AIC, Calcagno: "La tutela della salute è il bene primario. I giocatori non sono tranquilli"
Umberto Calcagno, vice presidente dell'AIC (Associazione Italina Calciatori) ha parlato sul sito ufficiale associazionecalciatori.it dell'emergenza Coronavirus e di come la vivono i giocatori:
"I calciatori sono tranquilli nel ripartire? No, ovviamente la tranquillità non c’è e non è il termine più appropriato. Ci sono percezioni differenti, è ovvio che la tutela della salute è il bene primario da perseguire. Le delibere del Governo permettono di giocare a porte chiuse e monitoriamo che tutto sia seguito a livello sanitario. Poi non sappiamo cosa accadrà, speriamo si possano finire i campionati, ma la regolarità degli stessi viene comunque dopo la salute degli atleti e di chi lavora accanto a loro. Dobbiamo garantire come sistema federale l’incolumità delle persone e poi la regolarità del campionato. Saremo molto attenti e vigili nel prendere le decisioni più appropriate. Ci sono protocolli ben precisi che sono stati varati. Noi, in stretto contatto con l’associazione dei medici sportivi, monitoriamo che nel mondo professionistico che vengano rispettate tutte le direttive del Governo. È difficile mantenere un metro di distanza in allenamento o negli spogliatoi, un rischio in più per i calciatori c’è e si percepisce, per questo va valorizzato quanto stanno facendo i calciatori. Per ora è un rischio calcolato, ma se dovesse cambiare qualcosa, rimoduleremo anche noi le nostre decisioni".
Balzaretti: "Spinazzola lo rivedo molto in Zambrotta. La finale di Coppa Italia contro la Lazio la mia sofferenza sportiva più grande"
Federico Balzaretti, ex giocatore della Roma e della nazionale ed oggi opinionista televisivo, ha parlato ai microfoni di soccermagazine.it della sua carriera e del calcio attuale:
Ormai sono passati 5 anni dalla tua ultima stagione in campo. Che effetto ti fa vedere il calcio italiano e la Nazionale da fuori, adesso?
"Mah, lo stesso effetto, nel senso che ho una passione per il calcio smisurata che è la cosa che mi contraddistingue, secondo me. Qualsiasi sia il ruolo: sia in campo, o in una direzione sportiva come è stato nella Roma o adesso da commentatore televisivo, provo la stessa passione, lo stesso amore per questo sport, la stessa energia e voglia, lo stesso piacere di vedere partite e stare in campo. Mi piace, mi piace molto. È un mondo che dal mio punto di vista non perde mai di fascino".
Di fatto la tua esplosione da calciatore è avvenuta tra gli anni di Juventus e Palermo. Quand’è che effettivamente hai capito che avresti potuto dire la tua sui grandi palcoscenici?
"Non c’è stato un momento in particolare. È stata una cosa che è andata avanti giorno per giorno. La consapevolezza più grande di poter giocare a livelli importanti ce l’ho avuta con la Juventus, quello sì. Perché riuscire a fare tante presenze in una squadra di campioni, affacciarsi alla Champions League e allenarsi tutti i giorni con campioni di straordinario livello ti fa obiettivamente alzare il livello tuo. Ti fa capire di essere a livelli importanti, però una volta che poi ci arrivi li devi mantenere. Anche il fatto di aver raggiunto poi la Nazionale a 29 anni è una cosa che mi fa assolutamente piacere. Perché vuol dire che ho fatto tanta gavetta, che per arrivare al livello massimo che un calciatore italiano possa raggiungere, tutte le tappe che ho fatto erano parte di me. Dalla Serie C fino ad arrivare alla Nazionale maggiore, col tempo. Effettivamente rispecchia il mio modo di vivere, di pensare il calcio e di lottare e di migliorarsi giorno per giorno. Il fatto di essere arrivato tardi per me è motivo di soddisfazione doppia".
Durante l’esperienza a Palermo in molti indicavano Balzaretti come l’erede di Grosso e Zambrotta in Nazionale, ma la prima chiamata è arrivata a fine 2010. Non ci sono mai stati segnali per i Mondiali in Sudafrica con Lippi?
"No, non ci sono mai stati. Non sono mai stato chiamato, per cui non c’era il sentore. C’era forse una possibilità in uno stage. Ho avuto pochissimi infortuni, a parte quello grande a fine carriera, ma di muscolari pochi e uno è stato proprio prima di questa eventuale convocazione di cui io non sapevo. C’era una voce, ma non c’è stato mai nulla. È vero che nel 2009 e nel 2010 andavo particolarmente bene, però non c’era mai stato nulla e non pensavo in quel momento di andare a fare il Mondiale. Non c’era stata nessuna chiamata nei due anni precedenti di qualificazione. Giustamente l’allenatore della Nazionale tende, come normale che sia, a scegliere il gruppo che ha partecipato alle qualificazioni o che conosce meglio".
A proposito di Nazionale, le presenze sono 16: provando a indovinare, possiamo dire che la tua migliore partita sia stata la semifinale contro la Germania, giocata peraltro fuori ruolo?
"È anche quella che effettivamente ricordo con maggiore piacere, concordo. È stata una partita veramente di altissimo livello. Poter giocare in entrambe le fasce è stata una delle doti più importanti della mia carriera e per un mancino è una cosa ancora più rara e difficile. Ci sono dei destri che giocano a sinistra, ma i mancini che giocano a destra sono pochi. Un po’ tutta la mia carriera è stata contraddistinta da questo. Molti chiaramente non lo ricordano perché è difficile da ricordare, ma ho iniziato anche in Primavera a giocare tanto a destra. Col Varese, col Toro perché c’era Castellini a sinistra… la mia prima partita in Serie A a San Siro contro l’Inter l’ho giocata a destra, la seconda partita contro la Lazio in cui ho vinto quello che all’epoca era il premio “Tele +” di miglior giocatore l’ho giocata a destra. La semifinale dell’Europeo l’ho giocata a destra e mi è andata molto bene ed effettivamente è una delle partite della mia carriera che ricordo con maggior affetto".
Per la duttilità ti rivedi un po’ in Spinazzola, oggi?
"Spinazzola lo rivedo molto in Zambrotta più che in me, è un destro che gioca a sinistra. Di mancini che giocano a destra forse non ce n’è nessuno. Io ho avuto la fortuna nel settore giovanile di avere un allenatore che mi faceva giocare da quel lato, che quando vincevamo 5-0 o 6-0 ci cambiava di fascia. Per cui il mio uso del piede destro era buono, non eccellevo nel sinistro ma calciavo bene anche col piede “sbagliato”. Questo mi ha aiutato. Spinazzola lo rivedo molto più nel modo di giocare, nello stile, nella corsa e nelle caratteristiche di Zambrotta".
Qualche tempo fa abbiamo chiesto ad Alessandro Diamanti della finale persa ad Euro 2012 e lui a distanza di anni l’ha presa con filosofia. A te, invece, capita ancora di ripensare a quell’occasione mancata contro la Spagna?
"Sì, certo, ci ripenso eccome. Siamo arrivati forse un po’ scarichi a livello di energie fisiche, non mentali. La partita ai supplementari contro l’Inghilterra, l’ultima del girone con l’Irlanda perché eravamo dentro o fuori e poi quella con la Germania ci hanno portato via tante energie sia mentali sia fisiche, ma soprattutto fisiche, perché a livello mentale a una finale dell’Europeo sei pronto, sei carico, sei voglioso. A livello tattico non l’avevamo preparata come la prima, perché abbiamo preferito giocarcela “a viso aperto” con tutte quelle che sono state le caratteristiche che ci avevano portato fino a lì, sia nelle qualificazioni, sia nell’ultima del girone con l’Irlanda, contro l’Inghilterra e contro la Germania, quindi con un rombo e giocando molto offensivi. Quando arrivi con la Spagna sempre un filo dopo, ti mettono in mezzo e non c’è stata realmente partita. Questo è stato il rammarico più grande, anche se su un 4-0 c’è poco da dire perché sono stati superiori in campo, l’hanno dimostrato e c’è poco da recriminare. Però è chiaro che col senno di poi è una partita che mi piacerebbe rigiocare, in un altro modo, ma che mi piacerebbe rigiocare".
Secondo te qual è la squadra più accreditata a spezzare il ciclo della Juventus? Credi anche nella Lazio che ha avuto questo exploit o nel Napoli che comunque è stato molto continuo in questi anni?
"Io penso che se andiamo a vedere negli anni, per quello che è anche il progetto futuro e per continuità l’Inter e forse il Napoli sono le due squadre che possono stare più vicine alla Juve anche in futuro. Per il Napoli secondo me questa è stata un’annata sfortunata, ma il valore della rosa è alto e Gattuso adesso sta facendo molto bene. Non avevo dubbi sul valore della rosa e sono contento che stia facendo così bene. L’Inter per investimenti fatti, proprietà nuova e potenziale, anche a livello di salari, nel tempo secondo me si avvicinerà sempre di più alla Juventus. È chiaro che possono permettersi giocatori di livello molto alto e potranno permetterseli anche in futuro. E poi ci sono squadre come Lazio e Roma che negli ultimi anni stanno facendo comunque molto bene. Quest’anno la Lazio sta avendo un exploit straordinario non a caso, perché è una squadra che lavora con lo stesso direttore sportivo e lo stesso allenatore da tempo. Sono la fotografia di quanto sia importante avere continuità. Loro in questo momento stanno simboleggiando veramente questo, insieme all’Atalanta. Stanno raccogliendo i frutti del lavoro di tanti anni. La Roma ha raggiunto il secondo e il terzo posto per tanti anni. È stata negli anni di Conte la squadra più vicina alla Juventus, ha fatto una semifinale di Champions League. Sono sempre tutte squadre importanti. Credo che come possibilità anche future, però, l’Inter sia in questo momento la squadra con più grande potenziale, anche a livello economico, per competere con la Juventus se guardiamo da qua ai prossimi 5 anni. Il Milan che è un’altra squadra che ha un grande potenziale economico sembrerebbe in questo momento un pochettino indietro. Per la Roma vediamo adesso cosa succede con il nuovo presidente, perché ci sono tutte le premesse affinché anche loro possano avvicinarsi alla Juventus. In ogni caso, Lazio e Atalanta sono due squadre straordinarie che stanno vivendo un periodo fantastico e nel calcio non è così facile avere questa immagine di continuità. Perché spesso si tendono a bruciare allenatori, giocatori e dirigenti, quando invece la continuità premia sempre".
Hai un rimpianto? C’è una scelta che Federico Balzaretti non rifarebbe?
"No, direi di no. Scelte no, perché tutte le scelte ti portano poi ad essere la persona che uno è. No, assolutamente no. Anche le scelte più difficili e controverse che abbia potuto fare nella mia carriera sono sempre state ponderate e sono state frutto del mio carattere. Della mia voglia di mettermi in discussione e di fare scelte comunque difficili, a volte azzardate. Della voglia di mettersi in difficoltà apposta perché soltanto così si può crescere e veramente migliorare. Sono molto contento di tante scelte. Non ce n’è nessuna in particolare che non rifarei, assolutamente. Sono contentissimo della scelta di essere andato a Palermo che è stata molto importante nella mia carriera, poi anche quella di Roma perché in quell’estate c’erano tante squadre in cui potevo andare e sono stato assolutamente felice e orgoglioso di aver scelto Roma e la Roma, alla quale sono sempre molto, molto legato".
Per concludere: volendo fare una fotografia alla carriera di Balzaretti, quale sarebbe l’attimo da cogliere al di là del goal al derby di Roma che è già impresso nella tua storia?
"Una cosa che mi sarebbe piaciuta tanto sarebbe stata quella di vincere la Coppa Italia con il Palermo o di arrivare in Champions League. In due anni siamo arrivati a una finale persa e a un passo dalla Sampdoria per la Champions League. Da cogliere sarebbe stato magari il suggello finale, il poter vincere una di quelle due partite. A una ci siamo andati molto vicino pareggiandola alla penultima giornata con la Sampdoria, dove avevo avuto un’occasione incredibile alla fine, che poteva valere il sorpasso. L’altra era la finale di Coppa Italia contro un’Inter che era chiaramente più forte e più abituata di noi in determinate situazioni, ma avevamo fatto una partita forse superiore dal punto di vista della prestazione e delle occasioni rispetto a loro. Regalare a Palermo, una città che nella propria storia ha vinto poco o nulla, una coppa così importante sarebbe stato ancora più bello. In ogni caso, tra le partite che avrei voluto rigiocare c’è di sicuro la finale di Coppa Italia Roma-Lazio, che è stata la sofferenza sportiva più grande della mia carriera".
Pellegrini rischia di non esserci a Siviglia. Non ha smaltito l'edema muscolare
Non ci sono buone notizie per la Roma e per Lorenzo Pellegrini, che non ha ancora smaltito l'edema muscolare alla coscia sinistra.
Il centrocampista, come riferisce Sky Sport, lavora ancora a parte e rischia di non poter esserci giovedì prossimo in Europa League contro il Siviglia.
Spadafora, Ministro dello Sport: "C'è una nuova possibilità per le partite in chiaro"
Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, ha parlato della possibilità di poter vedere le partite di Serie A affidando le sue parole a Facebook:
"C'è una nuova possibilità per le partite in chiaro. Oggi ho avuto vari contatti telefonici con i vertici del Calcio e le reti televisive e l’Agcom, perché continuo a pensare che in questo momento sia importante offrire uno svago ai cittadini in casa propria. C’è una soluzione possibile, sulla quale aspettiamo le valutazioni della Lega Serie A. Per questo motivo ho scritto di nuovo al presidente Dal Pino. Attendiamo risposta".
Come cambia il calendario della Roma
INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - In seguito al comunicato ufficiale riguardante le modifiche al calendario di Serie A a causa dell'emergenza Coronavirus, gli impegni della Roma subiranno le seguenti modifiche:
12/03 Siviglia-Roma ore 18.55
15/03 Roma-Sampdoria (Olimpico a porte chiuse)
19/03 Roma-Siviglia ore 21.00 (Olimpico a porte chiuse)
22/03 Milan-Roma ore 20.45 (San Siro a porte chiuse)
05/04 Roma-Udinese ore 18 (Olimpico a porte aperte)
Le manifestazioni sportive - almeno fino al 3 aprile - si svolgeranno a porte chiuse su tutto il territorio nazionale. Inoltre questo weekend verranno recuperate le partite sospese nelle ultime giornate. La Roma, che non aveva subito alcuno stop, non disputerà la gara contro la Samp (inizialmente prevista per domenica 8 marzo allo Stadio Olimpico) ma effettuerà un turno di riposo. Il calendario slitterà come sopra riportato e, di conseguenza, il prossimo impegno dei giallorossi sarà la partita di andata degli ottavi di finale di Europa League contro il Siviglia, in programma giovedì 12 marzo. Se il match sarà a porte aperte o meno è ancora da verificare e sarà reso noto in seguito agli eventuali provvedimenti presi dal governo spagnolo. Salvo ulteriori modifiche, la Roma tornerà a giocare davanti al suo pubblico domenica 5 aprile, quando allo Stadio Olimpico affronterà l'Udinese.
Friedkin firma a New York
LEGGO - BALZANI - Il giorno della firma è arrivato: Dan Friedkin diventa il 24° presidente della storia della Roma. Il doppio yes del texano e di Pallotta è arrivato ieri con i grattacieli di New York sullo sfondo quando in Italia erano all’incirca le 20. James è atterrato nella Grande Mela per cedere il club con il quale ha chiuso 9 anni di esperienza con zero trofei, qualche gioia e tanta amarezza. Ad attenderlo Friedkin, negli uffici della Raptor sulla 14esima strada, con la penna in mano e la voglia di chiudere un affare rallentato negli ultimi giorni dal problema Coronavirus. L’ufficialità arriverà probabilmente oggi anche se sono da valutare le tempistiche legate alla Borsa. Ma di dubbi ormai non ce ne sono più.
OFFERTA - Venerdì erano stati scambiati tutti i contratti tra le parti dopo aver terminato la fase negoziale, da lunedì ogni giorno era buono per chiudere. Il giorno buono è stato ieri quando Friedkin, magnate della Toyota negli Usa con un patrimonio stimato sui 4,1 miliardi di dollari, ha firmato il contratto preliminare (signing) di acquisto della Roma con un’offerta vincolante vicina ai 700 milioni comprensiva del pagamento dei debiti per circa 260 milioni. Dettagli e prime dichiarazioni arriveranno in queste ore anche con un lungo comunicato di 5 pagine che spiegherà tempistiche e modi di una trattativa iniziata lo scorso novembre. Anche perché per il passaggio di consegne definitivo bisognerà attendere i tempi tecnici (60 giorni) per l’ok dell’Antitrust e il lancio dell’Opa sulla quota di azioni disponibile per la negoziazione in Borsa. E Pallotta? Niente conferenza stampa d’addio, ma si attende il commiato che non sarà avaro di polemiche.
DIRIGENZA - Domenica Friedkin è atteso a Milano e poi a Roma per conoscere il resto della dirigenza e avviare il nuovo progetto americano giallorosso. Verrà formato un nuovo Cda, di cui farà parte il vice Marc Watts, e verrà promosso il figlio Ryan come vice presidente e figura di riferimento a Trigoria. Confermato il ceo Fienga, sarà ora caccia al dg con i nomi di Leonardo e Capello sul taccuino.Difficile un ritorno di Totti. Il futuro ds non dovrebbe essere Petrachi ma molto dipenderà dalla qualificazione in Champions.
STADIO E MERCATO - Il piano di investimento sul parco giocatori dipende molto dalla qualificazione nell’Europa che conta e dalla possibile deroga dell’Uefa relativa al fair play finanziario per le nuove proprietà. Ma non ci saranno spese folli nella prima finestra in cui si manterranno i big e si cercherà di contenere il monte stipendi. Senza perdere ovviamente di vista la questione stadio che sta vivendo ore febbrili grazie al pagamento dei debiti di Parnasi da parte del magnate ceco Vitek.
Roma: Smalling e l’Inghilterra hanno fatto pace
LEGGO - BALZANI - «Ho sbagliato. Per Smalling le porte della nazionale sono aperte». Chiedere scusa, soprattutto nel calcio, è esercizio più unico che raro. Se a farlo è un ct importante come Southgate poi fa ancora più rumore. Le parole dell’allenatore della nazionale inglese hanno fatto sicuramente piacere al difensore che nella Roma ha assunto sin da subito il ruolo di leader facendo ricredere molti in Gran Bretagna. A partire dal Manchester United, che difficilmente lo lascerà andare per meno di 20 milioni in estate, passando per Everton e Tottenham che hanno già mosso qualche passo.
Un prezzo di riscatto che potrebbe lievitare in caso di convocazione per il prossimo Europeo, obiettivo dichiarato più volte dallo stesso Smalling e ora a un passo dal traguardo. Qualche mese fa la situazione era diversa. «Non mi serve un giocatore come lui, voglio uno che imposti l’azione da dietro», aveva tuonato Southgate. L’impatto col calcio italiano del gigante vegano lo ha fatto ricredere. «Non ho mai escluso nessuno, sarebbe sbagliato. Mi dispiace di come il messaggio sia passato, perché il mio elogio ad alcuni giocatori si è trasformato in una critica a Chris – ha detto ieri il ct alla ‘BBC’ -. È stato un mio errore e non è stato carino nei suoi confronti. Sta facendo bene in Italia, gioca in un grande club, stiamo osservando tutti perché dobbiamo essere certi di prendere la decisione giusta. Gli ho parlato quando l’ho tenuto fuori dai convocati e gli ho spiegato quello che ho spiegato a tutti gli altri. Potremo contare su di lui».
Porte più che aperte anche perché l’esperienza di un calcio difensivo come quello italiano potrebbe fare la differenza in una competizione internazionale. Smalling - che non gioca una gara con l’Inghilterra dal 10 giugno 2017 - sorride, ma per essere sicuro di un posto in un Europeo serve un gran finale di stagione in giallorosso
Auguri Fonseca: Pellegrini e Dzeko, il tecnico sceglie i suoi regali
GAZZETTA DELLO SPORT - Ieri ha spento 47 candeline e si è dedicato soprattutto alla partita di Siviglia di giovedì prossimo. A Trigoria sono arrivati tanti auguri per Paulo Fonseca. Ovviamente sono arrivati anche i regali, anche se poi proprio in vista di Siviglia i più graditi sarebbero due: ritrovare Pellegrini e avere il miglior Dzeko possibile.
Pellegrini anche ieri ha svolto lavoro individuale, dopo l’edema muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra successivo alla sfida con il Lecce. Possibile che Lorenzo possa accelerare a partire già da domani o, al massimo, ad inizio della prossima settimana. Dzeko, a riposo con il Cagliari, in questa settimana potrà allenarsi senza giocare e preparare al meglio la sfida di Europa League.
Roma, Agnelli tira la volata a Friedkin
IL MESSAGGERO - Un assist inaspettato, arrivato nel momento clou del passaggio di proprietà tra James Pallotta e Dan Friedkin. Una sorta di benvenuto da parte di Andrea Agnelli: “Si può discutere sul fatto che solo perché sei in un grande paese devi avere accesso automatico alle competizioni – ha spiegato il presidente della Juve intervenendo al Business of Football Summit – Ho grande rispetto per quello che sta facendo l’Atalanta, ma senza storia internazionale e con una grande prestazione sportiva ha avuto accesso diretto alla massima competizione europea per club. È giusto o no? Poi penso alla Roma, che ha contribuito negli ultimi anni a mantenere il ranking dell’Italia, ha avuto una brutta stagione ed è fuori, con quello che ne consegue a livello economico. Bisogna anche proteggere gli investimenti e i costi“.
Il fatto che ieri Agnelli abbia citato il caso della Roma lascia intendere come il club giallorosso rientri nella cerchia delle squadre che farà parte del format iniziale della Super Champions. Rassicurazione che non può non far piacere a Friedkin che dopo la doccia gelata della semestrale (-87 milioni) si appresta a vivere la scadenza del 30 di giugno (se non arriveranno sponsorizzazioni o la vittoria dell’Europa League la previsione è almeno -110 milioni) con un minimo di apprensione. I legali di Pallotta sono a New York (non il presidente) a preparare gli ultimi documenti per il signing.
E Friedkin resta in attesa, ma la fumata bianca ci sarà
GAZZETTA DELLO SPORT - Una questione di soldi. O meglio, di «fair value», di giusto valore. Il signing tra Pallotta e Friedkin per il passaggio di mano della Roma arriverà nei prossimi giorni, ma forse bisognerà aspettare addirittura fino alla metà di marzo o giù di lì.
Ieri a un certo punto si era addirittura sparsa la notizia che Pallotta e Friedkin fossero entrambi a New York, negli uffici della Raptor, pronti per firmare l’atteso contratto preliminare. Invece né James Pallotta né alcun membro della famiglia Friedkin (Dan e Ryan, ma neanche il presidente del gruppo Marc Watts) erano lì. Le trattative tra gli avvocati e gli advisor vanno ovviamente avanti, ma ieri non c’è stata alcuna accelerata.
Resta chiaramente l’intenzione di Pallotta di vendere e quella di Friedkin di poter comprare. Ma tutto quello che sta succedendo nel mondo intorno al coronavirus ha cambiato anche alcune carte in tavola nella trattativa. Gli uffici legali stanno infatti rivedendo i contratti su alcuni aspetti specifici, considerando proprio due scenari: l’immagine internazionale che ha dato di sé il calcio italiano a livello di sistema (con tanto di incertezza strutturale) e la situazione economica mondiale.
La Roma è di Friedkin
IL TEMPO - AUSTINI E BIAFORA - Al civico 401 ovest della quattordicesima strada di New York è stato posato un altro tassello della storia della Roma. Non lo è ancora diventato formalmente, ma da ieri si può dire che Dan Friedkin sarà di certo il nuovo proprietario del club giallorosso.
Negli uffici situati al quarto piano del palazzo di Manatthan, quartiere Chelsea, è andata in scena la fase finale della trattativa tra James Pallotta e l’imprenditore texano, che la scorsa estate ha deciso di investire nel mondo del calcio italiano e in pochi mesi è riuscito ad arrivare a dama, accompagnato nella sua avventura dai banchieri di Jp Morgan - in particolare è stata fondamentale la figura del romano Alessandro Barnaba e dallo Studio Chiomenti, con Salvo Arena e Marco Nicolini, lo specialista dei dossier calcistici dell’organizzazione di avvocati, in prima linea nella fase di due diligence.
Venerdì scorso le parti hanno scambiato tra di loro i documenti dei contratti preliminari ed è iniziata la procedura del signing, che - al momento di andare in stampa - era pressoché conclusa, con le ultime firme apposte intorno alle 17 nell’East Cost americana, sei ore indietro nel fuso rispetto all'Italia. Senza timore di smentita si può affermare che l'affare è praticamente fatto, con l'ufficialità accompagnata dalla pubblicazione di un comunicato congiunto tra acquirente e venditore.
Una nota necessaria - il club giallorosso è quotato in Borsa e deve sottostare ai regolamenti Consob - attesa al più tardi stamattina prima dell'apertura dei mercati e che farà chiarezza su cifre e clausole dell'affare. James Pallotta stesso ieri ha fatto un rapido blitz nella sede della Raptor nella Grande Mela, per poi far rotta verso le Bahamas con il suo aereo privato che porta sulla livrea il logo di un Velociraptor. Il presidente uscente è riuscito a schivare i pochi presenti sotto gli uffici e ha lasciato agli avvocati il compito di chiudere i lavori. A seguire per conto del presidente bostoniano il «deal» è stato Bob Needham, suo braccio destro e amico fidato da anni. Friedkin, non presente a New York, ha lasciato la procura della firma ai suoi manager e si è in sostanza preso la Roma, che entrerà a far parte del consorzio The Friedkin Group che prende il nome dal padre del tycoon texano, fondatore della prima società, la Gulf States Toyota, nel lontano 1969.
Il passaggio formale delle azioni della società capitolina dalle mani di Pallotta e soci a quelle dell’imprenditore che ha a Houston il suo quartier generale arriverà soltanto dopo il closing definitivo, per il quale saranno necessari almeno altri due me ma dovrà avvenire in Italia davanti a un notaio. Il cda giallorosso sarà chiamato a convocare l’assemblea degli azionisti che dovrà rinnovare le cariche sociali e sol tanto per questo pas saggio formale saranno necessari 40 giorni. Oltre all’assemblea verrà formato il nuovo consiglio, di cui faranno sicuramente parte anche Ryan Friedkin, il figlio di Dan incaricato di esse re il futuro braccio operativo in Italia della nuova proprietà, e Marc Watts, presidente del Gruppo Friedkin già transitato a febbraio nella sede giallorossa dell’Eur. Altro passaggio necessario e probabilmente il primo ad essere espletato sarà quello con la Consob, che dovrà dare il via libera all’operazione. Ci saranno poi le procedure legate all’ Antitrust, e quelle relative al lancio dell’OPA, necessaria in quanto cambierà il controllo di una società quotata. Mail secondo capitolo della Roma americana è ormai iniziato.
Fonseca e i tifosi fanno rotta su Siviglia
IL TEMPO - BIAFORA - Rotta su Siviglia. La Lega di Serie A ha ufficialmente annunciato il nuovo calendario del campionato e quindi il prossimo impegno in programma per la Roma sarà quello contro gli andalusi di Monchi e Lopetegui.
Negli scorsi giorni si è ventilata l'ipotesi di giocare l’andata degli ottavi di Europa League a porte chiuse, ma nel comunicato apparso sul sito della Uefa si fa menzione di limitazioni soltanto perle sfide che vedranno coinvolte Intere Atalanta, con la gara dei giallorossi che sarà quindi disputata - a meno di altri cambiamenti al momento non prevedibili - con il pubblico sugli spalti.
Ieri è quindi regolarmente partita la vendita dei tagliandi per il settore ospiti, che può ospitare fino a duemila tifosi romanisti: oggi terminerà la seconda fase di prelazione e sarà più chiaro il numero dei presenti. Intanto ieri mattina la Roma ha continuato ad allenarsi a Trigoria, con Pellegrini che si è ancora una volta limitato a svolgere una seduta individuale così come gli altri infortunati. Allenamento personalizzato programmato per Veretout, Peres e Smalling, avvistato a Villa Stuart: soltanto questioni personali e nessun infortunio.