Il Calcio e gli stadi italiani hanno un grosso problema: il moralismo da quattro soldi

IOGIOCOPULITO.IT - SABATINO - Roma-Virtus Entella chiude il programma degli ottavi di finale di Coppa Italia. Sul 4 a 0 per i padroni di casa da bordo campo irrompe la voce della giornalista Rai che afferma, la prima di tre volte, “Ci sono cori contro Napoli, la Lazio, la Juventus e Liverpool” e “cori contro i carabinieri” con un tono sensazionalistico e “gossipparo” di chi sta tentando goffamente di iscrivere una noiosa partita di un freddo e piovoso lunedí tra una squadra di Serie A ed una di Serie C, finita giá al secondo numero venti grazie alla prodezza di tacco di Schick, in qualcosa di politico, discriminatorio, amorale e spregevole tanto da dover esser segnalato e sottolineato, ripeto per 3 volte, in un minuto.

Roma – Virtus Entella é stato solo l’ultimo dei casi in questa tre giorni di Coppa Italia dove ci sono stati anche i cori dei tifosi laziali, i boo dei tifosi del Bologna contro la Juventus tutta e non solo verso il giovane Kean che si sono subito affrettati a spacciare erroneamente per razzismo (curva Bologna tra l’altro prevalentemente di sinistra) e tanti altri ancora.

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Capisco che dopo il caso Koulibaly parlare di razzismo e discriminazione ma soprattutto di “quanto sono cattivoni e criminali questi tifosi” fa alzare lo share, crea dibattito, fa vendere i giornali e muove l’economia editoriale, ma segnalare con un immotivato evidenziatore tonale ogni piccola sciocchezza che fa parte del gioco, dello spettacolo e dello sfogo sugli spalti non si fa altro che creare l’effetto contrario e quindi “iper-trasgressivo”.

In piú sta diventando sempre piú stucchevole l’idea che tutti i mali della societá abbiano come origine il tifo, i tifosi e lo stadio. Secondo i benpensanti se l’Italia é razzista é colpa dello stadio. Perché? Chi ha deciso e dato allo stadio e i suoi frequentatori il ruolo di educatore della popolazione? Semmai é il contrario: se, ipotetico, il microcosmo stadio è razzista è perché il macrocosmo Italia, intesa come nazione, é razzista (sempre ipotesi). Lo stadio é lo specchio della societá e non il contrario e l’educazione e gli esempi da seguire devono passare per i banchi di scuola, i genitori e la vita quotidiana e non allo stadio.

In conclusione con Sanremo alle porte “mamma Rai” vorrebbe che si cantasse solo sul palco dell’Ariston ma non sará cosí: ogni settimana milioni di persone saliranno l’ultimo scalino fino alla vista del manto erboso, affrontando tutte le condizioni atmosferiche sempre con la sciarpa al collo e la voce pronta a sostenere la propria squadra ed insultare l’altra e i suoi tifosi, che accetteranno di buon grado di essere insultati e contraccambieranno a loro volta secondo quelle regole centenarie, stratificate, accettate e consuetudinarie che si sottoscrivono tacitamente e automaticamente ogni volta che si compra un biglietto di una partita, sperando di staccare la spina per 90 minuti piú recupero dai problemi quotidiani. Evidenziare tutto equivale a non evidenziare niente, e allora sì che si sviliscono le cose davvero importanti che andrebbero rimarcate con forza e con i fatti piuttosto che con le sole parole che come dice il famoso proverbio: “le porta via il vento”.


Riccardi: "Giocare con la Roma è stata una piccola grande soddisfazione" (Foto)

Alessio Riccardi, centrocampista giallorosso, ha commentato il suo esordio con la Roma nel match di ieri contro la Virtus Entella pubblicando un post sul suo profilo ufficiale Instagram dove scrive:

"Cuore a mille, e brividi che non ho mai provato! Piccola grande soddisfazione".

 

 
 
 
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Cuore a mille,e brividi che non ho mai provato! Piccola grande soddisfazione #forzaroma

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Monchi: "Il budget può cambiare. C'è bisogno di tempo"

Monchi è stato protagonista di una lunga intervista a Sky Sport. Di seguito le sue dichiarazioni:

Ti senti un po’ Babbo Natale per i tifosi quando arriva il mercato?
«Sì, quando arriva il mercato, d’estate o d’inverno, il mondo gira intorno ai direttori sportivi. Tutti aspettano che prenda tre o quattro giocatori e che diventeranno calciatori importanti. Invece per me normalmente il mercato di gennaio non cambia tanto una squadra, è per cambiare delle piccole cose. Se bisogna fare 4 o 5 acquisti, vuol dire che qualcosa si è sbagliato nel mercato d’estate. Mai prendo un giocatore che non vuole l’allenatore e mai prendo un giocatore che vuole l’allenatore e non voglio io. È il mio modo di lavorare, nessuno dei due deve imporre il proprio punto di vista, tutto deve essere condiviso. Sono 16 le persone che lavorano nel mio ufficio, lavorano e viaggiano tanto, non solo Monchi».

Quante volte vedete un giocatore prima di decidere?
«Tante volte. Noi facciamo una prima parte dell’anno in cui raccogliamo una visione generale, poi cominciamo a segnalare il giocatore, ma lo vediamo tante volte, tra le 6 e le 12 volte».

Non ti è mai capitato di prendere un giocatore che non avevi mai visto?
«No, ma io sono un difensore della tv, perché credo che la prima impressione debba essere così, altrimenti dovresti avere 500 scout. Poi, una volta che capisci che un giocatore potrebbe avere certe caratteristiche, devi sempre andare a vederlo dal vivo».

Che differenza c’è tra fare mercato in Spagna e in Italia?
«Qui si lavora in una vetrina, esce tutto (le notizie, ndr), è difficile, per me è stato il cambiamento più grande. In Spagna il mercato è importante, ma non diventa una notizia continua. Qui è una notizia non solo ad agosto o a luglio, ma a settembre, ottobre, novembre… quindi è più difficile. Malcolm? Se una squadra come il Barcellona spende 42 milioni per un giocatore non lo fa solo per strapparlo alla Roma».

I tifosi.
«I tifosi della Roma hanno tutti ragione, ma il tifoso ha sempre ragione, solo che quelli della Roma di più, perché è vero che quando uno tifa una squadra come la Roma – che è una squadra grande, non solo in Italia, ma anche in Europa – bisogna vincere qualcosa. È normale, gli ultimi ai quali si può dare una colpa sono i tifosi della Roma perché hanno ragione. Io non posso dire niente, al di là dei media, ho sempre avuto la sensazione che loro siano vicini a me, ma è vero che qualcosa dobbiamo anche dargli. Sono tanti anni che non vincono niente, quindi è normale. Non sono venuto qui per vendere, ma per fare il mio lavoro e il mio lavoro era sistemare i numeri. Piano, piano l’anno scorso abbiamo sistemato più o meno i numeri e abbiamo fatto delle vendite normali, quelle che io ho pensato essere buone per la Società. Non ho la bacchetta magica, quello che ho fatto, l’ho fatto sempre nella stesa forma, lavorando con i giovani, ma anche con i giocatori che già sono fatti. Credo che alla fine i tifosi, voi (la stampa, ndr), potrete cominciare a capire quale sia la mia idea. So che il tempo nel calcio a volte non arriva mai. Ma sono convinto, perché so come lavoro io e come lavorano quelli che ho intorno, che abbiamo ragione».

Sei autocritico?
«Tanto. Io sono il più esigente di tutti con me stesso. Io dico sempre che il direttore sportivo deve avere 3, 4 caratteristiche. Una di queste è capire quando sbaglia e imparare da quello che ha sbagliato. È vero che ho avuto la possibilità di vincere tante cose, ma il giorno dopo sono preoccupato perché non mi fermo mai al successo. Lavoro sempre pensando che domani il successo non arriverà. Quindi ogni giorno provo a dire “Dove ha sbagliato Monchi?”. Io non mi nascondo mai, metto sempre la faccia, perché credo sia giusto così. Ho la fortuna, qui a Roma e a Siviglia, di lavorare con autonomia. Quindi, se sbaglio, sbaglio io. Pallotta mi ha detto: “Questa è la tua squadra, questa è la tua Roma, tu devi fare questo”».

Hai fatto più cose giuste o sbagliate, da quando sei qui?
«È troppo presto per saperlo. Ti faccio l’esempio di Dani Alves. Dopo un mese che è arrivato a Siviglia dicevano “Ma da dove è arrivato questo giocatore?”, e poi è arrivato dove è arrivato. Per me il primo anno abbiamo raggiunto un risultato ottimo, per come avevamo iniziato. Quest’anno è ancora presto per sapere come finiremo, perché siamo ancora vivi in tutte le competizioni. Penso che i bilanci si facciano alla fine della stagione, ma qualcosa ho sbagliato».

Zaniolo?
«Mentre facevamo la trattativa avevamo due richieste, Radu e Zaniolo. Radu però era già stato girato al Genoa. L’Inter non voleva vendere Zaniolo, mica sono scemi, ma volendo al contempo prendere anche Radja era normale che bisognava cedere su qualcosa. L’affare in mancanza di Zaniolo non sarebbe comunque saltato, non era un aut-aut. Non pensavo che Zaniolo sarebbe stato subito così determinante». 

Perché fai il direttore sportivo?
«Non lo so, mai avrei pensato di fare il direttore sportivo. Mi sono laureato per fare l’avvocato, che è quello che mi sarebbe piaciuto fare. Quando ho smesso di giuocare, ho fatto un anno il team manager. È stato un anno orribile del Siviglia, che è andato in Serie B. in quel momento penso che nessuno avrebbe voluto fare il direttore sportivo. In quel momento il presidente me lo ha chiesto e io ho risposto “lo faccio”, senza pensare dove sarebbero arrivati, perché era un casino incredibile, la squadra era in Serie B, più vicina al fallimento che ad altre cose».

Su Totti?
«Piano piano sta imparando. Non so quale sarà la sua figura in futuro di preciso se direttore sportivo o altro. Se mi segue nelle trattative? A lui piace, più passa il tempo e più si interessa. Quello che dice ha sempre un senso».

Perché ti chiamano Monchi?
«In Spagna, tutti quelli che si chiamano Ramon, vengono soprannominati Monchi o nomignoli simili. A me piace, mia mamma mi chiama così quindi fatelo anche voi».

Ecco altre dichiarazioni del DS, rese note nella versione integrale dell'intervista.

Sul tempo.
«In una squadra più grande hai meno tempo, è così. Se sei il DS del Barcellona il tempo non esiste, se sei il DS della Roma il tempo è piccolino. Per dire, avessimo bisogno di un portiere, provo a prenderlo pensando che può diventare un portiere forte della Roma in due anni, ho tempo perché abbiamo Olsen, Mirante e Fuzato. Caso diverso in cui ti servisse un terzino destro, ti servirebbe uno che arriva e gioca».

Sulle scelte.
«Per me l’allenatore deve decidere il profilo, poi la direzione sportiva deve mettere a disposizione dei nomi. È difficile che un allenatore conosca i nomi, salvo che siano giocatori che giocano nel calcio italiano. È normale, perché fanno un mestiere diverso. Se l’allenatore vuole un terzino destro di determinate caratteristiche, io dico i profili che posso proporre. Normalmente ho avuto la fortuna di avere la fiducia degli allenatori con cui ho lavorato. Difficilmente impongo qualcosa. Non mi piace condividere tutto, a volte gli allenatori si fidano di me, ma provo sempre a trovare una squadra condivisa».

Sull'uso dei dati.
«Se cerchi un difensore centrale bravo di testa, i dati ti aiutano. Per fare la prima scrematura il dato è fondamentale, poi devi guardare il giocatore. Qui ho trovato più facilità, si lavora tanto in forma analitica. Ma gli estremi non sono buoni, è meglio mischiare».

Sul budget.
«Ho sempre detto che lavoro con l’excel, non dimentico mai i numeri. Oggi il budget è uno, domani può cambiare. A gennaio può cambiare, perché magari arriva un’offerta di 200 milioni di euro per Lorenzo Serafini (ufficio stampa, ndr) e se lo portano via. Il budget non è fisso, bisogna sapere che c’è sempre qualche rischio. Lavoro molto vicino al direttore finanziario e al direttore marketing. Quanto può spendere la Roma nel mercato? Non è quanto può spendere, puoi comprare un giocatore da 20 milioni, ma conta anche lo stipendio. È tutto insieme».

Su Malcom.
«Immagino che il Barcellona lo volesse prima. Non voglio pensare che una squadra che spende 42 milioni di euro lo faccia perché lo vuole la Roma, non sarebbe molto professionale e al Barcellona sono grandi professionisti».

Sulle cessioni.
“Prima di arrivare qui, l’acquisto più costoso che ho fatto è stato Vazquez, a 15 milioni. Se guardi i giocatori che ho ceduto, il più costoso è stato Dani Alves per 42, qui ho venduto Salah per 50, Radja per 40, Alisson, Rüdiger per 40… i costi dei giocatori si sono alzati, per me è un po’ una follia».

Spegni il telefonino a Natale?
“Mai. È il mio lavoro. Racconto una storia: era Natale 2002-2003, ero andato a vedere Reinaldo Navia, un giocatore cileno che giocava in Messico. Mi ricordo che era Capodanno, in Spagna si mangia un chicco d’uva a mezzanotte per ogni rintocco. 5 minuti prima ero al telefono con i dirigenti della squadra messicana. Poi non l’ho preso perché non avevamo una lira (ride, ndr). Quelli che mi conoscono sanno che è difficile avere una conversazione senza il telefono a fianco. Non dico che sono il DS più bravo, sicuramente no, ma uno di quelli che lavorano di più sicuramente. Da mio padre ho imparato che per diventare qualcuno, l’unica strada è il lavoro».


Il Viktoria Plzen annuncia la vendita della maglia di Schick all'asta di beneficenza

Il Viktoria Plzen ha comunicato l'avvenuta vendita all'asta della maglia che Patrik Schick ha indossato nel corso del match dello scorso 2 ottobre allo Stadio Olimpico arrivando alla cifra di 37.000 euro che saranno devoluti alla Fondazione per il trapianto di midollo osseo.


I compagni della Primavera si complimentano con Riccardi (Foto)

I compagni della Roma Primavera si congratulano con Alessio Riccardi per l'esordio in prima squadra andato in scena durante  la partita di ieri Roma-Virtus Entella, pubblicando diversi post su Instagram.

 
 
 
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Complimenti Alessietto! È solo l’inizio.. c’è tanto da lavorare ancora

Un post condiviso da Stefano Greco (@stegrecoo) in data: Gen 15, 2019 at 3:02 PST


La Serie B punta Coric

Ante Coric fa gola alla Serie B. Palermo e Verona in particolare stanno già sondando il terreno, l'operazione sembrerebbe però difficile da compiersi perché sia il calciatore che la Roma preferirebbero che il centrocampista croato rimanesse a militare in una squadra di Serie A dove è monitorato da Bologna, Chievo e Sassuolo. A riportarlo è il sito seriebnews.com

 


Ds Lens: "Bianda è andato alla Roma ed ora gioca nella Primavera... "

Eric Roy, ds del Lens, club dal quale la Roma ha acquistato William Bianda, ha rilasciato alcune dichiarazioni al portale francese maligue2.fr. Queste le sue parole:

"Li avverto perché dobbiamo renderci conto che le condizioni qui a Lens, per i giovani, sono eccellenti. La loro integrazione è parte del nostro progetto e andar via non è sempre una soluzione positiva. Abbiamo venduto William Bianda alla Roma la scorsa estate e attualmente sta giocando in Primavera…”. 

 


Porto, Casillas: "Stiamo facendo un'ottima stagione. Se il Real mi chiamasse tornerei indietro"

Iker Casillas, portiere del Porto ed ex capitano del Real Madrid, ha rilasciato un'intervista al canale ufficiale del club portoghese, portofc.com. Queste le parole dell'estremo difensore spagnolo:

Sulla stagione in corso...
"Stiamo facendo un'ottima stagione, giochiamo un buon calcio, siamo un'ottima squadraIl primo responsabile dei nostri successi è il nostro allenatore Sergio Conceicao. E' entrato nel nostro spogliatoio senza esperienza, è stato bravissimoNessuno avrebbe scommesso un euro su di noi, invece poi abbiamo vinto il titolo ed il rispetto di tutti".

Sul momento più difficile con la maglia del Porto...
"Quando abbiamo perso 0-5 in casa contro il Liverpool, è stato molto difficile. Ricordo che i tifosi ci hanno applaudito, sapevano che dovevamo lottare per il titolo in campionato ed alla fine siamo riusciti a vincerlo".

Sul suo futuro...
"Da qui a cinque, dieci anni, mi piacerebbe venire in questo stadio per vedere una partita, preferibilmente contro il Real Madrid. Vorrei che la gente non mi ricordasse per un solo titolo, ma per quello che dobbiamo ancora vincere e magari anche per la Coppa di Lega".

Il Real Madrid? 
"Se mi chiamasse, naturalmente tornerei indietro".


Per Ademi derby tra Roma e Lazio

Roma e Lazio si stanno sfidando sul mercato: entrambi i club hanno messo gli occhi sul centrocampista della Dinamo Zagabria Arijan Ademi il cui costo del cartellino è valutato intorno ai 5 milioni di euro, così come riportato da calciomercato.it.


Nizzetto: "Meraviglioso giocare all'Olimpico contro i giallorossi"

Luca Nizzetto, centrocampista della Virtus Entella, è intervenuto ai microfoni dei giornalisti presenti nella mixed zone dello stadio Olimpico dopo la fine del match di ieri contro la Roma. Queste le sue parole al sito ufficiale del club di Chiavari, entella.it:

Grande emozione scendere da capitano all'Olimpico contro la Roma alla quale al primo tempo avete creato qualche problema.
"È un orgoglio giocare contro una squadra come la Roma in uno stadio meraviglioso come questo, con i tifosi venuti numerosi nonostante fosse una partita di Coppa Italia contro una squadra di Serie C. Nel primo tempo peccato per aver subito quel gol dopo 25 secondi: ci tenevamo a iniziare il match bene e concentrati. Però abbiamo reagito e credo che alla fine meritavamo anche il gol sulla punizione di Mirko dove il portiere è stato bravissimo. I 4 gol sono la differenza che c'è tra una squadra come la Roma e una squadra come la nostra, ma credo che abbiamo provato a fare quello che facciamo di solito, ma chiaramente si è visto il divario tecnico e fisico tra le due formazioni".

Il gol che ha disturbato di più quello che subito alla fine del primo tempo?
"Sapevamo che le difficoltà erano tante e chiaramente andare negli spogliatoi sull'1-0 sarebbe stata un'altra cosa, però credo che la differenza tra le due squadre si sarebbe vista uguale. Penso che stasera sia stato una bellissima emozione per tutti e adesso testa alle due trasferte di campionato in Sardegna".

Un pensiero ai tifosi che vi ha accompagnato per tutta la partita.
"Spero che siano orgogliosi di noi perché abbiamo dato tutto quello che potevamo dare. È bello vedere tanta gente a cui poter regalare una gioia, ma spero di regalarne altre, magari una grande finale. Il mio augurio è di vedere un pubblico così anche nelle partite che giochiamo in casa".


Paroni: "Siamo venuti qui a Roma e abbiamo provato a giocare con quelle che sono le nostre caratteristiche"

Andrea Paroni, portiere della squadra ligure è intervenuto nel post partita di ieri contro la Roma giocato all'Olimpico. Queste le sue parole al sito ufficiale dei liguri, entella.it:

Al di là del risultato una grandissima emozione e soprattutto un agrande gioia trovarsi al cospetto di una squadra del genere.
"Quando sono sceso in campo prima della partita ho visto emozione in tutti i miei compagni. Emozione che però volevamo mascherare durante la partita. Prendere gol subito così non fa parte del nostro gioco. Nel primo tempo abbiamo espresso anche un buon calcio e abbiamo cercato di ribattere colpo su colpo la Roma, però certamente abbiamo subito dei gol in momenti del match troppo determinanti, al di là del fatto che i nostri avversari hanno avuto il controllo della gara". 

Il gol che ha dato più fastidio è stato quello subito allo scadere del primo tempo?
"Assolutamente sì. Tutti potevamo fare qualcosa in più perché magari si poteva calciare il pallone fuori. È comunque esperienza che abbiamo fatto e che ci porteremo dietro per il proseguo del campionato".

C'è soddisfazione di essere venuti qui a giocare a viso aperto contro una squadra dai valori tecnici indiscutibili?
"Siamo venuti qui a Roma e abbiamo provato a giocare con quelle che sono le nostre caratteristiche. Penso che nel primo tempo si sia vista questa voglia di attaccare la profondità e di andarli a prendere alti e cercare di limitare le loro giocate. È stata un'emozione straordinaria e sono contento per la squadra e per la gente che ci ha seguito numerosa. È stata una bella giornata di festa per Chiavari e l'Entella".

Sui tifosi.
"Ora trasformiamo tutto questo entusiasmo in campionato al Comunale. In queste due partite è stato bello vedere così tanti giocatori a cantar per noi e per la maglia che indossiamo. Sarebbe bello riportare tutto questo la domenica e spero che sia di buon auspicio per il proseguo". 


Allenamento Roma. Terapie per Mirante e Perotti, di nuovo in gruppo Manolas ed El Shaarawy

La Roma è tornata ad allenarsi al centro Fulvio Bernardini di Trigoria in vista della sfida di sabato in programma allo stadio Olimpico alle 15 contro il Torino. Dopo aver svolto il riscaldamento iniziale in palestra, la squadra è stata divisa in due: scarico in palestra per chi ha giocato dall'inizio ieri, lavoro sul campo per il resto del gruppo con partite a tema e partitella finale a metà campo. Assenti Juan Jesus Florenzi, il primo costretto al riposo dopo la lesione al menisco interno del ginocchio destro rimediata in Coppa Italia, il vice-capitano giallorosso invece è ancora alle prese con l'influenza. Terapie per Mirante Perotti, lavoro individuale per Nzonzi e Daniele De Rossi. Da segnalare il rientro in gruppo di Manolas ed El Shaarawy