La commissione: «Per il parere del Politecnico spesi 30 mila euro»

IL TEMPO - «Sulla base della relazione presentata dal Politecnico di Torino in merito all'impatto del nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle sulla viabilità della zona sussiste ancora l’interesse pubblico dell’opera?». È questa la richiesta che il presidente della Commissione capitolina Trasparenza Marco Palumbo invierà al Consiglio superiore per i lavori pubblici. Il dem Palumbo ha annunciato l'iniziativa al termine della seduta di questa mattina della commissione.

«Non so perché è stato scelto il Politecnico di Torino, è una fase che ha gestito il Dipartimento Mobilità. Nel corso di una riunione fu detto di far fare il parere a un Istituto universitario indipendente ed estraneo al contesto romano. Non sono stati chiesti altri preventivi». Lo ha detto Roberto Botta, vicedirettore generale di Roma Capitale, nel corso della riunione della Commissione capitolina Trasparenza dedicata al parere del Politecnico di Torino sui flussi di traffico legati al progetto dello stadio dell'As Roma a Tor di Valle.

«Dopo gli arresti della scorsa estate - ha aggiunto - l’amministrazione ha avuto il dubbio che il procedimento sullo stadio potesse essere inficiato. Dalle intercettazioni sembrava ci fossero stati degli imbrogli e delle cose taciute e quindi il Campidoglio ha ritenuto opportuno, anche se non era obbligatorio, far fare una verifica a un soggetto esterno sulla mobilità in relazione allo stadio».


Sentite DiFra: «La numero 10 a Zaniolo? Va guadagnata, ma non incide sulla crescita»

GAZZETTA DELLO SPORT - Di Francesco e De Sanctis ieri erano ospiti alla Luiss, ma il protagonista di gran parte delle domande a cui hanno risposto era sempre Zaniolo: «Bisogna però mantenere il ragazzo con i piedi per terra - ha spiegato Di Francesco -. Della maglia numero 10 non me ne frega niente - garantisce il tecnico - perché non conta sulla crescita. E comunque va guadagnata». 

Dello stesso avviso De Sanctis, che ha fatto riferimento ad alcuni screenshot che vorrebbero Zaniolo tifoso della Juventus: «Non si è mai parlato della maglia da dargli. Però sono usciti dei post di 4-5 anni fa, quando aveva 14 anni, e questo deve farvi capire quanto è importante ciò che scrivete». 

Tra battute e aneddoti — De Sanctis racconta anche del ruolo di Totti nel caso Kolarov, con lo storico capitano chiamato a confrontarsi con lui, insieme a De Rossi — , qualche rivelazione: si scopre che il regolamento di spogliatoio della Roma è molto dettagliato, che le multe vanno in beneficenza, che anni fa Di Francesco prestò, a Perugia, diecimila euro a Guglielmo Stendardo per «fare casa».


La chat di Parnasi: «famostostadio»

IL TEMPO - DI CORRADO - Luca Parnasi aveva creato su Whatsapp un'apposita chat, intitolata «famostostadio», in cui si scambiava, con i suoi fidati collaboratori, gli aggiornamenti e i progressi relativi alla «strategia di avvicinamento» di pubblici ufficiali messa in atto dell'imprenditore romano per ottenere il via libera definitivo alla realizzazione del nuovo stadio della Roma.

Il 30 novembre 2018 Simone Contasta, dirigente di Eurnova accusato di far parte di un'associazione a delinquere capeggiata da Parnasi e composta da altre 4 persone, viene interrogato dai pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli. In questa occasione conferma che Luca Lanzalone «mi è stato presentato a febbraio 2017 quale rappresentante del Comune di Roma per giungere alla definizione di un progetto che fosse soddisfacente per il Movimento 5 Stelle». Lanzalone, in questo ruolo strategico, viene subito avvicinato e corrotto da Parnasi, con l'offerta e la promessa di incarichi al suo studio legale. «Il valore aggiunto che avremmo conseguito dalla nomina di Lanzalone nel team di legali - spiega Contasta - derivava dalla sua capacità professionale, dalla sua vicinanza a M5S e dalla credibilità che aveva acquisito sia nel Comune di Livorno che nel Comune di Roma».

Intanto è stata fissata per il 2 aprile l'udienza preliminare nella quale il giudice deciderà se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura nei confronti di Parnasi e altri 14 indagati, tra cui l'exvicepresidente del Consiglio della Regione Lazio Adriano Palozzi (Forza Italia), il consigliere regionale Michele Civita (Pd), il consigliere comunale Davide Bordoni (Forza Italia), l'assessore allo Sport del X Municipio Giampaolo Gola (M5S).


I destini incrociati della Roma: Monchi medita sull'addio, Di Francesco legato alla Champions. Baldissoni in scadenza ma rinnova

IL TEMPO - AUSTINI - In bilico. Ognuno per i suoi motivi. Ma in fondo c'è un filo neppure troppo sottile che li unisce. La Roma di oggi non è detto sia la stessa di domani, dalla panchina ai posti di comando di Trigoria, per non parlare dei giocatori.

Di Francesco, Monchi e, in misura minore, Baldissoni: in ballo c’è il futuro di tutti e tre. I risultati, ovviamente, saranno alla base di qualsiasi scelta. Personale o del presidente. E se la Champions di oggi è una fantastica occasione per sognare ancora, qualificarsi a quella di domani è l’obiettivo principale per impostare al meglio il prossimo anno. Col quarto posto, se non addirittura il terzo (perché non provarci con un'’Inter così piena di problemi?), la Roma avrebbe fatto il suo «minimo sindacale» e Di Francesco avrebbe dei meriti da presentare a Pallotta sul tavolo quando si tireranno le somme. Ma la classifica di oggi tutto dà tranne certezze e le conseguenze di un flop, dal quinto posto in giù, porterebbero al probabile esonero dell’allenatore con un anno d’anticipo rispetto alla scadenza del contratto.

Se fosse dipeso dal presidente, in realtà, il tecnico abruzzese sarebbe già saltato. In almeno due momenti della stagione, Pallotta ha perso la fiducia. E le staffe. Ma non ha voluto comunque cambiare le dinamiche prestabilite nella società: il responsabile dell’area sportiva è Monchi, a lui sono delegate le decisioni tecniche e i conti si fanno alla fine.  Come noto, è stato proprio il direttore sportivo spagnolo a confermare Di Francesco, pure dopo una batosta pazzesca come quella in Coppa Italia con la Fiorentina. Prestazioni e risultati successivi contro Milan, Chievo e Porto stanno dando ragione al diesse, ma quella serata di Firenze ha lasciato il segno.

«È stata la peggiore sconfitta della mia carriera» ha detto Monchi nel post-partita al Franchi. Ed era sincero. Già deluso dal rendimento di alcuni acquisti - Pastore il simbolo degli acquisti riusciti male - e dal rendimento generale della squadra, lo spagnolo si sta mettendo seriamente in discussione da solo. Pallotta a mandarlo via non ci pensa, non che tra i due sia tutto rose e fiori, ma l’eventuale - e in questo momento possibile - addio prematuro di Monchi sarebbe una scelta personale dello stesso diesse. Di certo non una buona notizia perla Roma a prescindere, visto che abortire un progetto a metà non è mai funzionale alla crescita.

Psg e soprattutto Arsenal corteggiano Monchi, lui per ora non ha dato la parola a nessuno, intanto da settimane riflette, non è soddisfatto e si interroga se sia il caso di continuare qui. Ha altri due anni di contratto più l'opzione per un terzo. e, come per Di Francesco, molto dipenderà dai risultati finali. Ad esempio, l’entusiasmo di una qualificazione ai quarti di Champions può cambiare le carte in tavola. Lo stesso un brillante finale di campionato, o magari la crescita ulteriore di Zaniolo che, al contrario di Pastore, oggi rappresenta uno dei migliori affari della storia del mercato giallorosso.  A maggio si tireranno le somme e il destino di Monchi è inevitabilmente legato a quello dell'allenatore. Inutile fare nomi oggi di potenziali sostituti, si cercherebbe una verità che non può (ancora) esistere.

Quanto a Baldissoni, da poco nominato vice-presidente con la contemporanea promozione di Fienga nel ruolo di Ceo, è difficile pensare che Pallotta rinunci all'uomo con cui da sempre ha il dialogo più intenso. L'avvocato romano è infatti l’unica colonna portante della società rimasta in piedi dall'avvio dell’era americana. Tra i vari incarichi che ha ricoperto negli anni, adesso sta curando in prima persona una vicenda cruciale come quella del progetto stadio. Anche per Baldissoni c'è un «ma»: gli scade il contratto a giugno. La stanchezza non manca, tantomeno la voglia di Pallotta di tenerselo stretto.


La Roma è contata, turn over azzerato

MESSAGGERO - TRANI - Improvvisamente la giostra delle rotazioni, finora più o meno obbligate, si blocca: non si sale e nemmeno si scende. Di Francesco, nella fase cruciale della stagione, deve convivere con l'emergenza, ritrovandosi con i giocatori contati nei ruoli chiave. I 31 ko muscolari hanno di sicuro inciso nelle scelte dell'allenatore, costretto a cambiare da una partita all'altra. Ma la ricchezza della rosa, numericamente ben assortita, lo ha almeno aiutato nella gestione dell'annata. Così la Roma, fin qui, non è stata mai uguale, con 32 formazioni diverse in 32 match stagionali. Il turnover forzato ha evidenziato la mancanza di identità e di continuità della squadra che di conseguenza è andata in altalena sia nelle prestazioni che nei risultati. Adesso, però, la situazione è peggiorata con gli ultimi infortuni di Karsdorp e Schick: le soluzioni sono ridotte al minimo e nelle prossime settimane dovranno spesso scendere in campo gli stessi interpreti.

CORSIA DESERTA Di Francesco si augura di recuperare almeno Perotti per la gara di lunedì sera all'Olimpico contro il Bologna. Ma solo per avere un'alternativa in panchina che al momento non c'è. Anche Under è vicino al rientro, ma lo staff medico procedere con cautela dopo la raffica di imprevisti che ha colpito la maggior parte dei giocatori. La fascia destra, quindi, rimane la più scoperta: fermo Schick e convalescente Under, da esterno alto offensivo l'unico interprete a disposizione è Zaniolo. Kluivert, del resto, è una forzatura: preferisce stare a sinistra e quindi nelle gerarchie viene dopo El Shaarawy e Perotti. In teoria, in quella posizione, può avanzare Florenzi, ma poi in difesa dovrebbe aver spazio Santon. E, out Karsdorp e ceduto a gennaio Luca Pellegrini, tutti i terzini finirebbero in campo: Kolarov, Florenzi e appunto Santon. A sinistra, in caso di necessità, potrebbero invece scivolare sull'esterno le riserve Jesus o Marcano. Oppure l'allenatore dovrebbe modificare il sistema di gioco, passando alla difesa a 3: è già successo in questa stagione e anche in quella scorsa. Opzione da non scartare: solo i centrali sono in abbondanza.

DOPPIO PLAY L'unico ballottaggio possibile è nel ruolo di regista: De Rossi è il titolare, Nzonzi la fotocopia del capitano. Di Francesco, nel 4-3-3, preferisce non utilizzarli in coppia. Il tandem è la mossa da fare in corsa, è successo pure contro il Porto, per preservare Pellegrini, Cristante o teoricamente anche Zaniolo. Quotidianamente viene verificato De Rossi che deve convivere con l'infiammazione al ginocchio e dunque rinunciare a qualche partita. A centrocampo non esistono altre soluzioni, almeno fino a quando Zaniolo dovrà giocare sulla fascia destra. Fuori dalle rotazioni restano per ora Pastore e Coric.

FINALIZZATORE UNICO Dzeko, assente Schick che lo ha sostituito in 8 partite tra metà novembre e fine dicembre, non ha attualmente il suo vice. Zaniolo, come è accaduto contro il Genoa, diventa l'alternativa pure per l'unico centravanti in rosa.


Tra serbi... che derby! Kolarov sfida Mihajlovic: idolo, amico e consigliere

GAZZETTA DELLO SPORT - La sfida di lunedi prossimo tra Roma e Bologna vedrà opposti Aleksandar Kolarov e Sinisa Mihajlovic. Un confronto particolare, visto che il terzino giallorosso non ha nascorto la sua predilezione l'attuale tecnico rossoblu. «Da piccolo ho sempre sognato di diventare come lui, la vittoria della Stella Rossa nella Coppa dei Campioni del 1991 è stata come una sorta di folgorazione– ha detto tempo fa il terzino giallorosso – Avevo solo sei anni, ma quello fu un momento di grande sport nel nostro mondo. Mi piaceva tutta la squadra, ma mi sono sempre ispirato a Mihajlovic».

Quando Kolarov nel 2007 sbarcò alla Lazio, una delle prime telefonate la ricevette proprio da Mihajlovic. A favorire il contatto fu Sergio Berti, che di Sinisa fu procuratore e di Aleksandar è ancora fido consigliere. «Per qualsiasi cosa, aiuto o consiglio, io sono qui», fu il succo del discorso di Mihajlovic. Kolarov un po’ arrossì, a chiamarlo era stato proprio lui, l’idolo di tante immagini precedenti. Oggi no, Aleksandar non arrossisce più, ma quando capita di andare a cena insieme (nei mesi scorsi è successo spesso, per esempio) o di fermarsi a parlare, gli dà ancora del lei.


Tor di Valle, c'è l'accordo tra Pallotta e Eurnova: ma la firma è condizionata

MESSAGGERO - DE CICCO - La firma ancora non c'è, la delegazione di Eurnova - la società di Parnasi guidata da un nuovo Cda dopo l'arresto del costruttore - tornerà oggi da Boston senza il contratto di «pre-accordo». Ma, dicono su entrambi i fronti della trattativa, la stretta di mano con James Pallotta vale per la chiusura dell'operazione: il «draft» sarà scritto dai legali nelle prossime ore e siglato per corrispondenza. È l'ultimo atto, dunque, di Parnasi & co nel progetto Tor di Valle. La sua società, travolta dall'inchiesta per tangenti e affidata a nuovi vertici (l'ad attuale è Giovanni Naccarato), venderà i terreni di Tor di Valle e tutto il progetto stadio al patron giallorosso. «Lo stadio sarà di proprietà di una holding dell'AS Roma», ha detto Pallotta.

Le cifre della cessione? 105 milioni, anche se il manager americano ne verserà 9 nella prima fase. Una caparra, in attesa di capire se la partita si chiuderà positivamente, per lui, anche sul campo del Campidoglio, dove diversi grillini ancora rumoreggiano sul «» alla variante urbanistica che regalerebbe ai proponenti cubature record per negozi, uffici e alberghi. Virginia Raggi ha ormai rinnegato la sua contrarietà al progetto stadio, bollato dal M5S come «speculazione» fino al 2016, e twitta a ripetizione che «lo stadio si fa».

DIRIGENTI «SOLLECITATI» Nel suo entourage, c'è chi ipotizza che si possa arrivare al voto della variante addirittura prima delle elezioni europee, anche Di Maio del resto è diventato un fan dell'operazione calcistico-immobiliare, nonostante l'inchiesta. I dirigenti capitolini, allora, sono stati «sollecitati» a schiacciare sull'acceleratore, si racconta negli uffici dell'Urbanistica, per chiudere la bozza di convenzione con i privati il prima possibile. Il dg della Roma, Mauro Baldissoni, è stato visto al dipartimento comunale diverse volte, in queste settimane. La parte più difficile è politica. Convincere cioè i pentastellati ancora perplessi ad avallare un progetto che, a questo punto, consegna al gruppo di Parnasi una discreta «plusvalenza», come già si dice nelle discussioni interne, perché il costruttore comprò i terreni a 42 milioni e ora la sua società li rivende a oltre il doppio, nonostante le accuse di tangenti.


Nuovo stadio, 105 milioni per i terreni

GAZZETTA DELLO SPORT - Per la firma c'è ancora da attendere, questione di giorni, ma l'accordo c'è. Nella notte tra giovedì e venerdì, a Boston, è stata raggiunta l'intesa tra Pallotta ed Eurnova per la cessione alpresidente giallorosso dei terreni di Tor di Valle, su cui sarà costruito lo stadio della Roma. Un affare complessivo da 105 milioni di euro, con una caparra iniziale di 9.

Le parti hanno trovato un accordo su tutti i punti del contratto, i legali stanno scrivendo il testo finale che sarà sottoscritto a breve dalle parti. Il rogito dovrebbe essere sottoscritto solo dopo l’approvazione della variante in Campidoglio.


Col 4-3-3 una sola maglia per De Rossi e Nzonzi

GAZZETTA DELLO SPORT - A Verona è toccato a Nzonzi giocare in regia, con il Porto è stato il turno di De Rossi. L’impressione è che con il ritorno al 4-3-3 ci sia davvero posto per solo uno dei due: il capitano è preferito per l'adattabilità al ruolo e il francese che ha dalla sua maggior freschezza e integrità fisica.

Questione che in passato Di Francesco non si era nemmeno posto, ma è tornata d'attualità con il rientro di De Rossi con il Milan. «De Rossi e Nzonzi hanno caratteristiche differenti, ma sono i nostri equilibratori. Nei tre Nzonzi può giocare, ma in modo diverso», aveva detto giorni dopo quella partita. Con il Bologna dovrebbe toccare ancora al numero 16.


DiFra frena Zaniolo: “Numero 10? E' presto”

REPUBBLICA - FERRAZZA - Bologna e Frosinone (polverizzati in meno di dieci minuti i circa 800 biglietti del settore ospiti dello stadio ciociaro) non dovrebbero spaventare più di tanto una Roma capace di imporsi in Champions contro il Porto (2-1). Eppure l’andamento stagionale contro le “piccole” preoccupa parecchio Di Francesco.

Tredici sono i punti persi nel girone di andata con le squadre inferiori, con la trasferta di Bolognache si può indicare come uno dei punti più deludenti finora dell’annata giallorossa: al Dall'Ara, infatti, De Rossi e compagni persero 2-0, infilando solamente 2 punti in sei gare, per un crisi che anche in quell’occasione portò alla contestazione. Un girone dopo, con l’esplosione di Zaniolo, la speranza è che si trovi un po’ di continuità. E a proposito di Zaniolo, ieri Di Francesco in un incontro alla Luiss per parlare del ruolo del Team Manager - ha spiegato: “Bisogna mantenerlo con i piedi per terra, perché non si smette mai d’imparare. Di dargli la maglia numero 10 non mi importa, non conta nella sua crescita. E comunque va guadagnata e c’è ancora tanta strada”. Intanto il tecnico recupera Under, che dovrebbe essere convocato anche per il Bologna in programma lunedì sera.


L'affare stadio merce di scambio: "Così Lanzalone influiva sui 5S"

REPUBBLICA - SALVATORE, SCARPA - La scalata di Luca Lanzalone, l’avvocato ligure arrivato a Roma per affiancare la sindaca Virginia Raggi e poi arrestato per corruzione, è stata fulminea. Prima è stato presentato agli ingegneri di Eurnova e a mezza dirigenza del M5S, «Bergamo, Berdini, Frongia, Ferrara e De Vito», come il «referente del Comune» per il progetto del nuovo stadio della Roma. Poi è diventato «l’interlocutore di Parnasi e Baldissoni».Parola di Simone Contasta, collaboratore del costruttore finito a sua volta in manette per l’inchiesta su Tor di Valle. Infine, nominato presidente di Acea, Lanzalone ha fatto leva sulla sua posizione per ripagare i professionisti a lui vicini. È questa l'accusa della procura.

Ed è lo stesso Lanzalone a raccontarlo nell’interrogatorio dello scorso dicembre ai pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli: «Ho girato il curriculum di Fabio Serini al sindaco, in quanto mi aveva richiesto qualche nominativo» per l’Ipa, l'istituto di previdenza e assistenza dei dipendenti del Campidoglio. Se ora Lanzalone si difende dalle accuse, sostenendo di aver segnalato Serini per la sua esperienza, per gli inquirenti il lavoro di mediazione da parte di Lanzalone nei confronti della sindaca aveva ben altro fine: ha permesso al Mr. Wolf del Campidoglio di farsi assegnare due incarichi proprio da parte dell’Ipa, di cui Serini era diventato commissario e gestore. Ecco lo scambio.

Ma non è solo così che si sostanzia il mercato delle nomine svelato dalla procura. Stando a quanto raccontato dallo stesso Lanzalone nell’interrogatorio, le proposte a Serini, conosciuto a Livorno, non si sarebbero fermate qui. Una volta diventato presidente Acea, racconta il legale, «chiesi a Serini disponibilità per un’eventuale candidatura come revisore dei conti di Elettricità Futura (l’associazione di categoria delle società del mondo elettrico, dr), ma non so come sia andata a finire. Diede la disponibilità ma contattai anche altre persone, era un incarico gratuito». Una nomina non formalizzata, invece, è quella di cui Lanzalone paria il 16 maggio 2017 con il suo collega di studio, Luciano Costantini. Il dubbio è se garantire a Serini il ruolo di sindaco di una controllata Acea. «Le cariche di Serini, amministratore dell’Ipa e componente del collegio sindacale non avrebbero potuto cumularsi. Era inopportuno», chiosa il legale. Un’apologia, quella di Lanzalone, che porta comunque alla luce il potere che era riuscito a ritagliarsi in seno all’amministrazione.

D’altra parte anche Simone Contasta, ingegnere di Eurnova, sentito dai pm a novembre, non ne fa mistero: «Parnasi mi aveva parlato della sua intenzione di coinvolgere Lanzalone sul progetto di Marino, Ecovillage, con un incarico professionale (per la procura sarebbe una mazzetta mascherata da consulenza, dr)». E poi: «Il valore aggiunto della sua nomina derivava dalle sue capacità e dalla sua vicinanza al M5S». Messaggi del genere, prima del racconto ai pm, venivano scambiati da Parnasi e dai suoi collaboratori nella chat WhatsApp “FamoStoStadio”. 

Non solo i verbali degli interrogatori. Dal tribunale arrivano anche altre notizie: il rinvio a giudizio di Parnasi e altri 14 tra tecnici e politici sarà deciso in aula il 4 aprile. Intanto, mentre a Boston la Roma e Eurnova hanno stilato il contratto per la vendita ai giallorossi dei terreni di Tor di Valle, in Campidoglio le opposizioni affilano le armi. Il parere del Politecnico di Torino verrà inviato da Marco Palumbo, presidente PD della commissione Trasparenza, al Consiglio superiore dei lavori pubblici.


Da Bologna a Bologna, torna l’incubo delle più «piccole»

CORRIERE DELLA SERA - «Dovevamo essere secondi, o al massimo terzi ma a pochi punti dal Napoli». James Pallotta, il giorno dopo Roma-Porto, non ha nascosto il suo disappunto per il campionato. La sua Roma invece è quinta, a 14 punti dagli azzurri. La «colpa» sta nei troppi punti persi nel girone d'andata contro le ultime sette della classifica: 13 su 24 disponibili.

Adesso bisogna accelerare il passo. Lunedì arriva il Bologna è sarà un banco di prova molto significativo. All’andata i giallorossi hanno toccato uno dei punti più bassi della stagione, tanto che Pallotta a fine gara si era detto «disgustato» le voci su un possibile esonero di Di Francesco si erano fatte molto pesanti.