Rizzoli: "Var strumento importante ed utile. Ci sarà sempre qualche scontento pronto a lamentarsi di un episodio"

Nicola Rizzoli, designatore degli arbitri di Serie A, si è espresso così dal palco della presentazione del 15esimo Torneo Amici dei bambini, in corso a Milano. Queste le sue dichiarazioni:

"La Var è un aiuto, uno strumento importante ed utile. Nessuno ha paura a utilizzarlo o intenzione di farne a meno. La Var, però, non eliminerà mai le polemiche: ognuno la vede a modo proprio. La Serie A è uno dei campionati più difficili da gestire, per questo proviamo a utilizzare il VAR nel migliore dei modi. Tutti i nostri arbitri lo vedono come un aiuto di cui non è possibile fare a meno. Ricordo che la tecnologia in campo nasce per eliminare gli errori clamorosi. Il suo obiettivo non è quello di rendere una partita perfetta. Non sarebbe possibile, ci sarà sempre qualche scontento pronto a lamentarsi di un episodio".

Rizzoli usa la metafora di una persona che frequenta la scuola guida:

"Quando s'impara a guidare si parte piano per poi andare sempre un pò più forte, noi dobbiamo trovare il limite giusto per non uscire di strada. Non possiamo rendere perfetta ogni partita. Vedere ora come la Var sarà utilizzato in Champions potrà esserci utile, il confronto è sempre positivo".


Allianz Cup, il Porto va in finale superando 3-1 il Benfica

Il Porto si guadagna la finale di Allianz Cup, la coppa di lega portoghese, grazie alla vittoria per 3-1 contro il Benfica.

Nel primo atto della final four di Braga, la formazione di Conceiçao ha superato i rivali storici grazie alle marcature di Brahimi (24'), Marega (35') e nel finale arriva la rete di Fernando (86') a chiudere il match. Per i biancorossi, il gol del momentaneo pareggio è stato realizzato da Rafa Silva al 31'.

Il prossimo 26 gennaio, i Dragones si troveranno a sfidare la vincente dell'altra semifinale tra Braga e Sporting Lisbona, in programma domani.


Petrachi, ds. Torino: "VAR? Abbiamo fatto giurisprudenza"

Gianluca Petrachi, ds del Torino, intervenuto alla presentazione del torneo Amici dei bambini, a Milano. Queste le sue parole:

"Visto quello che ci è capitato quest'anno e quello scorso, il Torino ha fatto giurisprudenza in tema di Var. Se nelle riunioni si dicono cose che poi non vengono fatte, ci si rimane male, perché colpisce anche la tifoseria. Sono convinto che abbiamo una squadra forte, ci siamo ripresi dopo due sconfitte. In questo momento ci sta mancando quella sana cattiveria che avevamo prima della sosta".


Monchi e il suo piano strategico: ridimensionarsi oggi per essere vincenti domani

EDITORIALE - GABRIELE NOBILE - Esprimere un giudizio quando la Roma ha appena giocato la prima partita del girone di ritorno, può sembrare azzardato, specialmente quando i giallorossi sono in piena corsa per quelli che erano i 3 obbiettivi di inizio stagione: il piazzamento tra le prime 4 in Champions League, una partecipazione dignitosa nella stessa coppa dalle grandi orecchie e cercare di portarsi a casa il primo trofeo dell’era americana, cercando di vincere la Coppa Italia. In linea teorica la critica e di conseguenza la tifoseria potrebbero ritenersi soddisfatti, anche se la squadra guidata in panchina da Eusebio Di Francesco, solamente da fine novembre ha iniziato un percorso diverso e più virtuoso dopo un inizio disastroso. Il punto centrale dell’analisi è però un altro, cercare di capire se, con la partenza di questa stagione, è in atto un ridimensionamento. 

Il metodo Monchi è sicuramente diverso da quello utilizzato nei suoi 5 anni romani dal vecchio DS Walter Sabatini. Parliamo sempre di un sistema di autofinanziamento che fa del “player trading” lo strumento principale per arrivare a dama all’interno del FFP e rispettare rigorosamente i bilanci. Sabatini vendeva meno (massimo un campione per ogni stagione) comprando giocatori pronti a loro volta ad essere rivenduti. Monchi è più compulsivo in alcune fasi di acquisto, ma molto deciso quando si tratta di vendere. Allo stato attuale, il turco Under e Zaniolo sono i due giocatori centrati dal DS ex Siviglia, con altri giocatori in cerca di una consacrazione rapida: di grandi speranze, ma da plasmare con il tempo, grazie anche alle sapienti mani del trainer Di Francesco.

Per comprendere questa metodologia di Monchi, bisognerà aspettare la fine di questo campionato, quando per la prima volta anche noi potremmo capire se le scelte in sede di calciomercato operate dal DS spagnolo saranno quelle giuste, non solo sotto l’aspetto tecnico, ma anche finanziario. Infatti, tranne Manolas, sarà il primo mercato nel quale Monchi potrà vendere (tanto la Roma sicuramente venderà) giocatori da lui scelti. Nelle precedenti sessioni di mercato i giocatori che la Roma ha immesso nel circuito di vendita erano infatti frutto del lavoro effettuato da Sabatini (sempre con l’avallo della società). Rudiger, Salah, Paredes, Emerson Palmieri, Alisson, Nainggolan e Strootman, solo per citare i top.

In attesa della futura sessione di mercato estiva, possiamo sicuramente fare un bilancio su quelle che erano e sono gli obbiettivi della società ed alcuni risvolti pratici. Un dato certo è che la Roma di Monchi è meno competitiva di quella precedente, che fu plasmata dal DS umbro. Al di là di una meritatissima semifinale di Champions, la differenza tra quella e questa Roma è la distanza, in termini di punti, dalla capolista Juventus. Con Sabatini (levati i primi due anni, quando i giallorossi arrivarono rispettivamente al 7° e 6° posto) la Roma, almeno in alcuni frangenti della stagione, ha sempre dato l’impressione di giocarsela con i bianconeri. Questo testa a testa ha generato tre secondi posti ed un terzo, nell’ultimo anno di Spalletti. Lo scorso anno la Roma arrivò terza, ma senza mai giocarsela fino in fondo, non solo con la Juve scudettata, ma neanche con il Napoli. La sensazione è che si sia abbassata l’asticella e quindi, di conseguenza, sono scese le ambizioni del club. La Roma attuale non ci ha dato mai modo neanche di sognare: il livello competitivo del team giallorosso si è stabilizzato, posizionandosi fuori da quella che è l’elite (vedi Juve e Napoli e attualmente l’Inter) dei top club italiani, affiancandosi molto di più a quelli medio-alti (Milan, Lazio etc.)

L’analisi non potrebbe essere completa se non si sottolineasse il fatto che Monchi potrebbe aver scelto la via più complessa, ovvero di creare una base di giovani giocatori fortissimi, svecchiando la rosa per cercare di costruire l’impalcatura di un team vincente in un tempo ragionevolmente non troppo lungo. Un progetto a medio termine che saremo in grado svelare solamente all’inizio del calciomercato estivo. Se alcuni di questi profili dovessero essere ceduti, vorrà dire che la Roma si ritroverà di nuovo in una fase di start-up calcistica con tutte le conseguenze del caso, prima fra tutte il fatto di non aver colmato il gap con i principali competitor.


DiFra, prenditi Roma!

INSIDEROMA.COM - ANDREA FOTI - Sembrava stesse per concludersi il lavoro come tecnico della Roma per Eusebio Di Francesco e invece eccolo che risorge dalle sue stessi ceneri. Dire che il campionato dei giallorossi è iniziato sottotono è dire poco. Dal pareggio in casa col Chievo il campionato della Roma sembrava in salita: complici i perpetui giocatori infortunati, i numerosi impegni tra campionato e Champions la Roma appariva spenta e demoralizzata. Tifosi e giornalisti scaricavano la colpa su Di Francesco che dalla sua ha sempre avuto la fiducia della società.

Percorso Champions – Tranne le sconfitte contro la corazzata Real Madrid e il Plzen al ritorno, i 9 punti in Champions, valsi il secondo posto e la qualificazione agli ottavi, non potevano essere un caso. La Roma è viva e il suo mister ancora di più. Serve solo un segnale…

Roma-Inter – Il pareggio casalingo (immeritato) contro i nerazzurri, ha evidenziato la rinascita giallorossa. Si rivede una Roma creativa che non ha paura di palleggiare e sa anche incassare i colpi. Di Francesco realizza che è il momento di riprendersi i suoi tifosi.

Roma-Sassuolo – Il consacramento della risalita romanista avviene contro i neroverdi, partita in cui il piccolo, immenso Nicolò Zaniolo fa vedere le sue grandi doti con un gol da fenomeno lasciando l’Olimpico di stucco. La Roma vince, si diverte ed esalta il suo pubblico, tutti ne parlano bene. Di Francesco è infuriato perché a pochi minuti dalla fine i suoi prendono gol: unico neo di quella partita che sembrava perfetta. Il tecnico abruzzese non transige sui cali di concentrazione. La Roma se ne è già permessi troppi.

2019 – L’anno nuovo è iniziato nel migliore dei modi: due gare, due vittorie, tanti gol è una squadra felice e un Di Francesco che si è ripreso Roma.

Non è però questo il momento di dormire sugli allori perché la stagione è ancora lunga, le partite sono tante e la Roma vuole vincere.


L'esito sugli esami strumentali di Under

Brutte notizie dall'infermeria di Trigoria. Cengiz Under, attaccante della Roma, si è sottoposto agli esami strumentali dopo i problemi muscolari accusati durante Roma-Torino, che hanno confermato la presenza di un infortunio muscolare al retto femorale sinistro. L'esterno turco salterà sicuramente le prossime due gare di campionato.


El Shaarawy è l'arma in più della Roma

INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - Stephan El Shaarawy torna a prendersi la Roma. Contro il Torino il gol decisivo del 3-2, condito da giocate e lampi che hanno riportato alla mente il giocatore visto nella prima stagione. Dando un'occhiata ai numeri ci si rende conto di quanto fino ad ora El Shaarawy sia stato pericoloso. Ben 18 occasioni create ma poi pronto a regalare quella fase difensiva della quale la Roma non può fare a meno. In questa stagione sta ricalcando il suo arrivo nella Capitale, quando acquistato a gennaio, segnò 8 gol in 16 presenze. Otto reti è rimasta la soglia oltre la quale in Serie A non è mai riuscito ad andare in giallorosso: 8 centri (in 32 gare) anche nella stagione seguente e 7 su 33 l'anno passato. Sabato contro il Torino è stato fondamentale sia segnando il gol del 3-2 ma in precedenza procurandosi il rigore del 2-0. Non avrà il dribbling secco di Perotti, la rapidità di Kluivert o il tiro secco di Under ma rimane, per Di Francesco, l'attaccante più affidabile, quello più eclettico, lucido sotto porta, ala o seconda punta in appoggio a Dzeko a seconda delle esigenze. Considerando quanto sinora ha mostrato e l'età (26 anni) stona che nel nuovo ciclo azzurro targato Mancini (ma anche in precedenza con Di Biagio) sia rimasto a guardare. L'ultima presenza in Nazionale risale al 13 novembre del 2017, a quei disperati 28 minuti nei quali Ventura, buttandolo nella mischia, gli chiese il miracolo contro la Svezia. Poi, più nulla ma viste le prestazioni del ragazzo l'attuale CT Mancini non potrà far altro che, almeno, prenderlo in considerazione per i prossimi impegni. Una Roma con vista sempre più azzurra, infatti oltre al faraone, convincono ogni giornata di più, Nicolò Zaniolo, Lorenzo Pellegrini e Bryan Cristante che, assieme a Nicolò Barella del Cagliari, sembrano andarsi a proporre come la prossima spina dorsale del futuro calcistico del bel paese.


Giacomelli, Di Bello e Rocchi che confusione tra giallo e rosso

IL MESSAGGERO - Paolo Mazzoleni in campo dopo un solo turno di stop, Koulibaly in tribuna a guardare Napoli-Lazio perché i turni di “stop”sono stati due. Per carità, quella dell’arbitro di Bergamo e dei suoi errori, è diversa da quella del difensore del Napoli e del suo applauso, ma messe in parallelo, inducono comunque a riflettere. Perché Mazzoleni, nel mirino per l’arbitraggio di Inter-Napoli, sabato è tornato in campo dimostrando di non aver ritrovato la“forma”. Il rigore non visto sabato alla Dacia Arena in Udinese-Parma è un errore (per fortuna corretto dalla Var) che da un arbitro internazionale non ci si aspetta. Anche Di Bello non sta passando un buon periodo: ieri al Franchi la gestione dei cartellini è stata al quanto problematica, mancano i secondi gialli a Milenkovic e Ramirez. Lo stesso Giacomelli, sabato all’Olimpico, ha dato il via ad un turno di campionato che non ha certo il segno positivo per la classe arbitrale. L’uscita di Sirigu in occasione del calcio di rigore era da sanzionare. Infine anche Rocchi in Napoli-Lazio ha fatto confusione: i due gialli ad Acerbi sono un po’ dubbi.


Monchi valuta Dimata per l’attacco che verrà

IL MESSAGGERO - «Proveremo a trovare giocatori che alzino il livello della squadra, perché migliorare la Roma non è facile». Monchi ha a disposizione ancora 10 giorni per compiere acquisti mirati che consentano a Di Francesco di vivere con più serenità la seconda parte di stagione. Il ds sta sondando il mercato alla ricerca di un’opportunità, ma sta prendendo soprattutto i contatti per l’estate: nel mirino Andrew Gravillon, difensore centrale classe’98 del Pescara che, però, sarebbe già promesso all’Inter e Landry Dimata classe’97 attaccante del Wolfsburg in prestito all’Anderlecht. L’idea, in questa sessione di mercato, è di chiedere all’Atalanta il centrale difensivo Mancini con la formula del prestito oneroso (2-3 milioni) per 18 mesi e obbligo di ricatto a 22-25 milioni: a Bergamo,però, fanno muro. La squadra riprenderà ad allenarsi domani, il tecnico ha concesso due giorni di riposo in vista del tour de force che prevede le partite contro Atalanta, Fiorentina e Milan. Oggi accertamenti per Under, fermato da una lesione al retto femorale: probabile stop di 3-4 settimane Jesus, invece, seguirà una terapia conservativa per rientrare in meno di un mese.


Zaniolo e i campioni? Non ci sono paragoni

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Pogba, Zidane, Kakà o Totti: chi offre di più? E' caccia al chi ci ricorda, al chi diventerà. Nicolò Zaniolo è entrato - non per colpa sua - nella spirale amorosa (romana e non solo), quella che ti porta alle stelle senza passare dal primo piano. Ed ecco che Corvia era Casiraghi o Vieri, che Cerci era Henry, Locatelli Rivera e così via (a Roma e non solo). L'augurio è che Nicolò diventi ancor più forte di quelli a cui viene paragonato fino a ora, ma lasciamo che la sua carriera si racconti anno dopo anno, partita dopo partita, senza correre, senza cercare la paternità del soprannome giusto o del paragone azzeccato. E' chiaro che stiamo parlando di un ragazzo (classe 99) più che promettente e lui sa bene che, quando sbaglierà una partita - ed è successo perché la normalità - verrà facilmente demolito. Basta essere Zaniolo, un ragazzo semplice e pulito, alla schermatura ambientale penseranno i genitori, il papà era pure calciatore. Di sicuro, oggi, la Fiorentina che lo scartò (con Gianluca Mancini ora all'Atalanta e un futuro forse anche lui alla Roma) e l'Inter che rinunciò a lui per Nainggolan, lo rimpiangono. E' successo anche alla Roma, rinunciando ai talenti di Romagnoli e Politano, solo per fare un paio di esempi recenti. Zaniolo segna gol (due) belli, quando esulta non si esibisce in balletti preconfezionati, a tanti piace per questo. Corre, alza le braccia, sorride. Gode, semplice. Un idolo ce l'ha, è Kakà, lui è il motivo di quella 22 sulle spalle (c'è chi già vorrebbe dargli la 10). Ma di Kakà non ha il passo, la velocità, come il brasiliano non aveva il fisico che ha ora Zaniolo. Che fa il trequartista ma potrebbe giocare anche come mezz'ala. Nicolò, come De Rossi, ha esordito - da titolare - prima in Champions (19/09/18 a Madrid contro il Real) che in campionato (26/09/18, Roma-Frosinone, la prima da titolare a Firenze il 3 novembre). A Roma si inseguono sogni, personaggi, qualcuno di cui innamorarsi.
SENTIMENTI E RINNOVI - Di Zaniolo si sono innamorati i bambini, e pure qualche attempatello. Roberto Mancini lo convocò in Nazionale a settembre (ma non lo schierò né con la Polonia né con il Portogallo) non avendo ancora giocato un minuto. «Mi hanno dato del matto perché chiamavo gli sconosciuti. Mi sembra che i fatti mi diano ragione», le parole del ct, che vuole costruire il futuro azzurro su Nicolò, ma pure su Pellegrini e Cristante, tanto per restare in contesto giallorosso. Di Zaniolo si è innamorato Di Francesco, che lo tiene sott'occhio e lo bacchetta alla minima alzata di testa. E si dovrà innamorare Monchi, che avrà il compito di non cedere a tentazioni di offerte irrinunciabili. A qualcosa, nella vita, si deve sempre rinunciare, no? Uno che gioca nella Roma e ha un nonno che si chiama Centurio, può davvero tutto.


Full immersion nel futuro

IL MESSAGGERO - TRANI - Quarta (posizione inedita in questo torneo) per un'altra notte, in attesa di Genoa-Milan (ore 15 a Marassi), la Roma si concentra sul calendario di inizio 2019: adesso Di Francesco e i giocatori lo avranno quotidianamente davanti a Trigoria. Gli occhi subito a quei 17 giorni che, dal prossimo weekend, chiariranno quale stagione sarà per i giallorossi. In 5 partite si giocheranno il futuro nelle 3 competizioni in cui sono comunque ancora in corsa. Le date: domenica 27 gennaio la trasferta a Bergamo per affrontare l'Atalanta che, salita al 7° posto, punta al 4°; mercoledì 30 gennaio la tappa di Firenze, quindi ancora fuori casa, per il turno secco dei quarti di Coppa Italia contro la Fiorentina; domenica 3 febbraio, all'Olimpico, lo scontro diretto con il Milan per la zona Champions; venerdì 8 febbraio l'anticipo di Verona contro il Chievo ultimo e martedì 12, davanti al proprio pubblico, la gara d'andata contro il Porto per gli ottavi di Champions.

RISPARMIO ENERGETICO - Percorso, dunque, complicato e margine d'errore ridotto al minimo, soprattutto nelle coppe. I 36 infortuni (26 muscolari e 10 traumatici) non hanno certo aiutato l'allenatore nelle 27 partite stagionali. Non è un caso che la formazione sia stata sempre diversa. E, considerando gli ultimi imprevisti, è probabile che continuerà a essere differente. Perché Di Francesco si prepara ad affrontare questo mini ciclo di 5 gare con la rosa chiamante incompleta: sicuramente out Jesus, Perotti e Under, da verificare De Rossi che ancora non è rientrato in gruppo. Massima attenzione, dunque, al minutaggio degli interpreti e di conseguenza alla loro rotazione, anche perché le assenze sono pesanti in ogni reparto.

BENZINA VERDE - Il coraggio dell'allenatore e il talento dei singoli: la Roma di oggi scopre di essere tornata bambina. Si diverte con la spensieratezza, la sfacciataggine e l'incoscienza dei suoi ragazzi. In partenza, contro il Torino, età media di 25 anni e 355 giorni. Mai così giovane dal marzo 2017. Pischelli al potere, dunque. Pronti a sfruttare il momento. Sabato pomeriggio assenti contemporaneamente Florenzi, Jesus, De Rossi, Perotti e solo panchina per Nzonzi. Di Francesco, dovendo rinunciare a diversi dei suoi big, ha varato il nuovo corso. Che non è solo rappresentato dagli azzurri Cristante, Pellegrini e Zaniolo, ma anche da chi, complice anche qualche incidente di percorso, solo adesso ha ripreso quota. Nel gruppo e, come si visto recentemente, anche in campo. Il colpo è doppio, perché chiama in causa Karsdorp e Schick, fino a poche settimane fa nella lista dei partenti nel mercato di gennaio: il terzino ha finalmente giocato 2 match di fila dall'inizio e l'attaccante è stato titolare in 10 delle ultime 12 partite. Avranno spazio anche nei 17 giorni della verità.

NUOVA TENTAZIONE - Il recupero di Florenzi e Nzonzi permetterà all'allenatore di fare il turnover nelle 5 partite ravvicinate. E di ritrovare l'equilibrio. La Roma, esageratamente offensiva contro il Torino, sarà rivisitata in ogni settore. Se dietro, ad esempio, gioca Karsdorp (o Santon), Florenzi può fare l'esterno alto sulla stessa fascia (già successo nel derby e a Mosca contro il Cska). E nel ruolo che Schick adesso conosce meglio (inizia lui, da lì, l'azione del 3-2 di El Shaarawy) e che invece Kluivert, più ispirato a sinistra, non interpreta come dovrebbe. Ma Di Francesco, con il rientro di Nzonzi, cercherà di non rinunciare a nessuno dei 3 italiani di centrocampo. La mossa, già provata nel finale della partita di sabato, è pronta: Zaniolo a destra.


Ugolotti, il Nicolò di 40 anni fa: «I genitori ora gli stiano accanto»

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Fari puntati su Nicolò Zaniolo, classe 1999, (già) due reti in campionato con la maglia della Roma nella stagione dell'esordio. Giusto. Doveroso. Inevitabile. Ma nella storia del club giallorosso c'è chi ha fatto addirittura meglio dell'ex interista. Si tratta di Guido Ugolotti, classe 1958, attuale allenatore del Floriana nella Premier League maltese. Il quale, all'inizio della stagione 1977-78, segnò tre volte nelle prime tre giornate di campionato. Un gol al debutto contro il Torino all'Olimpico (2-1), uno a Perugia (3-2 per gli umbri) e il terzo ancora in casa contro il Foggia (1-0).
Il giorno del primo gol in Serie A (11 settembre 1977), Ugolotti, attaccante cresciuto nel settore giovanile giallorosso, aveva 19 anni e 14 giorni, esattamente 163 giorni meno di Zaniolo, andato a segno contro il Sassuolo (26 dicembre 2018) a 19 anni, 5 mesi e 24 giorni. Qui, per carità, non si vuole fare alcun tipo di paragone tra i due, e neppure con Valter Casaroli, gol all'esordio in A l'8 febbraio 1976 (Cagliari-Roma 1-5: 18 anni, nove mesi e 26 giorni), bis nella partita successiva e gol pure alla quarta; se mai, si vuol capire, da uno che c'è passato, cosa non si deve fare per non perdere la testa in una città come Roma quando sei un ragazzino e il tuo nome è sulle prime pagine di tutti i giornali. «E a quel tempo non c'erano i social, c'era solo la Rai e le trasmissioni sportive in tv erano davvero poche», ricorda. «Non c'era la cassa di risonanza attuale, ma se tu giochi con la Roma e a diciannove anni segni tre gol di fila la vita ti cambia in maniera automatica. Io, ad esempio, ricordo che il giorno dopo il gol al Torino feci un lungo servizio fotografico per il Guerin Sportivo... Fino alla settimana prima ero un illustre sconosciuto che giocava con la Primavera. Restare con i piedi per terra, con la gente che ti riconosceva per strada, con i tifosi che ogni minuto ti chiedevano l'autografo non è stato facile». Il trucco, o il segreto, per riuscirci ha basi semplici. «In certi casi, conta la famiglia. Conta l'educazione che ti hanno dato i tuoi genitori, conta poggiare su valori concreti. Io, sotto questo aspetto, non ho avuto problemi: mio padre lavorava all'Enel, la mia famiglia era molto semplice e non ho avuto difficoltà a restare nella realtà. Sono nato in Toscana, ma Roma la conosco bene: ti basta un attimo per svalvolare, per perdere il contatto con la vita reale. Mi hanno raccontato che Zaniolo è un ragazzo con la testa molto, molto sulle spalle e, quindi, non temo ripercussioni negative dopo tutte le cose belle che sta dimostrando. Ma mi affido ai suoi genitori: gli stiano vicino, lo facciano sempre sentire protetto. Il resto verrà da sè».

CHE PRIMAVERA - Ugolotti, chiusa la carriera di calciatore nel 1991 (con la Roma 46 partite, 11 reti e tanti gravi infortuni; ultima presenza in Roma-Ascoli 2-1, 9 maggio 1982), come detto lavora a Malta: guida il Floriana di Riccardo Gaucci che naviga a metà classifica («Il livello del calcio maltese è paragonabile a quello della Lega Pro in Italia»), e in passato ha allenato in molti club italiani («Ho fatto la B con il Grosseto») dopo aver cominciato nelle giovanili della Roma. «Nella mia Primavera c'erano De Rossi, Aquilani, Pepe, Bovo, Ferronetti... Tutti ragazzi che hanno fatto del calcio la loro professione, e il ricordo mi riempie di soddisfazione. Daniele De Rossi, a dire il vero, l'ho avuto anche con i Giovanissimi: aveva tutto un altro fisico, giocava da attaccante ma si vedeva già in quel periodo che ci sapeva fare. E non mi sono sbagliato...».