato da Totti, nonostante l’ex capitano preferisse la conferma di Di Francesco.

Chi è vicino al prossimo allenatore giallorossa lo descrive «felice» per questa nuova avventura e con tanta voglia di rivincita, senza farne una questione di soldi. Ovviamente, però, ha chiesto garanzie per il futuro, che non per forza devono passare dall’essere l’allenatore della Roma anche nella prossima stagione. Con lui, poi, dovrebbero arrivare anche gli assistenti Paolo Benetti e Carlo Cornacchia, oltre al preparatore atletico Andrea Azzalin.


La telefonata di Totti e l’ok di capitan De Rossi. Così Ranieri è tornato in giallorosso

LA GAZZETTA DELLO SPORT - A pesare nella scelta del successore di Eusebio Di Francesco sono stati anche loro, Francesco Totti e Daniele De Rossi, i due totem giallorossi che con Claudio Ranierihanno già vissuto la precedente avventura, quella dal settembre 2009 al febbraio 2011. Anche grazie a loro Ranieri cercherà di portare in porto la nave, possibilmente con il dolce attracco della prossima Champions League. Perché poi molto del futuro passa proprio dalla qualificazione alla prossima competizione europea. Dunque, è stato decisivo l’asse romano, quello che si è andato formando tra il nuovo allenatore della Roma e i due simboli di casa. Che, poi, è forse quello che serve in questo momento di grande confusione. Simboli, idee e amore, tre elementi chiave per provare a rialzare la Roma da una situazione che si è fatta davvero complicata. Nelle varie riunioni tra dirigenti (continue dal fischio finale di Porto-Roma fino a ieri pomeriggio), Francesco Totti è sempre stato in prima linea per riportare a casa Don Claudio. «È la soluzione migliore», il concetto espresso dall’ex capitano giallorosso. A conti fatti, questa è la prima grande decisione di Totti dirigente, lui che ieri ha parlato a lungo al telefono con Ranieri. Che gli ha manifestato entusiasmo e chiesto collaborazione, cosa che Totti gli ha subito garantito. Sarà lui la spalla di Ranieri in società, l’uomo che lo aiuterà a riprendere possesso di quel filo interrotto otto anni fa. Ma se Totti ha pesato come un macigno, non da meno è stato il parere dell’altro simbolo giallorosso, l’attuale capitano Daniele De Rossi.


Quando Ranieri fece “tremare” Mourinho

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Nei suoi anni in giro per il mondo, la cosa che gli è sempre mancata di più di Roma è il sorriso e l’allegria dei romani. «Unici e impagabili». Ecco, da oggi l’obiettivo di Claudio Ranieri sarà proprio quello di ricolorare quei sentimenti lì, ridando sorriso ed allegria alla gente romanista. Ci proverà mettendoci tutto se stesso, con il cuore del tifoso e la qualità del maestro. E con il suo immenso stile, quello che ha mostrato un po’ ovunque, dai trionfi internazionali con Valencia e Leicester alle ultime avventure (poco fortunate) con Nantes e Fulham. E che, nella sua prima esperienza romanista, dimostrò anche con quelle dimissioni del febbraio 2011, esattamente otto anni fa. In un mondo del calcio dove l’arte delle dimissioni è rara, Ranieri disse addio alla Roma dopo quel 4-3 con il Genoa, a Marassi, con una clamorosa rimonta da 0-3 dei liguri. «A fine partita mi guardava negli occhi solo Burdisso», raccontò poi, quasi ad ammettere che la squadra non lo seguiva più. Solo dieci mesi prima era stato ad un passo dal portare la Roma al suo quarto scudetto. Il ritorno Ranieri torna di nuovo a casa, dunque. E lo fa dove sfiorò un’impresa gigantesca, magari non tanto grande quanto quella firmata a Leicester ma quasi. La sua Roma arrivò ad un soffio dal tricolore, che gli sfuggì per quel Roma-Sampdoria 1-2 del 2010, con la doppietta di Pazzini a ribaltare il gol di Totti e l’Inter del Triplete a godere dell’harakiri giallorosso. Decisiva fu anche la lite, nell’intervallo, tra Vucinic e Perrotta, anche se Ranieri ha sempre puntato il mirino altrove: «Tutti pensano che perdemmo lo scudetto lì, ma furono letali i punti dilapidati altrove. Come con il Livorno retrocesso, con cui ne facemmo uno solo». Arrivato per sostituire un dimissionario Spalletti, portò Roma a sognare, lui che Roma l’ha vista crescere e cambiare.


Eusebio saluta: «Felice di avervi allenato». Il terzo addio, tra lacrime, ricordi e rimpianti

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Prima da giocatore, poi da team manager, infine da allenatore: ieri si è consumato il terzo addio alla Roma di Eusebio Di Francesco.

Dopo la rabbia di Oporto, che lo ha portato a salire sul pullman a fine partita senza affrontare la consueta conferenza (multa dell’Uefa in arrivo), ieri è stato il giorno della commozione. Di Francesco ha anche guidato l’allenamento, prima di salutare la squadra. «Mi dispiace per quelli che ho utilizzato di meno, ma io ho fatto tutto per il bene della squadra. Sono felice di avervi allenato», ha detto alla squadra. La commozione non è mancata da parte dei giocatori, a cominciare da quella del pupillo Pellegrini. Tanti gli occhi lucidi, qualche lacrima, anche (e soprattutto) quando ha salutato tutti gli addetti di Trigoria.


Il prossimo addio sarà quello di Monchi

IL CORRIERE DELLA SERA - Non è un caso che il contatto con Claudio Ranieri sia stato tenuto non da Monchi ma da Fienga. Questo perché il prossimo addio in casa Roma sarà proprio quello dell’attuale direttore sportivo, La società e il dirigente si accorderanno in maniera amichevole per separarsi. L’aria capitolina, per lui, è ormai irrespirabile. All’aeroporto, prima del rientro in Italia, ha sbottato pesantemente contro alcuni tifosi che l’hanno contestato, salvo poi chiedere scusa tramite un post Instagram. Lo aspetterà l’Arsenal, dove ritroverà il tecnico che ha fatto le sue fortune, ovvero Unai Emery.