Anticipazioni maglia away 2020/2021, c'è il lupetto di Gratton

Dopo le anticipazioni sulla possibile nuova prima maglia della Roma 2020/2021, il portale footyheadlines.com ha pubblicato anche le prime immagini di quella che dovrebbe essere la casacca da trasferta. Il colore sarà un avorio pallido, simile a quello utilizzato nel 2017/2018, con i numeri in rosso e il ritorno del lupetto di Piero Gratton, scomparso recentemente. 

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Zago: "Per vincere a Roma servono gli attributi"

Antonio Carlos Zago, ex difensore Campione d'Italia con la Roma nella stagione 2000/2001 e attuale allenatore del Kashima Antlers, è intervenuto a Tele Radio Stereo:

Come sta vivendo questo periodo e qual è la situazione in Giappone e se esiste una previsione sulla riapertura?
"Qui è un periodo difficile come in tutto il mondo. Non abbiamo sofferto molto perché il governo il Giappone ha chiesto alla gente, fin da subito, di stare a casa. Esattamente da gennaio. Di usare le mascherine, di lavarsi bene le mani, di non frequentare posti affollati, come aeroporti e stazioni. La popolazione ha fatto tutto questo e perciò la situazione è differente a quanto si vede in Italia. Dobbiamo aspettare ancora per capire se si riuscirà a giocare. Per quanto riguarda gli allenamenti, ci alleniamo in gruppi. Il campionato potrebbe riprendere a maggio o giugno, ma ancora non si sa. La prossima settimana ci sarà una riunione con la federazione giapponese, dobbiamo aspettare e vedere se la situazione migliora un po' per poter riprendere a giocare".

Cosa pensa di Fonseca? Poi una domanda "facile": come si vince a Roma?
"Fonseca ha fatto un bel lavoro nello Shakhtar Donetsk, in un periodo dove la Dinamo non faceva grandi investimenti. Ha disputato ottime partite in Europa, Champions ed Europa League. Con la Roma non ha iniziato bene, poi la squadra ha cominciato a giocare meglio. Il problema è la discontinuità, nel calcio italiano ci vuole questo: la regolarità nei risultati. La Serie A, è un campionato difficile, ogni domenica è una lotta, una vera battaglia. Parlando da tifoso, spero che possa migliorare, perché voglio vedere la Roma vincere e giocare bene. Per vincere a Roma ci vuole tutto, servono le palle. Servono giocatori che si identificano con la maglia della Roma, che vogliano bene alla Roma come abbiamo fatto noi in quel periodo. Quando noi abbiamo vinto lo Scudetto, c'erano giocatori che stravedevano per la Roma. Ci vuole tutto questo, perché sinceramente non è facile vincere. Però qualcosa deve cambiare, da 20 anni che la Roma non vince uno scudetto e speriamo che possa farlo il prima possibile".

Quant'è stato bello e difficile essere un difensore nell'epoca dei grandi attaccanti e dei numeri dieci della serie A, quale ti ha messo più in difficoltà? Quanto hai imparato da una leggenda come Aldair?
"Parlare di Aldair è facile perché è anche mio amico. Lui mi ha aiutato tantissimo quando sono arrivato a Roma perché all'inizio era difficile capire i movimenti che chiedeva l'allenatore ai difensori. Poi però quando s'impara tutto diventa più facile e Aldair mi ha aiutato in tutto anche a conoscere la città e la cultura romana, è stato un Cicerone eccellente. Da compagni di reparto parlavamo tantissimo e posso dire che per me è stato un idolo, ho sempre cercato di assomigliargli e credo di esserci andato vicino. Sugli attaccanti dico che in quel periodo ce n'erano tantissimi. I più forti al mondo giocavano in Italia in quel periodo, quando sono arrivato c'erano: Casiraghi, Weah, Bierhoff, Batistuta, Chiesa, Inzaghi, Del Piero, Andersson del Bologna, Boban, Savicevic, Trezeguet, Zidane, Boksic. Lo stesso Mancini che ancora giocava, per me è difficile nominarne uno che mi ha messo di più in difficoltà. Ad esempio Ronaldo, forse lui era quello più forte e ha giocato alla grande in Italia. Anche Vieri era uno tosto, fortissimo fisicamente ma allo stesso tempo veloce. Proteggeva bene il pallone e cercava di innervosirti, forse lui è uno di quelli che mi ha messo di più in difficoltà".

Qual è il ricordo più bello dell'esperienza in giallorosso oltre allo scudetto? Non aver giocato il Mondiale è il più grande rimpianto della tua carriera?
"Sì, non aver giocato il Mondiale forse è il rimpianto più grande.  Sono stato sempre lì, nel 1994 mi sono infortunato al volto, 4 fratture allo zigomo e mi sono giocato la possibilità di essere tra i convocati di quel torneo. Nel 1998 non sono stato convocato con Zagallo, poi con Luxemburgo sono stato con la Seleçao in tutte le partite. Nel 2001 è scomparso mio padre e io mi sono perso un po', ho attraversato un periodo molto difficile. Di Roma ho solo bei ricordi, difficile parlare solo di un momento. Ho vissuto alla grande. Non vedevo l'ora di andare ad allenarmi e stare con i miei compagni sia con Zeman che con Capello. Tutto quello che ho vissuto a Roma è stato bellissimo e non lo dimenticherò mai".

Due difensori sono stati accostati a te nel corso del tempo, Lucio e Castan, ti sei rivisto in questi due giocatori? 
"Lucio tecnicamente non era fortissimo, ma fisicamente era impressionante. Castan tecnicamente era molto bravo. Nella Roma ha giocato bene, poi ha avuto un problema serissimo ed è tornato a giocare, è un guerriero, una persona a cui voglio veramente bene. Sono stati 2 giocatori che potevano assomigliarmi, forse più Castan".


La Roma guarda in Spagna per rinforzare la rosa. Piace Lemar dell'Atletico Madrid

La Roma, mentre aspetta di sapere se si potrà tornare in campo o meno, continua a sondare il mercato per trovare nuovi rinforzi alla propria rosa.
Uno di questi, come riferisce mundodeportivo.com, sarebbe Thomas Lemar dell'Atletico Madrid. L'esterno offensivo francese classe '95 è arrivato in Spagna  nel 2018 dal Monaco per 70 milioni di euro, ma in questa stagione non ha trovato molto spazio raccogliendo 24 presenze per un totale di circa mille minuti (la stagione scorsa raccolse 43 presenze per circa 2600 minuti).
L'Atletico Madrid, come riferito dal sito spagnolo, vorrebbe cedere il giocatore e monetizzare per rintrare in parte della spesa. La Roma è pronta ad approfittarne e vorrebbe chiedere Lemar in prestito con diritto di riscatto. Ma occhio all'Arsenal, che ha mostrato interesse per il francese.


Malagò: "Gravina conosce il mio pensiero. Se non si riuscisse a concludere non assegnerei lo scudetto"

Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha rilasciato ai microfoni di Alanews un'intervista per parlare della possibilità che possa riprendere il campionato e della linea presa da FIGC e Lega Serie A:

"Il calcio ha diritto e dovere di fare ciò che ritiene fare più giusto, per la Serie A è un diritto/dovere completare la stagione se lo ritiene opportuno. Poi, però, penso che sia altrettanto importante se non indispensabile una strategia diversa qualora questo non fosse possibile. Ma lo dico senza nessun tipo di polemica. Non interpreto le parole di Gravina, ho visto la sua intervista da Fazio. Quando ci siamo parlati gli ho detto che è al centro di una situazione non facile e lui conosce il mio pensiero. Penso di esser stato molto corretto nei suoi riguardi e per questo non ho altro da aggiungere".

In Italia, mentre scarseggiavano i test, sono stati fatti anche a calciatori asintomatici. E per ripartire con la Serie A ne serviranno migliaia.
"E' evidente che soprattutto nelle prossime settimane ci dovrà essere una situazione di disponibilità e offerta che al momento mi sembra non esserci. Ma io non so se tra 15 o 20 giorni il sistema Paese sarà in grado di farlo".

Sarebbe giusto non assegnare lo Scudetto?
"Questa è l'unica cosa che ho detto e mi sembra una cosa di buon senso. Ma l'ho detta non riferendomi alla Serie A, ma a tutti gli sport perché io devo rappresentare tutti. Ovviamente, solo nel caso in cui non si riuscisse a concludere la stagione. E' una mia opinione".


Mkhitaryan: “Mi sono trasferito allo Shakhtar per Mircea Lucescu"

Henrikh Mkhitaryan, ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito del suo trasferimento allo Shakhtar e alla sua opinione di Fonseca. Queste le sue parole:

"Mi sono trasferito allo Shakhtar per Mircea Lucescu. Grazie a lui ho giocato in Inghilterra, Italia e Germania. Ho imparato molto e sono grato per la possibilità che ho avuto. Con Lucescu ho fatto tante belle partite, ma la mia ultima con lo Shakhtar è la più memorabile. Paulo Fonseca? Ho visto il calcio che giocava allo Shakhtar quando lo allenava. Mi è piaciuto il suo stile del gioco, ha trovato un linguaggio comune con i giocatori. Paulo ha scovati giovani talenti e li ha fatti scoprire al mondo. Mi piace lavorare insieme a lui perché capisce bene il calcio. Ogni giorno imparo da lui".

 


Malagò: "Il calcio ha diritto e dovere di ricominciare da quello che ritiene più giusto"

Giovanni Malagò, presidente del Coni ha rilasciato un'intervista per la versione online del quotidiano il GAZZETTA.IT. Queste le sue parole:

"Il calcio ha diritto e dovere di ricominciare da quello che ritiene più giusto. Ma in questo caso mi sembra che si parli di Serie A. E' indispensabile prevedere un'alternativa se però non si dovesse riprendere. Lo dico senza polemica. Non mi permetto di interpretare le parole di Gravina, quando ci siamo parlati gli ho anche detto che ha delle responsabilità importanti in una situazione non facile. Conosce il mio pensiero e penso di essere stato molto corretto nei suoi riguardi quindi non ho altro da aggiungere".

Cosa pensa del fatto che siano stati fatti i tamponi ai calciatori e si progetta di farne a migliaia nonostante i test scarseggino?

"E' evidente che ci deve essere una situazione di offerta di tamponi che al momento non c'è. Non so se il paese in 15 o 20 giorni sarà in grado di garantirli". 

Se la Serie A non ripartisse sarebbe giusto non assegnare lo scudetto?

"A mio parere sarebbe una scelta di buon senso. L'ho già detto riferendomi non solo alla Serie A ma a tutti gli sport. Solo una voce non ha compreso le mie parole. E' normale che se il campionato si finisce si assegna lo scudetto. Se, come in altri sport, non si finisse il campionato, penso sarebbe giusto non assegnare i titoli".

 


Comunicato ufficiale AIC, si punta a riprendere al più presto senza privilegi medico-sanitari

L'AIC, Associazione Italiana Calciatori, ha rilasciato sul proprio sito ufficiale un comunicato ufficiale in cui ha chiarito la posizione dell'associazione e soprattutto dei calciatori e delle calciatrici. Questo il comunicato:

“Il Consiglio Direttivo, alla presenza del dottor Della Frera (medico componente della Commissione Medico-Scientifica FIGC), ha analizzato e riflettuto sul protocollo predisposto per la ripresa degli allenamenti dei calciatori professionisti. Sono stati chiariti alcuni dubbi e richiesto ulteriori approfondimenti da sottoporre alla Commissione. Come già espresso in passate situazioni, l’AIC sottolinea l’importanza che a trattare la materia siano gli specialisti medici a garanzia delle misure precauzionali da mettere in atto per la ripresa.
La volontà dei calciatori e delle calciatrici è, e sarà sempre, quella di tornare al più presto in campo con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori.
Un aspetto, molto sentito dall’intero Consiglio, riguarda l’attuale contesto del Paese che, seppur con intensità diversa da regione a regione, è ancora in una fase emergenziale. La volontà di tutti gli atleti e le atlete è di poter tornare a svolgere il proprio lavoro così come tante altre categorie professionali, senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari.
Si è sottolineato, nella lunga chiacchierata con il dottor Della Frera, come l’esigenza e la volontà di tornare ad allenarsi e poter ricominciare a svolgere il proprio lavoro in sicurezza rischia di dover superare lo scoglio strutturale di buona parte delle realtà professionistiche. L’auspicio è di poter avere il più alto numero di società in grado di ripartire, qualora le condizioni generali del Paese lo permettano.
Il Consiglio Direttivo ha fatto anche chiarezza sulla voce di bilancio della nostra Associazione “Fondo assistenza mutuo soccorso” che ha avuto l’attenzione di alcuni media nelle ultime settimane.
Il Fondo a bilancio è una voce che compone l’intero patrimonio netto associativo e serve per poter finanziare tutte le attività dell’Associazione. Sono compresi i risultati positivi di esercizio conseguiti di anno in anno, sin dalla costituzione dell’Associazione, per oltre 50 anni. Per questo è sicuramente un elemento di vanto e la dimostrazione della buona gestione economica. Sull’utilizzo di tali somme sarà come sempre il Direttivo a prendersi la responsabilità di garantire la giusta misura tra assistenza agli associati e continuità dell’Associazione.
Infine, si è discussa la possibilità di attivare alcuni corsi online di formazione anche con l’aiuto e il supporto del Settore Tecnico della FIGC. Alcuni di questi corsi sono già attivi, altri ne verranno istituiti nelle prossime settimane per poter contribuire, in questo momento di stop forzato, alla formazione personale degli associati e delle associate”.

 


Perez: "Avevo diverse offerte, ma Fonseca mi ha chiamato e trasmesso fiducia. A Roma sono contento"

Carles Perez, giocatore della Roma arrivato nel mercato invernale dal Barcellona, ha concesso un'intervista al giornalista David De Las Heras tramite un canale YouTube. Queste le sue parole:

Come stai vivendo la quarantena in casa?
"Siamo chiusi nelle nostre case. Sto bene, mi alleno e poi gioco alla playstation. Sono da solo perché quando è successo tutto questo la mia famiglia era fuori. Li sento tramite facetime. Spero che a breve termine possano essere qui".

Perché hai deciso di firmare per la Roma?
"Avevo diverse offerte. Dalla Germania, dalla Spagna e dall’Inghilterra. Un giocatore che fa un trasferimento sceglie il posto in cui sente più fiducia. Mi ha chiamato Fonseca e mi ha trasmesso fiducia totale. La città mi piace e la Roma è un grandissimo club. Avevo sempre voluto visitare Roma, anche se non lo ho fatto molto a causa di tutto quello che è successo. È una città spettacolare, i tifosi sono calorosi e incredibili. Sono molto contento di stare qui".

La tua situazione con la Roma? Hai un’opzione sul contratto?
"C’era una condizione sul contratto, ossia che dovevo giocare una partita per far sì che la Roma mi comprasse. Era come avermi già comprato quindi".

Hai segnato nella tua prima partita da titolare in Europa League. Hai iniziato abbastanza bene
"La verità è che sono molto fortunato quando si parla di gol. Anche in Liga ho segnato all’esordio da titolare. Ho potuto giocare soltanto un mese o poco più, però mi sono adattato bene allo stile di gioco della squadra, a quello dei compagni e anche al modo di giocare qui in Italia, un po’ diverso dalla Spagna".

Stai partendo più spesso da destra con Fonseca
"A Fonseca ho detto che mi piace giocare a piede invertito. La differenza è che ero abituato a giocare più esterno, mentre qui agisco più dentro al campo. Ho più contatto con il pallone perché gioco più stretto nel campo e non come un esterno aperto".

Ti piace di più così?
"Sì, perché alla fine quando giochi tanto esterno vivi dei pallone che ti arrivano da dietro. Entrando dentro hai più possibilità di toccare più palloni, che è quello che vuoi".

In squadra c’è anche un altro spagnolo, Gonzalo Villar
"Lo conoscevo già perché ci eravamo incontrati con l’Under 21 spagnola. Ci siamo messaggiati quando si parlava di andare insieme alla Roma e ci chiedevamo se fosse la scelta giusta. Mi trovo molto bene con la squadra, una squadra con una grande storia, una squadra da Champions. Un grande spogliatoio. Mi trovo molto bene".

Sul cibo
"Sto provando la pasta e la pizza. Tutto bene da questo punto di vista".

Hai incontrato Totti?
"No, non l’ho visto. Me l'hanno chiesto in tanti ma per il momento no. Da quando sono qui non è mai venuto, o comunque io non l’ho mai visto nel centro sportivo".

Come sei entrato nel mondo del calcio?
Ho iniziato a 5 anni col il Villanova, poi sono passato al Granollers a 7 anni, ancora non avevo chiaro che avrei voluto fare il calciatore, volevo solo giocare col pallone. A 10 anni mi sono trasferito all’Espanyol e poi a 14 mi ha chiamato il Barcellona. Era il mio sogno, era quello per cui avevo lavorato da quando avevo 5 anni”.

Com'è stato giocare nella Masia?
"Segnare nelle categorie minori era più facile. Ho fatto esperienza giocando con le selezioni spagnoli Sub 16, 17 e 18, ho giocato l'Europeo. Ho passato anni complicati perché ero uno dei piccoli che subentrava e non era facile trovare spazio. Quando non entri nei convocati hai due opzioni: continuare a lavorare a testa bassa e approfittare delle opportunità o mollare".

Il momento migliore nella Masia?
"La Youth League. Siamo riusciti a vincerla al terzo tentativo dopo aver perso il primo anno ai quarti di finale e un'altra in semifinale".

Sul Barcellona
"Giocare al fianco di gente come Messi, Piqué, Busquets ti lascia a bocca aperta. Ci sono campioni che hanno vinto, ci vuole anche rispetto nei loro confronti. L’addio è stato duro, l’ho vissuto male, non lo capivo. Avevo avuto occasione di partire e sono sempre rimasto, questo mi ha fatto male. Mi è dispiaciuto il comportamento che hanno avuto con me".

Su Setién
"Mi ha detto i suoi piani, in attacco aveva i giocatori che aveva e mi ha spiegato come vedeva la squadra. Da una parta l’ho capito, dall’altra non credo che fossero le spiegazioni che dovevo ricevere. Però va bene, alla fine il calcio non finisce qui. Io voglio essere un calciatore professionista e a 22 anni non ho voglia di perdere tempo. Mi sono fatto dire le opzioni che avevo e quindi ho scelto di andare alla Roma, che è una squadra straordinaria. L’ho scelta per il clima perché qui c’è sempre il sole come a Barcellona, per la lingua perché in Germania e Inghilterra sarebbe stato più complicato capirsi e un po’ per la storia della Roma".

Sull’infortunio di Dembelé e il rimpianto della cessione
"A quello che succede al Barcellona ora non ci penso. Sono un giocatore della Roma, il mio presente e il mio futuro sono qui. Dico però che io non sono la ruota di scorta di nessuno. Non pretendo di essere titolare, parliamo di grandi squadre, sia la Roma che il Barcellona. Alla fine mi è costato un po’ accettarlo, ma ora sono molto contento. Spero si ricominci a giocare presto, che arriveremo al quarto posto e che andremo avanti in Europa League. Non penso a tornare in Spagna, se non per andare a Siviglia".

Vi hanno fermato sul più bello
"Vero, stavamo andando bene. Eravamo pronti per andare a Siviglia, stavamo prendendo fiducia dopo due vittorie consecutive in campionato. Vediamo quando ci faranno ricominciare, così da provare ad andare avanti in Europa e raggiungere il quarto posto che è la cosa primaria".

Ti hanno paragonato a Robben. Come hai vissuto questo paragone?
"Se devo essere sincero ultimamente mi hanno paragonato di più con Pedro, visto che anche lui è stato al Barca. Da quando però ero piccolo che tutti mi paragonavano con Robben. Entrambi giochiamo a piede invertito, con la predisposizione ad entrare nel campo. È una delle mie caratteristiche. Robben però è un grandissimo. Degli altri giocatori che sono nel mio ruolo mi piacciono Neymar, Cristiano Ronaldo, però sin da piccolo c’è sempre stato Messi. L’ho visto sempre alla televisione da piccolo. Apprendere da lui in allenamento con la prima squadra è stato il massimo".

Cosa farai appena finita la quarantena?
"Ho molta voglia di uscire di casa e andare ad allenarmi a Trigoria con i miei compagni, godermi il calcio che è la mia vita. Voglio godermi ogni momento e poter vedere un po’ Roma che ancora non ho potuto".


Tutto un altro campionato

IL MESSAGGERO - Sarà un campionato in forma del tutto inedita quello che si concluderà in estate: partite ogni tre giorni in serale, stadi vuoti, decisioni lampo del Giudice sportivo: tutto affinchè il pallone possa tornare a rotolare. Quattro i punti che hanno convinto a ripartire con gli allenamenti - il 24 o il 27 aprile - nel protocollo che Gravina ha consegnato ai tecnici: 1) La data (deciderà il governo); 2) I luoghi; 3) Il gruppo squadra; 4) La sanificazione.

In più i calciatori dovranno sottoporsi a 2 tamponi nel giro di 24 ore, e ai test sierologici che andranno ripetuti alla fine della settimana di ritiro blindato. In più c'è il latente rischio delle miocarditi. Nell'ultima parte del protocollo è menzionata una serie di comportamenti da tenere nei centri sportivi, così come l'App Immuni, per tracciare eventuali contagi nel rispetto della privacy di tutti.

In divenire è invece la definizione della fase in cui si tornerà a giocare: è stata proposta l'ipotesi di utilizzare solo stadi del Centro-Sud - chiaramente a porte chiuse - ma la FIGC oppone che seguendo il protocollo di sicurezza si tornerà a correre zero rischi in tutta Italia. Si punta poi alla deroga delle 5 sostituzioni per ovviare al problema delle tante gare concentrate in così poco tempo e a quello del caldo, motivo per cui sarà contemplata la possibilità di un cooling break. Recuperi dilatati, dunque, che porteranno i match a concludersi praticamente sempre dopo il minuto 100, considerato anche l'utilizzo del VAR.

Ma c'è un'ulteriore possibilità: per non infrangere le regole del distanziamento sociale l'uso della tecnologia nel calcio potrebbe essere sospesa: un ritorno al passato per fronteggiare l'emergenza Coronavirus.


Totti: "Fonseca mi piace, gioca offensivo e non ha paura"

CORRIERE DELLA SERA - Non solo il dispiacere per i rapporti praticamente assenti con la Roma di oggi.  ha confidato in una diretta  con l'amico Luca Toni di essere affascinato dal gioco di Paulo Fonseca, di cui a suo dire tutti dicono un gran bene. L'ex capitano si è detto colpito dal modo offensivo in cui il portoghese imposta le partite e dalle qualità del tecnico e della persona.


Totti: piango fuori Trigoria

IL TEMPO - BIAFORA - È Totti show su Instagram. La leggenda della Roma negli ultimi giorni ha messo in campo tutta la sua ironia per tenere compagnia ai tifosi di mezza Italia che hanno seguito le dirette social con campioni del calibro di Cannavaro, Vieri e Toni. Il numero 10, che quasi un anno fa ha rassegnato le dimissioni dal club giallorosso ed ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo dei procuratori, è convinto che la Serie A riprenderà a giocare: «Ogni mattina sul telefono ti arrivano 300 notizie diverse. Per me - dice interrogato da Toni che lo ha stuzzicato vista l'amicizia tra Totti e il presidente del Coni Malagò - riparte, a fine maggio si gioca il campionato».

L'ex capitano poi, scherzando sulla sua nuova vita da giocatore di calciotto e sui tanti animali che ha in casa per colpa della moglie Ilary, è tornato a parlare dell'addio al calcio giocato: «Io non volevo smettere, stavo bene fisicamente. Poi non volevo giocare sempre, non ho imposto niente. Ho fatto questa scelta di vita smettendo, perché dovevo rovinare questo percorso? Non mi cambiava niente, sia sul lato economico e sportivo. Se sto bene e vedo che durante gli allenamenti posso dare il mio... Non arrivavo secondo a nessuno. Lo so che non avrei giocato tutte le partite ma stando là aiuti i giovani, l'ambiente, l'allenatore e sei a disposizione nei momenti di difficoltà. Sarei stato contento anche non giocando, mi bastava far parte del gruppo. Ogni volta che entravo, lo stadio si accendeva. Era un bene per me e per i compagni. Comunque, c'è sempre una fine. Il problema - la considerazione più che amara di Totti - è che alcune persone mi dicevano che avrei deciso io e poi mi hanno messo da parte. Ci sono rimasto male perché per la Roma ho dato tutto, mi sarei tagliato una gamba».

L'ex punta di Bayern e Fiorentina, nelle vesti di intervistatore, ha continuato a battere il ferro sul rapporto attuale tra Totti e la società capitolina: «Finché è così - riferendosi a Pallotta che ha in Baldini il suo più fidato consigliere - non penso che rimetterò piede a Trigoria. Ogni volta che porto Cristian, resto fuori dai cancelli. Certe volte resto in macchina e mi viene da piangere a pensare che dopo 30 anni non posso più entrarci». Titoli di coda su alcuni dei protagonisti: «Il 10 più forte di tutti è Dybala, quando giocavo invece era Ronaldo il Fenomeno, avremmo dovuto fare i buffi per 100 anni per farlo venire da noi. Immobile è un bel giocatore, ma capitano quelle annate in cui come tocchi palla fai gol... Buffon altri 2-3 anni li può fare a mani basse». Di certo le dirette di Totti non sono finite.


Gravina consegna il protocollo. Higuain non vuole tornare

IL TEMPO - CICCIARELLI - La Federcalcio ha consegnato il protocollo per la ripresa degli allenamenti ai ministri di Salute e Sport Speranza e Spadafora, che assieme al comitato tecnico scientifico del governo valuteranno la possibilità di ricominciare le attività il 4 maggio. Una risposta potrebbe arrivare mercoledì, giorno in cui Spadafora ha convocato un vertice con tutto il mondo del calcio per discutere a riguardo.

In caso di parere positivo i giocatori saranno sottoposti ai controlli preventivi per il Covid-19, con due tamponi a distanza di 72 ore l'uno dall'altro, esami sierologici e controlli specifici sui giocatori guariti dal virus, come valutazioni cardiovascolari e polmonari. L'iter permetterebbe ai giocatori di riprendere le gare dopo tre settimane di allenamenti, ma tra questi potrebbe non esserci Gonzalo Higuain: il centravanti della Juventus vorrebbe restare in Argentina dove era rientrato a fine marzo, sia per continuare ad assistere la madre malata che per l’apprensione rispetto all'evoluzione dell'emergenza coronavirus. Tra i bianconeri rientreranno nelle prossime ore Pjanic e Douglas Costa.