Con Kean rispunta Mariano Diaz
Edin Dzeko ormai ha 33 anni ed è impensabile che le possa giocare tutte. È per questo che il ds Petrachi si sta già muovendo sul mercato alla ricerca di un attaccante che possa far rifiatare il centravanti bosniaco. In cima alla lista c'è sempre il nome di Moise Kean (la Roma vorrebbe prenderlo in prestito con diritto di riscatto, l'Everton vorrebbe inserire l'obbligo), ma non è l'unico profilo monitorato. Secondo il quotidiano sportivo oggi in edicola, ci sarebbe un ritorno di fiamma per Mariano Diaz già seguito nel corso dell'estate. Fino a questo punto della stagione lo spagnolo di origine domenicana non ha giocato neanche un minuto nel Real Madrid e il presidente Florentino Perez vorrebbe quindi venderlo, ma sarebbe impensabile che a gennaio un club possa offrire i 20 milioni richiesti. Più logico sarebbe impostare una cessione in prestito con diritto di riscatto vincolato a una serie di parametri.
Le mosse del club, Petrachi al lavoro: Kean in prestito e riscatto Smalling
Kean in prestito più il riscatto di Smalling. Saranno giorni di intenso lavoro per il d.s. della Roma Gianluca Petrachi, che vuole farsi trovare pronto a gennaio per sistemare la rosa. La prima parte della stagione, infatti, ha messo in evidenza due realtà: 1) alla Roma manca un vice-Dzeko affidabile visto che Kalinic, il cui prestito dall’Atletico Madrid potrebbe essere interrotto prima della scadenza, non è mai riuscito a dare il suo contributo a causa prima di una condizione fisica carente e poi di un infortunio; 2) Smalling ha spazzato tutti i dubbi che si portava da Manchester ed è diventato un leader della squadra (…). Kean a Liverpool non si è mai ambientato e vuole tornare in Italia, la Roma del suo amico Zaniolo potrebbe essere la soluzione migliore per lui (…).
Per quanto riguarda Smalling, il Manchester valuta il suo cartellino 18 milioni di euro, una cifra importante per un calciatore che tra pochi giorni compirà 30 anni, ma non fuori mercato per un difensore del suo livello: la Roma proverà a chiudere la trattativa già a gennaio, anche per evitare intromissioni di Inter e Juventus.
Florenzi a cuore aperto: «Rispetto le scelte, la Roma prima di tutto»
Che poi il paradosso è proprio questo: per uno è titolare della nazionale, per l’altro in quel ruolo non ci può più giocare. L’oggetto del contendere è Alessandro Florenzi, che venerdì Roberto Mancini ha confermato come terzino destro dell’Italia, proprio mentre Paulo Fonseca gli ha detto chiaramente che in quel ruolo nella Roma non ha futuro (…). Dopo giorni di silenzi, il capitano giallorosso ieri ha rotto gli argini e ha detto la sua. «(…) Penso solo a giocare, voglio dare il mio contributo alla Roma. A breve spero di riuscire a mettere in difficoltà il mister, che ora sta facendo altre scelte che rispetto. Se devo fare il capitano devo dare l’esempio: come successo negli anni scorsi, metto la Roma davanti a me stesso. Tutti dobbiamo stare in silenzio e lavorare, perché se lo fa il capitano, lo fanno anche tutti gli altri». Parole perfette, dette anche nel modo giusto. Parole da capitano, verrebbe da dire.
(…) La realtà ci dice che sono ben sei gare che Florenzi non gioca titolare (…). In un paio di queste sei partite Alessandro è entrato per spiccioli di gara (…), in altre non si è neanche scaldato (…). Una decina di giorni fa Fonseca ha avuto un colloquio con il capitano, spiegandogli che non lo vede come terzino, ma come esterno d’attacco. Dovendo giocare con un esterno basso bloccato e l’altro di spinta e con Kolarov che è quello che va, dall’altra parte gli serve un giocatore più difensivo. Cosa che non fa parte degli skills del capitano. Di conseguenza, nelle gerarchie dei difensori Spinazzola e Santon gli sono scivolati davanti ( e lo sarebbe stato anche Zappacosta, se non si fosse infortunato), mentre in quelle degli attaccanti c’è l’imbarazzo della scelta (Perotti, Under, Zaniolo, Kluivert e Mkhitaryan) e di certo Florenzi non è la prima (…). E così il capitano deve metabolizzare la nuova realtà (…). Ieri sulla vicenda è intervenuto anche Giuseppe Ursino, d.s. del Crotone, dove Florenzi ha mosso i primi passi da professionista. «(…) Alessandro è un giocatore straordinario, serio e passionale (…).Per me è un centrocampista, mezzala a tre: ha tempi di inserimento e sa calciare. Terzino? Non lo vedo (…)».
Under e Kolarov i primi a rientrare. Fuzato e Kluivert saranno gli ultimi
IL MESSAGGERO (G. LENGUA) - In attesa del ritorno di tutti i calciatori impegnati con le rispettive Nazionali (9), Paulo Fonseca ha osservato con attenzione la gara Bosnia-Italia in cui Florenzi ha giocato titolare. Al suo rientro a Roma previsto per martedì assieme a Zaniolo, Alessandro proverà a mettere in difficoltà il tecnico che ormai lo ha relegato in panchina da 6 partite. Mercoledì prossimo il portoghese riabbraccerà Dzeko uscito sconfitto dal match contro gli Azzurri («I miei compagni si dovrebbero chiedere perché non giocano nei rispettivi club», ha tuonato l’attaccante) e Pau Lopez (prima da titolare con la Spagna). Rientreranno prima a Trigoria Cengiz Under (oggi la sua Turchia sfiderà Andorra) e Kolarov in campo nel pomeriggio per Serbia-Ucraina: primo vero allenamento al Fulvio Bernardini previsto per il 19. Ci sarà da aspettare, invece, per Kluivert che con l’Olanda Under 21 sfiderà l’Inghilterra dopodomani e Fuzato convocato a sorpresa dal ct del Brasile Tite per le amichevoli con Argentina e Corea del Sud: entrambi saranno a Trigoria giovedì 21.
Alla fiera dei prestiti. Smalling, Sanchez e Kulusevski: è già l’ora delle grandi manovre
La fiera dei prestiti in questo scorcio di A ci ha offerto tante storie a volte sorprendenti ma con un denominatore comune: le scommesse a pochi soldi. Il bello è che qualcuno ci azzecca. Dejan Kulusevski è l’emblema del successo. Lo svedese ha scelto Parma per una maglia da titolare e ora mezza Europa è in pista per lui (…). Intanto l’Atalanta seleziona gli acquirenti con richieste vicine ai 40 milioni di euro (…). Dando per scontati il riscatto di Sensi e quello obbligato di Barella (…) in casa nerazzurra dovranno essere fatte valutazioni importanti su Alexis Sanchez: in estate tornerà allo United? (…). Nainggolan? Anche Radja è di transito in Sardegna, così il suo futuro è da scrivere. I vertici interisti seguono anche il portiere Radu (…). Viene monitorato il centravanti Pinamonti su cui l’Inter ha una prelazione morale. Infine a Verona il 18enne Salcedo sta bruciando le tappe.
Anche la Roma ha costruito la sua campagna acquisti estiva su questa formula. Dando per scontate le conferme di Mancini (13 milioni) e di Veretout (16), sono sotto esame le posizioni di Kalinic e dell’infortunato Zappacosta. Al contrario a Trigoria non vedono l’ora di trovare un’intesa con lo United per il convincente Smalling: per lui non ci sono diritti, la trattativa, insomma, è tutta da fare. In un limbo è anche Mkhitaryan, visto che con l’Arsenal non sono stati concordati passi per la prossima stagione e l’armeno (causa infortunio) sinora ha fatto soltanto intravedere il suo talento.
Almeno in questa specialità la Juventus si muove sotto traccia. Il difensore argentino Romero(Genoa) a fine stagione dovrebbe sbarcare a Torino, questo campionato vale per lui come una laurea. Anche Luca Pellegrini a Cagliari è tesserato solo per questa stagione e spera di meritare il ritorno alla base (…).
Ora l’Italia punta all'anno da record
IL TEMPO (S. PIERETTI) - Un record dietro l'altro. Dopo aver battuto quello delle vittorie consecutive ottenuto dal Commissario Unico Vittorio Pozzo nel 1939, il ct azzurro Roberto Mancini punta al primato di successi consecutivi in un anno solare. L'affermazione contro la Bosnia ha consentito all'attuale allenatore dell'Italia di eguagliare tale record, la sfida contro l'Armenia potrebbe consegnare alla storia della Nazionale un altro risultato di assoluto valore. Domani sera a Palermo è probabile che il commissario tecnico possa cambiare diversi elementi della formazione a cominciare dal portiere, con Sirigu deputato a difendere la porta azzurra, per passare al centravanti dove il laziale Immobile partirà dal primo minuto al posto di Belotti. Nel tridente offensivo, spazio anche per Federico Chiesa. In difesa Acerbi dovrebbe lasciar spazio a Romagnoli, in mezzo al campo due le novità con Zaniolo e Castrovilli accanto a Jorginho.
Ieri - di ritorno da Sarajevo - una delegazione composta dal presidente della Figc Gabriele Gravina, il direttore generale Marco Brunelli, il capodelegazione Gianluca Vialli e Gianluigi Donnarumma ha visitato Venezia portando l'affetto e la vicinanza della Nazionale ai cittadini della Serenissima. «Venezia - ha commentato il presidente Gabriele Gravina - è una città ferita, ma oltre a essere stupenda, è forte: ha dimostrato un grande carattere, e una capacità di rialzarsi straordinaria. La nostra presenza qui con la Nazionale è un messaggio di affetto e testimonianza alla città, ai suoi cittadini e a coloro che si stanno adoperando per riportare questa tragica situazione alla normalità».
Questa mattina la comitiva azzurra si trasferirà in aereo a Palermo, nel pomeriggio - alle 17.30 - è previsto l'allenamento di rifinitura allo stadio Barbera in vista della sfida di domani sera (diretta tv su RaiUno alle 20.45) contro l'Armenia nell'ultima sfida del girone eliminatorio degli Europei.
Mancini e Spinazzola da gestire
IL TEMPO (F. BIAFORA) - Alla ripresa degli allenamenti fissata per domani pomeriggio Fonseca sarà chiamato a verificare le condizioni degli ultimi giocatori che hanno accusato degli affaticamenti, con la speranza che fili tutto liscio per i calciatori impegnati con le nazionali. Sia Mancini che Spinazzola hanno dovuto dare forfait per le partite dell'Italia, ma c'è fiducia sulla possibilità di averli a disposizione con il Brescia. Il difensore centrale è pronto a tornare in gruppo, ma potrebbe continuare a svolgere un lavoro personalizzato per recuperare la migliore condizione fisica dopo i tanti impegni dell'ultimo ciclo e il leggero edema accusato al polpaccio. La situazione del terzino - gli esami non hanno evidenziato lesioni al flessore - è da monitorare giorno per giorno: Fonseca non vuole rischiare e potrebbe mandarlo in campo dal primo minuto soltanto nella decisiva sfida con l'Istanbul. Prosegue poi il recupero di Cristante, Zappacosta e Kalinic, che tra meno di un mese potrà riprendere a correre, ma difficilmente sarà impiegato prima di Natale.
Florenzi dà l'esempio
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Se il discorso glielo avesse scritto l'ufficio stampa della Roma, non sarebbe uscito migliore. Ad Alessandro Florenzi è bastato essere semplicemente se stesso per parlare senza nemmeno una puntina di polemica. Titolare di una Nazionale mai così continua, scartato nella Roma nonostante la fascia da capitano. Un paradosso con pochi precedenti che avrebbe spinto tanti a un moto d'orgoglio. E invece no, l'esterno di Vitinia, almeno in pubblico, sfoggia un garbo e una correttezza che nel calcio sono merce rara. In uno dei momenti più duri della sua vita da romanista Mancini lo ha confermato tra i punti fermi in Bosnia, la prestazione è stata positiva e alla fine del match Florenzi ha parlato così: «Non ho giocato per far cambiare idea a Fonseca - le parole del capitano a Sportmediaset - ma per Alessandro. Voglio dare il mio contributo alla Roma, spero che nel breve periodo possa riuscire a mettere in difficoltà il mister: ora sta facendo altre scelte che rispetto. Sono il capitano e devo dare l'esempio e metto la Roma davanti a me. Dobbiamo stare in silenzio e lavorare, perché se lo fa il capitano tutti lo seguono».
Un po' per carattere, un po' per esperienza, Florenzi mantiene il low profile perché sa quanto sia potenzialmente incendiario un caso che riguarda il capitano della Roma. In quanti, però, riuscirebbero a tenersi la rabbia dentro? I numeri sono impietosi: in tre mesi in giallorosso ha giocato 571 minuti di cui appena 18 nelle ultime sei gare, contro i 1178 dell'anno scorso allo stesso punto della stagione. Praticamente le metà. Da agosto ad oggi è rimasto una sola volta in campo per tutta la partita contro l'Atalanta: prima veniva sempre sostituito, ora neppure si alza dalla panchina. Una scelta di Fonseca basata su questioni di natura tattica: il tecnico non lo vede più come terzino e gli preferisce altri in attacco. Certo, viene difficile non ricollegare questa bocciatura a quella già avviata durante l'ultimo mercato estivo da Petrachi. Parlando con l'agente di Florenzi, infatti, il diesse gli fece capire che avrebbe valutato offerte per cederlo. E nel frattempo ha portato a Trigoria Spinazzola e Zappacosta. Nel frattempo Alessandro è finito persino dietro Santon, che la Roma ha provato a vendere fino all'ultimo giorno disponibile, mentre Fonseca inizialmente sembrava essere conquistato dalla disponibilità del capitano salvo poi ricredersi. Durante la sosta precedente il tecnico ha comunicato all'esterno la sua decisione. Il ragazzo ha ascoltato, capito e accettato, ha riparlato con Fonseca all'ennesima bocciatura ma neppure l'emergenza gli ha restituito spazio. Se da qui a gennaio la situazione resterà immutata, sarà inevitabile prendere almeno in considerazione un addio: il procuratore Lucci aspetta di parlare col club. Florenzi non vuole perdersi l'Europeo, ma Mancini lo ha rassicurato. Adesso la nuova missione è far cambiare idea a Fonseca e Petrachi. Senza polemiche.
Italia, il segreto? Giocatore giusto al posto giusto. Così Berna e Insigne sono rinati, Mancini ora lavora su Zaniolo
L'Italia di Mancini non ha ancora fatto storia, ma è fondata su un principio semplice, infantile: ognuno fa ciò per cui è portato. In termini adulti, cioè tattici: giocatore giusto al posto giusto. È il segreto migliore per spiegare la crescita prepotente della Nazionale (...). L’univocità delle mansioni laterali ha restituito il miglior Berna: incontenibile a Zenica, due gol nei due match precedenti. Per Insigne, il Mancio ha creato una specie di Corridoio Vasariano che collega la fascia sinistra al centro area dove Lorenzo espone il suo talento: largo, può meditare il caro destro a giro o il taglio sul secondo palo, al centro può dettare l’imbucata o concludere, come a Zenica. I suoi accentramenti liberano la fascia per Emerson, altro “bambino” felice. E’ portato per attaccare? Allora, come in Bosnia, gioca quasi esclusivamente dalla metà campo in su, tanto la difesa scivola alle sue spalle per coprirlo. E anche qui, in difesa, Mancini ha assecondato le inclinazioni. Bonucci e Acerbi in campionato guidano reparti a 3. Grazie al modulo offensivo (3-2-5) possono impostare a 3 anche in azzurro e infatti intesa e rendimento crescono a vista d’occhio.
Ecco, Florenzi, che ha esperienza di terzino, ma non è abituato a ritrovarsi terzo centrale, deve imporsi qualcosa di nuovo, ma Alessandro è un “bambino” cresciuto, ha la maturità per farlo e comunque in Nazionale si diverte come un matto perché gioca, mentre alla Roma sta seduto. Quale bambino si diverte da seduto? (...) Mancini vuole lavorare su Zaniolo mezzala e disciplinare la sua corsa istintiva e selvaggia. E’ come mettergli i pantaloni lunghi. Crescere comporta sacrifici.
Florenzi: «Rispetto Fonseca, la Roma viene prima di me»
(…) Dal ritiro della Nazionale, ai microfoni di Sport Mediaset, Alessandro Florenzi ieri è tornato a parlare del momento che sta vivendo in maglia giallorossa. Il c.t. azzurro Roberto Mancini (…) contro la Bosnia lo ha tenuto in campo per novanta minuti da terzino destro: quasi un inedito, in questa stagione, per Florenzi, visto che Paulo Fonseca ha fatto lo stesso solo una volta, all’Olimpico contro l’Atalanta il 25 settembre scorso (…) e poi lo ha sempre sostituito o fatto partire dalla panchina. In questi giorni, dopo 6 esclusioni consecutive, si è parlato molto di una sua cessione e sono state tante le società che hanno manifestato l’intenzione di prenderlo: la Sampdoria, la Fiorentina, l’Inter, il Napoli, il Lione del suo ex tecnico Garcia mentre l’ultima indiscrezione parla di uno scambio con Kessie del Milan (…). Ipotesi premature perché Florenzi pensa alla Roma e non sembra in cerca di rivincite nei confronti del tecnico portoghese. «Non ho giocato - le sue parole - per far cambiare idea all’allenatore, l’ho fatto per me stesso. Penso solo a giocare e dare il mio contributo alla Roma, spero che nel breve periodo metterò in difficoltà il mister che ora sta facendo altre scelte. Le rispetto (…). Come capitano devo dare l’esempio, cosa che ho sempre fatto in questi anni. Quindi anche in questo momento metto la Roma davanti a me. Dobbiamo stare in silenzio e lavorare, perché se lo fa il capitano, tutti gli altri lo seguiranno».
522 giorni senza Pallotta
L'ultima volta in cui il presidente James Pallotta è stato avvistato dalle parti di Roma risale addirittura al 13 giugno del 2018, un mese e mezzo dopo l'ultima sua visita all'Olimpico per la semifinale di Champions League contro il Liverpool. Sono passati 522 giorni da quel momento e nel frattempo nella Capitale sono accadute tante cose: : il dossier Tor di Valle. E' cambiato per intero il management, dalla stanza dei bottoni ai lettini dei fisioterapisti passando per lo staff tecnico; sono andati via due capitani, Totti e De Rossi; la società ha inaugurato una nuova sede all'Eur alla presenza del premier Conte e del sindaco Raggi. Come si legge sul quotidiano sportivo oggi in edicola, nel frattempo sono rimbalzate anche le voci di possibili acquirenti per la Roma, dai fondi del Qatar fino al gruppo americano Friedkin,anche se al momento il club non risulta in vendita.
Serturini e il titolo: «Noi ci crediamo, unite di può. Roma è una seconda pelle»
Annamaria Serturini dice che l’obiettivo suo e della Roma è quello di «vincere lo scudetto». Certo, anche arrivare secondo non dispiacerebbe, ma la giovane attaccante della Roma non si fa problemi ad allargare l’orizzonte. A 21 anni, dopo il Mondiale vissuto da più giovane delle azzurre, esiste solo il calcio: «Sono concentrata sulla Roma, sento questa maglia come una seconda pelle» (…).
È la Juventus l’avversario per lo scudetto?
«Sì, ma non solo. Già con la Florentia ci aspetta una gara difficilissima. Non vogliamo perdere terreno. Abbiamo una squadra competitiva, vogliamo il titolo o almeno arrivare in Champions».
Dalla partita persa con il Milan all’esordio avete cambiato marcia. Cosa è successo?
«Ci siamo amalgamate meglio. E l’allenatrice ci ha detto che bisognava cambiare marcia per arrivare lassù, dovevamo fare uno scatto fisico e di testa. Con la Bavagnoli sono cresciuta, fa migliorare tanto sotto l’aspetto mentale».
E Milena Bertolini, c.t. dell’Italia, cosa le ha insegnato?
«A non mollare mai. Ma proprio mai».
Le hai chiesto qualche consiglio quando hai dovuto scegliere la Roma?
«No, ho fatto di testa mia. Non ho un agente, tanto non è obbligatorio. Voglio decidere per me».