Dragoni senza attaccanti, ma la loro forza è la difesa

LEGGO - BALZANI - Due pareggi e appena un gol realizzato nelle ultime due partite di campionato, quello di Herrera al 90’ che venerdì ha evitato la sconfitta col Moreirense. L’infortunio di Marega sta pesando sulle ambizioni del Porto di Sergio Conceiçao che si ritrova ora il Benfica (ieri 10-0 al National) a -1 e il Braga a -2.

Momento nero quindi per il club portoghese che domani sera affronterà la Roma, in un Olimpico da almeno 50 mila spettatori, tra defezioni e polemiche. Oltre a Marega (out due mesi per una lesione muscolare) mancheranno Aboubakar e Jesus Corona al quale la Uefa ha confermato lasqualifica di due giornate inflittagli per essersi fatto ammonire volontariamente durante la penultima gara del girone contro lo Schalke 04. Tre attaccanti out quindi. Conceiçao si affiderà a Tiquinho Soares (9 gol in 16 partite di Nos Liga) e quel Brahimi, che la Roma ha cercato in più di una finestra di mercato.

La vera forza del Porto, però, sta in difesa: appena 12 i gol subiti in 21 partite in campionato, 6 in Champions di cui tre in una sola partita (quella inutile col Galatasaray). Merito dell’esperienza di Casillas che domani taglierà l’incredibile quota di 100 presenze in Champions. L’ex portiere del Real ha disputato 20 stagioni di fila nella massima competizione europea e affronterà per la decima volta la Roma (5 vittorie, 1 pareggio e 3 sconfitte). Davanti a Iker è tornato Pepe, ma gioca soprattutto quel Militao che a fine stagione finirà proprio al Real per 50 milioni.


Basta errori e orrori, debutta la Var. E tocca subito a Irrati

IL MESSAGGERO - AVVANTAGGIATO - Tocca al migliore in assoluto, Massimiliano Irrati, l'onere e l'onore del debutto davanti al video in Champions League. L'italiano, insieme all'olandese van Boekel sarà il primo Var della storia della principale competizione internazionale per club. Così come lo era stato, nel giugno scorso, il primo della storia del Mondiale. D'altronde, come non essere d'accordo con Roberto Rosetti, designatore Uefa e fortemente voluto dal presidente Uefa Ceferinper dare una svolta tecnologica anche alla Champions. Irrati è il miglior Var al mondo e sarà lui ad assistere Orsato (primo big match stagionale per lui) nella direzione di Manchester United-Psg, sicuramente l'ottavo più interessante, affidato ad una formazione tutta italiana, completata da Guida (Avar), Doveri (IV uomo) e dagli assistenti Preti e Costanzo. A Roma, invece, per la gara tra i giallorossi e il Porto, la squadra arbitrale sarà tutta olandese, con Makkelie centrale. Il fischietto tulipano è lo stesso che diresse Barcellona-Roma, gara d'andata dei quarti della scorsa stagione e che non vide un rigore per i giallorossi.

SUL SICURO Nelle sue prime designazioni, Roberto Rosetti ha dunque puntato sull'affidabilità, ovvero sulle squadre che hanno saputo già svolgere egregiamente il compito nell'ultimo mondiale, quello di Russia. «È essenziale avere continuità e uniformità. Dobbiamo parlare una sola lingua», ha spiegato l'ex arbitro italiano, che qualche giorno fa ha incontrato a Francoforte i rappresentanti dei 16 club qualificati per gli ottavi di finali. Incontro nel quale ha spiegato il funzionamento della squadra Var (5 persone in tutto) che sarà tutta in una stanza dello stadio. Rosetti ha spiegato (e ribadito per gli italiani) che saranno controllati errori chiari ed evidenti legati ai gol, ai calci di rigori, ai cartellini rossi diretti e agli scambi di persona, secondo quanto previsto dal protocollo Ifab.

IL FUTURO Durante questo incontro, al quale hanno preso parte anche alcuni arbitri d'Elite, Rosetti ha anche fatto capire che le decisioni assunte davanti al video potranno (forse tra un paio di anni) essere spiegate dal direttore di gara agli spettatori presenti negli stadi, un pò come accade nel SuperBowl di football americano. I replay dell'azione saranno mandati sui maxischermi dello stadio e l'arbitro, in vivavoce, spiegherà i motivi che l'hanno spinto a prendere la decisione di convalidare o annullare un gol o concedere un rigore.
L'utilizzo della Var in Champions arriva dopo una serie di test tecnologici e allenamenti guidati da Rosetti, incaricato da Ceferin, subito dopo il Mondiale in Russia, di accelerare il processo introduttivo del mezzo tecnologico in campo internazionale. Una necessità avvertita soprattutto la scorsa stagione, quando nelle semifinali di Champions alcuni episodi arbitrali molto discussi hanno probabilmente inciso sull'esito delle due gare. Senza dimenticare, poi, il clamoroso errore di Kassai in Manchester City-Shakthar della fase a gironi di quest'anno, che assegnò un rigore agli inglesi per una caduta in area di Sterling, che in realtà era solo inciampato nel terreno.


Conceiçao senza Marega, Herrera pericolo n°1

IL MESSAGGERO - CARINA - Senza Marega (5 gol nella prima fase) e lo squalificato Jesus Corona, il Porto di Conceiçao (ex Lazio) arriva all’Olimpico forte del primato in classifica nella Liga portoghese (+1 sul Benfica) e di un primo posto nel gruppo D di Champions (16 punti) davanti a Schalke (11), Galatasaray (4) e Lokomotiv Mosca (3). Non proprio un girone dantesco ma tanto è bastato ai lusitani per ottenere l’invidiabile score di 5 vittorie e un pareggio. Squadra ricca di talento che però, senza il centravanti francese (out anche Aboubakar, rottura del legamento crociato) e l’ala destra messicana, perde molto in avanti.

IL DUBBIO Il dubbio della vigilia è legato proprio a chi sostituirà Jesus Corona nel tridente offensivo. In ballottaggio ci sono Otavio e Fernando Andrade: uno dei due andrà a completare l’attacco con Soares e Brahimi. Nel caso Conceiçao optasse invece per il 4-4-2, più facile che possa essere Otavio a scalare in mediana al fianco del trio Danilo Pereira, Herrera (più volte cercato in estate da Monchi) e Torres. Tra i pali l’immortale Casillas, con la difesa a quattro affidata a Militao, Felipe, Pepe e l’ex interista Telles. Il Porto è reduce da due pari in campionato ed è stato eliminato nella coppa di Lega ai rigori dallo Sporting Lisbona ma è comunque imbattuto nella Liga dal 7 ottobre. A Trigoria non si fidano e fanno bene. L’eliminazione nell’agosto del 2016 nel playoff di Champions brucia ancora. Ex di turno: Marcano.


C'è Makkelie alla prima con la VAR

IL TEMPO - MENGHI - «Sono bravi di loro, non hanno bisogno di essere aiutati dall’arbitro»,finiva così l’ultima partita della Roma diretta da Makkelie lo scorso aprile. Quelli bravi erano i giocatori del Barcellona, quelli penalizzati i giallorossi, che dalla pancia del Camp Nou dopo un bugiardo 4-1 chiedevano giustizia con Di Francesco e se la sono poi fatta da soli al ritorno dei quarti all'Olimpico. Lo stesso fischietto olandese è stato designato per l'andata degli ottavi con il Porto e sarà la sua terza volta con la Roma (l’altro precedente è la vittoria per 4-0 due anni fa in Europa League col Villarreal).

Stavolta, però, non sarà «solo», domani sera, per la prima volta in Champions, gli arbitri sarannoaiutati dalla Var e il prescelto al video per la sfida nella capitale è Pol van Boekel. Anche se della scuola olandese negli ultimi Mondiali c'era Makkelie alla Var, che sbarca nella massima competizione europea con l’obiettivo di «ridurre al minimo gli errori», come ricordato dal capo degli arbitri per la Uefa Rosetti. Un passo in avanti nella rivoluzione che in un futuro non troppo lontano porterà sui tabelloni degli stadi gli episodi incriminati e darà voce ai fischietti che spiegheranno al pubblico le decisioni.

In campo domani anche Manchester United e Psg, dirette dall’italiano Orsato, quello «allontanato»dalla Roma dopo il mancato intervento sul fischio di Banti per il contatto Olsen-Simeone al Franchi, dalla postazione Var, che nel suo utilizzo è ancora incoerente, ma nel calcio 2.0 la speranza è di renderla (quasi) perfetta.


Ilicic svela: «Sì è vero, i giallorossi mi volevano»

LEGGO - BALZANI - Josip Ilicic è stato davvero vicino alla Roma. A confermarlo è stato lo stesso sloveno dopo la gara con la Spal: «Sono un professionista. Se ti viene a chiamare la Roma è normale che tu voglia andare. Ma sono contento qui, voglio fare bene all'Atalanta e provo a fare il massimo possibile». A gennaio Monchi ha offerto 13 milioni. Offerta giudicata troppo bassa dall'Atalanta, ma in estate (visto anche l'affare Mancini in ballo) se ne riparlerà. 


L'highlander De Rossi guida la Roma in Porto

IL TEMPO - AUSTINI - È tornato appena in tempo. Con una voglia matta di godersi fino in fondo tutte le emozioni che gli può ancora regalare il campo. Daniele De Rossi ha ripreso per mano la Roma e ora vuole guidarla... in Porto. Domani andata degli ottavi di Champions all’Olimpico, una di quelle serate speciali da vivere con intensità, una partita che vale prestigio, soldi e può indirizzare la stagione: il capitano risponde presente e cerca una rivincita personale. Sì perché l’eliminazione ai preliminari dell’estate 2016 se la sente addosso, l’incredibile batosta nel ritorno in casa (0-3) fu la conseguenza della sua espulsione, seguita poi da quella di Emerson Palmieri, in una notte da incubo. E di tragedia: poche ore dopo il ko della Roma un terremoto ha fatto tremare il centro Italia distruggendo Amatrice.

A due anni e mezzo di distanza rieccolo qui De Rossi, ancora punto fermo e leader di una squadra che in Champions League può riprendersi le tante occasioni buttate in campionato. Tra tutti i giocatori di movimento rimasti in ballo negli ottavi, il solo juventino Barzagli è più «vecchio» di lui: classe '81 per il difensore, non c’è nessuno dell’82 mentre De Rossi fa parte dei quattro ragazzi dell’83 ancora in lizza. Uno sarà fra i rivali domani sera, quel Pepe tornato un mese fa dalla Turchia per guidare nuovamente la difesa del Porto. Vanno per i 36 anni anche Ribery del Bayern e Huntelaar dell’Ajax, idem Riether che fa parte della rosa dello Schalke, ma non è in lista Uefa e non ha giocato un minuto in stagione.

Insomma De Rossi fa parte di una ristretta cerchia di «highlander» del calcio europeo e, come ricordato dalla stessa Uefa a inizio stagione, è la bandiera più fedele in attività dopo aver iniziato la diciottesima stagione da romanista. Come Zaniolo, esordì in Champions a 18 anni contro l’Anderlecht ancor prima di giocare in campionato, da allora (ottobre 2001) ha messo insieme 61 presenze nella competizione più prestigiosa superando Totti, che si è fermato a quest'anno da 57. Se allarghiamo il conto a tutte le competizioni continentali, De Rossi è a quota 96 e sogna di tagliare il traguardo dei 100 quest'anno portando la Roma ai quarti. E giocando. In quel caso il record di presenze europee di Totti sarebbe distante appena 3 partite.

Una cosa per volta. Intanto Daniele sta gestendo allenamento dopo allenamento la tenuta del ginocchio, dopo un lavoro individuale fatto sabato, ieri è tornato in gruppo al pari di Lorenzo Pellegrini e Manolas. Tutti e tre saranno titolari domani e se in difesa l’unico dubbio è a destra tra Karsdorp e Florenzi, a centrocampo potrebbe riposare Nzonzi, pronto magari a dare il cambio proprio a De Rossi. Ma non è escluso che Di Francesco opti per il doppio mediano nel cuore del campo in una partita dove sarà importante non subire gol. Schick è fuori causa insieme a Under e Perotti, tocca quindi a Zaniolo completare il terzetto d’attacco con El Shaarawy e Dzekomentre solo oggi si capirà chi gioca in porta: Olsen è atteso al provino nella seduta di rifinitura del pomeriggio, Mirante si scalda per sostituirlo mentre Fuzato potrà eventualmente andare in panchina dopo il suo inserimento in lista Uefa a fine mercato.

 

 

 

Zaniolo, c'è l'Europa: ma ora è cosa seria

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Glielo avranno detto, ovvio: Zaniolo saprà con certezza che anche Daniele De Rossi ha cominciato come lui, ovvero dalla Champions prima che dal campionato. La differenza è che Nicolò, la prima l'ha fatta subito da titolare, mentre Fabio Capello regalò a Daniele la gioia dell'esordio in una partita non utile per la classifica e facendolo entrare dopo 71 minuti di gioco al posto di Ivan Tomi (Roma-Anderlecht 1-1, 30 ottobre del 2001). Daniele poi, è stato battezzato in serie A il 25 gennaio 2003, quando a 19 anni scese in campo nella partita Como-Roma (2-0), quindi poco più di un anno dopo. Zaniolo, il battesimo del fuoco l'ha fatto al Santiago Bernabeu di Madrid, contro il Real. Non fu una bella serata, né per la Roma, né tanto meno per lui, che evaporò subito, ingoiato dalla giovane età e dalle problematiche della squadra. Non aveva responsabilità, tutto ciò che ha fatto è stato guadagnato. Era un periodo nero e Di Francesco aveva bisogno di dare un segnale: decise che fosse meglio un ragazzino inesperto che un anziano incapace di interpretare il lavoro nella maniera corretta. Dentro Zaniolo, dunque. A sorpresa. Solo una settimana dopo, l'esordio in A, contro il Frosinone. E da quel momento, piano piano, si è preso la maglia da titolare. E oggi vederlo in campo non è più una scoperta, una sorpresa, ma una certezza.

I TEMPI DEL BERNABEU Nicolò gioca non più per dare segnali ma perché è diventato un punto fermo. Il suo talento ha stregato l'allenatore e una buona parte della città, che lo ha indicato come il nuovo Totti. Calma. Non è un bene per lui metterlo a paragone con chi ha fatto la storia della Roma. Magari diventerà anche meglio del Capitano, ma perché anticipare i tempi e dirlo dopo appena 21 partite serie? Zaniolo oggi deve solo fare quel che sa fare: dare qualità, entusiasmo, corsa, tecnica e gol, non pensare al contratto. Tre reti fino a ora, tutti all'Olimpico e tutti in campionato: contro Sassuolo, Torino e Milan. Domani si torna a giocare all'Olimpico, ma in Champions, la competizione che lo ha battezzato e che nel tempo dovrà consacrarlo. Nicolò deve pensare al presente, non al futuro. Quel che si realizza oggi, lo ritroverà nello stipendio e nel curriculum. Segnare un gol al Porto significa proporsi con credenziali diverse, significa aver fatto un ulteriore salto in avanti. Quel gol in Champions, che ancora manca. Lo vuole, lo desidera, serve alla Roma.

IL RUOLO Questa competizione, come detto, Zaniolo l'ha presa subito di petto, ma poi si è adeguato alle gerarchie: titolare con il Real, sedici minuti con il Plzen, in panchina con il Cska Mosca, appena otto minuti nella trasferta in Russia per poi essere titolare nella sfida di ritorno con il Real all'Olimpico. Il girone si chiude con i trenta minuti finali di Plzen al posto di Pastore. Sì, di Pastore, il designato a essere l'uomo in più della Roma, in campionato e in Champions, invece tiene banco un ragazzo del 1999, che ha ammaliato il pubblico della Roma. E non solo. Zaniolo domani farà la mezz'ala, oppure l'esterno alto a posto di Schick. Un posto ce l'ha, ormai sembra scontato. L'importante che ci sia.


Il senso di DiFra per la Champions

IL MESSAGGERO - TRANI - Ancelotti, quasi 10 anni fa, si è sbilanciato per iscritto, ufficializzando la sua preferenza per la coppa. Carletto, da emiliano goloso, non ha però guardato alla tavola. Si è fermato davanti alla bacheca e a quel trofeo che ha alzato 3 volte da allenatore (e 2 da giocatore). Di Francesco, pur non avendola mai conquistata, sembra avere la stessa attrazione. Di sicuro non può essere sincero come il collega, conoscendo bene l'obiettivo che gli è stato chiesto da Pallotta: priorità al 4° posto e basta. Ma il suo percorso in Champions, dalla notte del debutto all'Olimpico contro l'Atletico (12 settembre 2017), è inequivocabile: Eusebio si presenta per la seconda stagione di fila agli ottavi, doppia promozione inedita per la proprietà Usa (è accaduto, nella storia giallorossa, solo 11 anni fa, con Spalletti in panchina).

TOP COACH In pochi mesi, e oggi a qualcuno scapperà da ridere, è diventato il testimonial del calcio italiano fuori dai nostri confini, esportando la sua trama organizzata e coraggiosa, mai speculativa. All'estero, più che qui, hanno riconosciuto il merito a di Francesco di aver riqualificato l'immagine della Roma a livello internazionale: con l'exploit nella scorsa edizione, ha portato il club di Pallotta tra i primi 4 club d'Europa, risultato raggiunto solo nella Coppa dei Campioni dell'84 con Liedholm. Ecco perché la Champions è la competizione di Eusebio, capace di prendersi il 1° posto del gruppo C nel dicembre del 2018, mettendosi alle spalle il Chelsea di Conte ed eliminando l'Atletico Madrid di Simeone che poi avrebbe vinto l'Europa League. Un'autentica impresa, dominando il girone di fuoco. Poi il cinismo spietato contro lo Shakhtar, la rimonta esaltante contro il Barça e quella mancata contro il Liverpool.

ALTO RENDIMENTO L'anno scorso si è guadagnato il rinnovo del contratto proprio per i risultati ottenuti nella più prestigiosa manifestazione continentale. Che hanno fatto crescere il brand della società di Trigoria che, alla vigilia della semifinale d'andata contro il Liverpool, ha finalmente potuto brindare all'accordo con il nuovo main sponsor (Qatar). Più di 13 milioni all'anno, da sommare ai 100 abbondanti arrivati dall'Uefa (biglietteria compresa) per le 12 partite disputate nell'ultimo torneo. A quelli si aggiungono i quasi 70 incassati da settembre.L'Olimpico, almeno in Champions, è il fortino di Di Francesco. Nell'edizione passata, in 6 partite in casa (5 successi e 1 pari, 12 reti realizzate e 2 incassate), solo il Liverpool riuscì a far gol.Quest'anno, in 3 match, ne è stato capace il Real (che non ha preso reti come l'Atletico). Sono le finaliste del maggio scorso. Davanti al proprio pubblico, insomma, ha costruito la sua avventura, è proprio il contrario di quanto fece la Roma nel campionato scorso (6 ko interni, 7 con quello di Coppa Italia). È la sua coppa, dunque: 9 vittorie e 2 pareggi in 18 partite. E se la vuole tenere stretta anche in questo 2019, anche per convincere Pallotta e il suo consulente Baldini, a prescindere dal piazzamento in campionato, a confermarlo per la prossima stagione.

COPIONE COLLAUDATO E per lasciare la sua impronta come fece nell'annata del suo esordio sul questo palcoscenico ha appena riesumato il suo sistema di gioco preferito, il 4-3-3 che usa spesso anche il il rivale di martedì, l'ex laziale Coinceçao che guida il Porto, mai battuto e soprattutto mai eliminato dai giallorossi. Il dubbio più ingombrante a centrocampo, con Cristante favorito su Nzonzi. Dipende da come sta De Rossi, al quale Eusebio non intende rinunciare. Se Zaniolo parte alto a destra, ballottaggio tra Karsdorp e Florenzi per il ruolo di terzino destro.


Clinica Champions: i valori distorti dai tanti infortuni

LA REPUBBLICA - SISTI - Quando la Champions muta geneticamente (debutterà anche il Var) è sempre un’altra storia: ottavi, scontro diretto, dentro e fuori, passo io e tu vai a casa. Da domani vedremo un calcio diverso, c’è poco da fare. Però bisogna arrivarci. E non è mai semplice. Poi ci sono due mesi in più nelle gambe e alcune di queste sono finite in infermeria (qualcuna ancora non è uscita). Due mesi dopo la fine della fase a gironi nulla è scontato perché non è detto che i valori di dicembre siano rimasti invariati. Al contrario. Ci sono squadre che hanno perduto slancio.

Prendiamo il Porto che domani aprirà gli ottavi all’Olimpico contro la Roma: gli mancano dei titolari (Marius, Marega, Pererira e Aboubakar), in campionato pareggia persino con la Moreirense e la sua leadership è stata messa in discussione da Braga e Benfica. Quello un tempo abitato da Mourinho è un ambiente abituato a certe sfide, meno lo sono l’attuale allenatore, l’ex laziale Conceicao, e alcuni giovanotti della rosa. Di contro la Roma ha perso Schick e non ha ancora ritrovato Ünder, che non è poca cosa. Di Francesco ha una ricca chance ma soltanto se riavrà Manolas e se i centrali di centrocampo faranno ciò che devono, anche se sappiamo che De Rossi è appena rientrato e Cristante, in progresso, è un adattato in quella zona del campo. Però è lì che la Roma, le cui guide “sprituali” restano Zaniolo e Dzeko, può uscire o andare ai quarti.

La luna di traverso è ciò che mina le aspettative di molti club esaltati dai gironi e dal loro autunno: se la leggera flessione qualitativa del Liverpool di Klopp dipende da un calo fisiologico non ancora risolto (e il Bayern potrebbe approfittarne), quella probabile del Psg è legata soprattutto alle sicure assenze, domani, di Neymar e Cavani, l’uruguaiano di fresco acciacco, che lasceranno il solo Mbappé a testimoniare dell’unico tridente offensivo in grado di competere con le trinità di Barcellona e Liverpool. Quello che succede prima di Natale passa al vaglio dell’usura fisica. Lo sanno bene la Juventus, priva di Chiellini e Bonucci, e il Tottenham privo di Kane e Alli. Quanto a lesioni pre-natalizie, il City sembrava quello messo peggio. Solo la Roma ha avuto più infortuni del City. Ma Guardiola non ha perso quasi niente, in termini di punti e convinzione, e ora deve soltanto provvedere al totale recupero di De Bruyne.

Due le squadre rinate in questi giorni di letargo: Real Madrid e Manchester United. Le davamo per decedute. Clamorosa la loro resurrezione, dovuta a un cambio in panchina che pareva la mossa della disperazione per evitare che la stagione diventasse una stagione all’inferno. E invece. Solari e Solksjær sono le stelle fisse del momento, brillano anche se stanno fermi in panchina. Hanno ridato slancio a giocatori formidabili che si erano addormentati sotto le precedenti gestioni (Pogba e Modric) e puntato su ragazzi che Lopetegui e Mourinho avevano deciso di ignorare o limitare (Rashford e Vinicius). Il Psg dovrà verificare la grandezza del nuovo United, ma rischia tanto. Mentre non è una follia supporre che, vista la sua posizione storica e le tre Champions vinte consecutivamente, da reietto il Real Madrid (mercoledì contro l’Ajax) sia tornato ai suoi livelli, anche senza Ronaldo, pronto per esserci sino in fondo anche stavolta. Tanto per ricordare chi comanda veramente in questo calcio dei troppo forti. E forse troppo ricchi.

 

 

 

De Rossi leader, contro il Porto ritorno di Manolas

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Capitano, allenatore, collante tra campo e tifoseria. Tutto raccolto in Daniele De Rossi, punto di riferimento di una Roma che resta aggrappata con le unghie alla corsa per il quarto posto, mentre prepara il ritorno in Champions.

Oggi il numero 16 siederà accanto a Di Francesco, nella conferenza stampa di presentazione della sfida di domani sera contro il Porto (andata degli ottavi di finale), trasformandosi in uno scudo protettivo. Protezione da cosa? Dai malumori della parte più calda dei sostenitori giallorossi, in aperta contestazione con Kolarov (e non solo), perché solamente la voce di Daniele può alzarsi per dire la sua, catalizzando su di sé l’attenzione dell’ambiente, spostandola da altri, nel tentativo di ricompattare tutti in un momento così delicato della stagione.

Di Francesco, in maniera dichiarata, lo considera la sua emanazione in campo e nello spogliatoio, i compagni di squadra a lui si appoggiano come punto di riferimento incrollabile, i tifosi lo esaltano quale unico simbolo in cui riconoscersi. Tutto sulle spalle di De Rossi (di nuovo titolare anche in Europa), in scadenza contrattuale nel prossimo giugno, e già con la testa proiettato a ricoprire più ruoli, come già fa, e non da oggi. Ma oggi in particolare e sempre più consapevolmente, con una maturità che ha conquistato col passare degli anni. Il rinnovo del suo legame con la Roma non è ovviamente legato solamente a una firma su dei fogli di carta (che nessuno vuole negargli dentro Trigoria), ma alla sempre maggiore consapevolezza di essere ormai più che un giocatore, già dirigente-manager, con un piede oltre il campo di gioco.

Farà da schermo oggi, Daniele, lavora sul campo Eusebio, concentrato nello studiare la formazione migliore da mandare in campo domani sera. Contro il Porto tornerà Manolas, che si è allenato regolarmente con i compagni, mentre Olsen e Schick non riescono a recuperare. Sarà la seconda gara per Mirante – a meno che Olsen non riesca a recuperare in extremis – tra i pali in Champions, dopo l’esordio a Plzen nel girone di qualificazione alla fase finale. La Roma era già qualificata agli ottavi e il tecnico regalò al secondo portiere la gioia della prima tra i grandi d’Europa. In quella occasione si registrò la prima in Champions, con la maglia giallorossa, per Pastore, che adesso non sembra neanche rientrare nelle rotazioni, visto l’esplosione di Zaniolo ad alti livelli. «Credi sempre nei tuoi sogni», la frase postata da Nicolò sotto una foto di confronto su Instagram tra quando era bambino e adesso. Allerta sul fronte dell’ordine pubblico per l’arrivo di 4mila tifosi del Porto. I rapporti tra le parti non sono critici, ma l’organizzazione di un evento che porterà all’Olimpico quasi 50mila spettatori, impone un’attenzione importante che si sta valutando in queste ore.


Obiettivi futuri e nuove nomine: la Lega di A dà via all’èra De Siervo. Baldissoni in corsa per un posto nel CdA

IL MESSAGGERO - BERNARDINI - La Lega di Serie A prende forma. Nell’assemblea fissata per oggi in via Rosellini sono molti i temi all’ordine del giorno. Si parte con la ratifica del contratto (oltre un milione all’anno) del nuovo Ad, Luigi De Siervo. Il manager inizierà il 18 febbraio (contestualmente Brunelli s’insedierà in Federcalcio) e resterà in carica per due anni, fino al 2020 ossia alla scadenza del quadriennio olimpico. A breve il nuovo Ad dovrebbe ufficializzare anche la sua squadra che prevede uno schema con tre manager (anche se lo statuto indica la figura obbligatoria del Dg) . Si parla del legale Viola Fabri, dell’esperto di diritti tv Giuliano Staccioli e di Marco Pucci, già nello staff di Lotti che farà da ponte con le istituzioni. Al vaglio anche uno scambio di figure con Sacripante e Sanzone dalla Figc alla Lega e Ghirardi e Santoro da via Rosellini in via Allegri. De Siervo ha in mente un piano industriale. L’obiettivo, nemmeno poi tanto nascosto, è quello di realizzare il famoso canale della Lega. Tutto passa per i diritti tv del triennio 2021-2024. C’è un anno e mezzo di tempo per studiare una strategia. L’altro punto nel programma di De Siervo è legato alla pirateria, qualcosa d’importante è già stato fatto, ma la strada è ancora lunga. Sempre oggi verranno eletti anche i restanti membri del cda di Lega, devono essere sostituiti Fassone del Milan e Antonello dell’Inter (il primo è decaduto dopo il cambio di proprietà dei rossoneri, il secondo per l’arrivo di Marotta già consigliere federale). Al loro posto dovrebbero approdare Baldissoni (grande elettore dello sconfitto Mammì nella seduta del 22 dicembre) e Scaroni,presidente delMilan.

LE SPINE Assemblea che si annuncia frizzante. Oggi si va nel vivo della suddivisione dei proventi dei diritti tv dai parte dei club. Entrerà in vigore la norma voluta da Lotti allo scadere del vecchio governo (pensata per i diritti ceduti per piattaforma e non per prodotto). Non a caso i due sottosegretari Giorgietti e Valente, attraverso la nuova legge delega, vogliono modificarla e attualizzarla alle esigenze sempre più crescenti del calcio moderno (basti pensare che nel 2008, quando è stata fatta la legge, pensare di vedere le partite sul cellulare era pura utopia). Si parlerà anche della suddivisione della caparra di 54 milioni versata circa un anno fa da Mediapro e tutt’ora ferma in un conto corrente che ha prodotto comunque interessi. Qualche noia la crea anche la vicenda IMG (agente di vendita per i diritti televisivi internazionali della Serie A) con la sua richiesta di risarcimento.


Calcio femminile: un posto al sole per la Roma

IL MESSAGGERO - ZARELLI - La Roma Femminile puntella il quarto posto. Per effetto della vittoria conquistata sabato contro la Florentia, diretta rivale per la posizione ai piedi del podio, le lunghezze di vantaggio sulla formazione toscana sono tornate ad essere sei. Le giallorosse si sono imposte (3-1) al Tre Fontane con una prova convincente, dimostrando che la concentrazione non era solo rivolta alla sfida precedente con la Juventus e risolta con il successo (di misura) della capolista.

Proprio le bianconere di Rita Guarino, in questa giornata di campionato, hanno frenato (0-0 con l’Atalanta) permettendo alla Fiorentina di portarsi ad un solo punto dalla vetta. A -2 resta il Milan, per una prima piazza da giocarsi in sole tre lunghezze. La Roma non c’è (ancora) in questa lotta, ma conferma di essere al livello delle migliori, al netto di diversi ed importanti infortuni, come quello di Manuela Coluccini, appena dimessa e che ha voluto seguire le gesta delle sue compagne dagli spalti del Tre Fontane.

E se la zona Champions appare decisamente improbabile per le giallorosse, lo è meno il procedere in Coppa Italia. Nonostante un momento fisico non ottimale, come ha ammesso il tecnico Bavagnoli, la Roma può contare su giocatrici sempre più determinate e determinanti. Come Vanessa Bernauer, che ha realizzato la seconda rete contro la Florentia. «Era una partita importante e molto difficile», il commento della centrocampista svizzera. «Noi ci abbiamo messo il cuore e siamo molto contente per il risultato. Non mi importa di chi sia il gol, l’importante sono i tre punti».