Paulo: «Chi non regge le pressioni, coltivi patate»
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - In poco meno di 48 ore, il castello degli alibi - che da sempre in città giustifica l'assenza di successi dal 2008 - viene giù. Sono bastati due soffi. Il primo da parte dell'ex Nainggolan in un'intervista a 'la Repubblica' («L'ambiente romano? Ma dai sono cavolate. Radio e giornali ci sono ovunque»). L'altro, ancora più decisivo e incisivo perché arrivato da un attuale tesserato del club, è di Fonseca: «Chi non è in grado di sopportare la pressione non può fare il calciatore professionista. In particolare mi si chiedeva dell'ambiente romano. Io quello che vedo e sento è il sostegno costante dei tifosi in casa e in trasferta. La pressione c'è dove si vuole vincere, chi non la sa gestire deve prendersi un appezzamento di terreno e coltivare patate». Gioco, set, incontro. In pochi secondi, il tecnico spazza via anni di giustificazioni, scuse e discolpe, spesso nemmeno richieste. Domanda - a dir poco legittima - poco apprezzata a Trigoria con animata discussione a conferenza conclusa sull'opportunità o meno di farla. Di certo, il termine «accontentarsi» non deve far parte del vocabolario di Fonseca se, quando gli ricordano le parole di Cristante a Graz («Un pareggio fuori casa va più che bene»), replica così: «Assicuro che c'era profonda insoddisfazione e rabbia per non aver vinto».
TROPPI INFORTUNI - Inevitabile, dopo gli stop a catena di Pellegrini, Mkhitaryan e Zappacosta, una riflessione: «L'infortunio più frequente è quello al flessore e noi abbiamo avuto solo un caso, quindi non si può parlare di cattiva pianificazione. Un aspetto da tener conto è il recente passato di alcuni calciatori. E in questo caso è elevata la percentuale di ricadute quando i soggetti sono a rischio. Poi ci sono degli infortuni casuali ed è impossibile controllarli. La vera questione è se si sta lavorando per prevenirli e la risposta è sì. Accade però ovunque. Allora mi domando se tutti stanno lavorando male. Invece mi chiedo, la sequenza di gare ravvicinate è adeguata allo sforzo fisico di un calciatore? Succede in tutte le squadre che competono su più fronti». C'è spazio, anche per il Cagliari: «Florenzi non ci sarà, Pau Lopez ha recuperato. Trequartista? Per Pastore è difficile giocare due partite così ravvicinate. Lo farà uno tra Veretout e Cristante, Bryan ha già ricoperto il ruolo in passato. Mi aspetto una gara complicata, contro una squadra che sta disputando un eccellente campionato. Ma noi dobbiamo vincere».
Roma, è Dzeko il faro Champions
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Non può assentarsi un attimo, (con il Wolsfberger) che subito ecco che: la Roma è Dzekodipendente. Luogo comune, sì; verità, pure. Dzeko insostituibile. Un'etichetta che, come dicono a Torino, Edin si è guadagnata sul campo. E il campo chiama 186 presenze (oggi 187), 92 gol e 40 assist. A Roma ha vissuto momenti di altalenante euforia. Un paio di volte, da quando è qui (2015) è stato sul piede d'addio. La prima, dopo l'annata con Rudi Garcia (e Spalletti), era deluso per la stagione, cominciata bene e finita maluccio (8 gol in 31 presenze in campionato, 10 su 39 considerando tutte le competizioni). «Troppo buono», era per l'allenatore toscano, che poi ha ritrovato Edin pure nella stagione successiva, nella quale ha conquistato (quasi) tutti, chiudendo con 39 gol tra campionato e coppe, record per un romanista (Totti era arrivato a 32). La seconda volta, nell'ultima estate: Dzeko deluso dalla società, che gli aveva ufficializzato la volontà di non rinnovargli il contratto, aveva deciso di accettare la proposta dell'Inter. Poi, il ds Petrachi lo ha trattenuto prima con le cattive (invitando a brutto muso lui e l'Inter ad evitare ricatti) e con le buone (un faraonico rinnovo del contratto fino al 2022), coadiuvato da Fonseca, che aveva visto in lui l'uomo su cui puntare i sogni di un ritorno in Champions. Dzeko ha ritrovato il sorriso e nuove responsabilità: con l'addio di De Rossi e la promozione di Florenzi, è diventato vice capitano, oggi, per l'assenza di Ale, contro il Cagliari avrà i gradi. E il compito di guidare un attacco un po' zoppicante, per le assenze di Under, Mkhitaryan, Perotti. Avrà Kluivert da una parte e Zaniolo dall'altra, alle sua spalle uno tra Veretout e Cristante. Ma lui è sempre lì, indispensabile come non mai. Con il Cagliari dell'ex Nainggolan, promosso a centrocampo Diawara, in difesa Mancini si gioca il posto con Fazio (in vantaggio, il Cagliari segna molto di testa) al fianco di Smalling. Torna Kolarov, al posto di Florenzi, spazio a Spinazzola.
TUTTO DI UN FIATO - Fonseca gli ha risparmiato, in queste otto partite i novanta minuti di Graz contro il Wolfsberger e 16 contro il Basaksehir. Il campionato è tutto d'un fiato: sempre in campo, dal primo all'ultimo minuto, dal Genoa al Lecce. In questo momento il suo vice Kalinic ha dimostrato di non essere ancora pronto a sostituirlo con più regolarità ed ecco che Edin si ritrova nella stessa situazione dello scorso anno, quando Schick non riusciva a crescere dietro a lui. Quindi, o Kalinc migliora o Edin sarà costretto a fare gli straordinari, non facili per uno della sua età (33 anni compiuti lo scorso marzo). E questo - ad oggi - è il pregio e il difetto di questa situazione. Dzeko è diventato col passare degli anni un vero e proprio uomo squadra, quando era più giovane non aveva affinato questa caratteristica, era bomber freddo, «buono» per dirla alla Spalletti. Oggi è cattivo, rude, si è preso lo spogliatoio e la fiducia di tutti. La partita di giovedì ha detto quanto in questo momento la Roma non possa privarsi di Edin in nessun modo. Dzeko ha ripagato la fiducia e dopo l'estate turbolenta e a muso lungo, è partito in tromba: due gol in casa, con Genoa e Sassuolo, due contro Bologna e Lecce, questi ultimi decisivi per la vittoria. Punti Champions, come, Fonseca spera, dovranno arrivare oggi. Lunga vita.
Florenzi ko. Avanza Veretout
IL TEMPO (F. BIAFORA) - Per chiudere il primo ciclo del campionato con altri tre punti dopo il successo con il Lecce, Fonseca si affiderà al ritorno di Dzeko e Kolarov dal primo minuto, con quasi nessun dubbio di formazione a causa dei tanti infortuni che hanno colpito la Roma. Oltre a Perotti, Under, Cetin, Mkhitaryan, Pellegrini e Zappacosta, il tecnico portoghese non potrà contare su Florenzi per la sfida con il Cagliari: il capitano giallorosso, in tribuna in Europa League, non ha smaltito l'influenza e non è stato neanche convocato. Per sostituirlo Fonseca sposterà Spinazzola sulla destra nella linea difensiva a protezione di Pau Lopez, al ritorno tra i pali. Accanto all’esterno ci saranno Mancini e Smalling (panchina per Fazio), con Kolarov terzino sinistro. Cristante e Diawara faranno coppia in mediana, con Veretout alle spalle di Dzeko in compagnia di Zaniolo e Kluivert. Sul fronte Cagliari il vero dubbio riguarda la posizione di Nainggolan, pienamente recuperato: il belga, ex di turno con Olsen e Luca Pellegrini, dovrebbe partire nel ruolo di regista, con Nandez e Rog mezzali, ma Maran ha lavorato anche su una formazione che prevede il Ninja alle spalle di Simeone e Joao Pedro, con l'inserimento di Cigarini come playmaker.
Zappacosta, domani comincia il futuro
IL MESSAGGERO (G. LENGUA) - Domani Davide Zappacosta verrà dimesso dopo l'operazione per la rottura del legamento del crociato anteriore del ginocchio destro. Il terzino è rimasto sotto osservazione per tre giorni durante i quali ha mosso i primi passi salendo addirittura le scale: «Pronto a tornare più forte di prima, 24 ore fa ero in sala operatoria», ha scritto sul video postato su Instagram. Ha ricevuto anche la visita di alcuni compagni di squadra, amici e familiari, tra cui Cristante e lo zio, al quale è molto legato. L'obiettivo è quello di tornare in campo nel giro di quattro mesi. Al momento la crisi sulla corsia di destra continua con Florenzi debilitato da una brutta influenza che lo costringerà a restare a casa contro il Cagliari, ultima partita prima della sosta. Al ritorno dalle due settimane di stop, Fonseca dovrebbe riaccogliere Under e Mkhitaryan fermati rispettivamente da una lesione al bicipite femorale destro e una tendinea all'adduttore.
Ottovolante senza paura: Fonseca carica la Roma
«Alibi» (...): da ieri Paulo Fonseca (...) cancella questa parola dal suo vocabolario in un modo che gli fa onore. Così, alla domanda se temesse la pressione del celebre «ambiente romano», il portoghese gonfia il petto. (...) Con queste premesse, il fatto che la Roma oggi sfidi il Cagliari schierando l’ottava formazione diversa in 9 partite non preoccupa Fonseca, concentrato più sul rendimento dei suoi che sulle critiche o sul destino, tradizionalmente cinico e baro (...).
Certo, l’influenza di Florenzi e il grave infortunio al ginocchio di Zappacosta hanno assottigliato una rosa, già priva di Perotti, Under, Pellegrini e Mkhitaryan, senza contare che per Pastore, spiega Fonseca, «è difficile giocare due partite ravvicinate». Così (...) nel ruolo di trequartista dovrà adattarsi uno tra Cristante e Veretout (...). Il ballottaggio c’è sul terzino. Spinazzola sembra averne lo status, ma a Graz ha giocato meglio Santon.
Kolarov scalda il sinistro per la prova del nove
Così come per altri allenatori che lo hanno preceduto, anche per Fonseca Aleksandar Kolarov rappresenta una specie di totem. Oggi rientrerà tra i titolari il quasi trentaquattrenne (compirà gli anni a novembre) che nel 2019 ha segnato già 8 gol. La possibilità che il terzino serbo possa arrivare in doppia cifra è concreta. Per queste ragioni non sorprende che si stia già lavorando per rinnovargli il contratto, in scadenza a giugno. L'ipotesi è quella di un prolungamento annuale con l'opzione per un'ulteriore stagione. La sensazione è che l'accordo possa essere trovato, anche se per Kolarov la possibilità di chiudere la carriera alla Stella Rossa rimane affascinante. La Roma gli garantirebbe un ingaggio decisamente più alto, ragion per cui l'ex City potrebbe decidere di tornare in patria solo fra un paio di stagioni per vestire i panni del dirigente.
Addio a Esperia, la mamma di De Falchi. Trent'anni dopo è volata dal suo Antonio
(...) Esperia ha aspettato trent’anni per riabbracciare quel figlio strappato alla vita da una violenza brutale e insensata. Venerdì sera, la notizia l’ha data l’altro figlio Marco, con poche parole, lievi come una carezza. «Ciao mamma sei volata in cielo, da Antonio». (...) Tutto, nella sua cameretta lunga e stretta, è rimasto esattamente dov’era quando Antonio è uscito di casa, all’alba del 4 giugno 1989, direzione San Siro, per andare a vedere la sua Roma. I poster, le foto, la maglia di Sebino, le sciarpe, il motorino coperto dalla bandiera, il cuore giallorosso. Il cuore che gli scoppiò a diciotto anni, dopo che il corpo aveva subito i pugni, i calci, le cintate. Di Antonio, della sua storia drammatica e penosa, si sono dimenticati in tanti. Non i tifosi della Roma, che ne hanno fatto un vessillo, da mostrare e sventolare in tutti gli stadi del mondo. Nel 2005, l’allora sindaco Veltroni promise di intitolargli il parchetto di via di Torre Spaccata — oggi peraltro in stato di abbandono –, ma non c’è mai stata una cerimonia ufficiale, l’apposizione di una targa, la cristallizzazione del ricordo. (...) Ora che Esperia è volata in cielo, ogni tifoso si senta in dovere di coltivare il ricordo di Antonio De Falchi, figlio di Roma, ucciso barbaramente da un gruppo di ultrà milanisti il 4 giugno 1989.
Nainggolan e Roma: questione di cuore e di vero rispetto
A Roma ha lasciato un ottimo ricordo, sia come calciatore che come uomo. Radja Nainggolan nella capitale ha davvero messo le sue radici, e non ha perso occasione per dichiarare alla città ed ai colori giallorossi tutto il suo amore. Tornerà da avversario con il Cagliari che lo aveva lanciato, e allo stadio sarà presente sua moglie Claudia, che sta combattendo la sua battaglia più lunga e difficile. A Roma Radja ha anche un negozio dove, quando presente, non nega mai un selfie ai suoi sostenitori: la disponibilità, un dettaglio che la gente ha sempre apprezzato del centrocampista belga.
L'amara storia di ferite e feriti
IL MESSAGGERO (P. LIGUORI) - Speriamo sia vero che il turnover in Austria è collegato all'importanza di una vittoria contro il Cagliari, perché viene piuttosto da pensare che la Roma a gestione Usa macina i giocatori a un ritmo impressionante. 152 infortuni della scorsa stagione si sposano con 19 rotture di legamenti tra titolari e primavera. Sfortuna, certo, ma anche qualche conseguenza di mercato che, anno dopo anno, è sempre più casuale e vorticoso. Partono giocatori top e arrivano reduci da infortunio a corto di preparazione, da inserire rapidamente. Nei casi passati di Schick e Pastore si deve almeno parlare di incauti acquisti. Convenienti per qualcuno, si dirà, non per l'allenatore e la squadra, se si sorvola sul fatto che Pastore ha coinciso con l'arrivo del nuovo sponsor, collegabile economicamente al Psg. E il cambio Spinazzola-Pellegrini (con ricco conguaglio alla Juve) è ferita troppo fresca per insistere. Sono argomenti che potrebbero costituire un alibi per qualsiasi responsabilità dell'allenatore, se si sorvolasse sulla reazione di quest'ultimo: chi tace. acconsente. Fonseca oggi faticherà a schierare la squadra, noi speriamo non sbagli, perché il Cagliari di Radja è bruttissimo cliente.
Un Cagliari da trasferta: «Serve testa e anche cuore»
La teste e il cuore (...) Maran non si nasconde(...). Ventidue convocati, a casa Klavan, Lykogiannis e Pinna, con Oliva recuperato in extremis, il tecnico rossoblù si porta avanti col lavoro: «Il doppio trequartista? Abbiamo provato diverse soluzioni, siamo pronti a cambiare a seconda del copione tattico della partita. Sì, mi piace partire con due attaccanti ma le dinamiche delle gare possono portare ad usare altri moduli». (...) Tra i predestinati il rientrante Nainggolan. Con Cigarini in regia, il Ninja dovrebbe piazzarsi dietro le punte. Ma Castro è in pole: l’argentino è pronto a dare la sterzata giusta a match aperto. Sui giallorossi poche storie: «Sono molto diversi da quelli allenati da Ranieri. Non abbiamo scordato la sconfitta dell’anno scorso. Venivamo da una rincorsa che ci aveva permesso di blindare la salvezza» (...).
Primo bilancio: nella sosta blitz a Boston da Pallotta
Due giorni fa lo aveva affermato anche il ceo Guido Fienga: “Il presidente Pallotta tiene alla Roma come un figlio”. Proprio per questo, durante la sosta, forse martedì, è in via di organizzazione un viaggio a Boston dei dirigenti per fare punto della situazione. Si parlerà anche del ritorno a Roma dello stesso presidente. Forse è giunto il momento, anche perché il Cda di giovedì ha ufficializzato il bilancio al 30 giugno e l’aumento di capitale di 150 milioni già annunciato.
«Andate a coltivare patate»
IL TEMPO (F. BIAFORA) - Un fiume in piena su infortuni, pressioni e mentalità vincente. Nella conferenza alla vigilia di Roma-Cagliari più che parlare dell'avversario o delle scelte tattiche, l'allenatore portoghese ha chiarito punto per punto alcuni dei temi più caldi del momento giallorosso, a partire da quello dei troppi stop dovuti ad inconvenienti muscolari: «Stiamo assolutamente facendo di tutto per prevenire gli infortuni, c’è una politica rigorosa da parte del club. L'infortunio più frequente - la spiegazione dell'ex tecnico dello Shakhtar - è quello al flessore e noi ne abbiamo avuto uno con Spinazzola, non c’è una cattiva pianificazione. E’ invece elevato il numero di recidive e ricadute di giocatori già a rischio».
Fonseca non si è però fermato ad osservazioni limitate agli allenamenti a Trigoria, ampliando il discorso ai troppi impegni ravvicinati del calcio moderno: «Gli infortuni succedono a tutti. La domanda che io sollevo è se si verifichi questo a tutti i club europei di livello e se quindi tutti stiano lavorando male e sono incompetenti, o se questa sequenza di gare ravvicinate sia adeguata allo sforzo fisico di un calciatore». Un altro degli argomenti che più ha mostrato un Fonseca senza filtri è quello del rinomato «ambiente romano», fatto di pressioni dei tifosi (oltre 34mila oggi pomeriggio) e della stampa: «Chi non è in grado di sopportare la pressione non può fare il calciatore professionista. Vedo e sento sempre il sostegno costante dei tifosi, creano un ambiente bellissimo in casa e fuori, è qualcosa che va apprezzato e di cui sentirsi orgogliosi. La pressione c'è ovunque, in particolare dove si vuole vincere, quindi ben venga. Chi non è in grado di sopportarla dovrebbe prendere un appezzamento di terreno e mettersi a coltivare patate».
Ritornando sull’impegno europeo col Wolfsberger l'allenatore giallorosso ha manifestato un’altra volta il suo tentativo di imporre a tutta la squadra una mentalità vincente, non accontentandosi per un pareggio in trasferta, come potevano aver fatto intendere le parole a caldo di Cristante: «Siamo contenti solo quando vinciamo e abbiamo la stessa ambizione contro qualsiasi squadra. La nostra ambizione è quella di vincere sempre. Voi non avete accesso allo spogliatoio nel post-partita, ma c'era profonda insoddisfazione per non aver vinto. Bryan è uno dei leader e uno dei giocatori più esigenti e ambiziosi di questa squadra». Titoli di coda per le valutazioni sulla formazione - è stato provato anche il 4-1-4-1 con Diawara vertice basso - su cui però Fonseca non si è voluto sbilanciare: «Dico soltanto che gioca Pau Lopez e che per Pastore è difficile giocare due partite in poco tempo, quindi ci sarà uno tra Veretout e Cristante come trequartista».