Duvan-Edin: giganti del gol. Sfida pazza tra numeri 9

GAZZETTA DELLO SPORT - Alla fine, ai punti la vince Dzeko. Perché è tornato a far gol dopo oltre tre mesi e mezzo (l’ultimo in campionato era stato ad Empoli il 6 ottobre scorso) e perché sembrava aver messo davvero le ali alla Roma in una vittoria fondamentale per la Champions. E invece, alla fine, a deciderla davvero è stato Zapata, che in neanche un minuto di gioco ha vissuto un po’ tutto: prima l’inferno di un rigore calciato alle stelle, poi il paradiso di un pareggio assurdo. E con questo, oggi, sono 15 centri in campionato, solo un gradino sotto Quagliarella. Nessuno, nella storia della Serie A, aveva segnato così tanto in 8 giornate consecutive: «È la prima volta che calcio un rigore così – spiega l’attaccante colombiano –, per fortuna le cose si sono subito sistemate». Inevitabile, per chi viaggia a certi ritmi, provare a superare un certo Pippo Inzaghi (24 gol in maglia Dea nel 1996-97). «Se ci penso? Prima viene il bene della squadra, poi se segno è ancora meglio», insiste Duvan. Ciò che è tornato a fare Dzeko, a Bergamo si è rivista la versione bella del bosniaco: sponde, movimento per la squadra e soprattutto l’atteso cinismo sotto porta: «Diciamo che sono tornato dalle vacanze – scherza il centravanti giallorosso –. È stato un periodo difficile, non sono mai stato così a lungo fuori, tra infortunio e pausa. Avevo perso del tutto il ritmo. Piano piano sto tornando».


Di Francesco duro: "Poca personalità. Mi mangio Kluivert"

GAZZETTA DELLO SPORT - «Purtroppo la personalità non si compra e noi da questo punto di vista siamo carenti» dice EusebioDi Francesco, che non sa ancora spiegarsi le due facce della sua Roma. O forse sì. «Questa squadra non è guarita. O, evidentemente, ha delle deficienze che non le permettono di farlo». [..] A far girare l’inerzia della partita è stato il gol di Castagne. «Una nostra ingenuità, che ha dato fiducia a una squadra che era in grande difficoltà». Poi, nella ripresa, il nulla. Con Kluivert, per esempio, in grande affanno. «Negli spogliatoi me lo mangio», ha detto durante la partita il tecnico giallorosso. Che alla fine ha aggiunto: «Da lui mi aspetto non solo che corra nella fase difensiva, ma che sappia anche far male quando ha la palla».


E Gasperini rilancia: "Avremmo potuto addirittura vincere"

GAZZETTA DELLO SPORT - Felice, anche se il rammarico non manca: «Avremmo potuto addirittura vincerla». Concetto che spiega l’ambizione di Gasperini: «Penso soprattutto alla classifica, non solo al bel gioco. L’obiettivo è conquistare più punti possibile, ma bisogna tener conto dell’avversario». Ieri, a Bergamo, c’era la Roma: «Primi 45’ complicati, in primis per demerito nostro. Creavamo, loro segnavano. Poi siamo stati eccezionali nella rimonta». Cosa non ha funzionato? Per il tecnico, zero dubbi: «Eravamo troppo sbilanciati». Sull’attacco: «Quanti rigori sbagliati, preferirei calciare 3 angoli – sorride il Gasp –. Nonostante l’errore, Zapata super. Ha avuto una fame incredibile sul pareggio. A Ilicic è mancata la qualità in passaggio e tiro, ma non si può pretendere sempre la perfezione». Soliti applausi, invece, per Gomez: «Non è una sorpresa, migliora gara dopo gara. Grande Papu, come la squadra. Tutti meritano 10 e lode».


Zaniolo convince: due grandi assist. Kluivert delude

GAZZETTA DELLO SPORT - Per Zaniolo ieri è stata l’ennesima prova superata di slancio. Nel tourbillon di ruoli dove è già stato schierato, ieri gli è toccato fare l’esterno d’attacco a destra. Preoccupato? Neanche a dirlo, tanto che alla fine Nicolò ti ha piazzato due assist decisivi: quello per il primo gol di Dzeko (pregevole il tocco di petto per il bosniaco) e quello per il 3-0 di El Shaarawy, con una palombella da desta a sinistra che ha messo il Faraone da solo davanti a Berisha. In assoluto l’ennesima prova di personalità, con una duttilità che è una ricchezza infinita, ma che non deve rischiare di non portare ad una specificità del ruolo. E del giocatore.Chi invece è andato male è stato proprio Kluivert: mordente poco, sufficienza forse anche troppa. Quando è entrato si è piazzato lì a destra e aveva il compito di tenere basso Castagne. Che, invece, ha finito con trovare praterie inattese, complice anche la brutta prestazione di Florenzi. E ad un certo punto Kluivert si è preso anche un brutto rimprovero da Dzeko, che gli aveva fornito una palla perfetta per andare in porta e lui ha invece tagliato dalla parte opposta.


Se si spegne la luce giallorossa

GAZZETTA DELLO SPORT - Ogni volta che succede, Di Francesco sembra impazzire. Perché non sa capacitarsene e forse non riesce neanche a darsi un perché. Ieri, alla fine, ci ha provato con la questione della personalità e probabilmente ha ragione lui. Sta di fatto che anche a Bergamo la Roma ha dilapidato una vittoria che sembrava oramai già in cassaforte e che chissà quanto avrebbe fatto piacere a quei tifosigiallorossi il cui pullmino è stato preso a sassate (vetri infranti) poco prima della partita dagli ultrà bergamaschi, che ora hanno la polizia sulle tracce. Invece no, proprio come era successo già in casa con la Spal o in trasferta con Cagliari e Napoli. A conti fatti otto punti buttati via, che oggi porrebbero la Roma al terzo posto in classifica, subito alle spalle di Juventus e Napoli. E poco importa che poi la Roma non abbia mai perso in questa stagione quando viene rimontata (3 vittorie e 5 pareggi), quel che conta davvero dono le occasioni lasciate per strada. Spesso senza un perché. La prima clamorosa rimonta la Roma l’ha subita in casa con il Chievo, il 16 settembre scorso, dopo che Con El Shaarawy e Cristante aveva chiuso avanti il primo tempo per 2-0.  Poi la partita di Napoli, dove fino al 90’ i giallorossi difendevano (anche se a fatica) l’1-0 di El Shaarawy, per poi cedere alla rete finale di Mertens. E quindi il folle 2-2 di Cagliari. Insomma, tre partite maledette, a cui ieri si è aggiunta appunto quella di Bergamo.


Saldi "last minute": Monchi ci prova ma non è facile

GAZZETTA DELLO SPORT - Nelle chiacchiere del dopo Atalanta anche il mercato prova faticosamente a riaffacciarsi, con tutte le difficoltà degli ultimi giorni. L’uomo sotto i riflettori ovviamente era Gianluca Mancinidell’Atalanta, che forse proprio per questo ieri è incappato in una giornata non brillante. La situazione d’altronde è nota: la Roma è pronta a prenderlo anche subito, cominciando però a pagarlo solo in estate, mentre l’Atalanta vorrebbe che una parte fosse anticipata subito. Non facile. [..]  A centrocampo, quindi, i giallorossi puntano tutto sul rientro di De Rossi, ma non è un mistero che il d.s. Monchi prova a farsi dare in prestito Barrios del Boca Juniors, ma per il momento non c’è stata un’apertura in questo senso.


Difra: “Non siamo guariti. Secondo tempo assurdo”

REPUBBLICA - FERRAZZA - «Il secondo tempo? Assurdo». È Di Francesco a sintetizzare tutto il paradosso di una gara che è stata semi-perfetta nella prima parte, risultando invece disastrosa nella ripresa. Un suicidio calcistico scivolato di mano dallo 0-3 al 3-3 finale. E per capire ancora meglio la portata del disastro, basta soffermarsi su un dato inquietante: era dall’ottobre del 2011, derby contro la Lazio, che la Roma non tentava neanche un tiro nei secondi quarantacinque minuti di una partita di serie A. Dato che da solo restituisce il senso di un pomeriggio in cui i giallorossi buttano due punti che avrebbero fatto rima con “quarto posto”, riuscendo a stringerne solamente uno. «Non me ne capacito, perché non è la prima volta che accade – è sconsolato, Di Francesco – quando dico che questa squadra non è guarita, mi riferisco proprio a questo: ha delle deficienze mentali che vengono fuori in queste occasioni. Non puoi buttare all’aria un 3-0 contro l’Atalanta».Dallo 0-3 al 3-3 finale, una frittata grossolana che annega il ritorno al gol di Dzeko (doppietta), l’ennesima bella prestazione di Zaniolo e la settima rete stagionale di El Shaarawy. «È una partita che infastidisce per come si era messa e per come è finita, anche se il risultato resta positivo. Dovremo esser bravi a ripulirci delle scorie del secondo tempo in fretta, troppe volte questa squadra ci ha mostrato due volti contrapposti». Eusebio è preoccupato, ai limiti dello sfinito, rispetto a un gruppo dalla personalità bipolare. Durante la ripresa a Bergamo si è sgolato, in particolare con Kluivert, entrato al posto di El Shaarawy al 62’. «Me lo mangio negli spogliatoi» ha urlato il tecnico, “spiato” dal bordocampista di Sky. Dopodomani la Roma avrà subito la trasferta a Firenze, per giocarsi l’accesso alle semifinali di coppa Italia in una gara secca contro i viola. E poi, domenica prossima, lo scontro diretto per il quarto posto, con il Milan, all’Olimpico (non ci saranno Cristantee Nzonzi che, ammoniti ieri, saranno squalificati). «Siamo delusi ma abbiamo preso comunque un punto – prova a vedere il lato positivo, Dzeko, tornato al gol – vogliamo superare il turno contro la Fiorentina, visto che è un obiettivo importante per noi. Manchiamo di qualità a volte e coraggio, ma personalità l’abbiamo. Io sono contento di essere uscito da un periodo difficile».


Incompiuta Roma: un’altra rimonta esalta l’Atalanta

REPUBBLICA - BOCCA - Nei 44 secondi che passano tra il rigore di Zapata sparato al cielo, e quel gol da lui stesso cercato con cocciutaggine e orgoglio e che avrebbe portato l’Atalanta a completare la più incredibile della rimonte sulla Roma, c’è tutto. C’è l’eterea inconsistenza della Roma che si è fatta rimontare tre gol sciogliendosi sul prato come la neve fina e bagnata di Bergamo, ci sono gli estremi di un calcio approssimativo e supremo al tempo stesso, c’è la straordinaria concretezza dell’Atalanta di Gasperini che fa tremare gli squadroni e fa loro concorrenza e li tormenta (la vittoria sull’Inter, il pareggio con la Juve) e sogna addirittura di sbarcare lei stessa in Champions League. In quei 44 secondi, un tempo compresso e denso come un buco nero, c’è tutta la follia e la bellezza di questi Atalanta-Roma che tra andata e ritorno ci hanno regalato 12 gol, con due risultati identici. Partite talmente forti da scuotere il fiero Gasperiniche guarda l’Atalanta che ne prende tre e si scuote, si preoccupa, si infuria a bordo campo. E poi guarda l’Atalanta del secondo tempo e quasi si convince che l’Atalanta che “fa punti e risultati con Milan, Lazio, Inter, Juventus, Roma” possa addirittura avere ambizioni proibite: «A questo punto mi dispiace pure non aver vinto». E che il suo laboratorio sia veramente qualcosa di straordinario, di unico in Italia. Una squadra che ha un grande settore giovanile, produce giocatori di buon livello in serie, ci guadagna e ogni volta rilancia. L’Atalanta di Gomez, Ilicic e Zapata ha il miglior attacco del campionato (47 gol), con il colombiano, l’uomo degli estremi, che va in gol da nove partite consecutive e dunque tampona anche lui Quagliarella e Batistuta. Viceversa tornata già a Roma la squadra di Di Francesco è andata a sdraiarsi tutta davanti allo psicologo per capire il mistero di una squadra che quando va in vantaggio si sconnette ed esce dalla partita, i corpi si muovono (poco) ma le teste sono altrove. Eh sì che Zaniolo aveva fatto ancora assist e bellissime cose, e si era persino svegliato Dzeko, di cui si erano perse le tracce in A addirittura da ottobre. Due gol (più uno di El Shaarawy) mandati al macero, sotto i colpi di Castagne, Toloi e infine lo show finale di Zapata. Non solo la Roma si è fatta rimontare tre gol ma nel secondo tempo non ha mai tirato in porta, e quasi non è entrata addirittura in area avversaria. Si contano 11 tiri a zero a favore dell’Atalanta. Di Francesco è apparso sconsolato, imbarazzato da queste continue rimonte (Chievo, Cagliari, il Torino battuto in extremis 3-2 dopo aver rischiato, e l’Atalanta sia all’andata che al ritorno) che ridicolizzano tutto il resto del lavoro. «Non possiamo essere una squadra di alto livello se non cambiamo e curiamo questo aspetto. Divento matto quando non vedo che non riusciamo ad avere continuità». A sottolineare l’impalpabilità di alcuni, Sky ha riportato come l’allenatore abbia mandato a dire a Kluivert: «Me lo mangio negli spogliatoi!» Non appena questa molle Roma ha cominciato a contare la serie di partite vinte (quattro compresa la Coppa Italia) ha preso un’altra lezione di carattere. Contro il Milan domenica, in una sfida simbolica per il quarto posto, non ci saranno Cristante e Nzonzi. Ma forse questo ora è solo l’ultimo dei problemi.


Anche Dzeko accusa: "Così non è possibile"

CORRIERE DELLA SERA - Grazie alla sua doppietta la gara della Roma si era messa in discesa. Poi il black-out che nemmeno Edin Dzeko, per la seconda settimana consecutiva capitano della squadra, è riuscito a spiegarsi. «È difficile capire - le sue parole - dopo un primo tempo straordinario siamo delusi dal secondo. Il gol del 3-1 ha dato forza e fiducia all’Atalanta, che ha pensato di farcela: alla fine ci sono riusciti ma noi nella ripresa non abbiamo mai giocato, non abbiamo fatto tre passaggi di fila e così non si può». Altro episodio senza logica, il pari di Zapata 44 secondi dopo il rigore calciato alle stelle dall’attaccante colombiano. «Anche questo non si può spiegare: normalmente una cosa del genere ti deve dare più forza, e invece abbiamo preso gol subito, non so cosa sia successo».


Dzeko, Zaniolo ed El Shaarawy non bastano: l'Atalanta rimonta 3 gol

LEGGO - BALZANI - La prima partita è finita 0-3, la seconda la Roma non l'ha nemmeno giocata. Nasce così lo strano e, per certi punti di vista, inquietante pareggio di Bergamo con l'Atalanta che costa il 4° posto ai giallorossi. Un risultato incredibile così come all'andata. Ma stavolta ancora più folle alla luce del parziale dei primi 45' ma che sta pure stretto alla squadra di Gasperini. A far sorridere Di Francesco erano stati DzekoZaniolo ed El Shaarawy. Il bosniaco era tornato al gol addirittura con una doppietta, Nicolò aveva regalato due assist d'oro e il Faraone aveva messo il marchio su una prima frazione in cui era stata comunque l'Atalanta a guidare il gioco.

Poi però Eusebio si è preoccupato, quindi incupito, infine infuriato. La rete di Castagne a fine primo tempo ha dato il via alla rimonta culminata con l'ex Toloi e Zapata che qualche minuto prima aveva fallito clamorosamente un rigore concesso col Var. Una tripla rimonta, figlia pure degli errori di Olsen, che riporta la mente a Cagliari quando la Roma riuscì nell'impresa di essere raggiunta sul 2-2 nonostante i due uomini in più. «Questo dimostra che non siamo guariti - certifica Di Francesco - Non è la prima volta che succedono queste situazioni ed è assurdo vedere questa differenza tra i due tempi. Dal punto di vista mentale c'è da lavorare tanto. La squadra non è guarita, è inspiegabile la differenza in certi frangenti, senza togliere i meriti all'Atalanta. Un 3-0 non si può buttare all'aria così, e ci è andata anche bene». Il tecnico romanista continua: «Una squadra di livello non si comporta così. Loro sono stati molto bravi su tutti i tipi di duelli, in questo senso l'abbiamo persa nettamente e quando c'era da addormentare la partita non l'abbiamo fatto. Già successo col Torino, o a Cagliari. Non è stata una questione di cambi nella ripresa».
Sugli urlacci a Kluivert in partita («Dopo me lo mangio») spiega: «Poteva darmi molto di più, ma è l'approccio a certe situazioni che non va». Pure Dzeko è perplesso: «Atteggiamento inspiegabile. Noi non abbiamo giocato nel secondo tempo, non abbiamo fatto 2-3 passaggi di fila e così non si può giocare». Le altre due brutte notizie arrivano dal referto arbitrale: Nzonzi e Cristante infatti non ci saranno contro il Milan perché squalificati (dovrebbe tornare De Rossi). Chiosa su Mancini, sostituito all'inizio della ripresa, e per il quale Monchi potrebbe chiudere nelle prossime ore per averlo però a giugno.

 

 

 

Roma, lo sconforto di DiFra: «Non riesco a darmi risposte»

CORRIERE DELLA SERA - Alla Roma di Di Francesco non era mai successo di dilapidare tre gol di vantaggio. Era capitato, in questa stagione, di subire rimonte partendo da più due nel punteggio: col Chievo e col Cagliari è arrivato un pareggio, col Torino, la settimana scorsa, i giallorossi hanno avuto la forza di vincere la partita. A Bergamo, alla fine, dopo la doppietta di Dzeko (salito a 4 in campionato) e il gol di El Shaarawy (7, capocannoniere romanista in campionato), è finita con un punto che cambia poco nella corsa Champions. L’analisi di Di Francesco, alla fine, è dura. «Non riesco a darmi una risposta - le sue parole - per quello che è successo. Ci sono state altre rimonte,èsicuramente un aspetto mentale e di personalità, che è da migliorare, è troppo palese. Come si fa a fare un secondo tempo del genere (zero tiri verso la porta dell’Atalanta, n.d.r.)? Nel primo tempo eravamo una squadra spumeggiante e viva, nella ripresa siamo stati tutti il contrario, quando loro erano degli animali». Di sicuro il processo di guarigione della squadra si è arrestato. «Quando dico che non siamo guariti mi riferisco a episodi come questi, la squadra ha delle deficienze mentali: alla fine è andata pure bene perché si poteva perdere. Divento matto perché non riusciamo ad avere la continuità nella partita: in questo modo non possiamo essere una squadra di livello, non si può avere il predominio e poi dare il pallino del gioco all’avversario. Alle prime difficoltà ho la sensazione di non riuscire a ritrovare il filo. Con il Torino è stato lo stesso, poi abbiamo ripreso la partita e abbiamo dimostrato forza mentale. Ma la sensazione era la stessa, se c’era una squadra che la poteva vincere quella era il Toro, non noi».


Le rimonte subite non possono più essere considerate casuali

IL TEMPO - MENGHI - Lo show di Dzeko e poi il nulla. Una Roma azzerata nel secondo tempo, un voltafaccia spaventoso e una malattia che non guarisce più: la «rimontite» in questa strana stagione ha portato via troppi punti e lasciato ai giallorossi un mare di rimpianti. Dal 3-0 al 3-3, a Bergamo va in scena un film visto e rivisto, da cui la squadra di Di Francesco sembra non imparare mai. All’andata la rimonta l’aveva fatta la Roma, dall’1-3 al 3-3 finale all’Olimpico in agosto, ma al ritorno l'Atalanta gliel'ha fatta pagare: stesso risultato, storia della partita molto diversa. Un preavviso c’era stato la settimana scorsa, quando il Torino per poco non era riuscito a pareggiare nella capitale dopo i gol di Zaniolo e Kolarov e a salvare la situazione ci aveva pensato El Shaarawy al 73’. Anche stavolta il tris porta la firma del Faraone, ma non basta per la vittoria. Prima dell'intervallo Castagne
infila Olsen e dà il via ad una scalata storica: è solo la seconda volta che i nerazzurri riescono a recuperare 3 gol da situazione di svantaggio in Serie A, la prima nel 1992 contro il Foggia. Di Francesco come Zeman, quindi. Lo stesso boemo a Roma ha subito batoste del genere, risultato di una filosofia di gioco votata all'attacco, con annessi rischi per la difesa e un equilibrio carente: di Zemanlandia è frutto il suicidio giallorosso con l’Udinese nell'ottobre 2012, dal 2-0 al 2-3 con doppietta di Di Natale. Solo un esempio di un vizietto antico, che negli ultimi vent'anni si è ripetuto più di 30 volte, come un testimone pesantissimo trasmesso da allenatore ad allenatore, da presidente a presidente.
L'anno scorso il tecnico abruzzese aveva fatto un miracolo, era la sua squadra l'artefice di grandi rimonte, in Europa le più belle, ma in questa stagione il vecchio male è tornato d'attualità e Pallotta aveva stigmatizzato quest'atteggiamento meno di due mesi fa: «I giocatori non capiscono che i match durano 90 minuti». La critica era arrivata dopo lo shock della Sardegna Arena, ennesima prova delle fragilità dei giallorossi. In tutto sono 8 i punti lasciati per strada per colpa di questo difetto, non saper spegnere le partite gestendo il risultato. Tutto è iniziato col Chievo a metà settembre, dal 2-0 del primo tempo al 2-2 finale, a Napoli il gol in extremis di Mertens a pareggiare i conti dopo il gol di El Shaarawy, poi Cagliari, campo che si è confermato maledetto col doppio vantaggio e la doppia superiorità numerica buttata all'aria. Ora un nuovo capitolo della saga dei rimpianti, a Bergamo la Roma si è spenta nella ripresa, non ha tentato nemmeno un tiro in porta, cosa che non capitava dal derby del 2011 contro la Lazio vinto per 2-1 dai biancocelesti, e non ha nemmeno mai toccato la palla nell’area avversaria nel corso dei secondi 45 minuti di gioco, mentre i bergamaschi hanno giocato il pallone nei 16 metri difesi da Olsen per ben 25 volte. Venticinque a zero, un divario enorme che racconta una storia diversa dal primo tempo, in cui i giallorossi erano andati al tiro 7 volte, con una precisione maggiore rispetto agli avversari (solo 2 fuori e 5 nello specchio di cui 3 trasformati in gol). La squadra di Di Francesco sarebbe settima se giocasse solo i secondi tempi, in cui ha segnato 19 gol subendone 17, mentre la classifica dei primi tempi la vede quinta, com'è, con 21 gol fatti e 12 incassati. Non sarà folle come il Parma, secondo stando ai 45 minuti iniziali e ultimo
dall’intervallo in poi, ma le due facce della Roma preoccupano. Residuo della crisi o malattia cronica che sia, va trovata una soluzione in fretta.