Dzeko volta pagina: "Non dobbiamo piangerci addosso"

IL TEMPO - ZOTTI - Imparare dagli errori commessi per preparare al meglio il big match contro la Juventus. Ieri a Firenze Fonseca e Dzeko hanno rappresentato la Roma al Pitti Uomo, rassegna d'alta moda maschile che si sta svolgendo in questi giorni.

Il bomber bosniaco ha tirato fuori la grinta, ammettendo le colpe della squadra ma lasciandosi alle spalle i rimpianti: "Con il Torino non siamo stati al nostro livello - le sue parole a Sky - e siamo tristi, ma non dobbiamo piangere. Adesso abbiamo una grande partita contro i Campioni d'Italia”. Se dovesse andare in gol contro i bianconeri, per il bosniaco sarebbe la rete numero 98 con la Roma, Edin però pensa solo a vincere: "Ora abbiamo più bisogno di punti che di un gol di Dzeko".

Anche il tecnico è tornato a parlare della sconfitta subita contro i granata: "Dobbiamo capire che non abbiamo giocato una brutta partita, abbiamo fatto bene molte cose ma abbiamo commesso anche errori. Stiamo lavorando per migliorare".


Pellegrini: "Essere romani nella Roma è una responsabilità importante"

Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma, ha rilasciato un' intervista a Walter Veltroni pubblicata sull'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. Questo uno stralcio delle risposte delle sue parole:

Si ricorda la prima volta che è andato allo stadio?
«Sì, fu in curva, con papà. La prima volta che andammo lui rimase sbalordito. Avrò avuto cinque anni, non di più. Mi ha raccontato che, diversamente dagli altri bambini, io mi misi seduto serio e composto e seguii tutta la partita senza dire mai una parola. Ero teso, concentrato. D’altra parte il calcio riempiva ogni momento della mia giornata. Facevo la collezione delle figurine Panini con grande dedizione. Le prime immagini che cercavo erano quelle della Roma. Anzi, la prima in assoluto, nella mia lista dei desideri, era quella di Francesco Totti. Facevo spendere un sacco di soldi ai miei per l’acquisto delle bustine finché non la trovavo. E non ci sono riuscito sempre».

Come seppe di avercela fatta?
«Mi ricordo quando arrivò a casa la lettera che diceva che la Roma mi avrebbe preso. Per due o tre giorni non feci altro che guardarla e riguardarla, non mi sembrava vera. Può immaginarsi che cosa possa significare, per un bambino di nove anni malato di calcio, sapere che la tua squadra del cuore ti prende nel suo seno. Ero rapito da quel sogno che si realizzava».

La prima volta in sede come fu?
«Mi portarono i miei, ovviamente. Dovevo firmare una carta, non un contratto. E firmai, con la mia calligrafia incerta di bambino. Avevo meno di dieci anni di vita. Fu lì che incontrai Bruno Conti, persona straordinaria, alla quale sono sempre restato legato. Da allora, fino a che non ho preso la patente, mio padre e mia madre mi hanno sempre accompagnato all’allenamento. Restavano in macchina ad aspettarmi, oppure prendevano un caffè con gli altri genitori. Noi ragazzini qui a Trigoria entravamo dal “terzo cancello”, quello delle giovanili. Non avrei mai immaginato, allora, di varcare il primo, quello grande, della prima squadra. Ci penso ogni mattina, ora, quando entro con la macchina. E ripenso sempre alla fatica e al sacrificio dei miei».

Totti era il suo idolo, ricorda quando lo ha incontrato la prima volta?
«La prima volta che ci ho parlato è quando, con la Primavera, ci allenavamo con la prima squadra. Ma prima, quando lo incrociavo da ragazzino, ci parlavo tantissimo, dentro di me. Ma lui non lo sapeva. Era un dialogo a senso unico».

Ebbe una malattia seria.
«Sì, era la conseguenza infettiva di una mononucleosi che avevo contratto nello spogliatoio. Malattia asintomatica che però produsse una serie di anomalie temporanee nel funzionamento del cuore. Degli scompensi, che il mio cuore compensava accelerando i battiti. Una persona normale può avere aritmie nella misura di quattro o cinquecento. Io, lo disse l’Holter, ne avevo ventimila. Ogni piccolo sforzo mi produceva un affanno terribile. Decisero un piccolo stop: la diagnosi era di sei mesi. Ma io ero talmente entrato in sintonia col mio corpo che ogni sera mi mettevo la mano sul cuore e misuravo la frequenza dei battiti irregolari. Riconoscevo le aritmie e ne contavo la frequenza. Mettevo il cronometro sul cellulare e, con la mano sul petto, cercavo di capire se andasse meglio. Avevo fretta di guarire. Dopo quattro mesi mi accorsi che le aritmie, prima diminuite, erano sparite. Chiamai i miei genitori e facemmo un controllo. L’esito fu positivo. E fu meraviglioso. Rientrai in campo dopo poco ma, alla prima partita, dovetti uscire per una frattura del quinto metatarso. Fermo altri venti giorni. Che mi sembrarono un’eternità, dopo i quattro mesi con la mano sul cuore».

Ebbe paura, in quei giorni?
«No, non ho mai avuto paura che il mio sogno finisse. Sono caratterialmente fatto così. Penso che ci sia un significato nelle cose che mi accadono. Per questo non ho mai mollato. Mi ripetevo che mi stavo solo riposando, per tornare più forte, con più voglia. E alla fine è stato così».

Cosa significa essere romani nella Roma?
«E’ una responsabilità importante. Ti senti in dovere di fare felice la tua gente. So quanto conti da come il calcio è vissuto dalla tua famiglia. Lo so da mio padre. Per fortuna per papà conto più io. Almeno un po’ di più della Roma…».

Che tipo di responsabilità è?
«Quella che sento tanto è trasmettere ai miei compagni cosa vuol dire stare qui. Nulla mi fa più male della superficialità o del menefreghismo. Per fortuna nella mia squadra questi atteggiamenti non esistono. Tutti sanno quanto sia importante stare qui. E mettercela tutta. Si può vincere o perdere,ma devi uscire dal campo senza rimpianti».

Perché è così difficile vincere a Roma?
«Vincere è difficile dappertutto. L’unica cosa che si può fare per vincere è lavorare, essere seri, professionali e creare un clima tanto forte e positivo qui dentro, tra noi, da resistere alle pressioni esterne. La Roma oggi sta crescendo anche in questo, si sono fatti passi in avanti importanti. Non so se vinceremo o no, ma oggi c’è un clima nuovo. Ripeto: per vincere bisogna solo lavorare. Sono convinto che un giocatore la domenica si esprima al livello che ha tenuto la settimana durante gli allenamenti».

Fonseca ha aiutato questo clima?
«Quest’anno abbiamo trovato un allenatore che, secondo me, è tra i cinque migliori al mondo. Non solo dal punto di vista tecnico, anche per il carattere, per la positività che porta nel collettivo. Lui e il suo staff si prendono cura della squadra da tutti i punti di vista e fanno capire che qui non si scherza. Un gruppo così qui non c’è mai stato. Siamo amici, compatti, ci aiutiamo l’uno con l’altro. So che ci si attendono vittorie, da noi. Sono convinto che, continuando così, potremo toglierci molte soddisfazioni».

Quest’anno la Champions è un obiettivo realizzabile?
«E’ il nostro obiettivo. Questo è stato un anno di grandi cambiamenti. Stiamo migliorando. Non dobbiamo porci dei limiti perché non ne abbiamo. La Champions è raggiungibile, se continuiamo così».

Un altro modo per arrivarci è vincere l’Europa League…
«E’ un altro obiettivo che abbiamo sviluppato in questi mesi. Non si deve sottovalutarlo, la società ci ha chiesto di prenderla seriamente. Nel girone potevamo fare meglio. Dovevamo passare per primi. Vuol dire che quello che abbiamo sbagliato al primo turno non dobbiamo sbagliarlo ora».

Si sente più mezzala o regista?
«Forse più mezzala. Il regista ha più compiti e responsabilità tattiche. A me piace vagare per il campo, toccare la palla tante volte, essere sempre nel vivo del gioco. Toccando tante volte il pallone prendi confidenza, ti senti più sicuro. Fonseca mi lascia libero. Mi chiede di cercare lo spazio, di non frenarmi. Mi dice sempre: “ Dove è lo spazio, tu vai”».

Fare un assist è come fare un gol? Lei ne fa molti e belli.
«Ora è più semplice. I miei compagni hanno imparato a conoscermi: quando io ho il pallone “vanno” tutti, nessuno viene più incontro alla palla. Sono anche schemi studiati in allenamento. Molti mi prendono in giro ma per me fare un assist è come fare un gol. Ti arriva la palla, vedi uno spazio, una linea di passaggio e vai, secondo l’istinto… Sono frazioni di secondo. Istanti in cui devi decidere. E per me un vero campione è quello che prende le decisioni e che sa rischiare anche le giocate difficili. De Bruyne è così, non sbaglia mai una decisione. Se lui forza una giocata è perché è possibile».

Cosa ha imparato da Totti?
«Tanto. Quando era in campo non si poteva non rubare con gli occhi da lui. E’ uno di quei giocatori che, da solo, vale il prezzo del biglietto. Dopo mi ha aiutato a capire tante cose qui dentro, ad avere gli atteggiamenti giusti. La sua esperienza calcistica e umana mi è stata molto utile. Mi ha confortato nei momenti difficili. A ventuno anni essere accolto da Totti mi è sembrato un film. Non entro nelle vicende specifiche ma, a livello umano, mi dispiace tantissimo venire qui e non vederlo tutte le mattine, come succedeva prima. E lo stesso vale per Daniele».

Sarà un giorno capitano della Roma?
«E’ una cosa molto importante, significa trasmettere agli altri cosa significa giocare a Roma, nella Roma. Ora c’è Florenzi e nessuno sa farlo meglio di lui. Sa trasmettere il senso di questa identità e sa capire e tirare fuori dai compagni di squadra il meglio. Se questa squadra ora è in ripresa molto è merito suo, di Dzeko, di Kolarov e di tanti altri».

Resterà a vita nella Roma?
«Io cerco sempre di essere sincero, tanto le parole vengono sempre giudicate, almeno si giudica il mio pensiero autentico. Che si possa paragonare la mia carriera futura a quella di Francesco o Daniele è per me solo un onore. In questo momento vorrei stare qui sempre ma certamente questa deve essere anche l’intenzione della società. Io sono un ragazzo molto ambizioso, che pretende molto da se stesso e dagli altri. Per me sarebbe perfetto restare qui per sempre. Sono orgoglioso della Roma, non lo dico formalmente, e penso che la società possa crescere ancora. Qualcuno dice che vincere uno scudetto a Roma è come vincerne dieci. Io voglio vincerne dieci, non uno. Dieci che valgono dieci».

Come vivete il cambio di proprietà in corso?
«Noi sappiamo quello che leggiamo. Le nostre realtà sono lo spogliatoio, il campo, tutti i giorni. E in queste dimensioni sentiamo sempre la società presente. Il resto è un altro livello, che non dipende da noi. Restiamo in attesa, sapendo che, se anche le cose cambiano, la Roma resta la Roma».


La Lega si affida a Del Pino con l'ok delle romane

IL TEMPO - CICCIARELLI - La Lega Serie A esce dall’impasse ed elegge il nuovo presidente: è Paolo Dal Pino l'uomo designato dalla Confindustria del pallone per superare le divisioni tra i club, ribadite ancora una volta nell'assemblea di ieri. Il manager è stato eletto con 12 voti: uno in più del necessario, ma la maggioranza esigua fotografa bene lo scenario in cui il successore di Gaetano Micciché - e dei commissari Mario Cicala e Giancarlo Abete - dovrà lavorare nei prossimi mesi. Lo scrutinio premia la linea del presidente della Lazio Claudio Lotito, nonostante il nome di Dal Pino fosse stato proposto dal presidente del Milan Paolo Scaroni e dal Ceo della Roma Guido Fienga nell'assemblea del 16 dicembre, quando aveva raccolto 13 preferenze contro le 14 necessarie. Dall'altra parte il presidente del Torino Urbano Cairo ha rilanciato la candidatura di Micciché, sostenuta anche da Inter e Juventus, che ha raccolto 7 voti malgrado l’ex numero uno avesse ribadito la sua indisponibilità. «E stata un’elezione improvvisata, abbiamo contestato il metodo - ha spiegato l'ad dell’Inter Beppe Marotta all'uscita dall'assemblea - e non la persona, ma ci sembrava giusto confrontarci sul suo programma». Milanese, classe 1962, Dal Pino è un affermato manager del settore telecomunicazioni. Ha iniziato la sua carriera in Fininvest nel 1986 proseguendo poi in Mondadori, Gruppo L'Espresso, Telecom, Seat-Pagine Gialle, Pirelli e Wind.


Under fa gola al Milan. I giallorossi lo valutano 50 milioni

Cengiz Under, attaccante gillorosso pare essere la soluzione ideale per il Milan. I rossoneri, dopo aver messo sotto contratto Ibrahimovic, potrebbero continuare a fare operazioni nel mercato invernale. L'intenzione del club milanese è di rinforzare la corsia destra dove il nome caldo, al momento, è Matteo Politano dell'Inter. I contatti con i capitolini ancora non sono partiti. La Roma che valuta l'esterno turco 50 milioni.


Allenamento Roma, lunga parte atletica e tattica. Zaniolo è tornato in gruppo

La Roma è tornata in campo per prepararsi alla prossima sfida di campionato contro la Juventus. La squadra ha cominciato la sessione in palestra per l'attivazione muscolare. Poi riscaldamento sul terreno di gioco con i giri di campo, seguita da scatti e cambi di direzione. In chiusura lavoro sulla tattica.
Zaniolo e Fazio si sono allenati regolarmente in gruppo, con Antonucci che ha lavorato a parte per una contusione alla caviglia rimediata nella seduta di ieri. Continuano il recupero Kluivert, Mkhitaryan, Pastore, Santon e Zappacosta. Ancora assente Spinazzola per sindrome influenzale.


Matuidi: "La Roma è una grande squadra, sarà una partita molto difficile"

Blaise Matuidi, centrocampista della Juventus, ha parlato ai microfoni di Sky Sport in vista del match di domenica contro la Roma:

"Sarà una partita molto difficile, perché la Roma è una grande squadra con un gioco molto offensivo come noi. Loro giocheranno in casa, con i tifosi che saranno dalla loro parte. Dobbiamo essere pronti a fare una grande partita. Le scelte le farà il mister, siamo in tanti a parlare francese in mezzo al campo. Ci sono giocatori di grande qualità e dobbiamo essere pronti a fare una bella partita. Vogliamo crescere e fare sempre di più".


Cabrini: "La Roma ha una mentalità vincente. Zaniolo e Pellegrini possono crescere ancora"

Antonio Cabrini, ex difensore della Juventus e della nazionale, ha parlato ai microfoni di Tele Radio Stereo del campionato italiano e della sfida tra la Roma ed i bianconeri:

Che campionato è?
Sicuramente è un campionato un po’ più tirato rispetto a quelli delle ultime stagioni. Ovvio che la squadra da battere è sempre la Juventus che è quella che ha vinto di più negli ultimi anni. Mi fa piacere che ci sia una squadra come l’Inter sempre lì a combattere con i bianconeri, ma ci sono anche altre squadre che stanno facendo bene e se la possono giocare. Bisognerò vedere ora il girone di ritorno, che sarà molto impegnativo”.

Inter e Juve appaiate: merito dell’Inter o colpa della Juventus?
Per il 70% è merito dei nerazzurri e di Conte e 30% demerito della Juventus. Chi conosce Conte sa che se ha gli elementi giusti è il dodicesimo uomo in campo”.

Qual è la cosa che le piace di più della Roma di Fonseca?
Il modo di gestire la squadra e l’ambiente. Ho letto le interviste fatte dopo la sconfitta con il Torino, Dzeko ha detto che bisogna subito cambiare pagina e pensare alla Juventus. Questa è una mentalità di squadra che, nonostante i risultati a volte poco favorevoli, porta a dare il massimo e a pensare sempre al giorno successivo. E’ una mentalità vincente”.

Zaniolo e Pellegrini?
Sono due ragazzi che fanno ormai parte della Nazionale, hanno la possibilità di crescere ancora tantissimo perché sono giovanissimi e hanno quindi davanti a loro un’autostrada, ma dipende soltanto da loro. Il loro futuro è nelle mani di questi due ragazzi. Spero che non si adagino perché sono alla Roma, devono avere una mentalità da professionisti”.

Florenzi terzino?
Florenzi è un calciatore che ha messo in atto la capacità di interpretare diversi ruoli. E’ un giocatore eclettico ed è un atleta che ha un ruolo importante all’interno del gruppo. E’ chiaro che non è un terzino di fascia ma si è adattato bene a questo ruolo quindi tanto di cappello, riuscire a fare sia la fase difensiva e significa che fa bene il suo lavoro”.

Qual è il terzino che le piace di più?
In Italia ce ne sono diversi, la problematica del calcio italiano è che il terzino non è capace di fare entrambe la fasi. Questo non è dovuto alla mancanza di apprendimento ma è perché per una decina di anni è stato abbandonato il gioco sulle fasce laterali e ha comportato la diminuzione di giocatori esterni che sanno fare entrambe le cose. Ora ci si inventa questo ruolo”.


Allenamento Juventus, tattica e partitella in vista della Roma. Personalizzato per Higuain

La Juventus, prossima avversaria della Roma in campionato, si è allenata in vista del match di domenica che si giocherà all'Olimpico. Questo il resoconto della seduta pubblicato sul sito juventus.com:

"Domenica alle 20:45 la Juve farà visita alla Roma. Il gruppo ha lavorato stamattina al JTC proseguendo nella preparazione della sfida dell'Olimpico contro i giallorossi.
Nella seduta di oggi, dopo la parte atletica, focus sulla tattica, con partitella finale. Ha svolto attività personalizzata Gonzalo Higuain, in seguito a un leggero affaticamento alla coscia sinistra.
Domani i bianconeri si alleneranno 
al mattino".


La Roma punta Alderete per la difesa

Il calcio mercato invernale è ormai nel vivo, con la Roma che cerca dei rinforzi per la propria rosa. Per la difesa, come riferisce tuttomercatoweb.com, piace Omar Alderete. Il centale paraguaiano classe '96, che all'occorrenza può giocare come terzino sinistro, è sotto contratto con il Basilea con cui ha collezionato 28 presenze in stagione tra campionato e coppe con due reti all'attivo (una in campionato ed una nei preliminari di Champions League). Alto 188 cm, fa del fisico la sua principale caratteristica.


Roma-Juventus sarà arbitrata da Guida

Sono state rese note le designazioni arbitrali per la prossima giornata di campionato.
Roma-Juventus sarà arbitrata da Guida, coadiuvato dagli assistenti Meli e Fiorito. Quarto ufficiale Giacomelli, mentre al VAR ed all'AVAR vi saranno rispettivamente Mazzoleni e Paganessi.


Il Galatasaray non demorde e prepara una nuova offerta per Cetin

Arrivato a Roma in estate, Mert Cetin ha fatto vedere grande personalità e buone doti nelle sue (finora) quattro presenze. Un bottino non molto ricco ma che ha fatto uscire allo scoperte vari estimatori del difensore. Uno di questi estimatori, come riporta il sito Takvim, è il Galatasary che ha mostrato interesse nel giocatore. Il club turco, per Cetin, ha già presentato un'offerta di presito per sei mesi respinta dalla Roma. Ma i dirigenti turchi non demordono ed è pronta una nuova offerta di prestito per 18 mesi a 850 mila euro. Ma la risposta della Roma dovrebbe essere un altro "no", poichè Cetin ha scavalcato Juan Jesus nelle gerarchie di Fonseca; con il brasiliano che sembra destinato ad una partenza.


Cristante: "Contentissimo per il rinnovo. Alla Roma voglio crescere e vincere"

Dopo aver rinnovato con la Roma fino al 2024, Bryan Cristante ha parlato ai microfoni di Roma TV durante il Match Program Preview:

 

Abbiamo una bellissima notizia, da condividere con i tifosi…
Sì vero, una grandissima notizia. Mi piace qui, mi piace la squadra, abbiamo un progetto che stiamo sviluppando e porterà a grandi risultati”.

 

Lei crede nel progetto Roma, ma la Roma crede nel progetto Bryan Cristante…
È un grande segnale di fiducia nei miei confronti di cui sono contentissimo. Voglio crescere ancora, voglio vincere qualcosa. Ci sono delle ottime basi e una grande idea per il futuro”.

 

Qualche giorno fa c’è stato anche il rinnovo del contratto di Kolarov, a conferma di un progetto a lunga scadenza che cresce anno dopo anno…
Il progetto parte da quest’anno, sicuramente bisogna essere competitivi da subito e raggiungere i nostri obiettivi. In un anno non si può vincere lo scudetto, ma è un progetto ottimo, strutturato, con delle grandi idee… che deve portare a qualche titolo”.

 

Da qualche giorno è tornato ad allenarsi con il gruppo, come va?
Sì, martedì sono tornato ad allenarmi con il gruppo, sto bene e sono contento: con i dottori e i fisioterapisti abbiamo fatto un gran lavoro. Sono rientrato sentendomi subito bene ed era la cosa più importante”.

 

In questi mesi di assenza quanto ha visto crescere la squadra?
Quando sei lontano dai campi ci fai anche più caso, guardi le partite con un occhio diverso. Devo dire che abbiamo fatto un grosso passo in avanti sotto tutti i punti di vista, difensivi e offensivi. Si tratta solo di continuare su questa squadra, di continuare a seguire il mister e di fare ogni partita al meglio”.

 

A proposito del mister, qual è il suo rapporto con Fonseca? Si aspettava un impatto così positivo a pochi mesi dal suo arrivo?
Come abbiamo detto da subito si è subito visto che il mister aveva idee nuove e soprattutto tanta voglia. Ha un calcio innovativo, moderno. Lo sta trasferendo a noi nel miglior modo possibile.  Stiamo crescendo come squadra e singoli, dobbiamo semplicemente continuare a lavorare così. Sa anche strigliarci nei momenti giusti per farci rendere al meglio”.

 

Nella prima gara del 2020 è arrivata una sconfitta con il Torino, una serata storta, che come ha detto il mister non è arrivata a causa di un atteggiamento sbagliato della squadra…
Sì nel calcio capitano le serate storte e l’altra sera è stata una di queste. Abbiamo giocato bene, creato tanto, ma capita, gli episodi nel calcio fanno la differenza. Quando ti capitano episodi avversi poi diventa difficile rovesciare le partite. L’importante è che siamo entrati in campo con la mentalità giusta”.

 

In questa stagione le sconfitte rispetto allo scorso anno sono sembrate più che altro incidenti di percorso che non possono rovinare una strada intrapresa.
Certo, una partita non può rovinare tutto, è meglio vincere sempre però in un campionato come la Serie A capitano questo genere di partite. Bisogna rialzarsi subito e pensare alla prossima”.

 

E gli obiettivi di questa stagione sono tutti alla portata…
Siamo ancora in corsa su tutto. Il nostro obiettivo di quest’anno è arrivare tra le prime 4 in campionato, possibilmente arrivare in finale di Coppa Italia e di fare un bel percorso in Europa League. Abbiamo una squadra competitiva, con tanti giocatori forti, un grande mister e ci aspetta solo una grande seconda parte di stagione”.

 

Stagione che riparte dalla Juventus, non una sfida qualunque.
La Juventus è sempre la Juventus. È la squadra numero uno da battere in Italia, ha cambiato rispetto agli scorsi anni, ma è la formazione campione in carica e vorrà difendere il titolo. Sulla carta sono i favoriti, però stiamo bene, giochiamo un bel calcio e possiamo dire la nostra”.

 

Qualche giorno fa ha partecipato ad un evento benefico al San Raffaele per l’iniziativa Toys Days. Quanto è importante il vostro supporto a chi è meno fortunato.
La Roma è molto attiva anche da questo punto di vista ed è giusto così, noi calciatori dobbiamo far vedere che ci siamo per chi ha bisogno”.

 

Prima di salutarci, il 2020 di Cristante come se lo aspetta?
Più sul campo rispetto a questo ultimo periodo del 2019, mi auguro di continuare nel mio percorso di crescita e di riuscire a vincere qualche titolo”.