La Roma in cerca di un terzino destro. Piace Montiel del River Plate

La Roma, nonostante la stagione calcistica sia momentaneamente ferma a causa del Coronavirus, inizia a guardare al futuro ed a come intervenire per migliorare la rosa. Serve un terzino destro e, come riferisce Olè, la Roma lo avrebbe individuato in Gonzalo Montiel del River Plate. Il 23enne argentino, ma con passaporto anche spagnolo, oltre a giocare a destra può essere utilizzato anche come centrale o terzino sinistro ed ha una clausola rescissoria di 20 milioni (contratto in scadenza nel 2021).
La Roma finora ha solo svolto qualche sondaggio, ma deve guardarsi le spalle dalla concorrenza. Infatti Montiel piace anche ad Inter, Betis Siviglia, Crystal Palace e West Ham.


Uefa, rinviate a data da destinarsi le finali delle competizioni europee (foto)

La Uefa, come annunciato tramite il proprio profilo Twitter, ha ufficialmente rinviato le finali delle competizioni europee. Quindi le finali di Champions League maschile e femminile ed Europa League non si terranno più a maggio 2020.
Non sono state ancora rese note le nuove date, poichè è una situazione in divenire e ancora non si sa quando riprenderà il calcio giocato.

 


Cassetti: "Una fortuna giocare con Totti. Neanche io avrei mai voluto smettere, ma ad un certo punto devi farlo"

Marco Cassetti, ex giocatore della Roma dal 2006 al 2012, ha parlato ai microfoni di soccermagazine.it della sua carriera e di attualità:

Il goal nel derby è con ogni probabilità la rete alla quale sei maggiormente legato. Fu particolarmente significativa perché oltre a regalare la vittoria ai giallorossi fu segnata al 77′ da te che avevi la maglia n° 77. In quell’occasione ti fornì l’assist Vucinic, già tuo compagno al Lecce. Era una cosa che avevate già provato?
"No, mi sa che era il primo assist che mi fece. È nata così, un’azione un po’ particolare che si è chiusa col mio goal, nato dallo sfruttamento degli spazi. Ci siamo mossi molto bene su quella ripartenza".

Sei riuscito a dormire quella notte?
"No, assolutamente no. Si è festeggiato…"

Il Lecce tuo e di Vucinic ti ricorda un po’ quello attuale dal punto di vista dello slancio offensivo? Si può trovare qualche similitudine?
"Non credo, anche se è molto difficile perché comunque è cambiato tanto, però non penso che si possa paragonare il Lecce attuale al nostro. Senza nulla togliere a quello di adesso. Il Lecce che avevamo era una squadra di tanta qualità perché avevamo degli interpreti molto forti in tutti i ruoli e avevamo un allenatore che era proprio propenso solo alla fase offensiva e poco a quella difensiva. Forse per quello non avevamo quell’equilibrio e in partite in cui eravamo avanti di 3 goal abbiamo perso, come per esempio con l’Udinese in Coppa Italia che abbiamo perso 5-4 in casa. Partite anche abbastanza strane, pazze. Non mi sembra di poter paragonare, con tutto il rispetto che ho il Lecce di quest’anno, il nostro a questo. Il Lecce di quel tempo era molto più forte".

Rispetto ai tempi in cui tu giocavi, pensando anche all’avvento dei social, credi che il modo di vivere partite come il derby sia cambiato in peggio nel corso degli anni?
"Il tempo va avanti, il mondo si evolve. Non so se possa essere una cosa favorevole o uno svantaggio. Per come posso ragionare io, può essere vista come una cosa che ti porta via un po’ di concentrazione e di energia mentale. Tantissimi calciatori di adesso sono nati nel nuovo millennio e bisogna stare un po’ anche al passo coi tempi. Loro sono cresciuti con questa educazione, con questo modo di vivere e di conseguenza si sono adeguati anche loro, quindi non so se possa essere una cosa favorevole o no. Certo che adesso sei molto più in vista, poi ci sono giocatori che sono molto più attivi sui social e altri meno. Sei molto più nell’occhio del ciclone quando magari le cose non vanno bene, è un po’ un cane che si morde la coda. Bisogna stare attenti e usarli in modo intelligente, che è la cosa più importante".

Che cosa significa giocare con Francesco Totti?
"Avere la fortuna di giocare con uno dei giocatori più forti e simbolici del calcio italiano e a livello mondiale".

Visto che tempo fa sei stato anche impegnato con lui nel “Mondiale delle leggende”, sinceramente, rivedendolo da vicino e considerando la qualità media della Serie A, ritieni che fosse davvero arrivato il momento del ritiro o che avrebbe potuto continuare come desiderava?
"Se lui se la sentiva a livello fisico poteva continuare sicuramente, però sono discorsi e dinamiche particolari. Allora anche adesso potrebbe scendere in campo Baggio. È normale che lui ci tenesse a continuare perché comunque non è mai facile per un giocatore – in più così importante come è stato lui – riuscire a staccare questo cordone che è stata la tua vita fin da bambino e a ritrovarti da un giorno all’altro a non fare quello che ti è riuscito meglio. È molto complicata la cosa. Anche io quando ho smesso non avrei mai voluto smettere, però a un certo punto devi spegnere l’interruttore e ripartire".

Per un paio d’anni hai giocato anche in Inghilterra, nel Watford. Una volta Diamanti ci ha detto che il suo più grande rimpianto è stato lasciare il West Ham. Quante differenze noti con il calcio italiano considerando che in quello inglese anche le squadre più piccole riescono a far sentire importantissimi i propri giocatori?
"È un abisso. Un mondo completamente diverso. Il calcio inglese è un mondo dove c’è molta meno pressione rispetto all’Italia e quindi si vive anche la quotidianità dell’allenamento e della partita in modo più sereno. Questo secondo me, siccome è stata un’esperienza che ho provato sulla mia pelle, ti fa anche rendere di più. Sotto tanti aspetti, non solo quello agonistico. Anche sotto l’aspetto degli infortuni: ne hai di meno perché se sei stressato mentalmente di conseguenza anche il fisico, i muscoli sono più soggetti a stare lì in tensione e sono più facili da infortunare. Io di fatti sono andato lì a 35 anni e il primo anno ho fatto 42 presenze e non ho mai avuto un infortunio muscolare in un anno. Questo mi ha fatto capire tanto. Io ero in Championship, Serie B inglese, forse ancora più fisica rispetto alla Premier League, dove magari c’è molta più qualità e meno dinamismo. In 46 partite di campionato più i playoff qualche partita è saltata o per squalifica o magari per qualche botta, ma non per infortunio muscolari come lesioni o cose del genere".

Nel periodo d’oro della tua carriera vanti anche diverse apparizioni in Nazionale, sia nelle due gestioni di Lippi sia con Donadoni. C’è un pizzico di rimpianto per non aver partecipato ad una grande competizione, specie ai Mondiali del 2010 per i quali si stava facendo anche il tuo nome?
"Beh, sicuramente. A chi non sarebbe piaciuto partecipare? La prima volta sono andato in Nazionale con Lippi quando ero ancora a Lecce e stavo facendo bene, poi avevo fatto una tourneé in America l’anno precedente ai Mondiali, nel 2005, dove però mi ero presentato con un principio di pubalgia che mi frenava molto. Però, siccome era la mia prima convocazione non dissi nulla e andai senza nessun tipo di problema. Sicuramente non avevo fatto bene, ma è stato tutto corretto. Un po’ di rimpianto c’è solo perché non sono arrivato nelle migliore condizioni fisiche per potermi magari giocare le mie chance, però va bene così".

Con quale calciatore della Roma attuale ti sarebbe piaciuto poter giocare?
"Sostituire qualcuno della Roma di quel tempo mi è difficile, ma non per un fatto qualitativo, anche affettivo. Avevamo un gruppo veramente incredibile. Ce ne sarebbero, ma non dico nessuno".

Attualmente è in corso una polemica sull’assegnazione dello scudetto, con Juventus e Lazio in prima linea. Tu sei per i playoff o cercheresti un’altra soluzione?
"È un discorso molto complicato, perché comunque in 12 partite che mancano da qua alla fine della stagione regolare qualsiasi squadra potrebbe risalire. Ad esempio, in 12 partite la Roma avrebbe tutte le opportunità di scavalcare l’Atalanta che magari incapperebbe in un periodo negativo e la Roma arriverebbe tra le prime 4. Perché in questo momento la classifica dovrebbe finire così e la Roma non partecipare alla Champions? Io spero vivamente che questa situazione che stiamo vivendo si possa risolvere prima o poi nel migliore dei modi, chiedendo comunque un sacrificio a tutti, giocando magari una partita a breve distanza dall’altra per riuscire a finire e avere un esito un po’ più normale. Anche se non sarà sicuramente lo stesso ricominciare magari dopo due mesi e mezzo di inattività".


Smalling, si complica il riscatto

INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - Si complica il riscatto di Chris Smalling, difensore inglese arrivato in estate dal Manchester United.

Il centrale ha da subito convinto Paulo Fonseca, assicurandosi un posto da titolare in coppia con Mancini, altra new entry estiva delle retrovie giallorosse. La società, dunque, vorrebbe trattenere Smalling, ma il riscatto del prestito sembra una strada ardua da percorrere. I Red Devils, che detengono il cartellino del giocatore, restano inamovibili: l'offerta della Roma è troppo bassa per i 25 milioni richiesti dal club inglese. 

Il riscatto dello stopper inglese potrebbe dipendere dall'ingresso in Champions League dei giallorossi. La classifica al momento non sorride agli uomini di Fonseca: agganciare l'Atalanta - con gli scontri diretti in favore del club nerazzurro - sembra un'impresa difficile. Le sorti, al momento sospese, del campionato di Serie A, causa Covid-19, complicano ulteriormente la situazione giallorossa.

La nota positiva rimane la volontà del giocatore. Smalling, infatti, sembrerebbe favorevole a prolungare la sua esperienza nella Capitale. 


Roma e Italia: Nico va di corsa tra allenamenti e... playstation

GAZZETTA DELLO SPORT - Dieci giorni fa, a due mesi dal grave infortunio subito lo scorso gennaio, Nicolò Zaniolo avrebbe dovuto fare la seconda visita di controllo dal professor Mariani per iniziare la terza fase del programma di recupero, ma il coronavirus lo ha costretto a rimanere a casa. Il 22 giallorosso sta comunque continuando a lavorare per tornare al più presto in campo, carico più che mai dopo la notizia dell'Europeo posticipato al 2021, svolgendo ogni pomeriggio per 2 ore di fila posture ed esercizi, collegato anche in video con i preparatori e i fisioterapisti della Roma, e seguendo un'alimentazione specifica.

Il resto della giornata la trascorre tra serie tv e Netflix, con un occhio  a Celebrity Hunted per ammirare le avventure di Francesco Totti. E poi non poteva mancare la PlayStation, con le partite online diventate epiche con Luca Ranieri, difensore della Fiorentina e amico d’infanzia.


Mancini: «Importante recuperare un giocatore dalle caratteristiche uniche come Zaniolo»

GASPORT - Ogni sera tutti gli Italiani si ritrovano sui balconi uniti a cantare l'Inno di Mameli e sventolare le bandiere tricolore, come si fa quando la Nazionale vince una manifestazione importante: un modo per alleggerire per un attimo questo periodo così difficile per l'emergenza coronavirus. A causa proprio della pandemia Covid-19 sono stati posticipati al 2021 anche gli Europei di calcioche si sarebbero dovuti disputare il prossimo 12 giugno. Di questo e della situazione che sta vivendo il nostro Paese ne ha parlato il c.t. della Nazionale italiana Roberto Mancini in un'intervista rilasciata alla rosea. Queste le sue dichiarazioni:

Mancini, le piace l’Italia dei balconi?
«Moltissimo. E’ l’Italia più autentica. Ci rappresenta. Siamo noi che diamo il meglio nelle difficoltà, quando ci stringiamo, ci aiutiamo e mettiamo in campo tutta la nostra umanità. Questa gente, dopo tanto dolore e tanta paura, avrebbe meritato la gioia di un Europeo per distrarsi e ripartire».

(...)

Avesse la possibilità di trasferirsi con i suoi cari in una zona più sicura, magari all’estero, lo farebbe? Tanti stanno volando via.
«Non ci penso neanche a lasciare l’Italia, perché io mi sento sicuro qui e ho piena fiducia nei nostri medici che stanno facendo un lavoro eroico. Voglio sentirmi vicino a chi è in difficoltà. E lo dico da semplice cittadino, non perché ho un ruolo istituzionale e rappresento l’Italia».

L’Italia tornerà a settembre, dopo quasi un anno. Ha paura di perdere il bel gioco delle ultime partite, che era diventato istintivo, naturale? O giocare bene è come andare in bici e non si dimentica?
«Probabilmente saremo un po’ arrugginiti, ma basterà oliare un po’ la catena e pedaleremo come prima...»

Come si tiene connessa la squadra da lontano? Con il telefono?
«Nelle settimane scorse ho chiamato qualche giocatore, specie quelli infortunati e in dubbio. Ho lavorato sulle amichevoli con Inghilterra e Germania e ho cominciato a impostare l’Europeo. E’ stato cancellato tutto. Confesso che la botta della delusione l’ho sentita. Mi sono fermato».

Come passa queste giornate particolari in casa?
«Come tanti, credo. Ogni giorno faccio un po’ di sport sul terrazzo. Leggo, mi tengo informato alla televisione. Dopo cena le ore si fanno un po’ più lungo. L’altra sera ho visto Don Matteo ... Ma io penso sempre positivo. Sono convinto che a maggio il campionato ripartirà, recupereremo la nostra normalità e io potrò incontrare negli stadi tutti i miei giocatori e riunire in qualche modo la Nazionale».

Sarebbe un campionato credibile con partite compresse e con le alte temperature di giugno e luglio? Non si alterano i valori in campo?
«Dopo quello che è successo, i giocatori avranno così voglia di giocare che l’entusiasmo compenserà la stanchezza. Sono convinto che torneremo a divertirci».

(...)

Taglio degli stipendi: l’intesa tra club e giocatori potrebbe non essere semplice.
«Inutile prendere decisioni ora. Aspettiamo. L’ho detto, io penso positivo, sono sicuro che il campionato ripartirà e verrà completato. Allora, se si giocheranno tutte le partite, il problema avrà meno peso. I calciatori hanno comunque il senso di responsabilità per rispondere nel modo giusto alle eventuali esigenze».

Dire che la Nazionale tra un anno potrebbe essere più forte e quindi ci guadagna suona sgradevole. Però…
«Ci abbiamo perso tutti, partiamo da questo. Poi è chiaro che il recupero di un giocatore dalle caratteristiche uniche come Zaniolo è importante e che i tanti giovani che abbiamo, tra un anno, saranno cresciuti in esperienza».

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Anche l’emergenza terzini può trovare rimedi: Masina, Florenzi più titolare…
«Masina lo conosciamo bene, ma era sparito dai radar dopo il passaggio al Watford. Negli ultimi 2-3 mesi è stato sempre tra i migliori. Luca Pellegrini è già stato con noi e può crescere ancora. Bello se Emerson Palmieri, che ha giocato poco nel Chelsea, venisse in Italia… ».

A destra, s’intravedono meno alternative.
«I nomi, al momento, sono i soliti: Florenzi, Di Lorenzo, D’Ambrosio, Piccini, De Sciglio… Tutti affidabili».

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Se immagina il ritorno in campo della Nazionale, cosa le viene in mente?
«L’inno nazionale e io che lo ascolto in piedi davanti alla panchina. Dopo quello che stiamo passando, sarà un’emozione splendida, fortissima. La sto già aspettando».

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Allenamenti impossibili ma le società litigano. Il Napoli: «Noi in campo»

IL MESSAGGERO - Se nei video call di questi giorni tutti i presidenti sono d'accordo sul taglio degli stipendi dei giocatori, lo scontro più acceso rimane quello sugli allenamenti. La grande paura che attanaglia il calcio è che senza  finire il campionato il sistema, attaccato ai diritti tv, perderebbe anche l'ultima tranche di 340 milioni di euro. Ci sono dunque club come il Napoli, la Lazio e il Cagliari che hanno già fissato la ripresa delle sedute di allenamento rispettivamente per il 25, 26 e 31 marzo (anche se i biancocelesti potrebbero decidere di slittare ulteriormente al 3 aprile come da Dpcm). «Tornare ad allenarsi è un segnale anche per il Paese. Dobbiamo dare qualcosa di positivo. E poi gli atleti sono controllati» è pressapoco il pensiero circolato nei video-call. Altri club invece, come la Juventus, sono contrari al ritorno immediato in campo.


Calcio sconfitto in borsa ma fiducia sul dopo virus

IL SOLE 24 ORE - Dal 24 febbraio, giorno del debutto in Borsa del Covid 19, i valori si sono più che dimezzati, ma allo stesso tempo potrebbero aver creato opportunità di investimento quando uno tra i giochi più belli al mondo si metterà alle spalle questa tremenda esperienza che ha coinvolto tutti. Tifosi e non. Per quanto riguarda la Roma gli azionisti Pallotta e UniCredit vorrebbero vendere, Friedkin comprare. Il magnate texano sta però temporeggiando perché il valore del club potrebbe essere diverso dopo lo stop del campionato italiano. Tuttavia la Roma ha sicuramente un brand riconosciuto a livello globale. Il nuovo acquirente, inoltre, dovrà affrontare anche la questione dello stadio di proprietà che potrebbe adesso essere molto più facile da ottenere, perché la città ha bisogno di investimenti e di ripartire.

«Se la sospensione dei campionati di calcio è temporanea e si riescono ad assegnare scudetto e posti per le coppe della stagione 2020-2021, allora le principali società calcistiche quotate sono molto sottovalutate e converrebbe investire (con le dovute cautele) - spiega Nicolò Nunziata, macro strategist di Marzotto Sim -  Se i campionati vengono interrotti, con perdite per le società e cause legali con sponsor e pay-tv, allora il calo delle società quotate sarebbe giustificato e bisognerebbe rivalutare un po’ il tutto».


Exploit Faraoni: Napoli e Roma ora ci pensano

GAZZETTA DELLO SPORT - Corre, difende, attacca, segna: Davide Faraoni ha toccato il vertice del rendimento in Serie A in questa stagione. Certamente il terzino del Verona, che non è stato mai risparmiato dal tecnico Juric, tranne che nella partita con la Sampdoria per un problema alla caviglia, non è passato inosservato ai club italiani tra cui Napoli e Roma che lo seguono da tempo. Un profilo interessante anche per la sua polivalenza, visto che in B, con Grosso, lo si è visto incidere anche come mediano. Il suo cartellino è valutato 8-10 milioni, ma l'Hellas se lo vuole tenere stretto.


Il monito di Gravina. Lettera alle Leghe in cerca di unità di fronte al governo

CORRIERE DELLA SERA - Tra giovedì e venerdì prossimo toccherà al Coni, e alle singole federazioni, quindi per il calcio alla Figc, sedersi al tavolo con la politica a cui saranno presentate tutte le proposte per affrontare le ricadute gravi dell’emergenza, sia economiche sia organizzative. Il presidente Gravina ha già inviato una lettera alle Leghe e ai presidenti delle componenti, quindi a Tommasi (Calciatori), Ulivieri (Allenatori) e Nicchi (Aia), invitandoli a non procedere in ordine sparso, ma con una certa unione di intenti.

Il presidente della Serie B ha già formulato la propria richiesta poco gradita da Gravina, ovvero la pretesa di risorse di cui la Federazione ha smentito l’esistenza. Il presidente Dal Pino invece presenterà entro domani la relazione della sua Lega, preparata insieme ai club con l’aiuto di Deloitte, assicurando collaborazione e senso di responsabilità.


Lotito-De Laurentiis contro tutti

GAZZETTA DELLO SPORT - La decisione di Aurelio De Laurentiis e Claudio Lotito, presidenti di Napoli e Lazio, di far riprendere gli allenamenti rispettivamente il 25 e il 26 marzo, cozza chiaramente con quanto indicato dai medici sportivi e dall'associazione calciatori, che tendono a preservare la salute dei tesserati e delle rispettive famiglie. La data fissata da entrambi i club e comunicata attraverso i propri social network rimane indicativa perché se il quadro sanitario del nostro Paese dovesse peggiorare De Laurentiis e Lotito si allineerebbero con le altre squadre di Serie A, facendo slittare il ritorno in campo dei propri giocatori al 4 aprile.

«Lo sport può passare in seconda linea, non è un aspetto prioritario, bisogna chiudere tutto» è quanto ribadito da Luigi Umberto Petrella, sindaco di Castel Volturno, comune della provincia di Caserta dove sorge il centro sportivo del Napoli.


La Roma pensa al futuro

IL TEMPO - BIAFORA -La Roma aspetta Friedkin e lo stadio. Il mese di marzo secondo le attese doveva essere quello della svolta su due fronti più che fondamentali per il club giallorosso, che sul campo avrebbe cercato di riacciuffare il quarto posto ,con l'ostacolo Siviglia da affrontare in Europa League. L'emergenza coronavirus ha però fermato l'Italia e il mondo intero , bloccando tutte le competizioni e stoppando sul più bello la trattativa per il passaggio di proprietà dalle mani del gruppo di azionisti guidato da Pallotta a quello di Friedkin, numero uno dell omonimo gruppo che fa base a Houston. I due imprenditori dalla fine della scorsa estate avevano iniziato i colloqui per l'affare e, nonostante ci sia un momento di impasse, entrambi gli schieramenti sono convinti che una volta chiariti e approfonditi al meglio i danni che subirà il calcio il «deal» potrà essere portato a termine. Nelle ultime due settimane è sorto un po' di nervosismo ed ognuno cerca di tirare acqua al proprio mulino addossando la colpa dei ritardi per la firma dalla controparte. Pallotta, che a fine febbraio aveva già versato 89,1 milioni dei 150 totali dell'aumento di capitale, a più riprese ha fatto capire alla dirigenza di Trigoria di essere disposto ad andare avanti nella gestione, ma quel che è certo è che i suoi soci sono sempre intenzionati ad uscire dal progetto Roma. Dall'altra parte Friedkin sta avendo come tanti imprenditori del settore automobilistico un calo dei ricavi, ma il texano può vantare alle sue spalle un consorzio con investimenti diversificati, un fattore che permette una ripartenza post-crisi più rapida. Nella settimana che si appresta ad iniziare è stata fissata una videoconferenza per fare il punto della situazione.

Più serene le aspettative sul futuro stadio di Tor di Valle, ma ovviamente ci saranno degli inevitabili ritardi dato l'attuale momento critico. La delegazione guidata da Baldissoni ha raggiunto un accordo con il Comune sulla convenzione urbanistica e i tecnici sono alle prese con la scrittura del testo, che in teoria doveva essere pronto entro marzo. Spettatore più che interessato è Vitek, che aspetta l'asseverazione relativa ad Eurnova per far uscire completamente di scena Parnasi. L'immobiliarista ceco non è però interessato a farsi carico della costruzione dell'impianto vero e proprio e dell'area commerciale: l'opzione più concreta è che la Roma acquisti questa fetta del progetto, lasciando a Vitek il compito di occuparsi del business park.