Prohaska: «Nicolò super, mai visti 19enni così»
LEGGO - PONCIROLI - Il nome di Herbert Prohaska rievoca momenti di gioia ai tifosi giallorossi. L’austriaco, oggi 63enne, è stato uno dei protagonisti dello scudetto vinto dalla Roma nella stagione 1982/83.
Prohaska, segue ancora il calcio italiano?
«Certamente, mi piace il calcio italiano. Ogni lunedì mi informo su quello che è successo e cerco di vedere anche delle partite. Sono stato benissimo in Italia, sia a Milano che a Roma dove ho vinto lo scudetto. Lo scorso anno sono stato a Roma con mia moglie, sono legato alla città».
Che ne pensa della Roma di oggi?
«Ha un grande potenziale. Ci sono giocatori importanti e spero che possa tornare a vincere qualcosa di importante il prima possibile. Sarebbe bello».
Il volto nuovo della Roma di oggi è Zaniolo. Che ne pensa? Siamo sulle orme di Totti?
«L’ho visto giocare e devo dire che è davvero fortissimo. Non mi ricordo un giocatore di 19 anni con queste doti e questa fisicità. Penso proprio che diventerà un fuoriclasse. Ha tutto per diventare un grandissimo, lo spero per lui e per la Roma».
Intanto c’è da affrontare la sfida di ritorno, di Champions League, contro il Porto…
«La Roma ce la può fare, anche se non sarà facile. Il Porto è una squadra molto ben organizzata».
Primavera battuta dal Midtjylland ai rigori
LEGGO - BALZANI - La Youth League per le italiane è già finita. Roma e Juve, infatti, hanno fallito l’approdo agli ottavi perdendo il play off rispettivamente con Midtjylland e Dinamo Kiev. I giallorossi si sono piegati per 5-3 ai rigori contro i danesi che avevano pareggiato (proprio su penalty) il vantaggio iniziale di Pezzella. «Falliti troppi gol», il commento di Riccardi. La Juve ha perso addirittura 3-0.
Stirpe all'attacco: "Noi senza paura, a Ciofani dico..."
GAZZETTA DELLO SPORT - Una notte in trincea? E chi l’ha detto. Una notte da «leoni» di Ciociaria? Perché no. Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone e vicepresidente di Confindustria con delega al Lavoro e alle Relazioni Industriali, va in campo con i suoi «umanissimi» eroi e vuole meritarsi il sogno di una serata da circoletto rosso, o giallorosso, fate voi, con una partita di coraggio e sofferenza, in quella che sarà anche la sfida del cuore contro la Roma, l’altra squadra per cui ha sempre tifato, fin da quando col padre andava a vederla da ragazzo dagli spalti dell’Olimpico. E come i frusinati non vollero arrendersi ad Annibale durante la Seconda Guerra Punica, anche i suoi «guerrieri» giallazzurri non intendono arrendersi alla logica dei perdenti, delle meteore in Serie A, inflessibili ogni fine settimana nel provare a respingere i tentativi dei concorrenti di affondarli verso la B: «Sarà una partita particolare per me, lo dico apertamente – ammette il patron –: evocherà ricordi e suggestioni, mi emozionerò senz’altro nel valzer della memoria, ma il mio Frosinone vuole vivere il presente giocando a viso aperto e, soprattutto, vuole fare punti pesanti: questa è l’altra verità».
E, certo, affrontare la «sua» Roma nel nuovo stadio di Frosinone intitolato a suo padre Benito, aggiunge al contesto un forte motivo di orgoglio personale.
«Certamente, è così. Dentro di me, provo questo sentimento. E riaffioreranno tanti momenti, uno fra tutti: quello di un Roma-Fiorentina di fine anni Sessanta che andai a vedere con mio padre, tifoso come me dei giallorossi. Segnò Amarildo, un gol che non dimenticherò mai. Ci abbracciammo a lungo in tribuna. E poi a casa custodisco gelosamente anche la maglia di Francesco Totti, guai a toccarla... Sarà anche una bella rimpatriata tra persone che si vogliono bene. Tanti amici romani, a cui tengo, mi hanno chiamato per annunciarmi la loro presenza e chiedermi le coordinate per raggiungere lo stadio. Non sarà una partita come tutte le altre».
Lei, da imprenditore e vicepresidente di Confindustria, ha anticipato in provincia proprio gli obiettivi della big giallorossa nella Capitale: lo stadio di proprietà il Frosinone l’ha costruito, la Roma ancora no.
«E quello che posso dire ai dirigenti giallorossi è di perseverare su questa strada, perché sarebbe importante avere due stadi di riferimento. Ho accolto con soddisfazione l’annuncio che l’impianto della Roma si farà. È un traguardo che cambia il destino delle società. A Roma è una situazione paradossale. Il Flaminio in stato d’abbandono è un fatto che deve far riflettere e agire, poi vedere una partita in tribuna oggi all’Olimpico da così lontano è un altro aspetto non più accettabile. Perché le curve di moderna concezione offrono una visuale agli spettatori ben diversa».
A proposito degli stadi di proprietà, che anche il Napoli ancora non possiede, lei nella risposta alle parole del presidente azzurro Aurelio De Laurentiis, secondo cui «il Frosinone non dovrebbe stare in Serie A», ha detto pure «di non avere il complesso dello stadio piccolo». Ma nemmeno dell’attacco spuntato, a quanto pare.
«E già, il Frosinone segna. E finalmente lo fa in casa e pure in trasferta. Non abbiamo complessi. Per quanto riguarda invece la polemica col presidente del Napoli, non credo che a distanza di giorni sia successo qualcosa di nuovo: ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, a quanto pare».
Su posizioni diverse, invece, si è portato il Frosinone, in chiara ripresa dopo il colpo in trasferta contro la Sampdoria di due giornate fa: sono maturi i tempi per la prima vittoria in A in casa, allo Stirpe, a lungo, troppo a lungo, rimandata?
«Credo proprio di sì. E lo dico perché il nostro allenatore Baroni è riuscito a inculcare nella testa dei giocatori la consapevolezza che possiamo dire la nostra contro chiunque. Abbiamo avuto in casa, soprattutto all’inizio del girone d’andata, un atteggiamento arrendevole che ci ha complicato il piano salvezza, ma ora le cose sono cambiate. E all’obiettivo io credo fermamente: le nostre possibilità restano intatte, perché abbiamo avuto finora il merito di restare aggrappati al treno che porta al traguardo. Contro Spal e Parma saranno sfide decisive, ma io resto concentrato sulla Roma. E col contributo di tutti, anche di noi dirigenti, arriveremo presto al dunque e ci toglieremo tutti i dubbi. Ma dobbiamo, questo sì, sbloccarci in casa. E ci sbloccheremo presto».
Da Cristiano Ronaldo a Edin Dzeko, però, sempre campioni sulla vostra strada.
«E lo sono davvero. La qualità di CR7 l’abbiamo verificata a nostre spese a Torino, ora tocca a noi reagire. Auguro alla Roma e al centravanti bosniaco di andare in Champions, ma almeno stavolta si limitino contro il Frosinone. Anche per una questione di “coerenza”: con le piccole hanno avuto problemi con Udinese e Bologna in trasferta e con Chievo e Spal in casa, facessero lo stesso con noi... (e ride). Se contro le nostre dirette concorrenti i giallorossi avessero fatto il loro dovere, in classifica noi saremmo più in alto».
A rivedere il film di alcune sfide con le big, soprattutto contro Milan e Lazio, potevate in fondo raccogliere di più.
«Più che alla gara col Milan, che non era come quello di oggi, sia ben chiaro, ripenso a quella contro la Lazio: un punto l’avremmo meritato con i biancocelesti, al di là degli episodi».
Fosse a Frosinone, il crack Zaniolo vi avrebbe portato magari fuori dalla zona a rischio. Non ci avevate fatto un pensierino l’estate scorsa?
«Ma lui per la verità è stato oggetto di una transazione tra Inter e Roma. E la Roma l’ha voluto per metterlo in campo, noi non avremmo potuto competere con loro nella trattativa. Però abbiamo portato a Frosinone ragazzi come Pinamonti e Cassata, che sono il futuro del calcio italiano e una certezza per noi. Il loro valore sta venendo fuori con chiarezza. E aggiungerei anche Ghiglione e Valzania: daranno il loro contributo lungo il sentiero della salvezza».
Soddisfatto del lavoro del consulente dell’area tecnica Stefano Capozucca?
«L’ho scelto l’estate scorsa perché doveva aiutarci nella nostra crescita, avendo un’esperienza sul mercato consolidata da anni. E io sono soddisfatto di lui».
A Ciofani hanno appena rubato il Rolex a Roma e lei ha cercato in settimana di consolarlo: se segna il gol della vittoria, lei che fa?
«Glielo ricompro, su questo non ci sono dubbi. Stia tranquillo Daniel, pensi solo alla partita e a vincere, all’orologio ci penserò io...».
Dagli scippi di orologi al calcio malato di questi tempi: quanta impressione le ha fatto il caso Pro Piacenza?
«Vicenda emblematica. Che mi induce a dire che nel nostro sistema bisogna imparare a rispettare le regole. E mi riferisco anche al tema caldo della sostenibilità finanziaria e dei bilanci dei club, su cui bisogna restare sempre con gli occhi ben aperti».
Altro tema a lungo dibattuto, l’utilizzo della Var: lei come la considera?
«Noi siamo in debito con questo nuovo strumento tecnologico. Resta però un sistema valido, che va perfezionato».
Proprio ad inizio stagione, nel momento di crisi più acuta della squadra, lei annunciò che in caso di retrocessione avrebbe ceduto il club: lo pensa ancora?
«Dico che siamo tutti utili, nessuno indispensabile. Se un giorno dovrò prendere in considerazione la possibilità di passare la mano, lo farò sempre per il bene del Frosinone. E mai al buio».
Cuore Zaniolo, lacrime e sogni: "Volevo mollare ora inseguo il mondiale"
GAZZETTA DELLO SPORT - I calci, le lacrime, i sogni. Benvenuti nel magico mondo di Nicolò Zaniolo che – raccontandosi al sito della Roma – ci fa capire come basta poco perché le favole virino dal lieto fine al rimpianto. «Avevo 3-4 anni, non ero ancora iscritto a una scuola calcio, ma appena vedevo una cosa per strada la prendevo a calci. Poi ho iniziato a vedere mio padre Igor che giocava e lì è nata la passione. Mi emozionavo quando lui segnava un gol».
CALCIO ADDIO Ma Nicolò è stato ad un passo dal vedere sfiorire la sua emozione. «Nelle giovanili non ho avuto certezze, anzi: più delusioni. Non c’è un momento in cui ho pensato “ce la faccio”. Ho iniziato al Genoa e poi sono andato alla Fiorentina, partendo con gli Esordienti, poi gli Allievi e quindi la Primavera. Poi mi hanno comunicato che non c’era posto per me. Mi sono demoralizzato. Dopo 7 anni trascorsi lì mi sentivo in famiglia. È stata una doccia fredda e ho pianto una settimana intera. Poi mi sono rimboccato le maniche, sono andato all’Entella, ma in Primavera non giocavo, dovevo ancora ambientarmi, così mi ritrovai nel bar di mio padre a La Spezia, che piangevo. Gli dissi: “Se non riesco a giocare qui, forse devo fare qualcos’altro nella vita”. E lui mi rispose: “Fai l’ultima settimana a mille, fatta bene, senza pensare”». L’ho fatta e da lì non sono più uscito». Infine a Benevento, un giorno prima del compleanno di mio padre, è arrivato l’esordio. È stata un’emozione incredibile. Non ci credevo: era passato meno di un anno dallo scarto della Fiorentina e stavo esordendo tra i professionisti».
IL REAL E TOTTI L’esordio in mondovisione, però, è stato un altro: contro il Real. «Di Francesco fece la riunione tecnica alle 11. Non annunciò la formazione, ma mi disse che voleva parlarmi alla fine. Lì mi comunicò che avrei giocato, mi chiese se ero pronto. Io gli ho detto di sì, ma invece di riposare, sono stato in camera a guardare il soffitto. De Rossi poi è venuto a dirmi di stare tranquillo e di giocare come sapevo, a due tocchi. Anche Totti è venuto a dirmelo. In generale, mi vergogno ad andare a parlarci e per questo non gli ho mai chiesto niente direttamente, ma è sempre venuto lui a darmi dei consigli. Fare paragoni con lui è una forzatura. Sono onorato anche solo dell’accostamento, ma io ancora non ho fatto niente». Forse, però la vita di Zaniolo è cambiata. «Anche quella delle persone che mi stanno attorno. Però voglio che si parli molto di più di me e di quello che faccio in campo, rispetto a quello che c’è fuori». Be’, se segnasse sempre doppiette in stile Porto... «È una emozione che ancora adesso non riesco a descrivere. Forse non ho ancora realizzato, ma papà dice che si fa presto ad andare in alto, ma ci si mette ancora meno ad andare in basso. Mi ripete sempre: «Non montarti la testa. Ricordati come stavi quando la Fiorentina ti ha mandato via”».
IL FUTURO Da Roma però non se ne andrà. «Alla fine giocando in squadra con De Rossi e Florenzi, o vedendo a quello che ha fatto Totti, capisci quanto si può essere attaccati a questa squadra e a questi tifosi. Sarebbe un sogno fare le stesse cose». E pensare che in agosto stava per andare in prestito. «Quando sono tornato dalla tournée ero il 9° centrocampista e l’idea di andare fuori a farsi le ossa c’era. La società ha creduto in me e anche Di Francesco». Prossima tappa: la Nazionale. «Ho parlato con Daniele delle emozioni vissute con la vittoria del Mondiale. E mi è venuta la pelle d’oca. Un giorno, magari, spero di riuscirci anch’io». Lo speriamo tutti. Confidando che tanti come lui sboccino presto.
Raggi: «Il nuovo stadio in Consiglio»
GAZZETTA DELLO SPORT - Non sappiamo se siano semplici colpi di coda di una parte perdente che non vuole arrendersi. Di certo, in attesa che oggi si consumi un’assemblea capitolina tutta dedicata al tema del nuovo stadio della Roma, ieri la giornata politica sull’argomento è vissuta sul botta e risposta tra l’ex assessore all’Urbanistica del Comune, Paolo Berdini, e la sindaca Virginia Raggi, a cui si è accodato anche l’assessore allo Sport, Frongia.
MAGISTRATURA Berdini ha dichiarato: «Se giovedì (oggi, ndr) passasse qualche scellerata approvazione del piano, io andrò alla magistratura». L’impressione è che la Raggi non stia tremando, tant’è che ha replicato netta: «Va in Procura? È bizzarro, perché è stato proprio lui ad aprire questa procedura chiedendo la convocazione della Conferenza dei Servizi». Cioè quella procedura, già terminata, che ha dato il via libera alle opere. Non è un caso che Frongia chiosi: «Ma Berdini è già stato in Procura». Come dire, senza sortire nulla.
VARIANTE Oggi, perciò, via libera al consiglio, che consentirà alle opposizioni di produrre ordini del giorno che, messi ai voti, dovrebbero essere respinti, mentre la maggioranza, a sua volta, farà votare un proprio documento, dai contenuti d’indirizzo, che invece sarà approvato. Il vero nodo sarà l’approvazione della Variante al Piano Regolatore, che il Movimento 5 Stelle vorrebbe fare approvare entro la fine di aprile per provare a capitalizzare politicamente il via libera (a quel punto effettivo) al nuovo stadio nelle prossime, delicate Europee. Per questo Tor di valle da ora in poi andrà al trotto.
Perotti gioca, Under andrà in panchina
IL TEMPO - MENGHI - A un mese dallo scatto «a freddo» contro il Torino che gli è costato una lesione al retto femorale della coscia sinistra, Under è tornato in gruppo: a Frosinone ci sarà, probabilmente in panchina, e Di Francesco potrà contare su una risorsa in più in attacco. Assente nelle ultime 6 partite, il turco dovrà gestirsi al meglio in vista di derby e Porto. Zaniolo ha coperto bene il «buco» a destra, il rientro del titolare potrebbe farlo scivolare di nuovo a centrocampo, ma non da subito perché sabato potrebbe toccare ancora al ragazzino bocciato dalla Fiorentina ai tempi della Primavera: «Mi hanno comunicato che non c'era posto per me e ho pianto una settimana intera. Poi mi sono rimboccato le maniche». Fino all’esordio in Champions contro il Real: «Il mister mi ha dato
la notizia dopo la riunione tecnica e sono stato tutto il giorno a fissare il soffitto della camera, De Rossi e Totti mi hanno detto di stare tranquillo e in campo ho pensato solo a giocare: sarebbe un sogno fare come loro e restare qui. Non sono famoso, ma sotto gli occhi
di tutti sì e devo essere bravo a gestire tutto questo». Di Francesco dovrà piuttosto gestire le energie dei suoi e gli faranno comodo i ritorni di Under e Perotti, che col Bologna è
andato in panchina e ora vuole farsi largo nell’attacco ancora orfano di Schick, che si sta allenando individualmente al pari di Karsdorp.
Ünder pronto per il Frosinone
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - È tornato in gruppo, Ünder, a un mese dall’infortunio al retto femorale. Dovrebbe giocare a Frosinone, mentre intorno a lui il mercato di muove, con il corteggiamento di mezza Europa. In Inghilterra i club più importanti (Arsenal, Chelsea, Tottenham, Manchester United) sono molto interessati, ma anche il Bayern Monaco, con il ragazzo – in piena trattativa da rinnovo contrattuale – che ha una valutazione intorno ai 40 milionidi euro dopo essere acquistato due estati fa per 15 milioni
Zaniolo: "Un giorno ho pensato di smettere"
CORRIERE DELLA SERA - Nicolò Zaniolo esce dalla lunga intervista, sul sito della Roma, come un ragazzo che si volta indietro e quasi non crede alla realtà che sta vivendo: «Ero appena arrivato alla Primavera della Virtus Entella e non giocavo. Mi ritrovai nel bar di mio padre, a La Spezia, che piangevo. Gli dicevo: se non riesco a giocare qui, forse devo fare qualcos’altro nella vita. Mi rispose: fai l’ultima settimana a mille, fatta bene, senza pensare. L’ho fatta e da lì non sono più uscito». Adesso è il golden boy della serie A: «Ma non ho ancora fatto niente. Mio papà mi ripete che si fa presto ad andare in alto e ci si mette ancora meno a tornare in basso. Anche per questoimiei amici sono quelli di sempre. A Capodanno sono rimasto con loro piuttosto che andare in vacanza. Abbiamo fatto una cena a La Spezia e siamo stati bene». Ribadita la passione per il 22 di Kakà («Mi appassionava il suo stile di gioco, era bello da vedere quando toccava il pallone») e negata ogni passione per i videogames («Non mi piacciono»). I social media, però, sono indispensabili: «Sono nato in questa era, è difficile non usarli. Ti ci diverti, ma so che bisogna stare attenti». Ed è il consiglio che ha dato anche a mamma Francesca. [..]
Roma-Sarri, contatto
IL TEMPO - MENGHI - Ombre lunghe da Londra. Aspettando il calar della stagione, in un giugno che già profuma di rivoluzione, in terra inglese si muovono i primi passi verso il futuro. Franco Baldini, uomo di Pallotta, ha incontrato Maurizio Sarri nella capitale del Regno Unito qualche settimana fa, quando Higuain era in arrivo al Chelsea e Di Francesco cercava di non far affondare la nave in piena burrasca. I due si conoscono bene, sono vicini di casa in Toscana e adesso vivono entrambi sotto l'orologio del Big Ben, che nel suo classico
formato da polso ha reso famoso il puntiglioso ex allenatore del Napoli che, minuto dopo minuto, rischia di essere - metaforicamente - buttato giù dalla torre. In Inghilterra lo danno per spacciato, il conto alla rovescia passa dalla sfida di Europa League stasera con il Malmoe ma soprattutto dalla finale di Coppa di Lega in programma domenica: battere il Manchester di Pep Guardiola è l’unico modo per evitare di far saltare la panchina, a Londra ne sono sicuri. Proprio in un ristorante della City Baldini ha mangiato con il contestato tecnico e il pensiero va inevitabilmente all'uomo discusso qui, salvato a più riprese da Monchi e confermato fino a fine stagione, quando saranno i risultati a parlare per lui. Di Francesco ha tempo e modo di cambiare il suo futuro, moltissimo dipende dalla Champions di oggi e da quella di domani in cui la Roma deve assolutamente essere presente, Sarrisembra invece arrivato ad un bivio cruciale con un piede già mezzo fuori e il ritorno in Italia non gli dispiacerebbe, anche se prima di valutare concretamente le piste da cui ripartire vuole far ricredere l’ostile ambiente londinese: «Devo pensare al fatto che sarò l'allenatore del Chelsea per molto tempo, altrimenti non posso lavorare. Non ne sono sicuro, è un momento difficile, ma devo pensarlo, devo ragionare a lungo termine per rendere al
meglio ed entrare nella testa dei giocatori. Stiamo cercando - ha detto in conferenza
stampa alla vigilia del match di Europa League - di risolvere i nostri problemi, ma non è
facile perché non abbiamo molto tempo e giochiamo ogni tre giorni». Il solito Sarri, verrebbe da dire, quello che alla Roma piace da tempo, tant'è che Sabatini aveva provato a prenderlo prima del Napoli e lo stesso Monchi aveva pensato a lui per il dopo-Spalletti. Il matrimonio si potrebbe fare con qualche anno di ritardo, ma sono tanti i fattori da incastrare in questo puzzle calcistico che parte da Londra e arriva fino alla capitale. Di certo ci sono i buoni rapporti tra l’attuale tecnico del Chelsea e Baldini, ma da qui a giugno molte cose possono cambiare, anche ai piani alti della dirigenza romanista. Nei corridoi di Trigoria e del calciomercato sta correndo rapida la voce del sempre più possibile addio di Monchi, che per sua scelta potrebbe andare via e assumersi le piene responsabilità di
un'annata storta (ma che si può ancora raddrizzare). Il sostituto potrebbe essere già al
Bernardini, si starebbe pensando infatti alla promozione di Ricky Massara, che conosce bene le dinamiche interne e il diesse l’ha già fatto ad interim dopo l’era Sabatini. Stavolta potrebbe prendere, e tenersi, i pieni poteri: uscire dall’ombra.
Sarri-Roma, attrazione fatale. Baldini gli offre la panchina
LA REPUBBLICA - CARDONE, PINCI - Come in un corteggiamento vero e proprio, tutto è iniziato con un invito a cena. Di certo, non è più solo una forte attrazione: la Roma a giugno cambierà allenatore e vuole convincere Maurizio Sarri a dirle di sì. L’idea è di quelle suggestive, ma si è già trasformata in azioni concrete. Due telefonate, un appuntamento a tavola, a Londra: a guidare le mosse del club giallorosso per assicurarsi dalla prossima stagione l’ex tecnico del Napoli è il consigliere personale del presidente Pallotta, Franco Baldini. Che per Sarri ha una passione da tempo: a lui la Roma pensò già nel 2015, quando poi firmò con De Laurentiis dando inizio a quella saga culminata con lo scudetto sfiorato un anno fa. Al Chelsea invece non ha avuto la stessa fortuna, finora: secondo voci ricorrenti se perdesse la finale di Coppa di Lega contro il Manchester City di Guardiola - da cui ha recentemente incassato sei gol - sarebbe subito esonerato. In ogni caso, il destino a fine stagione pare segnato o quasi, anche se lui prova a restare aggrappato alla panchina: «Devo pensare al fatto che sarò l’allenatore del Chelsea per molto tempo, altrimenti non posso lavorare. Non ne sono sicuro, ma devo pensarlo». E quel «non ne sono sicuro» è la crepa in cui ha provato a inserirsi la Roma appena ha annusato l’aria che tirava a Londra intorno al tecnico. Aria che si è fatta pesantissima dopo il 6-0 col City, ma che già da alcune settimane soffiava voci di rottura. È bastato l’acquisto di Pulisic, che il Chelsea si è assicurato per la prossima stagione e di cui Sarri ha saputo leggendo i giornali. A Marina Granovskaia, plenipotenziaria del club inglese per mandato diretto di Roman Abramovich, alcune scelte hanno dato un certo fastidio. Intanto, quelle di mercato: il club ha speso in estate 65 milioni per Jorginho, pur di accontentare Sarri, ma il rendimento del regista della Nazionale azzurra è stato fin qui tragicamente ordinario, con momenti di profonda insufficienza. In più, è costato il dirottamento fuori ruolo del gioiello Kanté, che adesso ha messo il broncio e vorrebbe andar via, in Spagna o al Bayern. Pure l’affare Higuain, preso in prestito a gennaio per espressa richiesta dell’allenatore con la speranza che rivitalizzasse il Chelsea, è stato fin qui ininfluente per i destini del club. E anzi è costato il “sacrificio” di Morata, cinque anni più giovane di lui. Hazard gli ha dato pubblicamente del “vecchietto”, persino i tifosi che inizialmente avevano sposato la sua filosofia di gioco ora lo attaccano, cantando “fuck the Sarri ball”. E Marina avrebbe preso contatti con Zidane per sostituirlo. Insomma, a meno di ribaltamenti da qui a fine campionato, il divorzio pare solo una questione di tempo. La Roma si è già mossa, per bruciare i concorrenti: anche perché la liason con Di Francesco a fine stagione - a meno di un’insperata finale di Champions League, che rivoluzionerebbe i piani - è destinata a chiudersi. Complice l’addio, sempre più probabile, del principale sponsor dell’allenatore abruzzese: il direttore sportivo Monchi. Lo spagnolo è esausto, voci ricorrenti lo candidano alla direzione sportiva dell’Arsenal, altre lo vorrebbero futuro presidente del “suo” Siviglia, per un gruppo straniero che vuole acquistarlo: «Sono convinto che tornerà qui, non so però se da direttore sportivo», confessò qualche mese fa il suo ex collaboratore al Siviglia Miguel Ángel Gomez. Di certo la Roma sta già iniziando a pensare all’eventualità della successione. Provando a garantirsi nel frattempo una certezza in panchina.
Incontro tra Paratici e l'agente di Zaniolo
Fabio Paratici, ds della Juventus,ha incontrato ieri all'Hotel Melia Fenix Claudio Vigorelli, agente di Nicolò Zaniolo. Non è nuovo l’interesse dei bianconeri per il baby fenomeno, ma l'operazione si annuncia complessa sia per i costi (oltre i 50 milioni), concorrenza (ci sono Real Madrid e Chelsea) e scarsissima volontà da parte della Roma di cedere il giocatore. A riferirlo è Tuttosport.
Domani alle 15 la conferenza stampa di Di Francesco
Eusebio Di Francesco, tecnico della Roma, interverrà in conferenza stampa alla viglia del match contro il Frosinone. L’incontro con i giornalisti è previsto per le 15:00 presso la sala stampa di Trigoria.