Conti: "Complimenti a Fonseca e Petrachi. Stiamo facendo un grande campionato"
Bruno Conti, ex giocatore della Roma ed ora dirigente, ha parlato ai microfoni di Sky Sport in vista del match di domenica tra i giallorossi e la Juventus:
Zaniolo?
“Fonseca ha ottenuto cose importanti nonostante i tanti infortuni, guardate Mancini a centrocampo. Zaniolo ha grande voglia di dimostrare, pur giovanissimo, quelle che sono le sue capacità. Chiaramente il trequartista è un giocatore che, in fase di non possesso, può fare di tutto”.
Il gol alla Juventus del 1983?
“Me lo ricordo, giocammo a Torino e feci un gol di diagonale. Io ne ricordo tanti di gol, noi romanisti eravamo abituati poco a vincere, prima era un calcio diverso, più bello”.
Roma-Juventus?
“Innanzitutto voglio fare i complimenti a Petrachi per i grandi professionisti che ha portato alla Roma e che Fonseca sta gestendo. Fino alla pausa hanno dimostrato cose importanti, qua a Trigoria ci sono delle regole e si vedono in campo, complimenti a Petrachi e Fonseca. A parte l’ultimo passo falso, la Roma sta disputando un grande campionato”.
Mkhitaryan fuori altri venti giorni
LEGGO - BALZANI - La diagnosi ha confermato i timori: Mkhitaryan starà fuori altri 15-20 giorni. L’armeno, nel secondo tempo col Torino, ha rimediato infatti una lesione al retto femorale della gamba sinistra, quella non precedentemente operata. Si tratta del secondo stop per Miki che salterà di sicuro le sfide a Juve, Parma (coppa Italia) e Genoa. Proverà a stringere i denti per il derby del 26, ma il riscatto dall’Arsenal si complica. Fuori pericolo, invece, Zaniolo che oggi tornerà ad allenarsi in gruppo e sarà a disposizione contro la squadra che più lo ha cercato nella scorsa estate. Preoccupa pure Spinazzola colpito da forte attacco febbrile. Infine prosegue senza intoppi il recupero di Cristante che potrebbe tornare tra i convocati col Parma giovedì 16. Intanto per l’ex atalantino è arrivato il rinnovo fino al 2024. “Questo è il posto giusto per crescere”, ha dichiarato il centrocampista. Si attende ora quello di Lorenzo Pellegrini anche se Fienga ha frenato rinviando l’accordo a fine stagione. Infine mercato: sondato il terreno col Chelsea per Batshuayi.
Un mese per il closing con Friedkin
IL TEMPO - BIAFORA - L’idea è di chiudere tutta la vicenda entro fine mese, ma se si slittasse di un paio di settimane nessuno si strapperebbe i capelli in preda all’ansia. Gli advisor di Dan Friedkin stanno completando la cosiddetta “deep dive due diligence” del mondo Roma, ovvero uno studio ad un livello ancora più approfondito di tutti i documenti legali e dei contratti che riguardano la società giallorossa. Gli avvocati incaricati dal magnate texano avevano già perfezionato una prima analisi tra la metà di dicembre e Natale, ma dopo l’accordo preliminare raggiunto poco prima di Capodanno tra il nuovo acquirente e Pallotta si è passati all’ultima fase che precede la stesura dei contratti. Le parti hanno fissato tra 8 giorni, a partire da oggi, una sorta di scadenza - non c’è alcun ultimatum - per questo stadio della negoziazione, che procede senza alcun intoppo a partire dalla fine di ottobre, mese in cui per la prima volta Friedkin aveva dato mandato ai suoi advisor di iniziare a studiare la possibilità di investire nella società giallorossa. Il passo successivo alla due diligence è la stesura degli accordi definitivi, come previsto nella lettera di intenti firmata tra l’attuale presidente Pallotta e il tycoon di Houston. Appena partirà l’ok dal Texas i legali inizieranno a scrivere, negoziare e sottoscrivere i contratti per tutte e dodici le società coinvolte nella trattativa: Friedkin, che dovrebbe portare a termine l’operazione direttamente tramite il gruppo di cui è Ceo e presidente, costituirà un veicolo negli Stati Uniti che rileverà la Neep, società che fa capo alla AS Roma Spv Llc e che controlla tutte le altre società dell’affare. Uno degli ultimi documenti acquisiti dagli uomini di Friedkin, che stanno seguendo da vicino gli sviluppi della vicenda dello stadio che sorgerà a Tor di Valle, riguarda proprio il bilancio della Neep chiuso al 30 giugno dello scorso anno, che verrà depositato nei prossimi giorni. Il closing per il passaggio della Roma a Friedkin si avvicina sempre di più.
Sollievo Petrachi: chiesta l'archiviazione
IL TEMPO - AUSTINI - Oltre tre mesi di indagine, una proroga, audizioni a Roma e a Milano, otto istruttorie, tre memorie difensive e alla fine... archiviazione. Non ci sarà alcun processo sportivo e quindi nessuna squalifica per il direttore sportivo della Roma Gianluca Petrachi, tantomeno per il club giallorosso che poteva essere chiamato in causa per responsabilità oggettiva. L'altro ieri, infatti, la Procura Figc, ora diretta da Giuseppe Chiné, ha inoltrato la richiesta d’archiviazione del caso alla Procura Generale dello
Sport presso il Coni. Nei prossimi giorni, a meno di una decisione diversa che sarebbe sorprendente, la stessa procura guidata dal prefetto Ugo Taucer confermerà la definitiva chiusura del procedimento senza alcun addebito. Un bel sospiro di sollievo per il dirigente salentino, che sulla carta rischiava il deferimento e una possibile squalifica di qualche mese qualora gli inquirenti fossero riusciti a dimostrare che aveva iniziato a lavorare per la Roma quando era ancora sotto contratto con il Torino, violando l'articolo 7 del regolamento dei direttori sportivi. Questa l'ipotesi su cui era basata l'indagine avviata a fine settembre scorso, dopo che lo stesso Petrachi in conferenza stampa, parlando della trattativa con l’Inter per Dzeko, si era fatto sfuggire di un primo incontro avvenuto «a maggio», definendolo in seguito un «lapsus». A maggio il dirigente era ancora formalmente legato al club di Cairo, col quale però non si parlava da mesi, tanto che gli affari del mercato invernale di un anno fa li aveva gestiti via sms. Poi, appena finito il campionato, erano arrivate le dimissioni con un anno d'anticipo rispetto alla scadenza del contratto, lasciando sul piatto 100mila euro dello stipendio di giugno, respinte però dal patron granata che ha cercato sin dall’inizio di «monetizzare» il via libera a Petrachi e alla fine ci è riuscito ottenendo gratis dalla Roma i due giovani Freddi Greco e Bucri.
Nel frattempo il diesse si era incontrato con il club giallorosso per concordare il nuovo incarico, ma la firma sul contratto con la società di Pallotta è arrivata solo il 25 giugno, un giorno dopo essersi liberato dal Torino, con valenza dal 1° luglio. Prima di quella data, Petrachi non poteva rappresentare la Roma e quindi non poteva trattare Dzeko conl’Inter a maggio, tantomeno accompagnare in veste formale il Ceo giallorosso Fienga all’incontro di Madrid del 4 giugno per l'ingaggio di Fonseca. La Procura Figc ha ricostruito tutte le tappe della vicenda, compreso un primo incontro di marzo 2019 a Londra tra Petrachi e Baldini (come consulente di Pallotta), ha incrociato testimonianze, e-mail, contratti e date ma ha deciso di non procedere.
Da ottobre a fine dicembre sono stati ascoltati, oltre al diretto interessato, gli altri dirigenti romanisti Fienga e Longo, Cairo (sentito a Milano), il dg del Torino Comi, il procuratore Gabriele Giuffrida (era presente a Madrid) e un altro agente. Non c'è stato bisogno di chiedere una versione dei fatti all’ad interista Marotta, come suggerito dall'avvocato della Roma Antonio Conte, che ha prodotto una valanga di documenti, ha scelto di non patteggiare e ora può giustamente esultare insieme a Petrachi.
Ecco la firma per lo stadio
IL TEMPO - MAGLIARO - Un'altra firma verso la realizzazione dello Stadio di Tor di Valle: è quella attesa per il prossimo martedì, il 14 gennaio, quando il
cda di Unicredit dovrebbe riunirsi e ratificare l'accordo stretto fra Luca Parnasi da una parte - con le sue società Capital Dev e Parsitalia che il 18 vedranno la seconda udienza dinanzi al tribunale fallimentare - e l’immobiliarista ceco, Radovan Vitek. Se effettivamente giungesse l’ok dell'Istituto bancario, resterebbe solo la firma dei contratti dal notaio e, a quel punto, i Parnasi sarebbero del tutto fuori dall’affaire Stadio. Con grande sospiro di sollievo da parte del Campidoglio.
Sono giorni convulsi un po’ su tutti i fronti e, come sempre avviene in queste situazioni, si susseguono voci e notizie incontrollate: come quella di una serie di colloqui diretti fra Dan Friedkin e lo stesso Vitek o di presunte rassicurazioni in partenza da Palazzo Senatorio e dirette in Texas. Nessun riscontro.
Al contrario, maggior certezza in Campidoglio c'è sul prosieguo dell'iter: la sospensione dei lavori e degli incontri fra i tecnici comunali e gli emissari dei proponenti, dovuta tanto alle vacanze natalizie quanto all’attesa del passaggio Parnasi-Vitek, potrebbe interrompersi nei prossimi giorni non appena dovesse giungere la formalizzazione della cessione degli asset all’immobiliarista di Brno. Nel subentrare a Parnasi, Vitek dovrebbe dar vita a una filiale italiana della sua CPI (Czech Property Investements) che subentrerà alla Eurnova (che invece rimarrà nelle disponibilità di Luca Parnasi) e rileverà i terreni di di Valle e il progetto Stadio. Know-how nel settore delle costruzioni alla CPI non manca. Basta guardare cosa ha edificato in Costa Smeralda, al momento l’unico investimento in Italia sui 327 beni di proprietà dell'azienda: 14 ville extralusso a Borgo delle Stelle, ciascuna con piscina, terrazze e giardini. Il vero nodo, a questo punto, è quello politico: all'arrivo dell’ufficializzazione del passaggio da Parnasi a Vitek, gli uffici tecnici del Comune potrebbero impiegare davvero pochi giorni per chiudere la pratica. Già è in corso di redazione la relazione finale da consegnare al sindaco Raggi. Poi, ci sarà la stesura delle delibere (variante e convenzioni urbanistiche) da portare prima in Giunta, poi in Commissione e infine al voto in Aula. Ed è qui, almeno ora, che la situazione è meno certa: il quadro politico che può cambiare di giorno in giorno al momento, in questo periodo, fra bilancio e rifiuti, registra una fortissima tensione in maggioranza.
Altro rinnovo ufficiale: Cristante fino al 2024
IL TEMPO - BIAFORA - La Roma e Cristante si sono legate fino al 2024. Come anticipato da Il Tempo il centrocampista friulano ha firmato il rinnovo di contratto per un’ulteriore stagione con i giallorossi. Questo nuovo accordo permetterà al club di Trigoria di spalmare l’ammortamento del cartellino del giocatore, riducendo quindi l’impatto annuo sul bilancio. Cristante, come previsto dal precedente contratto con un ingaggio a salire, avrà un aumento di stipendio e andrà a sfiorare i due milioni di euro a stagione.
Mkhitaryan fermo un mese, Zaniolo c’è
IL TEMPO - BIAFORA - L’infermeria della Roma non ha alcuna intenzione di svuotarsi. L’ultimo giocatore a finire nell’elenco degli indisponibili è Mkhitaryan, che ha rimediato una lesione tra il primo e il secondo grado al retto femorale della coscia sinistra. L’infortunio, che riguarda l’altra gamba rispetto a quello tendineo subito con il Lecce a settembre, terrà l’armeno lontano dai campi tra le tre e le quattro settimane, costringendolo quindi a saltare le due sfide con Juventus e Lazio. Il ko muscolare dell’armeno - il 21° della stagione per la Roma - è dovuto, così come quello occorso a Kluivert con il Verona, ad un trauma rimediato in un contrasto: Mkhitaryan è stato toccato duramente da dietro da Meité all’80’ della sfida con il Torino (il granata non è stato neanche ammonito) ed è rimasto in campo nonostante il dolore. Già alla ripresa degli allenamenti di martedì c’era un’ansia diffusa dalle parti di Trigoria e gli esami svolti ieri non hanno fatto che confermare le brutte impressioni a caldo. La buona notizia dai campi del Bernardini dovrebbe arrivare già oggi da Zaniolo, costretto al cambio (tredicesima volta che capita a Fonseca nei primi sei mesi) nel match di domenica sera per un mal di stomaco e soprattutto per essere stato toccato duramente nella zona tra il ginocchio e la coscia destra. Il classe 1999 ieri si è allenato a parte, ma dentro la Roma c’è grande fiducia sul poterlo recuperare per la gara con la Juventus, come confermato dallo stesso Fonseca: “Penso che Nicolò sarà nelle condizioni di giocare, lo recupereremo”. Buone nuove anche da Cristante, che ha svolto l’intero allenamento insieme al resto del gruppo. Ancora out Fazio, Santon, Pastore, Zappacosta e Kluivert, che su Instagram ha fatto capire che a breve sarà nuovamente a disposizione. Assente pure Spinazzola, alle prese con l’influenza. Intanto oltre a Pellegrini entrano in diffida anche Florenzi (multato per 1500 euro dal giudice sportivo) e Kolarov.
Dzeko volta pagina: "Non dobbiamo piangerci addosso"
IL TEMPO - ZOTTI - Imparare dagli errori commessi per preparare al meglio il big match contro la Juventus. Ieri a Firenze Fonseca e Dzeko hanno rappresentato la Roma al Pitti Uomo, rassegna d'alta moda maschile che si sta svolgendo in questi giorni.
Il bomber bosniaco ha tirato fuori la grinta, ammettendo le colpe della squadra ma lasciandosi alle spalle i rimpianti: "Con il Torino non siamo stati al nostro livello - le sue parole a Sky - e siamo tristi, ma non dobbiamo piangere. Adesso abbiamo una grande partita contro i Campioni d'Italia”. Se dovesse andare in gol contro i bianconeri, per il bosniaco sarebbe la rete numero 98 con la Roma, Edin però pensa solo a vincere: "Ora abbiamo più bisogno di punti che di un gol di Dzeko".
Anche il tecnico è tornato a parlare della sconfitta subita contro i granata: "Dobbiamo capire che non abbiamo giocato una brutta partita, abbiamo fatto bene molte cose ma abbiamo commesso anche errori. Stiamo lavorando per migliorare".
Pellegrini: "Essere romani nella Roma è una responsabilità importante"
Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma, ha rilasciato un' intervista a Walter Veltroni pubblicata sull'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. Questo uno stralcio delle risposte delle sue parole:
Si ricorda la prima volta che è andato allo stadio?
«Sì, fu in curva, con papà. La prima volta che andammo lui rimase sbalordito. Avrò avuto cinque anni, non di più. Mi ha raccontato che, diversamente dagli altri bambini, io mi misi seduto serio e composto e seguii tutta la partita senza dire mai una parola. Ero teso, concentrato. D’altra parte il calcio riempiva ogni momento della mia giornata. Facevo la collezione delle figurine Panini con grande dedizione. Le prime immagini che cercavo erano quelle della Roma. Anzi, la prima in assoluto, nella mia lista dei desideri, era quella di Francesco Totti. Facevo spendere un sacco di soldi ai miei per l’acquisto delle bustine finché non la trovavo. E non ci sono riuscito sempre».
Come seppe di avercela fatta?
«Mi ricordo quando arrivò a casa la lettera che diceva che la Roma mi avrebbe preso. Per due o tre giorni non feci altro che guardarla e riguardarla, non mi sembrava vera. Può immaginarsi che cosa possa significare, per un bambino di nove anni malato di calcio, sapere che la tua squadra del cuore ti prende nel suo seno. Ero rapito da quel sogno che si realizzava».
La prima volta in sede come fu?
«Mi portarono i miei, ovviamente. Dovevo firmare una carta, non un contratto. E firmai, con la mia calligrafia incerta di bambino. Avevo meno di dieci anni di vita. Fu lì che incontrai Bruno Conti, persona straordinaria, alla quale sono sempre restato legato. Da allora, fino a che non ho preso la patente, mio padre e mia madre mi hanno sempre accompagnato all’allenamento. Restavano in macchina ad aspettarmi, oppure prendevano un caffè con gli altri genitori. Noi ragazzini qui a Trigoria entravamo dal “terzo cancello”, quello delle giovanili. Non avrei mai immaginato, allora, di varcare il primo, quello grande, della prima squadra. Ci penso ogni mattina, ora, quando entro con la macchina. E ripenso sempre alla fatica e al sacrificio dei miei».
Totti era il suo idolo, ricorda quando lo ha incontrato la prima volta?
«La prima volta che ci ho parlato è quando, con la Primavera, ci allenavamo con la prima squadra. Ma prima, quando lo incrociavo da ragazzino, ci parlavo tantissimo, dentro di me. Ma lui non lo sapeva. Era un dialogo a senso unico».
Ebbe una malattia seria.
«Sì, era la conseguenza infettiva di una mononucleosi che avevo contratto nello spogliatoio. Malattia asintomatica che però produsse una serie di anomalie temporanee nel funzionamento del cuore. Degli scompensi, che il mio cuore compensava accelerando i battiti. Una persona normale può avere aritmie nella misura di quattro o cinquecento. Io, lo disse l’Holter, ne avevo ventimila. Ogni piccolo sforzo mi produceva un affanno terribile. Decisero un piccolo stop: la diagnosi era di sei mesi. Ma io ero talmente entrato in sintonia col mio corpo che ogni sera mi mettevo la mano sul cuore e misuravo la frequenza dei battiti irregolari. Riconoscevo le aritmie e ne contavo la frequenza. Mettevo il cronometro sul cellulare e, con la mano sul petto, cercavo di capire se andasse meglio. Avevo fretta di guarire. Dopo quattro mesi mi accorsi che le aritmie, prima diminuite, erano sparite. Chiamai i miei genitori e facemmo un controllo. L’esito fu positivo. E fu meraviglioso. Rientrai in campo dopo poco ma, alla prima partita, dovetti uscire per una frattura del quinto metatarso. Fermo altri venti giorni. Che mi sembrarono un’eternità, dopo i quattro mesi con la mano sul cuore».
Ebbe paura, in quei giorni?
«No, non ho mai avuto paura che il mio sogno finisse. Sono caratterialmente fatto così. Penso che ci sia un significato nelle cose che mi accadono. Per questo non ho mai mollato. Mi ripetevo che mi stavo solo riposando, per tornare più forte, con più voglia. E alla fine è stato così».
Cosa significa essere romani nella Roma?
«E’ una responsabilità importante. Ti senti in dovere di fare felice la tua gente. So quanto conti da come il calcio è vissuto dalla tua famiglia. Lo so da mio padre. Per fortuna per papà conto più io. Almeno un po’ di più della Roma…».
Che tipo di responsabilità è?
«Quella che sento tanto è trasmettere ai miei compagni cosa vuol dire stare qui. Nulla mi fa più male della superficialità o del menefreghismo. Per fortuna nella mia squadra questi atteggiamenti non esistono. Tutti sanno quanto sia importante stare qui. E mettercela tutta. Si può vincere o perdere,ma devi uscire dal campo senza rimpianti».
Perché è così difficile vincere a Roma?
«Vincere è difficile dappertutto. L’unica cosa che si può fare per vincere è lavorare, essere seri, professionali e creare un clima tanto forte e positivo qui dentro, tra noi, da resistere alle pressioni esterne. La Roma oggi sta crescendo anche in questo, si sono fatti passi in avanti importanti. Non so se vinceremo o no, ma oggi c’è un clima nuovo. Ripeto: per vincere bisogna solo lavorare. Sono convinto che un giocatore la domenica si esprima al livello che ha tenuto la settimana durante gli allenamenti».
Fonseca ha aiutato questo clima?
«Quest’anno abbiamo trovato un allenatore che, secondo me, è tra i cinque migliori al mondo. Non solo dal punto di vista tecnico, anche per il carattere, per la positività che porta nel collettivo. Lui e il suo staff si prendono cura della squadra da tutti i punti di vista e fanno capire che qui non si scherza. Un gruppo così qui non c’è mai stato. Siamo amici, compatti, ci aiutiamo l’uno con l’altro. So che ci si attendono vittorie, da noi. Sono convinto che, continuando così, potremo toglierci molte soddisfazioni».
Quest’anno la Champions è un obiettivo realizzabile?
«E’ il nostro obiettivo. Questo è stato un anno di grandi cambiamenti. Stiamo migliorando. Non dobbiamo porci dei limiti perché non ne abbiamo. La Champions è raggiungibile, se continuiamo così».
Un altro modo per arrivarci è vincere l’Europa League…
«E’ un altro obiettivo che abbiamo sviluppato in questi mesi. Non si deve sottovalutarlo, la società ci ha chiesto di prenderla seriamente. Nel girone potevamo fare meglio. Dovevamo passare per primi. Vuol dire che quello che abbiamo sbagliato al primo turno non dobbiamo sbagliarlo ora».
Si sente più mezzala o regista?
«Forse più mezzala. Il regista ha più compiti e responsabilità tattiche. A me piace vagare per il campo, toccare la palla tante volte, essere sempre nel vivo del gioco. Toccando tante volte il pallone prendi confidenza, ti senti più sicuro. Fonseca mi lascia libero. Mi chiede di cercare lo spazio, di non frenarmi. Mi dice sempre: “ Dove è lo spazio, tu vai”».
Fare un assist è come fare un gol? Lei ne fa molti e belli.
«Ora è più semplice. I miei compagni hanno imparato a conoscermi: quando io ho il pallone “vanno” tutti, nessuno viene più incontro alla palla. Sono anche schemi studiati in allenamento. Molti mi prendono in giro ma per me fare un assist è come fare un gol. Ti arriva la palla, vedi uno spazio, una linea di passaggio e vai, secondo l’istinto… Sono frazioni di secondo. Istanti in cui devi decidere. E per me un vero campione è quello che prende le decisioni e che sa rischiare anche le giocate difficili. De Bruyne è così, non sbaglia mai una decisione. Se lui forza una giocata è perché è possibile».
Cosa ha imparato da Totti?
«Tanto. Quando era in campo non si poteva non rubare con gli occhi da lui. E’ uno di quei giocatori che, da solo, vale il prezzo del biglietto. Dopo mi ha aiutato a capire tante cose qui dentro, ad avere gli atteggiamenti giusti. La sua esperienza calcistica e umana mi è stata molto utile. Mi ha confortato nei momenti difficili. A ventuno anni essere accolto da Totti mi è sembrato un film. Non entro nelle vicende specifiche ma, a livello umano, mi dispiace tantissimo venire qui e non vederlo tutte le mattine, come succedeva prima. E lo stesso vale per Daniele».
Sarà un giorno capitano della Roma?
«E’ una cosa molto importante, significa trasmettere agli altri cosa significa giocare a Roma, nella Roma. Ora c’è Florenzi e nessuno sa farlo meglio di lui. Sa trasmettere il senso di questa identità e sa capire e tirare fuori dai compagni di squadra il meglio. Se questa squadra ora è in ripresa molto è merito suo, di Dzeko, di Kolarov e di tanti altri».
Resterà a vita nella Roma?
«Io cerco sempre di essere sincero, tanto le parole vengono sempre giudicate, almeno si giudica il mio pensiero autentico. Che si possa paragonare la mia carriera futura a quella di Francesco o Daniele è per me solo un onore. In questo momento vorrei stare qui sempre ma certamente questa deve essere anche l’intenzione della società. Io sono un ragazzo molto ambizioso, che pretende molto da se stesso e dagli altri. Per me sarebbe perfetto restare qui per sempre. Sono orgoglioso della Roma, non lo dico formalmente, e penso che la società possa crescere ancora. Qualcuno dice che vincere uno scudetto a Roma è come vincerne dieci. Io voglio vincerne dieci, non uno. Dieci che valgono dieci».
Come vivete il cambio di proprietà in corso?
«Noi sappiamo quello che leggiamo. Le nostre realtà sono lo spogliatoio, il campo, tutti i giorni. E in queste dimensioni sentiamo sempre la società presente. Il resto è un altro livello, che non dipende da noi. Restiamo in attesa, sapendo che, se anche le cose cambiano, la Roma resta la Roma».
La Lega si affida a Del Pino con l'ok delle romane
IL TEMPO - CICCIARELLI - La Lega Serie A esce dall’impasse ed elegge il nuovo presidente: è Paolo Dal Pino l'uomo designato dalla Confindustria del pallone per superare le divisioni tra i club, ribadite ancora una volta nell'assemblea di ieri. Il manager è stato eletto con 12 voti: uno in più del necessario, ma la maggioranza esigua fotografa bene lo scenario in cui il successore di Gaetano Micciché - e dei commissari Mario Cicala e Giancarlo Abete - dovrà lavorare nei prossimi mesi. Lo scrutinio premia la linea del presidente della Lazio Claudio Lotito, nonostante il nome di Dal Pino fosse stato proposto dal presidente del Milan Paolo Scaroni e dal Ceo della Roma Guido Fienga nell'assemblea del 16 dicembre, quando aveva raccolto 13 preferenze contro le 14 necessarie. Dall'altra parte il presidente del Torino Urbano Cairo ha rilanciato la candidatura di Micciché, sostenuta anche da Inter e Juventus, che ha raccolto 7 voti malgrado l’ex numero uno avesse ribadito la sua indisponibilità. «E stata un’elezione improvvisata, abbiamo contestato il metodo - ha spiegato l'ad dell’Inter Beppe Marotta all'uscita dall'assemblea - e non la persona, ma ci sembrava giusto confrontarci sul suo programma». Milanese, classe 1962, Dal Pino è un affermato manager del settore telecomunicazioni. Ha iniziato la sua carriera in Fininvest nel 1986 proseguendo poi in Mondadori, Gruppo L'Espresso, Telecom, Seat-Pagine Gialle, Pirelli e Wind.
Under fa gola al Milan. I giallorossi lo valutano 50 milioni
Cengiz Under, attaccante gillorosso pare essere la soluzione ideale per il Milan. I rossoneri, dopo aver messo sotto contratto Ibrahimovic, potrebbero continuare a fare operazioni nel mercato invernale. L'intenzione del club milanese è di rinforzare la corsia destra dove il nome caldo, al momento, è Matteo Politano dell'Inter. I contatti con i capitolini ancora non sono partiti. La Roma che valuta l'esterno turco 50 milioni.
Allenamento Roma, lunga parte atletica e tattica. Zaniolo è tornato in gruppo
La Roma è tornata in campo per prepararsi alla prossima sfida di campionato contro la Juventus. La squadra ha cominciato la sessione in palestra per l'attivazione muscolare. Poi riscaldamento sul terreno di gioco con i giri di campo, seguita da scatti e cambi di direzione. In chiusura lavoro sulla tattica.
Zaniolo e Fazio si sono allenati regolarmente in gruppo, con Antonucci che ha lavorato a parte per una contusione alla caviglia rimediata nella seduta di ieri. Continuano il recupero Kluivert, Mkhitaryan, Pastore, Santon e Zappacosta. Ancora assente Spinazzola per sindrome influenzale.