Dai due club un miliardo di cessioni

REPUBBLICA - PINCI - Soltanto una delle due giocherà i quarti di Champions. Eppure c’è molto di Roma e Porto nelle squadre protagoniste delle ultime finali. Una vocazione che somiglia a una maledizione: vedere parti di loro stesse protagoniste con altri colori sui palcoscenici più nobili del continente. Da dieci anni i due club sono il serbatoio dei colossi d’Europa: in cambio di un “pieno” da un miliardo di euro. Quando Salah si presentò col Liverpool a Kiev in finale di Champions, un anno fa, aveva appena dismesso la maglia giallorossa. Il suo sogno fu infranto dal Real, come era capitato un anno prima a un altro appena partito da Roma: a Cardiff non fu la finale di Pjanic, anche se un ruolo centrale nel portare fin lì la Juventus lo aveva avuto eccome. C’era anche Benatia, che la finale la vide seduto accanto ad Allegri. Era in campo Alex Sandro: uno dei grandi affari fatti dal Porto. Come Danilo e James Rodriguez, figuranti del Real ma, prima, stelle del club portoghese rivendute a caro prezzo. L’apripista del metodo Porto fu Radamel Falcao, che passò all’Atletico per 40 milioni e vinse da capocannoniere l’Europa League che aprì l’era Simeone. Non tutti i giocatori sacrificati dalla Roma sono stati altrettanto fortunati: Marquinhos col Psg è l’unico ad aver colto vittorie significative, pur steccando regolarmente il confronto europeo. Alissonprova a emularlo a Liverpool, Rüdiger ed Emerson si sono accontentati dell’Fa Cup col Chelsea, e Romagnoli della Supercoppa italiana al Milan. Nient’altro da segnalare. Vedere i propri campioni vincere con altri è l’inevitabile effetto collaterale della filosofia che accomuna Lupi e Dragoni: comprare e rivendere per finanziare i costi crescenti di cui deve farsi carico un club ambizioso. Strategia che ha generato numeri mostruosi: negli ultimi dieci anni, hanno prodotto, in due, plusvalenze per un miliardo. Cifra sconvolgente, anche perché vuol dire avere la capacità di garantirsi, in media, 50 milioni di euro ogni anno. Macchine da soldi, con il sorpasso romanista completato quest’anno grazie ai 76 milioni di plusvalenze dalle cessioni di Alisson e Strootman: 516 a 484, il conto totale. Il Porto però ha unito ai benefici economici una fila di trofei, ultimo lo “scudetto” 2018 che ha interrotto il quadriennio del Benfica. Questo il vero, grande rimpianto della Roma americana di Pallotta. Ha saputo trasformare in oro divise da gioco e social network ma schiacciata dalla dittatura juventina aspetta ancora il primo titolo: salutata rovinosamente la Coppa Italia, le resta solo l’illusione della Champions. Un ottimo motivo per non naufragare nel mare portoghese.


Roma, la sera dei miracoli. Perotti: «Entrare nei quarti per ripulire l’immagine»

CORRIERE DELLA SERA - Diego Perotti potrebbe avere una maglia da titolare nella notte senza ritorno perché l’argentino ha spesso trovato nuova vita in Champions League. Il 28 maggio 2016, il giorno dell’addio di Francesco Totti al calcio giocato, segnò il gol nei minuti di recupero che permise alla Roma di andare direttamente nel tabellone principale. Lo scorso anno segnò contro il Chelsea nel 3-0 dell’Olimpico e contro il Qarabag: un gol importantissimo perché garantì qualificazione e primo posto negli ottavi. Per Perotti, proprio come per Di Francesco, può essere l’occasione per una grande rivincita, lasciando alle spalle tanti dolori, ultimo il derby perso senza combattere: «La cosa peggioreèstata rimanere fuori per tanto tempo e non poter dare una mano ai compagni. Ma adesso non conta più nulla: dobbiamo dare una risposta con i fatti, in campo. Una partita come questa può aiutarci a cancellare, almeno in parte, l’immagine che abbiamo lasciato nel derby. E di una cosa potete stare sicuri: siamo al cento per cento con l’allenatore».


Bufera Pastore, tra nuovo stop e l’insulto a Di Francesco

CORRIERE DELLA SERA - Continua il momento nero di Javier Pastore, che non è partito ieri con la squadra per il Portogallo a causa di un problema muscolare al polpaccio sinistro. Un infortunio certificato dagli esami sostenuti lunedì scorso, l’ennesimo di una stagione fin qui fallimentare per l’ex Psg, arrivato la scorsa estate per 24.7 milioni di euro. [..] Col tecnico il feeling non è mai nato, e sabato sera durante il derby c’è stato un episodio che probabilmente ha sancito la fine del rapporto: al momento di entrare in campo, l’argentino ha gettato in terra in segno di stizza la pettorina con cui stava facendo riscaldamento e ha rivolto, in maniera plateale e udibile a tutti quelli presenti nei dintorni della panchina, un epiteto irriguardoso nei confronti dell’allenatore, che sul momento ha fatto finta di non sentire. Inevitabile un confronto al chiuso dello spogliatoio, a cui è però seguito l’ennesimo infortunio.


Di Francesco, tutto in una notte: «Io supportato, mai sopportato»

CORRIERE DELLA SERA - «Supportato sì, sopportato no». Eusebio Di Francesco dà il titolo in mezzo a una conferenza stampa in cui nasconde più che rivelare. Sa di essere di fronte all’ennesimo esame — il ritorno degli ottavi di Champions League — e lo aggredisce con orgoglio: «Ho affrontato la pressione dal primo giorno che sono arrivato alla Roma, però amo il mio lavoro e le scelte le faccio io. Manderò in campo i giocatori che mi sembrano più pronti per andare in battaglia. Il mio futuro non importa, conta solo la Roma. Non gioco io, non è la partita di Eusebio Di Francesco». Tra gli spettatori attesi al Do Dragao per Porto-Roma ce n’è uno particolarmente interessato: Paulo Sousa. Il Bordeauxha aumentato la posta e offre al tecnico 2,3 milioni per due stagioni. Sousa, guarda caso, ha preso tempo fino a domani. C’è poco da nascondersi: la partita è l’ultima spiaggia per Di Francesco e, chissà, per molti giocatori giallorossi. Il tecnico minimizza: «Sousa viene alla partita? Non mi darebbe fastidio, come hanno fatto certe sue dichiarazioni. Guardare le partite allo stadio, quando si è disoccupati, fa parte del lavoro. Magari capiterà anche a me».


Conceiçao: «Loro in crisi? Non mi fido, ma passiamo noi»

LEGGO - BALZANI - «Vinceremo, senza fretta». Un altro (ex) laziale vuole regalare un dispiacere alla Roma e a Di Francesco. Si tratta del tecnico del Porto Sergio Conceiçao che stasera proverà a ribaltare il 2-1 dell’andata e a riscattare la sconfitta col Benfica che sabato gli è costato la testa della classifica: «Dobbiamo essere aggressivi, ma anche efficaci in difesa, dobbiamo saper aspettare. L’equilibrio sarà la chiave per vincere la partita. Dobbiamo essere preparati a una squadra che difenderà un punteggio favorevole, ma se giochiamo come sappiamo possiamo arrivare ai quarti». Conceiçao non si fida della crisi della Roma: «Tutti siamo in difficoltà, ma non deve pesare. Contano poco le chiacchiere quando l’arbitro fischia. La Roma resta una grande squadra». Il Porto ha recuperato Marega e Corona in attacco.


Passo d'addio

LEGGO - BALZANI - «Il mio futuro? Conta solo il passaggio del turno». Il lungo addio di Di Francesco potrebbe consumarsi tra i famosi ponti di Porto, più precisamente in uno stadio il Do Dragao esaurito in ogni ordine di posti.
In una serata in cui la Roma si gioca per il secondo anno di fila l'accesso ai quarti di ChampionsLeague e la possibilità di riscattare il derby perso malamente sabato scorso. In caso di eliminazione il destino di Eusebio sarebbe segnato, anche in caso di successo (dorato, visto che vale 15 milioni) potrebbero arrivare le dimissioni del tecnico ormai sfiduciato da squadra e società. Compreso Monchi, che l'ha difeso fino a che ha potuto, ma che ormai (visto l'imminente addio del ds vicinissimo all'Arsenal) non ha più voce in capitolo. Di Francesco è rimasto scottato dall'atteggiamento di alcuni giocatori e fa pensare l'esclusione dai convocati di Pastore(ufficialmente per un nuovo problema al polpaccio) che proprio durante il derby aveva avuto uno screzio verbale con l'allenatore al momento dell'ingresso in campo.
Per la successione sembra una corsa a due tra Panucci, pronto a lasciare l'Albania di cui è ct, e Paulo Sousa che dovrebbe assistere dal vivo al match di stasera e che ha messo in stand by il Bordeaux. Sembra un duello perché è tornato in quota il nome di Ranieri, l'aggiustatore con cui la Roma sfiorò il titolo nel 2010. Sembra tramontare invece l'ipotesi Donadoni. Eusebio ha preferito parlare del match ma ha lanciato pure qualche segnale: «Non conta il mio futuro ora, conta solo la qualificazione. Ed è quello che dovrebbe interessare a chi ha nel cuore la Roma. Mi piacerebbe essere supportato, e non sopportato. Ma non gioco io contro il Porto. Non è la partita di Di Francesco. Sarà importante la fase difensiva e sceglierò i titolari guardando in faccia la squadra. Questa sarà una battaglia e contano tanti aspetti. Momento complicato? Il più difficile è sempre quello che deve venire. La presenza di Sousa? Non sapevo ci fosse, ma non c'è niente di male. Un conto è fare certe dichiarazioni, un conto guardare le partite. Potrebbe capitare anche a me...». Frasi amare. In quello che potrebbe essere l'ultimo atto DiFra si affiderà alla coppia Manolas-Marcano mentre in porta Mirante insidia seriamente il posto a Olsen. In attacco dovrebbe rivedersi Perotti: «Raggiungere di nuovo i quarti sarebbe un risultato incredibile, dobbiamo cancellare il derby».


Triste, solitario e infortunato: Pastore resta fuori

GAZZETTA DELLO SPORT - Pastore non farà parte del gruppo dei «cavalieri» chiamati a fare l’impresa, perché tradito ancora una volta dai suoi polpacci di vetro, secondo la versione ufficiale. Il problema è che l’universo giallorosso - dopo le indiscrezioni uscite sul suo screzio con Di Francesco nel derby - non crede molto all’infortunio, ritiene che sia una copertura. Ma il paradosso in fondo è un altro. Fra Psg e Roma, gli stop a causa del polpaccio sono stati più di venti. Un’enormità, quasi come il gesto di gettare a terra la pettorina, non mormorando parole gentili, al momento di entrare in campo contro la Lazio: troppo tardi, secondo il pensiero del «Flaco», che comunque si è parlato con l’allenatore, prima della scelta di non convocarlo.


Menomale che Manolas c'è: con lui è tutta un'altra difesa

GAZZETTA DELLO SPORT - Per fortuna che torna Manolas. È il pensiero un po’ di tutti, dentro e fuori Trigoria. Perché la difesa della Roma con il greco è una cosa, senza un’altra. Anche perché lui per i giallorossi è davvero l’uomo della Champions, come ammise anche dopo il gol al Cska Mosca, il quinto nella massima competizione. «Sì, sono l’uomo-Champions», disse lo scorso 7 novembre Kostas, dopo aver deciso il successo per 2-1 in terra russa. Quello al Cska fu il suo terzo gol con la Roma in Champions League, anche se ovviamente il più importante fu un altro, quello segnato quasi un anno fa al Barcellona all’Olimpico e che sancì il 3-0 ai catalani e il conseguente approdo in semifinale della Roma. Quel gol lì gli ha cambiato un po’ tutto il mondo, dentro e fuori il campo. «Il momento migliore della mia carriera, quella sera mi sentivo come l’uomo più felice del mondo», le parole del greco di qualche giorno fa.


Sarà dura ma niente panico: si può fare

GAZZETTA DELLO SPORT - La Roma travolta nel derby, con tutte le fastidiose implicazioni psicologiche e di classifica, il Portoreduce dal secondo k.o. di campionato (sempre contro l’odiato Benfica). Per i giallorossi il rischio è vedersi sfuggire la zona Champions, per i portoghesi quello di abdicare al titolo. Se mai fossero mancate le motivazioni – impossibile dopo il 2-1 dell’Olimpico che di fatto neutralizza qualsiasi idea di tatticismo per stasera – eccone quindi una in più: c’è da tenere in piedi, se non «salvare», una stagione che con l’eliminazione prenderebbe una brutta piega. Dal versante sportivo, poi, il discorso scivola inevitabilmente su quello finanziario. Arrivando in semifinale nel 2018, la Roma incassò ragguardevoli 84 milioni, se sprecati o meno si capirà presto. Quest’anno, in un torneo ancora più ricco dopo la riforma «4X4», sono virtualmente entrati nelle casse più di 50 milioni. I quarti valgono minimo altri 10,5 milioni con i quali riprogrammare il futuro e staccare – nel campionato dei bilanci – Napoli, Roma, Inter nel ruolo di sfidante della Juve. Tutto passa per una sfida che guardandosi intorno, giusto riconoscerlo, potrebbe anche promuovere l’oggetto del desiderio nel sorteggio dei quarti. Meglio così. Meglio andare avanti a fari spenti come l’anno scorso quando, dopo la batosta di Barcellona, la Roma improvvisò i 90’ di gran lunga più entusiasmanti della sua storia recente.


Super Casillas: il fronte del Porto. Nessuno come lui

GAZZETTA DELLO SPORT - Può darsi che la Roma spezzi il suo cammino: per Casillas sarà comunque stata la 19ª fase a eliminazione diretta in venti edizioni consecutive di Champions. Un record non facilmente superabile. Se il Porto può sognare i quarti, se all’Olimpico è finita soltanto 2-1, se Sergio Conçeicao può anticipare la strategia anti-Roma («Cercare di vincere, ma senza fretta, con una grande difesa»), è grazie alle parate di questo ragazzino di quasi 38 anni. Era cominciato tutto venti anni fa, febbraio 1999, debutto in Liga a 18 anni nel Madrid di Toshack. Prima di Neuer, è stato Casillas a ingaggiare un testa a testa con l’amico Buffon per il miglior portiere del mondo. Di lui Buffon dice: «Un campione con qualcosa di fuori dal normale». Casillas ha risposto con un «sei il numero uno» e ha twittato una foto con la maglia di Gigi il giorno in cui ha lasciato la Juve. Alla lunga, ha avuto la meglio Buffon, ma l’albo d’oro dello spagnolo resta inarrivabile. Con la Spagna, un Mondiale e due Europei: «Alla Nazionale non ho mai detto addio, anche se capisco Luis Enrique». Con il Real, cinque campionati, tre Champions, due Supercoppe europee, un Intercontinentale, un Mondiale per club, due coppe di Spagna e quattro Supercoppe. Non basta un armadio per contenere questo ben di dio arricchito da uno «scudetto» e una Coppa di Portogallo.


Strootman in visita a sorpresa. Pastore ko, stavolta è il polpaccio

IL TEMPO - MENGHI - Un leader in più a Trigoria alla vigilia della sfida decisiva col Porto: Strootman ha fatto visita alla Roma ieri mattina, prima della partenza per il Portogallo, ha assistito alla rifinitura della squadra, ha salutato tutti, allenatore e dirigenti
compresi, e si è intrattenuto anche nel luogo «sacro» dei giocatori, lo spogliatoio, dando la
carica ai suoi ex compagni in vista della Champions. Intanto a fermare Pastore è un problema al polpaccio dovuto ad una forte contusione subita nella stracittadina: difficile un rientro per l'Empoli. Nulla a che vedere con la lesione fibrotica al soleo destro curata a Barcellona a novembre, e nessuno screzio con l'allenatore come qualcuno aveva malignamente ipotizzato.


La notte della verità

IL TEMPO - AUSTINI - Dall’inferno al paradiso in quattro giorni? La Roma è capace di farlo. Così come di affondare definitivamente negli abissi di una stagione assurda. Nessuno, da Di Francescoa De Rossi fino all'ultimo giocatore, è in grado di prevedere cosa accadrà
in questa ennesima prova d'appello stasera in casa del Porto. Decisiva, a differenza
di un derby perso in malo modo, teoricamente l’occasione migliore possibile per ribaltare di nuovo prospettive e umori generali. In palio c'è un posto tra le prime otto squadre d'Europa
che vale 15 milioni per il bilancio, traguardo incredibile se si pensa alla dimensione della Roma attuale in campionato, eppure a portata di mano peril secondo anno di fila. Il bis nella storia è riuscito solo a Spalletti a cavallo tra il 2007 e il 2008, quando eliminò il Lione nella prima sua campagna in Champions e il Real Madrid nella stagione dopo. Adesso ci riprova Di Francesco, l’uomo che è riuscito addirittura a portare i giallorossi in semifinale. Con rimpianti. Un anno dopo i problemi sono aumentati, la crescita auspicata è diventata involuzione, l'allenatore si ritrova all'ennesima partita da dentro o fuori. Non solo per la
Champions, ma per il suo futuro sulla panchina romanista. Pesa molto di più la pressione che quel gol beffardo subìto all'andata, il 2-1 è tutto sommato un buon vantaggio da gestire su un campo tostissimo, non più di altri dove la Roma si è cimentata di recente. Di fronte ci sarà un avversario esperto e pieno di buoni giocatori, ma dipende molto da quale versione dei giallorossi si ritroverà di fronte l'ex laziale Coincecao. Di Francesco dovrebbe optare per il 4-3-3, questa l’unica indicazione fornita dall’abruzzese, che ha blindato tutte le prove a Trigoria, oscurando pure le riprese della tv del club. Se non bluffava - testato anche il 3-5-2 - si vedrà quindi una linea a quattro dietro, con Manolas al rientro probabilmente spalleggiato da Marcano, che il Do Dragao lo conosce meglio di tutti. Lo spagnolo è favorito su Juan Jesus e Fazio, uno fra i centrali dovrà accomodarsi in tribuna. Sulle fasce Karsdorp in vantaggio su Florenzi, mentre dall'altra parte è sicuro di giocare Kolarov. Se il centrocampo sarà a tre, rischia i star fuori di nuovo Nzonzi, De Rossi è irrinunciabile in un
momento e una partita del genere, gli intermedi dovrebbero essere Pellegrini e Zaniolo. Ma Cristante spera. Davanti la certezza si chiama Dzeko, stavolta spalleggiato da due esterni d'attacco puri: con El Shaarawy potrebbe toccare a Perotti, seduto ieri in sala stampa allo stadio accanto a Di Francesco. «Sono qui da tre anni e mezzo - analizza l'argentino - e ci sono stati sempre alti e bassi, non succede solo adesso. Una delle cose più brutte di essere stato fuori a lungo è stata quella di non poter dare una mano e allenarmi con loro. Abbiamo un vantaggio da gestire, se segniamo un gol per loro sarà più difficile. E in campionato abbiamo solo tre punti di distanza dall'Inter quarta». Il Porto dal canto suo ha appena perso lo scontro diretto contro il Benfica e il primato della Liga portoghese. Ma tutti qui confidano nella rimonta. Un contrattempo per Coincecao alla vigilia: troppo vento allo stadio per allenarsi, la squadra ha fatto solo quattro giri di campo ed è rientrata negli spogliatoi. Le notizie migliori il portoghese le aveva però avute dall’infermeria: tutti disponibili, il bomber Marega compreso, tranne Aboubakar.