Acerbi, carezza alla Roma: “Zaniolo mi fa impazzire”. Quando il derby sparisce…
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Forse non se l’aspettava neanche. Perché di mezzo c’è la rivalità, il derby, il predominio cittadino. E perché poi quando i complimenti ti arrivano da chi non te li aspetti, allora fanno anche più piacere.
“Tra i giovani mi fa impazzire Zaniolo, che è un giocatore forte forte. Ha qualità, forza fisica e anche tiro. Inoltre non lo sposti. Un animale…”, ha detto ieri Acerbi il difensore centrale della Lazio direttamente ai microfoni della radio di casa. Insomma, non un’incoronazione vera e propria perché per Zaniolo la corona deve ancora arrivare. Ma una bella investitura sì, con il riconoscimento di un talento eccezionale anche sull’altra sponda del Tevere.
“Col recupero va molto bene, miglioro di giorno in giorno, il ginocchio risponde bene. – ha detto Zaniolo a Sky – Penso solo a recuperare, meglio aspettare un giorno in più che un giorno in meno. Se poi ci sarà l’occasione di tornare in campo prima della fine del campionato, sarò il primo a gioirne“.
Esattamente come ne sarà felice la Roma, che non vede l’ora di riabbracciarlo. Anche se poi la cosa è reciproca: “Totti e De Rossi sono ineguagliabili, i simboli di Roma. Ma a me piacerebbe diventare una bandiera di questa squadra. Alla Roma devo tutto, sono innamorato di questa città. L’affetto ricevuto dal giorno dell’infortunio è qualcosa di incredibile, mi è entrato nel cuore. Ho trovato una città fantastica, che ti ama, che vive di calcio. E una società unica. Qui vivo benissimo, ho trovato anche l’amore“.
Zaniolo: “Sogno di restare giallorosso a lungo”
IL TEMPO - BIAFORA - Tanta umiltà e nessuna voglia di affrettare i tempi di recupero. Zaniolo sta vivendo la sua quarantena con la fedele cyclette con la quale sta seguendo l’iter di recupero dall’infortunio al ginocchio, che prosegue positivamente: “Il ginocchio va molto bene, miglioro ogni giorno di più. Se ci sarà modo sarò felice di finire il campionato con la squadra“. Il talento di Massa non ha timore di fare promesse ai tifosi giallorossi, ma evita qualsiasi paragone impossibile: “Mi piacerebbe diventare una bandiera come Totti e De Rossi. Il mio obiettivo è di rimanere più tempo possibile, alla Roma devo tutto. La maglia numero 10? Impossibile, tengo la 22“.
Coronavirus, Ceferin: «Pronti a giocare senza spettatori»
CORRIERE DELLA SERA - Obiettivo terminare la stagione sportiva. Aleksandar Ceferin detta le linee guida del calcio europeo per quando sarà superata l'emergenza coronavirus. Il presidente dell'Uefa è tornato a parlare della ripresa delle attività. Questo uno stralcio dell'intervista rilasciata dal numero uno della federazione europea al quotidiano milanese:
La Uefa che lei dirige ha dovuto rinviare Euro 2020, coppe e campionati sono fermi. Terminerà la stagione?
La priorità è la salute di tifosi, giocatori e dirigenti. Sono ottimista di natura, credo ci siano opzioni che ci possono permettere di ricominciare campionati coppe e portarli a termine. Potremmo dover riprendere senza spettatori, ma la cosa più importante credo sia giocare le partite. In tempi così duri si porterebbe alla gente felicità e un certo senso di normalità anche se le partite saranno solo in tv.
Molti sport hanno chiuso le stagioni in anticipo, perché il calcio non fa lo stesso?
È presto per dire che non possiamo completare la stagione. L’impatto sarebbe terribile per club e leghe. Possiamo terminare, ma dobbiamo rispettare le decisioni delle autorità e aspettare il permesso per tornare a giocare.
La serie A potrebbe “riaprire” gli allenamenti il 4 maggio. È giusto tornare in campo con l’emergenza in corso?
Tutte le attività si stanno organizzando per ricominciare, tutti hanno bisogno di ritrovare le loro vite. Se le misure di sicurezza verranno rispettate e se le autorità daranno luce verde, gli allenamenti potrebbero riprendere come il resto. Per le gare servirà un ulteriore consenso.
In futuro il timore è di avere stadi vuoti, perché si avrà paura di stare a contatto. Il calcio diventerà virtuale?
Le misure saranno per un periodo limitato, nel tempo si tornerà alla normalità. Vedremo ancora stadi pieni, ne sono certo.
Pensa sia possibile (se necessario), come ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina, terminare la stagione anche tra settembre e ottobre o entro il 2020?
Lo vedo abbastanza difficile, avrebbe un impatto pesante sul calendario della stagione 2020-21.
Chi decide di non terminare la stagione, come vorrebbe fare il Belgio, sarà escluso dalle prossime coppe?
Decisioni del genere non vanne prese da soli. Il calcio è interconnesso, abbiamo visto quanto è importante che Uefa e leghe lavorino in buona cooperazione. Il Comitato esecutivo prenderà in esame i casi.
Se non si riuscisse a riprendere, quale sarà il danno economico per la Uefa e il calcio?
I campionati sono la base dei ricavi per i club a livello nazionale. Se completati, le conseguenze finanziare saranno limitate. La Uefa invece perderà tanti soldi per aver posticipato Euro 2020.
I bilanci dei club andranno in rosso. Pensa che il Fair play finanziario sia troppo stringente così com’è?
Abbiamo già sospeso alcune condizioni, ma non rottameremo il fair play finanziario. Ha portato tanti benefici, però deve essere un aiuto, non un ostacolo: saremo flessibili.
La Fifa vuole estendere i contratti fino al termine della stagione e pensa ad ampliare il mercato. Non crede che il mercato sia troppo lungo?
Dobbiamo dare maggiore flessibilità a club e giocatori. Mi sembra che estendere la finestra per il calciomercato sia una buona opzione.
Speranza: "Con 400 morti al giorno, far ripartire il calcio è l'ultimo dei problemi"
Roberto Speranza, ministro della salute, è intervenuto sulle frequenze di Radio Capital, nel corso della trasmissione Circo Massimo. Queste le sue parole:
"Far ripartire il campionato di calcio? Con più di 400 morti al giorno, con sincerità, e parlo anche da tifoso, questo è l'ultimo problema di cui possiamo occuparci. Le priorità del Paese sono altre. Abbiamo tutti insieme approvato le norme perché il 4 maggio sia una data attorno alla quale dobbiamo costruire questa fase 2 – ha detto Roberto Speranza -. Mi auguro che al più presto ci possa essere un incontro tra le forze sociali e con loro irrobustire il documento del 14 di marzo che ci ha aiutato in queste settimane difficili per avere sicurezza nei luoghi di lavoro". Ma per il ministro della Salute non si può ancora parlare di un ritorno alla normalità: "Voglio essere chiaro su un punto: la battaglia non è vinta.Ciascuna di queste mosse è un pezzo di un disegno che il governo sta mettendo in campo. Non dico che ci sono miracoli, la vera mossa sarà il vaccino".
La Serie A non ripartirà: al Governo la scelta di un salto nel buio
LIBERO - LORENZINI - Dopodomani il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e quello della Salute, Roberto Speranza, si riuniranno con tutto il mondo del calcio per deliberare se il 4 maggio i calciatori potranno tomare ad allenarsi. Eppure, il campionato di serie A che la Figc sta tentando di ultimare entro fine luglio rischia di non ripartire proprio in base alle regole che la commissione medico-scientifica varata dalla stessa Federazione ha trasmesso al governo. Nelle 47 pagine di indicazioni a squadre e arbitri, che vanno come sappiamo dallo screening preventivo (visite, rilievo della temperatura, tamponi e indagine sierologica tra le 96 e le 72 ore precedenti al primo allenamento) al maxi ritiro chiuso per «l'intero gruppo squadra» (calciatori, staff, dirigenti), c'è un passaggio fondamentale, che riguarda la questione sulla bocca di tutti: "E se uno risulta positivo?".
UN CONTAGIATO Il protocollo recita: «In caso di accertata positività del soggetto, nei confronti dei suoi contatti stretti (verosimilmente tutto il gruppo squadra nel caso si tratti di uno dei componenti), si procederà a: isolamento fiduciario con sorveglianza attiva; ripristinare tutte le misure più "rigide" di distanziamento e sospendere temporaneamente gli allenamenti di gruppo fino alla ripetizione dei test molecolari rapidi (2 test a 24 ore di distanza) e sierologici e verificare la loro negatività. I test sierologici saranno ripetuti entro 5-7 giorni». Tradotto, la squadra si ferma sette giorni (o fanno allenare e scatenano un focolaio?), si rifanno i tamponi e i test sul sangue e si attende l'esito. Che lotti per lo scudetto o per salvarsi. Pare normale immaginare che, se la positività di un calciatore avviene a campionato già ripreso diventerà un caos. Oltre alla sua squadra, logica vorrebbe che dovrebbe fermarsi anche quella contro cui il contagiato ha magari giocato pochissimi giorni prima, perché sappiamo che il calendario sarà molto compresso, con 12 giornate più quattro recuperi di serie A e le due semifinali e la finale di Coppa Italia: in due mesi. Dunque? Si blocca ancora il campionato? Lo scenario e le polemiche potete immaginarli. E un salto nel buio. E a spiegare che l'isolamento delle squadre potrebbe non bastare a mettere tutti al riparo è l'esperienza del presidente del Brescia, Massimo Cellino: «Dopo due settimane di quarantena a Cagliari sono stato in ospedale per controlli. E uscito fuori che mia figlia ha avuto il virus, mio figlio no, ma io ce l'ho in atto. Il tampone era negativo, me l'ha detto il test del sangue». E attacca:«Ricominciare la serie A? Assurdo». E vero che la ripartenza del calcio va programmata, è un traino economico e sociale, ma (sulle pagine del Corriere) Maurizio Casasco, capo della Federazione Medici Sportivi, fa eco a quanto aveva detto a Libero Enrico Castellacci (ex medico della Nazionale e presidente della Libera associazione dei medici del calcio): «Occhio a non sbagliare i tempi della ripartenza. Se emerge di nuovo un positivo su chi ricade la responsabilità giuridica? E a livello assicurativo?». Le linee guida studiate per la serie A creano perplessità e malumori sia per la B e la C (il presidente Ghirelli, fa capire che mancano i fondi per garantire i maxi ritiri di tutti i club) sia fra i medici: nelle serie minori molti di loro non sono contrattualizzati, seguono la squadra come lavoro part time e quindi diventerebbe problematico andare due mesi in ritiro. Con la possibilità di diverse dimissioni dall'incarico.
PRIVILEGIO TAMPONI Per non parlare dei tamponi, ferita ancora aperta fra i comuni cittadini e le molte categorie (come gli operatori sanitari) che da settimane combattono il Coronavirus in prima linea e che se li sono visti negare. La Figc si ostina a dire che non ci saranno linee preferenziali, ma sarà difficile far digerire ai tifosi che, a conti fatti (ipotizzando un "gruppo squadra" composto da 50 persone), per la serie A saranno disponibili 2000 tamponi subito pur se comprati dai club e rapidamente altre centinaia nel caso di positività o sospetti: un mercato privato della salute che già ha causato polemiche a Prato e al San Raffaele di Milano, dove venivano effettuati a prezzi dai 102 ai 120 euro, bypassando la procedura in vigore che lasciava alle aziende ospedaliere il compito di valutare caso per caso la necessità del test.
Vigorelli, ag, Zaniolo: "Nicolò ha trovato il giusto ambiente per emergere con una società che crede in lui e un pubblico fantastico"
Claudio Vigorelli, agente di Nicolò Zaniolo, ha rilasciato alcune dichiarazioni al portale tmw.com. Queste le sue parole:
Nicolò Zaniolo è un giovane affermato.
“La sua prima parte del campionato è stata fantastica, ha confermato quanto di buono aveva fatto vedere l’anno prima. Ripartirà da quella straordinaria azione contro la Juve che gli è costata l’infortunio, chiaramente con un finale diverso. Quello sarà il punto di ripartenza. È caduto e adesso si è rialzato. Comincia il conto alla rovescia. Ma niente ansia di ricominciare. Le sfide non spaventano certo Nicolò, uno che a diciannove anni ha esordito contro il Real Madrid”.
Ci sono già delle voci su un possibile rinnovo di contratto. Ne state davvero parlando con la Roma?
“Non è il momento di parlare di rinnovi o situazioni di mercato Bisogna prima tornare alla normalità e superare questo brutto momento dovuto al Covid-19. Poi quanto sarà importante Nicolò per la Roma lo vedremo più avanti, ma oggi non è il momento di parlare di un eventuale rinnovo del contratto o di mercato anche perché Nicolò ha trovato il giusto ambiente per emergere con una società che crede in lui e un pubblico fantastico che lo ha da subito amato. Intanto voglio credere alla ripresa del campionato, mi auguro che si torni in campo. E che tutto avvenga con le dovute precauzioni. Senza forzature che potrebbero risultare dannose”.
Anticipazioni maglia away 2020/2021, c'è il lupetto di Gratton
Dopo le anticipazioni sulla possibile nuova prima maglia della Roma 2020/2021, il portale footyheadlines.com ha pubblicato anche le prime immagini di quella che dovrebbe essere la casacca da trasferta. Il colore sarà un avorio pallido, simile a quello utilizzato nel 2017/2018, con i numeri in rosso e il ritorno del lupetto di Piero Gratton, scomparso recentemente.
Zago: "Per vincere a Roma servono gli attributi"
Antonio Carlos Zago, ex difensore Campione d'Italia con la Roma nella stagione 2000/2001 e attuale allenatore del Kashima Antlers, è intervenuto a Tele Radio Stereo:
Come sta vivendo questo periodo e qual è la situazione in Giappone e se esiste una previsione sulla riapertura?
"Qui è un periodo difficile come in tutto il mondo. Non abbiamo sofferto molto perché il governo il Giappone ha chiesto alla gente, fin da subito, di stare a casa. Esattamente da gennaio. Di usare le mascherine, di lavarsi bene le mani, di non frequentare posti affollati, come aeroporti e stazioni. La popolazione ha fatto tutto questo e perciò la situazione è differente a quanto si vede in Italia. Dobbiamo aspettare ancora per capire se si riuscirà a giocare. Per quanto riguarda gli allenamenti, ci alleniamo in gruppi. Il campionato potrebbe riprendere a maggio o giugno, ma ancora non si sa. La prossima settimana ci sarà una riunione con la federazione giapponese, dobbiamo aspettare e vedere se la situazione migliora un po' per poter riprendere a giocare".
Cosa pensa di Fonseca? Poi una domanda "facile": come si vince a Roma?
"Fonseca ha fatto un bel lavoro nello Shakhtar Donetsk, in un periodo dove la Dinamo non faceva grandi investimenti. Ha disputato ottime partite in Europa, Champions ed Europa League. Con la Roma non ha iniziato bene, poi la squadra ha cominciato a giocare meglio. Il problema è la discontinuità, nel calcio italiano ci vuole questo: la regolarità nei risultati. La Serie A, è un campionato difficile, ogni domenica è una lotta, una vera battaglia. Parlando da tifoso, spero che possa migliorare, perché voglio vedere la Roma vincere e giocare bene. Per vincere a Roma ci vuole tutto, servono le palle. Servono giocatori che si identificano con la maglia della Roma, che vogliano bene alla Roma come abbiamo fatto noi in quel periodo. Quando noi abbiamo vinto lo Scudetto, c'erano giocatori che stravedevano per la Roma. Ci vuole tutto questo, perché sinceramente non è facile vincere. Però qualcosa deve cambiare, da 20 anni che la Roma non vince uno scudetto e speriamo che possa farlo il prima possibile".
Quant'è stato bello e difficile essere un difensore nell'epoca dei grandi attaccanti e dei numeri dieci della serie A, quale ti ha messo più in difficoltà? Quanto hai imparato da una leggenda come Aldair?
"Parlare di Aldair è facile perché è anche mio amico. Lui mi ha aiutato tantissimo quando sono arrivato a Roma perché all'inizio era difficile capire i movimenti che chiedeva l'allenatore ai difensori. Poi però quando s'impara tutto diventa più facile e Aldair mi ha aiutato in tutto anche a conoscere la città e la cultura romana, è stato un Cicerone eccellente. Da compagni di reparto parlavamo tantissimo e posso dire che per me è stato un idolo, ho sempre cercato di assomigliargli e credo di esserci andato vicino. Sugli attaccanti dico che in quel periodo ce n'erano tantissimi. I più forti al mondo giocavano in Italia in quel periodo, quando sono arrivato c'erano: Casiraghi, Weah, Bierhoff, Batistuta, Chiesa, Inzaghi, Del Piero, Andersson del Bologna, Boban, Savicevic, Trezeguet, Zidane, Boksic. Lo stesso Mancini che ancora giocava, per me è difficile nominarne uno che mi ha messo di più in difficoltà. Ad esempio Ronaldo, forse lui era quello più forte e ha giocato alla grande in Italia. Anche Vieri era uno tosto, fortissimo fisicamente ma allo stesso tempo veloce. Proteggeva bene il pallone e cercava di innervosirti, forse lui è uno di quelli che mi ha messo di più in difficoltà".
Qual è il ricordo più bello dell'esperienza in giallorosso oltre allo scudetto? Non aver giocato il Mondiale è il più grande rimpianto della tua carriera?
"Sì, non aver giocato il Mondiale forse è il rimpianto più grande. Sono stato sempre lì, nel 1994 mi sono infortunato al volto, 4 fratture allo zigomo e mi sono giocato la possibilità di essere tra i convocati di quel torneo. Nel 1998 non sono stato convocato con Zagallo, poi con Luxemburgo sono stato con la Seleçao in tutte le partite. Nel 2001 è scomparso mio padre e io mi sono perso un po', ho attraversato un periodo molto difficile. Di Roma ho solo bei ricordi, difficile parlare solo di un momento. Ho vissuto alla grande. Non vedevo l'ora di andare ad allenarmi e stare con i miei compagni sia con Zeman che con Capello. Tutto quello che ho vissuto a Roma è stato bellissimo e non lo dimenticherò mai".
Due difensori sono stati accostati a te nel corso del tempo, Lucio e Castan, ti sei rivisto in questi due giocatori?
"Lucio tecnicamente non era fortissimo, ma fisicamente era impressionante. Castan tecnicamente era molto bravo. Nella Roma ha giocato bene, poi ha avuto un problema serissimo ed è tornato a giocare, è un guerriero, una persona a cui voglio veramente bene. Sono stati 2 giocatori che potevano assomigliarmi, forse più Castan".
La Roma guarda in Spagna per rinforzare la rosa. Piace Lemar dell'Atletico Madrid
La Roma, mentre aspetta di sapere se si potrà tornare in campo o meno, continua a sondare il mercato per trovare nuovi rinforzi alla propria rosa.
Uno di questi, come riferisce mundodeportivo.com, sarebbe Thomas Lemar dell'Atletico Madrid. L'esterno offensivo francese classe '95 è arrivato in Spagna nel 2018 dal Monaco per 70 milioni di euro, ma in questa stagione non ha trovato molto spazio raccogliendo 24 presenze per un totale di circa mille minuti (la stagione scorsa raccolse 43 presenze per circa 2600 minuti).
L'Atletico Madrid, come riferito dal sito spagnolo, vorrebbe cedere il giocatore e monetizzare per rintrare in parte della spesa. La Roma è pronta ad approfittarne e vorrebbe chiedere Lemar in prestito con diritto di riscatto. Ma occhio all'Arsenal, che ha mostrato interesse per il francese.
Malagò: "Gravina conosce il mio pensiero. Se non si riuscisse a concludere non assegnerei lo scudetto"
Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha rilasciato ai microfoni di Alanews un'intervista per parlare della possibilità che possa riprendere il campionato e della linea presa da FIGC e Lega Serie A:
"Il calcio ha diritto e dovere di fare ciò che ritiene fare più giusto, per la Serie A è un diritto/dovere completare la stagione se lo ritiene opportuno. Poi, però, penso che sia altrettanto importante se non indispensabile una strategia diversa qualora questo non fosse possibile. Ma lo dico senza nessun tipo di polemica. Non interpreto le parole di Gravina, ho visto la sua intervista da Fazio. Quando ci siamo parlati gli ho detto che è al centro di una situazione non facile e lui conosce il mio pensiero. Penso di esser stato molto corretto nei suoi riguardi e per questo non ho altro da aggiungere".
In Italia, mentre scarseggiavano i test, sono stati fatti anche a calciatori asintomatici. E per ripartire con la Serie A ne serviranno migliaia.
"E' evidente che soprattutto nelle prossime settimane ci dovrà essere una situazione di disponibilità e offerta che al momento mi sembra non esserci. Ma io non so se tra 15 o 20 giorni il sistema Paese sarà in grado di farlo".
Sarebbe giusto non assegnare lo Scudetto?
"Questa è l'unica cosa che ho detto e mi sembra una cosa di buon senso. Ma l'ho detta non riferendomi alla Serie A, ma a tutti gli sport perché io devo rappresentare tutti. Ovviamente, solo nel caso in cui non si riuscisse a concludere la stagione. E' una mia opinione".
Mkhitaryan: “Mi sono trasferito allo Shakhtar per Mircea Lucescu"
Henrikh Mkhitaryan, ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito del suo trasferimento allo Shakhtar e alla sua opinione di Fonseca. Queste le sue parole:
"Mi sono trasferito allo Shakhtar per Mircea Lucescu. Grazie a lui ho giocato in Inghilterra, Italia e Germania. Ho imparato molto e sono grato per la possibilità che ho avuto. Con Lucescu ho fatto tante belle partite, ma la mia ultima con lo Shakhtar è la più memorabile. Paulo Fonseca? Ho visto il calcio che giocava allo Shakhtar quando lo allenava. Mi è piaciuto il suo stile del gioco, ha trovato un linguaggio comune con i giocatori. Paulo ha scovati giovani talenti e li ha fatti scoprire al mondo. Mi piace lavorare insieme a lui perché capisce bene il calcio. Ogni giorno imparo da lui".
Malagò: "Il calcio ha diritto e dovere di ricominciare da quello che ritiene più giusto"
Giovanni Malagò, presidente del Coni ha rilasciato un'intervista per la versione online del quotidiano il GAZZETTA.IT. Queste le sue parole:
"Il calcio ha diritto e dovere di ricominciare da quello che ritiene più giusto. Ma in questo caso mi sembra che si parli di Serie A. E' indispensabile prevedere un'alternativa se però non si dovesse riprendere. Lo dico senza polemica. Non mi permetto di interpretare le parole di Gravina, quando ci siamo parlati gli ho anche detto che ha delle responsabilità importanti in una situazione non facile. Conosce il mio pensiero e penso di essere stato molto corretto nei suoi riguardi quindi non ho altro da aggiungere".
Cosa pensa del fatto che siano stati fatti i tamponi ai calciatori e si progetta di farne a migliaia nonostante i test scarseggino?
"E' evidente che ci deve essere una situazione di offerta di tamponi che al momento non c'è. Non so se il paese in 15 o 20 giorni sarà in grado di garantirli".
Se la Serie A non ripartisse sarebbe giusto non assegnare lo scudetto?
"A mio parere sarebbe una scelta di buon senso. L'ho già detto riferendomi non solo alla Serie A ma a tutti gli sport. Solo una voce non ha compreso le mie parole. E' normale che se il campionato si finisce si assegna lo scudetto. Se, come in altri sport, non si finisse il campionato, penso sarebbe giusto non assegnare i titoli".