Simonetti: "Il mio obiettivo è rimanere alla Roma il più possibile. I miei idoli sono i romani e romanisti"
Pierluigi Simonetti, centrocampista della Roma Primavera, ha parlato ai microfoni di Roma TV durante il programma "Next Generation":
Come è nata la tua passione?
"Mio padre e mio nonno giocavano a pallone ed è una passione che ci hanno trasmesso dai primi passi".
In che categorie giocavano?
"Mio padre è arrivato al massimo a fare gli Allievi con la Lazio, ma mai cose importanti. Poi ha dovuto cominciare a lavorare perché alla famiglia serviva una mano in più per arrivare a fine mese".
Le storie ci raccontano spesso dei nonni e dei papà che giocano a calcio e comincia anche il figlio, invece, nel tuo caso anche tua sorella Flaminia gioca a calcio. Come le è nata la passione?
"Magari vedendo anche mio fratello maggiore giocare le è scattata la passione, poi ha continuato piano piano e l'ha fatto diventare un lavoro".
Parlate mai di calcio?
"Parliamo sempre di calcio, magari quando stiamo a casa o al telefono, quasi la maggior parte del tempo parliamo di pallone".
Ti ricordi quando hanno presa alla Roma anche lei, tu eri già qui da tanti anni, avete festeggiato?
"È stata una grande soddisfazione per tutta la famiglia. Anche per lei giocare alla Roma è sempre stato il suo sogno, ora fa quest'anno all'Empoli e spera di tornare l'anno prossimo".
Tu invece dalla Roma non sei mai andato via?
"No, è un amore duraturo negli anni. Non ho mai avuto l'idea di andare via, magari nel futuro non si può mai sapere, ma il mio obiettivo è rimanere qui il più possibile".
Sei entrato che avevi 10 anni, ti ricordi quando ti hanno chiamato?
"Sì me lo ricordo bene, è uno dei ricordi che ho più lucidi di quando ero piccolo. Stavo a casa al mare con mio nonno e mia nonna, è arrivata una chiamata a papà. Preso dalla gioia ho corso per tutta casa".
Quando eri più piccolo eri uno dei più bravi, ma anche dei più piccoli e poi hai sviluppato tutto insieme. Hai mai avuto paura che il tuo fisico ti penalizzasse?
"Paura no, non ho mai visto la mia statura come una cosa negativa, l'ho vissuta bene non ho mai avuto problemi di questo tipo. Più che altro i miei giocatori erano preoccupati che non crescessi, ma alla fine ho sviluppato tutto insieme".
Tu sei cresciuto di dieci centimetri in un anno, sono tantissimi, avevi 16 o 17 anni giusto?
"Sì, lo scorso anno. Non mi sono mai posto il problema dell'altezza, anche se poteva esserlo".
Nonostante l'altezza e tutto quanto, tu giochi nel settore giovanile con molta continuità, ad esempio hai giocato con l'Under-15, l'Under-16 e hai vinto lo scudetto con l'Under-17. Questo è il ricordo più bello?
"Il ricordo più bello forse è stato Benevento-Roma l'anno scorso con la prima squadra quando sono salito. Il mister mi ha visto e anche se sono entrato poco, mi ha dato tanto e mi ha fatto molto piacere".
Senti che questo può essere l'obiettivo?
"Io ci metto sempre l'impegno anche se magari, come lo scorso anno, ho giocato poco. Mi impegno sempre come nel primo anno. Non sto con la testa a pensare che devo dare tutto perché tanto lo faccio in allenamento ogni giorno, me lo pongo come obiettivo quotidianamente".
Tu negli anni hai cambiato il tuo ruolo: prima regista, adesso mezzala, hai fatto anche molti gol con l'Under 17. Quali sono le tue caratteristiche principali, qual è il ruolo più adatto a te?
"Il mio ruolo preferito è quello che faccio adesso: la mezzala. E' un ruolo che mi permette di andare avanti e di tornare indietro quando serve, forse è anche quello più adatto a me".
Qual è il tuo idolo?
"Persone come Daniele De Rossi, Florenzi e Pellegrini: romani e romanisti, gli idoli dei ragazzi di Roma".
Ti piace quel tipo di percorso?
"Sì, sarebbe il sogno più bello, però farlo da romano e romanista forse ha qualcosa in più che gli altri non sanno".
L'obiettivo è superare qualche problemino di inizio stagione che ti sta un po' limitando?
"Magari anche vincendo qualcosa quest'anno".
Diawara, menisco rotto. Anche Edin va sotto i ferri
IL MESSAGGERO - Stavolta è toccato Diawara e Dzeko, e siamo a 12: Amadou è stato vittima di una lesione al menisco mediale del ginocchio sinistro, Edin di una doppia frattura all’arco zigomatico destro. Entrambi oggi saranno sottoposti a intervento chirurgico a Villa Stuart. I tempi di recupero stimati per il centrocampista sono di circa quattro settimane, Edin, invece, proverà a rientrare dopo la sosta, ma dovrà giocare con la maschera protettiva (intanto salta la nazionale). Non sorprendono le dinamiche, stavolta: per quanto riguarda Diawara la
responsabilità è di un’entrata a forbice di Cigarini al 15’ (solo ammonito), l’ex Napoli non ha chiesto il cambio fino 30’ quando all’altezza del centrocampo è caduto a terra da solo lamentando un forte dolore. È stato immediatamente soccorso dai medici che lo hanno accompagnato fuori dal terreno di gioco e lo hanno trasportato a Villa Stuart. L’infortunio di Dzeko è avvenuto quasi a fine partita (85’) quando ha colpito in area a palla di testa e nello stesso istante ha ricevuto una testata da Mattiello. Infortuni che si aggiungono a quelli altrettanto recenti di Pellegrini (frattura del quinto metatarso del piede destro) e Zappacosta (rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro) andando ad allungare una lista che sta decimando sempre più la rosa. Paulo Fonseca, però, prova a pensare positivo: dopo la sosta dovrebbe ritrovare sia Under (lesione al bicipite femorale destro) che Mkhitaryan (lesione tendinea all’adduttore).
Petrachi: «Arbitro indisponente». Pallotta: «Uno schifo»
IL MESSAGGERO - CARINA - Al fischio finale, la rabbia montata in campo fa spazio a durissime prese di posizione da parte della Roma. Su Twitter, inizia il presidente Pallotta: «Incredibile, ancora una volta. Non sono sicuro della partita che ho visto rispetto all'arbitro. Sono di stufo di questa schifezza che ci sta costando le partite. È già successo troppe volte quest'anno». Infuriato il ds Petrachi: «Siamo molto amareggiati, non è da questa settimana che riceviamo dei torti. Lo dico per dovere di cronaca, altrimenti alla Roma sembriamo tutti matti. L'atteggiamento dell'arbitro è stato indisponente, ha creato solo nervosismo. Sul gol annullato, Kalinic ruba il tempo al difensore e infatti Pisacane rimane in piedi mentre Olsen gli va addosso. Sono cose normali che accadono in area. È impensabile annullare una rete del genere, diversamente non si gioca più. Il calcio è un gioco maschio, altrimenti ci mettiamo il tubino e andiamo a fare danza classica. Stiamo commentando una partita falsata da un errore tecnico dell'arbitro che non ne ha fatto solo uno. Meritavamo di vincere». E ancora: «Se lo vedono in Inghilterra si mettono a ridere, è assurdo. E poi non vai neanche a rivedere il Var? Magari a dire Ho fatto una cazzata'. Forse diamo fastidio».
LA «QUESTIONE» - Dopo essersi ricomposto e ripreso dalla sfuriata che gli è costata l'espulsione a fine partita, l'analisi più mirata è quella di Fonseca: «Ho meritato l'espulsione, su questo non ci sono dubbi. Ma il gol non era da annullare. L'arbitro infatti prima parla con un giocatore del Cagliari e gli dice che non è fallo. Perché poi ha cambiato idea? Inizialmente fa con la mano il gesto per dire che non è fallo. Dopo cosa è accaduto, ha consultato il Var o no? La questione è questa». Il portoghese fa centro. In effetti Massa sembra respingere in un primo momento le proteste dei sardi. Poi, come se avesse ricevuto un silent check cambia idea. In questo caso, però, non si tratterebbe più di Var (che aveva richiamato il fischietto d'Imperia per il tocco col braccio di Mancini, provocando il disappunto di Pellegrini sui social: «Siete vergognosi», messaggio poi cancellato) ma di moviola. Difficile uscirne, visto che il direttore di gara ha poi rassicurato Dzeko di aver deciso lui. Il Cagliari fa muro: «La spinta è netta. Pisacane è svenuto», il commento di Maran. E il presidente Giulini si sorprende su Twitter: «Troppa attenzione per un fallo offensivo cristallino». La sensazione è che non sia finita qui. Anche perché ora, la parola passa al Giudice Sportivo. Intanto, restando alla cronaca del pomeriggio, Massa e i suoi collaboratori hanno lasciato lo stadio due ore dopo la fine della partita.
Dall’abbondanza alla carestia: Fonseca perde uomini e punti
IL MESSAGGERO - FERRETTI - Le patate non possono più attendere. Se uno non ha la forza per reggere la pressione di una partita o di uno stadio, è bene che cambi mestiere e vada a zappare la terra. Non ha più senso, conveniamo con Paulo Fonseca, che si presenti in maglietta e mutandine davanti a 30 mila o giù di lì tifosi. I campi di patate non possono più attendere Davide Massa, uno degli arbitri più scarsi della storia del calcio italiano. Uno che nel momento in cui è stato chiamato a decidere, ha scelto di non decidere. Ci riferiamo, ovviamente, all’azione del gol annullato a Kalinic, nel corso della quale Massa non ha fischiato nè il gol della Roma né il suo annullamento. Ha solo deciso che era il caso di non intervenire, salvo farlo dopo una manciata abbondante di minuti trascorsi a pensare: e mo che devo fare? Massa, lo hanno visto tutti, in campo non sapeva cosa fare. E uno così, viene automatico pensarlo, dovrebbe attaccare il fischietto al chiodo, indossare al volo gli scarponi e trasferirsi a lavorare nella campagna ligure.
PIU’ INFORTUNATI CHE TITOLARI - Detto questo, resta la classifica che, dopo sette giornate, recita Roma a quota 12 punti. Frutto di tre vittorie e altrettanti pareggi, oltre al ko interno contro l’Atalanta. Eccolo, il punto dolente: l’Olimpico. La squadra di Paulo Fonseca, in campionato, ha vinto solo una voltacontro il Sassuolo - alle pendici di Monte Mario. Pari con Genoa e Cagliari (e Lazio, anche se in trasferta) e ko con i nerazzurri di Gasperini. Lontano dalla Capitale, due viaggi e sei punti. Ma Fonseca, questo va assolutamente sottolineato, sia in casa che fuori ha dovuto fare i conti con troppi problemi per sorridere un po’ di più al campionato. Il tecnico portoghese ha avuto finora più infortunati che titolari, e questo non l’ha minimamente aiutato nel suo lavoro. E’ arrivato, di fatto, a raschiare il barile, a mettere in campo gente che dovrebbe fare un altro mestiere per poter allestire, anche in corso di gara, una squadra vera, seria. Una
Roma in grado di trasformare in (più) gol l’enorme mole di gioco espressa anche ieri contro il Cagliari. Il gruppo costruisce, costruisce tanto ma capitalizza poco. Fino a poche settimane fa, pensando alla rosa di Fonseca, si parlava di abbondanza: ora è arrivato il turno della carestia. Con gente che va a terra e non si rialza se non dopo mesi. La partita contro il Cagliari, che ha regalato altri gravi infortuni, ha chiuso una settimana che resterà nella storia del club come una delle peggiori di sempre. Ci mancava solo Massa per completare l’opera.
Tanti applausi a Nainggolan: i tifosi ritrovano il vecchio amico
IL MESSAGGERO - CARINA - L’Olimpico non lo ha dimenticato. Prima e dopo. Le gare dell’ex non sono mai stato il forte di Nainggolan. Ma gli oltre 34mila spettatori accorsi allo stadio hanno comunque voluto tributare un’ovazione al belga. Sia al momento dell’annuncio delle formazioni sia quando è stato richiamato da Maran in panchina. Radja, con la partita ancora in bilico è stato letteralmente preso di sorpresa dal coro cantato dallo stadio in suo onore.
MANO SUL CUORE - Ha fatto il gesto del cuore con il pugno, battendosi il petto, e s’è girato verso la Sud. Poi, ancora qualche passo, per fare una mezza piroetta e applaudire lo stadio. Ancora un cenno verso la tribuna, quando ormai Ionita aveva preso il suo posto in campo. Un rapporto, quello tra Nainggolan e i tifosi della Roma, indissolubile. Perché il belga, al netto dei suoi eccessi, ha rappresentato molto per la gente. Che lo ha premiato anche con uno striscione nel pre gara: «Mai un avversario, bentornato Radja». Un pensiero anche per la moglie, Claudia, che sta lottando contro un brutto male: «Non mollare Claudia». Il Ninja era stato preso d’assalto anche nell’hotel che ha ospitato il Cagliari in questi due giorni di trasferta. Decine e decine di tifosi hanno fermato il calciatore per chiedergli un selfie, un autografo, o semplicemente salutarlo. A fine gara, il messaggio su Twitter per ringraziare tutti: «Che dire...complimenti per lo spirito di squadra e siamo riusciti a portare un risultato a casa...Bravi ragazzi...poi, sempre speciale tornare qui...Grazie Roma... che affetto che sento e che ho per voi... vi voglio bene». E l’amico Totti subito gli risponde. “Radja questa è Roma, la gente non dimentica”.
Massa inadeguato
IL MESSAGGERO - TRANI - Il pari della Roma contro il Cagliari (1-1), il secondo di fila dopo quello di giovedì a Graz (stesso punteggio), finisce presto fuori dall'inquadratura. Che dedica il primo piano all'arbitro Massa di Imperia. La sua prestazione è da bocciare perché rovina il match dell'Olimpico. Vede male e decide peggio. Fa innervosire i giocatori e gli spettatori per la sua gestione arrogante e presuntuosa. E senza personalità. Il segno su questo torneo l'ha lasciato subito, al via nella nuova stagione: Fiorentina-Napoli (3-4) del 24 agosto. Lì ha inciso sul risultato, chiedere a Montella che, primo allenatore ammonito, ha dovuto ingoiare il rigore inesistente su Mertens e si è visto sfilare quello netto su Ribery. Qui il direttore di gara si è preso di nuovo la scena senza che nessuno, però, glielo chiedesse. Anche quando il Var lo ha salvato o spinto all'errore. Inadeguato, dunque. Lo sa bene Fonseca che, entrato in campo a fine partita per chiedere spiegazioni sulla rete della possibile vittoria annullata a Kalinic, ha ricevuto il rosso (dopo il giallo) in faccia: invasione e protesta plateali. Lo sbandieratore di cartellini, rosso anche per Romano (collaboratore vivace del portoghese), si è, quindi, offeso. E non ha chiarito. Nemmeno dopo, nello spogliatoio, ai dirigenti.
NESSUN RISPETTO - La Roma, insomma, non ci sta. E alza la voce in pubblico con il ds Petrachi a fine partita, dando seguito alla lamentele, quelle fatte sottotraccia, di Bologna e Lecce, trasferte vincenti nonostante i torti ricevuti. In questo caso il pari fa rallentare la Roma nella corsa Champions, pur restando al 5° posto e a meno 1 dal Napoli quarto. Ecco perché la legge arbitrale deve essere uguale per tutti. Sia per il fallo di mano che per la visione dell'episodio al Var. Il tocco con il braccio di Mancini, punito all'Olimpico da Massa, è come quello di Lucioni che il signor Abisso di Palermo, domenica 29 settembre, non ha assegnato allo stadio di Via del Mare. Ma c'è di più: l'azione nasce dalla punizione concessa nonostante l'intervento di Diawara sia stato sul pallone. L'arbitro è vicino, ma sbaglia. E concede il bis, non fischiando il rigore. Ci pensa il Var Nasca. Lo stesso che, contando sulla distrazione e sull'insicurezza del direttore di gara, fa da ventriloquio per annullare la rete di Kalinic. Massa, approfittando dell'infortunio di Pisacane che leggermente spinto dall'attaccante si scontra con Olsen, diventa solo spettatore. Non fischia nè punizione nè gol. Aspetta che Nasca, cioè che sia il Var a partorire il risultato, lasciandolo sull'1-1.
PANCHINA CORTA - Massa, insomma, divide (i punti) et Imperia (in campo). La Roma, però, avrebbe meritato il successo, a prescindere dagli episodi discussi. Perché reagisce e costruisce, con il 67 per cento del possesso palla, nonostante l'emergenza. Va sotto a metà nel primo tempo, mai successo nelle precedenti 8 partite stagionali. Il Cagliari, prudente nel suo 4-3-1-2 e con Nainggolananestetizzato dall'affetto della Sud, passa sfruttando il rimbalzo che, nell'area giallorossa, finisce sul braccio largo di Mancini. Joao Pedro trasforma di forza. Sono solo 19 i convocati: la rosa sfiorisce tra le mani di Fonseca che, alla mezz'ora e sotto di un gol, si trova chiaramente in imbarazzo quando si fa male anche Diawara (menisco), fino a quel momento tra i più lucidi. La scelta, guardando gli 8 giocatori seduti dietro di lui (compresi i portieri Fuzato e Mirante), è ridotta e quindi scontata: Pastore e Kalinic, titolari giovedì a Graz, non sono fisicamente al top. Rimane Antonucci, entrato in corsa pure in Austria. E va a sinistra, con Zaniolo trequartista, stessa mossa usata con il Wolfsberger. Veretout, spaesato in partenza, torna a fare il mediano accanto a Cristante. Pochi secondi e la Roma pareggia. Con l'azione più semplice manda l'ex Pellegrini e la difesa rossoblu in tilt: verticalizzazione a destra di Spinazzola per Kluivert, veloce nello scatto e preciso nel cross. Ma Ceppitelli, scivolando per anticipare Dzeko, infila Olsen. L'ex portiere giallorosso salva Maran dal ko con le parate su Zaniolo, il migliore per presenza ed efficacia. Il turnover iniziale è di 5 giocatori, poi coinvolge anche i panchinari: Antonucci gioca 45 minuti e lascia il finale a Kalinic per il 4-2-4. Dzeko, con la doppia frattura allo zigomo, di testa libera in area il partner. Spintarella a Pisacane, gol a porta vuota e cronometro fermo per soccorrere il difensore (poi portato anche lui in ospedale). La partita, anche se il recupero è di 5 minuti, finisce lì.
Diawara e Dzeko sotto i ferri: la maledizione è infinita
IL TEMPO - BIAFORA - Più che il report medico di una partita di calcio, quello di Roma-Cagliari assomiglia ad un bollettino di guerra arrivato direttamente da un conflitto del Medio-Oriente. Dopo l’infortunio all’adduttore di Mkhitaryan e le operazioni al metatarso di Pellegrini e quella al crociatodi Zappacosta degli ultimi giorni, questa mattina saranno Diawara e Dzeko a finire sotto i ferri. Il centrocampista è stato costretto al cambio al 30° del primo tempo per aver subìto una lesione al menisco mediale, ovvero quello interno, del ginocchio sinistro. Inizialmente Diawara è anche rimasto in campo dopo il brutto fallo di Cigarini (punito soltanto con l’ammonizione da Massa), ma dopo una decina di minuti il dolore è diventato insopportabile ed è uscito in lacrime dal terreno di gioco, portato a spalla dallo staff medico, che lo ha poi accompagnato a Villa Stuart per svolgere una risonanza magnetica, che fortunatamente ha scongiurato la lesione al legamento crociato. Il numero 42 giallorosso, che sarà operato dal professor Mariani ed ha passato la notte nella clinica romana, da protocollo dovrà stare fermo per tre settimane, a cui andrà aggiunto poi un periodo di una quindicina di giorni per completare la riatletizzazione. Fonseca lo avrà quindi pienamente a disposizione al termine della sosta delle nazionali di novembre, quando il calendario prevede la sfida con il Brescia. Nella sala operatoria adiacente a quella di Diawara ci sarà invece Dzeko, che ha riportato la doppia frattura dell’arco zigomatico destro, in seguito al contrasto con Mattiello, che lo ha colpito con una testata. Il bosniaco uscito dall’Olimpico con una borsa del ghiaccio applicata sul volto, ieri è tornato in serata a casa, per poi rientrare a Villa Stuart questa mattina. Il centravanti della Roma sarà sottoposto ad intervento dal professor Pesucci, chirurgo maxillo facciale che in passato ha già operato Manolas per la frattura del setto nasale. Dzeko non sarà dimesso immediatamente e molto probabilmente sarà costretto a saltare i prossimi impegni di qualificazione ad Euro2020 contro la Finlandia e la Grecia. Da segnalare poi che il difensore del Cagliari Pisacane ha perso conoscenza nello scontro con Olsen, su cui Massa ha deciso di fischiare fallo e di non assegnare il gol a Kalinic. Spostando lo sguardo agli altri acciaccati in casa Roma la speranza di Fonseca, che ha concesso un giorno di riposo, è di riavere a disposizione durante la sosta Cetin e soprattutto Under, che ha quasi completato la riabilitazione. Ci vorrà invece ancora del tempo per il rientro in gruppo di Perotti. Da valutare pure le condizioni di Florenzi, che in un primo momento non risponderà alla convocazione dell’Italia per la pesante influenza che lo ha colpito. Intanto ieri il ds Petrachi è tornato a parlare del tema infortuni: “Qualche problemino lo abbiamo sui campi di Trigoria che sono sabbiosi e abbastanza duri. Stiamo valutando la situazione, abbiamo già rifatto un primo campo e cercheremo di ristrutturare anche gli altri. Mi auguro sia questo il problema reale che abbiamo a Trigoria".
Il legale dei Sensi va risarcito
IL TEMPO - BIAFORA - Pallotta, dopo aver tuonato contro gli arbitri via Twitter, è pronto a ricevere i dirigenti della Roma a Boston per approfondire alcune tematiche commerciali e altre tecniche relative al settore giovanile, dove è in corso una riorganizzazione in seguito all’addio di Tarantino (ci sarà anche una promozione per Manuel Marzocca, responsabile del convitto del settore). Intanto dalle pieghe del bilancio 2018/19 è emerso che la Corte di Appello di Milano, riformando parte della sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Milano, ha parzialmente accolto l’appello proposto dal professor Filippo Lubrano, consigliere di amministrazione e avvocato della Roma tra il 1992 e il 2000. La Corte ha condannato la Roma al pagamento di 1.079.740 euro, ma a fronte della sentenza emessa il 17 maggio scorso, la società ha attivato la manleva nei confronti di Unicredit, in ragione degli accordi stipulati all’epoca dell’acquisizione delle quote di maggioranza nel 2011. Sarà quindi il gruppo bancario a dover corrispondere questa somma all’avvocato, che ha lavorato per il club durante l’era Sensi. Un altro documento reso disponibile dopo il cda di venerdì è quello sulle remunerazione dei dirigenti: al Ceo Fienga spetta uno stipendio lordo annuo di 840mila euro, oltre a bonus per un massimo di 250mila euro in base al raggiungimento da parte della società di determinati risultati economici e sportivi. Lo stipendio del Vicepresidente esecutivo Baldissoni, a cui è stato esteso il contratto fino al 2021, ammonta invece a 752mila euro a stagione (più 250mila euro di bonus, non scattati l’anno scorso). All’amministratore delegato uscente Gandini è stata riconosciuta un totale di quasi 857mila euro a titolo di transazione dopo la risoluzione del contratto. Nell’accordo d’addio di Monchi è stato stabilito che al ds spagnolo non è dovuto altro oltre a quanto previsto fino alla risoluzione.
Massa da manicomio
IL TEMPO - SCHITO - La Roma è furiosa. In tutte le sue componenti: giocatori, allenatore, dirigenti e anche tifosi. Dopo le partite di Bologna e Lecce, in cui i torti arbitrali ricevuti sono passati sotto traccia alla luce dei tre punti conquistati, questa volta l'esito del match è stato condizionato. Massa, ieri, ha gestito in maniera pessima la gara. Se il rigore a favore del Cagliari è corretto, più sindacabile è la spintarella di Kalinic a Pisacane, mentre è difficilmente spiegabile il fischio sull'intervento di Diawara che ha procurato la punizione da cui è nata l'azione che ha portato al rigore. Ma è l'intera gestione delle situazioni dubbie sempre fischiate in un'unica direzione, quella contraria alla Roma, così come accaduto in questa prima parte del campionato. Dopo il gol di Kalinic, Massa ci ha messo cinque minuti per prendere una decisione. Nonostante successivamente abbia detto di aver fischiato per sanzionare l'intervento dell'ex viola, questo non è successo. Mai la Roma quest'anno è stata supportata dalla Var, gli arbitri che hanno diretto la squadra giallorossa hanno consultato la tecnologia negli episodi contrari ai giallorossi e non in quelli a favore. «Siamo molto, molto amareggiati. Non è da questa settimana che riceviamo dei torti - le parole del ds Petrachi - è un dato di fatto. Massa è stato indisponente, ha creato nervosismo in una partita tranquilla». E sul gol annullato nel finale: «È il gioco del calcio, non teatro o danza. Kalinic ha rubato il tempo, tant'è che Pisacane rimane in piedi, è Olsen che gli va addosso. Se in Inghilterra vedono annullare questo gol si mettono a ridere». AI triplice fischio anche Fonseca ha perso la testa andando a sbraitare in faccia all'arbitro rimediando un cartellino rosso. Stessa sorte anche per il suo secondo, Nuno Romano, che ha battuto ironicamente le mani sotto il naso di Massa: «Ho meritato l'espulsione - dice il tecnico - non mi è piaciuto l'arbitro, gli ho detto che non esisteva il fallo di Diawara e nemmeno quello di Kalinic. Avevo visto che i calciatori del Cagliari protestavano per un fallo e l'arbitro in maniera visibile fargli cenno di "no" con il dito, indicando che non era fallo. Poi non so perché abbia cambiato idea, se sia stato consultato da qualcuno vedendo i giocatori a terra.Come funziona il collegamento arbitro-Var?». Dopo il rigore per un fallo rivedibile di Kolarov a Bologna e l'espulsione di Mancini in cui uno dei due gialli era particolarmente generoso, dopo il fallo di mano di Lucioni a Lecce lasciato correre, la Roma non ne può più. «Non sono sicuro di aver visto la sua stessa partita. Incredibile - il tweet di Pallotta - è successo ancora. Sono disgustato e stufo di questa me... a, è successo fin troppe volte quest'anno». Nel post-gara duro confronto tra Petrachi e gli arbitri. Intanto Joao Pedro scagiona il pubblico: "Insulti razzisti? Non li ho sentiti».
Roma avvelenata. Pallotta agli arbitri: "Lo schifo continua"
LA REPUBBLICA - PINCI - L'Olimpico come un saloon, dita puntate, una raffica di cartellini, faccia a faccia serrati fin dentro gli spogliatoi. Roma-Cagliari non è finita al 95', ma molto più tardi: forse quando, due ore dopo aver sancito l'1-1 finale, l'arbitro Massa ha lasciato l'Olimpico con in tasca un referto esplosivo. O poco prima, con le accuse al suo lavoro dal presidente romanista Pallotta («Stanco di questo schifo, troppe volte quest'anno») e dal d.s. Petrachi: «La Roma è stata scippata, ho avuto l'impressione che Massa indirizzasse la partita». Il nastro va riavvolto al minuto 90: Kalinic mette in porta il gol del 2-1 per la Roma o così crede lui, l'allenatore Fonseca e l'Olimpico tutto. Prima, infatti, aveva toccato alle spalle il difensore del Cagliari Pisacane, finito addosso al suo stesso portiere, Olsen. Per l'arbitro — è evidente dai gesti — gol valido. Per il guardalinee no. Nel frattempo il gioco si ferma, Pisacane esce in barella e poi finisce in ospedale per accertamenti. E col gioco fermo peri soccorsi, l'arbitro Massa cambia idea: niente gol. Ai romanisti che gli chiedono di rivederlo al Var dice: «Non si può, ho fischiato prima». Così, appena la partita finisce, in un Olimpico imbufalito, Fonseca raggiunge Massa urlandogli in faccia rabbia e delusione. Il suo vice, Nuno Romano, lo applaude ironicopuntandogli l'indice in faccia: espulsi entrambi (con le scuse postume del tecnico davanti ai microfoni). Nello spogliatoio però l'arbitro trova una situazione analoga, con il vicepresidente Baldissoni, l'ad Fienga e Petrachi schierati: discussione furiosa con toni e accuse durissime, proprio mentre Kalinic lasciando lo stadio giura: «Non ho fatto fallo». A far impazzire la Roma, una direzione insufficiente, dopo quelle altrettanto modeste nelle trasferte di Bologna e Lecce: il Cagliari tra l'altro è passato in vantaggio con un rigore giusto, ma identico a quello negato ai giallorossi 7 giorni fa. La rabbia ha tracimato nelle parole di Petrachi: «Le regole del Var dicono che in casi così non si ferma il gioco, per poi andare a rivedere l'episodio dopo. L'errore tecnico dell'arbitro sta lì, perché ha visto una spinta quando Kalinic ha preso il tempo al difensore. Questo è uno sport maschio e non di signorine». Uscita infelice che ha finito per trasformare lo sfogo in un autogol.
Furia Fonseca: "La rete è regolare". Diawara e Dzeko ko
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - L'Olimpico, una polveriera. L'arbitraggio di Massa fa Infuriare i tifosi, e Fonseca espulso a fine gara insieme al preparatore Nuno Romano per aver aggredito verbalmente il direttore di gara. La Roma è stanca di decisioni arbitrali, a suo dire, vessatorie. E questa volta il pareggio contro Il Cagliari (1-1) scivola sullo sfondo di una rabbia che nessuno prova a trattenere, “Non sono sicuro di quale match ho visto oggi - in riferimento all'arbitro twitta ironico James Pallotta - Incredibile, ancora una volta”. Poi, il presidente giallorossso, rincara la dose. “Sono stufo di questa m... che ci sta costando le partite. Troppe volte già quest'anno”. «Ho meritato l'espulsione - fa autocritica Fonseca - E su questo non c'è dubbio. Ma allo stesso tempo non capisco perché l'arbitro non abbia consultato il Var il fallo di Kalinic non esiste. Dopo il gol Massa parla con un giocatore del Cagliari e gli dice che non è fallo. Perché ha cambiato idea? Fu, con la mano, il gesto per dire che non è fallo. Non voglio però parlare più dell'arbitraggio, ci pensa il direttore Petrachi». E il ds della Roma, a nome del club, sfoga una frustrazione che trova origine in altre gare di questo campionato: «Siamo molto amareggiati, non è da oggi che riceviamo dei torti; è un dato di fatto, alla Roma manca più di qualche rigore. L'atteggiamento dell'arbitro è stato indisponente e arrogante - continua Petrachi - ha creato nervosismo in una partita tranquilla. Diawara prende nettamente il pallone e l'arbitro dà punizione dal limite". L'episodio del gol finale, poi, della spinta: "giochiamo a calcio non siamo a teatro, altrimenti mettiamo il tubino e facciamo le ballerine. Kalinic ha rubato il tempo, tant'è che Pisacane rimane in piedi, è Olsen che gli va addosso. Poi Massa non va neanche a rivedere il Var. C'è qualcosa che mi sfugge, che penalizza la Roma. Sono mortificato, ci hanno scippato la vittoria". Se i giallorossi lamentano pesantemente di essere stati penalizzati dagli arbitri, c'è da dire che anche dal punto di vista dell'infortunistica continuano a non essere fortunati. Amadou Diawara ha infatti dovuto lasciare il campo dopo un'entrata di Cigarini, riportando la rottura del menisco interno. Escluse lesioni ai legamenti, lo stop dovrebbe essere di un paio di mesi. Guai anche per Edin Dzeko, uscito tumefatto sul volto. L’attaccante ha riportato la frattura dello zigomo destro, dovrà essere operato, e salterà la convocazione della Bosnia. C'è adesso la sosta legata alle partite delle varie Nazionali e la Roma avrà il tempo di leccarsi le ferite, facendo fa conta degli infortuni e riordinando le idee dopo l’arrabbiatura di ieri, Da recuperare nervi ed energie, oltre ai troppi punti lanciati fino a questo momento sul campo.
Maran: "Gol annullato a Kalinic? Il fallo era evidente"
Rolando Maran, allenatore del Cagliari, è tornato a parlare del match disputato ieri contro la Roma - e delle relative polemiche in merito al gol annullato a Kalinic - ai microfoni di Radio Uno. Queste le sue parole:
"L'episodio del gol annullato a Kalinic? Io credo che non si tratti nemmeno di un gol annullato, l'arbitro ha dato subito indicazione del fallo già prima che la palla entrasse e il fallo era evidente. In quel momento si è vissuta in maniera diversa, ma la situazione era chiarissima. Le preoccupazioni in quel momento erano due, perché il giocatore (Pisacane, ndr) aveva perso conoscenza e non ci rendevamo conto della gravità dell'infortunio, questo credo abbia inciso anche nei tempi perché la barella è rimasta in campo per molto tempo per soccorrerlo. Da subito però era stato decretato che il gol non era regolare e anche dalla comunicazione dei miei giocatori era chiaro che sarebbe stata punizione per noi. I soccorsi hanno fatto sì che il tempo si protraesse, altrimenti il gioco sarebbe ripreso subito".