La Roma su Hysaj: tentativo a gennaio, altrimenti in estate

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Non sorprende che la Roma, in attesa del mercato che verrà, lavori già su un doppio fronte: la cessione dei giocatori dati in prestito in estate per creare un tesoretto e poi, contestualmente, l’individuazione di alcuni profili utili. In questo senso, il primo nome sul taccuino del ds Petrachi da tempo è quello di Elseid Hysaj. A confermarlo, infatti, solo pochi giorni fa è stato il suo agente Mario Giuffredi. «Probabile che il ragazzo possa andare via dal Napoli - ha detto a Rete Sport -. Ha un contratto in scadenza nel 2021 ma a gennaio potrebbe accadere. La Roma è una situazione gradita, se non la prima. La valutazione del Napoli è di 25-30 milioni, ma più passa il tempo e più si svaluterà». (...) Occorre che si verifichino un paio di situazioni alternative. La prima potrebbe essere quella di un ritorno alla base di Zappacosta, dopo il grave infortunio al ginocchio subito un paio di settimane fa. (...) La seconda soluzione sarebbe quella di cedere a gennaio Santon, autore peraltro di buone prestazioni.

(...) Occhio ai prestiti giallorossi. Tre di questi infatti - Olsen, Nzonzi e Karsdorp - si stanno ben comportando e il riscatto non è affatto impossibile, dando ai giallorossi un potenziale tesoretto (senza minusvalenze) di una trentina di milioni. (...) Ma c’è una brutta notizia, quella che viene dal Lipsia, dove Schick non riesce a ingranare. Se il trend venisse confermato, possibile che l’attaccante ceco torni alla base. Ma la stagione è ancora lunga. Spazio per le resurrezioni e innamoramenti, ce n’è senz’altro.


Veretout, regia da oscar per la Roma e... la Francia

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Non rientrando nel giro della sua Nazionale è rimasto a Roma, per la pausa del campionato, Jordan Veretout: Fonseca se lo tiene stretto, viste anche le defezioni di Diawara e Pellegrini, senza contare la chiamata in azzurro per Bryan Cristante. Dopo un inizio difficile a causa di un problema fisico, l'ex Fiorentina è ora al top della forma, e dalla partita contro il Sassuolo, in campionato non ha saltato nemmeno un minuto. Non ha sempre garantito prestazioni da incorniciare ma, ad esempio, ha dato il la alla vittoria contro il Bologna. Nella scorsa stagione è stato il centrocampista con il maggior numero di passaggi chiave effettuati dopo Pjanic. Fonseca gli chiede linee di passaggio verticali ed un lavoro di corsa 'box to box'. Obiettivi a medio termine: giocare la Champions e guadagnarsi la maglia della Nazionale francese.


La Roma si trasforma per Kalinic

IL MESSAGGERO - CARINA - Sinora Dzeko è stato indispensabile. Lo si è visto a Graz, quando Fonseca ha voluto concedergli un turno di riposo. Adesso, gioco-forza, sarà costretto a farne a meno di nuovo. L'indicazione post-operatoria trapelata da Villa Stuart è chiara: out con la Sampdoria e possibilmente anche giovedì all'Olimpico contro il Monchegladbach per poi tornare a disposizione contro il Milan. Scocca dunque l'ora di Kalinic, che sta usufruendo della sosta per continuare ad allenarsi (non convocato dalla Croazia per una lite risalente al pre-Mondiale). Per il croato, 30 minuti disputati in campionato e 106 minuti in Europa League (16 con il Basaksehir e 90 contro il Wolfsberger), senza lasciare il segno anche se contro il Cagliari, prima della sosta, c'è andato molto vicino. Una spinta galeotta (al netto del disastro di Massa nel certificare la sanzione) lo ha privato del primo acuto in giallorosso. Tocca a lui non far rimpiangere almeno per un paio di partite Edin.

COSA CAMBIA - Non sarà semplice. E non solo perché il bosniaco è l'attaccante che in serie A gioca più palloni all'interno dell'area avversaria e ha già segnato 5 reti in 8 gare. La Roma con l'ex City è infatti abituata ad avere un attaccante che sa sdoppiarsi nel ruolo di rifinitore e di finalizzatore. Basta analizzare l'heatmap (la mappa che mostra la posizione dei palloni giocati dai calciatori durante le gare, rilasciata da Opta) di Dzeko per capire l'ampio raggio della sua azione con una prerogativa: anche quando si abbassa, Edin lo fa sempre guardando la porta avversaria. Kalinic è diverso. Anche lui ha il fisico per reggere l'urto con i difensori centrali, la voglia di sacrificarsi e la qualità per smistare i palloni come il più classico attaccante di manovra, ma lo fa in modo differente. In primis giocando spesso spalle alla porta. E questo fa sì che la manovra inevitabilmente necessiti di modifiche, magari sfruttando maggiormente gli inserimenti dei centrocampisti. Quello nel quale il croato eccelle, è il tempismo nei movimenti in profondità: Nikola è a suo agio tra le linee e dispone, tra l'altro, di una buona tecnica nello stretto. Negli anni però sembra aver perso un po' di killer instict che in realtà al di là della seconda stagione a Firenze - 15 reti - non ha mai avuto. Otto gol tra Milan e Atletico Madrid nelle ultime due stagioni ne sono la dimostrazione. E gli errori a tu per tu con il portiere avversario sia contro il Basaksehir che con l'Atalanta, al momento non hanno cambiato il trend. Alla Sampdoria ha già segnato: era l'8 novembre del 2015 e il suo gol , proprio al Ferraris', chiuse i conti per il 2-0 dei viola. Quattro anni dopo, tocca di nuovo a lui. Fonseca ci conta.


Totti e Tare: un "derby" in Nazionale

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Certo, fa uno strano effetto vedere Igli Tare insieme con Francesco Totti in tribuna allo stadio Olimpico. Dirigente della Lazio uno, ex della Roma l'altro. Tutti e due giocatori “romani” in passato, più remoto l’albanese, più recente Checco. Sono gomito a gomito, parlottano, sorridono, ammirano la cornice di pubblico che, nella partite dei giallorossi e dei biancocelesti, solitamente non si vede. Scrutano i loro giocatori, da Zaniolo a Immobile. Totti c'è ma non rappresenta più la Roma - almeno ufficialmente - ma lui il giallorosso ce l’ha dentro al di là del ruolo. Di sicuro Francesco resta parte integrante della storia dell'Italia, perché con quella maglia ha vinto un mondiale 13 anni fa e in un futuro  potrebbe tornare in Figc, perora è solo testimonial- ambasciatore di Euro 2020 del Mondiale in Qatar. Totti all'Olimpico, non succedeva dalla partita di addio di De Rossi, 5 mesi fa. Poco sopra Tare e Totti, due giallorossi doc, Bruno Conti e Picchio De Sisti. Un passato glorioso in azzurro per entrambi.


Semaforo verde: l'Italia fa festa

IL MESSAGGERO - TRANI - E' okay, davanti a quasi 60 mila spettatori, la prova generale per l'Europeo. L'Olimpico c'è, a parte qualche fischio all'inno ellenico. E l'Italia pure: con il 2-0 contro la Grecia brinda alla qualificazione con 3 turni d'anticipo. Mai accaduto agli azzurri, nella circostanza colorati di verde per dare un senso alla svolta del nostro movimento dopo il flop di 2 anni fa nel play off mondiale contro la Svezia. Il prossimo appuntamento è tra 8 mesi. La Nazionale inaugurerà la competizione continentale: il 12 giugno si partirà proprio da questo stadio che ospiterà le 3 gare della prima fase e l'eventuale quarto di finale (il 4 luglio) del torneo itinerante. Che Mancini inquadra subito per alzare il trofeo, vinto proprio qui solo nel 1968. Il pubblico è già pronto, convinto dal percorso del ct che ha riportato la passione tra la gente. Come nelle notti di Italia 90. Pure quelle, come l'ultima, le ha vissute in panchina: nemmeno un minuto giocato nelle 7 partite che certificarono il 3° posto della squadra di Vicini.

PRIMATO PERSONALE - L'Italia, da poco meno di 11 mesi, sa solo vincere: 8 successi di fila, contando anche quello in amichevole a Genk contro gli Usa il 20 novembre 2018. Mancini supera Valcareggi (1973) e Trapattoni (2003). Solo Pozzo è riuscito a contare fino a 9. Sono passati 80 anni. E, invece, sono 13 quelli di imbattibilità degli azzurri nelle qualificazioni europee (settembre 2006, ko da campioni del mondo a Parigi contro la Francia). Questa, però, è la striscia iniziale migliore. Da record, appunto. Mai successo nella storia del nostro calcio (al massimo le vittorie furono 4). Sono, dunque 21 i punti conquistati (22 gol fatti e 6 subiti) per staccare la Finlandia, seconda nel gruppo J (-9). Il nostro ct corre verso Euro 2020 e si mette in tasca, con la promozione alla fase finale della competizione, la conferma fino al mondiale in Qatar del 2022: con l'obiettivo centrato all'Olimpico, ecco il prolungamento del contratto per altri 2 anni. Il prossimo step è presentarsi da testa di serie (6 posti) al sorteggio di Bucarest del 30 novembre. Il raccolto, insomma, non si deve interrompere. A cominciare dalla sfida di martedì a Vaduz contro il Liechtenstein.

A SENSO UNICO - All'Olimpico, dopo 5 mesi, torna anche Totti, seduto in tribuna accanto a Tare. L'Italia fa la partita contro la Grecia. Invasione della metà campo con il solito 4-3-3 dinamico e intrigante. Avanzano Barella e soprattutto Verratti alle spalle del tridente. Chiesa parte a destra, Insigne si riprende la sua zona a sinistra, in mezzo Immobile, il capocannoniere del campionato. Spinge Spinazzola a sinistra e sicuramente più di D'Ambrosio a destra. Bonucci, protetto dal partner Acerbi, fa il regista in difesa, Jorginho qualche metro più avanti. La Nazionale non è abbastanza efficace. Van't Schip si chiude con il 4-1-4-1. Baricentro basso, pressing solo in partenza. Il nuovo ct, esclusi i senatori, chiede sostanza e corsa. L'unica chance del primo tempo se la costruisce Zeca: Donnarumma respinge. Insigne, invece, non inquadra lo specchio e Immobile non trova il varco. Chiesa, più altruista che finalizzatore, si ferma prima dell'intervallo. Dentro Bernardeschi. Lo sforzo azzurro, con il 73 per cento di possesso palla, è premiato nella ripresa. Si sveglia Immobile. Girata di testa. Paschalakis devia in angolo. Verratti acchita per Insigne. Para Bouchalakis in area. Rigore. Lo trasforma Jorginho per il vantaggio e per Euro 2020. Il bis è di Bernardeschi: rasoiata di sinistro sporcata da Giannoulis. Lo stadio canta, come nel giugno del 90.


Missione compiuta. Grecia battuta con il minimo sforzo, l'Italia di Mancini all'Europeo

LA REPUBBLICA - CURRO' - Com'era annunciato, ieri la Nazionale si è iscritta all’Euro- peo a 24 squadre: l’aveva preceduta solo il Belgio. Non si tratta di un'impresa, però il record della qualificazione anticipatissima con primo posto nel girone consente almeno l’espiazione parziale della colpa più recente e già ancestrale: il Mondiale mancato nemmeno 2 anni fa. Del non scintillante 2-0 alla Grecia residua, giovane e sperimentale, si gioverà Mancini, che ha 5 prove d’orchestra per plasmare la lista dei 23 e per perfezionare la tattica: in Liechtenstein martedì, in Bosnia e con l'Armenia in novembre a Palermo e soprattutto le 2 amichevoli di marzo, per le quali la scelta delle rivali (Croazia in prima fila) appare importante. L'Italia, infatti, ha bisogno di misurarsi con ostacoli più alti. La festa per la settima vittoria in sette giornate si completa con un dato: il quadriennale del ct, rescindibile in caso di mancata qualificazione, lo proietta virtualmente al Mondiale 2022 e ne rafforza il progetto tecnico.

Ha officiato il rito l'Olimpico quasi pieno: è stato l’anticipo in loco della partita inaugurale del torneo, 12 giugno 2020, e delle 2 successive della fase a gironi, 17 e 21 giugno. Da qui ad allora Mancini avrà scelto gli interpreti del suo 4-3-3 elastico, che in attacco si tende fino al 3-2-5. Ieri, dopo aver fatto balenare il ballottaggio tra Bernardeschi e Barella, è andato sul classico con lo juventino in panchina, nel mosaico geopolitico che rende la Nazionale simile in Italia solo a se stessa: per tattica e assenza di un blocco. Anche questa, visto il prologo della Bosnia schiaccia-Finlandia, è diventata una specie di preziosa verifica, più rilassata. Ma il rilassamento ha sconfinato nel basso ritmo. E' servito per una conferma: al sistema consolidato in un anno gli altri oppongono contromosse e in casa, all'Europeo, l’Italia potrà trovare avversarie chiuse a doppia mandata e votate al contropiede. Per stapparle, ci vuole alta intensità.

La giovane Grecia di Van't Schip, infittendo il centrocampo, attirava le attenzioni sul falso nove Bakasetas, per smarcare gli incursori dalle fasce. La mossa ha presto innescato al diagonale l’esterno Koulouris: lo ha spento Donnarumma. L'azione italiana ha perso in agilità: troppo traffico e pressing dalle parti di Jorginho e Verratti, poco dinamismo, poca inventiva. Qualche scintillio di Insigne ha acceso appena la coreografia. Immobile era sempre circondato da greci, Barella arretrato, Chiesa stoppato. La sola risorsa, nel primo tempo, le discese di Spinazzola a sinistra. Il portiere Paschalakis non credeva ai propri occhi. La prima correzione è stata forzata: Bernardeschi per Chiesa (guaio muscolare). Poi gli azzurri trascolorati in verdi si son desti: lancio di Verratti per Insigne e zampata alta un po’ snob, cross di D'Ambrosio per Immobile e schiacciata di testa, con balzo di Paschalakis. Verratti ha perso palla e Kolouris ha sciupato il contropiede, ma il genietto tascabile si è emendato imbeccando Insigne al destro sul quale il mediano Bouchalakis ha fatto il portiere. Il rigore di Jorginho ha ripristinato le gerarchie e Paschalakis si deve essere intristito: con una mezza papera ha garantito il gol da fuori a Bernardeschi, prima di evitare il 3-0 su rasoterra di Insigne. Gli applausi dell’Olimpico sono l’arrivederci a giugno.


Talento, gioco, gol ed entusiasmo. Mancio è l'uomo del Rinascimento

IL MESSAGGERO - LENGUA - L'uomo simbolo degli azzurri è Roberto Mancini capace di riportare l'entusiasmo attorno a una Nazionale dimenticata e poco coinvolgente dopo la mancata qualificazione al Mondiale del 2018. Il ct ha conquistato con tre giornate d'anticipo Euro 2020, non è mai successo nella storia e lo ha fatto grazie alla vittoria contro la Grecia per 2-0 arrivata davanti a un Olimpico in festa che ha sfiorato i 60 mila spettatori. Al Mancio è stata affidata una squadra con il morale a terra e demotivata, ma lui è stato capace di restituirgli la fiducia necessaria: «Il mio unico merito è aver fatto credere i giocatori alle loro qualità quando tutti dicevano che non c'erano. Per me erano bravi e bisognava solo aspettare. È una squadra di carattere, che lotta, gioca e ovviamente deve anche migliorare». Adesso l'appuntamento per una partita da un peso specifico rilevante sarà all'Olimpico il 12 giugno quando ci sarà il match inaugurale dell'Europeo. In questi otto mesi la Nazionale di Mancini affronterà una serie di test necessari per capire anche quali giovani hanno le carte in regola per la convocazione: «Rimanere teste di serie è importante per il sorteggio. Ci saranno dei ragazzi che debutteranno e verranno con noi. I nomi? Tonali, Castrovilli, Di Lorenzo. La tournée in Qatar dopo il girone? Per l'unica cosa importante sarà affrontare Nazionali di livello. La Nazionale è di tutti escludo un Wembley italiano».

GIOVANI & SENATORI - Non solo giovani, ma anche senatori come Buffon e De Rossi. L'ex centrocampista della Roma sarebbe dovuto essere all'Olimpico, ma l'infortunio rimediato con il Boca lo ha costretto a disertare la convocazione: «Lui e Buffon sono gli unici due che giocano ancora dal 2006. Sono due giocatori che hanno dato tanto alla Nazionale e mi farebbe piacere averli con noi». Questa mattina gli azzurri sono attesi in Vaticano per un incontro privato di un'ora con Papa Francesco, poi è previsto l'allenamento al centro tecnico dell'Acqua Acetosa a cui non parteciperanno Chiesa e D'Ambrosio che rientreranno a casa: l'attaccante della Fiorentina è stato sostituito a causa di un problema muscolare al flessore, mentre il difensore dell'Inter teme per una frattura al mignolo del piede. Resterà in Nazionale, invece, Verratti tra i protagonisti a centrocampo della vittoria Azzurra: «Non andare al Mondiale era stata una batosta. Siamo una squadra diversa grazie a Mancini, siamo l'Italia e ora non possiamo accontentarci anche se ci sono squadre più esperte», ha detto il calciatore del Psg. Resta vitale per Acerbi la partecipazione all'Europeo: «Solo quando ci andrò farò il salto di qualità». Immobile confessa: «Abbiamo festeggiato negli spogliatoi» e Donnarumma analizza la coesione del gruppo: «Il fatto che vogliamo stare insieme e lavorare farà la differenza». Chiude il presidente Figc Gravina: «Un sogno diventato realtà. Grazie al lavoro di tutti abbiamo ridato entusiasmo ai nostri tifosi».


Le giallorosse calano il poker, prima gioia per Thomas

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Poco meno di un migliaio di spettatori hanno assistito alla seconda vittoria consecutiva delle giallorosse di Betty Bavagnoli, che hanno portato a casa il successo contro l'Empoli vincendo per 4-0 la gara del Tre Fontane. Vantaggio della Roma dopo soli due minuti con Vanessa Bernauer, poi raddoppio di Lindsey Thomas - prima rete per lei in giallorosso. Nella ripresa arrivano anche le reti di Bonfantini e Serturini. Ottima prestazione per la Giugliano. Le giallorosse sono ora prime in classifica, in attesa dei due posticipi di oggi: Juventus-Florentia ed il derby di Milano.


Non solo Karsdorp, tesoretto Roma

TUTTOSPORT - Seconda sosta dell’anno ed è già tempo di bilanci, soprattutto per qualche esubero piazzato in giro per l’Europa. Sono infatti diversi i giocatori che la Roma ha in prestito: Olsen, Nzonzi, Karsdorp e Schick. Tutti loro per diversi motivi nella Capitale hanno deluso. Ora, almeno tre su quattro, si stanno rilanciando con altre maglie. Il portiere svedese si sta distinguendo a Cagliari per una serie di belle parata. Il centrocampista francese al Galatasaray è il cardine del centrocampo, tanto che ora il Torino ci sta facendo un pensierino. Ma il caso di Karsdorp è il più eclatante. Tornato in patria al Feyenoord sta ritrovando fiducia: nell’ultimo turno di Europa League contro il Porto è stato decisivo con un bellissimo gol. La Roma ci conta: il terzino e gli altri due potrebbero portare nelle casse giallorosse circa 30 milioni di euro. Chi invece continua a deludere è Schick, che finora con il Lipsia ha giocato solo 27 minuti.


Kolarov leader. Roma per sempre

CORRIERE DELLO SPORT - Aleksandar Kolarov è pronto a legarsi a vita alla Roma. Dal ritiro della Nazionale ha dato un’indicazione importante che riguarda il futuro in giallorosso: “Ho intenzione di finire la mia carriera all’estero”. L’estero che oggi è casa sua è Roma. E il rinnovo del contratto con la società giallorossa è imminente. Il club già dall’estate gli ha proposto di allungare l’accordo, in scadenza a giugno, per un’altra stagione, con opzione fino al 2022. Il capitano della Serbia è fortemente intenzionato ad accettare, anche se le offerte dalla Cina e dal Qatar non gli mancano. Di certo, non tornerà in patria, come ha rivelato dopo la partita vinta contro il Paraguay giovedì sera e in cui ha giocato oltre un’ora: “La Stella Rossa è un grande club, ci ho giocato da bambino, ma non ho l’ambizione di tornare nel nostro calcio”.


La Roma femminile serve il poker

IL TEMPO - La sosta fa bene alla Roma Femminile. Di fronte al pubblico amico del Tre Fontane e ad Alberto De Rossi in visita di cortesia, le ragazze di Betty Bavagnoli si sono imposte con un netto 4-0 sulle Empoli Ladies grazie alle reti di Bernauer, Thomas, Bonfantini e Serturini. “Ora ci aspetta il Verona, non sarà un campionato facile per nessuno” commenta l’allenatrice Bavagnoli.

 


Sosta, ma che fatica. Super lavoro per Kalinic e Smalling

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Tra i motivi che rendono utile questa sosta in campionato per la Roma, vanno conteggiati i tanti allenamenti che stanno mettendo nelle gambe Nikola Kalinic e Chris Smalling. Entrambi lavorano per raggiungere una forma atletica migliore e per inserirsi nei meccanismi del gioco di Fonseca, sfruttando le tante assenze, tra infortuni e nazionali. L’inglese è diventato da subito un pilastro della difesa, titolare che ha avuto bisogno di davvero poco tempo per prendersi la squadra che in lui sta trovando un leader naturale. Nel frattempo Kalinic è consapevole di doversi far trovare pronto per la gara con la Sampdoria, vista la doppia frattura allo zigomo che sta bloccando Dzeko.